mercoledì 10 gennaio 2007

Ansia e Depressione

Ansia e Depressione L’ANSIA e lo STRESS del Dr. Prof. Robert Westermeier L’ansia e’ un’emozione odiosa: quando la sperimentiamo in maniera intensa, ci consuma. E’ meno simile alla depressione, che si instaura lentamente, e piu’ simile alla rabbia, che si impadronisce di noi nel giro di pochi istanti. La componente emotiva e’ quella con cui siamo piu’ famigliari: la sensazione di apprensione, paura, fino al vero e proprio terrore. I sintomi fisici includono l’aumento della frequenza cardiaca, respiro rapido, tremito, e perfino giramenti di testa. Per natura, l’ansia e’ intensa e rapidamente ingravescente. Chiunque abbia conosciuto l’ansia conosce i deficit nel pensiero e nell’attenzione che ad essa si accompagnano. L’ansia sembra causare automaticamente un restringimento del campo di attenzione. Gli ansiosi dicono in genere di essere “bloccati”, di non riuscire a pensare. In realta’, pensano a tutta velocita’, ma pensano solo a cio’ che sta causando ansieta’! La quantita’ di informazione che puo’ essere processata al cervello in un dato momento non e’ infinita, e, quando sono presenti forti emozioni, esse tendono a prendere il sopravvento, occupando tutte le capacita’ disponibili. Per esempio, una persona afflitta da ansia da prestazione puo’ essere talmente consumata dalla preoccupazione, durante una conferenza, da dimenticarsi quello che deve dire, anche se il soggetto della conferenza e’ per lei una “seconda natura”. Come per la depressione, le distorsioni cognitive hanno un ruolo fondamentale nella genesi dell’ansia cronica. Dal punto di vista cognitivo, l’ansia ha sempre a che fare con la vulnerabilita’. Tipicamente, gli ansiosi sopravvalutano il potenziale pericoloso degli eventi e sottovalutano la loro capacita’ di farvi fronte. Tornando all’esempio della persona affetta da ansia da prestazione durante una conferenza, essa tende ad esagerare lo “scrutinio” da parte del pubblico ed a sottovalutare le proprie capacita’ oratorie. “La signora in terza fila continua a guardare l’orologio: si sta annoiando a morte. Tutti si stanno annoiando. Sto facendo un disastro.” Questo tipo di distorsioni naturalmente non fanno che perpetuare e peggiorare lo stato ansioso. Come nel caso della depressione, l’ansia puo’ precipitare in un circolo vizioso. L’ ansia genera sintomi fisici, che peggiorano le distorsioni del pensiero, che generano nuovi sintomi fisici, eccetera. Questi sintomi fisici portano facilmente la persona ansiosa a cercare una via di scampo, una qualche scappatoia. Scegliendo la fuga, si genera un forte rinforzo negativo grazie alla rapida diminuzione della sintomatologia ansiosa. Quindi, ogni volta che in futuro insorgera’ un attacco ansioso, la spinta verso il comportamento di fuga/evitamento che ha funzionato in passato sara’ sempre piu’ forte. Per di piu’, il ciclo ansia/comportamento di difesa/evitamento possono rendere l’ansioso letteralmente prigioniero. L’ansia e’ tipicamente un fattore precipitante di comportamenti adittivi. In particolare, alcuni comportamenti sono perfetti per la situazione dell’ansioso, in quanto hanno un effetto rapido e misurabile su uno, o piu’ sintomi della sindrome ansiosa. La riduzione di uno qualsiasi dei sintomi (fisiologici, emotivi o cognitivi) indebolira’ il circolo vizioso e finira’ per diminuire anche tutti gli altri sintomi. Molti comportamenti adittivi “consumano” le capacita’ di pensiero, e quindi riducono l’ansia. In termini semplici, qualsiasi comportamento che distragga finisce per per avere un effetto “benefico” sulla spiacevole sintomatologia ansiosa. L’ alcol, per esempio, ha un effetto diretto sull’attenzione: le persone molto concentrate su se stesse, ipercritiche ed ansiose, spesso hanno problemi di alcolismo, in quanto hanno scoperto che il bere permette di distrarsi da se stessi e dai propri problemi. Diverse terapie si indirizzano alle tre classi di sintomi dell’ansia, fisiologici, emotivi e cognitivi. I farmaci ansiolitici inducono uno stato di sedazione che di fatto riduce i sintomi fisiologici, permettendo al circolo vizioso di “sciogliersi”. Le tecniche di rilassamento fanno la stessa cosa. La terapia cognitivo-comportamentale dell’ansia include sempre tecniche di rilassamento. Imparare a rilassarsi e molto importante per l’ansioso, in quanto gli permette di ridurre i sintomi senza bisogno di ricorrere a comportamenti adattivi di evitamento/fuga. Altre forme di trattamento si occupano delle componenti emotive. Ci sono farmaci che modificano il bilancio di neurotrasmettitori nel cervello, agendo in particolare su quelli che si ritengono implicati nella genesi dell’ansia. Un modo particolarmente efficace per controllare l’ansieta’ e’ quello di modificare il pensiero distorto che ne e’ componente fondamentale. Le tecniche cognitive sono molto utili, in quanto la loro pratica puo’ diventare praticamente automatica. Tra quelle che provocano ansia, la distorsione cognitiva piu’ comune e’ l’”esagerazione catastrofica”. Questo avviene quando il potenziale catastrofico di un evento (in particolare un evento che avverra’) viene esagerato. Pensieri disastrosi, di “tutto o nulla” accompagnano quasi regolarmente l’attacco ansioso. I pensieri catastrofici possono essere a proposito di eventi della vita, oppure, come e’ il caso del disturbo da attacchi di panico, a proposito del proprio stato di salute (lo stato di agitazione e’ visto come il prodromo o la manifestazione di una malattia acuta e grave). L’identificazione dei pensieri catastrofici e la loro modificazione puo’ avere effetti molto molto marcati sull’ansia, certamente altrettanto marcati che quelli delle tecniche che si concentrano direttamente sui sintomi fisici o emotivi. Per esempio, ho lavorato con un paziente che era stato disoccupato per un certo periodo. Il giorno prima di un colloquio di lavoro venne da me in preda ad una forte ansieta’. I suoi pensieri comprendevano affermazioni del tipo: “sono stato senza lavoro per mesi… faro’ una pessima figura durante il colloquio… non avro’ mai il lavoro… sara’ orribile… non potro’ sopportarlo… probabilmente e’ meglio che al colloquio non ci vada nemmeno”. Un dialogo di decatastrofizzazione, in questi casi, puo’ avere un effetto molto benefico. Nel caso specifico, l’ansia del mio paziente si ridusse notevolmente cosi’ che pote’ sostenere il suo colloquio. Bisogna ricordare che decatastrofizzare non significa solamente considerare l’evidenza contraria a predizioni completamente negative, ma anche considerare quale sarebbe il problema reale se le predizioni peggiori si dovessero avverare (in questo caso, non avere il posto). Ecco che cosa ci siamo detti: Terapeuta: allora, qual’e’ il problema se non avra’ questo posto? Paziente: cosa vuol dire? Sarebbe orribile. Non so cosa farei. T: cosa significherebbe il fatto di non avere questo posto? P: che sono un buono a nulla. Uno scemo che nessuno assumerebbe mai. T: mi pare che avesse detto che ci sono venti persone che hanno fatto domanda per questo posto. P: si, e’ vero. T: allora tutti gli altri diciotto che non avrebbero il posto sarebbero degli idioti buoni a nulla. P: no… credo di no… T: perche’? P: be’, e’ un posto difficile da avere, ci sara ‘ un sacco di competizione, con parecchia gente qualificata che avra’ fatto domanda. T: e lei, che qualificazioni ha? P: ho avuto una posizione nel marketing per dieci anni. T: okay, allora qual’e’ il vero motivo per cui lei non dovrebbe avere questo posto? P: immagino che sia perche’ c’e’ un solo posto e qualcuno finira’ per avere qualcosa in piu’ degli altri. T: se le cose stanno cosi’, cosa succederebbe se non dovesse avere il lavoro? P: almeno potrei capire che cosa ci si aspetta da qualcuno in questa posizione. T: e poi? P: poi probabilmente potrei fare domanda per un altro posto. T: pensa che potrebbe farcela? Domani, dico… P: si, credo di si. In effetti potrebbe anche essere un buon allenamento. E’ un bel pezzo da quando ho fatto un colloquio per l’ultima volta, un po’ di pratica mi fara’ bene. In questo esempio, la decatastrofizzazione non solo ha portato ad una diminuzione dell’ansia, ma anche ad una visione piu’ positiva (e probabilmente ad una migliore performance durante il colloquio). Discutere i passi necessari per reagire nel caso lo scenario peggiore si verifichi e’ molto diverso dal semplice preoccuparsi. Chi si preoccupa, in genere, teme le conseguenze disastrose di un certo evento, e spende enormi energie mentali nel cercare di evitare che questo evento si verifichi. Decatastrofizzare significa considerare il caso peggiore, e rendersi conto che vi si puo’ far fronte. Se si riesce a convincersi che ce la si potrebbe fare nel peggiore dei casi, tutti gli altri casi, automaticamente, diventano gestibili. Ma non e’ tutto. Dopo aver compreso che si potrebbe far fronte anche alle conseguenze peggiori, il livello di ansia diminuisce considerevolmente. Allora si puo’ prendere in considerazione anche il caso migliore, e, soprattutto, ci si rende conto che sono gli scenari realistici, a meta’ strada tra il tutto bene e il tutto male, che hanno la probabilita’ maggiore di verificarsi. Cosi’, essendosi calmati, avendo aperto quello che tecnicamente si chiama “spazio cognitivo”, si possono applicare alcune delle tecniche di disputazione di cui abbiamo parlato nella depressione (vedi a seguito), come il chiedersi “dove sono le prove che questa cosa orribile si verifichera’?” oppure “c’e’ un modo piu’ equilibrato, meno “tutto o nulla” per considerare gli eventi?”. L’ultimo sintomo della sindrome ansiosa di cui si occupa la terapia cognitivo-comportamentale e’ il comportamento di fuga/evitamento. Fintantoche’ si utilizzano risposte maladattive di evitamento, il ciclo dell’ansia si perpetua. L’esposizione agli stimoli ansiosi non e’ mai piacevole, cosi’ la terapia cognitiva fa fare al paziente passi graduali, per evitare che egli sia sopraffatto ed abbandoni gli sforzi di cambiamento. E’ importante pero’ che i passi verso il cambiamento non siano troppo “facili”: il paziente deve imparare a tollerare un certo livello di ansia, e capire che questo stato puo’ rimanere tale (leggero o moderato) senza necessariamente sfociare in un vero e proprio attacco di panico. La desensibilizzazione sistematica e’ una tecnica di esposizione graduale per il trattamento delle fobie, in cui si insegnano al paziente tecniche di rilassamento e gli si fanno applicare queste tecniche esponendolo a stimoli ansiogeni crescenti. Naturalmente, non si incoraggia l’esposizione ad un livello di stimolo maggiore finche’ il paziente non ha imparato a gestire il livello precedente. LA DEPRESSIONE del Dr. Prof. Robert Westermeier La depressione e’ uno stato d’animo che puo’ essere causato da un’errata percezione - esageratamente negativa - del se’ e degli eventi. I pensieri negativi non sono l’unica causa della depressione: cambiamenti nella biochimica dei neurotrasmettitori del cervello, fattori ereditari, eventi catastrofici nell’esistenza dell’individuo possono tutti generare uno stato depressivo. Comunque, quale che sia l’evento scatenante, la ricerca ha dimostrato che il pensiero negativo e’ sempre presente. E cio’ che e’ particolarmente insidioso nella depressione e’ che il pensiero negativo, lasciato incontrollato, precipita automaticamente in una spirale di autopotenziamento che peggiora drammaticamente lo stato depressivo. Non e’ difficile capire come funziona questo meccanismo. Il pensiero negativo genera depressione, la quale aumenta la quantita’ di pensieri negativi, i quali a loro volta peggiorano lo stato depressivo. Gli altri sintomi della depressione contribuiscono ad esacerbare il tono depresso dell’umore. Consideriamo l’isolamento ed il fatto che il depresso generalmente si “ritira” dalla vita di relazione. Allontanandosi progressivamente dagli altri, il depresso viene distratto sempre meno dai propri pensieri negativi, ed ha sempre meno esperienze che possano contraddire cio’ di cui - in maniera distorta - e’ intimamente convinto. Di conseguenza la depressione peggiora. La depressione causa anche quella che viene definita “anedonia”, ovvero la perdita della capacita’ di provare piacere. Quindi il depresso ha la tendenza a trascurare le attivita’ piacevoli, che potrebbero invece migliorare il suo stato dell’umore. Anche le caratteristiche che definiremmo “sociali” sono influenzate dalla depressione. I depressi tendono a curare meno il loro aspetto, ed il loro “linguaggio del corpo” cosi’ come il loro stile di comunicazione divengono ambigui, sfiduciati, ed infine dichiaratamente negativi. I depressi vengono spesso evitati socialmente in quanto averli attorno genera cattivo umore. E’ chiaro come questo fatto contribuisca a sua volta ad aumentare la depressione. Quindi, a differenza di una ferita, in cui i sintomi (gonfiore, sanguinamento, eccetera) non contribuiscono a peggiorare la patologia, i sintomi depressivi aggravano sostanzialmente e prolungano la depressione. Ma agire su questi sintomi e’ possibile: combattere i sintomi significa interrompere il circolo vizioso, migliorare lo stato depressivo ed elevare il tono dell’umore. Il pensiero negativo e’ certamente uno dei carburanti della depressione. Abbiamo gia’ visto come, quando i depressi imparano ad identificare le distorsioni cognitive ed a rimpiazzarle con interpretazioni piu’ realistiche, la depressione si riduce considerevolmente. Dobbiamo pero’ ricordare che la terapia cognitiva si indirizza anche agli altri sintomi della depressione, lavorando per ridurre l’isolamento, aumentare le attivita’ piacevoli, e migliorare le qualita’ sociali. Per fare questo bisogna spesso “mettere il carro di fronte ai buoi”, vale a dire aiutare i pazienti ad impegnarsi in attivita’ che, visto il loro attuale stato depressivo, non sembrano per nulla attraenti. La motivazione verso queste attivita’ arriva solo dopo che il paziente ha cominciato a farle. Elimina le CAUSE della DEPRESSIONE a cura di Silvia Cavalli, Luigi Colombo e Uberto Zuccardi Merli La depressione è in alcuni casi una reazione perfettamente adeguata, transitoria e superabile, a certi eventi dolorosi della vita; in altri casi è legata ad una difficoltà che la vita di oggi, con il suo carico di conflitti e tensioni, pone ad ogni persona. La depressione è, in altri casi, la manifestazione esterna di un malessere più profondo. La cura deve tenere conto del fatto che la depressione è una espressione di un vissuto, è una forma di comunicazione, è un messaggio. Nella depressione, infatti, c’è qualcosa che riguarda non il proprio cervello, ma la propria vita. Si tratta di fare sì che la persona veda la propria vita come la propria storia, cioè qualcosa di particolare a sé stesso, qualcosa che ha un senso e un valore specifico. Il farmaco allora può tamponare una situazione di difficoltà; può intervenire creando le premesse ad un lavoro psicoterapeutico; può rafforzare la fiducia del soggetto in sé stesso, ma la causa può essere affrontata solo utilizzando il proprio pensiero, solo iniziando un viaggio di riflessione sulla propria vita. Ciò che va affrontato nella cura è il modo con cui la persona depressa affronta la propria vita. La persona depressa affronta le scelte, le decisioni e le situazioni, senza tenere conto dei propri veri desideri; la persona depressa sottovaluta il valore dei propri desideri. Nella cura allora sarà necessario riconsiderare questa modalità di relazione con la vita, in modo da acquistare più sicurezza e autostima. Può essere utile allora che il depresso incontri qualcuno in una posizione di ascolto, come accade nei gruppi o nelle sedute individuali. L’ascolto può permettere alla persona di imparare a confidare sulla propria capacità di progettare e di scegliere, affrontando anche i rischi insiti nei progetti e nelle scelte. La persona depressa è in genere “bloccata”, inibita nell’esprimere quei sentimenti che sembrano mettere a soqquadro i rapporti personali, poiché si tratta di emozioni vissute come potenzialmente in grado di rompere i rapporti di affetto. Con la terapia può riuscire ad esprimere pensieri e sentimenti (che possono coinvolgere anche i familiari) imparando a non avere paura ad esprimere le proprie emozioni, ad esempio, la rabbia, l’aggressività, e la noia… La persona depressa può allora imparare a non vedere nulla di terribile nell’espressione dei propri sentimenti. Che cos’e’ la TERAPIA COGNITIVA? (cura della depressione) del Dr. Prof. Robert Westermeyer Il termine “cognitivo” e’ correlato al concetto di “conoscere”, “pensare”. La terapia cognitiva viene percio’ definita come “trattamento psicologico dei pensieri”. In estrema sintesi, la terapia cognitiva si basa sull’assunto che i nostri pensieri, cio’ che crediamo, i nostri atteggiamenti e la percezione che abbiamo degli eventi determinano in larga misura il tipo e l’intensita’ delle nostre emozioni. La terapia cognitiva e’ stata introdotta alla fine degli anni cinquanta dal Prof. Aaron Beck, come metodo di cura per la depressione. Il Prof. Beck ed altri ricercatori hanno sviluppato metodi per applicare la terapia cognitiva ad altri problemi psichiatrici, come il disturbo da attacchi di panico, i problemi di controllo dell’aggressivita’ e l’abuso di sostanze stupefacenti. Questa forma di terapia ha ricevuto conferme considerevoli dalla ricerca clinica, specialmente riguardo alla depressione. L’idea che i nostri pensieri possano influenzare le nostre emozioni non e’ nuova. In effetti, l’origine di questa teoria si puo’ far risalire ai filosofi Stoici, in particolare Epitteto, che scriveva “Gli uomini sono disturbati non dagli eventi, ma dalla percezione che hanno di essi”. Facciamo un esempio banale, giusto per dare un’idea di quello di cui stiamo parlando. Siete a letto e di colpo venite svegliati da un rumore in un’altra stanza. Come vi sentite se il primo pensiero e’: “un ladro e’ entrato nell’appartamento”? Ansiosi, certamente, magari sull’orlo del panico. Ora, immaginate che, svegliati di soprassalto, vi ricordate che avete appena portato a casa un gattino, che fa cadere tutto quello che c’e in casa. Come vi sentireste in questo caso? Irritati, magari, ma non certo ansiosi. La natura delle nostre emozioni e’ determinata in larga misura dal modo in cui pensiamo. Nell’esempio appena citato, l’emozione (paura o iritazione) era unicamente conseguenza di come l’evento (rumore nell’altra stanza) veniva interpretato. La depressione e’ una condizione che puo’ essere generata da un’interpretazione eccessivamente negativa degli eventi. Per esempio, immaginiamo che due persone diverse si trovino confrontate alla fine di una relazione sentimentale. La prima, concettualizza la relazione come la “prova” del suo valore di essere umano, e di conseguenza interpreta la fine della relazione come la “prova” del fatto che non vale nulla come persona e che, come ha sempre creduto, non e’ “amabile”. In piu’, pensa che la fine della relazione sia dovuta alle sue caratteristiche “non amabili”. La seconda persona vede la relazione come parte molto importante della propria vita, ma non ritiene che un rapporto sentimentale rappresenti il simbolo e la prova del suo valore e della sua amabilita’. Essa pensa che la fine della relazione sia dovuta ad incompatibilita’. Quale di queste due persone ha piu’ probabilita’ di avere un serio episodio di depressione, come conseguenza della fine del rapporto? La prima, giusto? La separazione veniva interpretata come conseguenza di un difetto essenziale nel carattere, nella personalita’, e, siccome il suo valore come persona era contingente al fatto di avere una relazione, la separazione non faceva che confermare la sua convinzione di non valere nulla, non essere amabile, ne’ desiderabile. Pensieri di questo genere portano ad emozioni negative. come la depressione e l’ansia. La seconda persona non pensava che la relazione non fosse importante. Sicuramente si sara’ sentita triste e frustrata, ma molto probabilmente non sprofondera’ nella depressione clinica. Questo, perche’ la sua interpretazione della separazione era realistica e non autopunitiva. La depressione, clinicamente parlando, ha molte cause. Cambiamenti nei processi biochimici del cervello possono causare depressione, cosi’ come fattori ereditari/genetici, o gravi eventi traumatici nella vita di un individuo. Ma la ricerca ha dimostrato che, una volta instaurata la depressione, qualunque sia la sua causa essenziale, tutti coloro che ne soffrono hanno una carattersitica in comune: pensieri negativi. I depressi vedono il mondo, se stessi in relazione al mondo e se stessi in relazione al futuro in maniera negativa. La terapia cognitiva e’ un trattamento concepito per aiutare le persone, prima ad identificare e monitorare i loro pensieri negativi, e, poi, a modificare queste distorsioni sistematiche, cosi’ da pensare in maniera piu’ realistica. La ricerca mostra chiaramente che, quando i depressi imparano ad identificare i pensieri automatici distorti ed a sostituirli con altri piu’ realistici, la depressione puo’ essere sostanzialmente ridotta. Altri studi mostrano come, quando le persone si abituano ad alterare i pensieri e le convinzioni negative, la probabilita’ che sperimentino nuovi attacchi di depressione diminuisce. Ad alcuni questi concetti possono sembrare semplicistici. “Ma come - qualcuno potrebbe pensare - sono stato depresso per anni, e voi state cercando di dirmi che tutto quello che devo fare e’ pensare positivamente e tutto passera’?” Questa e’ una reazione comune tra le persone che sentono parlare di terapia cognitiva per la prima volta. Ma cerchiamo di chiarire alcuni punti fondamentali. In primo luogo, anche se l’idea che siano i pensieri a determinare le emozioni e’ semplice, i problemi nell’interpretazione dell’informazione che stanno alla base della depressione sono estremamente complessi. Volumi di ricerca sui difetti nel richiamo dei ricordi, nell’attenzione, nella percezione e nelle strutture che il cervello utilizza per processare le informazioni ci dicono che quello che avviene nella mente di chi soffre di depressione e tutt’altro che semplice. Una delle cose che i ricercatori hanno scoperto (Franks, Wilson, Kendall & Brownell, 1985) e’ che il fatto di semplicemente “pensare positivo” non ha conseguenze durevoli sullo stato depressivo. Anche se i depressi hanno pochi pensieri positivi, sono i pensieri, le convinzioni e gli atteggiamenti negativi che perpetuano la depressione. I pensieri negativi insorgono nei depressi in maniera quasi totalmente automatica, spesso senza che le persone se ne rendano conto. Perche’ la terapia cognitiva sia efficace, i depressi devono imparare ad identificare i loro pensieri automatici negativi, cosi’ come le convinzioni errate che hanno su se stessi, sul mondo e sul futuro. I pazienti depressi devono anche imparare a disputare questi pensieri automatici una volta che sono stati identificati. Quindi, a differenza del “pensiero positivo”, la terapia cognitiva insegna a pensare “non-negativamente”. Non serve a nulla ripetersi “Sono un fenomeno, sono grande, ho fatto un lavoro eccellente” quando per la maggior parte del giorno i pensieri automatici dicono l’esatto contrario. Per molti, questo significa acquisire nuove tecniche: osservare il flusso dei propri pensieri, identificare convinzioni ed atteggiamenti, e rivedere il tutto alla luce della ragione. Con la pratica, queste tecniche diventano una seconda natura, ed il rischio di depressione grave diminuisce. La terapia cognitiva, quindi, e’ molto piu’ educativa di altre forme non direttive di psicoterapia. Ma la terapia cognitiva non e’ una bacchetta magica. Perche’ se ne possa beneficiare, bisogna fare parecchio lavoro. In effetti, molti individui, affetti da depressione lieve, o moderata, hanno avuto ottimi risultati semplicemente tramite lo studio e l’applicazione in proprio dei principi della terapia (”biblioterapia”). Molti ottimi manuali di “self help” sono disponibili, purtroppo quasi tutti in inglese. La DEPRESSIONE secondo YOGANANDA estratto da “L’Eterna Ricerca dell’Uomo” di Paramahansa Yogananda Noi viviamo in una vetrina In questo mondo voi vivete in una vetrina, e tutti gli altri vi guardano. Non potete assumere pose artificiose; dovete vivere una vita naturale. E allora perché non comportarvi in modo che gli altri possano prendervi come modello? Perché non dovrebbero vedere la gioia nel vostro volto? Tutte le vostre buone qualità vengono nascoste, dentro di voi, dal vostro umor nero. Come gli altri osservano la vostra condotta, così voi studiate la loro. Poiché osservate quelli che vi circondano, tendete a fare confronti e cadete in preda ai malumori. Oppure divenite tristi per le infinite difficoltà che si incontrano in questo mondo. Le “lune” sono spesso il risultato di influenze ambientali. Ognuno di noi viene influenzato, in modo diverso, dal mondo che ci circonda. Ma voi non dovete permettere a voi stessi di indulgere nel cattivo umore causato da condizioni esterne. Perché dovreste addossarvi gli effetti prodotti dal vostro ambiente? Alcuni ricorrono alla depressione nel tentativo di evitare qualche problema. Ma la depressione non è una via di scampo, né una valvola di sicurezza per le emozioni. Ogni tanto, è naturale cadere nel malumore, ma non perseverate in esso! Ogni tipo di irritabilità ha una causa specifica che giace nella vostra mente stessa. Per eliminare un cattivo umore dovete rimuoverne la causa. Ogni giorno si dovrebbe fare un’introspezione per capire la natura del proprio umore e per vedere come correggerlo, se è dannoso. Può darsi che vi troviate in uno stato d’animo d’indifferenza. Nulla vi interessa qualsiasi cosa vi si suggerisca. E’ allora necessario fare uno sforzo cosciente per creare qualche interesse positivo. Guardatevi dall’indifferenza; essa ossifica il vostro progresso nella vita paralizzando la vostra volontà. Può darsi che il vostro malumore sia causato dal fatto che vi sentite scoraggiati per una malattia, per la sensazione che non riacquisterete mai più la salute. Dovete allora cercare di applicare le leggi del giusto vivere che portano a condurre una vita sana, attiva e morale, e dovete pregare per aver maggiore fede nel potere risanante di Dio. Supponete, invece, che il vostro malumore provenga dalla convinzione che siete un fallito e che non potrete mai avere successo in alcuna cosa. Analizzate il problema e osservate se avete realmente fatto ogni sforzo possibile per riuscire. Considerate il duro lavoro del presidente degli Stati Uniti. Egli deve cercare di piacere a tutti i quarantotto stati, (al tempo in cui Paramahansaji fece questa osservazione, Alaska e Hawaii non facevano ancora parte degli Stati Uniti) e anche alle altre nazioni. C’è da stupirsi al pensiero che un uomo possa comprendere e intraprendere tante cose. E poiché c’è tanta differenza tra la capacità di lavorare di un uomo comune e quella che ha il presidente, immaginiamo quanto maggiore debba essere la differenza tra la capacità del presidente e quella di Dio, che è infinitamente più attivo! Dio dirige tutto l’universo, fino al minimo dettaglio; e noi siamo fatti a Sua immagine. Perciò non possiamo trovare scuse per il nostro mancato successo. Non temete il duro lavoro, questo non ha mai fatto male a nessuno. Tuttavia, si deve imparare a lavorare e a pensare con calma. Quando siete attivi con calma, potete compiere qualsiasi cosa intraprendiate, perché la mente è chiara. Le persone, in genere, non solo non lavorano con impegno sufficiente per ottenere il successo, ma non mantengono la mente abbastanza attiva. Passano troppo tempo a non pensare. Ciò è considerato rilassamento. Ma non è così: nel vero rilassamento la mente è attiva in modo tranquillo, si può riflettere su Dio, su una bella scena di pace, o su qualche esperienza piacevole. Una calma attività mentale positiva è ravvivante. Eppure molte persone associano erroneamente lo sforzo creativo alla fatica e vi si accostano con un atteggiamento teso e nervoso. I malumori fanno presa su una mente vuota Pensare creativamente è il migliore antidoto contro i malumori. Questi stati d’animo fanno presa sulla vostra coscienza quando siete in uno stato mentale negativo o passivo. Il momento in cui la vostra mente è vuota è proprio quello in cui vi “viene la luna”, e quando ciò accade, il diavolo corre ad esercitare la sua influenza su di voi. Perciò sviluppate il pensiero creativo. Ogni volta che non siete attivi sul piano fisico, fate qualcosa di creativo nella vostra mente. Mantenetela così occupata da non avere il tempo per darvi ai malumori. Pensare creativamente è meraviglioso; è come vivere in un altro mondo. Tutti dovrebbero sviluppare questa facoltà. Prima di venire qui, io difficilmente predispongo una parola della mia conferenza, ma mi addentro nella coscienza del soggetto che ho scelto, e la mia anima incomincia a dirmi cose meravigliose. Quando pensate creativamente, non sentite, né il corpo, né le “lune”, vi mettete in sintonia con lo Spirito. La nostra intelligenza umana è fatta nell’immagine della Sua intelligenza creativa che rende possibile ogni cosa; e se non viviamo in questa coscienza, diveniamo un fascio di stati d’animo negativi. Pensando creativamente noi distruggiamo tali stati d’animo e in questo modo troveremo le risposte a tutti i nostri problemi e a quelli altrui. I cattivi umori sono come un cancro: corrodono la pace dell’anima. Ecco perché l’uomo soggetto ai cambiamenti di umore non riesce a liberarsi dei suoi guai. Ricordate: per quanto ogni cosa possa esservi andata male, non avete il diritto d’essere di malumore. Nella vostra mente potete essere vincitore. L’uomo soggetto a cambiamenti di umore, quando è vinto, ammette la sconfitta; ma l’uomo la cui mente rimane invitta, sia pure il mondo ridotto in cenere ai suoi piedi, è sempre il vincitore. Volete essere un prigioniero, o un conquistatore? Legandovi così strettamente ai vostri stati d’animo, vi rendete incapace di continuare la battaglia della vita. Non appena permettete ad essi di avviluppare la vostra mente, la volontà vi si paralizza. I diversi cambiamenti di umore annebbiano il cervello, sminuendo la facoltà di giudizio, cosicché i vostri sforzi vengono sprecati. Gli stati d’animo negativi sono i freni sulle ruote del vostro progresso Voi potete vincere i vostri malumori, per quanto terribili vi possano sembrare. Dovete prendere la decisione di non cedere mai più a qualche stato d’animo negativo; e se esso vi assale malgrado la vostra determinazione, analizzatene la causa e fate qualcosa di costruttivo per eliminarla. Non continuate a fare le cose in uno stato d’indifferenza, se questo è il vostro atteggiamento, perché l’indifferenza è il peggiore di tutti gli stati d’animo. In quei momenti, ricordatevi che non siete voi il creatore di voi stesso; Dio vi ha creato, ed è Lui che governa l’universo per voi. Qualunque sia il vostro lavoro, svolgetelo con entusiasmo, per Lui. Occupatevi di attività creative, perché Egli vi ha dato un potere infinito. Come osate fare di voi stessi un essere mentalmente fallito, solo per voler indulgere nei malumori che vi avvelenano? Liberatevi da questi stati mentali distruttivi. Essi sono, in realtà, i freni sulle ruote del vostro progresso. Finché non li rimuovete, non potete avanzare. Ogni mattina, ricordatevi che siete figlio di Dio e che, quali che siano le vostre difficoltà, avete il potere di superarle. Erede del cosmico potere dello Spirito, siete più pericoloso del pericolo! Un ragazzo intelligente non si prende la briga di lavorare su problemi semplici; egli gode a sfidare quelli difficili. Molte persone, invece, vengono spaventate dai problemi della vita. Io non li ho mai temuti, perché ho sempre pregato: “Signore, possa il Tuo potere crescere in me. Mantienimi nella coscienza positiva che, col Tuo aiuto, potrò sempre superare le mie difficoltà”. Pensate a un problema in modo costruttivo finché non riuscite più a pensare. Quando sto risolvendo un problema, vado fino all’ennesima potenza per coprire tutte le possibilità che portino alla soluzione, finché, onestamente, posso dire: “Ho fatto del mio meglio, e questo è tutto ciò che posso fare”. Poi lo dimentico. Una persona che conserva nella propria coscienza la preoccupazione per un problema diviene “lunatica”. Evitatelo. Quando si presenta un problema, invece di soffermarvi su di esso, pensate ad ogni possibile via d’azione per liberarvene. Se siete incapaci di pensare, paragonate il vostro guaio specifico a quelli, simili, di altre persone, e imparate dalle loro esperienze a discernere quali vie portano al fallimento e quali conducono al successo. Scegliete le misure che sembrano logiche e pratiche, e poi datevi da fare per porle in atto. L’intera biblioteca dell’universo è nascosta dentro di voi. Tutte le cose che volete sapere sono dentro di voi. Per portarle alla luce, pensate in modo creativo.

Consapevolezza ed Energia

Consapevolezza ed Energia Tratto dai dialoghi di Ramtha trascritti in “Come creare la propria realtà” e pubblicati in Italia da Macroedizioni. WWW.RAMTHA.COM WWW.MACROEDIZIONI.COM WWW.ALFA.IT/COLLABOR/VELODIMAYA/ Ramtha é solito dire che: “Consapevolezza&Energia creano la natura della Realtà”, ed usa molti disegni bidimensionali del cervello per spiegare come ciò avvenga. IL CERVELLO Osserviamo il nostro cervello: è composto dalla corteccia cerebrale o cervello giallo, emisfero destro e sinistro e dal cervello rettile, o cervelletto. Si chiama così perché lo si fa risalire all’era dei rettili, quando gli ominidi di quel tempo avevano, nella loro scatola cranica, un cervello medio ed un cervello rettile. Nient’altro. Il cervello rettile, quindi, è la parte che portiamo con noi nell’evoluzione, esistendo sin dall’inizio. Il primo ominide riceveva l’intelligenza dei suoi sei corpi e attraverso di esso, dispiegava un flusso di consapevolezza. Il cervello giallo, invece, non riceve nessun flusso di consapevolezza. Il cervello rettile è la sede del subconscio. Esiste poi sin dall’origine il cervello medio, sede di tutta la nostra attività medianica, sensibile alle radiazioni infrarosse. Se ricordate, abbiamo visto in precedenza che il nostro secondo corpo è quello che vibra proprio su questa frequenza, ed è la frequenza in cui entriamo nel momento della morte. Tornando agli ominidi, essi erano telepatici, come lo sono ancora oggi alcune popolazioni aborigene. Il loro cervello era pronto a ricevere le radiazioni infrarosse e l’infrarosso è la banda medianica. Così gli ominidi captavano e ricevevano il pensiero in tutta l’ampiezza delle bande, perché il loro cervello era un perfetto ricevitore. Captavano le comunicazioni con il cervello medio. La ghiandola pineale, spesso chiamata anima dell’uomo, è responsabile della produzione di due neurotrasmettitori, la serotonina e la melatonina, molto importanti per la nostra consapevolezza, perché ci danno gli impulsi della veglia e del sonno. Dalla melatonina, neurotrasmettitore che presiede al sonno, la ghiandola pineale fa anche un’altra cosa straordinaria: sintetizza una droga allucinogena chiamata pinealina. La ghiandola pineale è lo sciamano del cervello. La pinealina è l’allucinogeno che il subconscio usa per comunicare con le sfere più profonde, attraverso il sonno, quando ci accadono i sogni più lucidi. Significa che la pinealina, distribuita in tutta la corteccia cerebrale che dorme, attiva un processo neuronico permettendo alla mente subconscia di parlare alla mente consapevole. La pinealina apre la porta verso la mente subconscia e permette di fare esperienze extracorporee, di avere visioni sulla linea del tempo e di inoltrarsi nei livelli superiori di consapevolezza. Quando la kundalini sale ed arriva alla ghiandola pineale, al sesto sigillo, attraversa il talamo ed attiva contemporaneamente l’emisfero destro e sinistro del cervello.Tutti i neuroni cominciano quindi a produrre e, grazie alla pinealina, il cervello è in grado di registrare linee di tempo che risalgono sino all’eternità. L’ipofisi è il settimo sigillo. Influenza direttamente il cervello giallo e tutte le ghiandole del corpo, secernendo degli ormoni che influenzano la ghiandola pineale. La ghiandola pineale a sua volta secerne i suoi ormoni ed i suoi neurotrasmettitori ed attiva tutte le altre ghiandole del corpo. Abbiamo detto che i primi ominidi non avevano il cervello giallo; non avevano neppure l’ipofisi; il settimo sigillo si è formato gradualmente come ghiandola in relazione all’uso che si è fatto dell’energia. Il cervello giallo si formò quando arrivarono gli Dei e mescolarono i loro geni a quelli degli esseri primitivi, fissandoli nel DNA umano. Abbiamo, nel corso del tempo, fatto ben poco uso della corteccia cerebrale, solo per far funzionare il corpo, per sviluppare il linguaggio, per utilizzare la memoria; la abbiamo usata nella sua forma più elementare. La maggior parte della corteccia cerebrale resta inutilizzata. Abbiamo detto che la nostra realtà si può cambiare, vero? Possiamo anche dire che qualunque cosa noi abbiamo nel nostro lobo frontale diventa realtà. Il lobo frontale, detto anche area del silenzio, è l’area in cui tutti coloro che si dedicano alla meditazione si sintonizzano. Qualunque cosa il nostro cervello metta lì, diventa legge ed il cervello influenzerà tutti i campi energetici, mantenendone lo status o cambiandolo. Il cervello giallo è stato creato per produrre immagini olografiche, quello cioè che è il pensiero. Il cervello è una macchina perfetta per immaginare ed è la corteccia cerebrale che costruisce le immagini. Le immagini che sono nel lobo frontale sono una premessa della realtà. Creano la realtà. Permettono la realtà. La rendono eterna o la cambiano. Questo è ciò che la scienza chiama l’osservatore. Il cervello giallo quindi è un grande architetto; il suo compito è quello di disegnare archetipi. Il suo compito è quello di pensare coerentemente. Il suo compito è quello di procurare al nostro Spirito la più grande quantità di immagini possibile, perché senza di esse non possiamo collassare l’onda in particella. Pensiamo per un momento: se ogni giorno noi fossimo veramente consapevoli dei nostri pensieri, vedremmo che una catena di pensieri è alla base dell’immagine che ci necessita per creare la vita nella realtà in cui ne facciamo esperienza. Se cambiassimo improvvisamente immagine, cambieremmo anche realtà. E’ così semplice. L’unico problema e l’unico blocco è l’analisi, il giudizio. Questo è l’errore che noi tutti facciamo: pensiamo ad un desiderio, ne costruiamo l’immagine, attraverso il nostro cervello giallo creativo ed immediatamente dopo, cosa facciamo? Lo analizziamo e lo giudichiamo (”non può essere”, “è solo un sogno”, “non me lo merito”, eccetera eccetera) Anche se l’immagine è nel lobo frontale, pronta ad essere trasformata in realtà, non le è permesso di fare nulla, giudicata e soppesata,vi si pensa sopra, se ne parla, non viene lasciata in pace. Finchè sarà sotto analisi, l’immagine non si manifesterà mai. Finchè analizziamo, priviamo di energia, di creatività le nostre immagini. Se le permettiamo, diamo loro la più grande energia che ci sia. Se comprendiamo veramente come funziona il nostro cervello, come può influenzare l’energia e la realtà, dovrebbe risultarci chiaro che tutto è possibile di mutamento, che non c’è nessuna legge scritta che proibisce di usare in qualche campo ciò che è nascosto. Noi possiamo creare ogni cosa, ma è la pigrizia che non permette l’applicazione di questa disciplina. Però funziona. Se riuscissimo ad avere la forza di tenere vive le nostre immagini, a dispetto di tutta la realtà esterna, otterremmo sempre ciò che vogliamo. CONSAPEVOLEZZA ED ENERGIA L’energia riguarda la conoscenza che è rappresentata dalla kundalini, o serpente. Questo perché un’onda di energia assomiglia ad un serpente. L’energia non inizia e non finisce a caso. Inizia con un pensiero e finisce con un pensiero. Due livelli di consapevolezza contengono energia. L’energia si muove ad onde. Il livello di consapevolezza che viene espresso dall’esperienza ci dice che tipo di energia dobbiamo aspettarci. Se abbiamo un’intelligenza molto avanzata, ciò che è chiamato un alto livello di consapevolezza, allora grazie ad esso cominciamo a sentire esplosioni di energia potente. Gli esseri che sono capaci di manifestare i loro pensieri, sanno irradiare questo tipo di energia. Gli esseri che invece sono lenti e pigri, che vivono unicamente sulla linea del tempo del primo livello, hanno un’energia ad onde lunghe, che inizia e finisce con pensieri e conclusioni. Che cosa significa onda di energia? Che cosa vuol dire avere percepito in una persona una splendida energia, o in un’altra persona un’energia dannosa? Significa che in sé l’energia è vergine, ma che nello stesso tempo è portatrice di pensiero: è pensiero in movimento. Se quindi una persona ha un’energia dannosa lo si avverte perché è la sua consapevolezza che fluendo attraverso il suo cervello emana quella forma di mente. E quella mente domina quel campo di energia, e noi la captiamo nel nostro cervelletto (mente subconscia) che è quella parte del cervello che decifra l’energia trasformandola in campi di pensiero. L’energia non è né buona né cattiva, né positiva né negativa: Alla luce dell’eternità non c’è nulla che sia buono o cattivo, c’è soltanto qualcosa che in noi, che siamo riflesso di Dio, viene riconosciuta come eco della divinità, a livello della nostra personale conoscenza. Guardate lo spazio intorno a voi: valutate lo spazio, sentite l’energia? È viva o morta? Che cos’è ciò che non vedete? Questo spazio è l’occulto, è l’invisibile, è un campo di energia che gira intorno a voi ed in questo campo esistono energie e potenziali. L’atmosfera nel tempo lineare, i campi che costituiscono gli elementi della terra, del sistema solare e della nostra galassia sono fatti dello stesso campo energetico in stadi diversi di evoluzione. E’ lo stesso campo energetico in stadi diversi. Che cosa è divino in noi? Consapevolezza ed Energia che sono congelate attraverso i meccanismi del cervello umano. Se siamo circondati di consapevolezza ed energia, che sono portatori di potenziali, cosa influenza allora i campi? Il pensiero. E’ ciò che si chiama l’osservatore. E dov’è l’osservatore? E’ nella nostra testa. Ogni volta che noi creiamo un pensiero, influenziamo il campo intorno a noi. Come? Tutta la materia è composta di particelle subatomiche. Abbiamo il nostro nucleo atomico, con elettroni e positroni che gli orbitano intorno, che creano tutta la nostra materia, la nostra realtà, compongono i vari elementi. Perché noi gli permettiamo di farlo, ritenendolo ovvio. Noi siamo così sicuri della realtà che ci circonda, che la creiamo e ricreiamo attimo dopo attimo. Tutto dipende quindi dall’osservatore. Il campo di energia non si vede perché è in movimento; nel momento in cui smettete di guardare, vedete delle piccole luci, che non sono altro che l’onda di energia che collassa e diventa particella con una luce orbitale che è chiamata elettrone. Nel momento in cui smettiamo di focalizzarci sul campo visibile, le luci scompaiono. Allora tutto ciò che vediamo, è ciò che vediamo intorno a noi. Finchè ignoriamo il campo invisibile, esso rimane inerte, non lo attiviamo. Nel momento in cui ci focalizziamo su ciò che non si vede, che è occulto, lo sveliamo. Consapevolezza ed energia creano la natura della realtà. Ogni oggetto solido è reso solido dal creatore di quell’oggetto. E il creatore di quell’oggetto concorda con il fatto che è solido, e quindi rimane solido. Che cosa accadrebbe se un mattino, svegliandoci non fossimo più nella nostra stanza da letto, ma proiettati in un altro universo? Dipende. Se svegliandoci pensassimo:”cosa è successo alla mia stanza?” cercandola la ricreeremmo immediatamente. Se invece svegliandoci, fossimo certi di essere veramente in un altro universo, quella sarebbe la nostra nuova realtà. Qualsiasi cosa pensiamo, influenza l’energia: o libera l’energia dal suo passato, o la collassa nel suo futuro. Quando ci focalizziamo su di essa, diventa massa, quando la dimentichiamo se la gode e ritorna al suo movimento ondulatorio. Sul nostro piano di energia abbiamo l’atmosfera di tutti questi potenziali, ma focalizzando la nostra energia e la nostra consapevolezza sui bisogni del nostro corpo, non ci spostiamo in altri piani. Il nostro corpo è geneticamente prestabilito per essere quello che è. Ha il suo pilota automatico e noi che nasciamo in questo corpo, gli permettiamo di essere quello che è. Sino a quando lasciamo che sia il pilota automatico a guidare il nostro corpo, tutto nella nostra vita è prestabilito. Nulla di nuovo entra o esce da essa. Giorno dopo giorno permettiamo che sia il nostro corpo a creare la realtà, ma il nostro corpo sa solo sopravvivere: ha bisogno di mangiare, di dormire e di evacuare. E dopo che si è liberato delle sue scorie, ben riposato e pasciuto, nella pausa tra un desiderio e l’altro, è ringiovanito. La maggior parte delle persone non va mai oltre il livello della sopravvivenza, non si inoltra mai nello spazio libero della creatività, e così la magia, come è chiamata, non lo sfiora mai. Se il corpo o il cervello operano in base alla vita del giorno dopo giorno, che cosa porterà il domani? A guadagnarsi la vita per nutrire e difendere il nostro corpo. Perché la magia è così importante? Perché non accade mai apertamente a coloro che vivono una vita governata dai meccanismi della sopravvivenza, ai meccanismi genetici. Perché è lo Spirito in noi, l’osservatore in noi, che ha il potere di svelare ciò che è occulto. Volete andarvene da questa vita? Pensate che sia così terribile? Eppure è una benedizione. Perché se morirete questa notte, tornerete a rinascere in questo tipo di esistenza. E che tipo di genitori avrete? Dei genitori che corrisponderanno al vostro attuale livello di accettazione. Questo corpo morirà ed anche il cervello con tutta la sua memoria cognitiva. Riassumerete un corpo nuovo che dovrete nuovamente sviluppare, non ricorderete questa vita, ma se svilupperete l’immaginazione, la capacità di prendere la conoscenza e di trasformarla negli elementi fondamentali per la creatività del pensiero, se accetterete quel pensiero, allora esso influenzerà quel campo. Ciò che era si dissolverà e comincerà a trasformarsi, non in ciò che è già stato, ma in ciò che sarà. Quando ci svegliamo consapevolmente, arriva un momento in cui sappiamo. Improvvisamente ci separiamo dalla nostra ignoranza e ci eleviamo in un cielo di libertà. Nel momento in cui sappiamo che il nostro pensiero influenza la nostra vita, incominciamo a badare al nostro modo di pensare e lo discipliniamo. Se lo Spirito si risveglia, ci libererà. La gioia non riguarda la fisicità. La gioia significa essere signore della fisicità, non schiavo di essa. Quindi se abbiamo creato ogni cosa, ogni esperienza nella nostra vita, siamo responsabili di tutto ciò che abbiamo fatto verso noi stessi, dei nostri successi e dei nostri fallimenti, della nostra felicità e della nostra depressione. Abbiamo cambiato posizione all’osservatore. Abbiamo impostato la nuova verità del nostro potere, sappiamo che qualsiasi realtà e quella che ci creiamo. Rimane solo una nuova domanda che possiamo porci: cosa voglio, ora, creare nella mia vita, attraverso Consapevolezza ed Energia? Ciò che sogniamo, ciò che teniamo nella mente come pensiero focalizzato, dissolverà le realtà del passato. La vita comincerà a cadere in pezzi. Questo è cambiamento, non è vero? La vita vissuta sulla linea del tempo è rimasta bloccata e continua a reincarnarsi. Che cosa c’è oltre? C’è qualcosa di più da vivere, di più da essere, di più da conoscere? Sì, che c’è. Ed allora, per entrare nella nuova linea del tempo, dobbiamo dissolvere il passato, che ci tiene legati alla colpa, alla negatività, alla paura, al timore del cambiamento. Che cosa può accadere quando ci focalizziamo su qualcosa di splendido? Molte cose scompaiono perché l’energia che le tiene insieme deve essere liberata perché ciò che sogniamo possa riformarsi, in modo nuovo. Per molto tempo ci è stato detto: Dio è Amore. Lo abbiamo sentito, ma mai compreso. Che cosa significa? L’amore è l’atto del continuo dare. Non è prendere. Dio dà e mantiene il principio della Vita perché possa essere esplorata. Dio non è capace di giudicare, di condannare, di odiare. Per Dio esiste solo il permettere. Dio è Amore. Quando impareremo ad amare noi stessi, impareremo ad amarci così come siamo. Cesseremo di giudicarci come un fallimento o un successo, cesseremo di sentirci in colpa per il nostro passato, lasceremo perdere i nostri nemici, perché se li lasceremo perdere, essi lasceranno perdere noi. Avere un nemico e tenerlo sempre presente nella propria mente richiede un’enorme quantità di energia. Amare se stessi significa perdonarsi. Non aspettiamoci che altri ci amino: non ne sono capaci. Aspettiamoci di amarci per noi stessi, concedendoci libertà e pace. Se diamo tutto questo a noi stessi, lo trasmettiamo anche agli altri. Concediamo agli altri il diritto di commettere errori. La virtù non è astinenza dalla vita: è viverla nella vita. Celebriamo il fatto di essere in vita. Le persone che prendono sono vittime; se pensiamo che la vita ci debba qualcosa, che qualcuno nella nostra vita ci debba qualcosa, sbagliamo. Nessuno ci deve nulla. Siamo persone che prendono, che non danno. Impariamo a dare, impariamo ad incarnare il divino in noi, e questa è una risorsa che non ha fine. Essere e vivere ciò che è chiamato Dio interiore significa avere cuore leggero, essere leggeri e gioiosi, sentire la vita con leggerezza e non come un peso. Questo Dio che stiamo imparando a conoscere, non ha mai giudicato niente e nessuno: è la Fonte. Non dice mai: “lo vuoi, ma non lo puoi avere”, “devi dire ti dispiace, allora te lo darò”. Dovrebbero togliere Yeshua ben Joseph da quella croce. Che triste visione! Serve solo a farci sentire in colpa. Questi messaggi, come qualcuno ha detto, ci danno speranza, prima di tutto perché possono abbattere quel muro di ignoranza che non permette la conoscenza. IL CAMPO AURICO Aura è il termine metafisico che indica una duplice banda di energia che circonda tutti gli esseri umani. E’ molto specifica, nella sua energia, perché è composta da diversi livelli di frequenza con diversi livelli di consapevolezza. Il campo aurico si stende intorno a noi, sino a dove possiamo allargare le braccia, e comprende il nostro capo e la punta delle dita dei nostri piedi. Siamo tutti inglobati in questo doppio campo; il primo termina al gomito, il secondo alla punta delle dita. Entrambi girano intorno a noi. Solo la parte del campo aurico è visibile, percepibile dal nostro cervello e ce ne possiamo accorgere, se mettessimo una persona davanti ad un telo scuro in una stanza con poca luce. Il nostro occhio distinguerebbe la luminescenza della frequenza più bassa del campo che ci circonda. Ora torniamo a considerare la triade che abbiamo visto prima. Abbiamo visto in essa sette livelli, abbiamo visto come è occorso l’intervento del tempo per rallentare la velocità di discesa dell’energia dal 7° al 1° livello. Abbiamo visto che siamo scesi attraverso il tempo e lo spazio nell’involuzione sino all’attuale linea del tempo. Tutti abbiamo un’eco, tutti abbiamo contribuito a creare l’atmosfera e la mente di ciascuno dei sette livelli. Abbiamo tutti un corpo che esiste già su ciascuna linea del tempo. Qui abbiamo un corpo nella sua forma fisica ed abbiamo un corpo su ciascuno dei sette livelli. I corpi che abbiamo lasciato dietro di noi sono un’eco. Sono una mente. Sono arrotolati, come l’energia del serpente, ed aspettano di essere dispiegati. Ed ecco che ritorniamo a valutare le frequenze che abbiamo già visto prima, frequenze sulle quali vibrano i nostri sette corpi: il primo corpo vibra su di una vibrazione hertziana il secondo corpo vibra sull’infrarosso il terzo corpo vibra sullo spettro della luce visibile il quarto corpo vibra sull’ultravioletto il quinto corpo vibra sulla frequenza dei raggi x il sesto corpo vibra sulla frequenza dei raggi gamma il settimo corpo è nell’infinito sconosciuto Quando vogliamo accedere ad uno di questi corpi, ci focalizziamo su uno dei livelli secondo il nostro livello di accettazione; così iniziamo a dispiegare l’atmosfera di quel livello, che diventa consapevolezza che entra nel cervello attraverso la sua parte posteriore, chiamata cervello rettile, che attiva la corteccia cerebrale. E’ un flusso della mente quello che attiva la corteccia cerebrale e crea un luogo dove si sta così bene che ci si meraviglia di come non si sia potuto incontrarlo prima, goderne prima; nel momento in cui lo lasciamo, pensiamo che è stato solo un sogno, perché quel luogo si sarà di nuovo arrotolato in un’altra atmosfera. I nostri sette corpi, sono contenuti nel corpo fisico ed irradiano ciò che viene chiamato campo aurico. Tutti i corpi sono contenuti nella materia informe che costituisce l’incarnazione fisica che abbiamo oggi. Tutti i corpi sono rimasti nella ruota delle incarnazioni ed in quella ruota non sono mai andati oltre il terzo livello. In ogni vita, non siamo mai andati oltre i nostri tre corpi di consapevolezza, anche se in noi erano contenuti altri quattro corpi radianti. Arrivare alla luce non è la fine della storia: è solo un luogo familiare. Nel corpo radiante di luce sono contenuti altri quattro corpi attraverso i quali si accede a diversi livelli di tempo. Sono il nostro veicolo per arrivarci. Nella nostra ultima vita non siamo andati oltre la luce. Nella luce abbiamo rivisto la nostra vita precedente, dispiegando l’energia che ci ha fornito uno schermo vivente dove abbiamo rivisto le nostre azioni, chi eravamo, come è stata la nostra evoluzione. E quando abbiamo deciso di tornare, lo abbiamo pensato con un corpo di luce, certi che avremmo potuto fare meglio in un corpo fisico. Abbiamo pensato con un cervello corrispondente al corpo in cui ci siamo trovati. Quando si muore, si va direttamente nell’infrarosso; è un reame medianico. In questo reame appare il fascio di luce, noi lo percorriamo ed in realtà passiamo dalla zona inferiore dell’infrarosso a quella superiore, ed entriamo quindi nella luce. Chi è la luce? NOI. E’ li che rivediamo tutto, attraverso l’energia del nostro terzo corpo. Tutto ciò che abbiamo continuato a fare sinora, è tornare a tutto questo, non abbiamo mai esplorato l’energia degli altri quattro corpi radianti, che sono ciò che è occulto. Così abbiamo continuato a riciclare il nostro corpo di luce, il corpo infrarosso ed il corpo fisico, ma dobbiamo ancora svelare i quattro reami superiori. Lo studio della meccanica quantistica (i quanti sono pacchetti di energia) dice, e l’esperienza dello scienziato lo conferma, che qualunque cosa pensiate che una particella possa essere, lo sarà. Il comportamento della particella dipende dall’osservatore. Per esempio, gli scienziati hanno concluso che l’elettrone di un atomo di idrogeno è in orbita perché quando li hanno studiati hanno visto diverse traiettorie attorno al nucleo. Ma quando arrivarono a comprendere che l’osservatore influenza le particelle, arrivarono alla conclusione che non c’è nessuna particella, ma solo una nuvola di elettroni intorno al nucleo. Hanno scoperto l’elettrone quando si aspettavano di trovarlo. Immaginate allora cosa fanno tutti questi atomi quando noi ci distraiamo e ci giriamo dall’altra parte? Ci giriamo e gli atomi spariscono; quando torniamo a guardarli, tornano ad esserci. Come sappiamo che la Terra c’è ancora quando andiamo a dormire? Perché ne siamo certi, perché creiamo quella realtà, la confermiamo sulla linea del tempo. Se è così, anche la mente del più umile degli uomini serve a mantenere costantemente la forma. Che cos’è una legge? Una legge dice che si deve obbedire alla forma e non farlo significa andare contro la legge. Noi così operiamo secondo la legge della convenzione. Conveniamo che le cose stanno proprio così. LA KUNDALINI E I SETTE SIGILLI Il potere della triade non solo circonda il nostro corpo, ma è anche racchiuso in esso. Il corpo umano ed il suo cervello ha sette centri, chiamati sigilli. Questo significa che ciò che è importante per noi è dove sta la nostra energia. Ogni sigillo ha qualcosa a che fare con i nostri atteggiamenti; soprattutto con i tre sigilli inferiori, che sono aperti in tutti e lo devono, per poterci dare l’energia che ci tiene in vita. Significa che sono i tre sigilli che ci garantiscono la sopravvivenza, che funzionano sul piano tridimensionale della Terra e con il suo flusso del tempo. Qualsiasi cosa pensiamo, apre l’energia del nostro corpo. Nel flusso lento del tempo, l’energia esce a spirale dai primi tre sigilli e si manifesta come sessualità, sofferenza o potere. Quante persone riusciamo ad influenzare con questi atteggiamenti? Ma nel nostro corpo esistono altri quattro corpi radianti superiori, che, se attivati, ci farebbero avere la consapevolezza a livelli superiori, e potremmo essere in grado di influenzare con frequenze nuove la nostra realtà attuale. Parliamo di Kundalini: è un vecchio termine ed una legge antica. Dice che in ogni essere umano dorme un serpente arrotolato; il serpente è l’energia della vita e giace alla base della spina dorsale. Questa energia è riservata per qualcosa di molto speciale , qualcosa che è nascosto e riservato per l’evoluzione umana. Si dice che quando il serpente si alza, si divide in due; la via che partendo dalla base della spina dorsale sale sino alla parte anteriore della corteccia cerebrale, è definita il viaggio. E’ il viaggio dell’illuminazione, che avviene quando il serpente si sveglia e comincia a dividersi e danzare attorno alla spina dorsale. E’ una energia potente, che sale e scende lungo la colonna, ionizzando il fluido spinale e cambiandone la struttura molecolare; quando il serpente danza, cambia anche lo schema di base del DNA dell’intero corpo. La fine del suo viaggio è il centro del nostro cervello medio. Il cervello rettile, invece, avvolge la parte superiore del tronco encefalico; assomiglia alla rete di una ragnatela. Il luogo dove risiede il subconscio è il cervello rettile. La formazione reticolare è in realtà un sistema di interruttori che permette a certe informazioni di passare e di arrivare alla corteccia cerebrale. Quest’ultima è come un computer e qualunque cosa vi si programmi diventa realtà ed influenza soprattutto il corpo. Quando l’energia del serpente sale, ionizza l’intero fluido che scorre in su ed in giù lungo la spina dorsale. E quando arriva alla formazione reticolare, apre tutti gli interruttori. Che cosa significa? Che tutte le porte verso il subconscio vengono spalancate. Quando arriva al cervello medio, trova un essere chiamato talamo. Anticamente esso era detto “il guardiano della porta”. L’energia della Kundalini attiva ed apre questa porta, e il talamo è un punto critico nel cervello medio perché è anche il protettore della ghiandola pineale. Il talamo è il punto in cui tutte le linee principali che provengono dalle terminazioni nervose si incontrano con le fibre della formazione reticolare; è il punto in cui vengono azionati degli scambi. Quando la Kundalini apre questa energia, tutto ciò che vi era rimasto nascosta in forma di subconscio fluisce liberamente verso un punto del cervello chiamato lobo frontale. Tutto ciò che fluisce è l’antica conoscenza che emerge, permettendo al subconscio di accedere pienamente alla nostra mente consapevole. La Kundalini è lo strumento della completa illuminazione. Cosa significa? Significa riuscire a vedere oltre il velo, per conoscere ciò che non è mai stato conosciuto e riuscire a sperimentare in un momento tutto ciò che c’è. Tutto ciò che abbiamo vissuto e che vivremo, in un momento può essere svelato. A livello filosofico, la Kundalini è un’energia che esiste solamente nel totale allineamento con il momento presente, l’unico momento in cui questa energia esiste. Avete presente il caduceo? Il simbolo rappresenta la salute. La verga può essere paragonata alla spina dorsale, il due serpenti che salgono e si fronteggiano in cima possono essere paragonati alla Kundalini e le ali ai lati della sfera possono essere assimilati alla libertà, alla guarigione completa. Questo antico simbolo ci dice che possiamo inoltrarci nel momento presente focalizzandoci su una salute radiante. Se riusciamo a tenere il momento presente, accade esattamente ciò su cui ci stiamo focalizzando ed abbiamo la guarigione. Questo è il potere di salita dell’energia che cambia, ionizza il campo magnetico e ristruttura il DNA. Quante persone sono guarite con l’aiuto della mente? Ecco come hanno fatto : 1° SIGILLO: rappresenta la sopravvivenza e la procreazione 2° SIGILLO: rappresenta la sofferenza e spesso è collegato alla sopravvivenza ed alla procreazione 3° SIGILLO: plesso solare, rappresenta il potere 4° SIGILLO: collegato alla ghiandola del timo, l’inizio della trasmutazione 5° SIGILLO: collegato alla tiroide, dire e vivere la verità senza dualismo 6° SIGILLO: collegato alla ghiandola pineale, si attiva quando l’energia comincia a penetrare la mente inconscia ( il velo di Maja ) 7° SIGILLO: collegata all’ipofisi situato sulla fronte attiva chimicamente la parte latente del cervello I SETTE CORPI O IL CAMPO AURICO Abbiamo un corpo nella sua forma fisica ed abbiamo un corpo su ognuno dei livelli del triangolo. I corpi che abbiamo lasciato dietro di noi sono un’eco, sono una mente; sono arrotolati ed aspettano di essere dispiegati. Quando vogliamo accedere ad uno di quei corpi, lo facciamo focalizzando la nostra consapevolezza e la nostra energia su uno di quei livelli, secondo il nostro livello di accettazione. E quando lo facciamo, iniziamo a dispiegare l’atmosfera di quel livello, ed essa diventa consapevolezza che entra nel nostro cervello attraverso la sua parte posteriore, chiamata cervello rettile. E’ un flusso della mente che entra direttamente dalla parte posteriore del cervello ed attiva la corteccia cerebrale. Quando questo capita, quel livello di consapevolezza è un luogo talmente caro, familiare, che sembra di essere “tornati a casa”; ma nel momento in cui lo lasciamo, penseremo che sia stato un sogno, perché si sarà nuovamente arrotolato in un’altra atmosfera, in un’energia diversa. Da tanto tempo, questi corpi ci accompagnano, sono rimasti con noi nella ruota dell’incarnazione ed in quella ruota non sono mai andati oltre il terzo livello. Che cosa significa questo? Significa che in ogni vita oltre ai primi tre corpi erano contenuti in noi altri quattro corpi radianti; quando noi dipartiamo, siamo nel terzo corpo ed in quel corpo di luce sono contenuti gli altri quattro corpi; arriviamo alla luce, ma non andiamo mai oltre. Nella luce, abbiamo rivisto la nostra incarnazione, nel nostro corpo di luce, come un film che ci dà la possibilità di valutare quale evoluzione abbiamo raggiunto. Dispiegando l’energia, dal nostro terzo corpo, comprendiamo la nostra evoluzione. E quando decidiamo di tornare, lo decidiamo da un corpo di luce, consapevoli che potremmo fare di meglio in un altro corpo fisico; mentre prendiamo questa decisione, ci sono altri quattro corpi potenziali contenuti nella luce. E ciò che abbiamo fatto finora è stato di accettare di tornare a questo; non abbiamo mai utilizzato i nostri quattro corpi superiori. Yeshua ben Joseph, il Cristo, è venuto in Terra per dimostrare che c’era vita dopo la morte. Ed il modo in cui lo fece, fu di sacrificare la propria vita. Così dovette lasciar morire il proprio corpo e dovette dispiegare tutti gli altri corpi, sino al settimo livello, per poter dire : “Io e mio Padre siamo Uno”. Dovette abbandonare il corpo di luce, per manifestare il corpo blu; dovette abbandonare il corpo blu ( che è Shiva ) per manifestare il corpo d’oro. Dovette abbandonare il corpo d’oro per entrare nel corpo rosa e quindi andare nell’Infinito sconosciuto; e fu da questo stato che resuscitò il suo corpo e gli diede vita. Gli diede vita eterna. Il suo corpo fisico vibrava allora alla velocità della luce, che corrispondeva al livello della sua consapevolezza. Dio era ora uomo, elevò la sua vibrazione e ne ricostruì la materia fisica ed elevando la sua frequenza permise alle sue particelle di entrare nello spazio libero. E quando scomparve, scomparve al livello della luce. Fu allora chiamato il Cristo, il Risorto. LA KUNDALINI ED I SETTE CHAKRAS Il nostro corpo, il nostro corpo fisico, ha sette chakras, o ruote di energia, che sono come sigilli per accedere ai nostri potenziali sette corpi sottili. Le bande di energia sono ciò che tiene insieme il nostro corpo fisico, in accordo con i sigilli. In ogni essere umano, l’energia esce a spirale dai primi tre centri, e si manifesta come sessualità, sofferenza e potere. Chi di noi è immune dall’influenza di questi atteggiamenti? Se riuscissimo a sbloccare i sigilli superiori attiveremmo i nostri livelli superiori di consapevolezza. Se facessimo questo, potremmo cambiare tutta la nostra realtà, ricrearla, con la maggiore consapevolezza di una mente superiore. Poiché lo Spirito creatore è presente ad ogni livello della sua manifestazione, è presente ovunque nel nostro corpo, che può essere paragonato ad un palcoscenico, eretto tra cielo e terra su cui si svolge il dramma cosmico dell’anima. Proprio attraverso la conoscenza del percorso della manifestazione nel nostro corpo, possiamo fare i primi passi verso la consapevolezza più profonda. Ogni cellula del nostro corpo è energia condensata; è un centro di energia, che emana luce pulsante. Ogni cellula porta nel proprio nucleo un centro di forza condensata, la doppia elica, che racchiude in sé la conoscenza, diventata materia, di tutti i nostri caratteri ereditari, i processi fisiologici, i talenti, le forze mentali, le forze emozionali. Così le energie ruotanti dei sette punti energetici chiamati chakras, possono costituire un modello differenziato capace di tradurre quali forze fondamentali agiscano in ognuno di noi, associate a quella che può essere definita la “consapevolezza materiale”, che troviamo in ogni forma di vita e che organizza la vita organica. Se scendiamo lungo la scala dell’involuzione, troviamo il settimo chakra, collocato sopra la sommità del capo, come ispirazione creatrice di tutto ciò che noi siamo. Da qui inizia la manifestazione attraverso il corpo. Il sesto chakra , posto tra le sopracciglia,ci introduce alla polarità. L’unità si divide e diventa dualità. E’ considerato il centro dei nostri pensieri e della funzionalità mentale; chiamato anche terzo occhio, ha una grande importanza nella nostra crescita consapevole verso una nuova realtà. Il quinto chakra , nella zona della gola, rappresenta la creazione che si manifesta attraverso i cinque sensi ed è sottoposta alla legge degli elementi. In questo caso l’elemento è l’etere, la vibrazione, in cui si spande il suono creatore, simbolo del chakra. In questo centro troviamo il potenziale della nostra creatività. Il quarto chakra è situato all’altezza del cuore, rappresenta l’elemento aria ed è il centro di comunicazione tra i centri inferiori e quelli superiori. Il cuore è simbolo di amore ed il quarto chakra significa proprio questo, a livello emozionale: la manifestazione dell’amore. Il terzo chakra è al livello del nostro plesso solare, associato all’elemento fuoco ed il potenziale emotivo è il potere, la forza. Il secondo chakra è all’altezza dell’osso sacro, poco sotto l’ombelico, rappresenta l’elemento acqua, la sessualità e la fluidità o rigidità nella vita sono i potenziali emotivi. Il primo chakra, situato alla fine del coccige, rappresenta l’elemento terra, il nostro radicamento e la nostra forza di sopravvivenza. La manifestazione si è compiuta. Ogni centro di energia, è collegato quindi ad una carica emotiva, oltre che alle principali ghiandole che regolano le funzionalità del corpo; siamo in una visione olistica di noi stessi, nel nostro insieme, corpo, mente, anima; siamo altresì collocati nella visione del tutto, dell’unità, attraverso le rappresentazioni degli elementi etere, aria, fuoco, acqua e terra. Tutto è ancora una volta racchiuso in noi, perché noi siamo la manifestazione.