giovedì 29 novembre 2018

Il legame tra fisica quantistica e amore




Legame tra fisica quantistica, spiritualita' e amore

Intervista a Thomas Torelli, il regista che con i suoi documentari indaga il legame tra fisica quantistica, spiritualità e amore

Consapevolezza e Spiritualità


Il legame tra fisica quantistica e amore, la stretta relazione tra scienza e emozioni. Ce ne parla Carmen di Muro in questa intervista al regista Thomas Torelli

di Carmen Di Muro

La vita è una questione di punti di vista, ce lo ricorda la storia di ieri e quella di oggi, gli eventi solenni e le consuetudini quotidiane, il pensiero dei grandi uomini e quello più velato dei semplici. Un mare di punti di vista fatto di certezze e dubbi, di trasparenze ed opacità dove ognuno può nuotare con lo stile che preferisce, trovando un faro illuminante, una boa di riferimento per le situazioni critiche. Ma ci sono piccole grandi cose che ci permettono di fare la differenza, come “un’immagine che scorre sulla pellicola”, depositaria di storie, in grado di aiutarci a sintetizzare il particolare e il generale, unendo soggettività ed universalità in uno scenario di senso più ampio, che ci mostra la vita da una diversa prospettiva di osservazione per abbracciarla e farla propria profondamente, mettendoci in posizione privilegiata per porre le basi per la creazione di “Un Altro Mondo”. Piccoli istanti sugellati in un frame che nutrono lo spirito di una nuova consapevolezza, spingendo alla più intima riflessione su chi siamo, ma soprattutto sul dove stiamo andando. Ed è proprio questa “chiamata al risveglio collettivo” ciò che muove con passione Thomas Torelli, scrittore, regista e produttore romano che ha fatto dell’amore per l’immagine il suo lavoro e che in questa intervista per «Scienza e Conoscenza» si racconta.

Thomas il 2014 ha visto l’uscita del tuo film documentario “Un altro mondo”: un viaggio di riscoperta attraverso la scienza e la fisica quantistica. Tutto è Uno, e nell’universo tutto è energia in vibrazione che produce la musica di suoni della realtà in cui siamo immersi: quanto è stato importante portare questa grande verità nelle coscienze?

Per me è stato importantissimo perché la più grande soddisfazione di questo mestiere e, in particolare, di questo film, è vedere che quando riesci a trattare questi argomenti, riesci a dare speranza alle persone, a confermargli cose che magari sentono nel proprio intimo, ma che nessuno gli ha mai spiegato in maniera semplice e diretta. E allora noti che in loro si scatena un’incredibile passione, nonché gioia e riscoperta del proprio “Io” e della propria coscienza. Mi arrivano continuamente tantissimi messaggi di gente che mi ringrazia perché attraverso i miei lavori riesce a riscoprire un percorso, ad avere speranza e a vivere meglio. Questa è la grande soddisfazione del mio mestiere, ossia sapere di fare cose belle, non fini a sé stesse, ma d’aiuto per gli altri.

Quanto attraverso i tuoi lavori ha notato fattivamente il risveglio comunitario nel mondo di oggi in cui si assiste ad una vera e propria erosione d’identità storica, coscienziale, ma soprattutto spirituale?

Io ho il riscontro rispetto alle centinaia persone che mi scrivono e che incontro nell’ambito delle tantissime conferenze che ho fatto negli ultimi quattro anni e che mi raccontano come questi film hanno cambiato la loro vita: ci sono davvero tantissime storie. Questo è davvero molto bello ed è ciò che mi dà la forza di continuare, come diceva il grande Fabrizio De Andrè, “in direzione ostinata e contraria”, sapendo che tutto ciò che si fa è volto a un bene superiore.

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Scienza e Conoscenza n. 66 >> http://bit.ly/2PLGBoi
Rivista - Settembre 2018
Nuove scienze, Medicina Integrata, Coscienza

Carmen Di Muro

Psicologa clinica, psicoterapeuta ad orientamento Cognitivo Post-Razionalista e ISTDP, quantum trainer e scrittrice, vive ed opera in Puglia.

Aperta alla più ampia visione integrata dell’essere umano nella sua inscindibile unità di psiche-soma, unisce la formazione accademica con i suoi interessi nel campo della biologia, delle neuroscienze, della medicina, della meccanica e fisica quantistica che le hanno consentito di sviluppare un personale metodo di lavoro interdisciplinare quantico-emozionale©.

Da sempre attratta dal mondo spirituale dell’uomo e dall’essenza profonda dell’esistenza, orienta i suoi studi e le sue indagini scientifiche verso un tema speciale: “La guarigione dell’anima”. È referente per la regione Puglia dell’EFP- Group di Milano e oltre a svolgere l’attività clinica, divulga il suo pensiero tenendo convegni e seminari in tutta Italia. Autrice del libro “Essere è Amore. Dal Pensiero alla Materia. Viaggio Scientifico nella Pura Essenza”, Gagliano Edizioni e “Anima Quantica. Nuovi orizzonti della psiche e della guarigione” Anima Edizioni, è membro del comitato scientifico e autore per la Rivista Nazionale “Scienza e Conoscenza” di Macro Edizioni e autore di articoli e video per AnimaTV.

Per informazioni visita il sito: www.carmendimuro.com
Per contatti: info@carmendimuro.com

martedì 27 novembre 2018

Om Mani Padme Hum mantra V.3 - Alpha Visual BWE 8Hz #OM

Quanto e' importante masticare?



Quanto e' importante masticare?

Medicina Non Convenzionale


Scopriamo insieme quanto è importante masticare e perché dobbiamo aiutare il nostro intestino nel miglior modo possibile, in questo estratto dal libro Buona cacca a tutti del Dottor Adrian Schulte

Redazione Scienza e Conoscenza - 26/11/2018

Estratto dal libro Buona cacca a tutti del Dottor Adrian Schulte

"La masticazione è il primo stadio della digestione e, come vedremo, anche l’ultimo al quale prendete parte attivamente. Per questo motivo ha per noi un’enorme importanza. La digestione in bocca consiste soprattutto nella produzione di saliva e in una parte attiva: la masticazione.

La saliva può venire prodotta anche senza il nostro aiuto, poiché, come dice il proverbio, ci viene l’acquolina in bocca. E questo avviene anche senza avere davvero qualcosa in bocca. Il nostro cervello, la nostra principale centrale di comando, ha in questo caso già elaborato le informazioni ricevute dagli occhi, che hanno visto qualcosa di appetitoso, oppure anche solo le informazioni puramente mentali che derivano dal desiderio di mangiare qualcosa  di dolce.

Conosciamo due  diverse  qualità  di saliva. Da una parte abbiamo la saliva con funzioni di dilu-zione, che ci scorre in bocca come acqua, ad esempio per bi-lanciare una pietanza piccante oppure anche una molto dolce. Al  contrario  di  questa  il  secondo  tipo  di  saliva,  la  saliva  lubrificante,  viene  prodotta  grazie  a  una  masticazione  attiva.  Essa è necessaria per lubrificare gli alimenti. Senza questa saliva avremmo difficoltà a far scivolare il chimo lungo l’esofago. C’è naturalmente un trucco per riuscirci, che va a scapito della nostra digestione: bevendo del liquido possiamo inghiottire il cibo anche senza averlo prima masticato, cioè senza aver prodotto la saliva necessaria! Come vedremo in seguito, il nostro stomaco soffre di ciò. Inoltre questa saliva lubrificante contiene un enzima che inizia a  digerire  i  carboidrati.  La scissione  delle  catene  lunghe  di  carboidrati, che definiamo amidi, inizia dunque già in bocca. Riuscite ad accorgervi di ciò e ad assaporarlo già con un picco-lo esperimento: se masticate almeno 30 volte un pezzetto di pane raffermo vi accorgerete che la poltiglia in bocca inizia lentamente ad avere un sapore dolciastro. Gli zuccheri a catena corta scissi per via enzimatica hanno un sapore dolce, quelli a catena lunga no. Attraverso la masticazione produciamo la saliva lubrificante necessaria, ma questo non è tutto. Masticando vengono ridotti a pezzettini gli alimenti, per assicurare una digestione corretta, e si attiva anche il senso del gusto. Tramite un’esperienza gustativa intensa raggiungiamo una sensazione di sazietà, la cosiddetta  «sensory-specific-satiety»,  che  non  ha  niente  a  che  vedere  con  lo  stomaco  pieno,  e  con  la  quale  possiamo  terminare  un  pasto senza stanchezza e sensazione di pesantezza allo stomaco.

Masticare per dimagrire

Chi  mastica  di  più  assume  meno  calorie,  come  ha  dimostrato uno studio nel quale si sono analizzati i comportamenti alimentari di uomini magri e in sovrappeso. Questi ultimi non prendevano bocconi più grandi degli altri soggetti normopeso, ma mangiavano più in fretta, masticavano di meno e banchettavano più a lungo. Si è potuto dimostrare che masticando bene, in media, si assumeva l’11,9 percento di calorie in meno. Se si parte da un’assunzione quotidiana di 2000 kcal per un normo-peso, questo porta 238 kcal in più al giorno. In questo modo abbiamo all’anno circa 86.870 kcal in eccesso. Ciò corrisponde a circa 10 kg di grasso! Naturalmente in questo caso sono anche importanti il movimento, lo stress e molti altri fattori. Ma perché si assumono meno calorie? Una masticazione accurata porta  nel  sangue  a  una  diminuzione  dell’ormone  grelina, che stimola l’appetito. Contemporaneamente si misura nel sangue un aumento di peptide glucagone-simile-1 e di colecistochina, ormoni che inibiscono l appetito. Ma non è tutto: la masticazione porta a una migliore irrorazione sanguigna del cervello e aumenta le capacità mentali. Dopo un’operazione all’intestino, una masticazione prolungata  favorisce  il  processo  di  guarigione.  Con  una  masticazione  intensa si riesce a evitare il pericolo sempre presente di un’occlusione intestinale dopo un intervento all’intestino. In questo modo si è anche potuto dimostrare che una buona masticazione ha un influsso enorme sulla digestione, su tutto il metabolismo e sulla irrorazione sanguigna del cervello.

Perché allora continuiamo a vedere raramente qualcuno che mastica  davvero  bene?  Non  è  sempre  stato  così.  Tutti  noi  conosciamo il proverbio «Ciò che è ben masticato è per metà già digerito» e riusciamo anche a ricordare di quando nostra nonna a tavola ci ammoniva che dovevamo masticare ogni boccone 32 volte. Questa regola è stata stabilita dallo statista britannico Wil-liam Gladstone (1809-1898), il quale era convinto che dovessimo masticare ogni boccone 32 volte perché abbiamo 32 denti. Horace  Fletcher  riuscì  a  dimostrare  come,  grazie  a  una  corretta  masticazione,  fosse  possibile  mantenersi  o  ritornare  in  salute.  Franz  Xaver  Mayr  (1875-1965)  impiegò  l’allenamento  alla  masticazione nelle sue cure per ripristinare le capacità del tratto digestivo  e,  in  seguito  a  ciò,  molti  dei  suoi  pazienti  guarirono.  Come è possibile che tutto questo sapere sia andato perduto? Fino alla metà del XX secolo ci si aspettava che noi facessimo qualcosa attivamente per il nostro benessere. Ogni singolo individuo era corresponsabile della propria salute. Quanto più semplice il metodo tanto più questo era apprezzato. Era chiaro a tutti che masticare bene migliorava la digestione e di conseguenza anche la salute. In una società che si è trovata sempre di più a lottare contro il superfluo e nella quale il sistema sanitario è  stato  sottratto  al  singolo  individuo,  ogni  tipo  di  responsabilità  e  i  principi  base  di  una  vita  sana  sono  andati  perduti."

Buona Cacca a Tutti! >>> http://bit.ly/2RcoyFf
Adrian Schulte
Un intestino sano per migliorare la nostra salute fisica e mentale - Con l'esclusivo programma "Detox intestinale in 10 giorni"
Macro Edizioni


mercoledì 21 novembre 2018

Universo Iperconnesso




Universo Iperconnesso: dalla non-localita' a una visione unificante di spazio, materia, mente e vita

Scienza e Fisica Quantistica

Leggi l'estratto dal libro Universo iperconnesso di Davide Fiscaletti che intende mostrare come, pur partendo dalla convinzione che nel corso della storia la scienza ci ha portato teorie d’immane bellezza ed eleganza su molti piani, sia possibile investigare nuovi scenari

Davide Fiscaletti - 21/11/2018

Tratto dal libro Universo iperconnesso di Davide Fiscaletti

Il percorso della conoscenza – sosteneva Anassimandro nel VI sec. a.C. – deve essere basato sulla ribellione contro certezze che appaiono ovvie, sul fatto che la nostra immagine del mondo può essere sempre perfezionata, che il mondo può essere diverso da come ci appare, che il nostro punto di vista sul mondo è limitato dalla piccolezza della nostra esperienza. La scienza – sosteneva Anassimandro – nasce da ciò che non sappiamo («che cosa c’è dietro la collina?») e dalla messa in discussione di qualcosa che credevamo di sapere, in altre parole la scienza consiste nel guardare più lontano, nell’esplorazione continua di nuove forme di pensiero per concettualizzare il mondo.

Compatibilmente con la visione della scienza come entità dinamica, che è in costante evoluzione e riorganizzazione, in grado di generare percorsi evolutivi i quali si possono intrecciare l’uno con l’altro, i saggi pubblicati in questo libro intendono mostrare come, pur partendo dalla convinzione che nel corso della storia la scienza ci ha portato teorie d’immane bellezza ed eleganza con enormi benefici sul piano tecnologico, sia possibile investigare nuovi scenari, in particolare si possano aprire nuove prospettive riguardo all’immagine del mondo, alla visione della realtà che ci circonda, le quali mettono in discussione idee che, nell’ambito del nostro approccio limitato all’esperienza, appaiono ovvie.

Da un punto di vista generale, possiamo dire che, almeno fino agli anni ’20 del Novecento, la visione del mondo predominante è stata la visione meccanicistica e riduzionista, secondo cui l’universo sarebbe una macchina inerte, governata da esatte leggi matematiche, nella quale i vari fenomeni diventano via via più chiari allorché vengono frazionati in parti e componenti sempre più piccole e in cui mente e materia sono viste come entità indipendenti e separate. Oggi, tuttavia, alla luce delle scoperte scientifiche soprattutto nell’ambito della fisica e delle scienze della vita, possiamo dire di trovarci in una fase di transizione verso una nuova era nel senso che sta emergendo nella scienza una visione olistica, sistemica ed emergentista. Abbiamo infatti compreso che tutte le cose esistenti nell’universo – dalla materia inanimata fino ad arrivare agli organismi viventi – sono intimamente correlate l’una con l’altra dando luogo ad una fitta rete interconnessa di relazioni, in cui l’intero è qualcosa di più della somma delle singole parti e tra i vari livelli della natura esiste di fatto una struttura gerarchica a generazione interdipendente in cui il principio fondamentale che si può riscontrare è rappresentato dall’universalità dei comportamenti collettivi dei vari sistemi. Allora, quale chiave di lettura unificante possiamo fornire dei vari fenomeni della natura alla luce dei risultati della scienza contemporanea in modo da dipingere un’immagine soddisfacente e comprensibile dell’universo? Quale percorso possiamo costruire, nell’ambito di questa scienza sistemica, che ci possa permettere di guardare più lontano, di scoprire cioè cosa c’è al di là della nostra collina e di comprendere anche qual è il nostro posto, aprendo così nuove prospettive nell’immagine dell’universo e nella nostra relazione con esso?

A mio parere, all’interno di questa nuova maniera sistemica, olistica di studiare la natura, un ottimo punto di partenza per poter costruire un itinerario in grado di aprire nuovi scenari nell’immagine del mondo è rappresentato dai contributi scientifici, nell’ambito della fisica quantistica, portati dal fisico americano David Bohm, uno dei più grandi pensatori dell’epoca moderna.

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lunedì 19 novembre 2018

Ho smesso di fumare, ora cosa succede al mio corpo?




Ho smesso di fumare, ora cosa succede al mio corpo?

Medicina Non Convenzionale


Basta smettere di fumare per ripulire il nostro corpo? Purtroppo no, ma conosciamo al giorno d'oggi molti rimedi naturali per ritornare sani e riprendere in mano la nostra vita annebbiata da anni di fumo ossessivo. Scopri insieme a noi come

Andrea Giulia Pollini - 16/11/2018

Sei riuscito a fare il grande passo, hai smesso di fumare e ora? Ora stai cercando di capire tutti i benefici che ti sta portando. Da ex fumatore sai che le difficoltà che hai superato, e che stai superando, in realtà ti hanno reso molto forte. Ti senti molto meglio, stai riacquistando l’uso di gusto e olfatto, ti senti più sano, come guarito da una brutta malattia. Ma sei veramente sicuro che basti smettere di fumare per “guarire” dai problemi che il tabagismo ti ha causato? Purtroppo smettere di fumare non basta, anche se ovviamente è il passo più importante. In questo articolo ti spiegherò come aiutare il tuo corpo a ripulirsi da anni di tabagismo compulsivo.

Cosa succede al nostro corpo quando smettiamo di fumare?

Al nostro corpo bastano venti minuti per riprendersi dal fumo dell’ultima sigaretta: la frequenza cardiaca, alterata dal tabacco, torna alla normalità e la pressione sanguigna inizia a stabilizzarsi, permettendo alla circolazione di migliorare.

Dopo dodici ore senza fumare vengono purificati polmoni e sangue: le tossine rilasciate a seguito della combustione del tabacco non permettono all’ossigeno di arrivare al sangue e ai polmoni.

Per riuscire ad aiutare veramente il cuore bisogna arrivare almeno a ventiquattro ore: a questo punto il rischio cardiocircolatorio inizia a diminuire. Nell’arco di una giornata la pressione del sangue inizia a diminuire e, contestualmente, anche i rischi di coaguli di sangue e ictus.

Dopo quarantotto ore il nostro olfatto e gusto stanno già migliorando e riprendendo vita.

Dopo tre giorni di “astinenza” i livelli di nicotina nel corpo sono pari a zero e anche se questa è una condizione assolutamente positiva può causare mal di testa, malumore e facile irritabilità. Dopo trenta giorni la capacità polmonare è praticamente ripristinata, si possono notare meno tosse e più fiato.

Dopo nove mesi potrai considerarti un vero ex-fumatore: le ciglia all’interno dei polmoni hanno recuperato la loro funzione e aiutano a eliminare il muco e a combattere le infezioni.

Dopo dodici mesi si evidenziano meno rischi cardiaci, la probabilità di malattie cardiache dopo un anno scende del 50%.

Dopo cinque anni il nostro corpo rinasce e arterie e vasi sanguigni riescono finalmente ad allargarsi. Questo ampliamento significa che il sangue ha meno probabilità di coagularsi e che si riduce il rischio di ictus. Per arrivare al pari di un fumatore servono quindici anni di astinenza, ma il vero traguardo sono vent’anni senza fumo momento in cui i medici dichiarano che il rischio di morte per cause legate al tabagismo, tra cui malattie polmonari e cancro, si riduce al livello di una persona che non ha mai fumato nella sua vita.

Cosa puoi fare per pulire i tuoi polmoni?

Ora che conosciamo le tempistiche della guarigione del nostro corpo possiamo aiutare i nostri organi e il nostro sangue a “ripulirsi” al meglio e più velocemente per farlo possiamo utilizzare alimenti detossificanti come lo zenzero, l’aglio, la cipolla e il peperoncino. Questi alimenti hanno un gusto forte e non sono proprio apprezzati da tutti, quindi se non volete mangiare cipolla e aglio, rischiando di avere anche un alito non piacevole, potete sempre ricorrere ai suffumigi. I suffumigi, o fumi, con oli essenziali di eucalipto, timo, lavanda e menta sono un grande aiuto per il nostro corpo, soprattutto per i nostri polmoni. Inoltre è molto importante praticare con costanza attività fisica all’aria aperta, permettendo ai polmoni di respirare aria “buona”. Esci a fare una camminata in campagna o in un parco, meglio ancora in montagna. Anche bere acqua in abbondanza è molto utile per agevolare l’espulsione delle tossine da parte dell’organismo. Per concludere uno stile di vita sano e una dieta varia sono le basi per ripartire alla grande dopo anni ingrigiti dal fumo di sigaretta.

Le novità che porta la tecnologia

Una cosa molto bella che ho scoperto recentemente, avendo io stessa smesso di fumare, sono delle applicazioni che si possono scaricare sui nostri cellulari e che giornalmente ti seguono nella tua disintossicazione da sigaretta. Generalmente nell’applicazione puoi trovare una chat di supporto, dove si possono raccontare le proprie difficoltà a persone che stanno, come te, smettendo di fumare e dei punti dove ti vengono ricordati tutti i benefici della tua scelta. Utilizzare l’applicazione che aiuta a smettere di fumare è anche una soddisfazione per sé stessi, perché tutti i giorni si possono vedere quante sigarette abbiamo evitato, quanti soldi abbiamo risparmiato, e quanto il nostro stato di salute migliora costantemente.

Quindi, caro lettore, non hai più scuse, rimedi naturali e tecnologia sono dalla tua parte, smetti ora e riprendi in mano la tua vita.

Come Smettere di Fumare
Strategie per liberarsi in tempi brevi dalle dipendenze da fumo
Branka Skorjanec

Ipnosi - Smettere di Fumare - CD
Charlie Fantechi

giovedì 15 novembre 2018

Cosa significa la parola scienza?




Cosa significa la parola scienza?

Scienza e Fisica Quantistica


Cosa significa la parola scienza? Il rapporto tra scienza e scienziati come è cambiato nel corso dei secoli? In questo entusiasmante estratto dal libro Fenomeni impossibili di Dean I. Radin capiamo il vero significato della parola scienza

Redazione Scienza e Conoscenza - 14/11/2018

La scienza può essere definita come un corpo di fatti diffusamente accettato e un metodo per procurarsi tali fatti. Gli scienziati sono pronti a discordare, tuttavia, su che cosa significhi “diffusamente accettato”, quali “fatti” e quali “metodi” si intendano, che cosa si intenda con “intendere”, e addirittura a volte che cosa “significhi”.

Ne risulta che la definizione di scienza dipende in gran parte dalla persona a cui la si chiede. Non siamo troppo lontani dal vero se ripetiamo la definizione concisa “la scienza è ciò che fanno gli scienziati”. In ogni caso, la maggior parte degli scienziati sarebbe probabilmente d’accordo sul fatto che ciò che ha reso grande la scienza è stato il metodo scientifico. In cosa consiste, quindi, questo metodo, e perché è così grande? Se gli scienziati non riescono facilmente a mettersi d’accordo su che cosa sia la scienza, sembra improbabile che possano concordare su qualcosa di più complesso come “il” metodo scientifico. Gli psicologi Robert Rosenthal, dell’Università di Harvard, e Ralph Rosnow, della Temple University sostengono che il “metodo scientifico” sia difficile da definire in quanto «il termine “metodo scientifico” è di per sé circondato di controversie, ed è una definizione inappropriata di cui bisogna liberarsi, dal momento che nella scienza esistono molti metodi riconosciuti e legittimati».

Un elemento comune alla maggior parte delle diverse varianti del metodo scientifico è l’uso dell’osservazione controllata e disciplinata. Tuttavia, la sola osservazione è insufficiente. Come ha scritto il filosofo Jérome Black: «Nessuna osservazione o generalizzazione, né l’ipotetico uso deduttivo delle presupposizioni, né l’utilizzo di strumenti, né la costruzione matematica, né tanto meno tutte queste cose insieme si possono considerare essenziali alla scienza». Molti altri scienziati e filosofi hanno concordato sul fatto che le semplici definizioni sono troppo restrittive per catturare l’essenza del metodo scientifico. I tentativi per chiarire la definizione spaziano dall’arguzia («Lo scienziato non ha altro metodo che fare del suo meglio» all’anarchico («Il successo nella scienza si raggiunge soltanto perché gli scienziati infrangono ogni regola metodologica e adottano il motto “tutto fa brodo”»). Ma questo non è molto illuminante.

Il metodo scientifico e le sue particolarità

La particolarità del metodo scientifico può essere illustrata con maggior efficacia confrontandolo con i precedenti e prescientifici metodi di ricerca della conoscenza. Come spiega L.L. Whyte: «Intorno al 1600 Keplero e Galileo hanno simultaneamente e dipendentemente formulato il principio per cui le leggi della natura devono essere scoperte per mezzo della misurazione, e applicato questo principio nel proprio lavoro. Laddove Aristotele aveva classificato, Keplero e Galileo hanno cercato di misurare». Oltre alle attente osservazioni e misurazioni, un punto di forza fondamentale del metodo scientifico è il suo affidarsi al pubblico e comune accordo sull’effettiva correttezza delle misurazioni. Questo approccio alla conoscenza si distingue drasticamente da quelli precedenti, come le argomentazioni logiche predilette dai filosofi o l’accettazione dogmatica delle scritture richiesta dalle autorità religiose. L’idea di un comune accordo sulle misurazioni ha portato al rigoroso requisito della scienza (o almeno delle scienze sperimentali) che i fenomeni siano indipendentemente e ripetutamente misurabili perché questo consenso si possa formare. In altre parole, l’idea di ripetibilità, o riproducibilità, è diventata approssimativamente l’equivalente di una verifica di stabilità. Se un fenomeno è altamente instabile, non possiamo essere sicuri di stare misurando un effetto reale, un qualche altro effetto o semplicemente delle variazioni casuali. Con questo genere di confusione nessun consenso può essere raggiunto e l’esistenza dell’effetto in questione rimane dubbia.

Gli scienziati del diciassettesimo secolo non avevano ancora sviluppato dei metodi per distinguere chiaramente tra effetti reali e caso, e dunque erano costretti a girare intorno a molti interessanti fenomeni fisici, biologici e psicologici, ovvero quasi tutto ciò che oggi è oggetto di scienza. Fortunatamente, qualche effetto fisico e astronomico era abbastanza stabile (o così esattamente periodico) da assicurare il successo ai primi tentativi di misurazione. Senza tali effetti stabili la scienza come la conosciamo sarebbe miseramente fallita e staremmo ancora discutendo come ai tempi di Aristotele. Questi dibattiti filosofici tipicamente erano qualcosa come: «Sì, è così». «No, non è così». «Sì, lo è». «No, non lo è». «Sì! No!». Come ha fatto notare il filosofo Bertrand Russell: «Questo può sembrare strano, ma non è colpa mia».

Leggi l'interessante articolo di Dean I. Radin uscito su Scienza e Conoscenza

Scienza e Conoscenza n. 64 - Rivista Cartacea >> http://bit.ly/2PSx3rV
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Autori Vari

lunedì 12 novembre 2018

Sindrome metabolica: di cosa si tratta?




Sindrome metabolica: di cosa si tratta?

Ce lo spiega la dottoressa Anna Villarini

Alimentazione e Salute


Sindrome metabolica o sindrome X, che patologie scatena? Come rendersi conto di averla e come prevenirla con l’alimentazione e gli stili di vita? Ce lo spiega la dottoressa Anna Villarini che sarà presente al Congresso Nazionale di Saluscienza

Redazione Scienza e Conoscenza - 12/11/2018

Sindrome metabolica, chiamata anche sindrome X colpisce, dopo i sessant’anni, il 35 per cento della popolazione, ovvero oltre una persona su tre e, se non presa sul serio, è l’anticamera per numerosa e gravi patologie, dal diabete al cancro. Per capire meglio di cosa si tratta abbiamo posto alcune domande alla biologa nutrizionista Anna Villarini, stretta collaboratrice di Franco Berrino all’Istituto Tumori di Milano.

Che cos’è la sindrome metabolica e quali sono i segnali della sua comparsa?
La sindrome metabolica, innanzitutto, non è una patologia, ma un insieme di fattori di rischio. La si potrebbe quindi definire uno stadio pre-clinico di alcune patologie. Le persone a cui viene fatta diagnosi di sindrome metabolica hanno cioè un maggior rischio di ammalarsi di malattie cardiovascolari, di alcune malattie istologiche, di diabete e di tutta una serie di patologie importanti, legate anche all'avanzare dell'età. La prima cosa da chiarire è quindi la differenza fra una malattia vera e propria e le fasce più a rischio, tant'è che la Sindrome metabolica – quando in fase iniziale e quando non sottende altre patologie – non si cura con i farmaci, ma con lo stile di vita, perché i parametri che la compongono non sono ancora parametri patologici.

Di sindrome metabolica – prima si chiamava "Sindrome X" – si parla dalla prima metà del Novecento. Già allora si era visto che alcuni valori un po' fuori norma si associavano ad alcune patologie, però non era stata definita correttamente come oggi. Nel 2005, l'International Diabetes Federation, ma anche l'American Heart Association, hanno cercato di dare delle definizioni più corrette. L'International Diabetes Federation ha diviso per etnie i parametri che definiscono la Sindrome metabolica, perché uno dei parametri più importanti è quello dell'obesità addominale. Poiché le persone, a seconda della razza, sono strutturalmente diverse, non si è trovato un modo di misurare l'obesità addominale – ovviamente, senza fare dei test invasivi quali la TAC – uguale per tutti. È stato quindi stabilito che nelle popolazioni dove le persone sono tendenzialmente più grandi (ad esempio, l'America del Nord), il giro vita, che è appunto la stima del grasso addominale, nella donna non deve superare gli 88 centimetri e nel maschio i 102 centimetri. Per l'etnia europea, però, la donna non dovrebbe superare gli 80 centimetri di giro vita e l'uomo non dovrebbe superare i 94 centimetri. Il giro vita si misura nel punto più stretto, che solitamente corrisponde a due o tre dita sopra l'ombelico. Non si misura mai nell'ombelico, perché all'ombelico siamo tutti più sporgenti.

Al giro vita elevato si associamo altri quattro fattori di rischio, che sono: la pressione arteriosa superiore a 130/85; i trigliceridi superiori a 150; la glicemia superiore a 100; il colesterolo buono (HDL) inferiore a 40 nel maschio e inferiore a 50 nella femmina.

Come dicevo la sindrome metabolica non è una patologia: faccio un esempio per chiarire meglio. La pressione arteriosa diventa patologica, quindi necessita di un farmaco, quando è sopra 140/90. Qui, però, il limite che viene messo è più basso di 140/90, infatti è di 130/85. La glicemia diventa patologica quando il glucosio è sopra 126 e si associa anche, tra l'altro, ad emoglobina glicata alta. Pertanto una glicemia a 100 non porta alla diagnosi di diabete e non deve essere trattata farmacologicamente.

Questi sono parametri che aumentano il rischio di avere una patologia, che però posso correggere modificando gli stili di vita, quindi non devo prendere un farmaco. La diagnosi di sindrome metabolica si fa quando, di questi cinque fattori di rischio di cui abbiamo detto, se ne presentano almeno tre. Da tre a cinque, è Sindrome metabolica, mentre da uno a due non si fa ancora diagnosi, ma anche in questo caso si dovrebbero consigliare stili di vita adeguati per riportare nella norma i parametri. 

 I 5 fattori di rischio della sindrome metabolica

1) Misura del girovita non superiore a 80 cm per le donne e 94; per gli uomini per la razza europea.

2) Pressione arteriosa superiore a 130/85;

3) Trigliceridi superiori a 150;

4) Glicemia superiore a 100;

5) Colesterolo buono (HDL) inferiore a 40 nel maschio e inferiore a 50 nella femmina.

La diagnosi di sindrome metabolica si ha quando si manifestano almeno 3 fattori di rischio su 5.

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venerdì 9 novembre 2018

Che cos'e' la cimatica?




Che cos'e' la cimatica?

Scienza e Fisica Quantistica      


Che cos'é la cimatica? Scopri insieme a noi questa particolare disciplina che rappresenta un portale sul mondo invisibile delle forme del suono

Carmen Di Muro - 09/11/2018

La Cimatica è la scienza che si occupa dello studio sistematico delle manifestazioni periodiche della gamma acustica e dell’effetto delle vibrazioni sulla materia. Tale termine deriva dal greco kymatika (κυματικά) e designa lo “studio dei fenomeni ondulatori”.

Questa particolare disciplina, che rappresenta un portale sul mondo invisibile delle forme del suono, fu elaborata dal medico svizzero Hans Jenny che, verso la metà del Novecento, attraverso la scrupolosa sperimentazione e l'acuta osservazione, è stato in grado di articolare una base concettuale fenomenologica completa sugli effetti morfogenetici delle onde sonore sulla materia. Buona parte del suo lavoro traeva ispirazione dall’opera di Ernst Chladni, fisico viennese del XVII secolo il quale, facendo risuonare con un archetto una lamina di metallo, cosparsa di sabbia finissima, applicata alla cassa armonica di un violino, notò che l’energia sonora agiva sulla sabbia e ne plasmava l’assetto, disegnando su di essa delle figure geometriche caratterizzate da forma regolare e da linee simmetriche che si modificavano al mutare dell’altezza della nota. Tali configurazioni sono tuttora designate con il nome di "figure di Chladni " il quale è noto per aver fissato i principi sperimentali dell’acustica, documentandoli in modo sistematico nel suo volume Entdeckungen über die Theorie des Klanges (Scoperte sulla Teoria dei Suoni).

Il dottor Jenny si accorse però che risultava difficile lavorare sulla base delle indagini condotte da Chladni, in quanto le condizioni dell'esperimento non permettevano un sufficiente campo di osservazione, ragion per cui elaborò un metodo basato sull’effetto piezoelettrico. Nei suoi esperimenti si avvalse infatti del “tonoscopio”, un’apparecchiatura da lui stesso ideata capace di propagare la voce umana su lastre vibranti senza alcun dispositivo elettronico di collegamento intermedio. Ciò offriva la possibilità di vedere dal vivo l'immagine fisica della vocale, del tono o della canzone nell’istante in cui veniva prodotta e degli di schemi vibranti che continuamente prendevano forma. Ponendo sostanze viscose, polveri di licopodio e fluidi su una piastra metallica collegata a un oscillatore di cristallo, controllato da un generatore di frequenza in grado di produrre un'ampia gamma di onde acustiche, faceva vibrare la piastra, notando che le varie sostanze, sotto l’influsso della pressione sonora, si organizzavano in diverse strutture caratterizzate da forme geometriche tipiche in base alla frequenza emessa dall'oscillatore. Jenny scoprì anche che se aumentava la frequenza, la complessità dei modelli cresceva e il numero di elementi diventava maggiore.

Questo gli diede l’opportunità di osservare tre principi in azione nel campo vibratorio che chiamò rispettivamente “cinetico-dinamico”, “figurativo-dinamico” e “periodico essenziale”. Questa triade costituiva un tutto indivisibile, in quanto ogni effetto prodotto dall’oscillazione portava la firma della configurazione, del movimento e di un gioco di forze dov’era proprio la periodicità che generava e sosteneva tutto.

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Rivista - Settembre 2018
Nuove scienze, Medicina Integrata, Coscienza

La cimatica e l'evoluzione biologica

Infatti, tutti i fenomeni osservati sulla superficie vibrante erano sempre il prodotto di un campo più ampio, e qualsiasi cambiamento nella frequenza del campo vibrazionale alterava immediatamente i fenomeni osservati. Gli schemi, quindi, potevano essere compresi solo all’interno del loro ambiente e i modelli di forma erano un'espressione del movimento e del processo di energizzazione, dove la relazione “creato-creatura” era inscindibile. Questo tipo di esperimenti permise a Jenny di produrre modelli vibrazionali in serie, di fotografarli e confrontarli, mostrando empiricamente come certe frequenze all'interno della gamma udibile potevano creare forme fluide, non solo nei liquidi, ma anche in polveri e paste viscose e come la materia inerte, animata dal suono, poteva assumere un movimento circolatorio analogo a quello degli organi del corpo e al complesso sistema fisiologico degli organismi viventi.

Jenny intuì che l’evoluzione biologica e la formazione della vita potessero originare da una primordiale matrice energetica, in un moto altamente organizzato dalle pulsazioni periodiche del suono. I suoi studi forniscono, tutt’oggi, una solida base per l’applicazione del suono e della musica in terapia, laddove sono proprio le frequenze sonore a influenzare i campi d’informazione dei geni, delle cellule e delle varie strutture del corpo, regolando il sistema ormonale e immunologico, così da ripristinare la condizione metabolica, qualora fiaccata.

Molti considerano il lavoro di Jenny la dimostrazione seminale più importante della capacità del suono di modellare la materia. Egli decise di concentrarsi sull'aspetto empirico dei fenomeni in un “quadro osservativo e sperimentale indiviso” in cui il “Tutto” era maggiore della somma delle singole parti, in modo da fornire un’indiscutibile summa di ricerche oggettivamente verificabili.

"Guardate il Tutto e arriverete a nuove comprensioni sui principi universali della Natura" asseriva Hans Jenny e noi non possiamo che essere ispirati dalla sua grande dedizione e intuizione. Anche noi dobbiamo vedere noi stessi come interezza, che in virtù di specifiche tonalità emotive si accorda alla realtà esterna scegliendo, a ogni istante, il ritmo e la melodia delle innumerevoli forme esperienziali dell’esistenza. D’altronde, stando alla natura onnipervasiva delle connessioni quantiche non locali, al di là dei limiti dello spazio e del tempo, non dovrebbe sorprenderci il fatto che non soltanto siamo noi il suono della creazione, ma anche i musicisti che lo intonano e i compositori che lo co-creano. Come noi suoniamo, così echeggia il mondo, perché il mondo siamo noi.

approfondimento:

Mangalacarana 432 Hz | Mantra vedici di invocazione buon auspici

mercoledì 7 novembre 2018

Base di ogni realizzazione: meditazione e presenza




La base di ogni realizzazione: la meditazione e la presenza

Consapevolezza e Spiritualità


Meditazione e spiritualità, la potenza della meditazione nella vita di tutti i giorni. Dalle pratiche Buddiste e Induiste alla riscoperta di Dio per raggiungere la realizzazione e la felicità. Leggi insieme a noi il fantastico estratto dal libro "Gli Infiniti volti di Dio" di Max Corradi

Redazione Scienza e Conoscenza - 07/11/2018

Una generica definizione di meditazione potrebbe essere ‘ricondursi al centro’ ed è più o meno equivalente a ciò che in occidente viene chiamato concentrazione. La meditazione è la pratica impiegata per sviluppare il potere di mantenere in modo indisturbato l’attenzione soggettiva su un oggetto, ed è il migliore strumento che la mente ha a disposizione. Lo scopo finale di ogni tipo di pratica di meditazione è quello di sviluppare una non distratta e spontanea ‘presenza della mente’ che può anche servire come strumento per focalizzare la Potenzialità della Consapevolezza di Puro Essere per uno scopo specifico.

La meditazione si sviluppa con una pratica formale ed esistono molti sistemi in questo campo ad esempio la meditazione che si focalizza sul respiro, usata principalmente dai praticanti di Buddismo e Induismo. Dopo aver sviluppato una concentrazione non distratta su un oggetto materiale (per esempio un fiore) o non materiale (per esempio il respiro), la nostra meditazione può spostarsi ora all’osservazione della nostra mente calma e rilassata. In questo caso la mente osserverà la mente stessa finché sarà raggiunto uno stato rilassato non distratto da alcun movimento di pensieri o emozioni, che chiameremo ‘presenza della mente non distratta’. In breve, l’intero processo di concentrazione, o di meditazione, consiste nel fissare l’attenzione su qualcosa che può essere fisico, non fisico o la propria consapevolezza (mente) ed essere capaci di mantenere questo stato senza essere distratti da pensieri o emozioni che sorgono spontanei.

Quando abbiamo sviluppato la presenza della mente in sessioni formali di meditazione, la presenza non distratta diventa una qualità spontanea durante la vita quotidiana senza bisogno di ulteriori sedute formali. Questo tipo di realizzazione viene comunemente chiamato ‘presenza non distratta della mente’ o ‘rimanere nel momento presente’ o secondo la definizione di Eckhart Tolle, ‘il potere di adesso’. Anche se questo può sembrare una grande realizzazione spirituale se comparata al comune stato di una mente completamente distratta e confusa da cui siamo partiti e a cui eravamo abituati, non ci si deve confondere, perché essa non è certamente la realizzazione permanente della immutabile, lucida e onnipresente Consapevolezza di Puro Essere, la propria natura incondizionata, al di là degli opposti e quindi della mente stessa. In questo stato di presenza non distratta stiamo ancora lavorando con la radianza della natura di Puro Essere per trovare uno stato calmo, rilassato e non distratto.

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Un manuale pratico e semplice che spiega come scoprire la natura di Dio come se stessi per raggiungere la gioia e la realizzazione
Max Corradi

martedì 6 novembre 2018

La biologia e' suono e musica



La biologia e' suono e musica

Nuova Biologia

Una delle più grandi scoperte della scienza: il DNA. Ciascuno di noi ne ha ricevuto uno, come un libretto di spartiti, uno che non è mai comparso sulla terra e mai più esisterà dopo la sua morte. Questo "libretto di spartiti" si può modificare? Scopriamo insieme come

Emiliano Toso - 05/11/2018

La biologia – scienza della vita – si è dedicata per molti anni a sezionare, fotografare, sequenziare, decodificare le informazioni che provengono dalle più piccole molecole del nostro corpo. In pochi anni siamo riusciti a raggiungere risultati incredibili grazie alla tecnologia e ai progressi della matematica, della fisica, dell’ottica, dell’elettronica.

I miei studi di biologia sono cominciati 25 anni fa quando nei laboratori molecolari dominavano i termociclatori. Da quando Kary Mullis inventò la Reazione di Polimerasi a Catena (PCR), ci fu una vera rivoluzione nella vita di ogni scienziato intento a studiare il codice della vita (il DNA). Poche ore di attesa e si potevano avere miliardi di copie di un’informazione presente nel nostro libretto di istruzioni (o come piace dire a me, di spartiti).

È stata una delle più grandi scoperte della scienza della vita poter interpretare quel codice e scoprire che ciascuno di noi ne ha ricevuto – al momento del concepimento – uno che non è mai comparso sulla terra e mai più esisterà dopo la sua morte. Questo libretto di spartiti viene copiato in ognuna delle nostre 50 mila miliardi di cellule per dar loro la possibilità mettere a punto il proprio funzionamento, costruire i propri mattoncini (proteine), riprodursi, ingrandirsi, quando morire.

Ma se questo libretto contiene uno spartito che crea mattoncini difettosi, saremo costretti a manifestare una patologia?

L’epigenetica, oggi, ci dice di no e ha scoperto che le nostre cellule hanno la capacità di posizionare dei segnalibri e decidere quale spartito leggere. Possiamo cambiare i nostri segnalibri in base a come percepiamo i segnali dell’ambiente intorno a noi e addirittura regolare il volume con cui leggiamo ciascuna pagina.

Tutto ciò è stato scoperto soltanto recentemente e ha creato a sua volta un grande cambiamento nell’approccio dell’uomo verso la biologia e la medicina: da vittima di ciò che ha ereditato dai genitori ad artefice del proprio destino, come un direttore d’orchestra che può decidere quale melodia suonare in questo momento in ogni organo del suo corpo.

Frequenze e vibrazioni alla base della comunicazione cellulare

Fin da piccolo mi piaceva smontare gli orologi, le radio che mio papà portava a casa dal suo negozio e cercare di capire come funzionava ogni più piccolo elemento. Questo approccio così analitico mi ha portato a studiare il funzionamento e la salute del corpo umano ricercandone i segreti nel microscopico mondo delle nostre cellule.

Non dimenticherò mai il momento in cui ho visto al microscopio una cellula staminale (indifferenziata, totipotente, in grado di diventare qualsiasi cellula del nostro corpo) cominciare a pulsare e diventare cellula del cuore. A quella cellula erano stati dati i nutrienti e i segnali chimici che le hanno fatto credere di essere “cuore”. Quella cellula ha lo stesso libretto di spartiti di ogni altra del nostro corpo, eppure grazie ai segnali che riceve decide di mettere proprio lì i suoi segnalibri e di sintetizzare le proteine del cuore.

Ora, vent’anni dopo, qualcosa di ancora più straordinario è alla luce dei nostri occhi. Il Professor Carlo Ventura dell’Università di Bologna ci dimostra come le cellule comunicano tra loro grazie alle vibrazioni di luce e di suono, ci fa ascoltare il suono di una cellula sana, malata e morta. Ma ciò che per me ancora più rivoluzionario è che possiamo mandare a quella cellula staminale gli stessi segnali di differenziamento non più soltanto attraverso nutrienti biochimici, ma attraverso frequenze di suono.

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lunedì 5 novembre 2018

Detox: perche', quando e come?




Detox: perche', quando e come?

Alimentazione e Salute

Una dieta di soli succhi e di soli sette giorni, perfetta per depurare il nostro corpo, il nostro sangue e tutto l'organismo. Scopriamo insieme i grandi vantaggi di fare almeno due volte l'anno una depurazione di soli succhi: perché, quando e come?

Andrea Giulia Pollini - 02/11/2018

Dopo aver letto il libro Steve Meyerowitz:” Detox in 7 Giorni”, ho scoperto i benefici e i metodi della dieta detox e visto che li ho trovati veramente innovativi e interessanti voglio condividerli con voi. Quando parliamo di detox, parliamo di depurazione del nostro corpo per liberarci dalle tossine e dagli elementi che abbiamo in eccesso, quante volte avreste voluto provare e non avete avuto il coraggio di iniziare? Scopriamo insieme una dieta detox di soli succhi.

Detox di soli succhi: perché?

La parola detox è una parola che spesso spaventa, la domanda più frequente è perché dovrei depurare il mio corpo almeno due volte all’anno? Il motivo è più semplice di quanto sembra: il nostro corpo ha bisogno di una purificazione per rimettersi in sesto, come un tagliando per una macchina. È importante controllare i freni e le gomme, come per noi ristabilizzare tutti i valori dei nostri organi. Una dieta detox purifica il nostro sangue, il colon, il fegato, attenua le allergie, diminuisce la stanchezza, rafforza il sistema immunitario e infine ci fa perdere anche qualche chilo in più. Avete presente dopo una lunga cena quel senso di gonfiore e spossatezza? Questo succede perché il nostro corpo è talmente impegnato a elaborare tutto ciò che gli abbiamo messo dentro che non ha nemmeno un’opportunità per recuperare con le pulizie “generali”. Ecco perché una settimana di soli succhi è quello che ci serve, grazie ai composti fitochimici dei succhi di frutta e verdura che agiscono come detergenti naturali, ripulendoci dentro da tutto ciò che è in eccesso. Ciò che spaventa inizialmente è la paura di non mangiare, bevendo per una settimana solo succhi ci sembra di non riuscire a saziarci, in realtà è solo una nostra paura che deriva dalla cultura che abbiamo legata al cibo. La nostra cultura culinaria è la base della nostra vita, sedersi a tavola e mangiare “masticando” è per noi la normalità. Proprio per questo una tipologia di dieta dove non è prevista la masticazione ci spaventa. Non temete però, se deciderete di farla i giorni di crisi saranno i primi tre, dove vi sembrerà di avere fame, farete fatica e penserete: “ma chi me l’ha fatto fare?”. Non mollate! Passati i primi tre giorni vi sentirete una favola, a partire dalle energie che recupererete.

Quando?

Prendetevi una settimana per voi, sì proprio una settimana di ferie. La dieta detox a base di soli succhi vi occuperà molto tempo a causa della preparazione dei succhi ma anche uscire a cena con le amiche e poi bere un succo di verdura e frutta, rischiando commenti generali sulle vostre scelte non è proprio il caso. Prendetevi una pausa dal lavoro e da tutto il resto, anche questo vi aiuterà nel vostro percorso di depurazione! Fate scorta di frutta e verdura biologica, in modo da riuscire a fare tante quantità di succo e poi congelarlo. Prendetevi una vacanza anche dagli integratori, perché il sedimento di questi supplementi può dare il via al flusso di enzimi digestivi e stimolare il desiderio di cibo. Inoltre preparatevi anche a dedicare un po' di tempo al WC, alla fine si tratta di una pulizia!

Come?

Ogni giorno berrete all’incirca 5 litri di succhi, la mattina appena vi alzate fate il Grande risciacquo: 1 l di acqua pura in 20 minuti, poi durante la giornata berrete: 1 litro di verdure a foglia, 1 l di depuratori per il colon, 250-500 ml di depuratori epatici, succo dolce massimo 500 ml, spremute fresche di agrumi e tisane. Nel libro di Steve Meyerowitz: ”Detox in 7 Giorni”, troverete tutte le tabelle che potrete applicare giornalmente, le ricette ovviamente sono a vostra discrezione e a seconda dei vostri gusti. Per iniziare vi propongo la mia preferita:DEPURATORE EPATICO AL POMPELMO

Ingredienti:

1 pompelmo giallo o rosa
2 cucchiai (30 ml) di succo al limone spremuto al momento
1 cucchiaino (5 ml) di olio extravergine di oliva
½ spicchio di aglio spremuto (facoltativo)
Procedimento:Ricavate i succhi di pompelmo e limone con uno spremiagrumi elettrico o manuale. Filtrateli con un colino fine per eliminare la polpa. Mescolateli con l’olio e con l’aglio se lo usate.

Detox in 7 Giorni - Libro
La dieta settimanale a base di succhi vegetali per disintossicarsi, dimagrire e sentirsi in piena forma
Steve Meyerowitz