giovedì 20 dicembre 2018

Bevo poca acqua, come reagisce il mio corpo?



Bevo poca acqua, come reagisce il mio corpo?

Medicina Non Convenzionale

Per tutti gli esseri umani è vitale bere acqua, è un atto fisiologico, ma lo stiamo facendo nel modo giusto? In questo estratto dal libro "Il Tuo Corpo Implora Acqua" di Fereydoon Batmanghelidj scopriamo cosa succede al nostro corpo quando non beviamo abbastanza

Redazione Scienza e Conoscenza - 19/12/2018

Estratto dal libro Il Tuo Corpo Implora Acqua di Fereydoon Batmanghelidj

Quando il corpo umano si sviluppò da specie che si erano formate nell’acqua, esso ereditò la stessa dipendenza dalle proprietà vitali dell’acqua stessa. Il ruolo dell’acqua nell’organismo delle specie viventi -razza umana inclusa – non è cambiato sin dalla creazione della vita nell’acqua marina e il suo successivo adattamento all’acqua dolce. Quando la vita  sulla terraferma divenne un obiettivo, fu necessaria  la  creazione  di  un  sistema  sempre  più  complesso  di  conservazione  dell’acqua  nel  corpo  per  lo  sviluppo  di  nuove  specie. Questo processo di  temporaneo adattamento a una disidratazione transitoria fu ereditato come un ben consolidato meccanismo nel corpo umano e costituisce ora l’infrastruttura di tutti i sistemi operativi nel corpo degli attuali esseri umani.

Carenza d'acqua

Per le prime specie che vivevano nell’acqua, l’avventura al di là dei confini conosciuti rappresentava un grande stress perché rischiavano di disidratarsi. Questo stress diede origine a una fisiologia dominante per la gestione di crisi da mancanza di acqua. Negli esseri umani “stressati”, si determina esattamente lo stesso cambiamento e la stessa fisiologia di gestione della crisi da carenza d’acqua.  Il processo comporta in primo luogo un netto razionamento delle “riserve” idriche del corpo; viene accertato che la quantità di acqua disponibile per gli immediati bisogni del corpo è limitata e la gestione delle riserve idriche disponibili nell’organismo viene affidata a un sistema complesso. Questo complicato processo di razionamento e di distribuzione dell’acqua rimane in funzione finché il corpo non riceve segnali inequivocabili che ha di nuovo accesso a una scorta d’acqua adeguata. Dato che ogni funzione del corpo controllata e stabilizzata dal flusso dell’acqua, la “gestione dell’acqua” è l’unico modo per essere sicuri che consistenti quantità di acqua e di sostanze nutritive che essa trasporta raggiungano per primi gli organi sommamente vitali che dovranno affrontare e trattare qualsiasi nuovo “stress”. Questo meccanismo divenne sempre più stabilizzato ai fini della sopravvivenza contro i nemici naturali e i predatori. È l’estremo sistema operativo per la sopravvivenza nelle situazioni “o lotti, o fuggi”.  È sempre lo stesso meccanismo nell’ambiente competitivo della vita moderna nella nostra società.

Come reagisce il nostro corpo alla carenza dell'acqua

Uno degli inevitabili processi nella fase di razionamento dell’acqua nel corpo è  la  spietatezza con  cui  alcune  funzioni sono controllate, in modo che un organo non riceva più della sua quota predeterminata di acqua. Ciò vale per tutti gli organi del corpo. All’interno di questo sistema di razionamento dell’acqua, la funzione cerebrale ha priorità assoluta su tutti gli altri sistemi.  Il cervello costituisce circa il 2% del peso totale del corpo, tuttavia riceve dal 18al 20% della circolazione sanguigna. Gli “addetti al razionamento” diventano sempre più attivi e mandano i loro segnali di allarme per mostrare che una particolare zona è a corto di acqua: proprio  come  il  radiatore  di  un’auto-mobile che emette vapore quando il circuito di raffreddamento non è adeguato allo sforzo della vettura.

Nelle società avanzate, pensare che tè, caffè, alcool e bibite siano piacevoli sostituti per il naturale bisogno di acqua del corpo sottoposto a uno stress quotidiano è un errore elementare, ma catastrofico. È vero che queste bevande contengono acqua, ma esse contengono anche elementi disidratanti (quindi diuretici). Esse fanno espellere non solo l’acqua in cui sono diluite ma  anche  altra acqua presa dalle riserve del corpo! I moderni stili di vita rendono spesso le persone dipendenti da ogni specie di bevande prodotte per scopi commerciali. I bambini non vengono educati a bere acqua e diventano dipendenti da bibite (gassate, con caffeina e dolcificanti) e succhi di frutta. Questa è un’auto- restrizione delle necessità di acqua del corpo. In linea generale, non è possibile bere bevande confezionate per rimpiazzare completamente l’acqua di cui abbiamo bisogno. Allo stesso tempo, una preferenza prolungata per il gusto di queste bibite riduce automaticamente l’impulso di bere acqua quando esse non sono disponibili, conducendo così alla disidratazione. Gli esperti di medicina ignorano le numerose funzioni chimiche dell’acqua nel corpo. Poiché la disidratazione può causare la perdita di alcune funzioni, i diversi sofisticati segnali mandati dagli operatori del programma di regolazione idrica del corpo, mentre perdura una forte disidratazione, sono stati interpretati come indicatori di malattie sconosciute. Questo è l’errore fondamentale che ha fuorviato la medicina clinica.

Esso ha impedito ai medici di riuscire ad adottare misure preventive o di fornire semplici cure idriche  e  fisiologiche  per  alcune  delle  principali  malattie umane. Al primo apparire di questi segnali, il corpo dovrebbe essere rifornito di acqua perché sia distribuita dai sistemi di razionamento. Invece ai medici è stato insegnato a far tacere questi segnali con prodotti chimici. Naturalmente, essi non comprendono il significato di questo errore grossolano. I vari segnali prodotti da questi “distributori  d’acqua”  sono  indicatori  di  una  sete  regionale e della siccità del corpo. Sul nascere, possono essere cancellati semplicemente con una maggiore assunzione di acqua, ma vengono impropriamente trattati con l’uso di prodotti chimici commerciali finché la patologia non diviene stabile e nascono le malattie. Questo errore persiste con l’uso sempre più frequente di prodotti  chimici  per  trattare  altri  sintomi  insorgenti,  le complicazioni della disidratazione diventano inevitabili e infine il paziente muore. L’ironia di tutto ciò è che i medici dicono che è morto per una malattia! L’errore  di  tacitare  i  diversi  segnali  di  scarsità  d’acqua con prodotti chimici è immediatamente nocivo per le cellule. Il segnale, ormai fissato, che produce disidratazione cronica può avere un impatto permanente di danno anche sui figli.

Sono lieto di sottoporre alla vostra attenzione questa scoperta nell’ambito della conoscenza medica che può evitare alle persone, in particolare agli anziani, di ammalarsi. In breve, la mia svolta paradigmatica nella scienza applicata all’uomo darà luogo a un approccio basato sulla fisiologia e semplificherà la pratica della medicina in tutto il mondo. Il risultato immediato di questo svolta paradigmatica andrà a vantaggio della salute della gente. Evidenzierà i sintomi della disidratazione in un’ottica nuova e inoltre ridurrà i costi della malattia.

Il Tuo Corpo Implora Acqua - Libro
Credi di essere malato? Ti sbagli, sei solo assetato! - Edizione Economica
Fereydoon Batmanghelidj

giovedì 13 dicembre 2018

Il tempo: come lo vede la fisica




Il tempo: come lo vede la fisica?

Scienza e Fisica Quantistica


In che dimensione si sviluppa il tempo? Come lo percepiamo? In questo articolo leggiamo insieme tutto ciò che non sapevamo su uno dei fenomeni più studiati di sempre: il tempo

Antonella Ravizza - 12/12/2018

Il tempo è quella dimensione in cui misuriamo il trascorrere degli eventi e comprende il passato (un ricordo rappresentato da una memoria del vissuto), il presente (una lettura del reale percepito) e il futuro (una previsione). È un concetto molto complesso, per questo è da sempre oggetto di studi e di discussioni, non solo scientifiche, ma anche filosofiche. Secondo la fisica, il trascorrere del tempo inizia al momento della nascita dell'Universo e il suo corso è determinato da tutti i cambiamenti di spazio e di materia regolati da leggi fisiche. Tutto quello che si muove nello spazio viene studiato anche in relazione al tempo, per esempio la terra ruota attorno al proprio asse e sulla propria orbita, e queste rotazioni permettono la distinzione tra giorno e notte, e quella tra primavera, estate, autunno e inverno, quindi in questo caso è evidente che il movimento è legato al tempo.

Come percepiamo il tempo?

Ne percepiamo il suo trascorrere solo grazie al cambiamento della realtà che ci circonda. Il tempo è quindi inteso come durata, per questo si usa parlare in fisica di intervallo di tempo, perché ha un inizio e una fine. Due diversi eventi possono definirsi simultanei quando avvengono contemporaneamente, o uno può essere successivo all'altro nel caso contrario. In fisica per misurarlo si usa l'unità del Sistema Internazionale, cioè il secondo, con i suoi multipli (il minuto, l'ora, il giorno, la settimana, il mese, l'anno, il lustro, il decennio, il secolo e il millennio). Lo strumento di misura è l'orologio o il cronometro. Adesso esistono degli orologi atomici che sono precisissimi. Gli orologi si basano sul confronto tra un movimento nello spazio e un movimento campione (meccanico o elettronico). A volte il tempo si usa anche come misuratore di distanze, per esempio si sente spesso parlare di “anno-luce” per indicare la distanza percorsa dalla luce in un anno, dal momento che la velocità della luce è nota ed è costante. Isaac Newton lo definisce come “senso di Dio”, che scorre sempre immutabile.

Ci vogliono ancora dei secoli prima che Einstein, nella sua teoria delle relatività, introduca il concetto di tempo non assoluto, che dipende dalla velocità (Einstein fa riferimento alla velocità delle luce c=300000 km/s) e che dipende dal riferimento spaziale preso in considerazione. Per questo, secondo Einstein, è preferibile parlare di spazio-tempo: l'aspetto cronologico e quello spaziale sono fortemente legati, inseparabili. Lo spazio-tempo viene modificato dai campi gravitazionali, che possono deflettere la luce e addirittura rallentare il tempo. Non solo, ma il tempo di un osservatore si ottiene da quello di un secondo osservatore moltiplicandolo per un fattore di conversione che dipende dalle velocità relative dei due osservatori stessi. Questo in pratica ci dice che se dalla Terra potessimo vedere un razzo mentre viaggia molto velocemente nello spazio, vedremmo l’equipaggio al suo interno muoversi al rallentatore.

Il paradosso dei gemelli

È noto a questo proposito il “paradosso dei gemelli”: un gemello parte per un viaggio nello spazio, su una navicella che si muove ad una velocità prossima alla velocità della luce, mentre il suo fratello gemello resta sulla Terra. Secondo le leggi della Relatività, al suo ritorno il gemello che era partito sarà più giovane del gemello rimasto a terra. Ma sempre secondo la Relatività tutti i sistemi di riferimento privi di accelerazione e di cambiamento di direzione e sottoposti allo stesso moto sono uguali. Quindi il paradosso è che secondo il gemello astronauta è la Terra a muoversi a una velocità prossima alla velocità della luce; allora ci chiediamo: per quale gemello è passato meno tempo? Chi dei due sarà più giovane dell'altro? Naturalmente c'è una soluzione al paradosso: dobbiamo considerare che il gemello sull'astronave ha fatto più cambiamenti di moto rispetto alla Terra (durante la partenza ha accelerato, ha invertito la marcia per tornare indietro, ha decelerato per potersi fermare). Sarà quindi il gemello sull'astronave a ritrovarsi più giovane al suo ritorno. Secondo la Fisica Moderna, il tempo è definito come la distanza tra gli eventi calcolata utilizzando delle coordinate spazio-temporali quadrimensionali. In fisica teorica si usa molto come unità di misura del tempo il tempo di Planck, cioè il  tempo che impiega un fotone che viaggia alla velocità della luce a percorrere la lunghezza di Planck, che è data dalla seguente relazione:  , dove ħ è la costante di Planck, G è la costante di gravitazione universale e c è la velocità della luce nel vuoto. Il tempo di Planck risuta uguale a circa 5,4 x 10 -44 secondi ed è la più piccola quantità di tempo misurabile.

La Meccanica Quantistica  rivoluziona l'idea di tempo che ci eravamo fatti. Anche il tempo non è continuo, ma quantizzato, anche se non possiamo dimostrarlo materialmente, perché il tempo di Planck, cioè l'intervallo minimo possibile, è così breve da essere al di là delle attuali possibilità sperimentali. Recentemente, peró, tra i  fisici emergenti dei nostri tempi, nasce l'idea che la fisica moderna si capisce meglio dimenticando il tempo: è più facile capire come funziona il mondo a livello fondamentale senza parlare di tempo, la teoria descrive come si muovono le cose una rispetto all'altra. Con la Meccanica Quantistica abbiamo capito che tutte le quantità fisiche sono imprecise e fluttuanti; anche il tempo non è più lineare, ma è come se fosse diviso in più parti dotate di spessore. Lo spazio e il tempo si frantumano in una specie di schiuma microscopica. Il noto fisico Carlo Rovelli parla di gravità quantistica a loop (LQG, loop quantum gravity). Questo non vuol dire che il tempo non ci sia nella vita quotidiana, naturalmente, ma che il concetto di tempo non è utile quando si studiano le strutture generali della materia.

“Tempo, non c’è tempo, sempre più in affanno, inseguo il nostro tempo vuoto di senso. Senso di vuoto”…forse Franco Battiato nel 2007 aveva già previsto tutto?

L'ordine del Tempo - Libro » http://bit.ly/2SKyPc7
Carlo Rovelli

martedì 11 dicembre 2018

Frequenze quantiche di guarigione dell'acqua



Le frequenze quantiche di guarigione dell'acqua

Scienza e Fisica Quantistica


L'acqua è solamente quella che vediamo? In questo articolo tratto dal libro Spiritual Mind di Carmen di Muro scopriamo ciò che può comunicare l'acqua e perché è così importante ascoltarla

Carmen Di Muro - 10/12/2018

Estratto da Spiritual Mind di Carmen di Muro

L’acqua è una sostanza onnipresente e per noi usuale che in realtà possiede proprietà davvero speciali per la salute e il nostro benessere globale. Non esiste vita senz’acqua. Essa è fondamentale per tutti i processi metabolici, ovvero l’insieme delle trasformazioni chimiche che avvengono nelle cellule degli organismi viventi. Ed è proprio questa semplice combinazione di idrogeno e ossigeno (H2O) a nascondere qualcosa di molto più complesso rispetto a ciò che siamo abituati a pensare.

I numerosi ricercatori – tra cui i noti L. Montagnier, E. Del Giudice, Emoto, R. Sheldrake – che nel corso del tempo si sono dedicati allo studio delle proprietà dell’acqua hanno constatato che questa, in determinate condizioni, ha la capacità di assorbire, immagazzinare e trasmettere informazioni, sia genetiche che ambientali, a livello vibrazionale, essendo essa sensibile alle onde elettromagnetiche. (…)

Noi uomini siamo immersi in uno spazio di strutture, dalle particelle alle galassie, che vibrano e risuonano insieme come note armoniche della stessa melodia. Ciò significa che non solo siamo influenzati dall’ambiente, ma che noi stessi influenziamo tutto ciò che ci circonda. Alla base della spiegazione di queste straordinarie dinamiche invisibili, che hanno catturato lo sguardo di diversi studiosi, troviamo la teoria dei Campi Morfogenetici, come pure la teoria della Coerenza Elettrodinamica Quantistica (o QED, dall’inglese Quantum Electro-Dynamics) che si basa sul concetto di risonanza e che afferma che in alcune sostanze, come l’acqua, si formi una sorta di sintonia vibratoria tra le molecole che la compongono e un campo elettromagnetico, grazie alla cui correlazione avviene la formazione di una struttura molto particolare, ossia il dominio di coerenza, che è capace di assorbire dall’ambiente energia ad alto contenuto informativo quantistico. Emilio Del Giudice sosteneva che le molecole d’acqua comunicano tra loro solo se vibrano alla stessa frequenza, risuonando insieme. Quando ciò accade si crea la base per una fitta rete di scambio di informazioni.

I sorprendenti progressi scientifici raggiunti negli ultimi anni in questo campo di indagine non possono non far sorgere nelle menti più ricettive alcune domande fondamentali. Se il nostro corpo è costituito prevalentemente d’acqua è possibile che l’ambiente esterno influenzi l’acqua di cui siamo composti? Ma soprattutto è possibile che i nostri stati d’animo e i pensieri la plasmino fino a conferirle proprietà curative?

Masaru Emoto ideò un procedimento che ha permesso di fotografare l’acqua cristallizzata, costatando che la bellezza e la simmetria dei cristalli sarebbe proporzionale all’esperienza che l’acqua ha vissuto a livello vibrazionale. Negli esperimenti di Emoto quando l’acqua si trovava a vivere esperienze ad alto contenuto energetico positivo, i cristalli fotografati erano di forme armoniche, simmetrici e perfetti. Se invece l’acqua si trovava a vivere in un ambiente vibrazionalmente negativo i cristalli risultavano deformati quasi fossero sottoposti a stress. Si è notato, dunque, che a seconda del trattamento subito, l’acqua forma strutture specifiche di cluster, in quanto l’elettromagnetismo del luogo e di chi lo popola, ha un effetto modellante sulla sua struttura, la quale assume conformazioni diverse in virtù della carica energetica presente. Ma la cosa strabiliante è che sono proprio i moti del nostro animo, come le emozioni e i pensieri, a esercitare l’influenza più marcata sulle sue proprietà. Amore, gioia e gratitudine sono vibrazioni potentissime a cui l’acqua risponde in modo molto particolare, lasciando al suo interno tracce permanenti in grado di risuonare con le frequenze dei sistemi biologici, così da riequilibrare l’organismo umano fiaccato da una malattia e l’ambiente, se contaminato energeticamente. Inoltre si è visto che in queste acque gli agenti patogeni perdono la loro aggressività, com’è stato dimostrato con diversi test.

Ma in che modo avviene la guarigione concreta del nostro organismo attraverso l’acqua? (…)

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Nuove prospettive di guarigione tra fisica quantistica e coscienza
Carmen Di Muro

lunedì 10 dicembre 2018

Meditare ci aiuta a vivere meglio




La meditazione: perche' meditare ci aiuta a vivere meglio?

Consapevolezza e Spiritualità


Meditare per vivere meglio? Meditare aiuta la nostra mente e il nostro corpo a staccare e a stare meglio. Scopri insieme a noi come e perché meditare cambia la tua vita

Andrea Giulia Pollini - 08/12/2018

Dopo aver letto il libro Bagaglio a mano per altre vite di Massimiliano Perra mi sono resa conto che la mia vita andava troppo di fretta: dovevo rallentare, ma come fare?

Presi dalla frenesia del quotidiano spesso non ci rendiamo conto della velocità assurda a cui andiamo e, se ne diventiamo consapevoli non sappiamo bene come gestire le nostre “pause”. Questo libro mi ha fatto capire cosa dovevo fare: meditare. Quello che fino a poco tempo prima mi sembrava una perdita di tempo è diventato un momento irrinunciabile della mia vita quotidiana.

I benefici della meditazione

La meditazione è una disciplina che serve, in generale, per raggiungere una maggiore padronanza delle attività della mente, in modo che essa cessi il suo usuale chiacchierio di sottofondo e divenga assolutamente acquietata e pacifica. Oltre ad aiutarci a “staccare” la spina, la meditazione influisce sul nostro modo di vivere: più meditiamo, più siamo consapevoli di vivere il momento presente e non ci preoccupiamo per il passato o il futuro. Inoltre la meditazione ha effetti sul nostro cervello e sulle nostre onde cerebrali. Come ci racconta nel suo libro Massimiliano Perra, quando siamo coscienti, non quindi in stato di meditazione, l’EEG, ossia l'elettroencefalografia, mostra onde che vanno dai 30 Hz ai 14 Hz che vengono chiamate onde Beta. Se impieghiamo delle tecniche di meditazione passiamo dallo stato cosciente a quello di veglia rilassata, con onde celebrali che vano dai 14 Hz agli 8 Hz che vengono chiamate onde Alfa. Infine se procediamo con la meditazione arriviamo a uno stato di pre-trance, e in questo caso misurando le onde celebrali, vedremo che sono calate ancora -tra gli 8 Hz e i 4 Hz- e vengono chiamate onde Theta.

Si può proseguire dallo stato di pre-trance e arrivare a uno stato di trance vero e proprio, come ci spiega Perra in Bagaglio a mano per altre vite:

“Il nostro cervello è in grado di permanere in questo stato per un tempo limitato (circa 90 minuti) dopodiché o si torna in Alfa o Beta o ci si addormenta passando nello stato Delta (frequenze delle onde cerebrali comprese fra i 4 Hz e gli 0,5 Hz). La meditazione, la pre-trance, la trance, ed il sonno profondo, sono dunque degli stati perfettamente misurabili da strumenti medici, non sono il frutto dell’immaginazione della persona. Nei vari stati descritti, il nostro cervello modifica quindi la propria attività e si riscontrano anche modificazioni sul nostro corpo e sulla nostra fisiologia. Ricordiamo che esiste infatti una connessione fortissima fra mente e corpo e che questi si influenzano a vicenda costantemente”.

Come meditare, istruzioni per l’uso

La meditazione è una pratica utilizzata da tutte le religioni del mondo e non: cattolici, buddisti, Islamici e molti altri. Ogni religione così come ogni persona può avere un metodo diverso per farlo. Seguendo i consigli del libro di Massimiliano Perra possiamo seguire un metodo che personalmente trovo molto efficace e semplice. Prima di tutto bisogna creare intorno a noi un luogo sicuro, un’atmosfera tranquilla e accogliente: io per esempio, quando la temperatura fuori lo permette, cerco un posto vicino a un corso d’acqua, al mare oppure in un parco, comunque a contatto con la natura. Non sempre è possibile meditare all’aperto quindi durante l’inverno lo faccio in salotto. Dopodiché dobbiamo attivare i nostri sensi, se siamo al chiuso diffondiamo nell’aria degli oli essenziali o incenso. Dobbiamo distenderci su una superfice comoda e confortevole: con la testa ben appoggiata, il corpo rilassato con le braccia tese lungo i fianchi e le mani rivolte verso l’alto.

Ora seguiamo la meditazione descritta nel libro di Massimiliano Perra:

“Inizio a respirare profondamente e in modo consapevole…

Presto attenzione al mio respiro…

L’aria che entra e che esce…

La pancia che si gonfia e si sgonfia...

Ogni volta che l’aria entra, la pancia si sgonfia… E ogni volta che l’aria esce, la pancia si sgonfia…

L’aria che entra dal naso e la pancia si gonfia… l’aria che esce dalla bocca e la pancia di sgonfia…

L’aria che entra e che esce… entra…ed esce…

E mentre respiro profondamente, appena me la sento, posso chiudere gli occhi..

Continuo a respirare e porto la mia attenzione al mio respiro, come se non esistesse nient’altro… L’aria che entra e che esce dal mio corpo…”


venerdì 7 dicembre 2018

La musica dell'universo, dal ronzio al suono...




La musica dell'universo, dal ronzio dei buchi neri al suono rarefatto delle onde gravitazionali

Scienza e Fisica Quantistica
      


Che cos'è il suono e come si propaga? Nell'ultimo numero di Scienza e Conoscenza Suono quantico, tutto vibra: dal DNA alle Galassie nell'Universo parliamo della forma del suono e delle sue particolarità

Redazione Scienza e Conoscenza - 06/12/2018


Un'estratto da Scienza e Conoscenza n.66

Le onde sonore non possono viaggiare attraverso il vuoto dello spazio, ma possiamo riconoscere i suoni dell’Universo osservando le onde elettromagnetiche registrate da dispositivi chiamati spettrografi, installati su potenti telescopi sparsi nel  globo. Questo ci consente di ascoltare molte parti dell’Universo, come i rintocchi delle stelle che nascono o muoiono, il coro di un quasar all’interno di una galassia e molto altro ancora.


Che cos’è il suono

Il suono è una forma di energia che a molti potrebbe sembrare scontata. Forse l’impressione prevalente che incoraggia questo atteggiamento è l’accettazione che sia naturale e abbondante come l’aria. Per le persone che subiscono una perdita dell’udito temporanea o permanente, la percezione del suono e dell’acustica ha implicazioni significative che creano limitazioni e richieste di adeguamenti considerevoli agli altri sensi di percezione e all’ambiente in cui operano. L’acustica, ovvero la scienza del suono, fornisce all’uomo una maggiore consapevolezza del proprio ambiente. Il suono è vibrazione. Quando una vibrazione . abbastanza veloce, la sentiamo come un tono, piuttosto che una serie di battiti. Il suono, come la luce o il calore, è un’onda. Tuttavia, una distinzione importante è che, a differenza della luce o del calore (radiazioni), il suono ha bisogno di un mezzo per viaggiare. I suoni richiedono la presenza di molecole o particelle per viaggiare da una regione all’altra. La vibrazione verso l’esterno di queste particelle vagabonde nella periferia della sorgente che spiega la produzione e la diffusione delle onde sonore. Una particella che gironzola proprio accanto a una corda pizzicata di una chitarra immersa nel movimento. Questa particella si muove e trasferisce la sua energia cinetica alla particella vicina, che poi la trasferisce alla sua vicina e così via, finché l’onda raggiunge i ricettori nel nostro orecchio e viene percepita come una nota. Pertanto, la ragione per cui i suoni non viaggiano nello spazio è perché non ci sono particelle. Detto questo, che dire delle particelle di gas, resti di esplosioni di supernova e altre particelle di polvere? Non possono propagare il suono? Stranamente, no. Queste particelle, a differenza di quelle sulla Terra, non sono abbastanza vicine o, per dirla in modo più elegante, non sono abbastanza compresse. Lo spazio è praticamente vuoto, quindi le particelle dell’esplosione vengono disperse immediatamente e di conseguenza non sono abbastanza dense da trasportare il suono.


Suoni spaziali spettrali

Il suono è anche definito in termini di differenza di pressione. Mentre il suono viaggia attraverso l’aria, allunga e contrae la pressione dell’aria circostante. L’aria oscilla su e giù, e la differenza di tempo tra queste oscillazioni è nota come frequenza del suono. Questa frequenza è misurata in Hertz (una oscillazione al secondo).  Il suono, come la luce, ha anche uno spettro. Gli esseri umani possono sentire solo suoni di frequenze tra 20 Hz e 20 kHz: tale intervallo è detto gamma acustica, in analogia con la gamma visibile di luce nello spettro elettromagnetico. Le frequenze inferiori a 20 Hz sono note come infrasuoni, mentre le frequenze superiori a 20 kHz sono gli ultrasuoni. Anche la percezione è altamente consequenziale. Non possiamo sentire le frequenze al di sopra o al di sotto della gamma acustica a causa dei vincoli dell’apparato uditivo. Ciò che etichettiamo e modelliamo come “suono” è un insieme di frequenze particolari a cui è sintonizzato il nostro orecchio. I suoni nello spazio possono essere rivelati indirettamente studiando la radiazione elettromagnetica emessa dalle nubi di polveri e gas attraversate dalle onde acustiche. I suoni nello spazio sono stati registrati dalla NASA con l’ausilio di apparecchi altamente sensibili, come l’Osservatorio a raggi X Chandra. Gli astronomi hanno scoperto un buco nero supermassiccio che “ronza” a 250 milioni di anni luce dalla Terra, risiedendo nell’ammasso di Perseo. Hanno osservato le increspature nel gas che riempivano questo ammasso, producendo la “nota” più profonda rilevata da qualsiasi oggetto nell’Universo. Questo un milione di miliardi di volte più profondo della più bassa frequenza di suono che possiamo sentire. Perseo è il gruppo più luminoso di galassie che diffonde raggi X, che lo rende il jukebox perfetto per trovare onde sonore nello spazio che riverberano attraverso il gas nel cluster. Si stima che l’impulso elettromagnetico sia stato generato dal movimento di gas caldo e magnetizzato che ingloba il buco nero.

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Rivista - Settembre 2018
Nuove scienze, Medicina Integrata, Coscienza

martedì 4 dicembre 2018

Che cos'e' l'attivismo quantico?




Che cos'e' l'attivismo quantico?

Ce lo racconta il fisico e ricercatore spirituale Amit Goswami

Consapevolezza e Spiritualità
      
Verso una visione olistica dell'uomo, i nuovi metodi che non includono solamente la cura della patologia ma anche la dimensione energetica della persona. Leggi insieme a noi in questa intervista al professor Amit Goswami e scopri tutte le nuove possibilità dell'attivismo quantico

Carmen Di Muro

Oggigiorno, la convergenza tra spiritualità e nuova fisica sta spostando il mondo della medicina da una visione meccanicistica dell’uomo a una visione olistica, in cui il concetto di cura include oltre alla classica concezione riparativa, centrata sulla patologia, anche la dimensione energetica della persona, la quale non è più considerata come un’entità separata dal mondo e dagli altri, ma un soggetto agente nella creazione della realtà manifesta. Dentro ogni uomo c’è un potere creativo che alberga nella profondità dell’essere, un filo diretto con un “campo unificato di coscienza” che intesse le trame della sfera individuale e che diviene strumento indispensabile per segnare la realtà circostante, in uno scenario di partecipazione fattiva ed attiva.

Questo il presupposto di partenza che ha visto germogliare nel panorama nazionale l’Attivismo Quantico Europeo (A.Q.E.), l’Associazione Scientifica diretta dal dottor Gioacchino Pagliaro, psicologo e psicoterapeuta, direttore della UOC di Psicologia Ospedaliera nel Dipartimento Oncologico della AUSL di Bologna che – in linea al Center for Quantum Activism fondato in U.S.A. dal professor Amit Goswami, prestigioso scienziato e fisico quantistico di fama mondiale – promuove una visione olistica dell’uomo e della vita dove il ruolo della mente non locale, l’azione creatrice dell’intenzionalità nei processi quantistici di guarigione e le medicine complementari rappresentano un eccezionale arricchimento nell'azione di cura. Al professor Goswami e al dottor Pagliaro si deve il grande merito di diffondere con coraggio questa nuova consapevolezza, una luce di conoscenza che attraverso le più recenti teorie ed acquisizioni scientifiche segna un cammino che a piccoli passi può condurre a risultati straordinari. Abbiamo avuto il piacere e l’onore di incontrarli entrambi di persona nel corso di uno straordinario evento organizzato da Attivismo Quantico Europeo tenutosi a Bologna lo scorso luglio, occasione in cui abbiamo raccolto le loro testimonianze in questa intervista doppia in esclusiva per «Scienza e Conoscenza».

Professor Goswami, lei è fautore della “Scienza della Coscienza”, quali sono le basi e i presupposti epistemologici di questo approccio?

La nuova scienza nasce dagli esperimenti di Alan Aspect e di altri scienziati e teorici che nel 1982 hanno dimostrato la comunicazione senza segnale, non locale tra oggetti quantici. Prima di questi esperimenti l’idea dell’esistenza di due domini della realtà era qualcosa ancora da dimostrare. La teoria quantistica e la matematica quantistica ci dicono che gli oggetti sono costituiti da onde di possibilità e non risiedono nel dominio dello spazio e del tempo, ma in uno del tutto nuovo chiamato “delle potenzialità”. La sfida era quella di poter dimostrare l’esistenza di questi domini a livello sperimentale. Fu poi Aspect a documentare l’esistenza di questo “campo” in cui la comunicazione è istantanea. Ciò significa che questo è un dominio di Unità, e ulteriori dettagli che sono stati poi aggiunti a queste ricerche hanno comprovato che questa unitarietà proviene dalla coscienza, un dominio di possibilità a cui tutti gli esseri umani appartengono.

Professor Goswami, quando è stata creata e come nasce l’idea dell’Attivismo Quantico? Ma soprattutto quali contributi tangibili ha generato?

L’idea dell’Attivismo Quantico mi è venuta mentre mi stavo dedicando a un libro che cercava di dimostrare l’esistenza di Dio. Era il 2007/08 circa e lavorando a questa idea ho trovato una mia definizione. Questo tipo di attivismo non poteva essere legato solo al cambiamento della società, ma doveva avvenire in congiunzione e in sintonia con i tratti specifici del carattere. Quindi un attivista quantico deve usare i principi della fisica quantistica per cambiare sé stesso e il mondo allo stesso tempo. E questo è molto simile all’idea di Ghandi che diceva “siate il cambiamento che volete vedere”. Non a caso, l’Attivismo Quantico ha generato fin ad ora nuovi modelli economici, politici, partecipativi e anche nuove idee per quanto riguarda l’ambito sanitario e dell’istruzione.

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Rivista - Settembre 2018
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