martedì 10 aprile 2007

Aspetti terapeutici del suono e della Musica

Aspetti terapeutici del suono e della Musica Per meglio comprendere i modi e i mezzi d’azione e prima di addentrarsi nella trattazione specifica, è opportuno richiamare alcuni termini e concetti tecnici. Fisicamente il suono è da intendersi come vibrazione di un mezzo elastico a questo trasmessa dalle vibrazioni di un corpo eccitato oppure, equivalentemente, come piccola perturbazione del mezzo elastico in cui si propaga, le cui molecole sono messe in vibrazione con frequenze dell’ordine di poche migliaia di Hz. Nel linguaggio comune si intende invece la sensazione uditiva acustica prodotta da tali vibrazioni. L’orecchio umano è in grado di percepire vibrazioni che spaziano in un campo di frequenze da circa 16 Hz fino a circa 16 KHz. Il concetto di suono è quindi collegato all’organo di senso in grado di percepirlo. Se consideriamo tutto lo spettro di frequenze possibili, compresi gli infrasuoni e gli ultrasuoni, possiamo affermare che ogni corpo in vibrazione emette un suono; questo fenomeno avviene con una facilità ed una frequenza notevolissima nell’ambiente che ci circonda: basta infatti che due corpi si sfiorino o un corpo si muova in un fluido che subito ne scaturisce un suono. Ogni oggetto possiede una propria peculiare caratteristica sonora derivante dalla unicità della sua struttura fisica. In base a questo principio l’intero nostro pianeta e tutto il cosmo, ove vi sia un mezzo che ne consenta la propagazione, è suono. Facciamo ora un passo avanti nella comprensione di come agisca la musicoterapia. Fin dalla nostra infanzia abbiamo vissuto, sperimentato ed immagazzinato diversi modelli sonori, associando a ciascuno di essi una particolare entità definita (una sensazione, un significato, una reazione biochimica, una circostanza o, più in generale, un concetto): tutti questi suoni possono essere definiti modelli sonori condizionati, in quanto derivanti da una associazione mentale. Esistono però anche dei modelli sonori incondizionati, a cui appartiene tutta una gamma di “suoni primitivi”, puro riflesso delle emozioni e comprensibili da tutti senza bisogno di precedenti condizionamenti cognitivi. Oggigiorno esistono solo due suoni incondizionati (primitivi): il pianto e il riso; tutti gli altri suoni primitivi sono ormai scomparsi insieme ad una parte della spontaneità comportamentale. E’ proprio in questo contesto che entra in gioco il potere della musica e del suono in senso lato. Non è difficile infatti rendersi conto che il principale effetto che tutti i suoni, ed in particolare la musica, producono su di noi è rappresentato proprio da emozioni. La musica ha il grande potere di suscitare forti sensazioni emotive, sia in chi la produce che in chi l’ascolta, in funzione del tipo di esperienza personale se si tratta di suoni condizionati o comuni a tutti gli individui se si tratta di suoni primitivi. Tenendo conto che l’enorme bagaglio di accumuli emotivi che risiedono nel nostro essere sono spesso causati dal blocco delle emozioni e sono la principale causa dei fenomeni patologici a sfondo psicosomatico, non è difficile rendersi conto del potenziale benefico della musica: essa suscita emozioni positive che correttamente sfruttate possono rimuovere o trasformare le energie negative accumulate che causano un errato funzionamento della struttura psicofisica. Un effetto più diretto, ma meno riconoscibile, è rappresentato dalla vibrazione indotta sul nostro corpo dalla sorgente che produce il suono. Ogni strumento musicale produce infatti vibrazioni particolari, rappresentate dalle onde acustiche generate dal mezzo eccitante (le corde di una chitarra o di un pianoforte, le superfici di un tamburo o di uno xilofono, …), che giungono fino a noi e ci trasmettono il loro potere inducendo il nostro corpo a vibrare anch’esso. In termini fisici si potrebbe interpretare l’onda sonora come forzante esterna agente su di un sistema meccanico inerte rappresentato dal nostro corpo; in funzione dell’energia trasmessa (molto debole nel caso della musica) e del peso delle singole armoniche elementari dello spettro di frequenze rispetto alle frequenze proprie delle parti del corpo, si può teoricamente giungere localmente al fenomeno di risonanza. Il timpano del nostro orecchio ad esempio, sollecitato dalle onde acustiche esterne, vibra alla stessa frequenza dell’onda incidente e trasmette questo segnale, opportunamente trasdotto dal sistema nervoso, fino al cervello producendo la sensazione acustica. Attraverso la cassa armonica degli strumenti musicali, il fenomeno della risonanza può essere utilizzato in musicoterapia per indurre la persona a sentirsi accolta e compresa, senza l’ausilio di parole. Questa atmosfera può riportare ciascuno di noi alle esperienze originarie vissute nella nostra storia personale fin dall’istante del concepimento. Sono infatti ormai a tutti noti i risultati delle ricerche condotte al fine di valutare l’influenza dell’ambiente sonoro in cui si sviluppa il feto. La vita all’interno del grembo materno è un susseguirsi di fenomeni sonori che presentano aspetti costanti come il pulsare del cuore, il circolare vorticoso del sangue, l’immissione ed emissione dell’aria e variabili come la voce e tutti i suoni provenienti dall’esterno. Per tutti i mesi della gestazione la nuova vita, all’interno del copro materno, si nutre di alimenti attraverso la placenta e di esperienze acustico-sonore che impregnano di esperienza il bambino che sta crescendo ed influenzeranno la sua vita futura. Tutti questi suoni rappresentano la prima orchestra conosciuta da ogni essere umano. In sintesi possiamo affermare che il suono viene raccolto dal nostro orecchio ed elaborato dal nostro cervello in una collezione di emozioni che producono in noi modificazioni a livello psichico (rilassamento, paura, ansia, …) e fisico a livello delle funzioni vitali dell’organismo (una musica brillante, ad esempio, produce un aumento della frequenza del battito cardiaco, mentre gli strumenti a corda favoriscono la peristalsi intestinale). Tutto ciò naturalmente è vero se si assume un atteggiamento attivo nei confronti della musica: ascoltarla passivamente è come guardare un quadro d’autore senza vederlo. Il musicoterapeuta conosce gli effetti positivi della musica e deve stare attento a non mettere in atto quelli negativi. Come per tutto quanto riguarda l’uomo, ciò che può fare bene se somministrato oculatamente, in dosi eccessive può essere nocivo. Questo vale anche per la musica, in modo a volte palese e a volte così sottile da diventare perfino subdolo. Questo non significa che non ci si possa accostare alla musica con energia e vigore. Possiamo infatti lasciarci cullare dalla melodia, dall’armonia, dal ritmo e dal timbro (elementi distintivi della musica) in un abbraccio che ricorda quello del grembo materno, oppure possiamo partecipare attivamente all’atmosfera musicale creando musica o lasciandoci trasportare e liberando le nostre emozioni anche con un’esplosione incontrollata di gesti e suoni. Entrambi gli approcci possono essere presi in considerazione, purchè sussista l’elemento fondamentale che caratterizza il modo di accostarsi alla persona da parte del musicoterapeuta rispetto ad altre forme di intervento (rieducazione, riabilitazione, psicoterapia) e cioè l’ascolto empatico. L’ascolto empatico si basa sul ricalco della postura della persona della quale il musicoterapeuta si vuole prendere cura. Il ricalco posturale consiste nel rimarcare il tono energetico della persona facendole avvertire di essere accolta ed apprezzata. Attraverso questo artificio, specifico della musicoterapia, si ottiene una comunicazione diretta, immediata, imprevedibile, modificabile in ogni attimo ed adeguabile ad ogni circostanza senza dover ricorrere a parole, a richieste, a spiegazioni. L’ascolto empatico si attua attraverso l’euritmia ed il dialogo sonoro. Euritmia è un termine antico, in uso presso la civiltà greca, e sta ad indicare la coordinazione fra suoni-ritmi e movimenti. La madre che allatta il proprio bambino compie un gesto euritmico, cullandolo e dondolandolo mentre gli sussurra parole affettuose o gli canta una melodia, adeguando ogni gesto ed ogni suono a quanto il piccolo sembra gradire di più, infondendogli sicurezza, fiducia e gioia. Il musicoterapeuta può cercare di riprodurre, o meglio di imitare questa situazione, servendosi ad esempio della grande cassa armonica di un pianoforte a coda vicino al quale o sul quale adagia il bambino nella posizione che questo preferisce e adeguando ogni gesto ed ogni suono alle reazioni del bambino ricalcando le emozioni del bambino e valorizzandole nel gioco musicale. In questo modo si possono richiamare le emozioni positive e le vibrazioni che il canto della madre induceva sul corpo del figlio. Il musicoterapeuta in questo modo interagisce con la persona che presenti una patologia per condurla verso il superamento delle sue difficoltà. Gli aspetti teorici più evidenti dell’attività musicoterapica possono essere individuati dunque nel fenomeno della risonanza, nel dialogo sonoro e nell’improvvisazione musicale, nell’ascolto empatico, vissuti magari con la presenza contemporanea di due terapisti con formazione differente e complementare e, qualora si tratti di bambini o ragazzi, alla presenza dei genitori. Una corretta applicazione del metodo musicoterapico prevede inoltre il confronto costante con l’équipe di medici specialisti che hanno in cura la persona e con le persone che eventualmente si prendono cura dell’educazione o dell’inserimento sociale dell’individuo. La figura del musicoterapeuta viene così a trovarsi nella difficile posizione di dover mediare ed amalgamare produttivamente gli aspetti del mondo medico, sociale, educativo e personale della persona in cura. Sottolineiamo che la musicoterapia non ha come fine l’apprendimento musicale, ma si prefigge di portare il corpo alla parola attraverso la relazione suono-corpo-affetti. Si riscontrano notevoli differenze nell’accostamento a questo tipo di trattamento tra i soggetti adulti e i bambini. Da parte di un adulto, fare o ascoltare musica può essere immediatamente valutata dall’adulto come una perdita di tempo, mancando una risposta immediata e precisa di tipo produttivo, senza lasciare alcun margine all’imprevedibilità; un bambino è più disposto a vivere questa esperienza come un gioco con un atteggiamento più spontaneo, gioioso, imprevedibile e pronto a compiere nuove esperienze. In musicoterapia, invece l’imprevedibilità è la regola fondamentale: essa è ciò che attira la nostra attenzione, rompendo gli schemi consueti; i bambini sono spesso imprevedibili ed anche per questo motivo sono al centro della nostra attenzione. Quest’ultimo è il miglior modo di affrontare l’esperienza musicoterapica ed ottenerne risultati.. La regola dell’imprevedibilità è tipica dell’arte e trova il suo fondamento nell’originalità che caratterizza ogni essere umano, differenziandolo dal suo simile. In musicoterapia si agisce attraverso l’ascolto empatico a salvaguardia dell’originalità di ogni persona. A titolo di esempio, tra i brani che svolgono un’azione rilassante si ricordano: Le Cygne di C. Saint-Saëns, i primi minuti dell’Ouverture Tannhäuser di R. Wagner, nonché l’Aria della Suite n°3 in re maggiore di J. S. Bach. Un’azione tonificante è prodotta invece dall’ascolto dell’Ouverture Rienzi di R. Wagner e dalla Danza delle ore di A. Ponchielli.

Cos’e’ la Musicoterapia

Cos’e’ la Musicoterapia Presso gli uomini primitivi vi era la credenza che ogni essere possedesse un proprio suono o un proprio canto segreto che lo rendeva vulnerabile alla magia. L’esistenza inconscia d’un suono segreto personale e’ certo e conferma la credenza secondo la quale ogni uomo nasce con un suono interno proprio al quale risponde. I Greci utilizzarono la musica e svilupparono sensibilmente la sua applicazione nella prevenzione e la cura di malattie fisiche e mentali. Aristotele parlava dell’autentico valore medico della musica nelle emozioni incontrollate e le attribuiva un effetto benefico a livello della catarsi. Platone vantava la musica e la danza per i timori e le angosce fobiche :”…la musica non e’ stata data all’uomo solo per lusingare i propri sensi, ma anche per calmare i tormenti dell’anima e i movimenti che tenta un corpo pieno di imperfezioni”. Celio Aureliano racconta che gli antichi curavano parti dolorose del corpo con l’influsso del suono, soprattutto se si cantava su quelle parti in modo che il brivido risultante dalla percussione dell’aria recasse loro sollievo. Ramos de Pareja scrisse nel 1482 l’opera “Musica Pratica”, i 4 toni fondamentali ai 4 temperamenti e ai pianeti. Il loro “Protus” corrisponde al flemmatico e alla luna, il tono “Deuteros” al collerico e a Marte, il tono “Tritus” al sanguigno e a Giove, il tono “tretatus” al malinconico e a Saturno. Il melanconico dovrebbe eseguire e talvolta inventare esso stesso i motivi musicali. Nel XXVIII° secolo, si preferiva parlare degli effetti della Musicoterapia sulle fibre dell’organismo. Grazie ad un effetto meccanico, le vibrazioni musicali regolari ristabiliscono l’omotonia delle fibre. La Musicoterapia che bisogna usare per curare i malinconici, deve iniziare dai toni bassi ed elevarsi poi fino ai toni alti; grazie a questa progressione armonica, le fibre tese si stendono poco a poco. La musica serve a distrarre l’anima del paziente dalle sue tristi preoccupazioni; si tratta di accattivare l’attenzione del malato ed obbligarlo a interessarsi ad altra cosa che non siano le idee nere che elucubra incessantemente. Tissot faceva una differenza tra musica stimolante e calmante e gli fa dimenticare l’indisposizione anche se non si e’ in grado di sopprimere la causa del male. La Musicoterapia e’ una disciplina paramedica che utilizza il suono, la musica e il movimento per provocare effetti “regressivi” e aprire canali di comunicazione con l’obiettivo di attivare il processo di socializzazione. E’ pertanto una tecnica psicoterapica per migliorare la qualita’ della vita, riabilitare e recuperare, dove e’ possibile. La Musicoterapia si occupa dello studio e della ricerca del complesso suono-essere umano. Tale complesso consta di elementi capaci di produrre stimoli sonori (natura, corpo umano, strumenti musicali, ecc.); stimoli come il silenzio, suoni interni del corpo, musicali, ritmici, movimenti, rumori ecc.; vie di propagazione delle vibrazioni, organi ricettori di tali stimoli come l’udito, tatto e vista, la ricezione del sistema nervoso, la reazione psicobiologica e l’elaborazione della risposta, che può essere comportamentale, motoria, sensoriale, organica attraverso il grido, il canto, la danza, la musica. Anche il movimento e non solo il suono e la musica e’ utilizzato nel processo terapeutico. Gli stimoli sonori e musicali possono essere piu’ potenti nel suscitare manifestazioni di quelli visivo e tattile. Insomma, la musicoterapia ha come scopo l’inserimento del paziente nella societa’ e la prevenzione e la cura di malattie fisiche e mentali. Uno dei fenomeni piu’ profondi prodotti dal suono e dalla musica, e’ la capacita’ di provocare stati regressivi, che riconducono a stadi anteriori vissuti quale lo stadio orale, anale e fetale. La regressione e’ un meccanismo di difesa dell’io in quanto un individuo che ha una frustrazione tende sempre al rimpianto dei tempi passati con maggiori gratificazioni. Ogni terapia esige comunque una forte motivazione da parte del paziente. La terapia si imposta sull’anamnesi e l’osservazione attenta del soggetto, delle modalità di comunicazione-relazione, delle capacità del paziente, oltre ad un’attenta considerazione del suo nucleo familiare. Si richiede altresì chiarezza del contratto, obiettivi e limiti dell’intervento, modalità, tempi , spazi, durata della terapia ecc. Ma soprattutto la capacità di saper gestire il rapporto terapeutico. L’ASCOLTO MUSICALE TERAPEUTICO Utilizzare l’ascolto musicale per guarire e prevenire significa, tra l’altro, nutrire letteralmente il corpo con il suono e servirsi del suono per scoprire le dimensioni nascoste nel profondo e per accelerare il processo di evoluzione della coscienza. Qui tratteremo il rapporto tra la musica e chi l’ascolta, ma cercando di analizzare e spiegare il fenomeno dell’ascolto musicale quando è vissuto coscientemente e cioè con la precisa intenzione di mettersi in ascolto per migliorare la propria vita. Si può proporre il suono come una parte essenziale dell’ambiente e quindi della relazione tra soggetto ed ambiente. Gli effetti terapeutici del suono e della musica sono in grado di modificare l’attività del sistema nervoso vegetativo. La musica può essere un’efficace aggiunta terapeutica in varie condizioni, specie quelle caratterizzate dal dolore cronico in quanto capace di modulare complesse attività nervose che si esprimono in quantificabili alterazioni neurovegetative. Distinguiamo una fase dell’ “udire” i suoni come fenomeno periferico legato all’orecchio, una fase del “sentire” che si collocherebbe soprattutto nelle funzioni talassiche, per arrivare ad “ascoltare” la musica, con un coinvolgimento globale del nostro sistema nervoso e delle funzioni psichiche a questo connesse. Oltre all’emozione, la musica comporta sull’ascoltatore delle reazioni a carico della sfera vegetativa: si assiste a modificazioni della pressione sanguigna, della frequenza cardiaca, della respirazione ecc., ma per lo più anche quando la musica è percepita inconsciamente. La musica va considerata da un lato un linguaggio non verbale, dall’altro un mezzo di comunicazione dell’emotività. di Asturaro Dario Giovanni, adattamento di Alan Perz

Cos’e’ la P.N.L.

Cos’e’ la P.N.L. (Programmazione Neuro Linguistica) La programmazione neurolinguistica e’ un modello di quel particolare mondo di magia e illusione costituito dal comportamento e dalla comunicazione umani; e’ lo studio delle componenti della percezione e del comportamento che rendono possibile la nostra esperienza. Con l’espressione programmazione neurolinguistica indichiamo quello che a nostro giudizio e’ il procedimento fondamentale usato da tutti gli esseri umani per codificare, trasferire, guidare e modificare il comportamento. Bandler e Grinder La Programmazione Neuro-Linguistica (PNL per semplicita’) e’ un insieme potente ed elegante di tecniche e di modelli (anche se i suoi fondatori, Bandler e Grinder, parlano soprattutto di “atteggiamento mentale”) per una piu’ efficace definizione dei propri obiettivi, una migliore abilita’ comunicativa, una maggiore capacita’ di motivazione e di automotivazione, una comprensione piu’ profonda di se stessi e degli altri. Generalmente si usa definirla come “lo studio della struttura dell’esperienza soggettiva”. In altre parole e’ lo studio, attraverso il linguaggio verbale e non verbale, di come “filtriamo” con griglie percettive (Sistemi Rappresentazionali, Submodalità, Metaprogrammi) e cognitive (Credenze, Valori, Criteri) le informazioni che ci provengono dall’ambiente esterno o interno, e di come le organizziamo in schemi coerenti e standardizzati di comportamento per la realizzazione di un obiettivo. E’ un po” come chiedersi, davanti ad una bella torta, il segreto della sua ricetta: quali e quanti ingredienti ha utilizzato il pasticciere che l’ha preparata, in quali dosi esatte, con quale ordine preciso e per quanto tempo li ha miscelati. Proviamo ora a definirla in altro modo partendo proprio dal suo nome. La parola “Neuro” sta ad indicare che i processi neurologici sono alla base di ogni comportamento umano. La parola “Linguistica” ci suggerisce l’idea che questi processi sono tradotti, cioe’ rappresentati, da un codice linguistico e che proprio attraverso di esso sono in una certa misura inferibili. Infine la parola “Programmazione” sta infine a significare che sequenze ordinate, e non casuali, di determinati processi neurologici hanno come esito uno specifico comportamento. La PNL e’ una neuroscienza nata agli inizi degli anni ‘70 in California, dagli studi di Richard Bandler, un matematico, e di John Grinder, un linguista. E’ stata definita “l’arte di provocare cambiamenti” ed e’ una delle tecniche di comunicazione piu’ accreditate e diffuse nel mondo. Bandler e Grinder hanno studiato e codificato le strategie dei piu’ grandi terapeuti di quei tempi, (Virginia Satir, Milton Erickson e molti altri), ricavandone un potente e versatile modello che è oggi applicato ai campi più disparati: in campo medico e psicoterapeutico, dalla pubblicita’ alla formazione del personale, dallo sport all’insegnamento. E’ lo studio di come il linguaggio, Verbale (le parole che diciamo), Paraverbale (tono, volume ritmo ecc) e Non-Verbale (i gesti e la postura) influisca sul nostro cervello, e permette di imparare a gestire i propri stati d’animo, modificare comportamenti dannosi, comunicar meglio con le persone che ci circondano ecc. Viviamo esperienze e stimolazioni di ogni genere e siamo abituati a considerarle buone o cattive, giuste o sbagliate, ecc. Sono le esperienze di cio’ che noi chiamiamo “realta’ esterna” a condizionare continuamente i nostri stati interni (emozioni, pensieri, ecc.), quasi mai il contrario. Spesso non ci rendiamo conto che il processo e’ esattamente inverso! E’ proprio la nostra soggettiva realtà interna a modellare le situazioni esterne che ci troviamo a vivere, e’ il modo in cui cataloghiamo le esperienze e gli eventi che ci porta a vivere i nostri stati emotivi. Possiamo scegliere i nostri stati interni semplicemente rendendoci conto di questo processo e della sua potenza nel trasformare i nostri stati! Il benessere o il malessere, il paradiso o l’inferno che viviamo giorno dopo giorno altro non e’ che il risultato del nostro modo di pensare alle cose, delle nostre convinzioni interne, delle nostre abitudini cognitive, della nostra incapacita’ a scegliere. L’uomo si muove nel mondo utilizzando strategie di pensiero e di comportamento che sono per lo piu’ inconsapevoli. La Programmazione NeuroLinguistica nasce dall’osservazione e dal modellamento delle strategie vincenti di grandi terapeuti come Virginia Satir, Milton H. Erickson, Fritz Perls. Questo studio, diretto da R. Bandler e J. Grinder negli anni ‘70, su iniziativa dell’epistemologo G. Bateson, ha portato allo sviluppo di un modello (P.N.L.) capace di agire nel “profondo” (le strutture percettive e cognitive della mente umana) attraverso l’uso di un linguaggio emozionale capace di elicitarne le dinamiche. Le strutture di comportamento possono essere modificate operando in modo pragmatico. Apprendere gli strumenti offerti dalla PNL permette di riconoscere le strategie di pensiero utilizzate e di agire su di esse in maniera mirata ed efficace, permette di potenziare le abilita’ cognitive (come percepiamo il mondo) e trasformare in benessere e creativita’ ogni esperienza della nostra vita. La creativita’ attinge alla completezza delle nostre risorse e si realizza attraverso la sua espressione: la qualita’ della nostra vita dipende dalla nostra abilita’ di comunicare!

Colori ed effetti

Colori ed effetti Applicazioni e caratteristiche dei colori —————————————– I colori e le luci colorate hanno una grande influenza sulla vita di tutti gli esseri viventi. Tutto quanto ha un determinato colore e una vibrazione: le cose, le emozioni, i pensieri, gli stati d’animo ecc… Recenti scoperte hanno dimostrato grazie alla teoria dei biofotoni, che luce colorata a bassissima intensità viene emessa dalle cellule e costituisce un rapido mezzo di comunicazione infracellulare. E’ possibile misurare questa mini energia emessa al nostro interno e si nota che se le cellule sono in uno stato di salute emettono un certo colore, mentre se sono in uno stato di disequilibrio emettono su bande più scure. Visto che l’intero organismo (come tutto l’Universo) è vibrazione, energia elettromagnetica, allora se interferiamo mediante l’uso di luci colorate, abiti colorati, occhiali con lenti colorate, visione subliminale, ecc. possiamo riportare l’equilibrio là dove è stato momentaneamente perso o indurre particolari stati. Le applicazioni terapeutiche Questa tecnica integrativa è capace, grazie al fatto che ogni colore possiede uno spettro con specifiche proprietà curative, di riportare ordine ed armonia in un organismo che si è allontanato da questa situazione. Diverse sono le metodiche nell’applicare il colore a livello terapeutico. Le più diffuse sono: - Radiazioni cromatiche totali: è una terapia di terreno, che utilizza colori caldi o freddi a seconda del tipo di patologia e del distretto cutaneo che viene colpito dal raggio luminoso. - Radiazioni cromatiche indotte su una certa zona malata, per la quale è fondamentale l’esatta diagnosi dello stato morboso e la sua esatta localizzazione. E’ importante identificare la natura della malattia per richiamare localmente energie specifiche. - Radiazioni di un punto di agopuntura: al posto degli aghi si utilizza la luce colorata. Viene utilizzata per rinforzare l’energia mancante o rinforzarne l’azione. - Radiazioni a livello degli occhi: per riequilibrare il sistema emotivo. - Solarizzazione dell’acqua: l’acqua viene messa in contenitori di vetro trasparente e irradiati da luce colorata. Viene poi trasferita in bottiglie di vetro con il colore dell’irradiazione ed utilizzata da bere, per impacchi o gargarismi. - Respirare il colore: visualizzare il colore, immaginare che l’aria inspirata sia del colore visualizzato e che lavori su quel determinato distretto, che ha quella specifica situazione morbosa. In questo caso si agisce a livello psichico. Anche l’utilizzo di pezze o abiti colorati può essere considerata una sorta di rudimentale cromoterapia. Le irradiazioni luminose durano dai 25 ai 30 minuti circa. Frequenze dei colori: L’occhio umano riesce a percepire solo radiazioni comprese tra 4000 e 8000 Å (angstrom). Ogni fascia di lunghezza d’onda corrisponde a un colore ed ha una specifica azione terapeutica: ROSSO: 6200 Å (angstrom) = (620 nanometri) ARANCIO: 5890 Å (angstrom) = (589 nanometri) GIALLO: 5510 Å (angstrom) = (551 nanometri) VERDE: 5120 Å (angstrom) = (512 nanometri) BLU: 4750 Å (angstrom) = (475 nanometri) INDACO: 4490 Å (angstrom) = (449 nanometri) VIOLA: 4230 Å (angstrom) = (423 nanometri) Å= (angstrom) unità di misura delle radiazioni, corrisponde a 1/100.000 di millimetro. Al di sotto del viola troviamo l’ultravioletto e al di sopra del rosso l’infrarosso. La quantità di energia di ciascun colore è inversamente proporzionale alla lunghezza d’onda. Più è alta la lunghezza d’onda più forte sarà la penetrazione cutanea e minore la carica energetica. Quindi il rosso è il colore più penetrante, poi ci sarà l’arancio, il giallo, il verde, il blu, l’indaco e il viola. Quest’ultimo arriva a profondità limitate, ma infonde un’alta quantità di energia. Caratteristiche dei colori: ——————————————————————————– ROSSO Possiede un tipo di energia “molto calda”. E’ il colore con le maggiori caratteristiche di penetrazione dello spettro visibile. I suoi effetti sull’organismo: agisce sul cuore aumentando il numero dei battiti e quindi la circolazione sanguigna; sui polmoni risolvendo catarri e stati congestizi; sui muscoli aumentando la tensione. Inoltre influisce sulla vitalità e incrementa la temperatura corporea. I suoi effetti sulla psiche: energia fisica, evocazione del fuoco, pericolo, distruzione. Abbigliamento Temperamento a volte aggressivo. Chi si veste di rosso si fa senza ombra di dubbio notare. Il rosso può essere legato anche ad aggressività o incontinenza sessuale. Indicato per problemi circolatori (stasi, geloni, freddolosità, ecc). Molto utile è l’uso di calzini e guanti rossi per migliorare la circolazione periferica. Nell’impotenza maschile è utilissimo indossare slip o costumi da bagno rossi. Psicologia E’ il principio maschile, attivo; indica il fuoco, la gioia, la festa, l’eccitazione sessuale, rappresenta anche il sangue e le passioni violente. Nell’alchimia rappresenta l’uomo, il sole, lo zolfo, l’oro. Per gli Indiani d’america significa gioia e fertilità. Ha il significato della vita e del calore. Il sangue è rosso. Esso provoca ischemia cutanea, perciò si usa nelle ustioni nelle malattie esantematiche. Il rosso si associa con la circolazione sanguigna e con lo sviluppo cellulare, ed è perciò controindicato in caso di tumore. Scalda il corpo e stimola la produzione di sangue. Molto utile in caso di melanconia e depressione. Stimola la liberazione di adrenalina e fa salire di poco la pressione arteriosa. Il rosso rende loquaci, aperti, premurosi, passionali. Molto utile nelle malattie da raffreddamento, mal di gola, nella tosse cronica e nell’asma. Utilissimo per trattare paralisi parziali e totali. Lenti e luci indicazioni: abbassamento difese immunitarie anemia astenia depressione bradicardia impotenza ipoglicemia ipotensione ipotiroidismo paresi controindicazioni: infiammazioni iperemotività ipertensione ——————————————————————————– ARANCIO Colore “caldo”, induce serenità, entusiasmo, allegria. I suoi effetti sull’organismo: ha una forte azione stimolante sulla ghiandola tiroide; è antispastico (ottimo per contratture e crampi muscolari); non aumenta la pressione del sangue ma stimola il battito cardiaco e la capacità di espansione dei polmoni; ottimizza l’attività della milza. I suoi effetti sulla psiche: aumenta l’ottimismo, la positivizzazione dei sentimenti, la sinergia fisica e mentale. E’ un importante cura contro depressione, pessimismo, paura, nevrosi, psicosi. Stimola l¹appetito per cui è un antianoressico. Abbigliamento Chi lo indossa esprime gioia e affermazione del suo Io, buonumore e altruismo. Consigliato ai reumatici e come attivatore dell’intestino (stipsi). Per le donne che hanno difficoltà a concepire per problemi psicologici. Ricordare che l’energia elettromagnetica dell’arancione è sulla stessa frequenza vibratoria della catena del DNA. Psicologia Nella cultura giapponese e cinese è associato all’amore a alla felicità. E’ il colore della crescita, simboleggia il sole nascente, è il colore della gioia. Tendenzialmente aumenta la pressione arteriosa. Rappresenta la vitalità , quindi molto utile in caso di irrigidimenti tipo sclerosi, arteriosclerosi; rigenera il tessuto nervoso e ricarica chi è stanco. Stimola la respirazione profonda (asma). Lenti e luci indicazioni: anemia arteriosclerosi bradicardia difese immunitarie impotenza iposecrezione gastrica ipotensione paresi sonnolenza stipsi vomito controindicazioni: infiammazioni epatopatie emorragie ——————————————————————————– GIALLO Energia di tipo “caldo”. E’ il colore che incrementa maggiormente il tono neuro muscolare. I suoi effetti sull’organismo: depura il sangue e, se applicato al tratto intestinale, favorisce la digestione arrivando ad avere anche effetti depurativi. Gli effetti sulla psiche: costituente del sistema nervoso è un forte stimolatore di allegria, senso di benessere, estroversione e lucidità cosciente. Abbigliamento Chi indossa giallo si sente bene con se stesso; è infatti il colore associato al senso di identità, all’Io, all’estroversione. denota sempre una forte personalità. Utilizzarlo stimola la razionalità e il cervello sinistro, migliora le funzioni gastriche e tonifica il sistema linfatico. Psicologia E’ il colore che più ricorda il Sole, esprime quindi un movimento di espansione. La scelta del giallo quindi è ricerca del nuovo, del cambiamento, della liberazione dagli schemi. Sinonimo di vivacità, estroversione, leggerezza, crescita e cambiamento. Stimola l’attenzione e l’apprendimento, acuisce la mente e la concentrazione. Stimola la digestione (anoressia, inappetenza, flatulenza, emorroidi interne, eczema). Aiuta ad eliminare le tossine attraverso il fegato e l’intestino. Lenti e luci indicazioni: afte attiva l’emisfero sinistro bronchiti colite diabete diarrea acuta esaurimento nervoso intossicazioni malattie esantematiche aumenta l’attenzione e la visione notturna pertosse reumatismi sinusite stipsi controindicazioni: delirio e isteria gastriti con spasmo della muscolatura stati febbrili e infiammatori ——————————————————————————– VERDE Energia di tipo “neutro”. E’ il colore terapeutico per antonomasia. Né caldo né freddo ha potenti proprietà riequilibranti. I suoi effetti sull’organismo: regola la ghiandola pituitaria, viene usato contro gli stati depressivi, bulimie e in tutte le forme psicosomatiche che influenzano l’apparato gastroenterico. E’ inoltre un potente germicida e antibatterico. Effetti sulla psiche: sedativo del sistema nervoso aiuta a combattere irritabilità, insonnia ed esaurimento. Abbigliamento E’ il colore dell’equilibrio energetico. Chi lo indossa cerca l’equilibrio e la riflessione. Il suo effetto è rilassante e rinfrescante, quindi in caso di emicrania o insonnia. Psicologia E’ il colore della Natura, del mondo vegetale. Indica immaturità. Per i buddisti rappresenta la vita. E’ un colore neutro, rilassante, favorisce la riflessione e la calma. Disintossica e decongestiona l’organismo. E’ molto utile in caso di mal di testa, nelle nevralgie e nelle febbri. E usato in tutte le proliferazioni anomale a livello cutaneo: verruche, nei, tumori. Lenti e luci indicazioni: calvizie cefalee emicranie palpitazioni riequilibrio generale sciatalgia stress controindicazioni: depressioni astenia ——————————————————————————– BLU Energia di tipo “freddo”. Al contrario del colore rosso ha spiccate proprietà calmanti. I suoi effetti sull’organismo: stimola il sistema parasimpatico, diminuisce la pressione arteriosa, il ritmo respiratorio e i battiti del cuore. Ha inoltre effetti antispastici, rinfrescanti, analgesici, rilassanti. I suoi effetti sulla psiche: combatte l’agitazione sia fisica che mentale ed è quindi usato in psicoterapia per favorire rilassamento e distensione. Abbigliamento Le persone che vestono di blu chiaro tendono all’ introversione e a una certa chiusura esterna. E’ il colore del temperamento flemmatico Psicologia Rappresenta l’intelletto, la verità, la fedeltà, la costanza, Il Blu è il colore della grande profondità, il principio femminile. Per i buddisti rappresenta il Cielo. E’ purificante ed è il colore dello spazio. Induce all’introspezione, alla sensibilità, alla calma e serenità. Molto utile in caso di stress, nervosismo, ansia, insonnia, irritabilità e infiammazioni. Ha proprietà antisettiche, astringenti e anestetizzanti. Si usa in tutti i sintomi che sviluppano calore e nei dolori: mal di gola, laringiti, raucedine, febbre, spasmi, reumatismi. Lenti e luci indicazioni: agitazione angoscia ansia asma bronchiale caldane collera congiuntivite crampi muscolari dismenorrea faringiti febbre infezioni insonnia ipertensione lombalgia orticaria palpitazioni periartrite scapolo-omerale tachicardia ulcere ustioni controindicazioni: bradicardia depressione ipotensione ——————————————————————————– INDACO Energia di tipo “freddo”. Colore “cosmico” dell’energia. I suoi effetti sull’organismo: stimola le ghiandole paratiroidee inibendo l’attività della tiroide, inoltre è rinfrescante, astringente, depuratore del sangue, tonico muscolare. Stimola anche udito, vista ed olfatto. Effetti sulla psiche: favorisce l’intuito. Abbigliamento Adatto a persone particolarmente tese e nervose. E’ indossato da persone riservate e molto chiuse che vogliono vivere nel loro mondo. Psicologia L’indaco è un grande purificatore del sangue e ha una spiccata azione sulla mente. E’ un colore molto freddo e astringente. Induce una forte concentrazione mentale. Si usa nella cataratta. Un vestito blu rilassa chi lo indossa. Nell’illuminazione crea spazio ed è molto rilassante. Lenti e luci indicazioni: eczemi iperemotività orticaria psoriasi controindicazioni: debilitazione epilessia schizofrenia coma ——————————————————————————– VIOLA Energia di tipo “freddo”. E’ il raggio con le maggiori proprietà energetiche dello spettro visibile. I suoi effetti sull’organismo: stimola la produzione di globuli bianchi, la milza, lo sviluppo osteo-scheletrico. Ottimizza anche il rapporto sodio-potassio e combatte i disturbi della vescica. E’ utile contro sciatalgie e nevralgie, è attivo contro eczemi, psoriasi, acne. Depurativo del sangue, rallenta l’attività cardiaca e favorisce la microcircolazione cerebrale. Ottimo cicatrizzante. Gli effetti sulla psiche: spiritualità ed ispirazione. Abbigliamento Le tonalità più chiare esprimono sensualità, le più scure spiritualità. Comprende il blu e il rosso (sacro e profano). E’ fortemente controindicato nelle depressioni Psicologia Sinonimo di intelligenza, conoscenza, devozione religiosa, santità, sobrietà, penitenza. E’ il colore con la maggior frequenza e l’energia più alte dello spettro visibile. Rappresenta la porta dell’aldilà. E’ il colore del cervello destro (analogico). Il viola ha una grande influenza sul sistema nervoso: epilessia, meningite, crampi, tumore, debolezza reni. E’ rilassante e utilissimo nei traumi del cranio, nell’insonnia. Lenti e luci indicazioni: azione anestetica malattie batteriche e virali sedativo sistema nervoso controindicazioni: disordini mentali pazzia ——————————————————————————– Nero Abbigliamento Snellisce la figura. Può essere portato di sera ma evitato di giorno, poiché blocca la penetrazione cutanea delle radiazioni elettromagnetiche dei colori e gli scambi con l’esterno. E’ un colore che tende a devitalizzare la persona e nel caso di biancheria intima a raffreddare la sessualità e a lungo andare di danneggiare la sfera riproduttiva. Esalta il rosso (forza e potere), con il giallo esalta il potere intellettuale e con il rosa il potere sociale. Il nero è da evitare in caso di depressione. Psicologia Rappresenta l’oscurità, il vuoto, il male. E’ un non-colore, cioè è assenza di colore, e tuttavia viene utilizzato per rendere più densi altri colori. In genere si indossa perché attira, in quanto si rimane nascosti da un velo di mistero. Pone una barriera tra la persona e il mondo. Ha un effetto depressivo. ——————————————————————————– Bianco Abbigliamento Rivitalizza tutto l’organismo. E’ un colore fresco e solare che apporta energia. Psicologia Rappresenta la luce, la semplicità, il sole, l’aria, l’illuminazione, la purezza, l’innocenza, la castità, la santità, la sacralità, la redenzione. La luce bianca contiene tutti e sette i colori dell’iride, è vitalizzante, rigenera l’organismo, schiarisce la mente. ——————————————————————————– Grigio Abbigliamento Le persone che indossano il grigio pongono una barriera tra sé e il mondo. Era il colore delle autorità che volevano mettere un chiaro distacco con il “resto”. Psicologia E’ neutro. Simboleggia la depressione, l’umiltà. Indossato pone una barriera tra sé e gli altri. Andrebbe evitato da i paurosi. ——————————————————————————– Marrone Abbigliamento La preferenza di marrone simboleggia mancanza di radici però al contempo aiuta ad essere pratici e non dispersivi. Psicologia Rappresenta il colore della Madre Terra, del legno, per cui si associa alle cose solide e durature. La preferenza di marrone simboleggia mancanza di radici però al contempo aiuta ad essere pratici e non dispersivi. E’ ottimo come colore nei pavimenti perché rappresenta la terra, da stabilità. ——————————————————————————– Rosa Psicologia Rappresenta l’amore e la gentilezza. Agisce in maniera spiccata sul sistema nervoso rilassandolo e migliorando la vista. ——————————————————————————– Colori e ambienti L’uso dei colori è molto importante anche nell’arredamento. 1) Salotto: arancione 2) Studio: giallo 3) Camera da letto: rosa, blu o verde 4) Cucina: turchese o giallo 5) Bagno: turchese 6) Uffici: giallo chiaro 7) Sale da ballo: rosso o arancio 8) Scuole: giallo o verde ———————— Pagina integrativa del sito www.sublimen.com

Stimolare il cervello tramite stimoli visivi e sonori

Stimolare il cervello tramite stimoli visivi e sonori I colori e le luci colorate hanno una grande influenza sulla vita di tutti gli esseri viventi. Tutto quanto ha un determinato colore e una vibrazione: le cose, le emozioni, i pensieri, gli stati d’animo ecc… Recenti scoperte hanno dimostrato grazie alla teoria dei biofotoni, che luce colorata a bassissima intensità viene emessa dalle cellule e costituisce un rapido mezzo di comunicazione infracellulare. E’ possibile misurare questa mini energia emessa al nostro interno e si nota che se le cellule sono in uno stato di salute emettono un certo colore, mentre se sono in uno stato di disequilibrio emettono su bande più scure.Visto che l’intero organismo (come tutto l’Universo) è vibrazione, energia elettromagnetica, allora se interferiamo mediante l’uso di luci colorate, abiti colorati, occhiali con lenti colorate, visione subliminale, ecc. possiamo riportare l’equilibrio là dove è stato momentaneamente perso o indurre particolari stati. Frequenze dei colori: L’occhio umano riesce a percepire solo radiazioni comprese tra 4000 e 8000 Å (angstrom). Ogni fascia di lunghezza d’onda corrisponde a un colore ed ha una specifica azione terapeutica: ROSSO: 6200 Å (angstrom) = (620 nanometri) ARANCIO: 5890 Å (angstrom) = (589 nanometri) GIALLO: 5510 Å (angstrom) = (551 nanometri) VERDE: 5120 Å (angstrom) = (512 nanometri) BLU: 4750 Å (angstrom) = (475 nanometri) INDACO: 4490 Å (angstrom) = (449 nanometri) VIOLA: 4230 Å (angstrom) = (423 nanometri) Å= (angstrom) unità di misura delle radiazioni, corrisponde a 1/100.000 di millimetro. Al di sotto del viola troviamo l’ultravioletto e al di sopra del rosso l’infrarosso.La quantità di energia di ciascun colore è inversamente proporzionale alla lunghezza d’onda. Più è alta la lunghezza d’onda più forte sarà la penetrazione cutanea e minore la carica energetica.Quindi il rosso è il colore più penetrante, poi ci sarà l’arancio, il giallo, il verde, il blu, l’indaco e il viola. Quest’ultimo arriva a profondità limitate, ma infonde un’alta quantità di energia. Applicare lo stimolo visivo e’ piu’ semplice che farlo tramite quello sonoro, perche’ le frequenze basse possono essere usate prontamente. Una frequenza di 10Hz, per esempio, è generata quando una luce (una lampada, un monitor, ecc.) si accende e si spegne ritmicamente per 10 volte al secondo. Quando lo stimolo visivo e’ unito allo stimolo sonoro l’induzione e’ molto piu’ efficace che durante l’uso di una sola delle due tecniche. pagina integrativa del sito www.sublimen.com

sabato 10 marzo 2007

Estetica e Psicocibernetica

Estetica e Psicocibernetica Alcune osservazioni sulle tecnologie della mente di Riccardo Santilli Obiettivo di questo intervento è la definizione di un paradigma estetico, per mezzo del quale mettere in rapporto le nuove tecnologie della mente, in particolare la psicocibernetica e la programmazione neurolinguistica, con la riflessione sui media e sulla tecnologia in genere. Il punto di raccordo, tra senso e tecnologia, sarà ricercato nelle osservazioni di Gottfried Benn e Maxwell Malz, Marshall McLuhan e Ludwig Wittgenstein. Ponendo in rapporto circolare il pensiero di questi autori approderemo ad una diversa prospettiva da cui osservare le nuove tecnologie della mente, le quali, come cercheremo di mostrare, non rappresentano l’invasione della tecnica nella sfera dello psichico. La psiche si rivelerà, come osservava lo stesso Platone, una dimensione già tecnologicamente costituita. E questa dimensione tecnologicamente costituita sarà messa in relazione, sulla scia del pensiero di McLuhan e del secondo Wittgenstein, ad un più ampio orizzonte estetico. Gottfried Benn e Maxwell Malz: preludio ad un estetica dell’Io Gottfried Benn era un sifilopatologo. Esperto in malattie della pelle, soleva spacciarsi per esteta ed estetista. Nella sua novella più famosa “il Tolemaico” sembra quasi non voler porre alcuna distinzione tra le due cose. L’estetista lavora sulla pelle dell’individuo, l’esteta sulla pelle della coscienza e del nulla che la fronteggia. Maxwell Malz era un chirurgo plastico. Con suo grande stupore si accorse che nella maggior parte dei casi il lifting del volto corrispondeva al lifting dell’identità di una persona. A partire da queste osservazioni si chiese se non era possibile modificare la pelle dell’Io senza dover modificare la pelle del volto. Benn passò dalla medicina alla poesia. Malz dalla chirurgia plastica alla fondazione di un nuovo modello di terapia: la psicocibernetica. L’assunto di base di questo nuovo modello consisteva nel pensare alla psiche come ad un sistema orientato verso un obiettivo grazie ad una serie di programmi interni che elaborano azione e retroazione nei confronti dell’ambiente esterno. Successo e fallimento sono in funzione del sistema “mente” che sulla base dei principi della cibernetica organizza e controlla, input, output e feedback. In questa prospettiva Malz non esita a considerare il cervello come un autentico servomeccanismo programmato per l’obiettivo. Attenzione. Egli non dice che le persone sono macchine; afferma la possibilità di applicare alla mente il modello epistemologico della cibernetica, che spiega il comportamento sulla base di una circolarità di azione e retroazione. A partire da quest’assunto l’Io o la coscienza diventano l’apparato di controllo dell’intero sistema. Questo controllo di ordine superiore può essere efficace e portare l’individuo verso la realizzazione dei suoi obiettivi, oppure inefficace e portare l’individuo verso il fallimento. Obiettivo della psicocibernetica è utilizzare i principi della cibernetica classica al fine di consentire all’individuo di raggiungere l’organizzazione e il controllo dei suoi pensieri e delle sue emozioni più efficaci per il raggiungimento della propria autorealizzazione. Nonostante lo sfondo umanistico, la psicocibernetica appare come la più netta invasione della tecnologia nella sfera dello psichico. Ma parlare di colonizzazione della psiche da parte della tecnica non è appropriato. La cibernetica viene troppo spesso ed erroneamente pensata come la scienza dell’automazione, e ciò in virtù del connubio che si stabilì fin dall’inizio tra questa disciplina e la robotica. In realtà chi si interessa di cibernetica sa che essa ha un orizzonte assai più vasto: lo studio dell’organizzazione e del controllo dell’informazione nelle macchine e negli organismi viventi. Il paradigma epistemologico della cibernetica è infatti applicabile alla robotica così come alla sociologia, alla psicoterapia così come alla meteorologia. Ma c’è un secondo e forse più importante motivo in base al quale non è corretto parlare di colonizzazione della psiche da parte della tecnica: la coscienza è già una forma avanzata di tecnologia. L’obiettivo che Maxwell Malz si proponeva di raggiungere con la psicocibernetica, ovvero consentire all’individuo una migliore organizzazione ed un miglior controllo dei suoi pensieri e delle sue emozioni, altro non rappresenta che l’essenza stessa della coscienza in quanto tecnologia. Non a caso già Platone riflettendo sull’etimologia del termine téchne osservava che questa parola deriva da “héxis nou” che significa: essere padrone e disporre della propria mente. In questa definizione platonica di tecnica c’è l’essenza della psicocibernetica. Essa consente all’individuo di essere padrone dunque cosciente, e disporre della propria mente in quanto servomeccanismo. Nessuna colonizzazione, piuttosto la rivelazione di un intimo legame tra psiche e téchne. La scoperta del legame tra coscienza e tecnologia fa convergere nuovamente le strade di Benn e Malz, del terapeuta e del poeta. In un suo saggio del 1943 intitolato «vita artificiale», Benn contesta in maniera radicale la concezione occidentale di un Io puro ed incontaminato. L’Io o la coscienza rappresentano per Benn una variante della filogenesi, una stratificazione biologica costruita artificialmente. Se il mondo delle visioni e delle esperienze drogate è il derivato di un’estensione chimico tecnologica, lo stesso vale per tutte le dimensioni che amiamo ritenere più naturali o più specificamente umane. «I cervelli potenti non si realizzano con il latte ma con gli alcaloidi…», «…esistenza significa esistenza nervosa, cioè eccitabilità, disciplina, enorme conoscenza di dati di fatto, arte…», «…In una parola: vita significa vita provocata artificialmente» (236, 1987). La psiche, il fiore del quaternario, è frutto di una tecnologia del controllo sorta sull’ipertrofia cerebrale. Benn giunge sino alla soglia di un estetica dell’Io, o meglio di quello che lui definisce il tardo Io, vale a dire una forma degenerata di consapevolezza per la quale la stessa espressione artistica è ormai decaduta alla fosforescenza compulsiva e patologica del “priapismo formale”. Non supererà questa soglia se non per rilevare, nella coscienza, la finalità onanista ed autoeccitatoria di una deviazione filogenetica dell’organico. Il nichilismo bionegativo di Gottfried Benn fa da pendant all’ottimismo terapeutico di Maxwell Malz. La coscienza come tardoeccitazione tecnologica è la stessa coscienza che, opportunamente potenziata, riesce a regolare i flussi di informazione in entrata ed in uscita. In entrambi i casi però, il rapporto tra psiche e tecnologia viene presentato come già dato, mancando del tutto sia un’indagine sul rapporto circolare tra le due funzioni, sia una riflessione sui possibili e diversificati modelli di tecnologia. La psiche e le nuove tecnologie del cambiamento L’applicazione del modello cibernetico alla psicoterapia non produsse la sola psicocibernetica. Negli anni ‘60 e ‘70 a partire dalle ricerche di Gregory Bateson e della scuola di Palo Alto, sorsero una gran quantità di ricerche e di modelli di cibernetica applicata alla terapia, che potremo definire nel loro insieme come psicocibernetiche, tra queste la Programmazione neurolinguistica rappresenta con molta probabilità il risultato più rilevante. Ciò che contraddistingue le nuove tecnologie del cambiamento è l’adozione di un differente paradigma epistemologico. Sulla base di questo paradigma Keeney identifica una specifica classe di tecnologie terapeutiche da lui definite non lineari e contrapposte agli approcci terapeutici classici definiti lineari. Vediamo la differenza. La tecnologia terapeutica tradizionale è definita da un approccio atomistico, riduzionista e anticontestuale. Basata sulla logica analitica che combina elementi discreti in processi sequenziali, essa opera sul disturbo specifico isolandolo dal contesto e mirando alla sua completa rimozione. Gli interventi basati sulla chimica e sulla chirurgia sono un ottimo esempio di questo modello. La tecnologia terapeutica non lineare, considera invece il cambiamento in un’ottica sistemica. Il singolo dato è considerato nell’interazione con la complessità del contesto di riferimento. Alla riduzione e all’analisi vengono preferite la totalità e la forma. Il sintomo è compreso nell’individuo in quanto totalità, e l’individuo in un contesto di riferimento con il quale interagisce e dal quale non può essere isolato, ma soprattutto, lo stesso terapeuta è parte integrante di un processo di cambiamento che coinvolge lui e il proprio cliente in un scambio reciproco. Linearità, analisi, atomismo, sono in questo contesto sostituite da circolarità, sintesi, sistema. Questa distinzione, apparentemente attuata tra due tecnologie, è l’analogo di una distinzione di carattere estetico, che proprio un teorico della tecnologia, Marshall McLuhan, poneva alla base della sua riflessione sui media. McLuhan riconduce le differenti espressioni tecnologiche a due modalità estetiche fondamentali, che riconfigurano la nostra percezione e la nostra comunicazione. La prima modalità, tipica del medium “caldo”, ha come categorie di riferimento l’omogeneità, la linearità, la gerarchia e la sequenzialità. Questa forma della percezione e del senso, può essere attuata attraverso dei media che stimolino un solo canale sensoriale, la vista nel caso della scrittura o l’udito nel caso della radio, sino ad una definizione talmente elevata da innescare i processi di attenzione selettiva che limitano, in maniera proporzionale, la partecipazione totale dell’organismo e del sistema sensoriale. Come è facile intuire, in questa categoria estetica rientrano le tecnologie del cambiamento di tipo lineare, anch’esse orientate dai medesimi parametri estetici ed epistemologici. La seconda modalità, tipica del medium “freddo” nella quale faremo rientrare le terapie non lineari, ha come categorie di riferimento la totalità (gestalt), la simultaneità, la circolarità e l’implosione. Questa forma della percezione e del senso può essere attuata attraverso dei media o delle tecnologie che, essendo a bassa definizione sensoriale (la televisione e più ancora il computer), sviluppano i processi di attenzione diffusa che implicano un’alta partecipazione e integrazione da parte dell’organismo. McLuhan definirebbe “freddi” i modelli di terapia psicocibernetici, e “caldi” i modelli di terapia lineari. Esistono allora tecnologie della mente “fredde” e tecnologie della mente “calde”. Queste tecnologie sono forme di consapevolezza e di costituzione della coscienza. La coscienza dell’uomo rinascimentale era, sotto questo punto di vista, una coscienza “calda”, legata al piano cartesiano, alle geometrie euclidee, alla prospettiva, all’atomismo meccanicista. La coscienza postmoderna è al contrario “fredda”, immersa in flussi circolari che legano causa ed effetto, osservato e osservatore, elemento e sistema. Questa coscienza non è più contenuta nel tempo e nello spazio ma genera spazi e tempi propri, reali e virtuali. Le psicocibernetiche, dunque, recepiscono e contribuiscono a costruire una nuova tecnologia della coscienza. D’altra parte, coloro che si occupano di cibernetica sono perfettamente consapevoli che essa non è una semplice estensione dei principi meccanici di frammentazione e separazione delle operazioni, ma è la riconfigurazione del mondo meccanico sulla base dei principi di istantaneità e ricorsività che l’energia elettrica (la velocità della luce) rende possibili. Non solo un modo di fare. È un nuovo modo di pensare. Per quanto ci riguarda, alla base di questo nuovo modo di pensare c’è un diverso modo di percepire e di sentire, che fa capo alla distinzione di McLuhan tra media caldi e media freddi. Ciò apre alla possibilità di pensare il rapporto tra psiche e tecnologia attraverso un più ampio paradigma: l’estetica. L’autoreferenza della tecnologia. Medium is Message Circa trent’anni fa Marshall McLuhan immetteva nel circuito comunicazionale una delle più acute e tautologiche osservazioni sulla tecnologia: Medium is Message. Come spesso accade in questi casi, la laconicità della proposizione, frutto maturo dello Zen multimediale, è direttamente proporzionale alla densità di significato che essa raccoglie. McLuhan fu il primo ad individuare la stretta connessione tra i media, la psiche e i nostri sistemi sensoriali, e la sua opera può essere letta come una vera e propria estetica dei media, sulla base della quale risalire sino alla costituzione tecnologica della nostra mente. Purtroppo il suo pensiero fu distorto e appiattito agli slogan di maggiore impatto, colorato ideologicamente e quindi ridotto ad una sorta di apologia del medium televisivo. Ma torniamo all’affermazione di partenza: «medium is message». Quel soggetto predicato e complemento vogliono riconoscere innanzi tutto una diversa impostazione della riflessione sui media tecnologici. La concezione classica della tecnologia considera i media tecnologici come strumenti (neutri) per veicolare un messaggio, o da applicare in un qualche contesto d’uso. L’uso o il messaggio sarebbero così indipendenti dalla natura specifica dei media utilizzati. Tuttavia, afferma McLuhan, questo modo di concepire la tecnologia è tipico di un pensiero che resta “ipnotizzato” dal medium stesso e non riconosce in esso una mutazione delle nostre forme di azione e sensazione, mutazione che avviene indipendentemente dagli usi specifici che facciamo del medium, il quale finisce così per imporre i suoi presupposti. Il medium, inteso come struttura tecnologica, può rinviare ad un uso specifico, o comunicare qualcosa nel mondo ambiente, solo in quanto rimanda innanzitutto ai suoi presupposti di esistenza. La tecnologia non fa parte di un processo lineare che mette in sequenza l’utilizzatore, lo strumento e l’ambiente, ma è nella sua essenza autoreferente. McLuhan cita numerosi esempi per dimostrare in quale modo sia possibile pensare il significato dell’affermazione «medium is message» ma, molto probabilmente, una delle conferme più eclatanti della sua intuizione viene proprio dalle psicocibernetiche e, più in particolare, da una delle discipline più diffuse: la Programmazione neurolinguistica. Le ricerche della Programmazione neurolinguistica (PNL) dimostrano che le nostre rappresentazioni dei fatti, siano esse immagini, suoni o sensazioni, hanno dei parametri determinati, i quali, indipendentemente dal contenuto della rappresentazione (il messaggio), influiscono sul significato che attribuiamo alle nostre esperienze. Gli studi partirono da un’osservazione molto semplice. Gli individui spesso ci descrivono delle esperienze ma raramente ci descrivono il modo in cui si rappresentano quelle esperienze. Ad esempio, un’esperienza vissuta come angosciante da una persona potrebbe essere ricordata come un’immagine statica oppure come un’immagine in movimento, e questa immagine potrebbe essere in bianco e nero oppure a colori, potrebbe avere una grandezza ed una luminosità particolare, potrebbe avere dei colori sfocati oppure ben definiti e così via. Ciò che è interessante in questa descrizione è che l’angoscia connessa a quell’esperienza, non dipende tanto dal contenuto dell’esperienza stessa, potremmo dire da ciò che è accaduto, ma dalle sottomodalità sensoriali con cui l’individuo ricorda l’esperienza. Con riferimento al solo sistema rappresentazionale visivo le principali sottomodalità sono: grandezza dell’immagine, colore, luminosità, messa a fuoco, distanza dell’immagine dal soggetto, contrasto, movimento, velocità e forma. Non solo. Gli ideatori della PNL scoprirono che se si voleva eliminare l’angoscia connessa ad una determinata esperienza, era sufficiente agire con una tecnica terapeutica specifica su queste sottomodalità, e quindi consentire alla persona di cambiare il colore o la luminosità o la distanza della rappresentazione dell’evento, così da avere quelle modifiche tali da non percepire più l’esperienza come angosciante. Come si può facilmente intuire, non si opera con il contenuto dell’esperienza, ma con le componenti estetiche attraverso le quali l’esperienza è mentalmente rappresentata. Questo era tra l’altro il vanto maggiore della PNL di prima generazione: unire cibernetica e neurolinguistica, per operare sulla forma non sul contenuto. Volendo utilizzare il linguaggio di McLuhan si opera sul Medium non sul Messaggio, sulla specificità sensoriale di un’immagine, non sul suo significato o su i suoi referenti reali, eppure, mutando questa specificità sensoriale muta il significato stesso dell’esperienza. Dunque, stando ai risultati della programmazione neurolinguistica anche per la nostra mente vale l’equivalenza: il medium è il messaggio. Torniamo a McLuhan. Era proprio ad un concetto di sottomodalità rappresentazionali che si riferiva McLuhan quando descriveva, ad esempio, la differenza dell’immagine cinematografica rispetto a quella televisiva. Il tessuto a mosaico di quest’ultima unito alla sua bassa definizione, rimandano ad una tattilità del medium televisivo che il cinema non ha e che rende la televisione più “fredda” e “tattile” rispetto al cinema. In virtù dello stesso principio, le specifiche modalità estetiche e sensoriali del telefono lo rendono completamente differente da un medium apparentemente simile come la radio. Se le sottomodalità rappresentazionali attraverso le quali ci rappresentiamo un’esperienza condizionano il significato che noi attribuiamo all’esperienza stessa, analogamente le sottomodalità sensoriali di un determinato medium condizionano la sua produzione di senso ed i suoi effetti sui nostri sistemi sensoriali indipendentemente dai contenuti che il “medium trasmette”. Non solo, per una sorta di paradossale rovesciamento, secondo McLuhan è il medium stesso a “stabilire” quali messaggi trasmettere. Eccoci dunque giunti ad una possibile interpretazione dell’affermazione «medium is message»: le specifiche sottomodalità sensoriali dei singoli media costituiscono, a priori, l’orizzonte di senso che essi comunicano. Studiare queste sottomodalità, equivale a studiare le loro potenziali risorse di senso e, controllare i loro effetti sul nostro ambiente cognitivo, ci consente di muoverci in direzione di una autentica ecologia della mente. Dalla tecnologia all’estetica Indicazioni analoghe sul rapporto tra medium e messaggio possono essere ravvisate in Ludwig Wittgenstein sebbene in questo caso il riferimento non è alla tecnologia bensì all’arte e al linguaggio. Già all’interno delle riflessioni della sua prima opera, il Tractatus logico philosophicus, riflettendo sulla natura dell’immagine e della proposizione in quanto immagine, Wittgenstein avvertì i limiti dell’impostazione classica, da lui stesso condivisa che fa dell’immagine un veicolo (medium) per rappresentare un fatto. Il senso di una proposizione consiste nel suo essere immagine di uno stato di cose, vale a dire nell’avere in comune qualcosa di essenziale con il fatto raffigurato al punto tale da essere riconosciuta come immagine di quel fatto. Questo DNA comune tra immagine e fatto, che consente di dire lo stesso fatto anche attraverso proposizioni differenti è chiamato da Wittgenstein forma logica. Attraverso l’isomorfismo logico di immagine e fatto, l’immagine è connessa ad esso. Tuttavia è pur vero che la raffigurazione è possibile anche in virtù di una differenza tra il raffigurante e il raffigurato. Se questa differenza non vi fosse noi non potremmo parlare di raffigurazione bensì di pura identità. Ma quale è lo statuto di questa differenza? La differenza, non è di pertinenza della forma logica che come tale riguarda l’essenza comune delle classi da codificare e non della loro particolarità formale e materiale. Proprio questa particolarità formale e materiale è ciò che caratterizza l’immagine, ogni immagine. È la componente estetica di ogni messaggio, sia esso voce, elettricità, luce, colore ecc., quella componente che è destinata ad essere perduta nelle varie conversioni e riconversioni dell’informazione, processi che mirano a preservare semplicemente la purezza della sua struttura logica a scapito di quella part maudit che è la sua dimensione sensibile. Nella seconda fase del suo pensiero (1930 - 1950) Wittgenstein, partendo dai risultati raggiunti nella sua prima opera riuscirà a recuperare questa componente rimossa, sino a riconoscere che ogni rappresentazione “prima” di essere una rappresentazione logica (immagine) è presentazione della propria specificità formale e materiale. Il significato di questa osservazione è estremamente importante. la Matrice di tutti i media, la forma logica, in quanto interfaccia trascendentale di transizione/connessione, non può prescindere dai media particolari ed empirici nei quali si mostra. Dalle loro forme, suoni e colori, dai canali empirici, quali ad esempio la voce e la scrittura e, ancora, dalla specifica costituzione formale e materiale del messaggio. Ne deriva che ciascun medium (immagine, proposizione, ecc.) può rinviare a qualcosa d’altro soltanto in quanto rimanda a se stesso. Questo paradosso di autoreferenza ed eteroreferenza dell’immagine, costituirà uno dei nodi teorici fondamentali di tutta la riflessione wittgensteiniana. Il caso esemplare su cui rifletterà Wittgenstein sarà quello dell’opera d’arte. In questa circostanza, per usare il linguaggio di McLuhan, il medium è tutt’uno con il messaggio, ed è proprio questa identità ad offrire un’infinita proliferazione di senso. «Noi parliamo del comprendere una proposizione, nel senso che essa può essere sostituita da un’altra che dice la stessa cosa; ma anche nel senso che non può essere sostituita da nessun’altra (non più di quanto un tema musicale possa venire sostituito da un altro). Nel primo caso il pensiero della proposizione è qualcosa che è comune a differenti proposizioni; nel secondo, qualcosa che soltanto queste parole, in queste posizioni, possono esprimere. (Comprendere una poesia)» (RF 531). Dunque l’identità di medium e messaggio fa sì che l’opera d’arte non possa essere ulteriormente interfacciata. Qualora essa venga sottoposta a dei processi d’interfacciamento, ne verrebbe automaticamente mutato anche il senso. È possibile tradurre una poesia e far sì che quella sia la “stessa” poesia? Ma potremmo spingerci ancora oltre e dire: una poesia decantata ed una poesia scritta sono ancora la stessa poesia? Medium e messaggio sono nell’opera d’arte inscindibili, pensare di salvare il messaggio o contenuto a dispetto del medium porta ad una trasformazione dell’opera stessa. Passiamo dunque dal pensiero di Wittgenstein a quello di McLuhan e cerchiamo di leggere dal punto di vista di quest’ultimo il paradosso di autoreferenza ed eteroreferenza di medium e messaggio. L’unità di forma e funzione Con il concetto di sottomodalità abbiamo cercato di rafforzare l’ipotesi di McLuhan secondo il quale attraverso le sue specifiche tecniche e materiali, il medium non solo condiziona la formulazione del messaggio, ma permea il messaggio fin nella sua stessa generazione; il medium comunica se stesso, la propria struttura. La nostra riflessione si muoveva in quel caso nell’ambito delle psicotecnologie, ma il modello di base può essere valido per la tecnologia in senso lato. Wittgenstein, da parte sua, si imbatte nel medesimo paradosso di autoreferenza ed eteroreferenza, riconoscendolo però in una sfera apparentemente opposta a quella della tecnologia. L’opera d’arte. In questo paragrafo approfondiremo proprio le inaspettate analogie tra il pensiero di McLuhan e quelle del cosiddetto “secondo” Wittgenstein. In un passo delle Ricerche Filosofiche Wittgenstein si chiede: «chi dipinge non deve dipingere qualcosa - e chi dipinge qualcosa non deve dipingere qualcosa di reale? - Ebbene, qual è l’oggetto del dipingere. L’immagine di un uomo, o l’uomo che l’immagine raffigura?» Per Wittgenstein è ormai evidente, l’oggetto di un ritratto non è l’uomo che l’immagine rappresenta (il messaggio), quello che Frege avrebbe definito la «bedeutung» dell’immagine, ma, al contrario, l’immagine stessa, il medium, nella sua paradossale presentazione di autoreferenza ed eteroreferenza. Anche a McLuhan non sfugge la dimensione estetica del problema: «prima della velocità elettrica e del campo totale […] sembrava che il messaggio fosse il “contenuto” e la gente soleva chiedersi cosa volesse rappresentare un quadro, anche se non si poneva mai questa domanda a proposito di una melodia, di una casa, o di un abito, in quanto in queste cose conservava un certo senso dello schema in generale, cioè dell’unità tra forma e funzione» (UM 21-22). Secondo McLuhan non ha senso chiedersi cosa voglia rappresentare un quadro, così come non ha senso chiedersi che cosa voglia rappresentare un abito o una melodia. Ma cosa vuole rappresentare un quadro? Ecco la risposta di Wittgenstein: «Se guardo un quadro di genere, esso mi ‘dice’ qualcosa, anche se io non credo neppure per un momento che gli uomini che vedo rappresentati in esso esistano realmente, o che uomini in carne ed ossa si siano davvero trovati in questa situazione. Ma, e se chiedessi: “Allora, che cosa mi dice?” “L’immagine mi dice sé stessa”…», «…ciò che essa mi dice consiste nella sua propria struttura, nelle sue forme e colori» (RF522, 523). L’immagine mi dice sé stessa. Ancora una volta il medium è il messaggio. Non v’è un contenuto e un contenitore, ciò che l’immagine mi dice fa tutt’uno con le sue forme e colori. Si potrebbe obiettare che questo vale soltanto per il caso limite dell’opera d’arte o della composizione musicale, ma non è così. L’opera d’arte o il tema musicale rappresentano un caso esemplare, ma il principio è valido per qualsiasi enunciato linguistico. Ecco a tal riguardo le osservazioni di Wittgenstein: «Il comprendere una proposizione del linguaggio è molto più affine al comprendere un tema musicale di quanto forse non si creda» (RF 527). Nell’epoca della velocità elettrica e del campo totale, il trasferimento del senso dal messaggio al medium, inteso come struttura tecnologica, è definitivamente compiuto. Dunque, non solo il medium condiziona la formulazione del messaggio, ma è da esso indivisibile, tanto che parlare di un messaggio separato dal medium che lo esprime è, a questo livello, privo di senso. Il medium è il messaggio. Estetica e tecnologia. L’istituzione di un orizzonte di senso Wittgenstein e McLuhan partono da due direzioni opposte ma convergono nel medesimo punto. Wittgenstein parte dal messaggio, dalla ricerca di quella forma logica o matrice universale che rappresenta l’essenza di ogni rapporto comunicativo. Ma già al termine della sua prima opera si avvede dell’inadeguatezza della sua impostazione. Riconosce dunque l’irriducibile singolarità dell’immagine e del messaggio in genere, la sua differenza dal fatto raffigurato la sua specifica presentazione formale e materiale. Per comprendere un’immagine (messaggio) noi dobbiamo innanzitutto comprendere il medium che lo esprime (le sue forme e colori). Questa presentazione estetica, è tipica di ogni processo comunicativo ma trova la sua occasione esemplare nell’opera d’arte, laddove il paradosso di autoreferenza ed eteroreferenza del medium, viene presentato in forma “pura”. L’immagine (il medium) rappresenta qualcosa (messaggio) innanzitutto (in senso trascendentale e non temporale) perché presenta se stessa. McLuhan parte invece dal medium, in particolare da quei media che sono gli strumenti tecnologici, individuando in essi, prima ancora degli usi specifici che se ne possono fare, la condizione a priori del significato degli stessi messaggi che noi riteniamo possano veicolare, nonché una tendenza da parte dei media a modificare le nostre forme di organizzazione sensoriale e cognitiva in funzione della loro struttura. Anche McLuhan dunque scorge il paradosso dell’autoreferenzialità eteroreferenzialità di medium e messaggio. Prima ancora che comprendere il messaggio trasmesso dal medium noi comprendiamo il medium stesso. Tuttavia, se Wittgenstein riconosceva nell’arte il caso esemplare di autoreferenzialità ed eteroreferenzialità di medium e messaggio, McLuhan indicherà nella tecnologia una dimensione di altrettanta esemplarità. In particolare, un mezzo di comunicazione tecnologico più di ogni altro sarà indicato da McLuhan come situazione “pura” o limite del paradosso di autoreferenza ed eteroreferenza: la luce elettrica. «La luce elettrica non appare a prima vista un medium di comunicazione proprio perché non ha un “contenuto”(…) soltanto quando viene usata per diffondere il nome di una marca ci si accorge che la luce elettrica è un medium…», «…è informazione pura senza un contenuto che ponga limiti al suo potere di informare e trasformare» (UM 17, 62). L’immagine artistica per Wittgenstein, la luce elettrica per McLuhan. Ancora una volta, e da riflessioni così distanti, arte e tecnologia tornano a incontrarsi. Ad unificarle sembra essere una medesima radice, un paradosso fondante di autoreferenza ed eteroreferenza, un paradosso originario che, così come Wittgenstein aveva intuito, è all’origine di ogni comprensione e dunque di ogni proliferazione di senso. Tutt’uno con il messaggio, i media così come le opere d’arte, indipendentemente dalla loro contingente applicazione, riconfigurano il nostro orizzonte di senso, del quale sono, al tempo stesso, il prodotto e la condizione. Forse è proprio questa una possibile chiave di lettura dell’affermazione heideggeriana secondo la quale l’essenza della tecnica debba essere ricercata nell’arte e, se le osservazioni condotte sinora sono valide, potremmo aggiungere che l’essenza dell’arte sia da ricercare nella tecnica. Forse è per questo che i greci avevano un solo termine per designare il complesso delle attività artistiche e di quelle tecniche: téchne. Conclusione: verso un’ ecologia del senso Se la distinzione tra terapie lineari e non lineari può essere ricondotta ad un paradigma di carattere estetico, che ci consente di distinguere tra ecologie della mente “calde” ed ecologie della mente “fredde” è allora possibile individuare per la psiche stessa in quanto tecnologia codificata e costituita dalle psicocibernetiche della velocità elettrica e del campo totale, il medesimo modello di autoreferenza eteroreferenza già individuato nei media e nell’arte. Applicare ricorsivamente questo modello al medium psiche, portare l’attenzione sulle sue strutture estetiche, e da lì muoversi in direzione del “messaggio” che il medium psiche comunica a se stesso e attraverso sè stesso, è il preludio non solo ad una differente ecologia cognitiva ma di una imminente ecologia del senso che, in quanto tale, rimanda ad un paradosso estetico nel quale è ricompresa la stessa ecologia della mente. Muoversi in direzione di un’ecologia del senso significa praticare una sorta di estetica della psiche e della tecnologia, il punto di raccordo, il tessuto epidermico che connette l’Io artificiale estetizzato e bionegativo di Gottfried Benn e la coscienza cibernetica, tecnologica e biopositiva di Maxwell Maltz. Inoltre, proprio in virtù della sua dimensione estetica, l’ecologia del senso apre l’orizzonte a nuove forme del sentire che, nella loro essenza, sembrano essere orientate all’aggiramento della tecnologia della coscienza. Considerato il modello estetico di autoreferenza e ricorsività che contraddistingue le nuove eco-tecnologie della mente, è possibile infatti ipotizzare una psicocibernetica orientata al raggiungimento di livelli logici di comprensione di volta in volta più elevati. Si potrebbe innestare dunque una retroazione dal sapere cosciente verso ordini via via più evoluti di processi mentali, sino al dissolvimento della stessa finalità cosciente per una finalità estetica di ordine superiore. McLuhan descriveva questo processo come un effetto dell’ibridazione tra reti elettriche e neuronali. L’istantaneità dell’energia elettrica, consentirà di trasformare le sequenze dei fatti in circoli di processi causa effetto superiori, trasfigurando i processi, dalla logica della sequenza, all’estetica della struttura. Questo abbraccio istantaneo, circolare e onnicomprensivo, è al tempo stesso l’estrema realizzazione della tecnologia come macchina per l’illuminazione e dell’arte in quanto icona digitale. Ma è anche e soprattutto la loro infinita e reversibile dissolvenza incrociata. Gregory Bateson denominava un simile stadio cognitivo ed emotivo, livello di apprendimento 3, attribuendolo al genio artistico e al Saggio; ma è a Gottfried Benn, al poeta che più di ogni altro è stato capace di intravedere l’estetica della psiche che va l’ultima parola in merito: «… certi cervelli realizzano a certi intervalli, un sapere che ricorda a ritroso, i loro sogni che sono immagini del grande sogno primordiale. Questa realizzazione si compie in “pietra, verso, flauto”, allora sorge l’arte; qualche volta solo in pensieri ed estasi ». Riccardo Santilli - Roma, Marzo 2000 ——————————————————————————– Bibliografia Benn G., Gesammelte Werke , in Lo smalto sul nulla, Adelphi, Milano 1992. Bandler R., Grinder J., Dilts R., DeLozier J., Cameron L., Neurolingistic Programming (1980), tr. it., Programmazione Neurolinguistica, Astrolabio, Roma. Keeney J. P., Aesthetic of Change (1983), tr. it., Estetica del Cambiamento, Astrolabio, Roma. Malz M., Psycho-Cybernetics (1960), Psicocibernetica, Il Mulino, Bologna. McLuhan M., Understanding Media (1964), tr. it., Gli strumenti del Comunicare, Il Saggiatore, Milano. Wittgenstein L., Tractatus Logico Philosophicus (1921), tr. it., Tractatus logico philosophicus, Einaudi, Torino. Wittgenstein L., Philosophiche Untersuchungen (1953), tr. it., Ricerche Filosofiche, Einuadi, Torino.

sabato 10 febbraio 2007

Riflessologia e Biorisonanza

Riflessologia e Biorisonanza estratto da mednat.org Dalla Riflessologia delle onde cerebrali alla Holographic Bioresonance by Alberto Tedeschi Relazione ufficiale presentata al convegno “Next Age: ritorno al futuro” di Garda 11/12 Giugno 1999 organizzato da ISENRO (Istituto Superiore Europeo di Naturopatia e Reflessologia Olistica) “Lo studio delle potenzialità e dell’attività cerebrale costituisce una delle sfide più difficili e affascinanti della ricerca scientifica. L’evoluzione umana ha infatti avuto in pochissimi anni una notevole accelerazione per cui, nell’ultimo secolo, si è passati da una civiltà prevalentemente rurale a quella contemporanea, basata sull’industria e il consumismo, che vede un continuo fiorire di innovazioni tecnologiche, di un aumento del benessere e della durata media della vita, ma anche la pericolosa comparsa di un forte inquinamento ambientale e il dilagare di nuovi fattori patogeni come lo stress psicofisico. L’evoluzione della vita sulla terra è stata caratterizzata da una sempre maggiore capacità, delle nuove specie viventi, di gestire informazioni più complicate, in questo modo cambia così la biochimica e la struttura fisica: si passa dagli organismi monocellulari, ai rettili, ai mammiferi ed infine all’uomo. Rispetto ad un passato non molto lontano, l’uomo di oggi, così ancora simile all’uomo antico nella sua forma fisica, deve affrontare una realtà molto più complessa e difficile ed è diventato allora di primaria importanza studiare i fenomeni della vita intesa come un flusso di informazioni: l’uomo presenta degli scambi di informazioni al suo interno (attività endogene) e con il mondo esterno che lo circonda (attività esogena). Esistono varie modalità scientifiche per indagare questa realtà, tra le più valide troviamo lo studio delle onde cerebrali, dove in particolare si analizzano le frequenze contenute nel segnale EEG (elettroencefalografico). Tali frequenze sono suddivise secondo una convenzione internazionale e sono espresse in Hertz [Hz] ovvero in cicli al secondo: le onde DELTA vanno da 0,5 a 4 Hz, le THETA da 4 a 8 Hz, le ALFA da 8 a 12 Hz e le BETA da 12 a 30 Hz. Lo scienziato Mac Lean ha formulato l’ipotesi che vede il cervello umano formato dalla sovrapposizione di tre diverse strutture, cui si possono far corrispondere per funzionalità altrettanti gruppi di onde elettroencefalografiche: all’Archipallio, che è presente nei rettili e che regola i meccanismi della vita vegetativa, corrispondono le onde cerebrali DELTA, per cui queste descrivono attività informative legate alla sopravvivenza; al Paleopallio, che da origine alla componente emozionale, corrispondono le onde THETA e ALFA, per cui queste descrivono attività informative legate agli istinti e all’affettività; al Neopallio, o Neocorteccia, che è presente unicamente nell’essere umano e che ci rende consapevoli della nostra esistenza, corrispondono le onde cerebrali BETA, che contraddistinguono la fase di veglia. Durante gli anni settanta il dr. C. Maxwell Cade, membro della Royal Society of Medicine, compie importanti ricerche con un elettroencefalografo di sua invenzione chiamato Mind Mirror, il quale ha una particolare impostazione di visualizzazione del segnale che consente un’analisi qualitativa globale della persona. In Italia, nei primi anni 90, il dr. Montecucco, medico esperto di medicina olistica, col quale ho personalmente collaborato, studia con la stessa modalità di Cade i fenomeni psicosomatici. Montecucco dimostra che, in particolari condizioni di benessere, il cervello produce una spettacolare serie di onde cerebrali armoniche con un perfetto sincronismo fra i due emisferi. Da questa base scientifica ho intravisto, con una visione “tipicamente ingegneristica”, in quella condizione armonica, l’insieme delle frequenze proprie del sistema informativo dell’uomo, qui rappresentato dall’attività EEG, mappando le frequenze cerebrali per dargli il preciso significato in termini di informazioni processate. I 3 gruppi di onde cerebrali associati ai 3 cervelli di Mac Lean, sono ora sostituiti da 7 gruppi di onde, individuati in base alla loro specifica azione. Per Livelli di Informazione si intendono quindi le attività informative legate alla nuova suddivisione, per le ricerche viene utilizzato lo Psyco Olotester della Maya Biomedicals, un avanzato elettroencefalografo che utilizza lo schema di base del Mind Mirror di Cade. La sperimentazione riguarda diverse situazioni: con pazienti di uno psicologo clinico e medici, ma anche con soggetti sottoposti a terapie naturali come la reflessologia plantare e la biopranoterapia, in modo da avere una visione di ricerca più ampia possibile. Si scopre quindi che una stessa frequenza cerebrale rappresenta un’informazione, non solo legata alla psicologia delle persone, ma anche ad una parte organica del corpo umano e all’ambiente in cui vive la persona stessa. Questo dimostrerebbe l’intimo nesso fra processi psicologici e corpo, ipotesi di base della medicina psicosomatica, ma anche la presenza di un principio di sincronicità tra l’uomo e gli eventi già potentemente descritto dagli studi di Carl Gustav Jung. La sincronicità si può vedere infatti, come un fenomeno di risonanza informativa in cui il sistema psico-fisico spirituale dell’uomo è in condizione di equilibrio dinamico con gli accadimenti esterni, anch’essi strutturati su livelli. Tutto questo deve sottostare ad un principio di minimazione dell’energia che regola tutti i fenomeni vitali. Se la vita può essere vista come un continuo flusso di informazioni e l’uomo come il sistema informativo che la gestisce, il corpo e i suoi organi sono la parte “densa” del sistema. Questa visione può essere considerata come una riflessologia delle onde cerebrali, in quanto esiste per esempio una forte analogia con la reflessologia plantare del piede, della mano e dell’iride. In generale alle parti del corpo che stanno in basso (piedi e gambe) corrispondono basse frequenze e alle parti alte (come la gola e il cervello) corrispondono frequenze più elevate. Il lavoro di ricerca si arricchisce inoltre della preziosa supervisione del Prof. Piergiorgio Spaggiari, fisico e medico, che ne imposta il protocollo di indagine. Nel costruire la mappa che lega frequenze a organi, è interessante constatare che compare la struttura corporea di un embrione alla 12ma settimana di vita circa (vedi fig.1) , probabilmente, a quell’epoca, avviene una fissazione dei segni reflessogeni nel corpo per cui, nel trattare una persona adulta, da un punto di vista terapeutico, ci si deve sempre riferire al modello fetale. (fig.1 - immagine non disp.) Nell’analisi EEG le parti a destra, e sinistra del corpo, si vedono poi riferite alle frequenze del segnale EEG opposto. Esistono delle relazioni di natura energetica fra i livelli, per cui possono avvenire dei trasferimenti di energia dai livelli bassi (1,2,3), dove si forma l’energia vitale, verso i livelli alti (5,6,7) dove hanno sede i livelli mentali. Per esempio si chiama schema emotivo un quadro in cui l’energia del terzo livello (emozionale) dà energia ai livelli mentali (onde BETA), per cui l’energia vitale del terzo livello viene dissipata con un aumento di frequenza cerebrale. La dissipazione dell’energia vitale è una delle principali cause di squilibrio energetico nelle persone, un tale stato è legato sincronicamente anche a una scarsa qualità di vita. Un’altra particolare relazione fra livelli è quello che lega il 2° livello fisico-emozionale con il 5° emozionale mentale, la relazione è cosiddetta di quadratura in quanto un eccesso di energia da uno dei due livelli porta a una chiusura totale nell’altro. Durante le sperimentazioni, su due soggetti con doppia rilevazione contemporanea dei loro quadri cerebrali, si è scoperto un particolare fenomeno denominato biorisonanza del corpo, che è tipicamente caratteristico tra i cosiddetti guaritori o biopranoterapeuti. Si nota infatti una continua scansione di frequenza cerebrale sincronizzate tra di loro in rapporto alla parte dell’organo trattato, in questo caso si parla di attivazione delle cosiddette frequenze-organo. Il fenomeno può essere visto per analogia come l’eccitazione sonora (onde di pressione) fra un diapason e un altro. Si può immaginare il nostro corpo come costituito da tanti diapason con frequenze proprie diverse, il cui stato vibrazionale è legato allo stato energetico del corpo, che hanno la possibilità naturale di interferire con i diapason-organi di altri corpi. Vari ricercatori nel mondo (per esempio presso la Maharishi University U.S.A.) hanno dimostrato questo fenomeno di biorisonanza quando si forma un unico campo dinamico armonico fra terapeuta e paziente. Nella vita quotidiana di noi tutti, questi fenomeni sono naturalmente presenti e fanno si che un nostro stato vibrazionale del corpo, venga influenzato dallo stato vibrazionale dei corpi presenti nello stesso ambiente. In realtà sarebbe più corretto parlare di una creazione di un unico campo dinamico di interazione fra i corpi. Da queste considerazioni nasce il grosso problema etico determinato dalla misura dello stato energetico psico-fisico-spirituale di un individuo, per il fatto che il misuratore, in quanto essere biologico, biorisuona con il soggetto da misurare. La qualità vibrazionale del corpo del misuratore influenza pesantemente la qualità della misura stessa, in quanto una frazione della manifestazione vibrazionale dell’altra persona è direttamente legata allo stato del misuratore. Non è quindi possibile fare una misura di carattere assoluto ma solo di carattere relativo. Una più profonda descrizione del particolare rapporto energetico-vibrazionale fra le persone viene descritto dalla moderna fisica quantistica. L’uomo è una continua fluttuazione, una continua manifestazione ed una continua potenziale serie di manifestazioni. Ogni parte di un uomo e di una donna appartiene a tale stato di fluttuazione, in un determinato momento, e lo descrive. Quindi ogni segnale fisiologico rilevato con strumentazioni (EAV, EEG, potenziali elettrici), o utilizzando tecniche “sensibili” (test chinesiologici, uso di strumenti radioestesici, Biotensor), fotografano, fissano tale stato di fluttuazione. Ma l’uomo non è tale stato in senso assoluto, ma solo in senso relativo a quel momento (tempo, spazio) e in relazione a chi lo circonda per la biorisonanza del corpo. La misura di un essere vivente è un fenomeno di natura quantistica: il misuratore determina la qualità della misura, unica e irripetibile. Un operatore-misuratore, dopo una prima rilevazione di dati fisiologici, compie un’analisi bioenergetica del soggetto misurato, utilizzando per esempio il sistema degli organi-meridiani, i sistemi riflessogeni, chinesiologici ed altri. Da questa segue una terapia di riequilibrio bioenergetico del soggetto con vari rimedi (omeopatia, floriterapia, equilibrio chinesiologico o psicochinesiologico, biopranoterapia etc.), che viene verificata da una seconda misura del soggetto. L’operatore misuratore, nel compiere la verifica della terapia, effettua in effetti una seconda misura di tipo quantistico per cui il soggetto viene normalizzato o equilibrato solo in un senso relativo e non assoluto. In questo senso si verifica una guarigione fittizia in quanto il soggetto, per permanere nello stato d’equilibrio relativo raggiunto, necessita della presenza, quindi della biorisonanza, dell’operatore-misuratore determinando così una dipendenza d’ordine fisico e psichico, generando un problema Etico”. In generale, secondo gli studi del Tedeschi, le onde a bassa frequenza corrispondono alle parti basse del corpo e quelle più elevate alle parti alte del corpo. I 7 livelli di informazione 1) Il livello fisico è legato all’istinto di sopravvivenza, alla capacità di rigenerazione, ai bisogni materiali primari e descrive l’ambiente fisico o il territorio in cui viviamo. Parti del corpo corrispondenti: gambe, piedi, intestino crasso. 2) Il livello fisico-emozionale è legato al piacere, al desiderio, alla sessualità e all’eccitazione. Parti del corpo corrispondenti: ventre, genitali, vescica. 3) Il livello emozionale è il livello del sociale che descrive i rapporti con l’ambiente esterno in termini di competizione e di potere, è legato alla volontà e all’azione. Parti del corpo corrispondenti: sistema digerente, fegato, milza, vescica biliare. 4) Il livello emozionale-affettivo è il livello dell’identità ed è legato all’attività affettiva e creativa all’amore. Parti del corpo corrispondenti: cuore, polmoni, braccia, mani. 5) Il livello emozionale-mentale è legato alla capacità di comunicare, di esprimere “a voce” i sentimenti. Parti del corpo corrispondenti: gola, spalle. 6) Il livello mentale è legato alla capacità di visualizzare. Parti del corpo corrispondenti: occhi. 7) Il livello mentale-superiore è legato alla capacità di elaborare concetti complicati e astratti. Parti del corpo corrispondenti: corteccia cerebrale. La CoScienza di essere, cioè Ego/IO (composto da informazioni) - mente intesa come organo di energia plasmica, è l’INSIEME delle InFormAzioni che TUTTI questi livelli forniscono, per mezzo dell’Energia elettronica della Mente/organo, Conscia ed Inconscia. (nel cap. 9, altri particolari) Quindi la CoScienza è formata solo dall’insieme delle InFormAzioni e dalle Energie elettroniche della mente/organo (Tachioniche, Fotoniche, Elettroniche, Atomiche, Molecolari, Cellulari, Organiche, Sistemiche, Corporali), con le specifiche e tendenti infinite frequenze, sulle quale i “dati”, le informazioni, galleggiano, si posizionano e si strutturano modulando lo AOR (la Lux dei latini), la LUCE/Energia stessa; queste sono quindi la Base di partenza di ogni processo di vita; senza queste basi di vibrazioni (frequenze modulate) NON vi è manifestazione Vitale/Spirituale/Pensiero, né trasformazione. Ogni essere vivente quindi deve “viaggiare” lungo questa scala o livelli di “valori” spirituali, salire o scendere da tutti i livelli ad ogni istante ed in ogni “esperienza” di vita e cosi facendo esplora lo spettro di tutte le frequenze emettendole ed inter modulando con esse. Dall’Infinito “Caos che ignora”, al Caos che tende all’Ordine, all’InFinita Consapevolezza, ecco la finalità della Manifestazione e quindi lo scopo di vita della CoScienza; il traguardo di ogni essere è passare da un “disordine ignorante” ad un “ordine di livello sempre più perfetto e Consapevole”, utilizzando gli strumenti a disposizione, l’esperienza della Vita per mezzo della mente/organo che realizza il mondo interno e quello esterno, che devono a poco a poco, essere “ordinati” messi in ordine con Volontà, Abilità ed Azioni sempre più Perfette, secondo il detto “è meglio fare meglio, il tutto con il minor danno per sé e per l’ambiente esterno”. La Mente/organo (parte elettronica/energetica sottile), cervello/corpo (parte fisiologica densa), devono essere visti come i “gestori” del flusso di inFormAzioni o sistema informatico (CibernEtico), che la Vita stessa fornisce all’Ego/IO che ne è l’osservatore/creatore. Il mediatore di questo continuo “vivere, camminare, esperimentare”, è la nostra “mente/organo, inconscia e conscia”, che deve essere sempre attivata per ottenere lo scopo prefissato, quindi non l’annullamento della mente nella Coscienza Universale, come pretendono certe ideologie dell’India o come insegnano certi religiosi cristiani “annullarsi od entrare in Dio”, ma bensì il potenziamento della mente/organo (da rendere sempre più potente, mediante l’informazione e la Coerenza della stessa) perché essa divenga cosi abile e tendente all’Inifinita Perfezione, per portare, di Consapevolezza in Consapevolezza, di Azione in Azione, la parte dell’Infinito individualizzata, definibile, riconoscibile, cioè l’essere stesso, l’Ego/IO, verso l’Infinità dell’InFinito, per partecipare in ELLA, l’Infinità, per sempre, nel minor danno e con il massimo Godimento, permettendo il continuo accumulo dell’InFormAzione nello Spazio/tempo Infinito, per sé e per l’InFinito. La mente/organo deve essere messa al servizio degli scopi e delle finalità dell’InFinito per ottimizzare il possibile godimento dell’essere e della Manifestazione stessa, quindi occorre avere una visione del mondo (UniVerso) sempre più Bella, piena di Giustizia e di Amore e TUTTO a poco a poco Cambierà, questo è certo, perché anche Voi ne siete gli ARTEFICI. In altre parole…..Dio…… HA BISOGNO del NOSTRO AIUTO per manifestare Se stesso in ogni cosa ed in ogni luogo, (si dice che è OmniPresente) perché di fatto Egli VIVE in TUTTO ed in TUTTI, ma magari sta “dormendo” e quindi non agendo, in qualche parte di Sé (nella maggioranza di noi). Tutti noi abbiamo in mano i destini del divenire della Manifestazione, del Creato, del Mondo e quindi della Terra, della società, del gruppo, della famiglia, della coppia, di noi stessi; se amiamo saremo amati, se odiamo saremo odiati, se siamo giusti otterremo giustizia, se agiremo nel bene avremo benessere ecc., questo è il “succo” del discorso. Ritorniamo alle sperimentazioni con l’elettroencefalografo, il quale permette di visualizzare le onde cerebrali: Il ricercatore Italiano Alberto Tedeschi, ha mappato le frequenze cerebrali emesse, per mezzo di uno speciale encefalografo sviluppato grazie agli studi dell’inglese C. Maxwell Cade, evidenziando come queste corrispondano a stati di coscienza ben precisi ai quali corrispondono lo stato fisiologico (mal/Benessere) e che con i suoi studi riflessologici, anche con manipolazioni di punti precisi parti/zone del corpo corrispondenti a determinati organi e sistemi, determinando la conferma scientifica della Medicina PsicoSomatica o SomatoPsichica. Le sperimentazioni effettuate con un’apparecchiatura elettronica denominata “Psyco Olo Tester”, facendo riferimento alle variazioni istantanee dei potenziali elettrici rilevati, nel suo contenuto in frequenze ed ampiezze e grazie ad un procedimento matematico chiamato FFT (Fast Furier Transform) nel quale viene anche indicato un indice di correlazione che calcola la sincronizzazione fra il lobo dx e quello sx del cervello di sopra (nel cranio), che in un individuo sano dovrebbe corrispondere e non essere inferiore all’80%, riguardano diversi aspetti, fra i quali anche quelli medico/sanitari per poter identificare frequenze cerebrali “attivate” da evidenti patologie oppure attivare con tecniche di stimolazione come per esempio la riflessologia plantare (vedi cap. 3, vol. 1) le variazioni di ampiezza (in microVolt) dell’onda di una certa frequenza, visibile come istogramma di potenza oppure nella sua specifica prevalenza sulle altre frequenze. Il problema tecnico è che la patologia non si manifesta spesso direttamente con un aumento di ampiezza, ma deve essere considerata la sua sfasatura rispetto ai segnali dell’altro emisfero. Gli indici di coerenza servono come precisi “marker”, utilizzati per mettere in relazione specifiche frequenze a cui avviene la diminuzione della sincronizzazione, con tutta una serie di sintomi, disturbi o problemi psicofisiologici di un individuo. Un esempio, con la riflessologia plantare, si possono “vedere” le variazioni assunte dalle frequenze cerebrali e le successive armonizzazioni che intervengono con tali manipolazioni, scoprendo che le varie frequenze corrispondono non solo agli stati psicologici del soggetto, ma anche alla stimolazione di organi precisi, correlando quindi stato psichico agli organi e sistemi relativi, dimostrando quindi con apparecchiature elettroniche i principi della medicina PsicoSomatica e permettendo di mappare e correlare le 64 frequenze dello spettro di potenza, ottenendo una curva che mostra su quali specifiche frequenze esiste la caduta di correlazione dell’attività dello EEG fra i 2 lobi del cervello. I 7 gruppi di onde individuati, rappresentano indicazioni di tipo riflessogeno e psicologico che corrispondono ai livelli di InFormAzione. Le frequenze cerebrali basse corrispondono in generale alle parti basse del corpo; quelle elevate alle parti alte del corpo; la ricerca sta proseguendo per individuare le precise correlazioni fra frequenze ed organi e sistemi, fra questi e le varie patologie. La ricerca prosegue per trovare il perché ed il come; con queste ricerche si è evidenziato comunque che, colui che ha una sincronizzazione inferiore a questo valore si ammala, e quindi quali organi e sistemi verranno investiti dal problema; quindi questa ricerca promette di poter individuare preventivamente quali danni patologici il soggetto “creerà” all’interno di se stesso, fornendo la dimostrazione “scientifica” con apparecchiature elettroniche del principio BASE della Medicina Naturale che afferma che, le malattie, come abbiamo già più volte affermato, sono la conseguenza dei conflitti Spirituali, che “scendono dal cielo dello Spirito/Pensiero”, cioè dalla mente/organo, nella ”terra fisiologica/corpo” e quando trovano il terreno adatto, i liquidi del corpo (vedi vol. 1, cap. 3, voce Bio elettronica), proliferano generando il corpo del Conflitto, la malattia, ovvero l’azione del male, in parole povere ciò significa che l’ignoranza (livello spirituale) prende forma nel corpo fisico (livello fisiologico) manifestando dolore/malattia, per insegnare all’essere che sbaglia Comportamenti. Significa quindi, che ogni conflitto irrisolto, tende a scendere nel corpo fisico ed a fissarsi nell’organo bersaglio collegato all’archetipo conflittuale. La malattia quindi è il corpo di manifestazione della Trasgressione Etica, rispetto alle Leggi della Coerenza, dell’Armonia e di conseguenza mancanza di Amore. Recenti studi effettuati a Parigi dal dott. Francisco Varela (cileno, neurofisiologo) che insegna Scienze cognitive all’Ecole Polytecnique de Paris, sostiene la “cognizione enattiva”, ossia l’interconnessione del cervello in una complessa rete psiconeurobiologica; è stato dimostrato che i bambini allevati in ambiente famigliare con affetto, sviluppano geni ormonali specifici, certificando che il processo Psico/mentale entra nel corpo e lo modifica ! Quindi ciò significa che, ogni interferenza Psichico/Spirituale (Comportamenti) modifica i geni del DNA e quindi il corpo stesso e viceversa. Lo schema dello stress segue queste linee direttrici: Agressore (interiore od esterno) = Disequilibrio = Stress = alterazione del Potenziale Elettromagnetico della cellula e del corpo intero. Lo stress individuale e sociale determina alterazioni fisiologiche come un qualsiasi trauma, incidente fisico. NON sapere, errore psicologico, violenze verbali, astuti boicottaggi, aggressioni, anche verbali nei luoghi di lavoro, litigi, arrabbiamenti, pettegolezzi pesanti, rimproveri pesanti, prese in giro, perdita di lavoro, amore, finanze, lutti, ritmi ai quali ci si è abituati che saltano, ecc., ecc., sono fatti che quando sono vissuti in solitudine ed interiorizzati, senza potersi sfogare, distruggono il corpo, gli organi e le funzioni dei sistemi, ma sempre inducono immunodepressione, sopra tutto se il soggetto è sensibile e creativo, l’induzione fisiologica è assicurata. Sempre più studi medico scientifici stanno confermando che le malattie sono di origine psicosomatica. Sentimenti quali, rancore, odio, risentimento, oppure desideri inappagati e rimasti celati nel profondo della mente conscia ed inconscia, senza averli esternati o vissuti, sono le cause primarie e profonde per le più disparate malattie. Queste forme pensiero, che sono conflitti sofferti, si rendono manifesti nel fisico attraverso le malattie. Molte volte, compreso quale problema ci affligge, se viene trasceso, la “malattia” scompare. Questo conflitto/sofferenza spirituale causa stress, perciò il nostro sistema immunitario si indebolisce. Anche se la causa fosse di origine diversa, è sicuramente essenziale assicurarsi che funzioni bene l’intestino, rinforzare il sistema immunitario, e fare una adeguato drenaggio, cioè occorre depurarsi, pulirsi, mentalmente e fisiologicamente . Una disbiosi (perdita di batteri simbioti) e una candidosi intestinale, colonizzazione di funghi, oltre che indebolire in modo deciso il sistema immunitario, non permettono l’assorbimento dei nutrienti vitali. Ultima componente da aggiungere altrettanto importante, è l’acidificazione tissutale ed il processo di ossidazione, che accompagnano sempre questo problema. Cambiando stile di vita, cioè comportamenti, si può riuscire a migliorare e/o guarire dal proprio problema, qualsiasi esso sia. I cervelli (2 emisferi dx e sx) emettono varie frequenze anche elettro magnetiche, dette onde cerebrali; una stessa frequenza rappresenta una serie di inFormAzioni, cioè di Luce, emesse o ricevute e legate, non solo allo Spirito/Pensiero, cioè all’Ego/IO/Mente della persona, ma anche ad una parte organica del suo cervello e quindi a tutto corpo fisico; ciò dimostra l’intimo legame fra processi Spirituali/Informatici o Psicologici ed i sistemi od organi del corpo stesso. La mente/organo è di fatto essa stessa un “organo indipendente” una struttura ben definita nello spazio/tempo, di energia plasmica che staziona e sopravvive “galleggiando” all’interno dei cervelli, superiore all’interno del Cranio ed in quello inferiore, detto encefalo enterico che è nell’in-test-ino. Quest’organo plasmico, la mente, deve essere inteso come una bolla di sapone di energia, formata da tendenti infinite bollicine interne, ognuna delle quali contiene al suo interno insiemi di fotoni i quali a loro volta sono formati da unioni di Tachioni (monopoli Ante+ e monopoli Ante-); in parole povere la mente/organo è un elettrone o positrone in fase di formazione, che si alimenta per mezzo della Luce/Informazione e produce energia (Luce/Informazione)che viene rivelata dalla “nevroglia” e quindi dai neuroni i quali la trasformano in energia elettromagnetica e quindi in energia biochimica, fornendo quindi gli ordini bio elettro chimici ai vari sistemi ed organi del corpo. Quindi il meccanismo e l’interazione fra Ego/IO, Luce, Mente/organo e cervello/corpo è assolutamente dimostrabile in ogni situazione. Già nel 1906 il premio Nobel per la Neurologia, Ramon y Cajal, sostenne nei suoi studi, l’importanza della “nevroglia” come primo anello fisiopsichico di interazione fra cervello e mente. La nevroglia è la base, del tessuto nervoso che costituisce l’impalcatura di sostegno della sostanza grigia e bianca dell’encefalo, midollo spinale e nervi periferici, anche con funzione fagocita e rigenerativa. Questa parte della struttura matriciale dei neuroni, la placenta nella quali essi si formano, è Foto sensibile, quindi reagisce alla Luce/Informazione come le foglie degli alberi; l’albero del Sistema Nervoso ha le sue foglie nella “nevroglia” che essendo foto sensibile, permettono alla Luce/inFormAzione di modulare la struttura base (sotto forma di impulsi bio luminosi elettronici) dei neuroni, i quali a loro volta trasformano la “Luce”, l’inFormAzione da impulsi luminosi/elettronici in segnali bio chimici, affinché i neuroni stessi possano creare sinapsi, collegamento circuitali con altri neuroni; ecco come l’iDEA crea il movimento nella materia fisiologica. Queste cellule (nevroglia) nel nostro corpo, sono 10 volte più numerose dei neuroni e costituiscono la metà del volume del sistema nervoso. La Luce inFormata, si memorizza nei corpi viventi, nel substrato che ha alla base la “terra” fisiologica, cioè nei metalli amorfi a base di minerali rari. Le cellule “percepiscono” interagiscono, assorbono, riflettono anche la radiazione cromatica (intesa come Luce) che è sempre la solita radiazione elettromagnetica nel campo spettrale da 400 a 700 nanometri. L’assorbimento della luce è un caso particolare e concettualmente abbastanza secondario della più ampia interazione delle radiazioni EM con la materia vivente. Le cellule intese come corpuscoli in sospensione per lo più riflettono e disperdono la luce, “scatter”. I composti intra cellulari l’assorbono un poco, se sono cromogeni naturali (clorofilla, emoglobina, porfirine, ecc.) o artificiali (esempio: psoraleni). Le normali strutture cellulari (esempio: proteine, DNA, ecc.) non assorbono molto la luce cromatica, ma sono molto sensibili alla radiazione della luce più energetica (ultravioletti). L’acqua delle cellule assorbe per esempio l’infrarosso scaldandosi, in quel caso la radiazione non è più “cromatica”. L’italiano, prof. Leonida Santamaria, Patologo generale in Pavia, era famoso per la sua ricerca sulla fototossicità. Comunque occorre ricordare che tutta la materia, corpo umano compreso, è composta di atomi o campi atomici, che vibrano secondo determinate lunghezze d’onda. La malattia è una alterazione di queste vibrazioni (frequenze); ne abbiamo dimostrazione anche con le apparecchiature Bio elettroniche di tutti i tipi. Qualche inciso: recenti studi nel laboratorio Europeo di ricerca sulle particelle sub nucleari hanno confermato che ogni particella sub nucleare è influenzata dalle variazioni (cioè dalle informazioni) lunari, terrestri e solari (le loro varie fasi, alterazioni dei loro campi magnetici, macchie solari, terremoti, quindi dai campi elettromagnetici e di quelli più sottili, ecc.), per cui abbiamo la dimostrazione che tutta la materia vivente (anche i corpi umani) è interagente con qualsiasi altra materia a livello sub atomico fino a quello Spirituale, il Pensiero. Anche le più avanzate ricerche scientifiche in merito (vedi gli studi del Dr. Prof. C.F. Bucca di Firenze, Italia) confermano le nostre affermazioni. In quegli studi, si evidenzia come: “L’IO, la Mente ed il cervello possono presentare dei disturbi di comunicazione a vari livelli; questi disturbi potranno essere espressi da una somatizzazione, come una espressione di un processo finale di uno stress mentale sul piano fisico, da una malattia organico/mentale”. La malattia è quindi sempre di ordine Spiritual/Mental/Organica (Conflitto/stress) e quindi la guarigione deve seguire uno schema identico di risoluzione dello stress/Conflitto. Il reticolo vescicolare pre sinaptico è stimolato dalle onde di Luce/informazione, emesse o ricevute trasformando i segnali in ordini e comandi precisi, quindi in azioni coerenti e coordinate a finalità definite. Ogni desiderio od intenzione mentale, quindi anche ogni emozione, (consciamente od inconsciamente), attiva la corteccia cerebrale in certe precise regioni del cervello, ancor prima che vi appaia il movimento; ciò è stato rilevato sperimentalmente con certezza. Quindi possiamo affermare con sicurezza che ogni pensiero, conscio od inconscio, proveniente dal “cielo del pensiero”, ancor prima di scendere in “terra” e divenire movimento, attiva e viene rivelato dalla mente/organo energetico e diviene azione generando onde elettromagnetiche e quindi movimento nei cervelli (superiore ed inferiore), agendo con ordini finalizzati, nell’organimo che è il recettore ed esecutore dei comandi Spirituali, dell’Ego/IO della persona stessa, ecco la discesa delle iDEE, (gli Dei) nella “terra” fisiologica. Essendo la vita l’accumulo di esperienze quindi un continuo flusso di informazioni, possiamo definire il corpo degli esseri viventi come una “macchina biologica CibernEtica” atta a raccogliere, elaborare, memorizzare distribuire informazioni, con un “sistema” che parte dallo Spirito (la CoScienza) e finisce nella sua parte densa, il corpo fisiologico. Queste ricerche permettono pure di appurare e comprendere lo stato ed il livello di consapevolezza della persona e come ella risponde agli stimoli informazionali con i quali entra in contatto. Si determina anche lo stato del territorio, sociale, fisico, mentale/emozionale/affettivo, nel quali l’individuo vive e ciò permette di comprendere la Sua personale “visione del mondo”, che è partecipatoria alla realtà, ma non è sempre conforme alla stessa; come afferma anche lo scienziato e fisico inglese Hoyle “l’Universo esiste per essere osservato ed osservandolo lo si fa esistere”; ciò significa quindi che la nostra personale visione del mondo, può modificarne la struttura del suo divenire; anche la realtà è interdipendente dalla nostra particolare visione del mondo, così come la vediamo e la immaginiamo, ciò significa che noi siamo in grado di “captare” solo ciò per cui siamo stati condizionati/informati, dal nostro inconscio/conscio ! Tanto più acquisiamo consapevolezza e quindi informazione sulla realtà del reale, tanto maggiore sarà la nostra possibilità di acquisire risonanza con livelli migliori; ciò significa che il nostro “destino” non è una questione di possibilità, ma bensì di scelte, consapevoli o meno. Nelle sue ricerche il Tedeschi ha potuto vedere dopo attente osservazioni, che la mappa cerebrale riferita agli organi del corpo ricostruisce la “mappa fisiologica” non di un uomo adulto, ma bensì quella di un embrione di 12 settimane (3 mesi) !!! a quell’età infatti si costituiscono i vari livelli di distribuzione dell’inFormAzione nei vari sistemi organici di riflessologia, nei piedi, nell’iride degli occhi, nelle orecchie, nelle mani, nella pelle, ecc. Il Tedeschi, con le sue attente ricerche sulle frequenze cerebrali emesse dai 2 emisferi del cervello umano, ha anche permesso di comprendere molto meglio i meccanismi che intercorrono fra Coscienza, Ego/IO parte della mente/organo, come struttura indipendente di Luce/energia plasmica/Mente come organo e corpo fisico con cervello, organi e sistemi; per mezzo di tecniche riflessogene e di imposizioni delle mani, egli ha dimostrato come tutti gli esseri viventi complessi sono anche dei BioRisuonatori Universali, che utilizzano dei “diapason” che se opportunamente eccitati, consentono di far risuonare i diapason/organi del corpo non solo proprio, ma anche quelli di altre persone. Questo particolare fenomeno è chiamato BioRisonanza del corpo. La scansione di frequenze cerebrali che avviene, è correlata alla corretta attivazione delle frequenze/organo, per cui nell’istante i cui un tecnico di medicine naturali od un guaritore tratta un organo od una determinata parte del corpo, si vede nel suo quadro cerebrale l’attivazione in ampiezza dell’onda cerebrale della frequenza a cui corrisponde e dopo una frazione di secondo l’attivazione della stessa frequenza nel quadro del ricevente, un altro soggetto, che sta in posizione di rilassamento con occhi chiusi e senza l’appoggio diretto di mani del tecnico o terapeuta sul suo corpo e con entrambi in perfetto silenzio. Le ricerche del Tedeschi hanno dimostrato che i vari livelli di InFormAzione sono in relazione costante fra le varie e specifiche frequenze cerebrali con i vari organi fisici corrispondenti, ormai ben definiti e delineati del corpo umano. Per cui è possibile, determinare con molto anticipo sulla somatizzazione delle malattie fisiche, l’anomalia delle frequenze e quindi di ordine InFormAzionale o Spirituale che dir si voglia. Quindi come perfetti BioRisuonatori, noi offriamo anche al mondo circostante il nostro stato di salute Spirituale/fisico ed i nostri ideali/traguardi, interagendo con quelli altrui. Con queste premesse è facile comprendere come si possa facilmente “programmare” un essere vivente, anche standogli vicino ed informandolo solamente di dati che interessano il suo programmatore. Una antica tecnica di de-programmazione della mente/organo di un soggetto, era quella dell’imposizione delle mani sulla testa del soggetto da deprogrammare, mettendolo preventivamente in stato di massimo rilassamento ed in ginocchio davanti al deprogrammatore; in genere funzionava abbastanza bene, ma si instaurava una psico dipendenza dal soggetto deprogrammatore. Ancor oggi vi sono dei movimenti religiosi che utilizzano questa tecnica per rendere psicodipendenti i loro adepti. Quindi si sconsiglia di imporre o di farsi imporre facilmente le mani sulla testa, in quanto possono essere influenzate le onde della mente/organo del soggetto al quale si impongono le mani, rendendolo molto facilmente deprogrammato, ma riprogrammato ad ubbidire al deprogrammatore. Diffidate da coloro che vogliono imporvi le mani sulla testa, fate molta attenzione, probabilmente desiderano produrre in voi, psico dipendenza da loro. Solamente se siete “forti” con un Ego/IO adulto, divenuto un Noi al servizio della ManiFestAzione dell’InFinito nel Finito, potete “giocare” con loro, in quanto essi NON potranno fare nulla su di voi.