Free Energy, a che punto siamo?
Ma è vero che l’energia (in grandi quantità) è estraibile
solo da risorse finite e inquinanti? Non esiste un qualche tipo di energia
talmente abbondante da poter essere considerata illimitata e, soprattutto,
pulita e a basso costo?
di Roy Virgilio - 10/07/2013
La nostra società è basata sul sistema della scarsità. La
scarsità serve per mantenere in vita l’apparato commerciale, serve per dare un
valore economico alle cose. Più una cosa è scarsa e più può valere. Per questo,
chi riesce a controllare l’abbondanza di un bene ne può, di fatto, scegliere il
prezzo commerciale.
Siamo così assuefatti a questa realtà che persino
l’acqua, uno tra i beni più disponibili sul nostro pianeta, è stato fatto
diventare scarso, imbottigliato e venduto a prezzi che consentono enormi
profitti. Attenzione, il prossimo passo potrebbe essere l’aria…
In questo contesto, ecco che un altro bene per
eccellenza, l’energia, è mantenuto in uno stato di scarsità cronica. L'uso
massiccio di una fonte esauribile e non rinnovabile, quale i combustibili
fossili, e la profonda convinzione che sia insostituibile, mantengono il mondo
intero schiavo di una condizione in cui l’energia è scarsa, inquinante e
costosa. E se da un lato il messaggio che passa è quello di consumare meno
energia possibile, dall’altro i bisogni indotti spingono a non poter fare a
meno di questa energia. Così facendo, la responsabilità dello spreco e
dell’inquinamento viene trasferita sull’utilizzatore ultimo, la gente comune, e
tolta da chi questo sistema lo crea e lo mantiene.
Ma è vero che l’energia (in grandi quantità) è estraibile
solo da risorse finite e inquinanti? Non esiste un qualche tipo di energia
talmente abbondante da poter essere considerata illimitata e, soprattutto,
pulita e a basso costo?
Sempre più spesso, soprattutto nel mondo di internet, si
sente parlare di Free Energy. Questo termine, che letteralmente vuol dire
“Energia Libera” in realtà raccoglie in sé diversi significati, potenzialità e
speranze. Ma è vero che può esistere una fonte energetica che possegga queste
caratteristiche? È solo una chimera irraggiungibile, un “Santo Graal” che si
ricercherà a vuoto per sempre o ha delle basi scientifiche che ne supportano e
accolgono la possibile esistenza?
Per cercare di scindere i desideri dalle concrete
possibilità, iniziamo la nostra ricerca nella fisica quantistica. Senza
scendere in particolari difficilmente comprensibili o che richiederebbero
almeno un libro per essere descritti, cercherò di fornirvi le basi scientifiche
che consentono l’esistenza della free energy e del suo eventuale sfruttamento a
scopo energetico.
Il “Vuoto” è pieno
Partiamo dalla base, dallo spazio che ci circonda
ovunque. Bisogna sapere che è stato ben verificato che il “vuoto”, il vuoto
quantistico, non è per nulla vuoto. Come l’atomo, che letteralmente significa
“indivisibile”, è invece frazionabile in nucleo ed elettroni e in altre decine
di particelle più piccole, così il vuoto continua a chiamarsi vuoto solo per
ragioni storiche ma è esattamente l’opposto del suo significato.
È un continuo ribollire di particelle ed energia che
fluttuano, appaiono, si annichilano e scompaiono al “livello zero” di tutto
l’universo. Il vuoto quantistico è in effetti un supporto per tutte le altre
particelle, come il mare è il supporto per qualsiasi corpo o nave che vi
galleggi sopra. E questa fluttuazione, questa vibrazione, è sempre presente,
anche allo zero assoluto (-273,15°C) quando tutto dovrebbe essere congelato e
immobile. Da qui il nome di “energia di punto zero”.
Quindi il vuoto è ovunque, ma non è vuoto. Possiede una
sua quantità di energia e interagisce con tutto ciò che esiste nell’universo.
Fin qui il concetto è assodato scientificamente. Ma, per tornare alla Free
Energy, la domanda fondamentale è: possiamo sfruttare quest’energia per fargli
fare del lavoro utile? Possiamo rendere organizzata questa forma di energia
altamente caotica e sfuggente? Se riusciamo a imbrigliare l’energia del mare
(in verità ancora quasi per niente!!) potremmo fare la stessa cosa con il
vuoto?
Per cercare di rispondere, voglio portare alla vostra
attenzione due particolari effetti fisici già dimostrati che, se sfruttati
opportunamente insieme, sembrano poter aprire delle possibilità interessanti.
L’onda solitonica
Vi è una particolare equazione sviluppata dal matematico
premio Nobel Erwin Schroedinger (1) che permette un risultato molto
interessante. Infatti consente che un onda si possa auto-sostenere e propagare
senza scambiare energia col mezzo che attraversa (quindi senza perdere energia
nel tragitto). Nella pratica tali onde sono state osservate e successivamente
descritte matematicamente nel 1895 da due matematici olandesi, Korteweg e De
Vries che, grazie a equazioni non lineari, misero su carta le seguenti particolarità
delle onde solitoniche:
• vi è una
dipendenza diretta tra la velocità e l’ampiezza dell’onda;
• sono onde non
dispersive, la loro forma rimane inalterata nella propagazione (possono
attraversare enormi distanze con minima perdita di energia);
• hanno
comportamento particellare (infatti quando due onde singole collidono, esse non
si disperdono o rompono ma si attraversano reciprocamente acquisendo soltanto
una variazione di fase).
La validità di queste teorie viene confermata nel 1993 da
ben due esperimenti. Il primo è effettuato dai laboratori “NTT” (Nippon
Telegraph and Telephone Corporation) che hanno trasmesso un solitone per 180
milioni di chilometri in fibra e il secondo dai laboratori “Bell Labs” negli
USA che, usando un sistema solitonico, riescono ad inviare 10 miliardi di
bit/sec. lungo 20.000 km di fibra.
Col solitone, l’onda anomala che si propaga
indefinitamente senza decadere, ecco che anche la trasmissione d’energia senza
fili a distanza, come nei casi legati alle esperienze di Tesla, potrebbe essere
possibile economicamente (elevato rendimento), e senza avere controindicazioni
(inquinamento elettro-magnetico).
L’effetto Aharonov-Bhom
Come ben sappiamo i campi elettrico (E) e magnetico (B)
influenzano tutte le particelle non neutre che attraversano la regione di
spazio ove è attivo il campo stesso. Nel 1959 Yakir Aharonov e David Bhom
pubblicarono su 'Phisical Review' (2) una teoria secondo cui il solo potenziale
vettore (A) può influire sulle particelle senza che sia presente nessun campo e
hanno dimostrato con esperimenti pratici che ciò è possibile (3).
In due parole, ciò significa che in una zona dove non è
presente nessun campo elettrico E né magnetico B (E=B=0), il potenziale vettore
A può essere diverso da 0, modificando quindi il comportamento delle particelle
che passano in quella regione. Pertanto, usando le equazioni d'onda di
Shroedinger, si possono ricavare dei potenziali (ovvero delle quantità
sfruttabili). Successivamente, Aharonov e a il fisico J. Anandan si spinsero
ancora più avanti, affermando che la modifica di fase è libera da costrizioni
adiabatiche (cioè lo scambio di energia è ammesso) anche se legato
esclusivamente al mondo particellare.
Le particelle possono essere dei semplici elettroni, come
quelli sparati nei tanti esperimenti che hanno confermato questi effetti
quantistici o, come abbiamo appena visto, anche delle onde solitoniche, che
hanno comportamento particellare. Ed ecco che creando un circuito
elettromagnetico con una giusta combinazione di magneti permanenti, bobine,
nucleo microcristallino e impulsi solitonici, qualcosa di affascinante accade.
Infatti il campo magnetico creato dal solitone, che si muove quasi alla
velocità della luce, crea una tensione indotta nella bobina (E=-dA/dt). La
bobina non ha un valore induttivo ma è comunque un circuito chiuso sul nucleo
(quindi soddisfa l’effetto AB). Il solitone che trova nella sua strada la
bobina, per di più quando esiste un potenziale vettore A costante (fornito dal
magnete), fa emergere una tensione (equazione di Schroedinger per effetto AB)
che sarà proporzionale al numero di anelli della bobina, al valore energetico
del solitone e al valore di A dato dal magnete permanente.
A questo punto, usando due bobine di controllo, si
possono creare dei solitoni opposti e, trovando la frequenza di risonanza
adatta, il rendimento salirebbe. In questo modo il potenziale d’uscita
raggiunto potrebbe essere rafforzato sia dalle bobine di controllo, sia dallo
stesso effetto AB, creando così più tensione sulla bobina. Si va a creare un
effetto a catena che, lavorando come una pompa ad alto potenziale, potrebbe
“estrarre” energia dal vuoto grazie al mantenimento di uno stato di
disequilibrio energetico, che l’universo tenderebbe a colmare per raggiungere lo
stato di minima energia.
Queste potrebbero essere alcune condizioni di base adatte
ad estrarre l’energia libera contenuta nel vuoto quantistico, rendendola
disponibile per uno sfruttamento reale (4).
Overunity e C.O.P.
Sul Web impazzano video e foto di sistemi meccanici e
magnetici, che dichiarano di essere riusciti in questo “miracolo” e di ottenere
più energia in uscita di quanta ne necessitano in entrata, ovvero, sfruttando
l’energia di punto zero, di conseguire la tanto agognata “overunity”.
Intanto c’è da fare un chiarimento: di per se l’overunity
non è nulla di fantascientifico. Esistono in commercio decine di sistemi
overunity, ovvero che emettono più energia di quanta ne richiedono. Dalla
semplice “pompa di calore” che fa funzionare il nostro frigorifero o impianto
di riscaldamento (in genere emettono dalle 2 alle 4 volte l’energia richiesta),
al pannello fotovoltaico che addirittura possiede un C.O.P. (Coefficiente di
performance) che è infinito, visto che crea energia senza essere alimentato. Se
non sapessimo che capta ed emette l’energia ottenuta dal sole penseremmo di
aver trovato un sistema che violi il principio di conservazione dell’energia.
Ma ovviamente nessuno si sogna di affermare questo né per i pannelli
fotovoltaici e né per nessuna pompa di calore o altri apparati overunity oggi
accettati. Perché invece questi fantomatici sistemi “Free Energy” sono visti
come bufale senza speranza? Semplicemente perché cercano di ottenere l’energia
dal vuoto quantistico, l’energia di “Punto Zero”. Cosa che fino ad ora, almeno
che si sappia, nessuno è mai riuscito a fare. Questo però, come abbiamo visto,
non vuol dire che sia impossibile. Certamente l’approccio molto casereccio,
spesso troppo superficiale degli apparati presentati sul web e la mancanza di
solide basi scientifiche dei ricercatori che si cimentano in queste scoperte di
confine, produce l’effetto di danneggiare tutto il settore e così quasi sempre
l’argomento è trattato con un atteggiamento di discredito e incredulità. Ma
nella marea di accrocchi effettivamente inutili, si nascondono progetti,
prototipi e persone molto valide.
Gli apparati esistenti
Nel mio percorso di ricerca delle energie di confine mi
sono imbattuto in molti sistemi banali e inconcludenti, ma anche in progetti
molto interessanti. A partire dal sistema a moto perpetuo di Finsrud (5) una
vera opera d’arte che sembra realizzare il moto perpetuo (senza però
possibilità di ottenerne energia), al M.E.G. (Motionless Electromagnetic
Generator) (6) coperto da due brevetti negli USA, al sistema “O.R.B.O.” della
società Steorn (7) che nonostante diversi problemi e ritardi continua ad essere
sviluppato mostrando anomalie difficilmente spiegabili.
Probabilmente questi ultimi due sistemi potrebbero
fornire una prima valida strada per l’estrazione dell’energia di punto zero, ma
attualmente nessuno dei prototipi che ho analizzato e seguito ha di fatto avuto
successo nel suo compito. Per adesso.
Ma ogni passo effettuato in questa direzione è un
tassello in meno da dover scoprire affinché il quadro complessivo delle
conoscenze riesca a fornire il primo estrattore di Free Energy.
Inoltre lo studio e l’applicazione pratica di questi
principi scientifici porta a strade parallele non previste. È il caso, ad
esempio, del motore elettrico che sfrutta il principio del “Parallel Path”.
Grazie a costanza, condivisione delle conoscenze e una buona dose di manualità
e competenza elettronica due ricercatori romani, che inseguivano il sogno di
realizzare un congegno Free Energy, hanno ottenuto non un motore overunity ma
uno con un’altissima efficienza, una semplicità costruttiva notevole (quindi
bassi costi di realizzazione), e delle proprietà tecniche interessantissime che
potranno aiutare il settore dell’automotive elettrico a superare i problemi di
bassa autonomia. Il prototipo, sviluppato in libera collaborazione sul forum
Energeticambiente.it (8), una volta raggiunta una certa maturità è stato
portato per dei test e verifiche presso l’università di Tor Vergata, dove ha
suscitato estremo interesse per le sue peculiarità. Oggi il motore è in fase
brevettuale presso l'Università e in sviluppo per produrre un motore hub per
scooter elettrici.
Questo è un esempio di come le scoperte o i miglioramenti
tecnici possano davvero nascere negli scantinati e crescere sul web grazie alla
grandissima forza di interazione e condivisione delle informazioni di questo
canale.
Se le persone che sviluppano questi sistemi lo fanno con
onestà e posseggono le basi fondamentali per affrontare i problemi con
cognizione di causa e competenza, ecco che non ci sono limiti all’intuizione e
alle scoperte possibili.
Quello dello sfruttamento dell’energia di punto zero è un
prossimo traguardo che la fisica stessa ci dice possibile da raggiungere e che
metterà a disposizione dell’umanità un’energia pressoché illimitata,
disponibile ovunque e a bassissimo costo. La strada è tracciata, la struttura
teorica è presente. Manca solo la chiave di volta. Chi la troverà potrà
cambiare il destino dell’umanità. Buona ricerca a tutti!
Note
(1) http://it.wikipedia.org/wiki/Erwin_Schr%C3%B6dinger
(2) Physical Review Vol. 115 n. 3 del 1 agosto 1959.
(3)
http://it.wikipedia.org/wiki/Effetto_Aharonov%E2%80%93Bohm
(4) Per approfondire:
http://www.progettomeg.it/specifiche12.htm
(5) www.progettomeg.it/finsrud_progettomeg.htm
(6) Per approfondire: www.progettomeg.it/tecnica2006.html
(7) Per approfondimenti:
http://www.energeticambiente.it/apparati-meccanici/14715902-steorn-vivo-e-sembra-faccia-sul-serio.html
(8) le diverse discussioni che racchiudono la storia e lo
sviluppo di questo prototipo sono raggiungibili nella sezione Parallel Path di
energeticambiente.it: http://www.energeticambiente.it/parallel-path/
Questo articolo è tratto dalla rivista
Scienza e Conoscenza - N. 39 >> http://goo.gl/wCGRj
Editore: Scienza e Conoscenza - Editore
Data pubblicazione: Febbraio 2012
Formato: Rivista - Pag 80 -