Ho Imparato a Ridere
Alla ricerca della felicità ho scoperto il potere della
"Risata Interiore"
di Richard Romagnoli
In questo romanzo l’Autore ci racconta il suo percorso
personale alla ricerca della felicità interiore, iniziato quando suo padre poco
prima di lasciare il corpo gli disse: “Sii sempre felice.”
Dal quel momento è cominciata la sua ricerca. Sarà un
viaggio avvincente, fatto di incontri straordinari con saggi, maestri e uomini
illuminati tra cui quello con il Dr. Madan Kataria, il celebre fondatore dello
Yoga della Risata, che gli farà scoprire che nella semplicità della Risata sta
il segreto per cambiare noi stessi e il mondo che ci circonda.
La lettura di questo libro accompagnerà il lettore alla
scoperta della propria Risata Interiore.
L'attesissimo primo libro del Leader italiano di Yoga
della Risata.
Prefazione di Madan Kataria “Laughter Yoga Founder”
Lo Yoga della risata viene diffuso ed insegnato in tutta
Italia, migliaia di studenti sono in attesa di questo libro, che si rivolge a
chiunque voglia praticare una meditazione semplice ma estremamente efficace per
le persone e l’ambiente.
“In libreria con mio padre, a 17 anni, alla ricerca di un
libro sui giochi di prestigio, trovai altro,
e fu allora che, come dico sempre, tornammo a casa in
tre: io, papà e Sai Baba.”
“Ho ricevuto molti più doni sorridendo che piangendo,
anche se è stata la sofferenza ad insegnarmi il vero
valore della risata interiore”
Richard Romagnoli
Dicono del Libro
"Il mio fratello d'anima ha una presenza che è come
il sole. Il suo messaggio ti colpisce come un raggio di luce, illuminandoti con
la felicità divina. I suoi insegnamenti ti offrono la libertà di brillare,
esprimendo tutto il tuo essere, ispirando la tua anima per essere libero
".
Don Jose Ruiz
"Richard ha il dono straordinario di arrivare al
cuore delle persone con disarmante semplicità, è capace di farti ridere a
crepapelle e pochi istanti dopo di farti commuovere come un bambino. L'ho
conosciuto grazie ad un amico comune, e mi è bastato sentire poche parole per
decidere di invitarlo a parlare in uno dei miei seminari a cui tengo
maggiormente. Poche parole, ma dense di significato: "Ridi, anche se non
hai alcun motivo apparente per farlo... perchè se tu ridi, tu cambi; e se tu
cambi anche il mondo attorno a te cambia" Ma non è fantastico?"
Livio Sgarbi
"È un libro che saprà commuovervi per la sincerità
del racconto e sono certo che vi ispirerà a portare più risate nella vostra
vita, dandovi la possibilità di sperimentare dentro di voi la magia della
risata interiore."
Madan Kataria, MD
Introduzione di "Ho Imparato a Ridere"
Madan Kataria presenta il primo libro di Richard
Romagnoli, “Ambasciatore nel mondo di Yoga della Risata”. Scopri perchè questo testo
non può mancare nella tua libreria!
Il libro che avete tra le mani è la storia di Richard,
allievo che ho formato personalmente in India come Teacher di Laughter Yoga.
A distanza di pochi mesi dalla sua partecipazione al mio
training, Richard riuscì in breve tempo e con grande entusiasmo ad aprire il
Club della Risata a Puttaparthi, il villaggio del sud dell’India conosciuto in
tutto il mondo per essere la sede dell’Ashram spirituale di Sri Sathya Sai
Baba.
Tantissime persone, provenienti da tutto il mondo, hanno
potuto beneficiare e sperimentare, nel suo Club della Risata, le sessioni
gratuite di Yoga della Risata.
Richard ha contribuito a portare la risata interiore nei
cuori dei devoti di Sai Baba che, qualche mese prima dell’apertura del Club, aveva
lasciato il corpo fisico.
In breve tempo Richard ha iniziato a formare centinaia di
Leader provenienti da tutto il mondo contribuendo così alla diffusione su scala
mondiale del Laughter Yoga.
Per questo motivo e per la sua dedizione alla nostra
missione, che è quella di contribuire alla Pace nel mondo attraverso i benefici
che scaturiscono dalla risata incondizionata, nel giorno in cui ho
ufficialmente inaugurato il Club della Risata a Puttaparthi ho nominato Richard
“Ambasciatore nel mondo di Yoga della Risata”.
Il lavoro che sta svolgendo ora in Italia e nel mondo
attraverso i suoi WorkShock è incredibile poiché rivela tutto il suo amore per
l’umanità!
Durante i suoi training quello che accade è che, le
persone, riescono a liberare le emozioni, raggiungendo uno stato di profondo
benessere che contribuisce alla crescita personale e alla consapevolezza.
Sono certo che Richard, oltre ad essere un ottimo
professionista e un abile comunicatore, ha il dono di saper toccare il cuore di
ognuno con grande semplicità.
Attraverso la lettura di questo libro Richard vi condurrà
per mano nel romanzo della sua vita. Tra le righe troverete molti insegnamenti
spirituali che sono sicuro vi offriranno la possibilità di riflettere sul
valore inestimabile che rappresenta la vostra vita.
Richard racconta di come lo Yoga della Risata lo abbia
aiutato a seguire quella luce interiore, che è dentro ad ognuno di noi, e che
gli ha permesso di superare gli ostacoli che, presentandosi nel corso della sua
vita, sono diventati opportunità di ricerca della felicità.
È un libro che saprà commuovervi per la sincerità del
racconto e sono certo che vi ispirerà a portare più risate nella vostra vita,
dandovi la possibilità di sperimentare dentro di voi la magia della risata
interiore.
Ho ho Ha HA and Sai Ram
Madan Kataria, MD
Laughter Yoga Founder
Prefazione di "Ho Imparato a Ridere"
“Venera la madre e il padre come Dio”
Upanishad
“Sii sempre felice”
Papà
L’ultimo Valzer
Quando i medici diagnosticarono a papà una malattia
incurabile, che avrebbe poi devastato il suo viso così bello e delicato, iniziò
uno dei momenti più duri della mia vita che durò per circa un anno.
L’esperienza della sua malattia cambiò profondamente molti
aspetti del mio carattere, delle mie abitudini e soprattutto accelerò la mia
ricerca introspettiva, alla ricerca del senso della vita.
I medici, che lo avevano in cura, avevano definito la sua
malattia incurabile e lui era pienamente consapevole della gravità e delle cure
pesanti alle quali si sarebbe dovuto sottoporre.
Non ho mai saputo quali fossero stati i suoi più intimi
pensieri di fronte al verdetto della scienza medica ma, quello che so, è che in
lui continuò a regnare una profonda pace. L’impressione che papà mi dava è che
avesse accettato l’idea di quello che gli sarebbe accaduto.
Per molti anni aveva lavorato come infermiere in un
ospedale psichiatrico e per esperienza sapeva bene che avrebbe vissuto il
periodo più duro della sua vita.
Per il profondo rispetto che provavo per lui decisi
quell’anno di abbandonare gli studi, in quanto desideravo stargli accanto per
avvolgerlo completamente nel mio amore. Volevo dedicargli ogni attimo della mia
vita, lui meritava ogni mia attenzione e non volevo perdermi la possibilità di
stare con lui neanche per un minuto.
Quello che mi interessava era che lui potesse rimettersi
in forma al più presto, per continuare a vivere assieme la vita di sempre,
speravo di poter realizzare tutti i nostri progetti dimenticandoci in fretta di
quel momento buio.
Quando mi capitava di stare da solo ero angosciato,
ripensavo alla malattia, non potevo credere che fosse capitato proprio a lui di
dover vivere un’esperienza così terrificante. Tutte le volte che ripensavo a
quello che gli stava accadendo mi sentivo soffocare.
Mi ribellavo all’idea di vederlo stare male, non potevo
vederlo soffrire, non potevo starmene fermo ad assistere al suo deperimento
perché quella situazione, dal mio punto di vista, era una vera e propria ingiustizia.
In quegli attimi mi chiedevo dov’era Dio e soprattutto
perché non interveniva lenendo i dolori di papà. In quei momenti sembrava che
Dio non esistesse o fosse occupato a fare altro, mi sentivo solo e abbandonato
nella mia disperazione e il dolore interiore stava diventando insostenibile.
Non si è mai preparati abbastanza ad affrontare sfide
così importanti come quella di una malattia e, alle volte, la fede è tutto.
Papà era una persona eccezionale, aveva dedicato la sua
vita alla famiglia e credeva nel valore dell’amicizia. Per i suoi amici lui era
più che un amico o un fratello, era un vero e proprio punto di riferimento. Per
lui gli amici erano una parte importante della vita. Era sempre a disposizione
di tutti soprattutto nei momenti di difficoltà.
Era amato da tantissime persone perché era un uomo che
sapeva infondere gioia in ogni sua parola ed in ogni suo gesto.
Quello che lo rendeva una persona speciale era la sua
capacità di sdrammatizzare i problemi delle persone che incontrava, aiutandole
a cogliere gli aspetti positivi della loro vita. Aveva sempre una parola buona
per tutti ed il grande dono di dispensare sorrisi a chiunque lo incontrasse.
Quello che ho sempre ammirato in lui era il profondo
rispetto per ogni persona che lo avvicinava, sia nella vita privata sia in
quella professionale.
Papà amava organizzare feste di ogni tipo alle quali
invitava sempre tantissime persone, la cosa che lo rendeva veramente felice era
poter vedere la gente felice. In quelle occasioni di festa e di spensieratezza
si divertiva a fare l’attore e il trasformista e improvvisava scenette
divertenti e autoironiche, strappando a tutti interminabili risate.
Aveva il talento di far ridere le persone più grigie,
quelle che non ridono mai. La sua risata era magnifica, entrava dentro al cuore
delle persone.
Per me e mio fratello papà non era un super eroe ma
l’esempio ideale che avremmo dovuto seguire in ogni momento della nostra vita.
Durante la malattia, in quei momenti di dolore, ebbi
l’opportunità di scoprire un altro aspetto di papà, scoprii un uomo con una
grande fede, in grado di accettare ogni cosa come volontà e manifestazione di
Dio. La sua tranquillità interiore era il balsamo che riusciva ad addolcire la
rabbia che provavo per quello che gli stava capitando.
Il fatto che quella dannata malattia lo avesse colpito
per me era inaccettabile, non era possibile che una persona così buona, allegra
e solare fosse stata condannata così crudelmente e nel momento più bello della
sua vita.
Ma che senso aveva tutto questo?
Quale era il senso del dolore?
Perché stava capitando tutto questo al mio papà?
Dopo due mesi dalla diagnosi della malattia il suo corpo
aveva subito una trasformazione incredibile, era deperito e oramai non aveva
più le forze per camminare e per reggersi in piedi. Trascorse diversi mesi
sdraiato sul letto di casa e, per cercare di alleviarlo, mi divertivo a
massaggiargli i piedi e gli leggevo qualche buon libro sulla spiritualità e sul
suo argomento preferito, gli Angeli.
In quei momenti, essergli vicino, potergli esprimere il
mio amore attraverso una carezza, un abbraccio o un massaggio avevano il potere
di rilassarlo e di potermi rendere utile per lui.
Nella disperazione di quei momenti io e mio fratello
eravamo alla ricerca di ogni tipo di aiuto e di qualche miracolo che avesse
potuto aiutare papà a guarire. Ero disposto a tutto per lui.
Con il peggiorare della malattia iniziò per papà il
pellegrinaggio della speranza che lo portò a girare diversi ospedali alla
ricerca delle cure più adatte.
La mamma si aggrappava con ogni forza alla fede e cercava
di aiutare suo marito, accontentandolo in ogni richiesta. Ma più il tempo
passava più quell’esperienza stava infierendo dentro di me, mi sentivo
distrutto, ero arrabbiato e quello che mi dispiaceva era che non potevo fare
nulla per poterlo guarire.
Un giorno mi trovai solo con papà nella sua stanza
d’ospedale ed ero particolarmente nervoso per il peggiorare delle sue
condizioni. Con grande dolcezza mi calmò e mi fece notare che l’ammalato era
lui e che non avrei dovuto immedesimarmi nel suo dolore, che la mia vita
comunque doveva continuare.
Con quell’insegnamento mi fece capire quanto sia
importante il rispetto verso chi soffre.
In circostanze simili è difficile accettare e riconoscere
che chi sta soffrendo è l’ammalato
e non chi lo sta assistendo.
Durante quei mesi trascorsi nei vari ospedali, nei quali
i minuti diventavano ore e le ore giornate interminabili, ho potuto apprendere
molto riguardo all’importanza delle relazioni che si creano tra gli ammalati e
chi lavora negli ambienti ospedalieri.
Lavorare a contatto con chi soffre è una missione ed è
fondamentale, per la guarigione degli ammalati, somministrare loro le cure
necessarie con attenzione e con amore.
Anche in quei momenti così dolorosi papà aveva la forza
di sorridere agli infermieri, ai medici e agli amici che lo venivano a trovare
in ospedale.
Quando le sue condizioni fisiche si aggravarono ci chiese
di dire agli amici ed ai parenti che non era più necessario che venissero a
trovarlo, voleva salvaguardare le persone dal provare un’inutile sofferenza nel
vederlo soffrire, desiderava che i suoi amici lo ricordassero per la persona
che era sempre stata, felice e sorridente.
Una sera come tante altre ero arrivato in ospedale per
assisterlo durante la notte.
Prima di entrare nella sua stanza l’infermiere di turno
mi chiamò all’interno della guardiola. Mi disse che le condizioni di papà si
stavano facendo sempre più critiche e mi avvisò che presto avrebbe potuto
perdere la sua lucidità a causa delle massicce dosi di farmaci ai quali lo avrebbero
sottoposto per evitargli la pena di una sofferenza insopportabile.
Pensare che da lì a breve non avrei più potuto parlare
con il mio papà mi gettò nella disperazione.
Dopo aver parlato con l’infermiere entrai nella stanza di
papà e abbracciandolo scoppiai a piangere disperato. Mi ero ripromesso che non
avrei più pianto in sua presenza e che sarei stato sempre il suo sostegno, ma
in quel momento tutta la vita pareva sfuggirmi dalle mani e continuavo a
piangere aggrappato al mio papà.
Quando riuscii a calmarmi mi staccò da lui e mi asciugò
le lacrime accarezzandomi dolcemente. Oramai non aveva più la forza per
parlarmi così mi fece segno di aiutarlo ad alzarsi dal letto e di accompagnarlo
fuori dalla stanza.
Gli dissi che era meglio che rimanesse disteso a letto
per conservare le forze ma prendendomi per mano mi accompagnò fuori dalla
stanza. Mi guardai attorno per cercare un infermiere che avrebbe potuto
aiutarmi a riportarlo nella sua camera, ma nell’atrio del reparto eravamo soli,
io e papà.
Le luci nel corridoio erano quelle notturne, soffuse.
Dopo qualche passo papà si fermò, mi guardò intensamente negli occhi e mi
strinse forte a sé. Fuori era tutto buio e pioveva a dirotto.
Con un filo di voce intonò il suo Valzer preferito e
iniziò ad accompagnarmi in una danza stringendomi a sé. Il tempo pareva essersi
fermato e lì, in quella notte buia, ci trovammo soli a danzare il suo ultimo
Valzer.
Quando papà si fermò mi prese le mani e guardandomi negli
occhi mi disse: “Sii sempre felice”. Mi sentivo il cuore battere forte in gola
e con un filo di voce gli dissi: “Te lo prometto papà”.
Da lontano ci corse incontro l’infermiere e quando mi
arrivò vicino mi rimproverò per avergli staccato le flebo dal braccio. In
realtà era stato papà a liberarsi da tutti quei fili, per essere libero di
farmi vivere l’esperienza più bella della mia vita.
Quella notte mi addormentai seduto sulla sedia vicina al
suo letto ricordandomi delle sue ultime parole “Sii sempre felice”.
Il giorno dopo papà entrò in coma e dopo qualche
settimana lasciò il corpo. Quando la mamma mi comunicò la tragica notizia al
telefono sentii un tonfo al cuore e in silenzio mi ricordai della promessa che
avevo fatto a papà prima che lasciasse il corpo.
Da quel momento iniziò la mia ricerca della felicità.
Nel corso della sua vita, l’uomo ha molti obiettivi da
raggiungere; fra questi il più elevato e il più prezioso è il conseguimento
della Grazia di Dio e del Suo Amore.
“L’Amore di Dio gli darà in più quella grande saggezza
di cui ha bisogno per raggiungere Shanti, la Pace
Interiore.”
Sathya Sai Baba
Richard Romagnoli
Ho Imparato a Ridere - Libro >>
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Alla ricerca della felicità ho scoperto il potere della
"Risata Interiore"
Editore: Eifis Editore
Data pubblicazione: Ottobre 2013
Formato: Libro - Pag 192 - 14x21 cm