mercoledì 14 agosto 2013

L'Eufonia: ovvero l'ascolto di Sè

L'Eufonia: ovvero l'ascolto di Sè

Imparare ad ascoltare se stessi e gli altri grazie all'educazione alla musica

di Manuela Morandini - 13/08/2013

 
Quando ascoltiamo una persona integralmente possiamo percepire il suo stato psicologico con estrema precisione, se abbiamo un “orecchio” addestrato. La voce esprime il contenuto vibratorio del Sé sintetizzato in quel fenomeno unico che si chiama “timbro”.

Le inflessioni verbali, il tono della parola, la chiarezza vocale, gli armonici, l’intensità (volume), l’altezza, ci offrono un campo d’indagine assai vasto e quasi inesplorato a livello profondo. Come cambia la voce nel corso degli anni, non solo per la differenza di dimensione della cavità laringea, ma fondamentalmente per passaggi di forze che si consolidano, divenendo più stabili dopo l’età puberale, cosi anche le modalità timbriche, armoniche ed espressive hanno mutamenti che riflettono sonoramente la nostra posizione o atteggiamento davanti al mondo, l’espansione e contrazione della comunicatività, lo stato dei nostri rapporti con noi stessi e con gli altri, la nostra salute mentale e fisiologica.

L’organo di fonazione e quello di audizione sono una sorta di fratelli gemelli che interagiscono e interdipendono costantemente.
  
Conoscere ampiamente questo collegamento ci porta a riconoscere e ad apprezzare quanto importante sia oggi un’educazione all’ascolto, prevista in termini musicali e indirizzata a tutti senza eccezioni. La relazione della Vita con la Musica è un fattore che ha permeato la storia conosciuta e sconosciuta dell’umanità, ma che non è stato ancora proposto all’attenzione come una delle forme più potenti di salute globale, e certamente di medicina preventiva. Se si analizzassero i metodi educativi usuali che non si basano sull’”ascolto attivo”, indotto fin dall’infanzia, avremmo chiara la situazione storica che ci tocca vivere, dove l’akroasis (l’ascolto del mondo) è stato tralasciato o semplicemente dimenticato.

L’influsso acustico sull’essere umano non proviene solo dalla cosiddetta “polluzione sonora”, o piuttosto di rumori, che ha la sua parte nella nostra stabilità psichica, ma soprattutto da una totale “sordità” per quanto si riferisce all’ascoltare la natura e le sue necessità, al non riconoscere gli influssi che suoni, musiche, parole ed atteggiamenti possono avere sulla sensibilità umana.

Spesso ancora oggi crediamo che, poiché il suono si trasmette attraverso l’aria, esso stesso sia aria, e quindi fuggevole. Sarebbe come dire che un filo conduttore dell’energia elettrica è l’elettricità. Ma mentre ci curiamo di non toccare una spina elettrica, poco ci preoccupiamo di svelare il significato, gli effetti deleteri o meravigliosi che il suono e la sua nuova percezione possono donarci. Una parola carica d’emotività può lasciarci in stato di nervosismo ed un’altra carica di bontà e positività può cambiarci l’umore istantaneamente.

Il cammino che una nuova scienza, più ampia della stessa psicoacustica, dovrà percorrere, va molto al di là della mera discorsività a cui siamo abituati, per dar luogo all’uso acuto dell’intuizione attraverso l’esperienza. Il nostro vero background è acustico, e per conoscerci come Suono ed essere in grado di percepire noi stessi con ascolto attento dovremmo fare come gli acustikòi della Scuola di Pitagora: reimparare ad ascoltare per poter intendere, eliminando prima i propri rumori non armonici, sapendo far silenzio nell’agitazione della mente, evitando di creare “polluzione” con la nostra carica vibratoria, facendo audibile la nostra vera identità umana.

Le esperienze condotte da Hans Janny col monoscopio, attorno alla forma visiva che assumono le onde vibratorie di qualsiasi natura, specialmente le onde sonore, segnano un momento di consapevolezza, confermando le antiche dottrine indù, cinesi, egizie e greche, secondo le quali ogni suono, quindi ogni onda vibratoria, è in collegamento con una forma nello spazio, da essa generata e tenuta in vita e movimento. A livello elettromagnetico, ogni vibrazione produce un aggregato di materia, internamente fusa nel suo nucleo dall’intensità e dalla caratteristica dell’onda.

Nel suo studio, Cymatics, Jenny ci mostra forme molteplici, alcune delle quali geometriche, da noi conosciute come simboli (croci, triangoli, stelle a sei punte, ecc.) prodotte da un tipo di vibrazione. Lui stesso chiarisce che non è stata condotta una ricerca sul processo del linguaggio e del potenziale energetico umano. Due sono le conclusioni a cui ci porta questa strabiliante ricerca i cui postulati sono stati scientificamente dimostrati:

Tutte le antiche civiltà che riconoscono il ruolo del Suono e della Musica quale origine e fondamento dell’universo, quale via educativa, evolutiva e terapeutica, hanno colto nei dettagli questa realtà, dimostrando una saggezza essenziale e una conoscenza matematica degli armonici, degli intervalli musicali e della costituzione cosmologica e sonora delle scale, dei ritmi e dei movimenti, da scoprire, o riscoprire, assolutamente tutti. Basti ricordare come, dopo Pitagora e Platone, Kant, Kepler, Leibniz e lo stesso Newton abbiano riconosciuto il valore universale degli armonici come chiave sintetica di conoscenza del Mondo.

Se ogni suono, onda vibratoria, parola, pensiero, sentimento e movimento creano forme, anche noi siamo conseguentemente cosi conformati, e stiamo continuamente creando forme di diversi tipi, inconsapevoli dei loro effetti. Esse si plasmano nello spazio, hanno una vita finche la vibrazione dura, e si intercettano, fondono e mescolano seguendo leggi loro proprie, legate a processi mentali, emotivi e fisici.

Il brano è tratto dal libro ”Eufonia. Il suono della Vita” di Daniel Levy  
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