martedì 5 settembre 2017

Comunicazione empatica e placebo




Comunicazione empatica e placebo: fondamentali per favorire i processi di cura

Scritto da: Gioacchino Pagliaro

Medicina Non Convenzionale



Comunicazione empatica e placebo: fondamentali per favorire i processi di cura

Dalla fine degli anni ’70, la letteratura scientifica ha evidenziato la necessità di introdurre in medicina una diversa definizione della cura e un’attenzione particolare alla relazione medico paziente.

Un’interessante ricerca pubblicata nel 1984 da L. Egbert nel “New England Journal of Medicine”, riprendendo altri studi simili pubblicati da H. Benson (uno dei fondatori della Medicina Mente-Corpo e Direttore alla Harvard Medical School del Mind Body Institute), dimostrava come il modo di comunicare produceva effettti misurabili nell’azione di cura. Un gruppo di pazienti in attesa del medesimo intervento venne diviso in due sottogruppi. Il primo sottogruppo incontrò gli anestesisti che si dimostarono particolarmente attenti alla relazione, allegri e disponibili a dare informazioni. Il secondo sottogruppo incontrò gli stessi anestesisti che simularono un atteggiamento frettoloso, disattento verso il paziente e piuttosto burbero. L’esito della ricerca evidenziò che il primo sottogruppo usò la metà degli antidolorifici e venne dimesso 2,6 giorni prima.

In un‘altra ricerca pubblicata nella medesima rivista nel 2011 da M. Wechsler, riprendendo altri studi sul beneficio del placebo nelle cure, dimostrava come il modo convincente e rassicurante da parte del medico di presentare l’effetto benefico della terapia agiva in modo importante sull’esito.

Un gruppo di pazienti asmatici venne diviso in quattro sottogruppi. Il primo venne trattato con un farmaco usato per questa patologia (albuterolo). Il secondo gruppo ricevette a sua insaputa un inalatore placebo presentato come un prodotto efficace. Il terzo gruppo fece un trattamento di agopuntura (presentato, anche in questo caso, come un trattamento molto promettente). Il quarto gruppo seguì il trattamento ordinario previsto dal protocollo. Anche in questa ricerca l’esito stupì molto. Nei primi tre gruppi si rilevò un miglioramento nel 50% dei casi e nel quarto gruppo un miglioramento nel 21% dei casi.

La letteratura scientifica presenta ormai talmente tante evidenze sul ruolo giocato dalla comunicazione empatica e dal placebo nel buon esito della cura, che ormai molti professionisti sanitari, in numerose strutture ospedaliere, li usano per ottenere un miglior risultato.

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