lunedì 25 novembre 2013

Oggi mi frullo... una pianta di Aloe

Oggi mi frullo... una pianta di Aloe

Come e perchè preparare un salutare frullato di Aloe in casa

La redazione scienzaeconoscenza.it - 22/11/2013



Oggi mi frullo... una pianta di Aloe

Fra tutte le cose che vi potrebbero venire in mente per fare un frullato, forse una pianta decorativa è quella meno scontata!

L'Aloe è una pianta davvero versatile, decorativa e utile...avere questa pianta in casa infatti permette di usarla in mille modi, fra cui anche quello di frullarla e berla…


Ma cosa contiene una foglia di aloe vera?

Le foglie dell’aloe contengono oltre 75 differenti nutrienti e 200 composti attivi, (tra cui ben 20 minerali, 18 amino acidi e12 vitamine) che ne fanno apprezzare le proprietà depurative e cosmetiche rendendo l’aloe una preziosa alleata per il nostro organismo.

La foglia contiene tra l’altro zuccheri semplici e complessi, MPS (Mucillagine Poli Saccaridi) a vario peso molecolare, sostanze antrachinoniche note per la loro azione purificante e terapeutica, Sali Minerali, Enzimi e Vitamine, Fosfolipidi, Aminoacidi essenziali e non essenziali che costituiscono un fitocomplesso, ovvero un pool di sostanze utili che svolgono una attività sinergica ed amplificata rispetto all’azione di ogni componente considerato singolarmente.

E’ evidente che l’esclusione di parte della foglia possa compromettere l’integrità chimica della composizione dell’Aloe.

Resta da intendere che in alcuni casi la presenza di fibra e di aloina possono risultare non graditi a causa delle effetto colagogo e lassativo, difatti sono stati concepiti prodotti qual il PURO SUCCO DA FOGLIA FRESCA e il POLPA & SUCCO aloe vera + Mirtillo per rendere possibile il consumo di aloe anche a chi è sensibile o più semplicemente preferisce un prodotto senza sostanze zuccherine aggiunte.


Le incredibili proprietà dell'aloe

Se si dovessero sintetizzare in sole 3 le innumerevoli proprietà dell’aloe allora sarei orientato a definire che l’Aloe:

Purifica
Favorisce l’eliminazione di tossine.
Rigenera
Composizione chimico fisica favorisce il naturale rigenerazione cellulare dei tessuti.
Riequilibra
Funziona da bilanciatore del metabolismo e naturalmente sostiene e rafforza il sistema immunitario.
Un corpo in equilibrio è più sano
Un corpo in sano è più felice
Un corpo sano è più bello

Vi ho convinto?
Allora voglio darvi qualche consiglio per la preparazione di un bel frullato di foglie di Aloe!

Preparazione del frullato di Aloe

La preparazione dell’aloe passa attraverso 2 processi fondamentali:

1.       La detersione e sanitizzazione delle foglie
2.       La lavorazione

Pulire le foglie lavandole velocemente, ma in maniera accurata, sotto l’acqua.

Recidere l’attaccatura della foglia(parte bianca) e disporre in senso verticale nel lavandino la foglia pulita  per far defluire l’aloina in eccesso (eventualmente aggiungere un dito d’acqua per facilitarne la fuoriuscita).

LAVORAZIONE

Togliere le eventuali parti secche, le spine laterali e la punta.
Tagliare a cubetti, tutta la foglia (SIA LA PARTE VERDE, CHE L’INTERNO), porre
Il tutto in un frullatore con lame potenti e aggiungere  una tazzina da caffè di distillato
(cognac, rhum, o grappa a Vs. gradimento).
Frullare sino ad ottenere una crema, e successivamente aggiungere  gr. 500 di miele, frullando ancora alcuni minuti.
Porre il composto ottenuto in un vaso di vetro, e coprire con carta stagnola in modo che non prenda luce.
Agitare prima di assumere il prodotto.

DOSI DI UTILIZZO: si consiglia di iniziare  l’assunzione del prodotto con 1  cucchiaio da dessert prima Dei tre  pasti principali  per i primi giorni, successivamente  assumerne un cucchiaio da Minestra sempre tre volte al giorno sino a terminare il prodotto

Ultimo e non ultimo: conservare il prodotto ottenuto al fresco!


I testi e le foto sono stati pubblicati per gentile concessione di ALOE BIO GOBINO:


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Senza Conservanti
Produttore: Aloe Bio Gobino
Tipo: Prodotto
Confezione: 500 ml



giovedì 21 novembre 2013

Mindfulness e Cervello

Mindfulness e Cervello

Gli effetti neurofisiologici della presenza mentale

di Marco Vignali - 20/11/2013



È concepibile una modalità di conoscenza che sia oltre il pensiero? La prospettiva della mindfulness ci indica la possibilità di una conoscenza che si manifesta quando l’attività discorsiva ininterrotta della mente si placa creando lo spazio perché emerga, spontaneamente, una consapevolezza silente, una presenza al di là delle parole, dei concetti, del pensare, dell’intendere, del significare. Questa modalità di comprensione non concettuale, di semplice presenza mentale, attenzione cosciente a ciò che appare nella mente, apre la possibilità alla disidentificazione dai «contenuti» mentali, un atto di profonda potenzialità terapeutica. Cosa indica la parola mindfulness? Uno stato mentale che ha a che fare con particolari qualità dell’attenzione e della consapevolezza che possono essere coltivate e sviluppate attraverso la meditazione.

Una possibile descrizione è la seguente: la consapevolezza che emerge attraverso il prestare attenzione allo svolgersi dell’esperienza momento per momento:
a) con intenzione;
b) nel presente;
c) in modo non giudicante.

La meditazione di mindfulness comprende una gamma di tecniche e di approcci originari di ogni tradizione, tradizioni che però convergono su alcune caratteristiche essenziali le quali consentono una nitida distinzione rispetto a ciò che la meditazione in senso proprio, si potrebbe forse dire tradizionale, non è. Non è una condizione di trance, con indebolimento o scomparsa della consapevolezza. Non è una condizione mistica, intesa come involontario presentarsi di immagini e visioni di significato «religioso». Non è, soprattutto, una tecnica di rilassamento, un metodo il cui scopo sia il raggiungimento di uno stato di «benessere» fisico o mentale, anche se, a volte, questo può esserne un effetto collaterale. Lo sviluppo della consapevolezza, pur nella molteplicità di pratiche delle diverse tradizioni, è l’opposto di tutto questo: il suo scopo è divenire attenti e presenti a ciò che la propria mente sta vivendo.

Noi passiamo gran parte del nostro tempo assorbiti dalle costruzioni verbali dell'esperienza e dimentichiamo la nostra eperienza diretta. Le conseguenze più evidenti del potere delle parole sono la tendenza a creare giudizi e preconcetti per cui una certa cosa è buona o cattiva, bella o brutta, giusta o sbagliata. La pratica della mindfulness è un modo per riappropriarsi della esperienza diretta, senza pregiudizi, senza chiusure, senza negazioni, senza rifiuti.
Si tratta dunque di coltivare la capacità di accogliere i propri stati mentali per quelli che sono, senza rimanere affascinati da ciò che è attraente e senza rifiutare ciò che è sgradevole. Tale atteggiamento di accettazione radicale è essenziale per superare le trappole tessute dalle costruzioni mentali. La mente, infatti, nel tentativo di rifiutare ciò che è sgradevole finisce per farci rimanere intrappolati nella sofferenza.

Il cervello “mindful”

Nel giugno del 2002, Richard Davidson e i suoi collaboratori, hanno posizionato 128 elettrodi sulla testa di Mattieu Ricard, monaco di origine francese del monastero Shechen di Katmandu, che aveva maturato oltre 10 mila ore di meditazione. Essi hanno chiesto a Ricard di meditare sui concetti di “compassione e amore incondizionati” notando immediatamente una forte attività gamma – ovvero di onde cerebrali oscillanti a circa 40 cicli per secondo – indicativa di un pensiero intensamente focalizzato. Le onde gamma, generalmente deboli e difficili da visualizzare, in quanto legate a stati intensamente energetici, sono correlate con la volontà, i processi mentali superiori e l’autosservazione del sé. Quelle emessa da Ricard erano invece evidentissime, anche in modalità elettroencefalogramma. Non solo: le oscillazioni delle diverse parti della corteccia erano assolutamente sincronizzate (un fenomeno che qualche volta si verifica nei pazienti sotto anestesia).

Temendo che ci fosse qualcosa di sbagliato nella strumentazione o nelle tecniche utilizzate, gli studiosi hanno poi confrontato altri monaci con un gruppo di controllo formato da studenti con nessuna esperienza di meditazione. I religiosi producevano onde gamma trenta volte più potenti di quelle emesse dai ragazzi. Inoltre, presentavano aree cerebrali attive più ampie, specialmente nella corteccia prefrontale sinistra, la porzione del cervello responsabile delle emozioni positive.
Davidson realizzò subito che quella scoperta presentava significative implicazioni per gli studi, sempre più diffusi, sulla capacità di alterare le funzioni mentali con l’esercizio.
Un altro studio successivo di Lazar, Kerr, Wasserman e collaboratori (2005) ha rilevato un aumento dello spessore di due parti del cervello come effetto correlato all’esercizio costante della mindfulness:

•    l’area mentale prefrontale, bilateralmente
•    un circuito neurale, l’insula.

Questo studio mostra inoltre come l’attivazione delle aree coinvolte durante la meditazione portano ad una sincronizzazione e ad una integrazione emisferica. Ossia ad uno stato di più ampia presenza mentale (prefrontale) e di aumentata emotività (insula).

Fino a vent’anni fa si pensava che il cervello si formasse durante le varie tappe evolutive, fino a fissarsi con il passaggio all’età adulta, ecco l’assunto: da quel momento in poi si formano pochissime nuove connessioni. Negli ultimi vent’anni, però, la situazione è totalmente cambiata, gli scienziati hanno riscontrato che un allenamento continuativo può fare la differenza, perché il cervello è plastico, quindi, soggetto a modificazioni. Le ricerche citate hanno dimostrato che tale potenzialità può essere estesa anche ai centri emozionali. I monaci hanno risposto alla richiesta di meditare sulla compassione generando onde cerebrali di straordinaria intensità. Forse tale segnale potrebbe  indicare anche uno stato d’animo corrispondente al pensiero su cui si sono focalizzati. Se così fosse , ciò vorrebbe dire che la compassione può essere esercitata, come un muscolo; e che con un adeguato esercizio si sarebbe in grado di aumentare le proprie capacità di empatia. Non solo: se la meditazione può aumentare “attenzione e processi affettivi” – le emozioni in gergo tecnico – la stessa pratica può essere utilizzata anche per agire sulle risposte emotive negative, così diffuse nelle patologie.

Quindi perché il modo in cui prestate attenzione al momento presente modifica il vostro cervello? Perché promuove la plasticità neurale, il cambiamento delle connessioni neurali in risposta all’esperienza.

Bibliografia

Bulli F., Melli G. (2010) La psicoterapia cognitivo comportamentale: tra passato, presente e futuro. In F. Bulli, G. Melli (a cura di) Mindfulness & Acceptance in psicoterapia: la terza generazione della terapia cognitivo-comportamentale, Ed. Eclipsi
Davidson R.J., Kabat-Zinn J., Schumacher J., Rosenkranz M., Muller D., Santorelli S.F. et al. (2003) Alterations in brain and immune function produced by mindfulness meditation, Psychosomatic Medicine, 65(4):564-570
Hayes S.C., Follette V.M., Linehan M.M. (2004) Mindfulness and acceptance: Expanding the cognitive behavioral tradition. New York: Guilford Press
Kabat-Zinn J. (1990) Full Catastrophe Living, A Delta Book
Kabat-Zinn J. (2005) Coming to Our Senses, Hyperion
Segal, Z.J., Williams, M.G., & Teasdale, J.D. (2002). Mindfulness based cognitive therapy for
depression: a new approach to preventing relapses. New York: Guildford Press.
Siegel D.J. (2009) Mindfulness e cervello, Raffaello Cortina Editore
Sternberg, R.J. (2000). Images of mindfulness. J Soc Issues, 56, 11-27.
Taylor, J.G. (2001). The central role of the parietal lobes in consciousness. Conscious Cogn, 10(3),
379-417.

Daniel J. Siegel
Mindfulness e Cervello - Libro >>> http://goo.gl/gP7XtS
Editore: Raffaello Cortina Editore
Data pubblicazione: Dicembre 2009
Formato: Libro - Pag 363 - 15x23

Antonella Montano
Mindfulness - Libro >>> http://goo.gl/rYo3Cj
Editore: Ecomind
Data pubblicazione: Gennaio 2007
Formato: Libro - Pag 176 -




mercoledì 20 novembre 2013

L'Olismo Informazionale

L'Olismo Informazionale

Numerose scoperte e lavori scientifici nei più disparati campi quali, ad esempio, la fisica, la biologia, le neuroscienze, nonché recentissime e diverse evidenze sperimentali di rilievo, lasciano emergere nuove prospettive sulla concezione della realtà...

di Carlo Donadio - 18/11/2013



L'Olismo Informazionale

Numerose scoperte e lavori scientifici nei più disparati campi quali, ad esempio, la fisica, la biologia, le neuroscienze, nonché recentissime e diverse evidenze sperimentali di rilievo, lasciano emergere nuove ed interessanti prospettive sulla concezione stessa della realtà. Seppur spesso distanti e talvolta in contrasto con una visione classi-ca e marcatamente riduzionista, il loro ap-profondimento, e la relativa integrazione tra di esse, inducono a spostare la direzione di ricerca verso una visione olistica, ovvero dallo studio delle proprietà delle singole componenti a quello delle interazioni tra di esse. Quello che si propone è una chiave di lettura “informazionale” in senso computazionale e cibernetico applicabile su diverse scale e in diversi settori di indagine scientifica, fondata su criteri rigorosi e verificabili ma che richiede una revisione concettuale rispetto a quanto già ampiamente conclamato senza però smentirlo completamente ma, addirittura, estendendolo.

Memoria dell’acqua e olografia

Punto di partenza di questo percorso sono le scoperte relative alla cosiddetta “memoria dell’acqua”, ovvero quella particolarissima proprietà, in dote alle strutture (cluster) che questa molecola tende a formare spontaneamente nella sua fase liquida, di riuscire ritenere e propagare il contenuto “informazionale” di altre molecole seppur altamente diluite in essa.
È l’approccio utilizzato nelle preparazioni omeopatiche.
Molto si è dibattuto in merito, talvolta con toni decisamente animati, ma l’impegno nella ricerca ha portato a risultati di notevole impatto. Da semplici molecole di soluto si è giunti a riscontrare sperimentalmente la possibilità di replica di un’intera sequenza di DNA senza alcun processo di polimerasi, come dimostrato nel recente lavoro di Luc Montagnier.
Altra tecnica volta a sfruttare questa proprietà è il Trasferimento Farmacologico Frequenziale, abbreviato TFF, scoperto e messo a punto dal Dr. Massimo Citro per scopi terapeutici. Il procedimento consiste, per grandi linee, nell’irradiare con un segnale elettromagnetico un principio attivo posto all’ingresso di un amplificatore a larga banda che lo ripropone in uscita applicandolo ad una soluzione fisiologica o ad acqua semplice a seconda delle modalità di somministrazione.

I casi clinici trattati con i fluidi così “informati” manifestano feedback analoghi a quelli dei farmaci di partenza ma con assenza di effetti collaterali imputabili alla na-tura originariamente molecolare.
Il principio di azione fondamentale più accreditato per spiegare questo fenomeno è quello dei “domini di coerenza”, un particolare effetto definibile nell’ambito dalla teoria quantistica dei campi proposto da due fisici italiani, Emilio Del Giudice e Giuliano Preparata. In condizioni di coerenza quantica, gli atomi, e di conseguenza le molecole, di un dato insieme oscillano in fase tra di loro in uno stato di minima energia ed elevata organizzazione sincronica, ovvero bassa entropia.
Con questi presupposti gli effetti molecolari microscopici si manifestano su scala macroscopica e diventano “palpabili”. Conseguentemente se si verifica un’iterazione tra poche molecole di soluto ed i relativi cluster di acqua che le accolgono, in condizioni di coerenza gli effetti tendono a propagarsi per risonanza a tutto il dominio interessato e in maniera apprezzabilmente stabile.

Similmente si ottiene lo stesso risultato se l’acqua, o una soluzione ad essa affine, viene esposta ad un segnale, un campo, contenete informazione. Essa si imprime nei cluster coerenti e si propaga attraverso di loro.
Facendo un’analogia è come se in un coro di svariati componenti, alcune voci, o al minimo solo una, intonassero una determinata nota ed il resto del gruppo la ricalcasse andando a formare una singola voce ma decisamente più corposa. L’incoerenza, invece, è paragonabile al chiacchiericcio disarmonico di una folla: ognuno parla per se e globalmente si ode solo brusio senza alcun significato.
Assodate le modalità di questo fenomeno fisico, ovvero il come ciò sia possibile, risulta estremamente interessante spostare l’orientamento  di ricerca verso il cosa sia effettivamente “memorizzato” in questo processo da un punto di vista qualitativo. Definirla semplicemente informazione è risposta estremamente vaga ma, usufruendo di conoscenze già consolidate, è possibile avanzare ipotesi ben più precise.

Analizzando gli indizi a disposizione, con riferimento a quanto già citato, troviamo che il fenomeno si verifica nelle particolare condizioni in cui:

-    l’acqua è in uno stato di coerenza
-    vi è la presenza di un campo elet-tromagnetico fisso (a bassa frequen-za in alcuni casi)

Facendo attenzione non stiamo descrivendo altro che un fenomeno di olografia, ovvero di memorizzazione di un’informazione in un mezzo, o meglio un “supporto”, coerente, l’acqua in questo caso, unitamente ad un segnale di riferimento che, sommato ad un altro segnale specifico a seconda del caso, forma un ologramma.
Esaminando più in dettaglio questa ipotesi, ricordiamo che l’olografia è un fenomeno che consente di ricostruire immagini tridimensionali a partire da una lastra bidimensionale sulla quale è stata impressa un figura di interferenza formata appunto dalla somma dei segnali a cui viene esposta.
Un’interessante caratteristica degli ologrammi e quella di riuscire a ricostruire l’informazione originale completa anche da una sua frazione concretizzando il concetto che “in ogni singola parte vi è l’immagine dell’intero insieme”.
Supponendo attendibile questa conclusione, si può affermare che nei domini di coerenza è possibile memorizzare figure di interferenza olografiche capaci di rappresentare informazioni complesse.

A sorprendere è che questo sofisticato meccanismo è assolutamente naturale e spontaneo, una prerogativa intrinseca delle aggregazioni atomiche/molecolari e per di più attuata con il minimo dispendio energetico.
È dunque fertile spunto di riflessione constatare che gli organismi viventi sono costituiti per la maggioranza di acqua e che la frequenza di risonanza del campo magnetico terrestre (risonanza di Shumann) si attesti proprio su quei valori di oscillazione talvolta usati in laboratorio per riprodurre il fenomeno (7~8 Hz). Valori compatibili, inoltre, con le frequenze delle onde celebrali umane in banda ALFA.
In altri termini si potrebbe dire che, in base a queste constatazioni, sul nostro pianeta la vita esiste e si sviluppa perché in queste condizioni l’informazione biologica ha potuto attecchire in maniera estremamente prolifica producendo evoluzione e biodiversità in uno scenario di armonia tra ambiente ed organismi dove ogni singolo elemento è compartecipe della globalità.

Morfogenesi ed Evoluzione dei Sistemi

Come già accennato, un’informazione codificata olograficamente, in genere, è in grado di esprimersi in maniera tridimensionale nello spazio.
Il caso specifico dell’acqua non fa eccezione e, a dimostrarlo, entro limiti plausibili rispetto a quanto già esposto, potrebbero essere i risultati delle ricerche di Masaru Emoto che hanno messo in evidenza il rapporto tra la peculiare cristallizzazione dell’acqua a basse temperature e la qualità dell’informazione a cui essa viene esposta, ovvero informata, attraverso diversi metodi. Emerge che le geometrie dei cristalli sono tanto più belle ed armoniose quanto più il contenuto informativo di esposizione è positivo, ad esempio amore, pace, gioia, ecc; viceversa si riscontrano geometrie disarmoniche e caotiche nel caso di contenuti negativi e sgradevoli quali rabbia, odio, paura e così via.
Questo tipo di sperimentazione è stato fortemente criticato dalla comunità scientifica che lo ha classificato privo di qualsiasi fondamento.
Mi permetto di dissentire, almeno parzialmente.

La mia attenzione si focalizza sull’esposizione dell’acqua a pensieri ed emozioni umane, ovvero dove vi è un’interazione, sia essa diretta che indiretta, con la coscienza che, come vedremo in seguito, è oggettivamente assimilabile ad un entità di natura informazionale. Altre metodiche sarebbero da approfondire per essere considerate attendibili ma in generale, a mio avviso, possono esserlo quelle in cui viene veicolato un contenuto ondulatorio, ovvero onde celebrali, sonore o luminose, e quindi compatibili con la codifica olografica.
Emoto ha anche realizzato evidenze sperimentali insieme a Citro, riscontrando l’effettiva differenza di cristallizzazione tra campioni diversi realizzati con la metodologia TFF.
Altra indicazione estremamente interessante è quella che deriva dal già citato lavoro di Montagnier. Il DNA replicato non viene a formarsi dal nulla, ma viene ricomposto avendo a disposizione i soli elementi costituenti della molecola nell’ambiente di destinazione. L’informazione trasmessa dalla molecola originale non fa altro che da stampo informazionale sul quale vanno a ricollocarsi le basi nella opportuna sequenza. Si parla di una precisione media del 98% che tutto fa pensare fuorché al caso. Piuttosto viene da associare quanto descritto ad un fenomeno di risonanza morfica.

È l’informazione che induce la forma di un entità fisica, la sua geometria e la sua evoluzione nello spazio tridimensionale. In maniera complementare la materia veicola informazione in base alla propria configurazione molecolare specifica.
Informazione e materia appaiono quindi come livelli diversi, ma non mutualmente esclusivi, della stessa realtà.
Effetti simili, oserei a questo punto dire analoghi, furono riscontrati nei numerosi esperimenti di cimatica di Hans Jenny che dimostrano le proprietà geometriche sia bidimensionali che tridimensionali delle onde sonore con risultati decisamente interessanti. Esempio notevole è la resa geometrica strumentalmente rilevata della sillaba sanscrita “OM”  che risulta sorprendentemente simile alla stessa rappresentazione del rispettivo mandala tramandato da gene-razioni nelle culture orientali.
All’evidenza pare quindi  si possa concludere che l’informazione, opportunamente codificata, è intrinsecamente morfogenetica.
La morfogenesi dei sistemi viventi è ancora una questione ampiamente aperta e dibattuta nell’ambito delle scienze biologiche.
Comprendere il meccanismo di questo fenomeno è una sfida avvincente per studiosi e scienziati.
Alla luce delle considerazioni esposte in questa sede si cercherà di proporre una possibile soluzione basata su principi fisici che possono produrre conseguenze a livello biologico.

Il primo è la sintropia, un principio introdotto dal matematico italiano Luigi Fantappié per descrivere la tendenza all’autoorganizzazione dei sistemi in maniera simmetrica ed opposta all’entropia, ovvero l’indice, o meglio lo stato, di disordine di un sistema chiuso nel quale si svolgono trasformazioni termodinamiche.
I sistemi biologici sono fortemente regolati dalla sintropia nella loro evoluzione, tendono, cioè, a “prendere forma” in maniera altamente organizzata mantenendo la propria autocoerenza attraverso la dissipazione di calore ove necessario. In termini meno tecnici, è come se un organismo possedesse, a priori del suo sviluppo, un progetto, una finalità, o retrocausalità che dir si voglia, in opposizione al concetto di causalità, affine, invece, all’entropia.
Queste due tendenze sono in effetti complementari tra di loro e, in natura, si compensano quasi simmetricamente in un equilibrio di supercausalità con un leggero vantaggio per la sin-tropia.
È proprio questo “tiro alla fune” il motore dell’evoluzione spontanea di un sistema.
Altro concetto chiave è quello dell’entropia informazionale.

Introdotto da Claude Shannon, padre della Teoria dell’Informazione, indica la quantità di incertezza dell’informazione contenuta in un sistema cibernetico, sia esso elaborativo, trasmissivo o di memoria, ed ha un espressione formalmente analoga a quella del disordine termodinamico ed, a livello quantistico, cioè su scale in cui l’energia è definibile unicamente in maniera discreta, è sostanzialmente equivalente.
Più è alto il livello di entropia in una entità informazionale, meno sarà definibile l’informazione in esso contenuta. Oltre un certo livello entropico il disordine è talmente elevato da non con-sentire una lettura qualitativamente affidabile. In un simile stato l’informazione è si presente, ma priva di significato, indefinibile.
Per meglio chiarire il concetto, consideriamo, idealmente, un sistema chiuso contenente una quantità elevata, ma finita, di informazione in una porzione di spazio estremamente limitata, ma non nulla, corrispondente all’estensione del sistema stesso.
In queste condizioni, essendo l’entropia altissima, il sistema, per poter esprimersi pienamente, o quantomeno mantenere una propria identità rispetto all’informazione che contiene, può comportarsi secondo due linee guida:

-    espansione
-    dissipazione del calore verso l’esterno con perdita di informazione

Espandendosi il sistema tende a svilupparsi in base al progetto che lo caratterizza imprimendo forma ed organizzazione alla materia che lo costituisce; dissipando calore, invece, mantiene costante il livello di entropia sotto una certa soglia per consentire la stabilità e la coerenza dell’informazione stessa seppur, in alcuni casi, perdendone una parte di essa.
L’equilibrio tra questi due fattori determina l’implicita spinta evolutiva dei sistemi. In quelli biologici che tendono ad assorbire nutrimento, seppur in maniera regolata, questa strategia combinata garantisce un flusso continuo di informazioni tale da poter arricchire o leggermente modificare questo andamento progressivo influendo sulla diversità tra più sistemi simili ed il loro stesso sviluppo.
Consideriamo, invece, un sistema sì chiuso ma anche isolato. In questo caso esso può esclusivamente espandersi essendo impossibile scambiare calore con l’esterno.

L’universo nella sua totalità può essere assimilato ad un sistema chiuso, isolato e, come ampiamente dimostrato, in espansione e, per di più, con tendenza inflazionaria.
Trattando di entropia, si è spesso considerata l’ipotesi, seppur a lunga scadenza, di morte termodinamica dell’universo allo stato in cui tutti i possibili processi chimico-fisici fossero avvenuti raggiungendo un livello di saturazione del disordine, il massimo possibile su scala cosmica.
Ricordiamo che questa teoria, quasi una congettura, è stata formulata nel XIX° secolo, un’epoca in cui prevaleva una visione stazionaria dell’universo quanto mai obsoleta e priva di fondamento allo stato attuale delle conoscenze.
Riassumendo, si ritiene plausibile che l’evoluzione dei sistemi sia regolata dall’equilibrio tra entropia e sintropia, disordine ed ordine, causalità è finalità, supercausalità appunto, in cui i singoli elementi sono strettamente interdipendenti. Sistemi di questo tipo sono definiti dinamici e sono caratterizzati, nella loro trattazione matematica, da un “oggetto” denominato attrattore.

Un attrattore viene definito come “un insieme a cui tende un sistema dinamico dopo un tempo sufficientemente lungo”. In maniera equivalente lo si può definire come lo stato finale complessivo a cui tende un sistema.
Dal punto di vista geometrico, seppur in senso strettamente virtuale, un attrattore può essere di varie tipologie, anche con strutture complesse di natura frattale. In questo caso viene definito come attrattore strano.
Ricordiamo che una geometria frattale è definita matematicamente, attraverso funzioni ricorsive, in dimensioni non intere, fratte appunto, esprimibile sia in due che in tre dimensioni dando luogo ad immagini e forme di particolare complessità dotate di una proprietà chiamata auto similarità, ovvero in cui ogni dettaglio, indipendentemente dalla scala di riferimento, risulta simile a tutto l’insieme.

In Natura, e non solo, molti oggetti ed eventi sono assimilabili a configurazioni frattali e vengono studiati con precisione attraverso questo approccio, dalla crescita dei vegetali all’analisi d’andamento dei mercati finanziari.
Frattali ed ologrammi hanno proprietà estremamente simili, sostanzialmente ortogonali, nel senso che i primi godono di auto similarità in senso di estensione, i secondi in senso di codifica a mezzo di interferenza.
Estremamente interessante è il modello chiamato ad Attrattore Strano Olografico, ASO, proposto da Claudio Messori in un lavoro di notevole pregio che tratta dello sviluppo dei sistemi biologici includendo anche i relativi sottosistemi. Integrando queste proprietà ed affrontandone uno studio approfondito perviene alla definizione di questa tipologia di attrattori “dimensionati come frattali e configurati come ologrammi”.
Sintetizzando possiamo evidenziare che:

-    un’informazione di matrice olografica è esprimibile geometricamente in maniera frattale
-    i sistemi si evolvono tendendo ad un attrattore, ovvero ad uno stato finale
-    la spinta di evoluzione viene impressa dal meccanismo di equilibrio tra entropia e sin-tropia definibile come supercausalità


Informazione e Materia, Mente e Corpo

Affrontiamo adesso un argomento estremamente complesso e delicato, ma quanto mai centrale.
Gli studi e le speculazioni sulla natura della coscienza hanno riscosso grande interesse da parte di studiosi operanti nelle più disparate branche.
Delineare un modello definitivo per un fenomeno di questa portata sembra ancora un traguardo lontano.
Alcuni di quelli elaborati finora, molti dei quali fondati su principi di meccanica quantistica, trovano una ragionevole collocazione in quanto già sinora esposto.
Senza effettuare una carrellata pienamente esaustiva su di esse, attività già svolta da molti autori e che esula dagli scopi del presente lavoro, si cercherà di sintetizzare ed integrare, in maniera coerente, le caratteristiche salienti con particolare riferimento ai lavori di Bohm, Cramer, King, Vitiello.

Il quadro che ne emerge, tenendo conto dei vari aspetti sui quali di volta in volta si è accentuata l’enfasi, è quella di una coscienza avente caratteristiche di una entità informazionale che segue le leggi della meccanica quantistica in stretto rapporto con l’entità biologica ad essa correlata. In altre parole una Mente costituita da processi elaborativi estremamente complessi ed interfacciata profondamente al sistema nervoso, al cervello biologico, al Corpo.
La coscienza, così come suggerito dai suddetti modelli, ha proprietà olografiche, sintropiche, dissipative, transazionali in senso quantistico, di libero arbitrio supercausale e nessuna di esse esclude necessariamente le altre. Sono aspetti diversi della medesima tematica.
Come già illustrato, l’informazione, sotto forma di energia vibratoria, e la materia sono aspetti diversi e complementari di una stessa realtà, sia essa puramente fisica o, in senso esteso, biologica. Si è anche evidenziato come l’informazione sia intrinsecamente morfogenetica.

Può dunque una Coscienza, una Mente, plasmare ed interagire direttamente con il Corpo? Che relazioni sono possibili e plausibili tra lo stato di salute di una persona ed il suo stato psico-emotivo?
La connessione tra le due condizioni è evidente. Benessere fisico e psichico vanno di pari passo allo stesso modo del malessere. Il Corpo esprime, talvolta con precisione sconcertante, i disagi e le conflittualità interiori attraverso la patologia proprio come se vi fosse una “mappa” a corrispondenze biunivoche con la Mente.
La Mente, per induzione morfica, proietta se stessa sul Corpo ma anche il Corpo può essere utilizzato come strumento per interagire con la Mente
Questi principi sono alla base delle terapie a carattere psicosomatico, tuttora in via di evoluzione, le quali si muovono proprio nella direzione concettuale di un approccio olistico tra Mente e Corpo, tra l’Informazione e la Materia ad esso associata.

Sviluppi correnti e future applicazioni

In quanto sinora esposto abbiamo, seppur molto sinteticamente, messo in evidenza i presupposti teorici per impostare un nuovo paradigma di indagine scientifica.
Per paradigma va inteso un tipo di approccio concettuale, non metodologico.
È forse, quindi, nella questione concettuale, di visione, che bisogna ricercare il motivo della crisi nella ricerca scientifica, pur rimanendo validi i principi fondamentali del Metodo Galileano. Da modificare è la sua applicazione in una determinata ottica che progressivamente tenderà ad evolvere dal riduzionismo verso l’olismo, ovvero dallo studio delle singole parti a quello delle proprietà di interazione tra di esse includendovi sia gli aspetti materiali che immateriali.
Molti sono i fronti su cui si sta svolgendo questa transizione.
In fisica teorica e matematica vi è sempre maggior interesse ed applicazione dei principi olografici attraverso i quali si riescono a oltrepassare i limiti stringenti degli approcci classici. Doveroso citare lavori in merito come quelli di Susskind o addirittura Verlinde in cui la gravità viene resa come proprietà emergente per effetto olografico e non come interazione fondamentale.
È risaputo che uno dei grandi sogni degli studiosi e quello di unificare le forze della natura in un modello semplice e coerente che, probabilmente, magari già esiste tra le righe di quanto già scoperto, ma non viene all’attenzione proprio per limiti concettuali.

Sempre in fisica di estremo interesse è l’attività di ricerca del gruppo QUIT presso l’Università di Pavia guidato dal Prof. D’ariano che sta fornendo notevoli contributi allo sviluppo delle teorie quanto-informazionali.
In medicina ed in neuroscienze vanno sempre più evidenziandosi le relazioni psicosomatiche delle patologie e le relative cure attraverso sistemi terapeutici integrati in cui omeopatia e psicoterapia, anche transpersonale, vengono usati in maniera sinergica sia per il benessere del paziente che per la sua evoluzione soggettiva anche in senso spirituale, dove la spiritualità va intesa come dimensione umana e non esoterica o strettamente religiosa.
Per le malattie degenerative, quali il cancro, la sclerosi multipla, le demenze, l’applicazione di una tecnologia sufficientemente evoluta in senso informazionale potrebbe abbattere notevolmente i costi terapeutici e migliorare, se non addirittura risanare completamente, la qualità di vita del paziente senza inutili rischi di effetti collaterali derivati da molecole eccessivamente impegnative da smaltire per l’organismo, se non addirittura altamente tossiche.
Anche la filosofia si è evoluta abbracciando con sempre maggior interesse una visione integrale dell’uomo, immerso, ma non disgiunto, dal cosmo che abita. Anzi, come gioioso tassello di un mosaico magnifico ed irripetibile.

Conclusioni

Con questo articolo si è voluto quindi lanciare lo spunto verso un orizzonte ancora non completamente esplorato ma estremamente promettente. Una proposta di revisione concettuale fondata sul rigore scientifico seppur apparentemente visionario agli occhi dei più tradizionalisti.
L’esoticità di alcune teorie può facilmente provocare sgomento ed insofferenza ma andrebbero, proprio per deontologia scientifica, valutate attentamente anche se implicano di dover riformare profondamente le basi già acquisite.
Nella storia questo processo sei è verificato già più volte e in questi anni stiamo assistendo appunto ad un cambio di guardia, l’inizio di un nuovo ciclo di conoscenza che, se opportunamente gestito, potrà portare reali benefici al genere umano.
Quest’ultimo, però, non potrà esimersi dalla profonda scelta di condotta morale schermandosi dietro cavilli tecnologici. Una reale visone olistica non può escludere il valore dell’armonia tra ogni parte del tutto, sia esso un singolo individuo che l’intero cosmo.
L’evoluzione umana implica inevitabilmente una presa di responsabilità globale che va maturata con l’impegno corale ed interdisciplinare della ricerca verso un grande fine comune mettendo da parte, quando necessario, l’orgoglio dei singoli.

Bibliografia
-    L.Montagnier, J. Aissa, E. Del Giudice, C. Lavallee, A. Tedeschi and G. Vitiello, “DNA, Waves and Water”, Journal of Physics: Conference Series306(2011) 012007
-    M. Citro, M. Emoto, “La Scienza dell’Invisibile”, Macro Edizioni, Cesena, 2011
-    G. Preparata, “QED Coherence in Matter”, World Scientific, 1995
-    H. Jenny, “Cymatics”, Vol. 1, 1967 – Vol. 2, 1972
-    U. Di Corpo, A. Vannini, “Le Origini della Vita alla luce della Legge Della Sintropia”, Syntropy, 2011
-    A. Vannini, “Modelli Quantistici della Coscienza”, Syntropy, 2007
-    C. Messori, “Cellule, Neuroni, Qualia: il Modello ASO”, Spziomente, Luglio 2007, http://www.spaziomente.com
-    I. Miller, R. A. Mill, B. Webb, “Quantum Bioholography”, DNA Decipher Journal, Marzo 2011
-    L. Susskind, “The World as Hologram”, SU-ITP-94-33, Settembre 1994, http://arxiv.org/abs/hep--th/9409089
-    G. M. D’Ariano, Quantum Information Teheory Group, Pavia, “A Quantum-Digital Universe”, http://www.fqxi.org/data/essay-contest-files/DAriano_FQXi.pdf
-    N. Butto, “Medicina Universale e il Settimo Senso”, Edizioni Mediterranee, 2009
-    Wikipedia, “Holography”, http://en.wikipedia.org/wiki/Holography
-    Wikipedia, “Entropy (information theory)”, http://en.wikipedia.org/wiki/Entropy_(information_theory)


Enrico Cheli
Olismo - La Scienza del Futuro >>> http://goo.gl/hd2L3Z
Verso una civiltà ecologica, pacifica e consapevole
Editore: Xenia Edizioni
Data pubblicazione: Aprile 2010
Formato: Libro - Pag 252 - 13,5x20,5




martedì 19 novembre 2013

Kundalini Yoga

Kundalini Yoga

10 sequenze speciali - Posizioni e movimenti per riattivare il flusso energetico nei meridiani e alimentare gli organi collegati

di Satya Singh



Un testo di riferimento molto importante, un manuale molto conosciuto, apprezzato e usato da tutti gli insegnanti di yoga Kundalini.

La tecnica yogica come è stata trasmessa da Yogi Bhajan, viene abbinata da Satya Singh all’antica conoscenza energetica dei meridiani cinesi e alla Kinesiologia applicata di George Goodheart.

Grazie alle sue conoscenze di agopuntura e alla scoperta della relazione che esiste tra i meridiani (canali attraverso i quali si veicola il prana) e determinati organi e muscoli, il dott. Goodheart ha constatato che quando un meridiano è bloccato non solo un certo organo ne risente, ma si ha anche un indebolimento di un determinato muscolo. Si riconferma così ciò che gli yogici affermano da millenni, e cioè che esiste un collegamento tra la parte fisica visibile del nostro corpo e quella energetica invisibile.

Il volume si apre con un’approfondita introduzione allo yoga Kundalini, per poi passare a illustrare la conoscenza energetica dello yoga e della medicina cinese.

Vengono proposte 10 sequenze yogiche, corredate da illustrazioni e disegni, e viene spiegato come, attraverso la pratica, una posizione yogica vada a stimolare determinati muscoli per favorire e ripristinare il flusso energetico nei meridiani e alimentare gli organi collegati.

Possiamo così comprendere e determinare su quali meridiani e organi l’esercizio stia agendo e come questi possano essere rafforzati attraverso gli esercizi e le regole di vita del Kundalini yoga.

200 foto
70 disegni

Praticando questa straordinaria e potente tecnica, che racchiude in sé tutte le attività che agiscono sulla coscienza, noi possiamo risvegliare l’energia rigeneratrice che risolve il dualismo insito in noi.

Come insegna il famoso maestro Yogi Bhajan, l’ascesa della Kundalini è un processo molto graduale e quasi impercettibile. Non dobbiamo aspettarci improvvise esplosioni di luce interiore.

Quello che si sperimenterà è un indescrivibile senso di grande vitalità assieme a una sensazione di consapevolezza e di emanazione di sé gradualmente crescenti.

Il potenziale di trasformazione mediante il Kundalini Yoga è illimitato.

“Nella pratica della Kundalini noi risvegliamo la nostra energia assopita
per vivere un’esistenza piena, intuitiva e perfetta,
in una situazione di normalità e sentendoci parte del mondo”.
Yogi Bhajan


Indice

Prefazione
Presentazione di S. S. Guru Shabad
Prefazione dell'autore all'edizione italiana

Parte Prima - SPIEGAZIONE

1. Yoga e Kundalini
2. Le Otto Braccia dello Yoga Kundalini
3. L'Obiettivo è la Guarigione,
4. Nadi e Meridiani

Parte Seconda - ESPERIENZA

5. Esecuzione degli esercizi
6. Di chi è la responsabilità?
7. "Non Cogito Ergo Sum"
8. Comunicate con la vostra anima, i polmoni
9. Il cuore e l'io
10. Sessualità e vitalità
11. La digestione della vita
12. Ira e crescita
13. Il sistema immunitario e l'amore
14. Scegliere tra acqua e sale
15. Le vostre sensazioni, il vostro destino?

Parte Terza - ILLUMINAZIONE

16. Alla fine: illuminazione?
17. Raggiungere la fonte
18. Ritorno nel mondo

Biografia di Yogi Bhajan
Ringraziamenti
Glossario
Mudra
Bibliografia


Satya Singh
Kundalini Yoga - Libro >> http://goo.gl/YLmWes
10 sequenze speciali - Posizioni e movimenti per riattivare il flusso energetico nei meridiani e alimentare gli organi collegati
Editore: BIS Edizioni
Data pubblicazione: Novembre 2013
Formato: Libro - Pag 180 - 19,5x23x5



lunedì 18 novembre 2013

Intestino Sano con La Dieta dei Carboidrati Specifici (SCD)

Intestino Sano con La Dieta dei Carboidrati Specifici (SCD)

L'alimentazione ottimale per: autismo, celiachia, colite ulcerosa, diarrea, diverticolite, fibrosi cistica, malattia di Crohn - 100 squisite ricette

di Elaine Gottschall



Una straordinaria Dieta che sta cambiando la vita a tantissime persone

«Grazie alla dieta a base di carboidrati specifici ho ritrovato la vita! Non avrei mai pensato che una cosa semplice come la dieta sarebbe riuscita a risolvere il problema».
Lucy Rosset (Diagnosi: colite ulcerosa)

«Nostro figlio è a dieta da sei settimane e il giorno della vigilia di Natale, del tutto inaspettatamente ha detto: “Papà, sono felice!”. Sappiamo che senza la dieta SCD il nostro adorato figlio non sarebbe mai arrivato a questo traguardo».
Amanda Hills (Diagnosi: autismo)

"Sono passati ormai quattro mesi da quando il medico mi ha detto che non vedeva più nessun segno della malattia di Crohn. Mi sentivo come se qualcuno mi avesse tolto un grande peso e ho potuto respirare di nuovo liberamente.
E questo dopo soli due anni dall'inizio della dieta".
Maria Rimmer (diagnosi: malattia di crohn)

Soffri di problemi gastrointestinali?
Non sai come guarire da questi disturbi?

Da oggi puoi, con un efficace piano alimentare.

La “dieta dei carboidrati specifici”, presentata in maniera chiara e dettagliata in questa straordinaria opera, sta aiutando tanti pazienti a superare diverse patologie: dalla malattia di Crohn alla colite ulcerosa, dalla diverticolite alla diarrea cronica, dalla celiachia all’autismo, ...

La biologa ed esperta in nutrizione Elaine Gottschall, ci rivela il ciclo di eventi che si verificano nell’intestino delle persone colpite da questi disturbi e del modo in cui la dieta dei carboidrati specifici può spezzare questo circolo vizioso che porta alla malattia permettendo all’organismo di riprendere a funzionare normalmente.

Dopo una prima parte di introduzione dei disturbi e delle prove scientifiche a supporto, nella seconda parte vengono presentati i principi della dieta (principalmente vegetariana, ma con aperture a pesce, carne e latticini):

quali cibi e bevande consumare e quali evitare
 le combinazioni e quantità per ogni pasto
consigli pratici sui contenuti dei vari alimenti
Il libro si conclude con una sezione con oltre 100 deliziose ricette, semplici e veloci da preparare , per seguire la dieta dei carboidrati specifici senza dimenticare il piacere del buon cibo.  

Ottieni subito un intestino sano
con l’aiuto dei consigli alimentari contenuti in queste pagine rivoluzionarie.

«Da quando ho scoperto questa dieta straordinaria la raccomando a tutti i miei pazienti affetti da Crohn e altri disturbi intestinali».
Dott. Carl E. Byer

«Elaine Gottschall ha portato un grande cambiamento nella vita di migliaia di pazienti affetti da disturbi gastrointestinali».
Dott. Ronald L. Hoffman


Passato e presente - Estratto dal libro "Intestino Sano"

Nel 1951, dopo molti anni di esperienza clinica, i dottori Sidney V. Haas e Merrill P. Haas pubblicarono un libro dal titolo Management of Celiac Disease [Il trattamento della celiachia; N.d.T.] che si rivolgeva alla comunità medica e documentava le esperienze dei due clinici nel trattamento e nella terapia di centinaia di casi di celiachia e di fibrosi cistica del pancreas.

Il loro approccio era dietetico, e utilizzava una dieta normale e ben bilanciata, altamente specifica in fatto di zuccheri e amidi consentiti.

Se i pazienti seguivano questa “dieta a base di carboidrati specifici” per un periodo minimo di un anno, erano poi in grado di tornare a una dieta normale con una remissione completa e permanente dei sintomi.

Nel 1958 portammo la nostra bambina di otto anni da questi due medici: tre anni prima gli specialisti le avevano diagnosticato una colite ulcerosa incurabile, e le sue condizioni erano in via di peggioramento.
Gli anni di terapia con il cortisone e i sulfamidici, oltre a innumerevoli altri approcci medici, non avevano prodotto alcun risultato e si prospettava ormai un intervento chirurgico.

I due clinici le prescrissero una dieta a base di carboidrati specifici,

e di lì a due anni nostra figlia non aveva più alcun sintomo.

Dopo alcuni anni tornò a seguire una dieta normale e ora il suo stato di salute è eccellente da più di vent’anni.

Molti studenti, amici e altre persone che si sono rivolte a me perché soffrivano di colite ulcerosa, malattia di Crohn, celiachia (resistente a una dieta priva di glutine), diverticolite e vari tipi di diarrea cronica hanno provato la dieta Haas e quasi tutti ora sono guariti dalle loro rispettive malattie.

Alcune delle guarigioni più rapide ed eclatanti sono avvenute in soggetti nella prima infanzia affetti da stitichezza grave e in bambini che, accanto ai disturbi intestinali, manifestavano gravi problemi di comportamento: fra questi ipoattività di tipo autistico, nonché iperattività spesso accompagnata da pavor nocturnus grave e prolungato.

Molto spesso i problemi comportamentali e notturni si risolvevano in capo a dieci giorni dall’inizio della dieta Haas a base di carboidrati specifici.

È interessante notare che nel giugno del 1985 la Schizophrenia Association of Great Britain lanciò un progetto di ricerca per esaminare lo studio del dottor F.C. Dohan sul rapporto fra la celiachia e la schizofrenia.
Alla base di questo progetto c’è una rigorosa dieta a basso contenuto di zuccheri e completamente priva di graminacee e latticini che presenta stretta affinità con quella a base di carboidrati specifici.

Nel frattempo, nei laboratori di ricerca di tutto il mondo, gli studiosi hanno continuato a indagare i problemi intestinali: medici e ricercatori hanno scoperto che un particolare tipo di dieta sintetica (sostanze nutritive chimiche assemblate in laboratorio) detta “dieta elementare” appare molto promettente nella terapia dei disturbi digestivi e intestinali di qualsiasi tipo.

Il problema di malassorbimento che si riscontra nella fibrosi cistica del pancreas, così come la diarrea che subentra dopo la chemioterapia oncologica sono stati risolti con il ricorso alla dieta elementare sintetica.

Se la si prescriveva a pazienti affetti da malattia di Crohn, non solo i sintomi scomparivano, ma i bambini che da anni non godevano di una buona crescita rivelavano durante la dieta un evidente aumento di peso e statura.

Il livello di cloruro di sodio rilevato nel sudore (il test del sudore che misura la gravità della malattia) dei bambini affetti da fibrosi cistica del pancreas subiva un calo verticale quando i bambini seguivano la dieta elementare.

Negli anni Settanta e nei primi anni Ottanta nelle riviste mediche sono apparse più di seicento pubblicazioni scientifiche che attestavano l’efficacia della dieta elementare nel correggere il malassorbimento e nel far regredire il decorso di molti disturbi intestinali.

Tuttavia, poiché la dieta elementare è una dieta artificiale, solitamente somministrata per via gastrica, non la si può praticare a tempo indefinito; quando la si interrompe, di norma dopo 6-8 settimane, il miglioramento subisce un calo graduale, e i sintomi quasi sempre ricompaiono.

Il denominatore comune che determina l’efficacia della dieta naturale a base di carboidrati specifici, così come di quella sintetica elementare, è il tipo di carboidrati predominante.

Nella dieta sintetica, il carboidrato principale è lo zucchero semplice, il glucosio, che i biochimici chiamano monosaccaride (mono = uno; saccaride = zucchero) in opposizione ai disaccaridi (due zuccheri) quali il saccarosio (zucchero da tavola), o ai polisaccaridi (molti zuccheri) come l’amido.

Nella dieta naturale a base di carboidrati specifici, i carboidrati sono prevalentemente zuccheri semplici, ossia quelli che si trovano nella frutta, nel miele, nello yogurt prodotto in modo naturale e in determinati ortaggi.

I molti studi di ricerca che riferiscono l’efficacia della dieta sintetica elementare per le malattie intestinali sono a favore della dieta a base di carboidrati specifici, che è praticabile a casa.

Chi sceglie di seguire la dieta dei carboidrati specifici non deve pensare di sottoporsi a privazioni: molte delle squisite ricette di questo libro potrebbero senz’altro far parte di qualunque libro di cucina per intenditori.

Il fatto che siano così appetitose, comunque, non compromette in nessun modo il criterio scientifico che è alla base della dieta: sotto il profilo biochimico, i carboidrati indicati nelle ricette sono corretti.

La dieta presentata in questo libro è altamente nutriente ed equilibrata; è sicura e ha buone probabilità di essere efficace nel superamento di molti problemi intestinali e digestivi fastidiosi e persistenti.


Indice

Prefazione di Ronald L. Hoffman, M.D

Capitolo 1 - Passato e presente
Capitolo 2 - Le prove scientifiche relative alla dieta
Capitolo 3 - Microbi intestinali: il mondo invisibile
Capitolo 4 - Come spezzare il circolo vizioso
Capitolo 5 - La digestione dei carboidrati
Capitolo 6 - Storia della celiachia
Capitolo 7 - Il collegamento con il cervello
Capitolo 8 - Il collegamento con l'autismo
Capitolo 9 - I princìpi della dieta
Capitolo 10 - La dieta a base di carboidrati specifici®

Sezione Gourmet

Appendice - La parola alle mamme e ai papà

Siti Internet
Glossario
Informazioni supplementari
Riferimenti bibliografici

In memoria...
Notizie sull'Autrice
Ringraziamenti

Indice analitico


Elaine Gottschall
Intestino Sano con La Dieta dei Carboidrati Specifici (SCD) - Libro >>> http://goo.gl/FHSRAK
L'alimentazione ottimale per: autismo, celiachia, colite ulcerosa, diarrea, diverticolite, fibrosi cistica, malattia di Crohn - 100 squisite ricette
Editore: Macro Edizioni
Data pubblicazione: Novembre 2013
Formato: Libro - Pag 250 - 13,5 x 20,5 cm



venerdì 15 novembre 2013

Yoga e Ayurveda

Yoga e Ayurveda

di David Frawley



Esiste una stretta relazione fra Yoga e Ayurveda, ambedue discipline olistiche fondamentali. Esse hanno in comune il concetto della totalità somatica e psicospirituale. Lo Yoga si focalizza sull'integrazione spirituale per mezzo della trascendenza, culminando nell'autorealizzazione.

L'Ayurveda si focalizza invece sull'integrazione psicosomatica attraverso la cura della salute nella sua totalità, la quale culmina nell'apertura verso la trascendenza e l'autorealizzazione.

In Occidente, lo Yoga e l'Ayurveda godono di grande popolarità, ma entrambe le discipline sono soggette a considerevoli distorsioni. Questo libro si presenta come una chiara e completa raccolta di insegnamenti profondi e ben esposti, che fanno luce su queste due discipline e ne sottolineano i punti di connessione, mostrando come ambedue siano valide per le pratiche spirituali odierne.

Lo Yoga e l'Ayurveda, insieme, costituiscono un approccio completo per apportare ottima salute, vitalità e maggiore consapevolezza.

Riscoprendo gli antichi metodi di trasformazione che agiscono attraverso diete, rimedi erboristici, esercizi yoga e tecniche di meditazione, possiamo imparare a padroneggiare l'arte interiore di controllare le energie sottili, esplorando temi inediti che spaziano dall'agni yoga ai segreti dei cinque prana, dall'alchimia yogica alla kundalini, dal soma al pratyahara, dal dharma al mantra purusha. Yoga e Ayurveda, unite, ci permettono così di scoprire i poteri segreti del corpo, del respiro, dei sensi, della mente e dei chakra.


Indice

Introduzione di Georg Feuerstein
Prefazione

Parte Prima - L'origine dello Yoga e dell'Ayurveda: Visione integrale dell'universo e dell'essere umano

1. Yoga e Ayurveda: Le scienze dell'autorealizzazione e dell'autoguarigione
2. Dharma e Tattva: La filosofia universale dello Yoga e dell'Ayurveda
3. I tre guna e la natura della mente
4. La danza dei dosha: La costituzione ayurvedica e lo Yoga
5. I sentieri dello Yoga

Parte Seconda - L'energetica di Yoga e Ayurveda: Segreti di autotrasformazione

6. L'anima e i suoi vari corpi
7. Prana, Tejas e Ojas: Segreti di alchimia yogica
8. Agni Yoga: Utilizzare il fuoco interiore
9. I segreti dei cinque prana
10. Kundalini e chakra: Il risveglio del corpo sottile
11. Le nadi: Il sistema dei canali della mente e del prana

Parte Terza - Le pratiche dello Yoga e dell' Ayurveda: Tecniche di trasformazione interiore

12. Dieta per lo Yoga e per l'Ayurveda: Similarità e differenze
13. Preparazione del soma: Erbe per la pratica dello Yoga
14. Asana: Posizioni dello Yoga per la salute e la consapevolezza
15. Metodi di pranayama
16. Pratyahara: La parte dimenticata dello Yoga
17. Mantra Purusha: La persona di suono
18. La meditazione e la mente

Appendici

1. La connessione con i Veda
2. Note
3. Glossario sanscrito
4. Guida alla pronuncia
5. Bibliografia

Nota sull'autore
Indirizzi utili


David Frawley
Yoga e Ayurveda >>> http://goo.gl/WOs7wF
Editore: Punto d'Incontro
Data pubblicazione: Novembre 2011
Formato: Libro - Pag 320 - 17x22



giovedì 14 novembre 2013

Geometria della Guarigione

Geometria della Guarigione

I segni di Korbler e la nuova omeopatia

di Petra Neumayer, Roswitha Stark



Il nostro corpo è come un dispositivo che capta e trasmette vibrazioni: 60 miliardi di cellule comunicano continuamente tra loro e con il mondo esterno. Proprio in virtù della costante trasmissione e ricezione di informazioni che attraversano l’organismo, esso può essere curato.

Uno dei sistemi di guarigione più antichi è costituito dai segni geometrici dipinti sulla pelle.

Secondo Korbler, noto precursore viennese della “Teoria dei simboli di guarigione” e padre della “Nuova Omeopatia”, gli organismi possono essere influenzati positivamente se vengono esposti a forme e simboli particolari.

Numerosi studi dimostrano che determinati segni geometrici dipinti sul corpo agiscono come antenne sulla pelle e partendo da essa sono in grado di avviare una trasformazione del sistema energetico di tutto l’organismo.

I segni possono essere dipinti su aree doloranti o sui punti dell’agopuntura e, grazie a essi, le informazioni possono essere trasferite all’acqua o alle pietre di guarigione.

"Geometria della guarigione" è una guida completa all’uso quotidiano e terapeutico dei segni da dipingere, con esempi pratici e casi clinici sorprendenti.

La medicina delle informazioni. La forza guaritrice dell’acqua esposta ai simboli.
I campi morfici. Il principio della risonanza.
L’impiego pratico dei simboli sui meridiani. Il bilanciamento energetico.
Il riequilibrio delle vibrazioni. Aura-chakra terapia.
L’utilizzo di suoni e ritmi. L’influenza dei colori.
Il metodo Simonton. Esempi pratici e testimonianze di guarigione


La giusta Vibrazione - Anteprima di "Geometria della Guarigione"

La base e i principi teoretici dei vari metodi della medicina informazionale energetica riconducono sempre a un unico fondamento:

tutto vibra

Che si tratti di pietre, colori, microorganismi, medicinali, esseri umani o segni geometrici - tutto ciò che esiste possiede una vibrazione, invia informazioni ed è in perpetua comunicazione con il mondo circostante.

Se ipotizziamo un paragone tra un organismo malato e uno strumento scordato, potremmo dire che la giusta vibrazione sarebbe in grado di riaccordarlo.

Simile è la teoria di molti metodi che curano con l'informazione e le vibrazioni e che hanno lo scopo di riportare in armonia un organismo malato, per esempio sulla scorta di colori, suoni, frequenze, "codici geometrici".

In questo modo le dis-sonanze vengono sciolte, e al posto della dis-armonia si va a pizzicare la "corda" armonica della nostra cassa di risonanza, cioè il nostro corpo: l'energia torna a fluire e l'organismo acquisisce nuova forza utile a governare le proprie capacità di autoguarigione.

Su questo principio si basa anche la Nuova Omeopatia, che interviene sulle vibrazioni disarmoniche con l'aiuto di segni geometrici.

Ogni segno tracciato agisce infatti come un'antenna, e va a modificare la vibrazione esistente: se questi segni geometrici con effetti a livello biofìsico vengono disegnati per esempio in corrispondenza dei punti dell'agopuntura, producono stimoli indolori che attivano le capacità di autoguarigione.

Si parla anche di "agopuntura del segno".

Che da migliaia di anni siano utilizzati i punti dell'agopuntura è ampiamente noto.

Oggigiorno si affermano svariate "terapie dei meridiani" che in diversi modi esercitano un'influenza sul sistema dei meridiani stessi e sui punti dell'agopuntura - per esempio per mezzo della stimolazione proposta dalle Emotional Freedom Techniques (EFT), per mezzo di massaggi, di cristalli per l'agopuntura, di applicazioni con il diapason - oppure appunto disegnando segni geometrici.

Anche l'abitudine di dipingersi il corpo attestata nei popoli primitivi e negli indiani, o i tatuaggi effettuati su parti del corpo malate nel famoso uomo dei ghiacci Otzi non hanno, o meglio non avevano altra funzione se non quella di riequilibrare le vibrazioni e quindi di attivare la guarigione.

Foto scattate con una fotocamera termosensibile dall'Istituto di biofisica di Neuss mostrano in maniera efficace l'andamento di diversi meridiani e confermano che il sistema degli stessi non è un'invenzione di antiche dinastie cinesi, bensì una realtà che sarà presto dotata di valenza scientifica anche per gli scettici dei metodi terapeutici orientali.

I segni geometrici possono inoltre essere utilizzati per la preparazione di "acque curative informazionali".

La trasmissione di informazioni all'acqua è una tecnica semplice, efficace e per niente esosa, tra l'altro descritta all'interno di questo volume: bevendo acqua dotata di potenziale informazionale è possibile inviare segnali positivi alle cellule del proprio corpo.

La Nuova Omeopatia e i metodi e le applicazioni che ne derivano si adattano non solo ai terapeuti professionali, ma anche ai profani; permettono al singolo individuo di occuparsi in maniera autonoma e responsabile della propria salute, e di aiutarsi, in particolare nelle situazioni acute.

Ecco che spesso è già sufficiente un simbolo curativo disegnato sulla cute con un pennarello per lenire il dolore, per esempio nel caso di una puntura d'insetto, sulla quale possiamo disegnare direttamente il corrispondente "codice geometrico".

Ciò che affascina in particolare è l'ampiezza dello spettro delle diverse possibilità di applicazione e allo stesso tempo la semplicità di impiego.

Attraverso il coinvolgimento diretto dei paziente la Nuova Omeopatia ne valorizza la responsabilità nei confronti della propria salute e trasmette sentimenti di gioia all'idea di un intervento personale nel configurare il proprio quotidiano in linea con le leggi dell'universo.

I metodi di risonanza sensitiva si intendono in una prospettiva globale: l'uomo (o l'animale o la pianta), pensato appunto nella sua globalità, è visto e trattato considerando tutti i livelli del suo essere - corpo, anima e spirito.

Di conseguenza a giocare un ruolo di primo piano nella terapia sono anche il suo rapporto con il mondo circostante, le sue condizioni di vita (integrazione sociale, situazione familiare e professionale), eventuali fattori psichici, l'esposizione alle radiazioni (radiazioni terrestri e inquinamento elettromagnetico), come pure eventuali allergie ed eventuali sostanze nocive presenti nell'ambiente.


Indice

Premessa

Introduzione

Parte I - Conoscenze di base

Tutto vibra: campi morfici & Co
La Legge di Risonanza
Curare con i segni geometrici
Il procedimento del test nel quadro della legge di risonanza
Il circolo energetico: altre possibilità di eseguire dei test
La forza curativa dell'acqua
L'equilibrio energetico del corpo
Parte II - Applicazioni pratiche

Elettrosmog
Congestioni geopatiche e schermatura degli ambienti
Eliminazione di interferenze da cicatrice
"Riscrivere" una malattia: la trasmissione di informazioni attraverso l'acqua nella pratica
Drenaggio dell'amalgama e di altre sostanze tossiche
Parte III - Equilibrio Vibrazionale Allargato

Il Meridiano psichico
La Chakra-terapia e l'auraterapia
Suoni e ritmi
Lavorare con i colori
Il lavoro sui dogmi/principi secondo O. Carl Simonton
Il Lavoro con animali e piante
Ringraziamenti

Note sulle autrici


Petra Neumayer, Roswitha Stark
Geometria della Guarigione - Libro >>> http://goo.gl/7uqT9i
I segni di Korbler e la nuova omeopatia
Editore: Punto d'Incontro
Data pubblicazione: Ottobre 2013
Formato: Libro - Pag 150 - 17x22



giovedì 7 novembre 2013

L'universo frattale

L'universo frattale

L’obiettivo di questo articolo è quello di fornire al lettore alcuni elementi di cosmologia contemporanea usando la geometria frattale come strumento di sintesi tra le osservazioni del satellite Planck e la scoperta del bosone di Higgs...

di Fausto Bersani Greggio - 06/11/2013



L'universo frattale

Perché la geometria viene spesso descritta come fredda e arida? Una ragione è l’inabilità di descrivere la forma di una nuvola o di una montagna, una linea costiera o un albero. Le nuvole non sono delle sfere, le montagne non sono dei coni, le linee costiere non sono dei cerchi, il sughero non è liscio ed i fulmini non si muovo lungo linee diritte.
- Benoît Mandelbrot -

La frase di Mandelbrot ben tratteggia l’inadeguatezza di alcuni strumenti della geometria classica nello studio di sistemi complessi che si trovano in natura. L’obiettivo di questo articolo è quello di fornire al lettore alcuni elementi di cosmologia contemporanea usando la geometria frattale come strumento di sintesi tra le osservazioni del satellite Planck e la scoperta del bosone di Higgs, tra la macrofisica e la microfisica.

La cosmologia

La cosmologia rappresenta il tentativo dell’uomo di studiare e costruire una teoria fisica in grado di spiegare fenomeni che avvengono nel cosmo su scale in cui le galassie, che appaiono poter essere frutto di una distribuzione casuale, si candidano a formare i costituenti elementari.
Queste vengono trattate come vere e proprie “particelle” di un “gas” che riempie l’Universo.
Il modello cosmologico più diffuso (modello standard) si basa su un assunto fondamentale, detto Principio Cosmologico, il quale afferma che l'Universo è omogeneo e isotropo, ossia sempre uguale su grande scala, da qualunque punto lo si osservi ed in qualunque direzione si decida di puntare un telescopio.
Il perfezionamento delle tecniche di osservazione, tuttavia, ha mostrato, nel corso degli anni, che le galassie si accorpano in ammassi, che a loro volta tendono ad unirsi per formare, ad un livello gerarchico superiore, superammassi. In tal modo si genera uno scenario in cui si evidenzia il susseguirsi di bolle di vuoto quasi assoluto sulle cui superfici si ramificano filamenti ricchi di galassie. Una sorta di struttura spugnosa, o a schiuma, se si preferisce, con grandi spazi vuoti, mentre nelle zone in cui due bolle vengono a contatto aumenta la presenza degli ammassi e dei superammassi.
In questo contesto si collocono alcune teorie che cercano di spiegare e descrivere la struttura su larga scala dell'Universo ricorrendo ai canoni dettati dalla geometria frattale.

I frattali

Cominciamo allora con il definire in modo semplice che cosa si intende per frattale.
Intanto partiamo con il ricordare che la parola deriva dal latino fractus che significa rotto o frammentato in quanto la dimensione di un frattale non è intera. La nozione di dimensione frazionaria è un atto di ”funambolismo intellettuale”, non c’è dubbio, d’altra parte in natura esistono molteplici esempi di strutture estremamente irregolari, ben lontane dalle usuali morfologie previste dalla geometria euclidea che individuano, ad esempio, situazioni di confine tra una linea ed una superficie con una dimensione compresa tra 1 e 2, oppure oggetti “quasi” tridimensionali in quanto presentano una dimensione geometrica di poco inferiore a 3: i rami degli alberi alberi, il profilo delle montagne, i litorali, le nubi, le arterie o i bronchi dei polmoni, la distribuzione delle galassie nell’Universo sono solo alcuni esempi di oggeti frattali.

Tutte queste forme, così diverse fra loro, sono caratterizzate da una proprietà comune: sono oggetti geometrici che si ripetono nella loro struttura allo stesso modo su scale diverse (invarianza di scala), ossia non cambiano aspetto anche se visti con una lente d'ingrandimento (autosomiglianza). Questa proprietà implica l'assenza di regolarità o analicità nell'intero sistema.
Per una struttura regolare, come ad esempio una curva, è sempre possibile definire, in maniera univoca, la tangente in ogni suo punto. Questo comporta che su scale sempre più piccole, la curva possa essere approssimata dalla sua tangente, perdendo ogni altra struttura.
Nel caso di un sistema frattale, andando su scale sempre più piccole, si può notare come la stessa struttura si ripeta mostrando tutta la complessità di quella originale. Pertanto la distribuzione non diventa mai, per così dire, liscia e regolare.
Questa proprietà implica una grande irregolarità che non è possibile descrivere mediante i tradizionali metodi matematici, lasciando molti fenomeni fisici ai margini della ricerca scientifica proprio per la mancanza di un formalismo matematico che permetta di studiarli accuratamente.

Solo recentemente, con l’avvento di potenti calcolatori dotati di sofisticati programmi di grafica, abbiamo assistito ad uno sviluppo della ricerca in tale settore.
Una misura del grado di irregolarità di questi oggetti è fornita proprio dalla loro dimensione frattale. Si tratta di un parametro numerico, in genere non intero, atto a fornire una descrizione del modo in cui l'oggetto riempie lo spazio in cui è contenuto.
Vi sono diverse definizioni di dimensione frattale e fra queste va senza dubbio segnalata quella di Hausdorff –Besicovitch (1918), probabilmente la più conosciuta ed importante, se non altro perchè si basa su metodi di misura relativamente facili da trattare.
Tale tecnica, nota anche come box counting fractal dimension, consiste essenzialmente nel sovrapporre all’immagine da studiare una griglia quadratica, con maglie dotate di un determinato passo, e nel contare il numero di maglie occupate dall’oggetto in funzione della dimensione delle maglie stesse. Tale numero, ovviamente, risulterà diverso a seconda dell’estensione delle celle. Riportando poi in un grafico il logaritmo del numero di celle occupate dalla figura geometrica in funzione del logaritmo della lunghezza del lato di una cella si ottiene una retta la cui pendenza fornisce la dimensione frattale dell’oggetto preso in esame.

L’Universo frattale

La possibilità che vi sia una distribuzione frattale nell'Universo, almeno entro certe scale, è un fatto estremamente rilevante per la cosmologia moderna.
Per capirne brevemente le implicazioni basti pensare che se consideriamo un volume sferico di raggio R centrato in una galassia scelta a caso, la massa contenuta in esso, per una distribuzione omogenea di materia, ossia caratterizzata da una densità costante, cresce col cubo della dimensione lineare:

M R3

Invece per i frattali, dato che si hanno molti vuoti nel volume che li contiene, la massa diventa proporzionale ad una certa potenza D del raggio R , detta per l’appunto “dimensione frattale” (1),

M RD

per la quale, in genere, risulta D < 3.

Sorprendentemente (2) i risultati delle osservazioni sulla distribuzione delle galassie (con R < 20 Mpc) (3) e sugli ammassi di galassie (con R< 100 Mpc), indicano una medesima dimensione frattale D 1,2.
È evidente che assume un carattere primario capire i meccanismi che possono aver generato una tale struttura dell'Universo.
È bene osservare che nell'ambito della “cosmologia frattale" si fa riferimento alla materia visibile luminosa, questo tuttavia non esclude che la materia oscura possa seguire lo stesso andamento giungendo ad interessanti conclusioni nel confronto con la cosmologia osservativa.
Le implicazioni sono in un certo senso rivoluzionarie: intanto dovremmo abbracciare un Principio Cosmologico Condizionale (4) secondo cui ogni osservatore occupa un punto materiale della struttura.
Il termine “condizionale" si riferisce alla condizione che ogni osservatore è situato su una galassia la quale occupa sempre un elemento della struttura, ossia un punto del frattale. In altri termini non esistono potenziali osservatori in una regione di vuoto.

Sotto queste condizioni, sembra venir meno la proprietà di omogeneità del modello cosmologico standard definita rispetto ad un qualsiasi punto geometrico dello spazio, a favore di un’idea antropica di un Universo “observer omogeneus”, ossia omogeneo solo rispetto ad un potenziale osservatore. La stessa ipotesi di isotropia locale, applicata ad ogni punto del frattale, pare confermata da molti dati sperimentali
Il cosiddetto Principio Cosmologico Condizionale rappresenta una sorta di principio più debole rispetto al Principio Cosmologico standard. In base ad esso solamente gli osservatori solidali con la struttura in considerazione risultano equivalenti.
È peraltro verosimile, a fronte delle osservazioni, che via una scala oltre la quale l'Universo diventi omogeneo nel senso “classico” del Principio Cosmologico standard.
Possiamo pertanto sintetizzare il tutto dicendo che su scale relativamente piccole la distribuzione della materia è frattale, mentre su scale dell’ordine di alcune centinaia di Mpc, essa diventa uniforme.

I dati del satellite Planck

Quanto premesso ritengo si agganci in modo estremamente significativo con alcune considerazioni che ho potuto condurre a seguito dei risultati pubblicati a Marzo di quest’anno dall’Agenzia Spaziale Europea la quale ha diramato un’immagine che ha fatto il giro del mondo. Questa consiste nella più accurata mappa mai ottenuta dell’Universo neonato (v. fig.1), risultato di 15 mesi di acquisizione dati da parte del telescopio spaziale Planck, concepito nel lontano 1992 e lanciato quattro anni fa in un’orbita a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra.
Planck è una sorta di macchina del tempo. I suoi strumenti catturano la più antica luce dell’Universo, luce che riceviamo nella banda delle microonde dopo che ha viaggiato nello spazio per quasi 14 miliardi di anni restitutendoci un’istantanea di come si presentava il cosmo all’inizio della sua storia.


http://www.scienzaeconoscenza.it/data/upload_img/universo%20frattale%201.png
fig.1


Vale la pena di soffermarsi sul fatto che in ogni caso non saremo mai in grado di vedere l’evento del Big Bang, indipendentemente dalla precisione degli apparati sperimentali. Infatti fino a temperature di qualche migliaio di Kelvin la materia è solida o liquida o gassosa, così come la conosciamo sulla Terra, ma quando la si riscalda in modo opportuno si comincia a produrre il quarto stato della materia, il cosiddetto plasma atomico: le continue e violente collisioni tra gli atomi strappano alcuni elettroni dai nuclei intorno ai quali normalmente orbitano.
Aumentare la temperatura significa aumentare proporzionalmente l’energia cinetica grazie alla quale gli atomi della materia si urtano continuamente con un moto disordinato, noto come agitazione termica.
A temperature dell’ordine di 10^4 °K gli urti fanno distaccare gli elettroni degli atomi più leggeri, come l’idrogeno e l’elio; per strappare gli elettroni che ruotano vicino ai nuclei di atomi pesanti come il ferro, bisogna invece superare temperature dell’ordine di 10^6 °K.
Queste cariche elettriche assorbono immediatamente i fotoni che sono continuamente emessi dagli atomi e dagli ioni stessi: un plasma atomico è quindi opaco alla luce, proprio come una lastra di materiale metallico. Il ferro, ad esempio, è opaco alla luce in quanto due dei 26 elettroni di ogni suo atomo si muovono liberamente nel metallo e quindi “divorano” immediatamente ogni fotone che vi penetra.

Risalendo a 380 mila anni dopo il Big Bang la temperatura era di circa 3 mila gradi e l’Universo era simile ad un miscuglio di protoni, elettroni e fotoni che interagivano fra loro. Mano a mano che procedeva l’espansione, tuttavia, la temperatura dell’Universo diminuiva, ed i fotoni non avevano più energia sufficiente a impedire la formazione degli atomi più semplici. Così, quando i protoni e gli elettroni si unirono a formare atomi di idrogeno, i fotoni primordiali riuscirono, per la prima volta, a propagarsi liberamente e l’Universo, che fino a quel momento era risultato opaco, diventò "trasparente" alla radiazione. Queste onde luminose, che rappresentano la prima luce del cosmo, permeano da allora tutto l’Universo e, trascinate dalla sua espansione, che in un certo senso le ha “stirate”, oggi sono arrivate ad avere lunghezze d’onda millimetriche, nella banda delle microonde, ed una temperatura media di circa 2,7 Kelvin. Il telescopio spaziale Planck ha setacciato il cielo intero a 360 gradi nello spettro di frequenza che va da 30 a 857 GHz elaborando un vero e proprio planisfero cosmico risalente a 380 mila anni dal Big Bang. A tal fine sono stati identificati ed eliminati tutti i contributi della radiazione a microonde prodotti dalle attuali sorgenti cosmiche. In altri termini, per raggiungere la vera radiazione di "fondo" primordiale del cosmo, è stato necessario rimuovere tutta la radiazione sovrastante.

Negli anni ’60, ai tempi di Penzias e Wilson, la radiazione fossile sembrava fotografata con una macchina digitale con poche migliaia di pixel e tutto risultava uniforme, ma adesso è come se usassimo le moderne macchine digitali con decine di milioni di pixel. Grazie al satellite Planck possiamo vedere i dettagli delle impronte dell’Universo primordiale: guardando la mappa emergono minuscole disomogeneità che corrispondono in realtà a piccolissime fluttuazioni di temperatura, minori di una parte su 10.000, e sono il riflesso delle fluttuazioni di temperatura e densità dell'Universo primordiale. In estrema sintesi le parti blu sono le parti più fredde, le parti rosse quelle più calde.

Il vantaggio di Planck, rispetto ad analoghi esperimenti precedenti, è rappresentato dalla sua elevatissima sensibilità: può infatti misurare fluttuazioni di qualche milionesimo di grado di temperatura con una risoluzione angolare migliore di un decimo di grado.
La misura delle fluttuazioni di temperatura dell’Universo primordiale fornisce informazioni preziosissime sui modelli di formazione delle strutture cosmiche.
Se l’Universo fosse perfettamente omogeneo ed isotropo, noi non saremmo qui a raccontarcelo.
Su piccola scala, l’Universo mostra grandi disomogeneità, che diventano sempre più piccole mano mano che la scala si allarga, fino a giungere, sulle grandissime scale, ad una condizione di omogeneità in accordo con il Principio Cosmologico standard.

Queste perturbazioni inducono fluttuazioni nella materia che successivamente possono crescere per instabilità gravitazionale fino a formare le strutture cosmiche a noi note.
Il meccanismo, concettualmente, in realtà è abbastanza semplice: queste fluttuazioni sono in grado di collassare quando la loro autogravità supera la forza di pressione dovuta alla propria agitazione termica.
Quindi è esattamente laddove l’energia cinetica della materia risulta minore, ossia in corrispondenza delle zone più fredde, che si celano i semi originari di tutte le strutture complesse oggi osservabili, dalle stelle agli ammassi di galassie.

Emergono frattali dalla mappa di Planck

A questo punto, dopo aver preso in esame la mappa di Planck, alla miglior risoluzione possibile, si può notare come, facendo un ingrandimento di un piccolo settore angolare della fig.1, emergano strutture analoghe a quelle riportate in fig.2 nelle quali è facile distinguere pixel di vario colore che virano dal rosso al blu.


http://www.scienzaeconoscenza.it/data/upload_img/universo%20frattale%202.png 
fig.2


Sulla base di quanto abbiamo detto è allora chiaro che le zone nelle quali si ha la massima probabilità di formazione di strutture autogravitanti sono quelle più fredde, ossia quelle di colore blu con tonalità più scura.
Sfruttando questa ipotesi ho provveduto a suddividere la mappa di Planck in settori aventi un’apertura angolare di pochi gradi dei quali ho calcolato la dimensione frattale con il metodo del box – counting descritto in precedenza. Da questo studio è emerso che la dimensione frattale media, compresa di errore statistico, è pari a

D = (1,20 ± 0,08)

un risultato estremamente incoraggiante per diversi motivi. Innanzi tutto risulta assolutamente in linea con le osservazioni che, come abbiamo visto, prevedono, per la distribuzione delle galassie e dei relativi ammassi, una dimensione frattale proprio pari a 1,2.
Tale risultato rafforza quindi l’idea che le perturbazioni analizzate siano state quelle che hanno effettivamente generato l’attuale struttura frattale dell’Universo anche se è bene precisare che ci troviamo di fronte ad una vera e propria ragnatela cosmica multi frattale; infatti 1,2 risulta essere la dimensione frattale media ottenuta per la distribuzione delle perturbazioni analizzate nella mappa di Planck con valori che oscillano attorno al dato centrale.
Altro aspetto significativo è il fatto che il livello di confidenza del risultato ottenuto è pari al 99,7% ossia, immaginando di effettuare un nuovo campionamento, si riscontrerebbe una probabilità del 99,7% di trovare una dimensione frattale media all’interno della forbice avente come estremi 1,12 ed 1,28 ossia i valori che si ottengono aggiungendo e togliendo l’errore statistico 0,08 al valore medio. Pertanto possiamo affermare che il risultato ottenuto si presenta con un altissimo livello di riproducibilità.

Infine, entrando in un settore un po’ più specialistico, ho potuto confermare che la distribuzione statistica di queste fluttuazioni, favorevoli alla formazione di aggregati auto gravitanti, segue con grande precisione una statistica gaussiana, una conferma estremamente stringente dell’esistenza dell’inflazione iniziale, una fase caratterizzata da una violentissima espansione spiegabile proprio grazie all’azione del bosone di Higgs, la particella che ha fruttato pochi giorni fa il premio Nobel per la Fisica a Peter Higgs e Francois Englert.
Il bosone identificato al CERN, ebbe un ruolo fondamentale nel conferire una massa a tutte le particelle elementari del modello standard scatenando contestulamente anche l’era dell’inflazione.

Per contro esistono anche alcune anomalie emerse dai dati di Planck rispetto alla cosmologia standard che, per ragioni di spazio, non tratterò in questo articolo e che comunque sono ben documentate nelle varie recensioni e pubblicazioni relative al telescopio dell’Agenzia Spaziale Europea. Qui mi limiterò a sottolineare solamente che il risultato che ho presentato tratteggia un modello di Universo frattale coerente con le attuali conoscenze le quali si collocano nell’intersezione tra la cosmologia e la fisica fondamentale. Tuttavia esistono domande ancora aperte che potranno avere una risposta solo in un futuro non immediato.
Secondo molti l’entità delle anomalie riscontrate non è tale da mettere in discussione il modello cosmologico standard, ma suggerisce piuttosto la presenza di possibili nuovi effetti fisici. Saranno dunque necessarie nuove misure strumentali, anche se qualcosa di più potrebbe emergere già dall’analisi dei dati di polarizzazione della radiazione fornita da Planck. L'analisi è certamente molto complessa ed è ancora in corso. Ci vorrà almeno un altro anno per estrarre il piccolissimo segnale polarizzato, ma certamente la sfida è di quelle che appassionano non solo gli esperti.

Note
(1) Introduzione alla Cosmologia, Lucchin F. – Ed. Zanichelli, 1990
(2) Gravitazione e spazio – tempo, Ohanian H. C., Ruffini R., Ed Zanichelli, 1997.
(3) Mpc equivale ad un Megaparsec, ossia un milione di parsec. Il parsec è unità astronomica di distanza equivalente a 3,26 anni luce (1 anno luce = distanza coperta dalla luce in un anno, ossia 9,46x10^15 metri).
(4) Modello frattale dell’Universo ed Energia Oscura, Tedesco L., Cagnetta F. M., Univ. Studi di Bari – A.A. 2011–2012
(5) The Fractal Structure of The Universe, P.H. Coleman, L. Pietronero,. Physics Reports 213, 311, 1992.

Giuseppe Arcidiacono
Spazio Iperspazi Frattali
Il magico mondo della geometria
Editore: Di Renzo Editore
Data pubblicazione: Giugno 2009
Formato: Libro - Pag 141 - 15x21
Data di prima pubblicazione: 2004

Benoit Mandelbrot
Nel mondo dei frattali
Editore: Di Renzo Editore
Data pubblicazione: Gennaio 2001
Formato: Libro - Pag 61 - 14x21

approfondimento: