domenica 27 settembre 2009

Musicoterapia e audioterapia video

Musicoterapia e audioterapia video

Elementi di base e Riflessioni con Marco Stefanelli

La Musicoterapia è l'uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) da parte di un musicoterapeuta qualificato, con un cliente o un gruppo, in un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l'apprendimento, la motricità, l'espressione, l'organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive. La Musicoterapia mira a sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dell'individuo in modo tale che il paziente o la paziente possano meglio realizzare l'integrazione intra e interpersonale e consequenzialmente possano migliorare la qualità della loro vita grazie ad un processo preventivo, riabilitativo o terapeutico.

(Federazione Mondiale di Musicoterapia)



http://www.sublimen.com/

http://www.amadeux.net/

http://www.marcostefanelli.com/

martedì 22 settembre 2009

LA GHIANDOLA PINEALE


LA GHIANDOLA PINEALE

di Francesetti, Gecele, Meluzzi

Secondo gli studi storici eseguiti dal neutoanatomista J. Ariens Kappers, (l979), la ghiandola pineale fu scoperta più di 2300 anni fa da Herophilus (325-280 a.C.) un anatomico alessandrino, il quale riteneva che essa controllasse il flusso della memoria. La letteratura indiana antica presenta numerosi riferimenti alla pineale come organo di chiaroveggenza o di meditazione, che permetteva all'uomo di ricordare le sue vite precedenti. Per i buddisti, quest'organo costituisce il "terzo occhio" che, se aperto, penetra nelle dimore di cose ineffabili. Finché il terzo occhio dorme l'adepto rimane inconsapevole dell'ineffabile. Sono tuttavia descritte molte tecniche per permettere agli aspiranti di "aprirlo", una di queste è la meditazione. Questo terzo occhio è stato anche ampiamente rappresentato nelle opere di arte sacra orientale dove accade frequentemente di incontrare delle figure umane dotate di un occhio che si apre al centro della fronte. Il segno indù delle caste si trova in un punto scelto comunemente per simbolizzare l'"occhio", e anche il colore utilizzato rappresenta lo spazio di sviluppo spirituale.

L'epifisi assume un ruolo importante anche nella visione energetica dei sette chakra dell'uomo. Gli studi classici della medicina greco-romana considerano l'epifisi una struttura capace di materializzare e guidare il fluido del pensiero dal terzo al quarto ventricolo cerebrale, attraverso, cioè, quel sistema di canalicoli e cisterne nei quali fluisce il liquido cefalo-rachidiano. Galeno, medico del II secolo a.C., considerò la pineale come una struttura simile alle ghiandole linfatiche. Questa interpretazione venne accettata nella cultura occidentale per molti secoli, finché in epoca rinascimentale, qualcuno non tornò ad occuparsi di ghiandola pineale. Nel 1640, Descartes definisce l'epifisi come "la sede dell'anima" e anello di congiunzione tra res cogitans e res extensa, postulando anche l'esistenza di una connessione occhio - epifisi - muscolo e attribuendo così, intuitivamente, un significato funzionale all'epifisi come mediatore degli effetti della luce sull'apparato muscolare. Questa piccola struttura cerebrale era quindi in grado di trasformare un immateriale pensiero in un'azione e di risolvere in questo modo, molti problemi alla costruzione filosofica cartesiana. In seguito, sotto l'influenza del pensiero cartesiano, molti studiosi del XVII e XVIII secolo associano la pineale e le sue calcificazioni alla pazzia e alla patologia psichiatrica in genere.

Da allora la pineale resta sostanzialmente nell'oblio e l'aggettivo "vestigiale" è quello più frequentemente applicato a questa ghiandola.

Tuttavia recenti ricerche psiconeuroendocrinoimmunologiche hanno riportato l'attenzione sull'epifisi. Le attuali conoscenze neurofisiologiche evidenziano come la pineale non sia semplicemente una ghiandola, ma, come la midollare del surrene, un trasduttore neuroendocrino: converte infatti un input nervoso, un neurotrasmettitore, in un output ormonale che va in circolo. L'input nervoso è la noradrenalina, rilasciata dai nervi ortosimpatici postgangliari, l'output ormonale è in primo luogo la melatonina. la sua sintesi della serotonina è catalizzata da due enzimi (n - acetil - transferasi , SNAT, e idrossindol - O - metil transferasi o HIOMT) che sono caratteristici della pineale. I pinealociti sintetizzano esso stessi la serotonina dal triptofano aminoacido essenziale, tramite la stessa via utilizzata nei neuroni. La sintesi e la secrezione di melatonina sono regolate dalla percezione della luce: è interessante osservare che la pineale deriva da un organo fotorecettoriale, funzionalmente "un terzo occhio", presente in alcune specie di rettili ed anfibi. La pineale dei mammiferi non risponde però direttamente alla luce, ma l'impulso luminoso, raccolto dalla retina, giunge al nucleo sporachiasmatico, regione coinvolta nella genesi dei ritmi biologici; di qui l'informazione passa all'ipotalamo laterale da cui si dipartono le fibre efferenti dirette al midollo toracico dove originano le fibre che terminano nei neuroni pregangliari del nucleo cervicale superiore che proiettano alla pineale. La luce quindi determina il ritmo circadiano e circannuale della melatonina, la cui secrezione è massima di notte e minima di giorno (il picco massimo si situa intorno alle 02,00 di notte).La pineale riceve però anche informazioni direttamente dal SNC tramite fibre nervose che collegano l'abenula, la commisura posteriore, i nuclei paraventricolari con il peduncolo e il parenchima epifisario. D'altra parte esistono dei recettori specifici per la melatonina nel SNC, in particolare nel nucleo soprachiasmatico ipotalamico che rappresenta un centro di primaria importanza cronobiologica.

Anche le influenze ormonali sembrano giocare un ruolo importante nella fisiologia epifisaria, ed esistono sicure relazioni tra pinea1e e altri sistemi endocrini, in particolare le gonadi. Oltre alla luce, anche i campi elettromagnetici influenzano l'attività della pineale, la quale sembra essere un mediatore fondamentale degli effetti sistemici di questi campi sui sistemi biologici. La pineale si presenta quindi come un fondamentale detector di alcune variabili ambientali, in grado di trasferire le informazioni dall'ecosistema esterno a quello interno, permettendo così la sincronizzazione fra ritmi ambientali e ritmi biologici dell'organismo. Quest'organo ricopre infatti un ruolo centrale nell'organizzazione cronobiologica del nostro organismo, consentendo ad esso di adattarsi in modo ottimale alle variazioni temporali ambientali.

L'azione dei secreti pineali, in gran parte ancora ignota, si esplica sul sistema endocrino immunitario e nervoso in modo estremamente complesso. I prodotti epifisari meglio conosciuti (melatonina e betacarboline) sono delle molecole a struttura chimica indolica, come la serotonina. Questo tipo di anello strutturale è presente in tutte quelle molecole che a livello animale e vegetale mediano il rapporto esterno - interno in modo sincronizzato. La melatonina, oltre ad un effetto antigonadotropo, evidente soprattutto negli animali, presenta una attività immunostimolante e antagonizzante gli effetti immunodepressivi di stress. Tratteremo a questo proposito soprattutto della melatonina, ma sarebbe un errore identificare la pineale con questo ormone. Infatti, l'epifisi è sede di produzione di molte altre molecole, come le beta-carboline, la cui funzione è attualmente in gran parte sconosciuta. Recenti osservazioni depongono per un ruolo immunomodulatore della pineale in senso stimolante e antagonista nei confronti dello stress, tramite l'azione della melatonina su cellule immunocompetenti e con la mediazione degli oppioidi endogeni.

Oltre ad un'azione immunomodulatrice, gli indoli (in particolare le beta-carboline e i serotoninergici) influenzano gli stati di coscienza, controllando in particolare il ritmo veglia/sonno e l'attività onirica. Le beta-carboline, in modo specifico, sono implicate nella produzione dei sogni notturni e possono forse spiegare il fisiologico ritmo di alternanza della dominanza emisferica cerebrale della durata di circa 20 minuti. Durante la predominanza dell'emisfero destro si attiva la sfera affettiva, emozionale e creativa con una più o meno spiccata estraniazione dall'ambiente esterno. In questi momenti ci sorprendiamo a sognare ad occhi aperti o a commettere lapsus verbali o errori nel nostro lavoro. Nella fase di predominanza emisferica sinistra è invece la nostra parte logico-razionale e analitica ad essere più attiva. L'andamento bilanciato e armonicamente fasico di questi diversi stati di coscienza è alla base di un buon equilibrio psicosomatico, perché ì meccanismi che controllano questa altalena della coscienza sono gli stessi che modulano l'attività neuroendocrinoimmunitaria del soggetto.

Non deve quindi stupire che uno degli strumenti terapeutici più utilizzati in diverse medicine tradizionali, sia costituito proprio da sostanze contenenti indoli. E' per esempio il caso dello sciamano dell'Amazzonia che usa l'ayahuasca, una liana ricca di beta-carboline e con proprietà allucinogene, per indurre uno stato di coscienza fortemente alterato e condurre cosi alla catarsi e alla guarigione. Ciò che fa lo sciamano è indurre, con tecniche comunicative che creano lo specifico contesto emozionale e con l'assunzione e la somministrazione di indoli, una "tempesta psicobiologica" riomeostatizzante per un meccanismo di tipo psiconeuroendocrinoimmunologico. L'azione dell'allucinogeno, per un meccanismo serotoninergico, si esplica inoltre a livello del rafe mesencefalico e dell'attività epifisaria, con una conseguente modulazione cronobiologica dell'orologio endogeno.

In questo senso la pineale rappresenta un fondamentale centro di sincronizzazione dei ritmi dell'organismo ai ritmi ambientali, tramite un'azione su diversi sistemi, fra cui come abbiamo detto, quello immunitario. La regolare cadenza dei singoli bioritmi e il loro sincronismo rappresentano una delle condizioni essenziali per un adeguato funzionamento dell'essere vivente. Infatti, la caratteristica essenziale dei ritmi biologici di alternare periodi di riposo a periodi di attività funzionale permette di mantenere i vari distretti a un livello ottimale di funzionamento. E' dunque evidente che ogni fattore che interferisce col normale svolgersi dei complessi cicli bioritmici dell'organismo, non solo altera una normale sequenza adattativa e difensiva, ma favorisce la formazione dei precursori della malattia somatica. E' un dato di fatto che vari bioritmi fondamentali risultano alterati in numerose malattie considerate come psicosomatiche quali l'asma .bronchiale, l'ipertensione essenziale, l'ulcera gastroduodenale, le malattie coronariche, ed altre. Inoltre, alcuni importanti bioritmi psiconeuroendrocrini, fra cui lo stesso ritmo della melatonina, sono profondamente modificati nei disturbi dell'umore (per intenderci: nelle sindromi depressive). In queste situazioni l'alterazione cronobiologica è qualcosa di più di un mero epifenomeno, sembra cioè rivestire un ruolo causale nell'insorgenza del quadro psicopatologico; a conferma di ciò stanno le recenti acquisizioni terapeutiche che svolgono la loro azione proprio agendo sui bioritmi (la fototerapia). Inoltre, anche molti farmaci antidepressivi, dal litio alla clorgilina e imipramina, hanno dei rilevanti effetti sull'andamento dei bioritmi. E' quindi evidente come la modificazione della normale oscillazione ritmica dei diversi parametri fisiologici si associ all'insorgenza di situazioni patologiche.

Ma quali sono le principali cause di disorganizzazione bioritmica? In primo luogo la causa della desincronizzazione può essere endogena, e sembra essere il caso, ad esempio, di alcuni disturbi psichiatrici come la depressione endogena. In secondo luogo, possono essere causa di alterazioni cronobiologiche gli eventi psicosociali, lo stress, le alterazioni di parametri ambientali. Mentre nelle società contadine ad economia agricola i ritmi del lavoro, dell'alimentazione e del riposo attività tendevano ad essere sincroni con i ritmi biologici e con il variare periodico degli eventi naturali, la rivoluzione industriale ha progressivamente modificato questa situazione. La moderna società urbana industriale ha infatti sempre più imposto i propri ritmi, legati a esigenze di tipo economico e tecnologico, sui ritmi biologici individuali e di gruppo. Così il progressivo aumento di attività lavorative legate ai turni notturni, i rapidi spostamenti attraverso i fusi orari che avvengono nei viaggi aerei, ma soprattutto l'induzione di ritmi comportamentali uguali per tutti e vincolati a necessità produttive ha portato a sincronismi artificiali con serie conseguenze sul piano psicosomatico infatti i ritmi comportamentali e i ritmi biologici sono fra loro armonicamente collegati per un migliore adattamento dell'individuo alle richieste dell'ambiente.

La situazione ottimale di minor rischio psicosomatico viene dunque raggiunta quando due serie di ritmi sono in fase perfetta fra di loro e il comportamento riceve esattamente il supporto biologico di cui ha bisogno in quel momento. Però quando per l'azione di determinanti psicosociali, i bioritmi comportamentali - emozionali vengono forzati in direzioni diverse da quelle dei loro ritmi biologici di supporto, si crea una dissociazione fra programmi biologici e comportamenti che è una delle principali condizioni per la formazione dei precursori della malattia. Nella attuale organizzazione urbano - industriale inoltre i ritmi comportamentali dell'attività, della sessualità e riproduzione, dell'alimentazione sono scarsamente sincronizzati con i ritmi biologici che ad essi sottendono e sono per lo più fissi nel tempo in contrasto con il variare ciclico delle determinanti fisiche ambientali quali il variare delle stagioni. E' come se vivessimo a livello emozionale - comportamentale in un limbo metacronologico, dissociato di ritmi ambientali.

Per quanto riguarda lo stress, 1'organizzazione cronobiologica sembra essere molto protetta da alterazioni indotte dallo stress. Ciò conferma come quest'ultimo sia una reazione biologico - comportamentale utile e necessaria per la vita e, d'altra parte, comunque la stabilità e la regolarità dei bioritmi sia importante per la sopravvivenza dell'individuo, e della specie. Tuttavia le situazioni di stress acuto strettamente intenso oppure cronico producono nell'individuo delle alterazioni cronobiologiche associate all'insorgenza di disturbi psicopatologici e psicosomatici.

Quale ruolo ha la pineale in questo processo di insorgenza della malattia da desincronizzazione? La ricerca in questo settore è tutt'altro che conclusa, tuttavia se pensiamo da un lato alla funzione cronobiologica della pineale e dall'altro all'attività che la melatonina e le beta-carboline svolgono sul sistema neuroendocrino e sul sistema immunitario, la pineale diventa in modo evidente un possibile mediatore degli effetti patologici della desincronizzazione. A questo proposito si sta aprendo strada il concetto che la pineale possa svolgere un ruolo di "regolatore dei regolatori" nell'organismo animale, venendo a configurarsi come mediatore ambiente - individuo e come modulatore teso a mantenere l'omeostasi contrastando tutto ciò che minaccia di comprometterlo. Non solo, quindi, un "ormone antistress", ma più generalmente un modulatore omeostatico che antagonizza gli effetti dello stress quando questo Si presenta come una "inhibiction de l'action" (inibizione dell'azione) in senso laboritiano ed è quindi pericoloso per la sopravvivenza dell'individuo. Occorre infine ricordare che la pineale è sensibile alle variazioni dei campi elettromagnetici ambientali e possiede quindi le. caratteristiche di "terzo occhio" che nel passato alcuni pensatori gli hanno intuitivamente attribuito; é, quindi affascinante utilizzare come ipotesi di lavoro la possibilità che questo organo funga da antenna per le cosiddette energie "sottili" che ci giungono dall'ecosistema esterno studio della ghiandola pineale e dei suoi secreti è quindi un chiaro esempio di ricerca olistica, in quanto deve considerare l'oggetto di ricerca non più isolatamente e non soltanto come facente parte di un organismo più complesso, ma deve tenere conto anche dell'ecosistema in cui questo organismo. si trova. D'altra parte per questo studio è necessario un approccio transdisciplinare che si arricchisca dell'interazione tra i diversi approcci al problema, e che deve saper comprendere e parlare sia il linguaggio del biochimico che quello dell'antropologo, sia quello del fisico che quello dello sciamano. Questa prospettiva transdisciplinare, interattiva e complessa, è quella che nell'attuale paradigma scientifico può farsi crogiolo di nuove conoscenze, in quanto capace di utilizzare, oltre al microscopio, anche il macroscopio e percepire così non solo le cose, ma anche le relazioni fra le cose.

fonte: www.globalvillage-it.com

sabato 19 settembre 2009

NEUROTRASMETTITORI PINEALI


NEUROTRASMETTITORI PINEALI

di Joe Dispenza

Ogni giorno gli scienziati scoprono nuove informazioni sul cervello umano. Di conseguenza, la loro comprensione su come veramente funziona è anch’essa in mutamento. La ricerca sul cervello è divenuta altamente specializzata e zone che una volta erano studiate complessivamente ora sono diventati campi di studio completamente separati. Il motivo è che i recenti sviluppi nella strumentazione scientifica specifica hanno letteralmente aperto le porte per immergersi sempre più in profondità in piccoli mondi dentro ad altri mondi.

Una particolare area di interesse che è diventata specifica, è la ghiandola pineale ed i neurotrasmettitori associati ad essa. I neurotrasmettitori sono messaggeri chimici che passano importanti informazioni alle altre cellule nervose e ad altre parti del corpo per orchestrare una specifica funzione. Uno dei più importanti gruppi di neurotrasmettitori è quello delle catecolamine. Nel cervello e nel resto del sistema nervoso centrale, la più preziosa di queste sostanze è la norepinefrina (noradrenalina), il suo precursore è la dopamina ed il relativo composto è la serotonina (5-idrossitriptamina).

Negli esseri umani la serotonina si trova ed è prodotta in grande quantità dalla ghiandola pineale. Nei primati, la ghiandola pineale è una piccola ghiandola a forma di pigna che si trova nella porzione più alta del terzo ventricolo, appena sopra il cervelletto. Questo piccolo organo svolge molte importanti funzioni che i ricercatori scientifici stanno appena cominciando a capire. Per semplicità, pensate alla ghiandola pineale come all’alchimista del cervello. La pineale, da un punto di vista evolutivo, agisce come fotorecettore negli anfibi, rettili e pesci (un “terzo occhio” sensibile ai cambiamenti di luce poiché è situato sotto la pelle, vicino alla superficie del cranio, che gli permette un’esposizione sufficiente alla temperatura e alla luce); un orologio biologico negli uccelli ed in certi mammiferi (ne è un esempio l’accoppiamento stagionale); ed una ghiandola endocrina (una ghiandola senza dotti che secerne ormoni) nella maggioranza dei mammiferi.

Anche negli esseri umani la ghiandola pineale risponde alla luce ambientale. Cellule recettori dietro agli occhi trasmettono informazioni a diverse parti del cervello, che poi le inviano alla ghiandola pineale. Finché i recettori per la luce dietro all’occhio (retina) ricevono lo stimolo della luce del giorno, la ghiandola pineale (che riceve un notevole apporto di sangue) prenderà l’aminoacido triptofano e lo trasformerà magicamente in serotonina. Questo semplice processo regola i livelli di energia del corpo così che possa svegliarsi e cominciare le attività della giornata. La serotonina dà inizio ai cicli ritmici di veglia durante le ore di luce. Come neurotrasmettitore, la serotonina agisce per stimolare la fisiologia sinaptica. Causa l’attivazione di neuroni individuali del cervello umano provvedendo uno dei meccanismi più basilari per l’apprendimento e la memoria nei sistemi nervosi più avanzati. Aumenta i livelli di coscienza e concentrazione. Rende attenti e svegli. Facilita la comprensione e l’apprendimento. Crea l’equilibrio emotivo e l’umore, e stimola la fisiologia autonomica.

Le cellule recettori dietro l’occhio mandano informazioni elettrochimiche attraverso il sistema nervoso al lobo occipitale del cervello. Il lobo occipitale poi trasmette la misurazione della luce che sta ricevendo al talamo, che è la stazione di smistamento che invia il messaggio alla pineale, che poi dà il via ad un processo alchemico con serotonina, melatonina e l’aminoacido, triptofano. La serotonina agisce prolungando il potenziale d’azione nelle terminazioni presinaptiche. Un potenziale d’azione avviene quando una cellula nervosa raggiunge una soglia di carica elettrica abbastanza forte per iniziare la trasmissione di un impulso nervoso. Quando il tempo di un potenziale d’azione è prolungato, la capacità del neurone di rimanere stimolato è aumentata. Se un neurone è stimolato alla sinapsi, esiste una migliore comunicazione tra i neuroni, ed il cervello ed il sistema nervoso centrale sono maggiormente attivati. La serotonina favorisce il rilascio del neurotrasmettitore anche alle terminazioni postsinaptiche. In altre parole, in presenza di serotonina, la terminazione postsinaptica passerà il messaggio ad altre cellule nervose adiacenti perché vuole condividere la sua eccitazione, relativa al messaggio, con altre cellule nervose che sono in relazione assieme.

Il meccanismo per cui ciò accade è veramente semplice. La serotonina impedisce che alcuni canali specifici nel neurone (chiamati canali S) si chiudano. I canali S normalmente funzionano per promuovere la ripolarizzazione di un potenziale d’azione. La ripolarizzazione avviene solo dopo che una cellula nervosa è stata eccitata cosicché può ritornare dallo stato eccitato al suo stato di riposo. Perciò, se i canali S sono bloccati, la ripolarizzazione non può avvenire ed il neurone mantiene il suo stato eccitato più a lungo. Pensate alla serotonina quando eccita lo stato del tessuto neurologico come al Viagra dei neurotrasmettitori. Perciò, quando una cellula nervosa è eccitata in presenza di serotonina, rimane più viva e vitale più a lungo prima di ritornare ad essere inattiva ed inerte. Quando ciò succede, il cervello ha una maggiore energia, un’aumentata attività ed una maggiore abilità di concentrarsi sul focus. Inoltre, quando le cellule nervose rimangono eccitate più a lungo, la plasticità avviene più rapidamente . La plasticità è la capacità per un neurone eccitato di disconnettersi da una sinapsi e riconnettersi ad un’altra per formare ulteriori nuove e più estese connessioni sinaptiche.

Quando i recettori nella retina non sono più stimolati dalla luce del giorno, la ghiandola pineale trasforma la serotonina nel neurotrasmettitore melatonina. Le maggiori concentrazioni di melatonina avvengono durante le ore di buio. La melatonina ha quasi l’effetto opposto della serotonina. Mentre la serotonina aumenta l’energia e la coscienza, la melatonina tende a diminuire l’attività delle onde cerebrali e prepara il corpo per il sonno catatonico. Induce il “sonno a onde lente”, che è un tipo di sonno profondamente ristoratore durante il quale avviene il ripristino dei tessuti danneggiati. È anche risaputo che la melatonina stimola i meccanismi di riparazione del DNA cellulare. A questo punto è interessante notare che la melatonina diminuisce con l’età negli esseri umani. La causa ovvia di questo cambiamento è il risultato dello stress ambientale. Poiché i livelli dei corticoidi surrenali aumentano (a causa dello stress) i livelli di melatonina in circolazione diminuiscono. Questi cambiamenti sono il risultato dell’effetto del cortisone su un enzima chiamato N-acetil-transferasi che è responsabile della trasformazione di serotonina in melatonina. Poiché viviamo le nostre vite quotidiane con il consistente accumulo di stress fisici, chimici, ritmici ed emozionali, i nostri livelli ematici di corticoidi a mezzanotte tendono ad essere alti e, di conseguenza, i livelli di melatonina tendono ad essere bassi. Se i livelli di melatonina rimangono bassi, allora non facciamo mai un vero sonno ristoratore e le cellule si disgregano.

Quando i tessuti del corpo si disgregano (catabolismo) più in fretta di quanto si possano riparare (anabolismo), chiamiamo questo processo invecchiamento. È interessante rendersi conto del fatto che la pineale strutturalmente perde la sua funzione man mano che l’adulto umano va avanti con l’età. La calcificazione della ghiandola pineale – che inizia verso i primi vent’anni – è un fenomeno così universalmente conosciuto che è usato come punto di riferimento diagnostico per misurare la linea mediana del cranio quando si fanno i raggi X e le TAC di routine.

A parte padroneggiare lo stress nella nostra vita, come possiamo allora attivare la pineale perché rimanga in salute e produca i suoi ormoni naturali? Quando gli estratti pineali con i loro associati neurotrasmettitori furono somministrati ad animali di laboratorio per via endovenosa, produssero effetti benefici che immediatamente ottennero l’attenzione di molti scienziati. Gli elevati livelli di melatonina ed ormoni pineali arrestarono l’eccessiva secrezione di cortisone in risposta allo stress, migliorarono il metabolismo dei carboidrati, inibirono l’arteriosclerosi (indurimento delle arterie), alleviarono la depressione del sistema immunitario, ridussero i livelli di trigliceridi, migliorarono l’immunità cellulare e diminuirono l’incidenza dello sviluppo e crescita di certi tumori. Gli ormoni pineali aumentarono anche la durata della vita degli animali da laboratorio del 25 per cento. Rapportato agli esseri umani: se la durata della vita di un essere umano sano è di 80 anni ed è aumentata del 25 per cento, quella persona potrebbe vivere 100 anni.

Ugualmente rilevante è che gli scienziati hanno notato un miglioramento progressivoe consistente nella salute degli animali, caratterizzato da una riduzione del peso corporeo, migliore pelliccia, aumentato vigore, maggiore attività e postura migliore (Maestroni, 1993). La melatonina aumenta anche significativamente il sonno REM (movimenti rapidi degli occhi) e l’attività onirica. Questo neurotrasmettitore sembra intensificare la visualizzazione a colori durante il sonno. È il neurotrasmettitore dei sogni. La melatonina è anche un importante spazzino di radicali liberi e un antiossidante, prolungando la vita e prevenendo malattie legate all’età come pure il cancro e le malattie cardiache. I radicali liberi sono molecole con una grande carica che contengono ossigeno, ed esistono principalmente nel sangue. Essi danneggiano le membrane cellulari, le strutture cellulari (come il DNA) ed alterano molti processi biologici funzionanti influenzandone la fisiologia cellulare in molti modi dannosi. Altri test di laboratorio hanno confermato che la melatonina ha anche un ruolo neuroprotettivo. Quando i neuroni sono protetti, hanno una migliore possibilità di un prolungato e corretto funzionamento e di un rallentamento della degenerazione con l’età.

Alcuni esempi di malattie neurodegenerative sono la senilità, il morbo di Parkinson e il morbo di Alzheimer. Ora si è compreso che le funzioni fisiologiche della melatonina vanno oltre le semplici proprietà e caratteristiche alle quali si credeva una volta, ovvero che fossero principalmente preposte ai modelli ciclici dei cicli di sonno giornalieri. Uno degli aspetti più promettenti e di particolare significato è l’influenza della melatonina sul sistema immunitario. Dovuta alla sua affinità con le membrane cellulari, la melatonina può facilmente penetrare in qualsiasi tessuto biologico e liquido corporeo direttamente dal plasma del sangue. Di conseguenza ha la capacità di fermare il danno creato dai radicali liberi che alterano la funzione del sistema immunitario e dell’organismo in generale.

Si stanno ora scoprendo i metaboliti attivi o derivati della melatonina e l’alchimista (la ghiandola pineale) ancora una volta crea la loro presenza. Man mano che la pineale continua il suo ruolo fisiologico nel cervello, prende letteralmente la melatonina e la trasforma in diversi neurotrasmettitori che hanno conseguenze fisiologiche specifiche basate su percorsi potenziali derivati dalla molecola della melatonina. La classe di molecole di interesse formate dalla melatonina si chiamano beta-carboline. Un particolare tipo di beta-carboline è chiamata pinolina. È stato clinicamente dimostrato che le beta-carboline influenzano la secrezione degli ormoni pituitari. La ghiandola pituitaria ha il suo ruolo più attivo nella regolazione di tutte le altre ghiandole del corpo umano. Quando la ghiandola pituitaria è attivata, il corpo è in equilibrio dal punto di vista ormonale. Si sa anche che le beta-carboline stimolano attivamente l’attività sinaptica dei neuroni nel cervello che “amano”, specialmente la serotonina. Ciò è importante perché fanno maggiormente attivare ed innalzare le sinapsi nel sistema nervoso. Se le sinapsi sono più attivate durante il sonno REM, allora il sogno diventa più vivido.

I metaboliti della melatonina quali le beta-carboline e la pinolina sembrano fluttuare costantemente nella chimica del cervello umano. In ogni momento queste molecole posso essere trasformate in una varietà di diversi composti chimici ed attraverso questi canali possono divenire persino molecole con diversi effetti sul sistema nervoso e sul corpo. Ad esempio, se la ghiandola pineale alterasse ulteriormente queste molecole, troveremmo una sostanza chimica che elimina lo stimolo sessuale e diminuisce l’appetito. Questo è il neuro-ormone che si trova negli animali in letargo. Si chiama 5-metossitriptamina. Se a voi non dice niente, allora ripensateci. Quante volte la nostra concentrazione durante il giorno è interrotta e la nostra attenzione alterata proprio da queste sostanze quando stiamo cercando di completare o eseguire un compito che richiede lungo tempo? Quando il cervello è influenzato da questa sostanza chimica, allora il desiderio di partecipare attivamente al modo di vita stressante e assuefacente diminuisce ed aumenta l’interesse a ritirarsi dagli stimoli mondani. Il letargo, il rilassamento, il riposo, il guarire la mente e il corpo è quello che molti mammiferi fanno stagionalmente per prepararsi alla loro prossima avventura.

La chimica è disponibile. Se questi derivati della melatonina sono nuovamente alterati, troviamo una sostanza che è uno stimolatore di bioluminescenza. Una sostanza chimica bioluminescente è una molecola fosforescente che può illuminare l’attività del cervello dall’interno, non dall’esterno. In altre parole, è la molecola che non solo aumenta l’energia nel cervello ma anche illumina le attività dei neuroni del cervello senza stimoli esterni. Perché questo processo avvenga, questa sostanza chimica agisce da anestetico, calmando la normale reattività ai sensi del cervello e del sistema nervoso centrale. Se si altera la funzione corticale del cervello in risposta agli stimoli esterni, allora il cervello si muove letteralmente in una stasi che dà inizio a dei flash di immagini interne che sono la fonte di attenzione del partecipante. Quando ciò succede, gli organi di senso e la loro innervazione al circuito di feedback del cervello con il corpo e con l’ambiente sono messi a tacere. In teoria, allora, la percezione di questa attività visiva è dove avviene la realtà. Le sostanze chimiche sono chiamate indoleamine 5-metossilate.

Infine, gli esperimenti scientifici hanno anche dimostrato come un’altra alterazione dei metaboliti della melatonina produca una sostanza altamente allucinogena. Questa si chiama N,N-dimetil-5-metossitriptamina. Ma non spaventatevi; ciò non significa che la follia è alle porte. Quello che realmente significa è che il cervello ha il potere ed è pronto a fornire la chimica per immagini vivide cosicché quando c’è una concentrazione intenzionale e focalizzata (nelle giuste circostanze), produrrà qualsiasi sensazione desiderata. Ad esempio, quasi ogni essere umano ha sperimentato un sogno dove ha avuto la sensazione di volare. Com’è successo senza l’esperienza di aver volato solo col corpo? Il cervello formula uno stato chimico per ogni pensiero ed azione. Ancora una volta, molto naturalmente, queste potenti molecole allucinogene (in quantità molto piccole) fanno sì che questi processi occorrano senza che ci preoccupiamo minimamente di come avvengano.

Facciamo ora una riflessione. Gli effetti della vita sono così difficili che il solo pensiero costante è di andarvene via? È questa una risposta naturale? E se noi ci coprissimo gli occhi per un periodo prolungato eliminando la quantità di luce che il cervello riceve dalla retina? Poi rimuoviamo tutti gli stimoli esterni ed eliminiamo il tipico stress della nostra vita. Inoltre, facciamo una lista dei nostri obiettivi, sogni e desideri, che può assisterci come una mappa per indicare la via per nuove esperienze e lasciarci dietro le vecchie. Come si acclimatizzerebbe il cervello a tutto ciò? Basandoci sulla conoscenza di questo articolo, la serotonina sarebbe convertita in melatonina. La melatonina agirebbe per aumentare i cicli REM e il sonno ristoratore, mentre i livelli di corticoidi diminuirebbero (ora siamo fuori dall’ambiente) e gli ormoni dello stress letteralmente lascerebbero il nostro corpo. Come effetto collaterale, il corpo e la mente si rilasserebbero. La melatonina allora agirebbe da potente antiossidante e fermerebbe il progredire della neurodegenerazione e dell’invecchiamento, come pure ridurrebbe il potenziale di malattie cardiache e cancro. Avrebbe anche alcuni benefici aggiunti come prolungare la durata della vita ed aumentare la funzione immunitaria.

Se procedessimo coscientemente oltre il bisogno del corpo di alzarsi, muoversi, essere stimolato, il cervello comincerebbe a creare la chimica per supportare ogni nostra intenzione. Cioè il bisogno di mangiare e lo stimolo a procreare diminuirebbero cosicché noi possiamo continuare con la lista intenzionale dei nostri traguardi creata prima. In altre parole, i bisogni corporei si acquieterebbero ed il nostro desiderio di isolarci dall’ambiente esterno sarebbe chimicamente aumentato. Il cervello sarebbe anche sostenuto chimicamente attivando le sostanze chimiche che calmano le funzioni corticali del cervello dall’ambiente esterno e darebbero al cervello l’energia necessaria per illuminare letteralmente dall’interno. Aggiungete un paio di neurotrasmettitori che sono potenti allucinogeni, e non riesco a vedere come potremmo mai annoiarci. Forse è così che i sogni diventano realtà...

fonte: www.scienzaeconoscenza.it


mercoledì 2 settembre 2009

Musica, sezione Aurea e numeri di Fibonacci

Musica, sezione Aurea e numeri di Fibonacci Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Nell'ambito dell'arte e della matematica si indica con sezione aurea il rapporto fra due grandezze disuguali, di cui la maggiore è medio proporzionale tra la minore e la loro somma, mentre lo stesso rapporto esiste anche tra la grandezza minore e la loro differenza. In formule, indicando con a e b le due lunghezze, vale la relazione: (a+b) : a = a : b = b : (a-b) [1] Tale rapporto vale approssimativamente 1,618. Il numero ricavato che esprime la sezione aurea è un numero irrazionale, cioè rappresentabile con infinite cifre decimali (non tutte uguali a 0 o 9); esso può essere approssimato, con crescente precisione, dai rapporti fra due termini successivi della successione di Fibonacci, a cui è strettamente collegato. Sia le sue proprietà geometriche e matematiche, che la frequente riproposizione in svariati contesti naturali e culturali, apparentemente slegati tra loro, hanno impressionato nei secoli la mente dell'uomo, che è arrivato a cogliervi col tempo un ideale di bellezza e armonia, spingendosi a ricercarlo e, in alcuni casi, a ricrearlo nell'ambiente antropico quale "canone di bellezza"; testimonianza ne è forse la storia del nome che in epoche più recenti ha assunto gli appellativi di "aureo" o "divino", proprio a dimostrazione del fascino esercitato. La musica ha numerosi legami con la matematica, e molti ritengono che centrale in essa sia il ruolo della sezione aurea. A sostegno di tale tesi vengono spesso richiamate alcune particolarità strutturali di determinati strumenti come il violino e il piano. Nel caso dei violini alcuni ritengono che la piacevolezza del suono derivi dalla sapienti capacità dei liutai di costruire la sua cassa armonica secondo particolari geometrie; per esempio l'arco che ne costituisce la base avrebbe, in molti casi, il suo centro di curvatura proprio in posizione aurea rispetto la lunghezza complessiva dello strumento,[48] inoltre anche lo stesso Stradivari si sa per certo che cercasse di posizionare gli occhielli del violino sempre in tale posizione; non vi sono però conferme sul fatto che tali accorgimenti conferiscano effettivamente un suono "migliore" allo strumento, che non possano essere invece attribuiti alla lavorazione dei materiali o alla scelta degli stessi. Nel pianoforte, invece, particolare rilievo viene dato alla struttura della tastiera, in special modo con parallelismi fra i numeri di questa e quelli di Fibonacci. I tredici tasti delle ottave, distinti in otto bianchi e cinque neri, a loro volta divisi in gruppi da due e tre tasti ciascuno; 2, 3, 5, 8, 13 appartengono infatti tutti alla successione di Fibonacci, ma anche in questo caso, ancor più che nel precedente, si tratta di una mera coincidenza che non può neppure essere attribuita a una specifica volontà del costruttore, trattandosi di una soluzione motivata unicamente dall'evoluzione strutturale dello strumento. In passato si è fatto notare, che molti degli intervalli musicali naturali sarebbero riducibili a frazioni in termini di numeri di Fibonacci (una sesta maggiore di La e Do 5/3, una sesta minore di Do e Mi 8/5). Già Pitagora aveva osservato che gli accordi musicali ottenuti da corde le cui lunghezze siano in rapporto come numeri interi piccoli risultino particolarmente gradite all'orecchio.[49] Tuttavia, i motivi per cui tali rapporti sono particolarmente consonanti, che sono spiegati (almeno in parte) dall'acustica, non hanno praticamente alcuna connessione con la serie di Fibonacci. Sul piano compositivo la sezione aurea attraverso la serie di Fibonacci può, ovviamente, essere rapportata a qualsiasi unità di misura concernente la musica, cioè durata temporale di un brano, numero di note o di battute, etc non sono comunque rari anche in questo caso facili entusiasmi dovuti a fraintendimenti numerici. Per esempio Paul Larson nel 1978 sostenne di aver riscontrato nelle Kyrie contenute nel Liber Usualis, il rapporto aureo a livello delle battute, ma in mancanza di una documentazione che ne attesta la volontà di inserimento rimane tutto a livello puramente congetturale; medesime illazioni sono sempre state fatte che per le opere di Mozart, anche se recentemente John Putz, matematico all'Alma College, subitamente convinto anche lui tale teoria specialmente per quanto riguarda le sue sonate per pianoforte, dovette ricredersi riscontrando un risultato decente soltanto per la Sonata n. 1 in Do maggiore. Questo è quello che hanno fatto, per esempio, Béla Bartók (1881-1945) in alcune delle sue maggiori composizioni (come la Musica per Archi, Percussioni e Celesta) e Claude Debussy (1862-1918), il quale era particolarmente attratto dalla sezione aurea, citata da lui come le divine nombre nella raccolta Estampes (1903) e usata, tra gli altri, nella composizione dei brani La Mer (1905) e Cathédrale Engloutie. Quest’ultimo, in particolare, è un preludio per pianoforte di 89 battute, di cui le prime 68 hanno un tempo doppio delle restanti 21: in altre parole, alla battuta 68 il brano rallenta il tempo a metà. L'effetto prodotto all'ascolto, quindi, riduce le battute di questa prima sezione a 34, e il brano ha una lunghezza percepita da chi lo ascolta di 55 battute, vale a dire la sezione aurea di 89. Questo è uno dei tanti esempi che si possono citare per descrivere l’applicazione del concetto di sezione aurea all'interno delle composizioni musicali di Debussy. Il pianista Roy Howat ha analizzato altri brani di Debussy come Reflets dans l'eau, L'isle joyeuse (oltre al già citato La mer) riscontrando in ognuno varie applicazioni delle tecniche succitate. Bartòk e Debussy sono solo due tra i compositori che hanno usato in musica il concetto di sezione aurea, ma se ne potrebbero menzionare molti altri, tutti operanti tra la fine del XIX secolo e il XX secolo. In epoche più recenti, musicisti quali Stockhausen, Pierre Barbaud, Iannis Xenakis, facendo evolvere i precedenti utilizzi della matematica in musica, hanno introdotto un utilizzo più strutturato della matematica (soprattutto il calcolo delle probabilità e del computer per la composizione musicale). Xenakis in particolare ha fondato a tale fine, a Parigi nel 1972, un gruppo di ricerca universitario chiamato CEMAMU, che ha appunto come obiettivo l’applicazione delle conoscenze scientifiche moderne e del computer alla composizione musicale e alla creazione di nuovi suoni tramite sintetizzatori. Sofija Gubajdulina ha utilizzato frequentemente la serie di Fibonacci nelle sue opere - ad esempio nella Sinfonia "Stimmen... Verstummen...", in Perception, nel pezzo per percussioni All'inizio era il ritmo, nel coro Omaggio a Marina Cvetaeva, nel trio Quasi hoquetus, nella sonata Et exspecto e altre. Va sottolineato che la compositrice ha fatto ricorso alla serie di Fibonacci quale regola per organizzare il ritmo, generale o particolare, delle sue opere: "La Sezione Aurea è stata impiegata [...] in due sensi: nella struttura intervallare e in quella ritmica. Delle due a me interessa particolarmente la seconda. Se si interpreta la struttura intervallare con le cifre occorre prendere il semitono come unità di misura. [...] Certamente i numeri 3-5-8, e quindi anche gli intervalli che essi rappresentano, sono disposti in una sequenza che è quella della serie di Fibonacci. Ma su questo tipo di applicazione io ho alcuni dubbi, perché gli intervalli in questione sono considerati all'interno del sistema temperato, [...] un sistema artificiale. La serie di Fibonacci si applica invece al sistema del mondo, in una parola a quella natura che viene violata dall'artificio del sistema temperato. L'uso della serie di Fibonacci nel sistema ritmico mi sembra invece giusto e naturale perché il ritmo è legato alla naturalità del nostro respiro."[50] Anche la musica Rock, specialmente nel cosiddetto rock progressivo, si è confrontata con gli aspetti mistico-esoterici della sezione aurea, e più precisamente dalla serie di Fibonacci. L’esempio più emblematico è la musica dei Genesis, che hanno usato assiduamente la serie fibonacciana nella costruzione armonico-temporale dei loro brani: Firth of Fifth è tutto basato su numeri aurei: ad esempio ci sono assoli di 55, 34, 13 battute, di questi alcuni sono formati da 144 note, etc. Oltre ai Genesis, altre rock band hanno usato, seppure più sporadicamente, i numeri aurei nelle loro composizioni. Fra questi i Deep Purple nel brano Child in Time e i Dream Theater nell'album Octavarium, interamente concepito secondo il rapporto tra i numeri 8 e 5 e termini consecutivi della sequenza di Fibonacci. Risale invece al 2001 Lateralus album della band americana Tool che contiene il singolo omonimo "Lateralus" costruito fedelmente sulla serie di Fibonacci. note: 1 ^ Si legge: "a più b" sta ad "a" come "a" sta a "b" e come "b" sta ad "a" meno "b" 48 ^ Livio, op. cit., p. 271 49 ^ Ciononostante, il sistema di note più usato al giorno d'oggi, basato sul temperamento equabile, prevede che i rapporti tra due semitoni successivi della scala cromatica sia pari alla quantità 12√2, un numero irrazionale, il che fa sì che gli unici rapporti interi fra le note corrispondano agli intervalli di ottava (il cui rapporto è pari a due). 50 ^ Fonte: "Un'autobiografia dell'autore raccontata da Enzo Restagno", contenuto in AA.VV. "Gudajdulina", ed. EDT