Buddha: grasso o magro?
La vera immagine di Buddha non è quella che noi tutti
conosciamo
di Sara Raggini - 18/08/2016
Buddha: grasso o magro?
Un uomo grasso, calvo, con una sacca sulla spalla o sulla
pancia: la classica raffigurazione di Buddha. Eppure, questo non era il vero
aspetto di Buddha.
Tutti gli storici concordano sull’esistenza di Buddha e
nella sua identificazione con Siddharta Gautama, un uomo di famiglia nobile,
vissuto nel VI secolo a.C. in India.
La giovinezza di Buddha
Nonostante il padre lo avesse fatto sposare all’età di 16
anni, Siddharta aveva un modo di vita molto diverso da quello della sua
famiglia. Amava riflettere e meditare sin dall’infanzia, fino al punto in cui
all’età di 29 anni decide di lasciare il palazzo dei genitori per sottoporsi ad
una vita connessa con la natura. Vivendo sempre all’interno del ricco palazzo
di famiglia, non aveva mai avuto modo di vedere gli aspetti negativi della
vita: Siddharta rimane toccato, dopo la fuga, nel vedere in un villaggio un
anziano malato e decrepito, così come rimane stupito nell’assistere a un corteo
funebre.
La prima grande svolta
Incontrando un asceta che aveva deciso di rinunciare a
tutto per raggiungere la serenità spirituale, decide di intraprendere la stessa
via. Da questa decisione, la volontà di sottoporsi a numerose prove estreme
quali vivere 7 anni in una foresta sottoponendosi numerose volte a digiuni al
fine di raggiungere l’illuminazione. Non avendo raggiunto il suo obiettivo
decide di isolarsi per trovare la liberazione; a 35 anni, vicino alla morte, si
narra fosse ai piedi di un albero quando immerso nei suoi pensieri raggiunge
l’illuminazione (il termine Buddha significa appunto illuminato).
La tradizionale raffigurazione di Buddha come fondatore
del buddismo dunque, non corrisponde al personaggio di cui abbiamo appena
narrato la vita: Siddharta infatti, prima di scappare dal palazzo era un
giovane alto, biondo e magro. Dopo i numerosi anni di ritiri spirituali e
digiuni era divenuto scheletrico.
La variante cinese di Buddha
L’uomo in carne rappresentato tradizionalmente è una
variante cinese, che si ispira a Buddai, un monaco molto stravagante vissuto
nel IX secolo d.C., così chiamato per la bisaccia che porta sulle spalle.
Quest’ultima contiene riso, dolci e talvolta denari, con i quali sfamava poveri
e bisognosi. Che questo monaco fosse veramente grasso non è certo, tuttavia
l’adipe nel taoismo simboleggia felicità, mentre nella tradizione cinese è la
sede dell’anima.
La variante giapponese di Buddha
In Giappone Budai ha preso il nome di Hotei e la sua
statua è presente all’ingresso di numerosi templi zen, scuola frequentata anche
dallo stesso.
Oggi Hotei è una delle sette divinità della Fortuna e
rappresenta il dio dell’abbondanza e della buona salute.
Comprendere, conoscere la tradizione buddhista non deve
significare, come spesso è avvenuto anche in anni recenti, smarrire la propria
identità o le caratteristiche del pensiero occidentale.
Comprendere, conoscere l'altro è la premessa
indispensabile per un futuro di pace e di tolleranza fra gli uomini, come
ricordano queste parole di Rudolf Steiner:
«Che cosa avverrà quando i singoli devoti appartenenti ai
diversi sistemi religiosi s'intenderanno e quando il cristiano dirà al
buddhista: "Io credo al tuo Buddha come tu stesso credi in Lui"? cosa
avverrà quando il buddhista dirà al cristiano: "Io sono in grado di
comprendere il mistero del Golgota come lo comprendi tu"? che cosa avverrà
nell'umanità quando un tale atteggiamento sarà generalizzato? Verrà la pace fra
gli uomini, verrà il reciproco riconoscimento delle religioni. E questo deve
venire.
Il movimento scientifìco-spirituale deve creare una reale
reciproca comprensione delle religioni».
Buddha >> http://goo.gl/WZ9cCi
Con un saggio di Gabriele Burrini su «il Buddhismo e la
scienza dello spirito»
Rudolf Steiner