mercoledì 24 maggio 2017

Qi Gong anti-cancro: un metodo di terapia olistica




Qi Gong anti-cancro: un metodo di terapia olistica
che sta dando risultati nella cura integrata delle malattie croniche e dei tumori

Scritto da: Uta Feiler e Christine Lanz

Medicina Non Convenzionale



Qi Gong anti-cancro: un metodo di terapia olistica che sta dando risultati nella cura integrata delle malattie croniche e dei tumori
Da alcuni decenni si sta diffondendo silenziosamente in Europa una pratica corporea che affonda le sue radici nell'antico qi gong taoista cinese. Una versione particolare di questa nota pratica riscoperta negli anni Settanta del secolo scorso, il Guolin qi gong, si sta infatti rivelando di importanza notevole nella cura delle malattie croniche e del cancro, anche in approccio integrato con le terapie convenzionale.

Dalla Cina, attraverso la Germania, insegnanti e pazienti stanno lentamente, ma con entusiasmo, apprezzando i risultati di questo approccio. Fioriscono così i libri sul tema e le testimonianze di guarigione. Vediamo un più da vicino in cosa consiste, quali sono le sue origini e le possibilità di guarigione che offre.

Che cos’è Guolin qi gong

Il Guolin è una delle forme di qi gong medico più importanti nella terapia dei tumori e delle malattie croniche. Per questo motivo viene anche definito il cosiddetto “qi gong anti-cancro”.

Questo metodo è stato sviluppato dalla professoressa dell’Istituto di Belle Arti di Pechino e pittrice Guo Lin, nata nel 1909 nella provincia del Guang Dong. A questa donna era stato diagnosticato un tumore all'utero che, dopo sei operazioni chirurgiche e conseguenti recidive con metastasi, venne ritenuto inguaribile dalla medicina ufficiale.

Guo Lin cominciò allora a sviluppare le pratiche di qi gong che suo nonno, un praticante taoista, le aveva insegnato quando lei era bambina. Questo percorso di riscoperta la portò alla ricerca dei più grandi maestri viventi in ambito, dai quali imparò tecniche millenarie, osservando e sperimentando su se stessa gli effetti delle pratiche di questa antichissima disciplina.

Ella guarì piuttosto rapidamente e questo successo la condusse, nel 1971, a trasmettere la sua conoscenza alla gente comune che fosse interessata a imparare, praticando nei parchi di Pechino. Guo Lin morì nel 1984 all'età di 75 anni per un ictus, senza che il tumore si fosse mai più ripresentato e lasciando un sapere significativo per la medicina: il Guolin qi gong.

Negli anni a seguire gli esercizi furono poi sviluppati e perfezionati ulteriormente da altri insegnanti. In Cina nacquero quindi dei circoli di Guolin, dove le persone praticavano insieme nei parchi. Oggi, a distanza di decenni, ci sono centri Guolin in tutto il mondo.

Il qi gong medico-terapeutico ha iniziato ad essere applicato in parallelo agli interventi della medicina convenzionale da circa trent'anni in paesi quali Canada, USA, Cina, Corea, Giappone, Australia e Malesia sia nella lotta contro i tumori sia in caso di altre malattie croniche.

Nel 1980, in Germania alcuni medici iniziarono a diffondere queste conoscenze. A partire dal 1989 la dottoressa Qi Duan Li, allieva della professoressa Guo Lin, ha introdotto negli ospedali tedeschi queste pratiche. In Italia questo metodo è purtroppo ancora poco diffuso.

Qi gong ed energia vitale.
Pratiche taoiste di lunga vita
Georges Charles

lunedì 22 maggio 2017

Vaccini: le ricerche del premio Nobel Montagnier



Vaccini: le ricerche del premio Nobel Montagnier

Scritto da: Vincenzo Valenzi

Critica al sistema sanitario



Vaccini: le ricerche del premio Nobel Montagnier

Nella sua intervista televisiva alla trasmissione parigina Vent PositiF Luc Montagnier tra gli altri argomenti ha discusso della controversia rapporto su vaccini e autismo considerato come malattia rara che tende a proliferare sempre di più di cui aveva già parlato a Bologna nell'ottobre del 2016 durante la lezione magistrale ai direttore ospedalieri.
Il premio Nobel per la Medicina, Luc Montagnier, rilancia la connessione tra vaccini e autismo. Ed è subito polemica. Secondo il biologo francese, le vaccinazioni - se somministrate contemporaneamente ad anti-infiammatori - potrebbero avere "effetti deleteri sul cervello" del lattante, scatenando "l'insorgenza dell'autismo".
"Molti genitori non hanno più fiducia nelle vaccinazioni" perché "talvolta c'è una correlazione temporale tra il vaccino e i sintomi legati all'autismo. Questo non significa una correlazione di causa-effetto ma i vaccini, insieme ad altri elementi, possono essere fattori scatenanti di situazioni pre-esistenti" legate all'autismo, ha spiegato Montagnier durante una lectio magistralis tenuta a Bologna in occasione del 42esimo congresso dell'Associazione nazionale dei medici delle direzioni ospedalieri.

Dalle ricerche di Montagnier e colleghi emerge come nell'origine dell'autismo possa esserci una componente batterica e una correlazione temporale, in alcuni casi, con le vaccinazioni. Concetti che si possono ascoltare nell'intervista integrale dove il virologo francese suggerisce prudenza con vaccinazioni che forse, oltre a prevenire ad aver salvato generazioni dalla poliomielite, e domani alcuni casi gravi di patologie (tumore della cervice in HPV o encefalite nel caso del morbillo ad esempio) potrebbero contribuire a patologie emergenti come l'autismo.
Una posizione quella del Nobel francese per la scoperta del virus dell'AIDS, su cui, oltre le polemiche sopra le righe, la comunità scientifica il mondo medico e il legislatore dovrebbero riflettere, magari ricordando l'epidemia influenzale H1N1 che poi tanto epidemica e terribile fortunatamente non fu. Nella scienza tutto cambia, nella medicina ancor di più.

Ogni cinque anni mediamente le linee guida e i protocolli terapeutici delle società internazionali vengono aggiornati, quello che oggi è la legge protocollare su cui i consigli di disciplina e i tribunali sentenziano cambia continuamente. Non guasterebbe allora maggiore serenità e prudenza nell'uso dei protocolli e della disciplina nella pratica medica che è una scienza giovane, in evoluzione e spesso ispirata dalla statistica e ancora più spesso dall'esperienza e dalla pratica con risultati come le tradizioni millenarie orientali ci dicono, nonostante le deboli basi scientifiche delle stesse.
La principessa della farmacologia, l'aspirina, da 150 anni viene usata, poco sapendo della sua scienza, che emerge di anno in anno sempre più complessa, con nuove indicazioni (circolatorie) e controindicazioni.
Sarebbe utile abbassare i toni e le spade e alzare il livello di confronto etico e scientifico, stimolando e finanziando ricerche controllate sui temi controversi come ad esempio quelli posti dal Nobel francese sui vaccini, il paracetamolo e i campi elettromagnetici che oramai ci avvolgono a qualsiai età e qualsiasi luogo senza che ci si possa proteggere.

L'interesse fondamentale della salute, si protegge con la ricerca sui punti critici e sulle nuove (o antichissime) opportunità, e confesso fa una certa impressione leggere dichiarazioni euforiche di autorevoli colleghi quando un nostro collega, con un buon curriculum, viene proposto per la radiazione, per aver pensato liberamente e aver cercato in scienza e coscienza di fare il meglio per i suoi pazienti. Non bisogna dimenticare che oggi nonostante i colossali progressi della diagnosi e della terapia solo negli Stati Uniti ci troviamo con 100.000 morti all'anno, 5 milioni di reazioni avverse di cui la metà gravi dati JAMA, benchè i protocolli siano stati rispettati e i medici protetti dal rispetto degli stessi.
Un tema che dovrebbe preoccuparci, alla ricerca di quei meccanismi che possono aiutarci a ridurre le reazioni avverse a personalizzare la terapia, verso la terapia di precisione.

Una strada su cui tutti ci stiamo incamminando, che richiede modestia, prudenza e coraggio di imparare e cambiare le nostre abitudini e convizioni sull'altare della verità e della missione medica. In gioco oltre a qualche carriera e all'onore di famiglie di medici bruciate, la vita dei malati che si affidano alle cure mediche troppo spesso con poche speranze (Demenze, SLA, tumori, ecc) e che si aspettano dai medici tutto il possibile da Oriente a Occidente da Allopatico a Olistico con Scienza e Coscienza verso una Medicina Integrata .


Danni Causati da Vaccini e Sieri
Versione nuova
Herbert M. Shelton


giovedì 18 maggio 2017

Bombardati dai raggi cosmici




È vero che siamo continuamente bombardati dai raggi cosmici?

Scritto da: Antonella Ravizza

Scienza e Fisica Quantistica



È vero che siamo continuamente bombardati dai raggi cosmici?

Per capire cosa sono i raggi cosmici, dovremo riprendere qualche concetto già esposto.
La materia è fatta di atomi; semplificando e dando una descrizione classica, ogni atomo è formato da un nucleo (composto da neutroni e protoni) e da una nuvola di particelle negative (elettroni). I raggi cosmici sono sostanzialmente nuclei di atomi completamente ionizzati e accelerati a velocità vicine a quelle della luce (300.000 chilometri/secondo). Le particelle che formano i raggi cosmici provengono da ogni direzione dello spazio e formano una vera e propria “pioggia” che colpisce continuamente il nostro pianeta. È stato calcolato che ogni metro quadrato dell’atmosfera terrestre viene colpito ogni secondo da 30 mila raggi cosmici.

Raggi cosmici primari e secondari

I raggi cosmici si classificano in primari e secondari: i primari sono appunto quelli che dalle sorgenti arrivano fino al nostro pianeta, ed entrando in atmosfera collidono con le molecole dell’aria; i secondari sono quelli che vengono generati dalla collisione dei primari con gli atomi dell'atmosfera terrestre. Questa collisione infatti genera uno sciame di particelle che si propaga fino a raggiungere il suolo terrestre.
Tra i raggi cosmici primari troviamo: protoni, neutrini, elettroni, nuclei di varia natura e fotoni ad alta frequenza (raggi gamma). Tra i raggi cosmici secondari troviamo: elettroni, neutroni, mesoni (Pi, K...), muoni e neutrini. Non tutti gli sciami però riescono a raggiungere la terra: la raggiungono solo quelli più energetici.
I raggi cosmici hanno varie origini: quelli a bassa energia vengono dal nostro Sole e sono prodotti dalle eruzioni solari; quelli ad alta energia invece sono prodotti molto più lontano, si pensa che provengano dalle Supernovae (da ciò che rimane dell’esplosione di una stella massiccia).
La materia espulsa con forza dall’esplosione di una stella si espande nello spazio entrando in contatto con altra materia e ne accelera i nuclei, generando raggi cosmici. Un altro tipo di sorgente di raggi cosmici sono i buchi neri che si trovano al centro delle galassie: il buco nero ingloba la materia circostante emettendone getti a velocità prossime a quelle della luce.

Dove si rilevano i raggi cosmici?

Da qualche anno i rilevatori di particelle presenti lungo il circolo polare artico registrano una crescita delle radiazioni cosmiche che colpiscono il nostro pianeta. Le alte latitudini sono le migliori per registrare il fenomeno perché il campo magnetico terrestre convoglia verso il Polo Nord la radiazione cosmica. Tuttavia i Poli della Terra non sono l’unico posto dove i raggi cosmici si stanno intensificando. Una serie di palloni sonda lanciati per una simile verifica dalla California, hanno registrato un aumento anche a quella latitudine. Per avvicinare il più possibile la gente comune alla scienza qualche anno fa è stato inaugurato presso la stazione Toledo della metropolitana di Napoli (linea M1 – a ben 40 metri di profondità) un rivelatore di raggi cosmici, visibile al pubblico, realizzato dai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’INFN. Quando una particella ad alta energia colpisce i sensori di questo strumento i led di segnalazione si attivano rilevando il fenomeno. Particelle estremamente energetiche sono meno frequenti di particelle meno energetiche, ad esempio protoni con energia di 1018 eV sono piuttosto rari e hanno una frequenza di 1 per km2 all'anno, mentre i protoni più frequenti trasportano energie intorno a 1012 eV e si presentano circa ogni secondo per m2. Facciamo notare che energie così alte non possono essere raggiunte dagli attuali acceleratori di particelle sulla terra, quindi nel cosmo sono presenti acceleratori naturali molto più potenti.

Cosa ci dicono i muoni

Spesso si studiano i muoni perché la loro presenza è una evidente causa di particelle più pesanti provenienti dallo spazio; i muoni sono le uniche particelle che raggiungono il terreno (quindi rilevabili) e sono importanti anche per la relazione che hanno con i neutrini. I muoni hanno massa circa 200 volte maggiore dell’elettrone, sono altamente energetici e penetranti, ma essendo carichi, interagiscono solo debolmente e sono influenzabili dai campi elettrici e magnetici. I muoni sono particelle di seconda generazione perciò instabili, ovvero hanno una vita breve e si trasformano in un elettrone e due neutrini, un anti-neutrino elettronico ed un neutrino μ, per questo i muoni sono importanti anche per lo studio dei neutrini. Viaggiano a una velocità prossima a quella della luce; data la loro brevissima vita, sarebbero in grado di percorrere pochi metri, per cui non dovrebbero mai arrivare sulla superficie terrestre, invece ne arrivano in gran quantità! Secondo i fisici relativistici è proprio la grande velocità a dilatare il tempo della esistenza dei muoni e a consentir loro di percorrere distanze molto maggiori di quelle che la breve vita consentirebbe loro.

Raggi cosmici: come ci influenzano?

I raggi cosmici interagiscono con la materia e quindi anche con il nostro corpo; sulla Terra possono avere importanti conseguenze, fino ad influenzare la struttura delle nuvole. Alcuni esperimenti, infatti, hanno dimostrato che l’interazione tra raggi cosmici e le nuvole producono “semi” di aggregazione delle gocce e questo fa variare l’andamento naturale delle nuvole e può scatenare la formazione di violentissimi fulmini. Ma quel che è peggio è il fatto che possono diventare pericolosi per coloro che volano su aerei ad alta quota su rotte polari, perché le dosi di radiazioni che raccolgono possono diventare pericolose per la salute.
Un ulteriore rischio derivante dalla presenza di raggi cosmici è legato alla vulnerabilità dei circuiti elettronici a queste particelle, che può essere quantificato usando come unità di misura il ”fit”: failure in time. Un singolo fit corrisponde a un errore per transistor su un miliardo di ore di calcolo. Può sembrare poco, ma il problema diventa statisticamente significativo, considerando che la maggior parte dei componenti elettronici ha un failure rate dell’ordine delle centinaia, se non migliaia, di fit. Le società che producono semiconduttori sono molto preoccupate per questo problema in aumento continuo, soprattutto al diminuire delle dimensioni dei transistor nei chip dei computer e al crescere della potenza e della capacità dei sistemi digitali.

L'universo di Margherita - Libro
Storia e Storie di Margherita Hack
Margherita Hack, Simona Cerrato


Cakra, Chakra o Chakras: i vortici di energia vitale



Cakra, Chakra o Chakras: i vortici di energia vitale

Introduzione

a cura di Marco Stefanelli, Ph.D. Indovedic Psychology

I chakra sono centri di energia sottile dentro di noi. Sono una realtà che possiamo percepire e sperimentare, pur tuttavia, attualmente non possono essere dimostrati e analizzati scientificamente con gli strumenti di laboratorio convenzionali. Per questo motivo, quando leggiamo testi sull'argomento, troviamo una base di comprensione comune ma anche delle differenze nel modo in cui vengono spiegati e interpretati dalle varie scuole di pensiero, per esempio per quanto riguarda le loro funzioni, le qualità, i loro effetti e le tecniche e le modalità di risveglio e armonizzazione.

I sette centri energetici principali sono chiamati chakra che significa "ruota" o "vortice" perché l'energia vitale (Prana) si irradia da essi verso l'esterno in senso centrifugo come dal mozzo di una ruota.
Secondo il mistico e maestro Yogananda l'energia irradiata non proviene dal nostro corpo ma da una Fonte Cosmica ed entra nel nostro corpo tramite il nostro polo ricettivo negativo del sesto chakra (Agya) situato nel midollo allungato nel punto in cui la spina dorsale si congiunge con la base del cervello. Il midollo allungato in pratica agisce come un'antenna per l'energia cosmica dell'AUM. In seguito viene immagazzinata nel settimo chakra (Sahasrara) che è la principale "dinamo" del nostro corpo astrale (corpo energetico). Da qui il prana fluisce verso il basso per essere distribuito dai cinque chakra inferiori (sottodinamo) alle diverse parti del corpo.

Ogni chakra è quindi essenziale e necessario per la vita così come le sette note musicali di un'ottava sono necessarie per creare una bella sinfonia. Per creare armonia tutte le note devono essere accordate tra loro. Ogni nota svolge un ruolo importante e può essere suonata con talento nella sua piena purezza e bellezza oppure con scarso talento senza consentire a noi esseri umani di sperimentare ed esprimere gli aspetti più sublimi della divinità che è in noi.

Per meglio comprendere i chakra dobbiamo comprendere il Cosmo e l'Uomo Cosmico.
Secondo l'antica scienza dello Yoga il nostro microcosmo è un riflesso perfetto del macrocosmo: "Come sopra, così sotto". I chakra sono una parte centrale di questa struttura.
La scienza moderna sta sempre più confermando quello che i saggi vedici hanno proclamato già migliaia di anni fa. Ad esempio gli scienziati hanno dimostrato che l'Universo materiale è in realtà costituito da energia. La materia non è altro che energia "congelata" che può essere riconvertita in energia.
Attualmente i fisici quantistici hanno dimostrato che l'energia è governata dal pensiero e dalla coscienza.
La scienza del ventesimo secolo assomiglia sempre più a una pagina dei Veda, le antiche e sacre Scritture indiane.

I chakra sono situati nel corpo astrale. Anche il corpo causale ha i suoi chakra fatti di pensieri, mentre il corpo fisico ha i corrispondenti plessi. Questi corpi comunicano tra loro attraverso i chakra grazie ad un intreccio di prana e coscienza. Il legame finale è un "nodo" alla base della spina dorsale chiamato "Kundalini" che tiene legata la coscienza alla materia e solo sciogliendolo la nostra coscienza potrà ascendere alle sfere superiori.

Secondo gli antichi insegnamenti yogici il nostro corpo fisico non è altro che una condensazione delle energie emanate dai chakra. Se spegnessimo le correnti dei chakra il corpo si dissolverebbe.
Ad animare il corpo fisico sono le sottili forze astrali (prana)che si sono evolute dall'ancor più eterica creazione causale fatta di pensieri. Dietro a tutto questo c'e' l'anima, il nostro vero Sé. Quanto più è profonda la nostra percezione interiore, tanto più ci avviciniamo alla divinità. Il nostro sentiero è fondamentalmente quello di immergerci sempre più profondamente nel nostro essere per realizzare chi siamo veramente.

I sette chakra fanno parte del nostro sitema nervoso astrale che nelle Scritture vediche è chiamato "albero Ashvattha" o albero della vita che ha le sue radici in alto perché la sua linfa (Prana) discenda del Cosmo e viene immagazzinata nel Sahasrara chakra, da qui scende nella spina dorsale che è il "tronco" dell'albero con i relativi chakra e dai quali la linfa del prana viene distribuita in tutto il corpo tramite i "rami" (nervi periferici) dando vitalità all'organismo e rendendo possibile l'attività sensoriale. Il corpo fisico emana in realtà dal più sottile corpo astrale e i suoi 72.000 nervi astrali si chiamano "Nadi".

La forza di volontà muove il prana attraverso le nadi. Il flusso del prana nei nervi sensoriali è causato sia dalla forza di volontà divina che dalla volontà umana metre il flusso del prana nei nervi motori è causato esclusivamente dalla nostra volontà. Se ritiriamo il prana dai nervi motori il risultato è un completo rilassamento. Se invece ritiriamo il prana dai nervi sensoriali sperimentiamo la completa interiorizzazione e se durante questa interiorizzazione eleviamo il prana  portandolo in alto nella sushumma la nostra coscienza si dirige verso lo Spirito.
Quando il prana fluisce dai chakra verso l'esterno, tramite il sistema nervoso, la nostra coscienza è centrata nei sensi e nella percezione del mondo esterno mentre quando la forza vitale si muove all'interno verso le terminazioni interiori del sistema nervoso (chakra) la nostra coscienza percepisce l'anima, il Sé. Se la forza vitale si dirige dai chakra verso l'alto, la coscienza si dirige verso l'unione con lo Spirito (Yoga).

La spina dorsale astrale e i chakra sono costituiti di energia pertanto non possono essere rigorosamente definiti, collocati e limitati. L'energia è fluida per cui può diventare più larga o più sottile e può fluire in molti modi. Alcuni la percepiscono al centro del corpo mentre altri verso la parte posteriore.

I chakra sono anche chiamati "Loti" perché ognuno di essi ha un certo numero di "petali" (correnti o raggi) e ogni petalo ha una specifica funzione che porta luce e vita a una determinata parte del corpo. Ogni petalo, essendo una vibrazione, produce anche un suono unico e questi suoni furono uditi interiormente dagli antichi yogi che crearono con essi l'alfabeto sanscrito di cui il suono di ogni petalo divenne una delle cinquanta lettere di questo alfabeto ancestrale. Il sanscrito quindi è la potente lingua dei chakra, completamente diversa da qualsiasi altra lingua del nostro pianeta, infatti il sanscrito è definito come "devanagari", lingua degli angeli o divina. I suoi cinquanta suoni seme sono infatti dei bija-mantra e vengono pronunciati nei sacri mantra e nelle meditazioni.

Recitare i mantra è una splendida pratica spirituale ma spesso commettiamo l'errore di credere che il progresso spirituale dipenda esclusivamente dai nostri sforzi personali come se con le solo tecniche potessimo imbrigliare l'Infinito o il Divino. La corretta comprensione di tali pratiche include Kripa, la Grazia divina e per ottenerla è necessaria la devozione. Il nostro "cuore" deve essere sinceramente coinvolto perché senza devozione e amore nessun mistico ha mai raggiunto la meta suprema dello Yoga.

La musica è capace di penetrare direttamente nei chakra donando loro nuova luce e potere risvegliando la loro vita interiore. La musica trasmette molto più dei semplici suoni, infatti i suoi ritmi, melodie e armonie toccano i chakra risvegliando in essi specifici stati di coscienza. La musica può risvegliare l'intero spettro degli stati d'animo e dei sentimenti dei nostri chakra, buoni e cattivi, luminosi e oscuri, divini e mondani. La musica è più potente di quello che si pensa, è bene sceglierla consapevolmente e con discernimento.
I nostri chakra vibrano in risonanza con la musica e i suoni che hanno la loro stessa vibrazione.

La musica può portare l'energia dei chakra in due direzioni, verso l'alto, esprimendo le loro qualità elevanti e verso il basso, esprimendo le qualità egoiche e mondane.

La musica può esercitare tre tipi di effetti sui nostri chakra:

- Sattvico: quando l'energia fluisce verso l'alto stimolando il potenziale divino con influenze di calma, purezza, felicità, gioia, elevazione;

- Rajasico: quando l'energia dei chakra fluisce verso l'esterno affermando l'ego con tutte le sue emozioni umane e ambizioni personali. E' energizzante ma irrequieta;

- Tamasico: quando l'energia dei chakra fluisce verso il basso stimolando le sue caratteristiche più grossolane. Questo tipo di musica ha influenze deprimenti, violente e sessualmente stimolanti.

Il suono è il più grande potere dell'Universo e può stimolare profonde esperienze mistiche. In India questa scienza sacra è chiamata Nada Yoga, unione divina attraverso il suono. La sua influenza è più incisiva di quella di qualsiasi altra forma d'arte poiché è una diretta espressione dell'AUM, il suono sacro primordiale.

approfondimento:

lunedì 15 maggio 2017

Sole: benefici per il corpo e la psiche




Sole: benefici per il corpo e la psiche direttamente dalla farmacia della natura

Scritto da: Simone Quagliata

Medicina Non Convenzionale



Sole: benefici per il corpo e la psiche direttamente dalla farmacia della natura

Molti lo sanno, pochi lo utilizzano nel modo corretto, ovvero con “scienza e coscienza”. Com’è di vitale importanza per le piante, anche l’essere umano necessita di luce solare per crescere e mantenersi in buona salute. Sino a qualche anno fa si pensava che l’uomo non fosse in grado di assorbire e beneficiare della luce solare come riescono a fare invece le piante attraverso la fotosintesi clorofilliana, ma recenti ricerche hanno smentito appieno questa ipotesi.
L’evidenza scientifica, questa volta, ha concentrato le proprie attenzioni su un piccolo verme, il Caenorhabtis elegans, dimostrando quanto i metaboliti contenuti nella clorofilla ed esposti alla luce siano in grado di incrementare la vita di questo animale. La cosa straordinaria è che lo stesso principio sembrerebbe funzionare nell’organismo umano. Dunque anche l’uomo, così come le piante, sarebbe in grado di assorbire e beneficiare delle innumerevoli proprietà della luce del sole. E parliamo di virtù apprezzabili sia per il corpo che per la psiche.

Sole, vitamina D e malattie

Diversi studi randomizzati e controllati hanno dimostrato che l’esposizione alla luce solare o l’assunzione di vitamina D in forma di supplemento riduce il rischio di alcune malattie fra cui neoplasie, malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, infezioni e malattie autoimmuni. Notate bene: evitare l’esposizione al sole, di contro, aumenta il rischio di morte quanto fumare! E che dire del miglioramento del sonno? Prendere il sole favorisce senza dubbio il riequilibrio dei ritmi circadiani, aiutandoci a dormire meglio e a rendere l’insonnia un brutto ricordo.

Sole contro la depressione

Un altro importante vantaggio dell’esposizione al sole è il miglioramento del tono dell’umore, noto da tempo. Sì, il sole è panacea per ansia, depressione e disturbi psicosomatici in generale. L’esposizione alle radiazioni solari provocherebbe un importante innalzamento dei livelli di Serotonina, meglio conosciuta come “molecola della felicità”. Di contro, una mancata esposizione, indurrebbe in alcune persone una condizione nota come “SAD” (Sensorial Affective Disorder), disturbo caratterizzato da episodi di calo del tono dell’umore in concomitanza con il cambio stagionale.

Come esporsi al sole

Ovviamente l’esposizione al sole richiede l’applicazione di una serie di accortezze e precauzioni, poiché l’esagerazione, come in tutte le cose, favorisce l’insorgenza di una serie di disturbi anche gravi fra cui l’aumento del rischio di tumori della pelle oltre che il foto-invecchiamento. Sia al mare che in montagna, dunque, è di fondamentale importanza evitare le scottature: più chiaro è il colore della pelle, minore è il tempo in cui è possibile esporsi al sole in sicurezza e maggiore deve essere l’applicazione di un filtro solare. Sia chiaro: meglio optare per filtri solari di qualità.

Dunque, ancora una volta, la farmacia della natura ci ha messo a disposizione un prezioso alleato: il sole. Utilizziamolo nel modo corretto. Oltretutto è anche gratis.

Il Sole che Guarisce - Le incredibili Proprietà Terapeutiche della Vitamina D - Libro
Un'efficace protezione contro tumori, diabete e malattie cardiache
William B. Grant, Jörg Spitz

La Vitamina D - Libro
Il Superormone: come proteggersi dalle malattie croniche
Jörg Spitz

venerdì 12 maggio 2017

Cosa sono i gemmoderivati



Cosa sono e come vengono preparati i gemmoderivati?

Scritto da: Stefano Puri

Medicina Non Convenzionale



Cosa sono e come vengono preparati i gemmoderivati?

I gemmoterapici, rimedi naturali espressione della moderna fitoterapia, si caratterizzano per un’attività medicamentosa tipica ascrivibile, come già argomentato in un precedente articolo, all’utilizzo della parte embrionale delle piante (meristema) e all’uso di particolari metodi di preparazione, assimilabili a quelli omeopatici. Con riferimento ai procedimenti produttivi, quelli attualmente più seguiti e testati rispettano, per la gran parte, la Farmacopea Francese che dal 1965 descrive dettagliatamente le varie fasi del processo di estrazione e preparazione dei gemmoterapici.

Come si preparano i gemmoderivati

I tessuti embrionali utilizzati sono raccolti nel loro tempo balsamico, fine inverno e inizi primavera, al momento in cui è massima la concentrazione dei principi attivi. Tali tessuti possono riguardare: gemme, boccioli, giovani radici, amenti, linfa, semi o altri tessuti embrionali in fase di crescita. Questi ultimi, una volta raccolti allo stato fresco, sono sottoposti a pulitura e alla determinazione del grado di umidità e del peso secco. Successivamente, vengono sottoposti ad appropriata triturazione per agevolare l'operazione estrattiva da parte del solvente. Il materiale, pulito e triturato, viene quindi posto a macerare per tre settimane in una soluzione di alcol a 96° e glicerolo (1:1) la cui quantità è calcolata in modo da ottenere un prodotto con un rapporto D/S (droga/solvente) pari a 1:20 in peso secco (equivalente al 5% del solvente). A macerazione conclusa si decanta e si filtra.

A questo punto si è ottenuto il Macerato glicerico (M.G.) di base; questo viene poi diluito in proporzione di 1:10 con una nuova miscela formata da acqua-alcol-glicerina preparata a parte e composta da 50 parti in peso di glicerina, 30 parti di alcol e 20 parti di acqua. Si ottiene così un macerato alla prima diluizione decimale (1 DH) che viene definito come M.G. 1 DH (non è prevista alcuna attività di dinamizzazione di tipo omeopatico). Secondo gli esperti tale concentrazione assicura, dal punto di vista clinico, un optimum terapeutico rappresentando la forma galenica più costante; una concentrazione più forte, infatti, potrebbe provocare fenomeni di intolleranza mentre una più debole avrebbe un’attività irregolare.

Su 100 grammi di macerato devono essere presenti 0,50 g di prodotti di estrazione di gemme disidratate, ad eccezione di Buxus sempervirens e di Viscum album che essendo diluiti alla prima centesimale (1 CH) contengono l'equivalente di 0,05 g di gemme disidratate. Di norma il grado alcolico raggiunto dai rimedi oscilla tra i 36-38°. Tale procedimento, grazie alle forti assonanze con quello omeopatico, ha il pregio, oltre che renderne sicuro l’uso, di potenziare la connotazione informazionale del gemmoterapico, contribuendo alla sua natura di fitoterapico di “nicchia”. Altri procedimenti, meno diffusi, si fermano al macerato di base prevedendone il consumo tal quale senza, pertanto, alcuna diluizione (in questo caso la somministrazione viene ridotta in proporzione).

Bibliografia:

“Meristemoterapia e Terreno Biologico Umano -   Un possibile connubio per il benessere”, tesi di diploma di naturopatia olistica di S. Puri – Università Popolare AICTO;
 “Gemmoterapia – Nuovi Studi clinici” – di M. Tetau Ed. Nuova IPSA.
“Gemmoterapia. Fondamenti scientifici della moderna meristemoterapia” – M. Nicoletti, F. Piterà Ed. Nuova Ipsa

Gemmoterapia Indiana - Libro
Le gemme nell'Ayurveda, nel tantra e nell'astrologia
Marco Dini Sin

Gemmoterapia dalla A alla Z
Gemme e germogli per la salute
Bruno Brigo

giovedì 11 maggio 2017

Il risveglio di Kundalini



Il risveglio di Kundalini


di Kriyacharya Jayadev Jaerschky

Tratto dal libro "Risveglia i Chakra" - Ananda Edizioni

Basato sugli insegnamenti e le tecniche di Paramhansa Yogananda


Kundalini: il potere dell'illuminazione

I chakra si aprono pienamente e sviluppano la loro completa divinità quando risvegliamo il potere di Kundalini. Kundalini è una parola sanscrita, che significa "serpente". È la poderosa forza, anche chiamata shaktí, che giace addormentata appena sotto muladhara chakra. Tradizionalmente, si dice che questo "serpente" sia attorcigliato tre volte e mezzo.


Kundalini simboleggiata nello Shiva lingam

Swami Kriyananda ha spiegato che lo Shiva lingam è un antico simbolo della spina dorsale interiore. È sempre posto su una yoni, che simboleggia muladhara chakra. Sullo Shiva lingam viene spesso dipinto un cobra, oppure la riproduzione di un cobra viene posta attorno a esso, rivolta verso l'alto: questo rappresenta la corrente di Kundalini. Il cobra ha il cappuccio aperto, sulla sommità del lingam, per simboleggiare l'apertura dei chakra più alti. Il risultato è una potente luce interiore, molto più luminosa del sole, che tuttavia non brucia.
Questa brillante luce interiore, creata dall'ascesa della corrente Kundalini, è stata vista dai mistici di ogni fede. Il santo cristiano Basilio il Grande scrisse, ad esempio, nella sua Philokalia: "Del tutto inesprimibile e indescrivibile è la Divina bellezza, abbagliante come il fulmine... Se nominiamo lo splendore dell'aurora o il chiarore della luna o la brillantezza del sole, nessuno di essi è degno di essere paragonato alla gloria della Vera Luce, ed è più lontano da essa di quanto la notte più profonda e le più terribili tenebre lo siano dalla chiara luce del mezzogiorno".


Kundalini addormentata: il potere dell'illusione

Finché Kundalini è "addormentata" (cioè il "serpente" non si alza), rappresenta la nostra illusione mortale, poiché attira magneticamente la nostra energia verso il basso e verso l'esterno, nella coscienza materiale che è completamente oscura. È il serpente che tentò Adamo nel giardino dell'Eden e rappresenta la nostra separazione dallo Spirito, la nostra schiavitù materiale, la nostra sofferenza. È un terribile serpente dalle fauci velenose e può essere addomesticato solo da coloro che sanno come incantarlo.
In effetti, solo "incantando questo serpente", cioè risvegliando o facendo salire Kundalini, potremo vincere la nostra eterna battaglia, o braccio di ferro, interiore. Il risveglio di Kundalini è la chiave suprema dell'illuminazione. Solo ridestando questa forza l'anima può fare ritorno alla sua terra natia: lo Spirito.
Kundalini è misticamente descritta nella Bibbia in questo modo: "Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra l'asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita" (Numeri 21,9). "Restava in vita" nello stesso modo in cui il figliol prodigo ritornò alla vita quando si recò dal padre, il quale disse: "Perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita" (Luca 15,24). La potente Kundalini è il vero fiume del battesimo, che ci conduce a un'esperienza nella quale ci sentiamo veramente rinascere nello Spirito: "In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio" (Giovanni 3,3).
Nelle Scritture indù, troviamo l'insegnamento di Kundalini, ad esempio, nella famosa Hatha Yoga Pradipika, un testo sull' Hatha Yoga che risale al quindicesimo secolo: "Quando la Kundalini addormentata si risveglia grazie a un guru, allora tutti i loti (chakra) e i nodi vengono trafitti".


Il risveglio di Kundalini

Il risveglio di Kundalini è un argomento sacro e non è destinato a tutti. In verità, riguarda solo quei ricercatori spirituali che dedicano tutta la loro vita alla crescita spirituale. Le tecniche e le benedizioni necessarie sono trasmesse da un vero guru a coloro che lo seguono con tutto il cuore.
Il risveglio di Kundalini richiede saggezza e anche uno spirito eroico, perché ci conduce a una rivoluzionaria esperienza interiore: "Non sono una persona, non ho forma, non ho nome, non ho età, non ho sesso". Kundalini, in altre parole, trasforma radicalmente la percezione di ciò che siamo e del mondo in cui viviamo, che improvvisamente ci appare come null'altro che un sogno. Poche persone sono pronte a perdere la coscienza della materia in un modo così drastico.

Il risveglio di Kundalini ha anche molti altri effetti.

·    Solitamente i chakra, o loti, hanno i petali, o raggi elettrici, rivolti verso il basso, mentre svolgono le varie funzioni del corpo. Con il risveglio di Kundalini, tutti i petali si girano simultaneamente verso l'alto. I chakra, allora, sono completamente aperti ed esprimono la nostra di­vinità. Un chakra, infatti, non è veramente risvegliato o aperto finché Kundalini non lo ha attraversato con tutta la sua forza.
·    Kundalini "brucia" tutte le vritti (i vortici di energia karmici) nei chakra e tutti i samskara (le tendenze che dimorano nella spina dorsale e nel cervello). È la più grande purificatrice.
·    Kundalini scollega completamente la nostra coscienza dai cinque sensi e dal corpo, portandoci direttamente nel regno dello Spirito.
·    Kundalini trasforma il cervello in una radio divina, capace di sintoniz­zarsi con i sermoni degli angeli e delle forze divine e di captare la cosmi­ca voce vibratoria di Dio.
·    Kundalini accumula l'energia nel cervello, consentendo all'ego di stabi­lire connessioni celestiali.
·    Kundalini fa sviluppare poteri yogici interiori. Tradizionalmente, questi poteri sono otto (li esploreremo nelle prossime pagine).
·    Soprattutto, il risveglio di Kundalini è un'esperienza di travolgente bea­titudine.

Nell'Autobiografia di uno yogi si racconta la storia di un umile postino, Brinda Bhagat, che sperimentava questo beato risveglio durante la pratica del Kriya Yoga. «Gurudeva» egli disse allarmato quando gli fu chiesto se desiderava le iniziazioni superiori «basta iniziazioni, vi prego! Come posso assimilare degli insegnamenti su­periori? Sono venuto oggi a chiedere le vostre benedizioni in quanto il primo divino Kriya mi ha colmato di una tale ebbrezza che non riesco a consegnare le lettere!». Lahiri Mahasaya, il suo guru, commentò: «Brinda già nuota nel mare dello Spirito».


I poteri che si sviluppano nei chakra

Le antiche Scritture spiegano che Io yogi, ridestando i chakra grazie al risveglio di Kundalini, sviluppa otto poteri specifici. Questi poteri yogici sono chiamati ai­sharyya o siddhi. Sri Yukteswar (il guru di Yogananda) li ha spiegati in questo modo nel suo libro La scienza sacra (edizione originale del 1920):

1.   ANIMA: il potere di rimpicciolire a piacimento il proprio corpo o qualsia­si altra cosa, addirittura fino alle dimensioni dell'atomo (anu).
2.   MAHIMA: il potere di rendere il proprio corpo o qualunque altra cosa mahat, cioè tanto grande quanto lo si desideri.
3.   LAGHIMA: il potere di rendere il proprio corpo o qualsiasi altra cosa laghu, cioè tanto leggera quanto lo si desideri.
4.   GARIMA: il potere di rendere il proprio corpo o qualsiasi altra cosa guru, cioè tanto pesante quanto lo si desideri.
5.   PRAPTI: il potere di ottenere qualunque cosa si desideri (apti).
6.   BASITWA: il potere di portare ogni cosa sotto il proprio controllo (basha).
7.   PRAKAMYA: il potere di soddisfare ogni desiderio, kama, con un'irresi­stibile forza di volontà.
8.   ISHITWA: il potere di divenire isha, Signore di ogni cosa.

Gli yogi, tuttavia, vengono messi in guardia dal desiderare questi poteri o dal ritenerli importanti, poiché spesso diventano una trappola. Se dovessero manife­starsi spontaneamente, non dovrebbero essere usati, a meno che lo yogi non senta una precisa guida divina a farlo. Innumerevoli yogi si sono innamorati di queste siddhi, che rappresentano soltanto un altro inganno di maya, l'illusione.


Domande e risposte su Kundalini

DOMANDA: Ho sentito dire che la forza di Kundalini può essere facilmente risvegliata, anche accidentalmente.
RISPOSTA: No. Risvegliare Kundalini è un compito molto arduo. Richiede profonda sincerità, sforzi costanti e l'aiuto di un guru. Chi è capace di risvegliare Kundalini è quasi vicino allo stato della Coscienza Cristica.

DOMANDA: Mi è stato detto che è pericoloso risvegliare Kundalini.
RISPOSTA: Non è pericoloso, se non si compiono esercizi violenti. Un risve­glio forzato di questo potere, specialmente con esercizi di respirazione violenti e particolari posizioni fisiche, ma senza un corrispondente sforzo per sviluppare dei puri atteggiamenti spirituali, può essere pericoloso. L'enorme potere di Kundalini può distruggere il sistema nervoso, se la forza dominante nel suo risveglio non è l'aspirazione devozionale ma un'egocentrica presunzione, che fa credere di poter scalare le vette spirituali con il solo potere personale.
Se senti che Kundalini comincia a risvegliarsi in te, farai bene a lavorare sul radicamento, facendo quotidianamente attività fisica fino a sudare. Anche i nervi devono essere preparati alla corrente cosmica. Gli Esercizi di ricarica di Yogananda, come pure l' Hatha Yoga, preparano il corpo ad assorbire il voltaggio dell'energia cosmica di Dio, che è molto più elevato del normale. Se senti una sensazione di bruciore, smetti immediatamente le tecniche che stai praticando. Se senti uno squilibrio psicologico, interrompi le pratiche. Kundalini è intelligente e porta solo beatitudine ed espansione, se non viene forzata in modo inappropriato.

DOMANDA: Mi è stato detto che Kundalini equivale al risveglio della coscienza sessuale.
RISPOSTA: È vero il contrario. Kundalini addormentata fa muovere l'ener­gia verso l'esterno, stimolando i nervi sessuali. Le persone comuni, che ignorano l'impellente potere di Kundalini addormentata, si lasciano sopraffare dagli impulsi sessuali. Il risveglio di Kundalini, invece, ritira l'energia. È difficile risvegliare Kun­dalini mentre si è sessualmente attivi. Per lo meno, bisognerebbe avere un'attività sessuale molto moderata.
Yogananda ha scritto: «Vi sono energie sacre (ojas) che giacciono addormentate nei chakra». Si dice che la maggiore concentrazione di ojas si trovi nel liquido se­minale, ed è per questo che la maggior parte delle tradizioni insegna l'astinenza o la moderazione sessuale. Quella potente energia deve essere elevata, anziché espulsa all'esterno.
Ci sono pratiche tantriche che usano l'atto sessuale per elevare l'energia all'in­terno e in alto, verso il samadhi. Alcuni seguaci del tantra cercano di sviluppare la padronanza non solo tramite l'attività sessuale, ma anche mangiando carne e bevendo vino, al tempo stesso rimanendo mentalmente distaccati da tali azioni. Yogananda non consigliava questo sentiero, perché è spiritualmente pericoloso. La maggior parte dei ricercatori spirituali trova in esso, semplicemente, una scusa per indulgere nei propri istinti inferiori e nelle proprie bramosie, anziché sviluppare l'autocontrollo.

DOMANDA: E i guru che affermano di risvegliare Kundalini nei loro discepoli?
RISPOSTA: Senza dubbio i grandi Maestri possono farlo. Ma dipende dal di­scepolo. Una persona che non è interiormente preparata non può ricevere la piena corrente di Kundalini da un Maestro. Come una piccola lampadina non può sop­portare un eccessivo voltaggio elettrico, così i suoi nervi non sono pronti a ricevere la corrente cosmica. Una volta, un discepolo di Yogananda gli chiese insistentemen­te il samadhi. Il Maestro rispose: «Sei pronto?». «Sì» disse il discepolo. Ma quando Yogananda cominciò a trasmettergli la corrente cosmica, lui urlò: «Aspettate, non ancora, non ancora!».
La sintonia interiore con un guru è essenziale per il risveglio di Kundalini. Per comprendere questo, pensa a una barra d'acciaio: per magnetizzarla, è necessario introdurre al suo interno una corrente da sud a nord, mettendola in prossimità di una barra già magnetizzata. In modo simile, per essere spiritualmente magnetizzati è necessaria la "prossimità" spirituale con il proprio guru, cioè la sintonia interio­re con lui. Poiché l'energia di un Maestro risvegliato fluisce naturalmente in alto, verso l'occhio spirituale, la sintonia con lui genera un simile flusso nel discepolo. Ti sarebbe d'aiuto, nella meditazione, sentire che il tuo guru è seduto dentro il tuo corpo e sta facendo le pratiche attraverso di te.

DOMANDA: Come si sperimenta Kundalini?
RISPOSTA: Quando mediti concentrandoti nell'occhio spirituale e fai prati­che come il Kriya Yoga, dapprincipio avverti una corrente oscillante, poi un movi­mento circolare. Questa è la scintilla che accende la corrente nella sushumna. Non è possibile sperimentarlo soltanto con un po' di pratica: ci vogliono anni di sforzi e l'aiuto del guru. Si avverte un grande movimento circolare e un forte rimescolio alla base della spina dorsale; si percepisce una potente scarica di energia; si vede il corpo astrale implodere e rimpicciolirsi sempre più, entrando nel passaggio ser­peggiante. La corrente fluisce verso l'alto e lo yogi si libra all'esterno, nel cosmo, trasportato dalle brezze della beatitudine.
Inizialmente, tuttavia, Kundalini si manifesta in piccole dosi. Il suo effetto na­turale è un'enorme beatitudine interiore.

DOMANDA: Sento un movimento oscillante nella spina dorsale mentre medi­to. Il mio corpo comincia anche a muoversi in cerchio. È Kundalini?
RISPOSTA: Sono i primi segni, e sono buoni. Tuttavia, cerca di tenere il corpo fermo, per non sprecare l'energia nel movimento fisico. Non è comunque sufficien­te che piccole scariche di energia si alzino dalla base della spina dorsale: questi sono solo gli "esploratori" di Kundalini, inviati, per così dire, a perlustrare il terreno in vista di una successiva "invasione". C'è una grande differenza tra questi lampi di elevazione minori e il potente flusso ascendente della Kundalini vera e propria.

DOMANDA: Gli yogi sviluppano dei poteri (siddhi) grazie al risveglio di Kun­dalini. Che cosa si deve fare se ciò accade?
RISPOSTA: È vero. Ad esempio, quando l'energia fluisce verso l'alto insieme a Kundalini da svadhisthana chakra, che controlla l'acqua, lo yogi che ha aperto questo centro può camminare sulle acque. Quando l'energia fluisce verso l'alto da anahata chakra, il centro dell'aria, lo yogi può levitare. Ci sono anche altri poteri, ma farai meglio a non usarli, a meno che tu non ti senta guidato da Dio a farlo. Inoltre, è meglio non fare mai le pratiche per ottenere tali poteri, poiché l'attaccamento a essi ha causato la rovina di molti yogi. Come diceva Yogananda, il sentiero verso Dio non è un circo: concentrati sull'amore.
In ogni caso, anche se allo yogi viene raccomandato di non fare mostra dei propri poteri spirituali per non rischiare di soccombere alla tentazione dell'orgoglio, per lo meno questi poteri possono fornirgli una prova oggettiva per determinare se le sue esperienze interiori sono veramente supercoscienti o se sono soltanto il prodotto subconscio di un'attiva immaginazione.

DOMANDA: Quali tecniche risvegliano Kundalini?
RISPOSTA: Gli yogi insegnano diversi metodi. Yogananda ne ha insegnati tre:

·     Il Kriya Yoga e le tecniche dei Kriya superiori. Egli scrive: «La pratica di questa tecnica [del Kriya] risveglia l'energia dormiente arrotolata [Kun­dalini] nel centro coccigeo [muladhara chakra] e la invia verso l'anima, invece che verso i sensi, accelerando la rigenerazione e il ringiovanimen­to spirituale e mentale del devoto».
·     Il Kechari Mudra, una tecnica in cui si gira la lingua all'indietro, facen­dola entrare nella cavità nasale.
·    Cantare AUM nei chakra.

Swami Kriyananda ha insegnato anche i tradizionali bandha dell' Hatha Yoga, che hanno lo scopo specifico di risvegliare Kundalini (troverai la spiegazione di queste tecniche alla fine del capitolo). Affinché abbiano questo effetto, tuttavia, devono essere praticati nella loro forma completa e non come in alcune tradizioni di Hatha Yoga, in cui, ad esempio, si definisce Uddiyana bandha il semplice atto di tirare un po' in dentro l'addome durante gli asana. Questo non è il vero bandha. Lo stesso vale per Mula bandha e Jalandhara bandha.

DOMANDA: Kundalini si risveglia solo con le tecniche dello yoga?
RISPOSTA: No. Anzi, si è data troppa importanza negli insegnamenti dello yoga alla necessità di risvegliare Kundalini solo con tecniche e metodi meccanici. Molti studenti, di conseguenza, hanno trasformato un importante insegnamento spirituale in un esercizio puramente fisico. Questo è sbagliato. Anche senza tale metodo, ma con una grande devozione, è possibile sperimentare durante la medi­tazione un risveglio del potere di Kundalini. D'altro canto, quando Kundalini vie­ne risvegliata solo con metodi meccanici, senza aspirazione devozionale, l'energia può alzarsi temporaneamente, ma presto ricadrà di nuovo. Finché il cuore non è stato completamente purificato da ogni attaccamento e desiderio mondano, l'accresciuta energia nei chakra può stimolare uno qualunque di quei centri a fluire verso l'esterno, risvegliando nuovamente le latenti tendenze illusorie.
Ricorda che i corretti atteggiamenti nella vita quotidiana sono fondamentali: ogni volta che hai dei buoni pensieri, Kundalini comincia a muoversi verso l'alto. Ogni volta che provi odio o hai pensieri negativi nei confronti di qualcuno, Kun­dalini si muove automaticamente verso il basso. Quando ami gli altri in modo di­sinteressato o hai pensieri gentili verso di loro, Kundalini sale nella spina dorsale. Non sono solo le tecniche a risvegliarla.
Kundalini è un'energia femminile e per risvegliarla dobbiamo sviluppare atteg­giamenti sostanzialmente femminili: devozione, abbandono, spirito di servizio, ricettività e umiltà nel nostro rapporto con Dio; gentilezza, compassione, perdono e cooperazione nei nostri rapporti con gli altri. Anche la sintonia interiore con il guru è fondamentale.
Lavora sul tuo ego. Kundalini può essere risvegliata solo quando si è superato l'egoismo. L'egocentrismo la mantiene "addormentata", mentre il servizio altruisti­co e il dimenticare se stessi sono necessari per ridestarla.

DOMANDA: C'è una pratica che potrei fare durante la giornata per aiutarmi a risvegliare Kundalini?
RISPOSTA: Sì. Tieni il più possibile la mente concentrata nel punto tra le so­pracciglia. Un'altra pratica è quella di visualizzare, ovunque tu sia, un fiume di luce che sale verso l'alto nella spina dorsale. È una pratica molto gioiosa.

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mercoledì 10 maggio 2017

Domande e risposte sui Chakra




Domande e risposte sui Chakra


di Kriyacharya Jayadev Jaerschky

Tratte dal libro "Risveglia i Chakra" - Ananda Edizioni

Basato sugli insegnamenti e le tecniche di Paramhansa Yogananda


Ecco alcune comuni domande sui chakra, con le relative risposte.

DOMANDA: Che cosa si intende per chakra "aperto" e "chiuso"?
RISPOSTA: L'energia dei chakra può fluire in due direzioni: verso l'interno e l'alto o verso il basso e l'esterno. I chakra, quindi, vengono rappresentati talvolta con i petali rivolti in basso, talvolta con i petali rivolti in alto, a seconda del flusso di energia.
Di solito, durante tutta la giornata, la nostra energia fluisce dai chakra verso l'esterno, nel corpo e poi nel mondo circostante. In questo caso, anche se i chakra sono attivi, vengono comunque definiti spiritualmente "chiusi", poiché i loro petali sono rivolti in basso come un loto capovolto. Ad esempio, una persona potrebbe essere pie­na d'amore, ma se quell'amore fluisce all'esterno verso il mondo e gli altri, il chakra del cuore è comunque spiritualmente "chiuso", essendo chiuso ai misteri interiori.
Quando l'energia fluisce verso l'esterno, può avere molte qualità: una qualità pura (sattwica), irrequieta (rajasica) o oscura (tamasica). Parleremo in seguito di queste tre qualità.
Per aprire i chakra, è necessario rivolgere verso l'alto i loro petali durante la medi­tazione, allontanandoli dal corpo e dal mondo esterno per far sì che l'energia possa fluire nuovamente verso la sua fonte interiore. Allora si dice che il loto è "aperto", perché solo quando l'energia viene ritirata dai sensi e fluisce in alto, verso l'occhio spirituale, possiamo vedere le luci interiori, udire i suoni interiori e percepire la beatitudine dell'anima. Questo processo non è facile: richiede la pratica quotidiana della meditazione, del pranayama (controllo dell'energia), della devozione e della sintonia con un Maestro spirituale.
Un metodo potente per aprire i chakra è rappresentato dai pranayama che stimo­lano il flusso dell'energia in i da, pingala e shushumna. Molto utili in questo senso sono Ujjayi pranayama, Nadi shodanam e Chandra bedha, che fanno circolare con­sapevolmente l'energia su e giù lungo la spina dorsale. I chakra si aprono completa­mente con il risveglio dell'energia Kundalini, che si trova alla base della spina dorsale.
Come abbiamo detto, un altro ingrediente principale per aprire i chakra è la sin­tonia con un Maestro, un santo o un guru, i cui chakra sono aperti. Grazie a questa sincera sintonia interiore, i nostri chakra un po' alla volta si dischiudono. Questo fenomeno può essere paragonato a una calamita posta accanto a una barra d'acciaio non magnetizzata: attraverso quel contatto, anche la barra d'acciaio si magnetizzerà.

DOMANDA: Che cos'è un chakra bloccato?
RISPOSTA: Un chakra è bloccato, ad esempio, nel caso in cui una persona non abbia alcun senso di radicamento (primo chakra), di potere (terzo chakra) o di amore (quarto chakra). Un blocco in un chakra si riferisce a qualche grosso ostacolo (una tendenza, o samskara, creata da molte vritti, o vortici) che ostruisce il flusso del chakra: una tendenza alla paura, per esempio, come pure tutte le emozioni dannose, gli stili di vita sbagliati, le tensioni, i traumi e gli attaccamenti.

DOMANDA: Come si puliscono i chakra?
RISPOSTA: I chakra sono influenzati e bloccati da molti vortici di energia, chiamati vritti. Ne parleremo nel capitolo "I chakra e la mente", ma per ora im­magina semplicemente dei piccoli vortici che intasano ogni centro. Un potente flusso interiore di energia, creato da una forte pratica di pranayama, con il tempo può spazzare via questi vortici. Il KriyaYoga è specializzato in questo e purifica po­tentemente i chakra. Altri metodi — come la musica, gli oli essenziali, i trattamenti energetici e le visualizzazioni — possono avere effetti benefici, ma non sono una soluzione a lungo termine.

DOMANDA: È sufficiente stimolare i chakra?
RISPOSTA: Per il ricercatore spirituale non è sufficiente stimolare i chakra e i loro elementi. La semplice concentrazione dell'energia in un chakra non garantisce che quel flusso di energia sia diretto verso l'alto. Spesso, specialmente per quanto riguarda i tre chakra inferiori, e perfino in una certa misura per il chakra del cuore, un'insolita concentrazione di energia è indice di un flusso discendente, piuttosto che ascendente. Lo yogi cerca sempre di dirigere la propria energia verso l'alto. Specialmente quando si lavora con i primi tre chakra, è importante guidare la loro energia verso l'occhio spirituale, perché in caso contrario saranno stimolate le qua­lità esteriori (mondane) di questi centri.
Ad esempio, se stimoliamo il terzo chakra e il suo elemento fuoco, questo fuo­co può facilmente essere guidato dall'ego e manifestarsi come potere personale concentrato sull'ego, controllo degli altri, brama di conquiste terrene. Se, invece, quell'energia viene guidata verso l'alto dopo essere stata stimolata, si manifesteran­no le qualità superiori del chakra, in particolare l'autocontrollo, che conquista le "cittadelle" interiori della collera e dell'egocentrismo.

DOMANDA: Quali sono gli strumenti per stimolare i chakra?
RISPOSTA: Ci sono molti modi di stimolare i chakra. Puoi provarli tutti.
·  Canalizzare energia nei chakra, cioè tendere e rilassare i muscoli at­torno al chakra e poi sentire il chakra. Si può fare questa pratica anche senza tensione fisica, ma è più difficile. È già stata insegnata nel secondo capitolo.
- I bandha dell'Hatha Yoga (ne parleremo nel capitolo diciassettesimo).
- Pranayama che lavorino con il flusso di energia nella spina dorsale: spe­cialmente Nadi shodanam, Chandra bedha e Ujjayi pranayama.
- La concentrazione meditativa sui chakra: l'energia segue la concentra­zione. Quando ci concentriamo intensamente sui chakra nella meditazio­ne, automaticamente li stimoliamo.
- La visualizzazione dei chakra e dei loro elementi: si possono visualizzare i fiori di loto che si aprono, oppure l'energia o la luce, o l'elemento carat­teristico di ogni chakra: ad esempio, visualizzarsi come una roccia o seduti sopra una roccia, assorbendo le qualità del primo chakra. Troverai queste visualizzazioni sugli elementi nel capitolo quinto.
- Mantra: Yogananda insegnava (e consigliava caldamente) di cantare il mantra supremo, AUM, in ogni chakra. In questo senso egli si differenzia­va dalla comune tradizione yogica, che insegna spesso questi mantra:
LAM in muladhara chakra; VAM in svadhisthana chakra; RAM in manipura chakra; YAM in anahata chakra; HAM in vishuddha chakra; AUM in agya chakra.
- Sviluppare consapevolmente la particolare qualità di ogni chakra: l'a­more per stimolare il chakra del cuore; la calma saggia e distaccata per il chakra della gola, ecc. Queste qualità saranno descritte in dettaglio nel capitolo quinto, "I chakra e la mente".
- Le affermazioni: ad esempio: «Sono saldo e stabile come una roccia», men­tre ci si concentra sul primo chakra e sul suo elemento terra. Le afferma­zioni per i chakra verranno insegnate più avanti in questo stesso capitolo.
- I colori: visualizzare i colori in ogni chakra. Per la vita esteriore si possono usare i colori dell'arcobaleno: rosso per muladhara e così via. Per la nostra vita interiore, i colori sono diversi, come vedremo. Un esempio di tale pratica verrà offerto nel capitolo quarto.
- Le posizioni yoga praticate con la cosciente intenzione di stimolare e sen­tire i chakra. Ne parleremo nel capitolo dodicesimo.
- La musica: i nostri chakra rispondono alla musica. Questo argomento verrà discusso nel capitolo decimo.
- L'arte: ne parleremo nel capitolo undicesimo.
- Le essenze floreali: questo tema verrà affrontato nel capitolo quinto.

da Risveglia i Chakra di Kriyacharya Jayadev Jaerschky - Basato su Insegnamenti e tecniche di Paramhansa Yogananda - Ananda Edizioni 2016.


lunedì 8 maggio 2017

Young e la natura ondulatoria della luce




L’esperimento di Young: una prova concreta della natura ondulatoria della luce

Scritto da: Davide Fiscaletti

Scienza e Fisica Quantistica



L’esperimento di Young: una prova concreta della natura ondulatoria della luce

Se fino alla fine del Settecento era predominante la concezione newtoniana secondo cui la luce sarebbe composta da particelle, nel 1802 il medico inglese Thomas Young realizzò un esperimento sensazionale che sembrò sbaragliare il modello corpuscolare. L’esperimento di Young è molto semplice.

La luce entra in una piastra con due fenditure. Si osserva quindi, su un apposito schermo, posizionato a una certa distanza dietro la fenditura, il comportamento della luce dopo che ha attraversato le fenditure. La cosa interessante, e a quei tempi rivoluzionaria, è che Young vide sullo schermo bande chiare e scure che si alternavano. Se però copriva una delle due fenditure in modo che la luce passasse solo dall’altra, le bande scomparivano. Supponendo che la luce sia composta da particelle, la luminosità dovrebbe dipendere direttamente dal numero di particelle: più particelle arrivano in un punto, più esso ci apparirà luminoso.
Con questa ipotesi non è però possibile spiegare le bande effettivamente osservate da Young. In particolare, non si riesce assolutamente a spiegare perché in certi punti avvenga un fenomeno bizzarro: la diminuzione della luminosità se sono aperte entrambe le fenditure e l’aumento della luminosità quando solo una fenditura è aperta. Insomma, l’ipotesi secondo la quale la luce è composta da particelle sembra essere smentita dall’osservazione sperimentale di bande chiare e scure.

I risultati ottenuti da Young possono essere invece compresi facilmente ipotizzando che la luce si comporti come un’onda sul lago, che la luce sia un’onda che si diffonde nello spazio. L’esperimento di Young evidenzia il cosiddetto fenomeno di interferenza di due onde luminose, cioè della sovrapposizione di due onde luminose provenienti da due sorgenti coerenti (che emettono onde di eguale frequenza e mantengono inalterata la differenza di fase): dietro le due fenditure compaiono due onde che nelle zone in cui oscillano nella stessa direzione si rafforzano generando bande chiare (interferenza costruttiva), mentre nelle zone in cui oscillano in direzioni opposte si annullano a vicenda generando bande scure (interferenza distruttiva).

Cosa troverai nell'articolo?
Maxwell e l'elettromagnetismo
Einstein: i fotoni
Dualismo oggettivo onda-corpuscolo versus principio di complementarità
Esperimenti sulla luce nella seconda metà del Novecento
La luce nella teoria quantistica dei campi

Continua la lettura dell'intervista su Scienza e Conoscenza 60

Scienza e Conoscenza - n. 60 >> https://goo.gl/QZeXCT
Nuove scienze, Medicina non Convenzionale, Consapevolezza


venerdì 5 maggio 2017

Mente e materia-energia ancora sconosciuta




È possibile che la mente sia costituita da un tipo di materia-energia ancora sconosciuta?

Alla scoperta dell'Universo Superluminale

Scritto da: Luigi Maxmilian Caligiuri

Fisica dell'incredibile



È possibile che la mente sia costituita da un tipo di materia-energia ancora sconosciuta? Alla scoperta dell'Universo Superluminale

Il tema della morte rappresenta, forse paradossalmente, un elemento decisivo nella vita dell’Uomo, capace di condizionarne anche pesantemente il corso e le caratteristiche. Basti pensare che tutte le principali religioni e la maggior parte delle filosofie elaborate nel corso dei secoli sono imperniate sul concetto della morte e sul suo più intimo significato, individuando, di conseguenza, un complesso di “regole” etiche e morali.

Fin dalla notte dei tempi l’uomo ha circondato la morte di un alone di rispetto e di paura, sottoponendo i defunti a un trattamento speciale (emblematico è, a tal proposito, il caso degli Egizi) e considerando la morte come un’entità a sé stante, suscettibile di possedere poteri in grado di superare la comprensione umana, un’entità che era necessario ingraziarsi.

Il mistero della morte, o meglio del se e di cosa ci sia “dopo” di essa, ovvero se questa corrisponda al termine ultimo dell’esistenza stessa o, al contrario, all’inizio di una “nuova” vita magari in seno a una diversa “dimensione” dell’essere, rappresenta uno dei più profondi e fondamentali interrogativi.

Per l’uomo contemporaneo, l’esistenza è sostanzialmente legata al concetto di vita biologica e nient’altro: da qui deriva il senso di angoscia associato al pensiero della morte intesa come la fine ultima e irreversibile della vita.

Da un punto di vista strettamente biologico è evidente che, indipendentemente dalle cause specifiche che possano condurre alla morte di un soggetto, tale condizione è caratterizzata da un quadro clinico comune che, inevitabilmente, conduce a una condizione di “shock” medico. Quest’ultima è sostanzialmente caratterizzata da una mancanza di afflusso di ossigeno agli organi vitali la quale, qualora non opportunamente “invertita”, determina il successivo arresto cardiaco, vale a dire il manifestarsi di quella condizione clinicamente definita quale “morte”.

Infatti, diversamente da ciò che può accadere quando organi diversi dal cuore smettono di funzionare, una mancanza di ossigeno importante può condurre, nell’arco di pochi secondi, all’arresto cardiaco e alla morte del soggetto che, a sua volta, può sopraggiungere anche pochi secondi dopo.

Per tale motivo la definizione clinica di morte si riferisce all’assenza di battito cardiaco, di attività respiratoria e di riflessi nel tronco encefalico e della conseguente assenza di attività cerebrale dovuta alla mancanza di ossigeno (fenomenologicamente associata alla dilatazione e alla insensibilità delle pupille alla stimolazione luminosa).

In questo senso dunque la morte, più che un processo di carattere mistico o filosofico, quale veniva ed è tuttora spesso considerata, si caratterizza come un fenomeno di natura prettamente fisica e biologica, conseguente alla mancanza dell’afflusso di ossigeno al cuore e al cervello.

Cosa troverai nell'articolo?
Cosa accade dopo la morte clinica?
Pratiche di rianimazione ed esperienze ai confini della morte
Morte clinica, morte biologica e coscienza
La mente è un epifenomeno del cervello?
Una nuova fisica per descrivere la morte: la teoria dell’Universo superluminale

Continua la lettura dell'intervista su Scienza e Conoscenza 60

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giovedì 4 maggio 2017

Il DNA spazzatura e' un'antenna di biofotoni




Il DNA spazzatura e' un'antenna di biofotoni

Scritto da: Vincenzo Primitivo

Medicina Non Convenzionale



Il DNA spazzatura è un’antenna di biofotoni

Una scoperta semplice ma rivoluzionaria: le nostre cellule contengono ed emettono luce. Gli studi pionieristici del Professor Fritz Albert Popp e i suoi successivi sviluppi ci hanno permesso di capire come ogni essere vivente emetta costantemente una radiazione ultra debole chiamata biofotone, così debole da essere equiparata alla visione della fiamma di una candela posta a 20 km di distanza.

L’emissione biofotonica del DNA

Ancora più rivoluzionaria è la scoperta che questa emissione ultra debole origina nel DNA.
Il DNA è stato sempre esclusivamente considerato come la molecola che contiene le informazioni genetiche necessarie per la sintesi delle proteine, gli elementi che sono alla base dell'identità degli organismi viventi. Queste funzioni vengono svolte in realtà solo dal 5% del DNA esistente mentre il restante 95% veniva definito DNA spazzatura proprio perché non se ne conosceva l'utilità. I nuovi studi e le ricerche più recenti hanno conferito invece dignità biologica a questa porzione, assegnandole un ruolo fondamentale nel funzionamento dei sistemi viventi, come guida per tutti i processi cellulari.

Si è visto come questa parte di DNA agisca come un'antenna ricevendo ed emettendo segnali luminosi, trattenendo ed emettendo fotoni, i quali garantiscono una serie di fondamentali funzioni biologiche: in essi sono contenute e veicolate le informazioni che servono per regolare le attività fisiologiche e i processi cellulari, le reazioni biochimiche, la conduzione degli impulsi nervosi, la regolazione del sistema immunitario, l'alternarsi dei ritmi biologici, in buona sostanza il mantenimento in vita degli esseri viventi. Vita che deriva dalla luce ed è da essa sostenuta grazie a informazioni energetiche ben precise, che non lasciano spazio alla casualità.

L'insieme delle reazioni biochimiche all'interno di un ciclo biologico non avviene in base a incontri casuali fra molecole non collegate fra loro, ma grazie a informazioni provenienti dal vuoto quantistico, che permettono la selezione non casuale del proprio partner di azione all'interno di un numero elevatissimo di altre ipotesi. L'informazione che permette il meccanismo di selezione del partner molecolare riduce il caos che deriverebbe da una selezione casuale della scelta e di conseguenza riduce l'entropia del sistema. Il ricevimento dell'informazione dal vuoto quantico non sarebbe possibile se il sistema vivente non fosse aperto ad uno scambio con l'ambiente esterno.

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mercoledì 3 maggio 2017

Mente non-locale e guarigione a distanza




Mente non-locale e guarigione a distanza

L’intenzione di guarigione a distanza con la meditazione Tong Len: il primo studio clinico randomizzato

Scritto da: Gioacchino Pagliaro

Medicina Quantistica e Bioenergetica



Mente non-locale e guarigione a distanza. L’intenzione di guarigione a distanza con la meditazione Tong Len: il primo studio clinico randomizzato
È possibile influenzare a distanza il decorso di una patologia?

È possibile attivare a distanza un processo di guarigione?

Alcuni ambiti della ricerca scientifica stanno cercando di dare una risposta a questi quesiti. Verso la metà degli anni ‘70 del secolo scorso H. Benson, L. Dossey, ed altri autorevoli medici di alcune prestigiose università degli USA pubblicarono una serie di ricerche sull’intenzione di guarigione a distanza.

Con questo termine si intendono tutte quelle azioni mentali (tecniche e pratiche provenienti da approcci differenti) come ad esempio: preghiera intercessoria, guarigione spirituale, preghiera non diretta, intenzionalità, energia guaritrice, guarigione sciamanica, guarigione non-locale, tocco terapeutico senza contatto, Reiki (1), che hanno l’obiettivo di produrre un beneficio o una guarigione ad uno o più individui a distanza (2). L'intenzione di guarigione a distanza è molto utilizzata in Occidente dalla religione, basti pesare ai gruppi di preghiera per gli ammalati o per le persone in difficoltà.

Nelle più importanti medicine orientali: ayurvedica, cinese, tibetana è considerata una vera e propria modalità di cura.

Nella Medicina Complementare e Alternativa (Complementary and Alternative Medicine), e nella Medicina Non-Locale, discipline che si basano sul principio secondo cui la mente di una persona può influenzare il substrato fisico di un’altra (3), l’intenzione di guarigione costituisce un aspetto importante e continua a essere oggetto di studio.

Bibliografia

Sicher, F. T., Targ, E., Moore, D. 2nd, & Smith, H.S. A randomized double-blind study of the effect of distant healing in a population with advanced AIDS: report of a small scale study. West J Med. 1998; 169: 353-363.
Schlitz, M., Hopf, H.W., Eskenazi, L., Vieten, C., & Radin, D. Distant healing of surgical wounds: An exploratory study. Explore, 2012; 8, (4): 223-230.
Achterberg, J. Imagery in Healing. Boston, MA: New Science Library; 1985.

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