mercoledì 2 maggio 2018

Credenze religiose




Perche' abbiamo bisogno di credenze religiose?

Ce lo spiega la Teoria della Mente

Neuroscienze e Cervello

Perché abbiamo bisogno di credenze religiose? Ce lo spiega la Teoria della Mente

Se il “nastro” della vita della terra fosse riavvolto, probabilmente, per il caso, l’uomo non esisterebbe.
La stessa affermazione potrebbe essere valida per la religione, nel caso in cui l’uomo vivesse nuovamente la propria esistenza?
Cosa sono le credenze religiose?

Claudio Lombardo - 27/04/2018

L'equivoco stravagante è un'opera di Gioachino Rossini, in cui la trama e la fucina di logiche equivoche mettono a dura prova il pubblico odierno... ormai immerso in una micidiale combinazione di segreti e banalità.

Equivoci e ambiguità sono la mente di questo formidabile prodotto artistico in cui, durante la narrazione, con la previsione e l’interpretazione, l’utente è spinto ad attribuire un senso che va oltre quello dell’opera stessa.

L’ardita spontaneità e l’assurda speculazione

Se il “nastro” della vita della terra fosse riavvolto, probabilmente, per il caso, l’uomo non esisterebbe.
La stessa affermazione potrebbe essere valida per la religione, nel caso in cui l’uomo vivesse nuovamente la propria esistenza?
Cosa sono le credenze religiose?
Possiamo pensarle come un “non lo so” per antonomasia: un’ardita spontaneità ed un’assurda speculazione; quella che, in altri termini, si chiama “fede”.
Le credenze sul soprannaturale sono peculiarità delle religioni fin da tempi antichi:

a) l’idea che ci sia la vita dopo la morte; b) l’idea di un creatore che vede tutto e tutti; c) l’idea che esistano nel mondo entità che violano le leggi della fisica (angeli, anime ecc.).

Al di là di ogni adesione personale, la religione sembra rappresentare una necessità dell’uomo fin dal suo principio in cui ha rappresentato un’autentica cultura distintiva di un popolo con finalità di coesione.

«Ogni testo che pretenda di asserire un qualcosa di univoco è un universo abortito»
Umberto Eco


La Teoria della Mente come strumento evolutivo

Quando un individuo è in grado di comprendere che un determinato comportamento è guidato da credenze personali – e che tali credenze non sono un preciso riflesso della realtà – si afferma che, quell’individuo, possiede una Teoria della Mente (ToM): la capacità di vedere il mondo dal punto vista degli altri, la presa in carico di una prospettiva differente, non propria, appunto, altrui.  

La sopravvivenza può dipendere dalla capacità di cambiare il corso attuale delle azioni per rispondere a stimoli potenzialmente vantaggiosi o minacciosi (come l’incertezza).

Le origini della ToM possono risalire nel momento in cui l’uomo ha conquistato la posizione eretta. «Stando dritti si aveva la possibilità di vedere gli altri in viso e di mostrare a essi il proprio volto. Divenne, quindi, possibile decodificare emozioni, capire dalle espressioni mimiche cosa gli altri pensassero e si accingessero a fare (interpretare e prevedere); si potevano addirittura intuire gli stati d’animo e le intenzioni degli individui con i quali si avevano degli incontri, così che si disponeva della capacità di attaccare e difendersi o aiutare e cooperare a seconda delle situazioni» (Attili, 2015).

Bruner parla di strumentalismo evolutivo, ritenendo che «l’uomo sia in grado di utilizzare la propria intelligenza per creare e utilizzare attrezzi e strumenti o espedienti tecnici che lo pongono in grado di esprimere e ampliare le proprie facoltà» (Bruner, 1974). Per “strumenti”, non si fa riferimento solo a fonti materiali, bensì a veri e propri “arnesi” mentali, come le funzioni intellettive.

Religione e Teoria della mente (o mentalizzazione)

Un sottile diaframma separa l’esperienza religiosa dalla teoria della mente (o mentalizzazione), un acuto approccio fenomenologico: doppio, sfuggente, enigmatico, incerto in cui (riferendoci al cristianesimo) l’eroe mitologico della Sacra Bibbia (Gesù Cristo) amplificando le sue doti umane – come la capacità di lettura delle intenzioni e del pensiero – tentò di ristabilire l’ordine nel caos di relazioni umane.

Perché abbiamo bisogno di credenze religiose?

La credenza può avere lo scopo di interpretare e prevedere ciò che non conosciamo o non siamo in grado di comprendere. In altri termini riduce l’incertezza.
Credere ad una nuova vita dopo la morte riduce la tensione, poiché rende prevedibile tale fenomeno. Ancor più se abbiamo la facoltà di fare qualcosa in questa vita che influenzi la successiva. Nel complesso si tratta di una lettura dello stato mentale dell’”al di là”.
Altresì abbiamo anche una funzione sociale insita in queste credenze: la capacità di promuovere comportamenti altruistici e di coesione.
Tuttavia, tali credenze sono spesso monopolizzate da istituzioni, come la Chiesa, che creano regole e nuove interpretazioni, di epoca in epoca, attribuendo a Dio la responsabilità di certi eventi ma riservandosi il suo potere divino.

Conclusioni

Il riflesso delle nostre funzioni intellettive (“arnesi mentali”) è in grado di produrre meccanismi che consentono di portare il sistema-persona in uno stato di equilibrio. Nel caso precitato le credenze svolgono questo importante ruolo in vista dell’implosione di ogni senso: la morte; ovvero l’impossibilità di comprendere in modo razionale cosa ci sia “al di là”. Il problema non risiede nel credere a cose più o meno vere, dato che il concetto di utilità supera questa prospettiva, bensì monopolizzare le credenze religiose versandole in un crogiuolo dal quale, si spera, ne fuoriesca una sintesi superiore.

Tuttavia, quando la religione viene estremizzata è facile cadere vittime di univocità interpretative che monopolizzano atteggiamenti, emozioni e attitudini (cit. Hack) oppure il dover offrire in cambio qualcosa per ottenere altro (anima/corpo), come nel caso dell’opera di Rossini in cui Ernestina promette la “materia” al fidanzato Buralicchio e lo “spirito” al precettore Ermanno.

Bibliografia

Rossini, Gioacchino, et al. L'equivoco stravagante. Naxos, 2002.
Attili, Grazia. "L'evoluzione della Teoria della Mente." Rivista internazionale di Filosofia e Psicologia 6.2 (2015): 222-237.
Eco, Umberto. Interpretazione e sovrainterpretazione: un dibattito con Richard Rorty, Jonathan Culler e Christine Brooke-Rose. Giunti, 2012.
Bruner, Jerome S. 1974. Toward a Theory of Instruction. Cambridge, Massachusetts: Harvard University Press.
Girotto, Vittorio, Giorgio Vallortigara, and Telmo Pievani. Nati per credere: perché il nostro cervello sembra predisposto a fraintendere la teoria di Darwin. Torino: Codice, 2008.
Girotto, Vittorio, Telmo Pievani, and Giorgio Vallortigara. "Gli dèi hanno sete e, qualche volta, bevono: vincoli cognitivi e credenze religiose." Sistemi intelligenti 25.2 (2013): 387-396.

Scienza e Conoscenza n. 64 - Rivista Cartacea
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