giovedì 16 novembre 2017

Campane tibetane e ipersensibilita' 1



Campane tibetane e ipersensibilita' elettromagnetica 1

- prima parte

Scritto da: Francesca Brocchetta | Medicina Non Convenzionale



Campane tibetane e ipersensibilità elettromagnetica - prima parte

Sono laureata in Studi linguistici e filologici e il mio percorso di studi mi ha insegnato che la filologia non dà frutti se non si è metodici. Ho anche imparato, però, a rinunciare con gioia alle certezze e a lasciarmi andare, grazie alla mia passione per la chitarra e il jazz. Ho capito nel tempo che se univo la musica al metodo e all’ordine, avrei trovato la condizione che mi consente di vivere in armonia, e di comunicare agli altri questa armonia. Il mio avvicinamento allo studio delle malattie ambientali, come operatrice olistica, è stato uno sbocco naturale. Ho sentito l’urgenza di studiare i disturbi provocati dagli elementi inquinanti dell'ambiente in cui viviamo, e le possibili cure attuabili per mezzo della musica, in particolare attraverso l’utilizzo delle campane tibetane, uno strumento che risale a ben 5000 anni fa utilizzate, pare da sempre, per scopi terapeutici.

Studiare gli effetti del massaggio sonoro vibrazionale sulle persone affette da Ipersensibilità Elettromagnetica

L’interessamento scientifico per questi disturbi è stato sollecitato anche da una profonda necessità personale. Ho infatti sperimentato su me stessa gli effetti della profonda ignoranza imperante in Italia sull’Ipersensibilità Elettromagnetica (EHS), una patologia che conosco molto bene e purtroppo da vicino da un po’ di tempo.

Con Mauro Pedone – fondatore del Centro Studi la Voce del Carro e autore di numerosi libri, tra cui l’ultimo La danza dell’acqua e le campane tibetane (2017) – ho potuto comprovare una delle attuali pratiche terapeutiche integrate, che dimostra come campane tibetane, medicina cinese e fisica quantistica non siano poi così lontane. Grazie al contributo metodologico della Prof.ssa Laura Corradi (docente presso il Dipartimento di Sociologia dell'Università della Calabria) abbiamo sviluppato una ricerca per studiare gli effetti del massaggio sonoro vibrazionale sulle persone affette da Ipersensibilità Elettromagnetica (EHS), un progetto che è stato valutato dal Prof. Giuseppe Genovesi, endocrinologo-immunologo dell’Università degli Studi la Sapienza di Roma e vero punto di riferimento della comunità scientifica in fatto di ipersensibilità elettromagnetica.

L’EHS, detta anche Elettrosensibilità (ES), è una condizione che può manifestarsi con effetti saltuari o cronici e a volte divenire invalidante, provocata dalla reazione organica ai campi elettromagnetici presenti nella vita di tutti i giorni. Tra i sintomi si contano debolezza, disturbi del sistema nervoso (insonnia, perdita della memoria, di concentrazione e di apprendimento, depressione, mal di testa, nausea e vertigini), muscolari, cardiovascolari, respiratori, dell’apparato scheletrico, della sfera sessuale, del sistema visivo, acustico, olfattivo, nonché problemi gastrointestinali.

I risultati dei trattamenti effettuati sui pazienti affetti da Elettrosensibilità con le campane tibetane, testimoniano un buon miglioramento dei sintomi soggettivi. La ricerca ha dato segnali incoraggianti che, si spera, possano aprire la strada all'utilizzo di medicine non convenzionali nella cura dei disturbi da inquinamento ambientale. «I presupposti dell’efficacia delle campane sono reali» afferma il Prof. Genovesi «poiché le onde elettromagnetiche hanno una funzione importantissima per l’attività biologica. L’interazione tra frequenze può essere costruttiva o distruttiva. L’interazione con le onde elettromagnetiche di un Wi-Fi, ad esempio, sarà sicuramente interferente e inibente mentre quella con le vibrazioni di una campana tibetana può avere degli effetti molto benefici. In questa terapia il suono diventa uno strumento energetico che trova una sua rispondenza e risonanza vibrazionale all’interno della nostra struttura organica, energetica e nervosa.»

Un approccio diverso dalle pratiche di medicina ortodossa perché si basa su una visione olistica dell’essere umano, capaci di cogliere, su base empirica, quel ruolo centrale di governo dell'organismo esercitato dall'intreccio delle "influenze sottili" che sfugge all'occhio analitico dello scienziato classico, ma che può rivelarsi all'indagine guidata dai concetti della moderna fisica quantistica.

Che cos’è l’Ipersensibilità Elettromagnetica

L’Ipersensibilità Elettromagnetica (EHS), o Elettrosensibilità (ES), è una reazione organica ai campi elettromagnetici (CEM), ovvero a quei fenomeni generati localmente da qualunque distribuzione di carica elettrica variabile nel tempo, che si propagano sotto forma di onde elettromagnetiche. Queste onde, dette a radiazioni non ionizzanti, vengono suddivise in due gruppi di frequenze, in base ai differenti meccanismi biologici di interazione con gli organismi viventi e ai rischi per la salute:

esistono campi di bassa frequenza (0-300Hz), generati principalmente dagli elettrodomestici e dalle linee elettriche, che inducono correnti elettriche all’interno del corpo;
e campi ad alta frequenza (300Hz-300Ghz), generati soprattutto dai telefoni cellulari e dai ripetitori radiotelevisivi che cedono energia ai tessuti sotto forma di calore.

Oltre all’effetto termico, immediatamente rilevabile, l’inquinamento da onde ad alta frequenza ha fatto osservare sull'uomo anche i cosiddetti effetti non-termici, che avvengono senza un apprezzabile riscaldamento delle cellule, là dove la materia vivente reagisce non alla potenza del segnale ma al segnale stesso. Su questi effetti nocivi si è espresso nel 2011 anche lo IARC (Agenzia internazionale di ricerca sul cancro), facente parte dell'OMS, classificando le radiofrequenze come “possibili cancerogene” per l’uomo. Tuttavia, a dispetto della classificazione dell'OMS, la Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti, ha deciso di promulgare i limiti di esposizione soltanto sulla base degli effetti a breve termine, ovvero termici, ritenendo non esaustive le evidenze degli studi sugli effetti non-termici a lungo termine fino ad ora condotti.

La sensibilità individuale ai CEM può variare anche di molto da un individuo all’altro. Si stima che il 3% della popolazione mondiale possa dimostrare risposte fisiche anche a livelli estremamente bassi di CEM prodotti dall’uomo: questi individui vengono definiti elettrosensibili. L'esposizione alle alte e basse frequenze di CEM può generare in essi effetti cronici, in grado di manifestarsi a seguito di un’esposizione modesta, ma prolungata nel tempo, anche dopo una lunga latenza. I sintomi possono essere suddivisi in: generali, del sistema nervoso, muscolari, cardiovascolari, respiratori, dell’apparato scheletrico, della sfera sessuale e del sistema visivo, acustico, olfattivo o digestivo.

Su Scienza e Conoscenza 62 trovi uno speciale sulle malattie ambientali:

Scienza e Conoscenza - n. 62 - Rivista >> https://goo.gl/L8cGc8
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