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venerdì 30 novembre 2018
giovedì 29 novembre 2018
Il legame tra fisica quantistica e amore
Legame tra fisica quantistica, spiritualita' e amore
Intervista a Thomas Torelli, il regista che con i suoi
documentari indaga il legame tra fisica quantistica, spiritualità e amore
Consapevolezza e Spiritualità
Il legame tra fisica quantistica e amore, la stretta
relazione tra scienza e emozioni. Ce ne parla Carmen di Muro in questa
intervista al regista Thomas Torelli
di Carmen Di Muro
La vita è una questione di punti di vista, ce lo ricorda
la storia di ieri e quella di oggi, gli eventi solenni e le consuetudini
quotidiane, il pensiero dei grandi uomini e quello più velato dei semplici. Un
mare di punti di vista fatto di certezze e dubbi, di trasparenze ed opacità
dove ognuno può nuotare con lo stile che preferisce, trovando un faro
illuminante, una boa di riferimento per le situazioni critiche. Ma ci sono
piccole grandi cose che ci permettono di fare la differenza, come “un’immagine
che scorre sulla pellicola”, depositaria di storie, in grado di aiutarci a
sintetizzare il particolare e il generale, unendo soggettività ed universalità
in uno scenario di senso più ampio, che ci mostra la vita da una diversa
prospettiva di osservazione per abbracciarla e farla propria profondamente,
mettendoci in posizione privilegiata per porre le basi per la creazione di “Un
Altro Mondo”. Piccoli istanti sugellati in un frame che nutrono lo spirito di
una nuova consapevolezza, spingendo alla più intima riflessione su chi siamo,
ma soprattutto sul dove stiamo andando. Ed è proprio questa “chiamata al
risveglio collettivo” ciò che muove con passione Thomas Torelli, scrittore,
regista e produttore romano che ha fatto dell’amore per l’immagine il suo
lavoro e che in questa intervista per «Scienza e Conoscenza» si racconta.
Thomas il 2014 ha visto l’uscita del tuo film documentario
“Un altro mondo”: un viaggio di riscoperta attraverso la scienza e la fisica
quantistica. Tutto è Uno, e nell’universo tutto è energia in vibrazione che
produce la musica di suoni della realtà in cui siamo immersi: quanto è stato
importante portare questa grande verità nelle coscienze?
Per me è stato importantissimo perché la più grande
soddisfazione di questo mestiere e, in particolare, di questo film, è vedere
che quando riesci a trattare questi argomenti, riesci a dare speranza alle
persone, a confermargli cose che magari sentono nel proprio intimo, ma che
nessuno gli ha mai spiegato in maniera semplice e diretta. E allora noti che in
loro si scatena un’incredibile passione, nonché gioia e riscoperta del proprio
“Io” e della propria coscienza. Mi arrivano continuamente tantissimi messaggi
di gente che mi ringrazia perché attraverso i miei lavori riesce a riscoprire
un percorso, ad avere speranza e a vivere meglio. Questa è la grande
soddisfazione del mio mestiere, ossia sapere di fare cose belle, non fini a sé
stesse, ma d’aiuto per gli altri.
Quanto attraverso i tuoi lavori ha notato fattivamente il
risveglio comunitario nel mondo di oggi in cui si assiste ad una vera e propria
erosione d’identità storica, coscienziale, ma soprattutto spirituale?
Io ho il riscontro rispetto alle centinaia persone che mi
scrivono e che incontro nell’ambito delle tantissime conferenze che ho fatto
negli ultimi quattro anni e che mi raccontano come questi film hanno cambiato
la loro vita: ci sono davvero tantissime storie. Questo è davvero molto bello
ed è ciò che mi dà la forza di continuare, come diceva il grande Fabrizio De
Andrè, “in direzione ostinata e contraria”, sapendo che tutto ciò che si fa è
volto a un bene superiore.
Continua la lettura dell'articolo su Scienza e Conoscenza
66
Scienza e Conoscenza n. 66 >> http://bit.ly/2PLGBoi
Rivista - Settembre 2018
Nuove scienze, Medicina Integrata, Coscienza
Carmen Di Muro
Psicologa clinica, psicoterapeuta ad orientamento
Cognitivo Post-Razionalista e ISTDP, quantum trainer e scrittrice, vive ed
opera in Puglia.
Aperta alla più ampia visione integrata dell’essere umano
nella sua inscindibile unità di psiche-soma, unisce la formazione accademica
con i suoi interessi nel campo della biologia, delle neuroscienze, della
medicina, della meccanica e fisica quantistica che le hanno consentito di
sviluppare un personale metodo di lavoro interdisciplinare
quantico-emozionale©.
Da sempre attratta dal mondo spirituale dell’uomo e
dall’essenza profonda dell’esistenza, orienta i suoi studi e le sue indagini
scientifiche verso un tema speciale: “La guarigione dell’anima”. È referente
per la regione Puglia dell’EFP- Group di Milano e oltre a svolgere l’attività
clinica, divulga il suo pensiero tenendo convegni e seminari in tutta Italia.
Autrice del libro “Essere è Amore. Dal Pensiero alla Materia. Viaggio
Scientifico nella Pura Essenza”, Gagliano Edizioni e “Anima Quantica. Nuovi
orizzonti della psiche e della guarigione” Anima Edizioni, è membro del
comitato scientifico e autore per la Rivista Nazionale “Scienza e Conoscenza” di
Macro Edizioni e autore di articoli e video per AnimaTV.
Per informazioni visita il sito: www.carmendimuro.com
Per contatti: info@carmendimuro.com
martedì 27 novembre 2018
Quanto e' importante masticare?
Quanto e' importante masticare?
Medicina Non Convenzionale
Scopriamo insieme quanto è importante masticare e perché
dobbiamo aiutare il nostro intestino nel miglior modo possibile, in questo
estratto dal libro Buona cacca a tutti del Dottor Adrian Schulte
Redazione Scienza e Conoscenza - 26/11/2018
Estratto dal libro Buona cacca a tutti del Dottor Adrian
Schulte
"La masticazione è il primo stadio della digestione
e, come vedremo, anche l’ultimo al quale prendete parte attivamente. Per questo
motivo ha per noi un’enorme importanza. La digestione in bocca consiste
soprattutto nella produzione di saliva e in una parte attiva: la masticazione.
La saliva può venire prodotta anche senza il nostro
aiuto, poiché, come dice il proverbio, ci viene l’acquolina in bocca. E questo
avviene anche senza avere davvero qualcosa in bocca. Il nostro cervello, la
nostra principale centrale di comando, ha in questo caso già elaborato le
informazioni ricevute dagli occhi, che hanno visto qualcosa di appetitoso,
oppure anche solo le informazioni puramente mentali che derivano dal desiderio
di mangiare qualcosa di dolce.
Conosciamo due diverse
qualità di saliva. Da una parte
abbiamo la saliva con funzioni di dilu-zione, che ci scorre in bocca come
acqua, ad esempio per bi-lanciare una pietanza piccante oppure anche una molto
dolce. Al contrario di
questa il secondo
tipo di saliva,
la saliva lubrificante,
viene prodotta grazie
a una masticazione
attiva. Essa è necessaria per
lubrificare gli alimenti. Senza questa saliva avremmo difficoltà a far
scivolare il chimo lungo l’esofago. C’è naturalmente un trucco per riuscirci,
che va a scapito della nostra digestione: bevendo del liquido possiamo
inghiottire il cibo anche senza averlo prima masticato, cioè senza aver
prodotto la saliva necessaria! Come vedremo in seguito, il nostro stomaco
soffre di ciò. Inoltre questa saliva lubrificante contiene un enzima che inizia
a digerire i
carboidrati. La scissione delle
catene lunghe di
carboidrati, che definiamo amidi, inizia dunque già in bocca. Riuscite
ad accorgervi di ciò e ad assaporarlo già con un picco-lo esperimento: se
masticate almeno 30 volte un pezzetto di pane raffermo vi accorgerete che la
poltiglia in bocca inizia lentamente ad avere un sapore dolciastro. Gli
zuccheri a catena corta scissi per via enzimatica hanno un sapore dolce, quelli
a catena lunga no. Attraverso la masticazione produciamo la saliva lubrificante
necessaria, ma questo non è tutto. Masticando vengono ridotti a pezzettini gli
alimenti, per assicurare una digestione corretta, e si attiva anche il senso
del gusto. Tramite un’esperienza gustativa intensa raggiungiamo una sensazione
di sazietà, la cosiddetta
«sensory-specific-satiety»,
che non ha
niente a che
vedere con lo
stomaco pieno, e
con la quale
possiamo terminare un
pasto senza stanchezza e sensazione di pesantezza allo stomaco.
Masticare per dimagrire
Chi mastica di
più assume meno
calorie, come ha
dimostrato uno studio nel quale si sono analizzati i comportamenti
alimentari di uomini magri e in sovrappeso. Questi ultimi non prendevano
bocconi più grandi degli altri soggetti normopeso, ma mangiavano più in fretta,
masticavano di meno e banchettavano più a lungo. Si è potuto dimostrare che
masticando bene, in media, si assumeva l’11,9 percento di calorie in meno. Se
si parte da un’assunzione quotidiana di 2000 kcal per un normo-peso, questo
porta 238 kcal in più al giorno. In questo modo abbiamo all’anno circa 86.870
kcal in eccesso. Ciò corrisponde a circa 10 kg di grasso! Naturalmente in
questo caso sono anche importanti il movimento, lo stress e molti altri fattori.
Ma perché si assumono meno calorie? Una masticazione accurata porta nel
sangue a una
diminuzione dell’ormone grelina, che stimola l’appetito.
Contemporaneamente si misura nel sangue un aumento di peptide glucagone-simile-1
e di colecistochina, ormoni che inibiscono l appetito. Ma non è tutto: la
masticazione porta a una migliore irrorazione sanguigna del cervello e aumenta
le capacità mentali. Dopo un’operazione all’intestino, una masticazione
prolungata favorisce il
processo di guarigione.
Con una masticazione
intensa si riesce a evitare il pericolo sempre presente di un’occlusione
intestinale dopo un intervento all’intestino. In questo modo si è anche potuto
dimostrare che una buona masticazione ha un influsso enorme sulla digestione,
su tutto il metabolismo e sulla irrorazione sanguigna del cervello.
Perché allora continuiamo a vedere raramente qualcuno che
mastica davvero bene?
Non è sempre
stato così. Tutti
noi conosciamo il proverbio «Ciò
che è ben masticato è per metà già digerito» e riusciamo anche a ricordare di
quando nostra nonna a tavola ci ammoniva che dovevamo masticare ogni boccone 32
volte. Questa regola è stata stabilita dallo statista britannico Wil-liam
Gladstone (1809-1898), il quale era convinto che dovessimo masticare ogni
boccone 32 volte perché abbiamo 32 denti. Horace Fletcher
riuscì a dimostrare
come, grazie a
una corretta masticazione,
fosse possibile mantenersi
o ritornare in
salute. Franz Xaver
Mayr (1875-1965) impiegò
l’allenamento alla masticazione nelle sue cure per ripristinare
le capacità del tratto digestivo e, in
seguito a ciò,
molti dei suoi
pazienti guarirono. Come è possibile che tutto questo sapere sia
andato perduto? Fino alla metà del XX secolo ci si aspettava che noi facessimo
qualcosa attivamente per il nostro benessere. Ogni singolo individuo era
corresponsabile della propria salute. Quanto più semplice il metodo tanto più
questo era apprezzato. Era chiaro a tutti che masticare bene migliorava la digestione
e di conseguenza anche la salute. In una società che si è trovata sempre di più
a lottare contro il superfluo e nella quale il sistema sanitario è stato
sottratto al singolo
individuo, ogni tipo
di responsabilità e
i principi base
di una vita
sana sono andati
perduti."
Buona Cacca a Tutti! >>> http://bit.ly/2RcoyFf
Adrian Schulte
Un intestino sano per migliorare la nostra salute fisica
e mentale - Con l'esclusivo programma "Detox intestinale in 10
giorni"
Macro Edizioni
mercoledì 21 novembre 2018
Universo Iperconnesso
Universo Iperconnesso: dalla non-localita' a una visione
unificante di spazio, materia, mente e vita
Scienza e Fisica Quantistica
Leggi l'estratto dal libro Universo iperconnesso di
Davide Fiscaletti che intende mostrare come, pur partendo dalla convinzione che
nel corso della storia la scienza ci ha portato teorie d’immane bellezza ed
eleganza su molti piani, sia possibile investigare nuovi scenari
Davide Fiscaletti - 21/11/2018
Tratto dal libro Universo iperconnesso di Davide
Fiscaletti
Il percorso della conoscenza – sosteneva Anassimandro nel
VI sec. a.C. – deve essere basato sulla ribellione contro certezze che appaiono
ovvie, sul fatto che la nostra immagine del mondo può essere sempre
perfezionata, che il mondo può essere diverso da come ci appare, che il nostro
punto di vista sul mondo è limitato dalla piccolezza della nostra esperienza.
La scienza – sosteneva Anassimandro – nasce da ciò che non sappiamo («che cosa
c’è dietro la collina?») e dalla messa in discussione di qualcosa che credevamo
di sapere, in altre parole la scienza consiste nel guardare più lontano,
nell’esplorazione continua di nuove forme di pensiero per concettualizzare il
mondo.
Compatibilmente con la visione della scienza come entità
dinamica, che è in costante evoluzione e riorganizzazione, in grado di generare
percorsi evolutivi i quali si possono intrecciare l’uno con l’altro, i saggi
pubblicati in questo libro intendono mostrare come, pur partendo dalla
convinzione che nel corso della storia la scienza ci ha portato teorie d’immane
bellezza ed eleganza con enormi benefici sul piano tecnologico, sia possibile
investigare nuovi scenari, in particolare si possano aprire nuove prospettive
riguardo all’immagine del mondo, alla visione della realtà che ci circonda, le
quali mettono in discussione idee che, nell’ambito del nostro approccio
limitato all’esperienza, appaiono ovvie.
Da un punto di vista generale, possiamo dire che, almeno
fino agli anni ’20 del Novecento, la visione del mondo predominante è stata la
visione meccanicistica e riduzionista, secondo cui l’universo sarebbe una
macchina inerte, governata da esatte leggi matematiche, nella quale i vari
fenomeni diventano via via più chiari allorché vengono frazionati in parti e
componenti sempre più piccole e in cui mente e materia sono viste come entità
indipendenti e separate. Oggi, tuttavia, alla luce delle scoperte scientifiche
soprattutto nell’ambito della fisica e delle scienze della vita, possiamo dire
di trovarci in una fase di transizione verso una nuova era nel senso che sta
emergendo nella scienza una visione olistica, sistemica ed emergentista.
Abbiamo infatti compreso che tutte le cose esistenti nell’universo – dalla
materia inanimata fino ad arrivare agli organismi viventi – sono intimamente
correlate l’una con l’altra dando luogo ad una fitta rete interconnessa di
relazioni, in cui l’intero è qualcosa di più della somma delle singole parti e
tra i vari livelli della natura esiste di fatto una struttura gerarchica a
generazione interdipendente in cui il principio fondamentale che si può
riscontrare è rappresentato dall’universalità dei comportamenti collettivi dei
vari sistemi. Allora, quale chiave di lettura unificante possiamo fornire dei
vari fenomeni della natura alla luce dei risultati della scienza contemporanea
in modo da dipingere un’immagine soddisfacente e comprensibile dell’universo?
Quale percorso possiamo costruire, nell’ambito di questa scienza sistemica, che
ci possa permettere di guardare più lontano, di scoprire cioè cosa c’è al di là
della nostra collina e di comprendere anche qual è il nostro posto, aprendo
così nuove prospettive nell’immagine dell’universo e nella nostra relazione con
esso?
A mio parere, all’interno di questa nuova maniera
sistemica, olistica di studiare la natura, un ottimo punto di partenza per
poter costruire un itinerario in grado di aprire nuovi scenari nell’immagine
del mondo è rappresentato dai contributi scientifici, nell’ambito della fisica
quantistica, portati dal fisico americano David Bohm, uno dei più grandi
pensatori dell’epoca moderna.
Continua la lettura
lunedì 19 novembre 2018
Ho smesso di fumare, ora cosa succede al mio corpo?
Ho smesso di fumare, ora cosa succede al mio corpo?
Medicina Non Convenzionale
Basta smettere di fumare per ripulire il nostro corpo?
Purtroppo no, ma conosciamo al giorno d'oggi molti rimedi naturali per
ritornare sani e riprendere in mano la nostra vita annebbiata da anni di fumo
ossessivo. Scopri insieme a noi come
Andrea Giulia Pollini - 16/11/2018
Sei riuscito a fare il grande passo, hai smesso di fumare
e ora? Ora stai cercando di capire tutti i benefici che ti sta portando. Da ex
fumatore sai che le difficoltà che hai superato, e che stai superando, in
realtà ti hanno reso molto forte. Ti senti molto meglio, stai riacquistando
l’uso di gusto e olfatto, ti senti più sano, come guarito da una brutta
malattia. Ma sei veramente sicuro che basti smettere di fumare per “guarire”
dai problemi che il tabagismo ti ha causato? Purtroppo smettere di fumare non
basta, anche se ovviamente è il passo più importante. In questo articolo ti
spiegherò come aiutare il tuo corpo a ripulirsi da anni di tabagismo
compulsivo.
Cosa succede al nostro corpo quando smettiamo di fumare?
Al nostro corpo bastano venti minuti per riprendersi dal
fumo dell’ultima sigaretta: la frequenza cardiaca, alterata dal tabacco, torna
alla normalità e la pressione sanguigna inizia a stabilizzarsi, permettendo
alla circolazione di migliorare.
Dopo dodici ore senza fumare vengono purificati polmoni e
sangue: le tossine rilasciate a seguito della combustione del tabacco non
permettono all’ossigeno di arrivare al sangue e ai polmoni.
Per riuscire ad aiutare veramente il cuore bisogna
arrivare almeno a ventiquattro ore: a questo punto il rischio
cardiocircolatorio inizia a diminuire. Nell’arco di una giornata la pressione
del sangue inizia a diminuire e, contestualmente, anche i rischi di coaguli di
sangue e ictus.
Dopo quarantotto ore il nostro olfatto e gusto stanno già
migliorando e riprendendo vita.
Dopo tre giorni di “astinenza” i livelli di nicotina nel
corpo sono pari a zero e anche se questa è una condizione assolutamente
positiva può causare mal di testa, malumore e facile irritabilità. Dopo trenta
giorni la capacità polmonare è praticamente ripristinata, si possono notare
meno tosse e più fiato.
Dopo nove mesi potrai considerarti un vero ex-fumatore:
le ciglia all’interno dei polmoni hanno recuperato la loro funzione e aiutano a
eliminare il muco e a combattere le infezioni.
Dopo dodici mesi si evidenziano meno rischi cardiaci, la
probabilità di malattie cardiache dopo un anno scende del 50%.
Dopo cinque anni il nostro corpo rinasce e arterie e vasi
sanguigni riescono finalmente ad allargarsi. Questo ampliamento significa che
il sangue ha meno probabilità di coagularsi e che si riduce il rischio di
ictus. Per arrivare al pari di un fumatore servono quindici anni di astinenza,
ma il vero traguardo sono vent’anni senza fumo momento in cui i medici
dichiarano che il rischio di morte per cause legate al tabagismo, tra cui
malattie polmonari e cancro, si riduce al livello di una persona che non ha mai
fumato nella sua vita.
Cosa puoi fare per pulire i tuoi polmoni?
Ora che conosciamo le tempistiche della guarigione del
nostro corpo possiamo aiutare i nostri organi e il nostro sangue a “ripulirsi”
al meglio e più velocemente per farlo possiamo utilizzare alimenti
detossificanti come lo zenzero, l’aglio, la cipolla e il peperoncino. Questi
alimenti hanno un gusto forte e non sono proprio apprezzati da tutti, quindi se
non volete mangiare cipolla e aglio, rischiando di avere anche un alito non
piacevole, potete sempre ricorrere ai suffumigi. I suffumigi, o fumi, con oli
essenziali di eucalipto, timo, lavanda e menta sono un grande aiuto per il
nostro corpo, soprattutto per i nostri polmoni. Inoltre è molto importante
praticare con costanza attività fisica all’aria aperta, permettendo ai polmoni
di respirare aria “buona”. Esci a fare una camminata in campagna o in un parco,
meglio ancora in montagna. Anche bere acqua in abbondanza è molto utile per
agevolare l’espulsione delle tossine da parte dell’organismo. Per concludere
uno stile di vita sano e una dieta varia sono le basi per ripartire alla grande
dopo anni ingrigiti dal fumo di sigaretta.
Le novità che porta la tecnologia
Una cosa molto bella che ho scoperto recentemente, avendo
io stessa smesso di fumare, sono delle applicazioni che si possono scaricare
sui nostri cellulari e che giornalmente ti seguono nella tua disintossicazione
da sigaretta. Generalmente nell’applicazione puoi trovare una chat di supporto,
dove si possono raccontare le proprie difficoltà a persone che stanno, come te,
smettendo di fumare e dei punti dove ti vengono ricordati tutti i benefici
della tua scelta. Utilizzare l’applicazione che aiuta a smettere di fumare è
anche una soddisfazione per sé stessi, perché tutti i giorni si possono vedere
quante sigarette abbiamo evitato, quanti soldi abbiamo risparmiato, e quanto il
nostro stato di salute migliora costantemente.
Quindi, caro lettore, non hai più scuse, rimedi naturali
e tecnologia sono dalla tua parte, smetti ora e riprendi in mano la tua vita.
Come Smettere di Fumare
Strategie per liberarsi in tempi brevi dalle dipendenze
da fumo
Branka Skorjanec
Ipnosi - Smettere di Fumare - CD
Charlie Fantechi
venerdì 16 novembre 2018
giovedì 15 novembre 2018
Cosa significa la parola scienza?
Cosa significa la parola scienza?
Scienza e Fisica Quantistica
Cosa significa la parola scienza? Il rapporto tra scienza
e scienziati come è cambiato nel corso dei secoli? In questo entusiasmante
estratto dal libro Fenomeni impossibili di Dean I. Radin capiamo il vero
significato della parola scienza
Redazione Scienza e Conoscenza - 14/11/2018
La scienza può essere definita come un corpo di fatti
diffusamente accettato e un metodo per procurarsi tali fatti. Gli scienziati
sono pronti a discordare, tuttavia, su che cosa significhi “diffusamente
accettato”, quali “fatti” e quali “metodi” si intendano, che cosa si intenda
con “intendere”, e addirittura a volte che cosa “significhi”.
Ne risulta che la definizione di scienza dipende in gran
parte dalla persona a cui la si chiede. Non siamo troppo lontani dal vero se
ripetiamo la definizione concisa “la scienza è ciò che fanno gli scienziati”.
In ogni caso, la maggior parte degli scienziati sarebbe probabilmente d’accordo
sul fatto che ciò che ha reso grande la scienza è stato il metodo scientifico.
In cosa consiste, quindi, questo metodo, e perché è così grande? Se gli
scienziati non riescono facilmente a mettersi d’accordo su che cosa sia la
scienza, sembra improbabile che possano concordare su qualcosa di più complesso
come “il” metodo scientifico. Gli psicologi Robert Rosenthal, dell’Università
di Harvard, e Ralph Rosnow, della Temple University sostengono che il “metodo
scientifico” sia difficile da definire in quanto «il termine “metodo
scientifico” è di per sé circondato di controversie, ed è una definizione
inappropriata di cui bisogna liberarsi, dal momento che nella scienza esistono
molti metodi riconosciuti e legittimati».
Un elemento comune alla maggior parte delle diverse
varianti del metodo scientifico è l’uso dell’osservazione controllata e
disciplinata. Tuttavia, la sola osservazione è insufficiente. Come ha scritto
il filosofo Jérome Black: «Nessuna osservazione o generalizzazione, né
l’ipotetico uso deduttivo delle presupposizioni, né l’utilizzo di strumenti, né
la costruzione matematica, né tanto meno tutte queste cose insieme si possono
considerare essenziali alla scienza». Molti altri scienziati e filosofi hanno
concordato sul fatto che le semplici definizioni sono troppo restrittive per
catturare l’essenza del metodo scientifico. I tentativi per chiarire la
definizione spaziano dall’arguzia («Lo scienziato non ha altro metodo che fare
del suo meglio» all’anarchico («Il successo nella scienza si raggiunge soltanto
perché gli scienziati infrangono ogni regola metodologica e adottano il motto
“tutto fa brodo”»). Ma questo non è molto illuminante.
Il metodo scientifico e le sue particolarità
La particolarità del metodo scientifico può essere
illustrata con maggior efficacia confrontandolo con i precedenti e
prescientifici metodi di ricerca della conoscenza. Come spiega L.L. Whyte:
«Intorno al 1600 Keplero e Galileo hanno simultaneamente e dipendentemente
formulato il principio per cui le leggi della natura devono essere scoperte per
mezzo della misurazione, e applicato questo principio nel proprio lavoro.
Laddove Aristotele aveva classificato, Keplero e Galileo hanno cercato di
misurare». Oltre alle attente osservazioni e misurazioni, un punto di forza
fondamentale del metodo scientifico è il suo affidarsi al pubblico e comune
accordo sull’effettiva correttezza delle misurazioni. Questo approccio alla
conoscenza si distingue drasticamente da quelli precedenti, come le
argomentazioni logiche predilette dai filosofi o l’accettazione dogmatica delle
scritture richiesta dalle autorità religiose. L’idea di un comune accordo sulle
misurazioni ha portato al rigoroso requisito della scienza (o almeno delle
scienze sperimentali) che i fenomeni siano indipendentemente e ripetutamente
misurabili perché questo consenso si possa formare. In altre parole, l’idea di
ripetibilità, o riproducibilità, è diventata approssimativamente l’equivalente
di una verifica di stabilità. Se un fenomeno è altamente instabile, non
possiamo essere sicuri di stare misurando un effetto reale, un qualche altro
effetto o semplicemente delle variazioni casuali. Con questo genere di
confusione nessun consenso può essere raggiunto e l’esistenza dell’effetto in
questione rimane dubbia.
Gli scienziati del diciassettesimo secolo non avevano
ancora sviluppato dei metodi per distinguere chiaramente tra effetti reali e
caso, e dunque erano costretti a girare intorno a molti interessanti fenomeni
fisici, biologici e psicologici, ovvero quasi tutto ciò che oggi è oggetto di
scienza. Fortunatamente, qualche effetto fisico e astronomico era abbastanza
stabile (o così esattamente periodico) da assicurare il successo ai primi
tentativi di misurazione. Senza tali effetti stabili la scienza come la
conosciamo sarebbe miseramente fallita e staremmo ancora discutendo come ai
tempi di Aristotele. Questi dibattiti filosofici tipicamente erano qualcosa
come: «Sì, è così». «No, non è così». «Sì, lo è». «No, non lo è». «Sì! No!».
Come ha fatto notare il filosofo Bertrand Russell: «Questo può sembrare strano,
ma non è colpa mia».
Leggi l'interessante articolo di Dean I. Radin uscito su
Scienza e Conoscenza
Scienza e Conoscenza n. 64 - Rivista Cartacea >> http://bit.ly/2PSx3rV
Nuove Scienze, Medicina non Convenzionale, Coscienza
Autori Vari
lunedì 12 novembre 2018
Sindrome metabolica: di cosa si tratta?
Sindrome metabolica: di cosa si tratta?
Ce lo spiega la dottoressa Anna Villarini
Alimentazione e Salute
Sindrome metabolica o sindrome X, che patologie scatena?
Come rendersi conto di averla e come prevenirla con l’alimentazione e gli stili
di vita? Ce lo spiega la dottoressa Anna Villarini che sarà presente al
Congresso Nazionale di Saluscienza
Redazione Scienza e Conoscenza - 12/11/2018
Sindrome metabolica, chiamata anche sindrome X colpisce,
dopo i sessant’anni, il 35 per cento della popolazione, ovvero oltre una
persona su tre e, se non presa sul serio, è l’anticamera per numerosa e gravi
patologie, dal diabete al cancro. Per capire meglio di cosa si tratta abbiamo
posto alcune domande alla biologa nutrizionista Anna Villarini, stretta
collaboratrice di Franco Berrino all’Istituto Tumori di Milano.
Che cos’è la sindrome metabolica e quali sono i segnali
della sua comparsa?
La sindrome metabolica, innanzitutto, non è una
patologia, ma un insieme di fattori di rischio. La si potrebbe quindi definire
uno stadio pre-clinico di alcune patologie. Le persone a cui viene fatta
diagnosi di sindrome metabolica hanno cioè un maggior rischio di ammalarsi di
malattie cardiovascolari, di alcune malattie istologiche, di diabete e di tutta
una serie di patologie importanti, legate anche all'avanzare dell'età. La prima
cosa da chiarire è quindi la differenza fra una malattia vera e propria e le
fasce più a rischio, tant'è che la Sindrome metabolica – quando in fase
iniziale e quando non sottende altre patologie – non si cura con i farmaci, ma
con lo stile di vita, perché i parametri che la compongono non sono ancora
parametri patologici.
Di sindrome metabolica – prima si chiamava "Sindrome
X" – si parla dalla prima metà del Novecento. Già allora si era visto che
alcuni valori un po' fuori norma si associavano ad alcune patologie, però non
era stata definita correttamente come oggi. Nel 2005, l'International Diabetes
Federation, ma anche l'American Heart Association, hanno cercato di dare delle
definizioni più corrette. L'International Diabetes Federation ha diviso per
etnie i parametri che definiscono la Sindrome metabolica, perché uno dei parametri
più importanti è quello dell'obesità addominale. Poiché le persone, a seconda
della razza, sono strutturalmente diverse, non si è trovato un modo di misurare
l'obesità addominale – ovviamente, senza fare dei test invasivi quali la TAC –
uguale per tutti. È stato quindi stabilito che nelle popolazioni dove le
persone sono tendenzialmente più grandi (ad esempio, l'America del Nord), il
giro vita, che è appunto la stima del grasso addominale, nella donna non deve
superare gli 88 centimetri e nel maschio i 102 centimetri. Per l'etnia europea,
però, la donna non dovrebbe superare gli 80 centimetri di giro vita e l'uomo
non dovrebbe superare i 94 centimetri. Il giro vita si misura nel punto più
stretto, che solitamente corrisponde a due o tre dita sopra l'ombelico. Non si
misura mai nell'ombelico, perché all'ombelico siamo tutti più sporgenti.
Al giro vita elevato si associamo altri quattro fattori
di rischio, che sono: la pressione arteriosa superiore a 130/85; i trigliceridi
superiori a 150; la glicemia superiore a 100; il colesterolo buono (HDL)
inferiore a 40 nel maschio e inferiore a 50 nella femmina.
Come dicevo la sindrome metabolica non è una patologia:
faccio un esempio per chiarire meglio. La pressione arteriosa diventa
patologica, quindi necessita di un farmaco, quando è sopra 140/90. Qui, però,
il limite che viene messo è più basso di 140/90, infatti è di 130/85. La
glicemia diventa patologica quando il glucosio è sopra 126 e si associa anche,
tra l'altro, ad emoglobina glicata alta. Pertanto una glicemia a 100 non porta
alla diagnosi di diabete e non deve essere trattata farmacologicamente.
Questi sono parametri che aumentano il rischio di avere
una patologia, che però posso correggere modificando gli stili di vita, quindi
non devo prendere un farmaco. La diagnosi di sindrome metabolica si fa quando,
di questi cinque fattori di rischio di cui abbiamo detto, se ne presentano
almeno tre. Da tre a cinque, è Sindrome metabolica, mentre da uno a due non si
fa ancora diagnosi, ma anche in questo caso si dovrebbero consigliare stili di
vita adeguati per riportare nella norma i parametri.
I 5 fattori di
rischio della sindrome metabolica
1) Misura del girovita non superiore a 80 cm per le donne
e 94; per gli uomini per la razza europea.
2) Pressione arteriosa superiore a 130/85;
3) Trigliceridi superiori a 150;
4) Glicemia superiore a 100;
5) Colesterolo buono (HDL) inferiore a 40 nel maschio e
inferiore a 50 nella femmina.
La diagnosi di sindrome metabolica si ha quando si
manifestano almeno 3 fattori di rischio su 5.
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66
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Rivista - Settembre 2018
Nuove scienze, Medicina Integrata, Coscienza
venerdì 9 novembre 2018
Che cos'e' la cimatica?
Che cos'e' la cimatica?
Scienza e Fisica Quantistica
Che cos'é la cimatica? Scopri insieme a noi questa
particolare disciplina che rappresenta un portale sul mondo invisibile delle
forme del suono
Carmen Di Muro - 09/11/2018
La Cimatica è la scienza che si occupa dello studio
sistematico delle manifestazioni periodiche della gamma acustica e dell’effetto
delle vibrazioni sulla materia. Tale termine deriva dal greco kymatika
(κυματικά) e designa lo “studio dei fenomeni ondulatori”.
Questa particolare disciplina, che rappresenta un portale
sul mondo invisibile delle forme del suono, fu elaborata dal medico svizzero
Hans Jenny che, verso la metà del Novecento, attraverso la scrupolosa
sperimentazione e l'acuta osservazione, è stato in grado di articolare una base
concettuale fenomenologica completa sugli effetti morfogenetici delle onde
sonore sulla materia. Buona parte del suo lavoro traeva ispirazione dall’opera
di Ernst Chladni, fisico viennese del XVII secolo il quale, facendo risuonare
con un archetto una lamina di metallo, cosparsa di sabbia finissima, applicata
alla cassa armonica di un violino, notò che l’energia sonora agiva sulla sabbia
e ne plasmava l’assetto, disegnando su di essa delle figure geometriche
caratterizzate da forma regolare e da linee simmetriche che si modificavano al
mutare dell’altezza della nota. Tali configurazioni sono tuttora designate con
il nome di "figure di Chladni " il quale è noto per aver fissato i
principi sperimentali dell’acustica, documentandoli in modo sistematico nel suo
volume Entdeckungen über die Theorie des Klanges (Scoperte sulla Teoria dei
Suoni).
Il dottor Jenny si accorse però che risultava difficile
lavorare sulla base delle indagini condotte da Chladni, in quanto le condizioni
dell'esperimento non permettevano un sufficiente campo di osservazione, ragion
per cui elaborò un metodo basato sull’effetto piezoelettrico. Nei suoi
esperimenti si avvalse infatti del “tonoscopio”, un’apparecchiatura da lui
stesso ideata capace di propagare la voce umana su lastre vibranti senza alcun
dispositivo elettronico di collegamento intermedio. Ciò offriva la possibilità
di vedere dal vivo l'immagine fisica della vocale, del tono o della canzone
nell’istante in cui veniva prodotta e degli di schemi vibranti che
continuamente prendevano forma. Ponendo sostanze viscose, polveri di licopodio
e fluidi su una piastra metallica collegata a un oscillatore di cristallo,
controllato da un generatore di frequenza in grado di produrre un'ampia gamma
di onde acustiche, faceva vibrare la piastra, notando che le varie sostanze,
sotto l’influsso della pressione sonora, si organizzavano in diverse strutture
caratterizzate da forme geometriche tipiche in base alla frequenza emessa
dall'oscillatore. Jenny scoprì anche che se aumentava la frequenza, la
complessità dei modelli cresceva e il numero di elementi diventava maggiore.
Questo gli diede l’opportunità di osservare tre principi
in azione nel campo vibratorio che chiamò rispettivamente “cinetico-dinamico”,
“figurativo-dinamico” e “periodico essenziale”. Questa triade costituiva un
tutto indivisibile, in quanto ogni effetto prodotto dall’oscillazione portava
la firma della configurazione, del movimento e di un gioco di forze dov’era
proprio la periodicità che generava e sosteneva tutto.
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Rivista - Settembre 2018
Nuove scienze, Medicina Integrata, Coscienza
La cimatica e l'evoluzione biologica
Infatti, tutti i fenomeni osservati sulla superficie
vibrante erano sempre il prodotto di un campo più ampio, e qualsiasi
cambiamento nella frequenza del campo vibrazionale alterava immediatamente i
fenomeni osservati. Gli schemi, quindi, potevano essere compresi solo
all’interno del loro ambiente e i modelli di forma erano un'espressione del
movimento e del processo di energizzazione, dove la relazione “creato-creatura”
era inscindibile. Questo tipo di esperimenti permise a Jenny di produrre
modelli vibrazionali in serie, di fotografarli e confrontarli, mostrando
empiricamente come certe frequenze all'interno della gamma udibile potevano
creare forme fluide, non solo nei liquidi, ma anche in polveri e paste viscose
e come la materia inerte, animata dal suono, poteva assumere un movimento
circolatorio analogo a quello degli organi del corpo e al complesso sistema
fisiologico degli organismi viventi.
Jenny intuì che l’evoluzione biologica e la formazione
della vita potessero originare da una primordiale matrice energetica, in un
moto altamente organizzato dalle pulsazioni periodiche del suono. I suoi studi
forniscono, tutt’oggi, una solida base per l’applicazione del suono e della
musica in terapia, laddove sono proprio le frequenze sonore a influenzare i
campi d’informazione dei geni, delle cellule e delle varie strutture del corpo,
regolando il sistema ormonale e immunologico, così da ripristinare la
condizione metabolica, qualora fiaccata.
Molti considerano il lavoro di Jenny la dimostrazione
seminale più importante della capacità del suono di modellare la materia. Egli
decise di concentrarsi sull'aspetto empirico dei fenomeni in un “quadro
osservativo e sperimentale indiviso” in cui il “Tutto” era maggiore della somma
delle singole parti, in modo da fornire un’indiscutibile summa di ricerche
oggettivamente verificabili.
"Guardate il Tutto e arriverete a nuove comprensioni
sui principi universali della Natura" asseriva Hans Jenny e noi non
possiamo che essere ispirati dalla sua grande dedizione e intuizione. Anche noi
dobbiamo vedere noi stessi come interezza, che in virtù di specifiche tonalità
emotive si accorda alla realtà esterna scegliendo, a ogni istante, il ritmo e
la melodia delle innumerevoli forme esperienziali dell’esistenza. D’altronde,
stando alla natura onnipervasiva delle connessioni quantiche non locali, al di
là dei limiti dello spazio e del tempo, non dovrebbe sorprenderci il fatto che
non soltanto siamo noi il suono della creazione, ma anche i musicisti che lo
intonano e i compositori che lo co-creano. Come noi suoniamo, così echeggia il
mondo, perché il mondo siamo noi.
approfondimento:
mercoledì 7 novembre 2018
Base di ogni realizzazione: meditazione e presenza
La base di ogni realizzazione: la meditazione e la
presenza
Consapevolezza e Spiritualità
Meditazione e spiritualità, la potenza della meditazione
nella vita di tutti i giorni. Dalle pratiche Buddiste e Induiste alla
riscoperta di Dio per raggiungere la realizzazione e la felicità. Leggi insieme
a noi il fantastico estratto dal libro "Gli Infiniti volti di Dio" di
Max Corradi
Redazione Scienza e Conoscenza - 07/11/2018
Una generica definizione di meditazione potrebbe essere
‘ricondursi al centro’ ed è più o meno equivalente a ciò che in occidente viene
chiamato concentrazione. La meditazione è la pratica impiegata per sviluppare
il potere di mantenere in modo indisturbato l’attenzione soggettiva su un
oggetto, ed è il migliore strumento che la mente ha a disposizione. Lo scopo
finale di ogni tipo di pratica di meditazione è quello di sviluppare una non
distratta e spontanea ‘presenza della mente’ che può anche servire come
strumento per focalizzare la Potenzialità della Consapevolezza di Puro Essere
per uno scopo specifico.
La meditazione si sviluppa con una pratica formale ed
esistono molti sistemi in questo campo ad esempio la meditazione che si
focalizza sul respiro, usata principalmente dai praticanti di Buddismo e
Induismo. Dopo aver sviluppato una concentrazione non distratta su un oggetto
materiale (per esempio un fiore) o non materiale (per esempio il respiro), la
nostra meditazione può spostarsi ora all’osservazione della nostra mente calma
e rilassata. In questo caso la mente osserverà la mente stessa finché sarà
raggiunto uno stato rilassato non distratto da alcun movimento di pensieri o
emozioni, che chiameremo ‘presenza della mente non distratta’. In breve,
l’intero processo di concentrazione, o di meditazione, consiste nel fissare
l’attenzione su qualcosa che può essere fisico, non fisico o la propria
consapevolezza (mente) ed essere capaci di mantenere questo stato senza essere
distratti da pensieri o emozioni che sorgono spontanei.
Quando abbiamo sviluppato la presenza della mente in
sessioni formali di meditazione, la presenza non distratta diventa una qualità
spontanea durante la vita quotidiana senza bisogno di ulteriori sedute formali.
Questo tipo di realizzazione viene comunemente chiamato ‘presenza non distratta
della mente’ o ‘rimanere nel momento presente’ o secondo la definizione di
Eckhart Tolle, ‘il potere di adesso’. Anche se questo può sembrare una grande
realizzazione spirituale se comparata al comune stato di una mente
completamente distratta e confusa da cui siamo partiti e a cui eravamo
abituati, non ci si deve confondere, perché essa non è certamente la realizzazione
permanente della immutabile, lucida e onnipresente Consapevolezza di Puro
Essere, la propria natura incondizionata, al di là degli opposti e quindi della
mente stessa. In questo stato di presenza non distratta stiamo ancora lavorando
con la radianza della natura di Puro Essere per trovare uno stato calmo,
rilassato e non distratto.
Gli Infiniti Volti di Dio - Libro >> http://bit.ly/2PFhXG7
Un manuale pratico e semplice che spiega come scoprire la
natura di Dio come se stessi per raggiungere la gioia e la realizzazione
Max Corradi
martedì 6 novembre 2018
La biologia e' suono e musica
La biologia e' suono e musica
Nuova Biologia
Una delle più grandi scoperte della scienza: il DNA.
Ciascuno di noi ne ha ricevuto uno, come un libretto di spartiti, uno che non è
mai comparso sulla terra e mai più esisterà dopo la sua morte. Questo
"libretto di spartiti" si può modificare? Scopriamo insieme come
Emiliano Toso - 05/11/2018
La biologia – scienza della vita – si è dedicata per
molti anni a sezionare, fotografare, sequenziare, decodificare le informazioni
che provengono dalle più piccole molecole del nostro corpo. In pochi anni siamo
riusciti a raggiungere risultati incredibili grazie alla tecnologia e ai
progressi della matematica, della fisica, dell’ottica, dell’elettronica.
I miei studi di biologia sono cominciati 25 anni fa
quando nei laboratori molecolari dominavano i termociclatori. Da quando Kary
Mullis inventò la Reazione di Polimerasi a Catena (PCR), ci fu una vera
rivoluzione nella vita di ogni scienziato intento a studiare il codice della
vita (il DNA). Poche ore di attesa e si potevano avere miliardi di copie di
un’informazione presente nel nostro libretto di istruzioni (o come piace dire a
me, di spartiti).
È stata una delle più grandi scoperte della scienza della
vita poter interpretare quel codice e scoprire che ciascuno di noi ne ha
ricevuto – al momento del concepimento – uno che non è mai comparso sulla terra
e mai più esisterà dopo la sua morte. Questo libretto di spartiti viene copiato
in ognuna delle nostre 50 mila miliardi di cellule per dar loro la possibilità
mettere a punto il proprio funzionamento, costruire i propri mattoncini
(proteine), riprodursi, ingrandirsi, quando morire.
Ma se questo libretto contiene uno spartito che crea
mattoncini difettosi, saremo costretti a manifestare una patologia?
L’epigenetica, oggi, ci dice di no e ha scoperto che le
nostre cellule hanno la capacità di posizionare dei segnalibri e decidere quale
spartito leggere. Possiamo cambiare i nostri segnalibri in base a come
percepiamo i segnali dell’ambiente intorno a noi e addirittura regolare il
volume con cui leggiamo ciascuna pagina.
Tutto ciò è stato scoperto soltanto recentemente e ha
creato a sua volta un grande cambiamento nell’approccio dell’uomo verso la
biologia e la medicina: da vittima di ciò che ha ereditato dai genitori ad
artefice del proprio destino, come un direttore d’orchestra che può decidere
quale melodia suonare in questo momento in ogni organo del suo corpo.
Frequenze e vibrazioni alla base della comunicazione
cellulare
Fin da piccolo mi piaceva smontare gli orologi, le radio
che mio papà portava a casa dal suo negozio e cercare di capire come funzionava
ogni più piccolo elemento. Questo approccio così analitico mi ha portato a
studiare il funzionamento e la salute del corpo umano ricercandone i segreti
nel microscopico mondo delle nostre cellule.
Non dimenticherò mai il momento in cui ho visto al
microscopio una cellula staminale (indifferenziata, totipotente, in grado di
diventare qualsiasi cellula del nostro corpo) cominciare a pulsare e diventare
cellula del cuore. A quella cellula erano stati dati i nutrienti e i segnali
chimici che le hanno fatto credere di essere “cuore”. Quella cellula ha lo
stesso libretto di spartiti di ogni altra del nostro corpo, eppure grazie ai
segnali che riceve decide di mettere proprio lì i suoi segnalibri e di
sintetizzare le proteine del cuore.
Ora, vent’anni dopo, qualcosa di ancora più straordinario
è alla luce dei nostri occhi. Il Professor Carlo Ventura dell’Università di
Bologna ci dimostra come le cellule comunicano tra loro grazie alle vibrazioni
di luce e di suono, ci fa ascoltare il suono di una cellula sana, malata e
morta. Ma ciò che per me ancora più rivoluzionario è che possiamo mandare a
quella cellula staminale gli stessi segnali di differenziamento non più
soltanto attraverso nutrienti biochimici, ma attraverso frequenze di suono.
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Rivista - Settembre 2018
Nuove scienze, Medicina Integrata, Coscienza
lunedì 5 novembre 2018
Detox: perche', quando e come?
Detox: perche', quando e come?
Alimentazione e Salute
Una dieta di soli succhi e di soli sette giorni, perfetta
per depurare il nostro corpo, il nostro sangue e tutto l'organismo. Scopriamo
insieme i grandi vantaggi di fare almeno due volte l'anno una depurazione di
soli succhi: perché, quando e come?
Andrea Giulia Pollini - 02/11/2018
Dopo aver letto il libro Steve Meyerowitz:” Detox in 7
Giorni”, ho scoperto i benefici e i metodi della dieta detox e visto che li ho
trovati veramente innovativi e interessanti voglio condividerli con voi. Quando
parliamo di detox, parliamo di depurazione del nostro corpo per liberarci dalle
tossine e dagli elementi che abbiamo in eccesso, quante volte avreste voluto
provare e non avete avuto il coraggio di iniziare? Scopriamo insieme una dieta
detox di soli succhi.
Detox di soli succhi: perché?
La parola detox è una parola che spesso spaventa, la
domanda più frequente è perché dovrei depurare il mio corpo almeno due volte
all’anno? Il motivo è più semplice di quanto sembra: il nostro corpo ha bisogno
di una purificazione per rimettersi in sesto, come un tagliando per una
macchina. È importante controllare i freni e le gomme, come per noi
ristabilizzare tutti i valori dei nostri organi. Una dieta detox purifica il
nostro sangue, il colon, il fegato, attenua le allergie, diminuisce la
stanchezza, rafforza il sistema immunitario e infine ci fa perdere anche
qualche chilo in più. Avete presente dopo una lunga cena quel senso di gonfiore
e spossatezza? Questo succede perché il nostro corpo è talmente impegnato a
elaborare tutto ciò che gli abbiamo messo dentro che non ha nemmeno
un’opportunità per recuperare con le pulizie “generali”. Ecco perché una
settimana di soli succhi è quello che ci serve, grazie ai composti fitochimici
dei succhi di frutta e verdura che agiscono come detergenti naturali,
ripulendoci dentro da tutto ciò che è in eccesso. Ciò che spaventa inizialmente
è la paura di non mangiare, bevendo per una settimana solo succhi ci sembra di
non riuscire a saziarci, in realtà è solo una nostra paura che deriva dalla
cultura che abbiamo legata al cibo. La nostra cultura culinaria è la base della
nostra vita, sedersi a tavola e mangiare “masticando” è per noi la normalità.
Proprio per questo una tipologia di dieta dove non è prevista la masticazione
ci spaventa. Non temete però, se deciderete di farla i giorni di crisi saranno
i primi tre, dove vi sembrerà di avere fame, farete fatica e penserete: “ma chi
me l’ha fatto fare?”. Non mollate! Passati i primi tre giorni vi sentirete una
favola, a partire dalle energie che recupererete.
Quando?
Prendetevi una settimana per voi, sì proprio una
settimana di ferie. La dieta detox a base di soli succhi vi occuperà molto
tempo a causa della preparazione dei succhi ma anche uscire a cena con le
amiche e poi bere un succo di verdura e frutta, rischiando commenti generali
sulle vostre scelte non è proprio il caso. Prendetevi una pausa dal lavoro e da
tutto il resto, anche questo vi aiuterà nel vostro percorso di depurazione!
Fate scorta di frutta e verdura biologica, in modo da riuscire a fare tante
quantità di succo e poi congelarlo. Prendetevi una vacanza anche dagli
integratori, perché il sedimento di questi supplementi può dare il via al flusso
di enzimi digestivi e stimolare il desiderio di cibo. Inoltre preparatevi anche
a dedicare un po' di tempo al WC, alla fine si tratta di una pulizia!
Come?
Ogni giorno berrete all’incirca 5 litri di succhi, la
mattina appena vi alzate fate il Grande risciacquo: 1 l di acqua pura in 20
minuti, poi durante la giornata berrete: 1 litro di verdure a foglia, 1 l di
depuratori per il colon, 250-500 ml di depuratori epatici, succo dolce massimo
500 ml, spremute fresche di agrumi e tisane. Nel libro di Steve Meyerowitz:
”Detox in 7 Giorni”, troverete tutte le tabelle che potrete applicare
giornalmente, le ricette ovviamente sono a vostra discrezione e a seconda dei vostri
gusti. Per iniziare vi propongo la mia preferita:DEPURATORE EPATICO AL POMPELMO
Ingredienti:
1 pompelmo giallo o rosa
2 cucchiai (30 ml) di succo al limone spremuto al momento
1 cucchiaino (5 ml) di olio extravergine di oliva
½ spicchio di aglio spremuto (facoltativo)
Procedimento:Ricavate i succhi di pompelmo e limone con
uno spremiagrumi elettrico o manuale. Filtrateli con un colino fine per
eliminare la polpa. Mescolateli con l’olio e con l’aglio se lo usate.
Detox in 7 Giorni - Libro
La dieta settimanale a base di succhi vegetali per
disintossicarsi, dimagrire e sentirsi in piena forma
Steve Meyerowitz
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