L'Eufonia: ovvero l'ascolto di Sè
Imparare ad ascoltare se stessi e gli altri grazie
all'educazione alla musica
di Manuela Morandini - 13/08/2013
Quando ascoltiamo una persona integralmente possiamo
percepire il suo stato psicologico con estrema precisione, se abbiamo un
“orecchio” addestrato. La voce esprime il contenuto vibratorio del Sé
sintetizzato in quel fenomeno unico che si chiama “timbro”.
Le inflessioni verbali, il tono della parola, la
chiarezza vocale, gli armonici, l’intensità (volume), l’altezza, ci offrono un
campo d’indagine assai vasto e quasi inesplorato a livello profondo. Come
cambia la voce nel corso degli anni, non solo per la differenza di dimensione
della cavità laringea, ma fondamentalmente per passaggi di forze che si
consolidano, divenendo più stabili dopo l’età puberale, cosi anche le modalità
timbriche, armoniche ed espressive hanno mutamenti che riflettono sonoramente
la nostra posizione o atteggiamento davanti al mondo, l’espansione e contrazione
della comunicatività, lo stato dei nostri rapporti con noi stessi e con gli
altri, la nostra salute mentale e fisiologica.
L’organo di fonazione e quello di audizione sono una
sorta di fratelli gemelli che interagiscono e interdipendono costantemente.
Conoscere ampiamente questo collegamento ci porta a
riconoscere e ad apprezzare quanto importante sia oggi un’educazione
all’ascolto, prevista in termini musicali e indirizzata a tutti senza
eccezioni. La relazione della Vita con la Musica è un fattore che ha permeato
la storia conosciuta e sconosciuta dell’umanità, ma che non è stato ancora
proposto all’attenzione come una delle forme più potenti di salute globale, e
certamente di medicina preventiva. Se si analizzassero i metodi educativi usuali
che non si basano sull’”ascolto attivo”, indotto fin dall’infanzia, avremmo
chiara la situazione storica che ci tocca vivere, dove l’akroasis (l’ascolto
del mondo) è stato tralasciato o semplicemente dimenticato.
L’influsso acustico sull’essere umano non proviene solo
dalla cosiddetta “polluzione sonora”, o piuttosto di rumori, che ha la sua
parte nella nostra stabilità psichica, ma soprattutto da una totale “sordità”
per quanto si riferisce all’ascoltare la natura e le sue necessità, al non
riconoscere gli influssi che suoni, musiche, parole ed atteggiamenti possono
avere sulla sensibilità umana.
Spesso ancora oggi crediamo che, poiché il suono si
trasmette attraverso l’aria, esso stesso sia aria, e quindi fuggevole. Sarebbe
come dire che un filo conduttore dell’energia elettrica è l’elettricità. Ma
mentre ci curiamo di non toccare una spina elettrica, poco ci preoccupiamo di
svelare il significato, gli effetti deleteri o meravigliosi che il suono e la
sua nuova percezione possono donarci. Una parola carica d’emotività può
lasciarci in stato di nervosismo ed un’altra carica di bontà e positività può
cambiarci l’umore istantaneamente.
Il cammino che una nuova scienza, più ampia della stessa
psicoacustica, dovrà percorrere, va molto al di là della mera discorsività a
cui siamo abituati, per dar luogo all’uso acuto dell’intuizione attraverso
l’esperienza. Il nostro vero background è acustico, e per conoscerci come Suono
ed essere in grado di percepire noi stessi con ascolto attento dovremmo fare
come gli acustikòi della Scuola di Pitagora: reimparare ad ascoltare per poter
intendere, eliminando prima i propri rumori non armonici, sapendo far silenzio
nell’agitazione della mente, evitando di creare “polluzione” con la nostra
carica vibratoria, facendo audibile la nostra vera identità umana.
Le esperienze condotte da Hans Janny col monoscopio,
attorno alla forma visiva che assumono le onde vibratorie di qualsiasi natura,
specialmente le onde sonore, segnano un momento di consapevolezza, confermando
le antiche dottrine indù, cinesi, egizie e greche, secondo le quali ogni suono,
quindi ogni onda vibratoria, è in collegamento con una forma nello spazio, da
essa generata e tenuta in vita e movimento. A livello elettromagnetico, ogni
vibrazione produce un aggregato di materia, internamente fusa nel suo nucleo
dall’intensità e dalla caratteristica dell’onda.
Nel suo studio, Cymatics, Jenny ci mostra forme
molteplici, alcune delle quali geometriche, da noi conosciute come simboli
(croci, triangoli, stelle a sei punte, ecc.) prodotte da un tipo di vibrazione.
Lui stesso chiarisce che non è stata condotta una ricerca sul processo del
linguaggio e del potenziale energetico umano. Due sono le conclusioni a cui ci
porta questa strabiliante ricerca i cui postulati sono stati scientificamente
dimostrati:
Tutte le antiche civiltà che riconoscono il ruolo del
Suono e della Musica quale origine e fondamento dell’universo, quale via
educativa, evolutiva e terapeutica, hanno colto nei dettagli questa realtà,
dimostrando una saggezza essenziale e una conoscenza matematica degli armonici,
degli intervalli musicali e della costituzione cosmologica e sonora delle
scale, dei ritmi e dei movimenti, da scoprire, o riscoprire, assolutamente
tutti. Basti ricordare come, dopo Pitagora e Platone, Kant, Kepler, Leibniz e
lo stesso Newton abbiano riconosciuto il valore universale degli armonici come
chiave sintetica di conoscenza del Mondo.
Se ogni suono, onda vibratoria, parola, pensiero,
sentimento e movimento creano forme, anche noi siamo conseguentemente cosi
conformati, e stiamo continuamente creando forme di diversi tipi, inconsapevoli
dei loro effetti. Esse si plasmano nello spazio, hanno una vita finche la
vibrazione dura, e si intercettano, fondono e mescolano seguendo leggi loro
proprie, legate a processi mentali, emotivi e fisici.
Il brano è tratto dal libro ”Eufonia. Il suono della
Vita” di Daniel Levy
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