lunedì 27 aprile 2009

Meditazione: I Mantra (parte 1)

Meditazione: I Mantra (parte 1) compilato da Marco Stefanelli dal libro "Suono, Meditazione e Psicoterapia" Il suono e la meditazione nella trasformazione dei contenuti inconsci per l'evoluzione della coscienza Ed. Amadeux Network & Multimedia http://www.sublimen.com Stampa Lulu.com http://www.lulu.com/amadeux , Ilmiolibro.it (Gruppo Editoriale L'Espresso) http://ilmiolibro.kataweb.it/autore.asp?id=21323 [...] Vac o Vak è l'elemento fondamentale di ogni formula mantrica, è sia un verbo (parlare) sia un sostantivo femminile; quest'ultimo, a sua volta, ha la doppia valenza di parola e di voce, ovvero del suono che la produce. Ogni parola contiene poi intrinsecamente un significato supremo (para), sottile (sukshma) e materiale (sthula). Pertanto, nel suo senso più elevato, Vac è il Verbo divino nella sua funzione creatrice e nello stesso tempo il suo effetto sottile e il suo effetto materiale. Nel momento in cui la divinità produce un movimento attraverso il verbo, questo diventa "para vac", la parola suprema. In seguito l'impulso creativo, sempre mediante il verbo, diventa parola sottile che avvia la creazione e, infine, entra nella realtà sotto forma di suono dell' "uovo cosmico" nel cui stadio più alto si trova il Brahaman. Da questo stato matrice si genera Shabda, il suono. Infine questo si manifesta nell'uomo mediante le lettere e il linguaggio parlato. Se avessimo la possibilità di udire il suono prodotto dalla forza creatrice, avremmo scoperto il nome archetipico di tutte le cose, ma il nostro orecchio fisico non ha tali capacità. Secondo le sacre scritture, oggi lo Yogi può giungere a questa meta ambita tramite l'approfondimento dello Yoga, che poi trasmette ai suoi discepoli. Il Mantra shastra cioè i mantra "rivelati", indicano attraverso i Bija Mantra (mantra 'semi'), i nomi archetipici delle cose. La tradizione vedica insegna che la totalità del mondo è nata dal "suono spirituale", per cui il Signore Supremo che porta a compimento la creazione servendosi di tale suono è detto Shabda Brahaman. Il percorso evolutivo procede dal sottile, o spirituale (ciò che non si riesce a vedere con gli occhi, cioè dal mondo non-manifesto), al materiale (ciò che Maya ci fa scorgere, il mondo manifesto). L'insegnamento vedico sostiene che ci sono anche tre stadi dell'emanazione del suono spirituale: il primo è il piano sottile (Para); il secondo fa ancora parte del piano sottile ma a un livello inferiore, ed è Pashyanti; il terzo, più vicino al piano materiale, ma non ancora distinto in esso, è Madhyama. Il suono articolato ha a sua volta due forme, una sottile e una materiale ed è dal suono articolato che le singole lettere, le sillabe e le frasi si sono manifestate. Un mantra è composto da lettere che, combinate in sillabe e parole della lingua sanscrita (emesse con la bocca) e dotate di un suono fisico (ascoltato con l'orecchio), danno forma e consistenza materiale al suono sacro (colto dallo spirito, dal Sé). Ogni elemento o categoria dell'universo ha il proprio suono archetipo. Ciò vale, per esempio, per i cinque elementi etere, aria, fuoco, acqua e terra, i cui suoni (Ham, Yam, Ram, Vam e Lam) possono già di per sé costituire dei mantra. Ma ciò che caratterizza normalmente i mantra mistici sono i suoni particolari di cui si serve la tecnica/disciplina (Sadhana) impiegata per mettersi in relazione con la divinità prescelta (Ishta Devata). Chiunque abbia conoscenza delle discipline spirituali indiane, avrà sentito parlare del Mantra-Japa. È una disciplina meditativa che permette, pronunziando sommessamente determinate sillabe sanscrite sacre, di mandare, per dirlo con un termine psicoacustico, in "risonanza" la mente che è la più acerrima nemica dell'Atman, l'Io superiore, l'anima individuale, il Sé che si deve realizzare per tornare a far parte del Tutto. La ripetizione di un canto, di una affermazione o di una preghiera, aiuta a creare una spirale di energia che attira tutti i nostri pensieri verso la sfera spirituale trasformandoli e purificandoli. In India questo genere di "preghiere cicliche" si chiama "Japa" e la lingua usata è il sanscrito. Il sanscrito, nato in un'epoca di profonda spiritualità, contiene nelle sue sillabe dei suoni che i grandi saggi dell'India ritenevano provenienti dai Mondi Spirituali. La mente tende ad allontanare l'individuo dall'Infinito, dandogli l'illusione di essere autosufficiente e spingendolo all'egotismo. Soltanto riuscendo a purificare e controllare la mente (Manas), l'Atman risale alla percezione più alta e di nuovo si avverte l'appartenenza ad un Tutto che è Spirito Divino. Lo stesso concetto altamente spirituale, seppur metaforizzato in termini più materiali, è ripreso dal Cristo. "Così come il corpo e le membra sono una cosa sola, così Io e il Padre mio siamo la stessa cosa". È il concetto di micro e macrocosmo, l'uno "dentro all'altro" e viceversa. Attraverso il mantra, la cui sillaba più potente è il famoso "OM" o "Aum", i maestri buddhisti più potenti riescono addirittura a scoprire le cause di un malore fisico e, intervenendo a livello energetico, riescono a curare malattie a volte anche in stadio avanzato o terminale. I suoni fondamentali del sanscrito o "Bijamantra", se pronunciati correttamente, sono in grado di effettuare degli enormi cambiamenti nell'ordine naturale delle cose o nella nostra natura. Gli antichi saggi vedici avevano il raro talento di dire moltissime cose in forma essenziale (sutra). OM ne è un esempio. Spesso la semplice sillaba OM viene usata con questo scopo. OM è infatti il mantra sommo, armonizzato com'è con la pura essenza di tutte le vibrazioni, esso stesso è Vibrazione Cosmica: creazione, conservazione, dissoluzione. OM (AUM). Ascoltare o intonare l'OM ci aiuta anche a rilassarci consapevolmente, assumendo una postura comoda ma controllata, rilassata ma vigile, che permetta al respiro di fluire liberamente e profondamente. La posizione migliore è quella a gambe incrociate del Loto nello Yoga, oppure sedere confortevolmente con la schiena dritta ma non rigida e il collo dritto con il mento appena abbassato. Il corpo, stressato da sforzi e tensioni, reagirà subito positivamente al suono dell'OM. La recitazione di OM può essere più o meno prolungata, ma è importante che termini con la vibrazione della M in tono più acuto del resto, anche se, come consonante labiale, prodotta a labbra chiuse. All'attacco si fanno vibrare il respiro e la lingua per mezzo della laringe e del palato come fossero una cassa di risonanza. Il suono di A è gutturale, e parte dal fondo della cavità della bocca. U si ottiene dal movimento in avanti della lingua, provocato dall'emissione della forza energetica dell'espirazione e finisce sulle labbra, che a questo punto si chiudono per dare luogo alla M. Se con la OM si vuole attivare il Prana, alle tre lettere corrispondono tre fasi respiratorie, addominale per la A, toracica per la U e clavicolare per la M. L'obiettivo finale, dopo la presa di coscienza del movimento del respiro e l'interiorizzazione del suono, è quello di un controllo della propria energia respiratoria. Il simbolo grafico della sillaba OM (AUM) è composto di tre tratti curvilinei, un semicerchio ed un punto. Indica i tre stati di coscienza: A = veglia (Jagrat) associato a Brahma e quindi alla Creazione, al guna Tamas e al corpo grossolano; U = sogno (Svapna) associato a Vishnu e quindi alla Conservazione, al guna Rajas e al corpo sottile; M = sonno profondo (Sushupti) associato a Shiva e quindi alla Dissoluzione, al guna Sattva e al corpo sottile; nonché alla Coscienza Suprema che li pervade e la Totalità indifferenziata della Trimurti (triplice forma) associata al Brahman e allo stato di Turya. Il semicerchio sotto il punto indica l'infinito ed accenna al fatto che il pensiero limitato non può comprendere la profondità e l'altezza del punto che rappresenta la Coscienza assoluta. La curva inferiore più grande simboleggia lo stato di veglia, la curva piccola simboleggia il sogno mentre la curva superiore rappresenta l'inconscio o sonno profondo. Nella genesi indù Dio, completo in se stesso, emette un pensiero creatore sottoforma di Suono primordiale (OM) che per potersi esprimere concretamente deve manifestarsi come Trimurti: Brahma, colui che genera; Vishnu, colui che espande e conserva; Shiva, colui che dissipa "l'illusione" che la materia sia l'unico aspetto dell'esistenza. La triade si esprime a livello sonoro con la combinazione di "Tonica di base", "Quinta" ed "Ottava superiore", che rappresentano la forma melodica del canto dell'OM. Il Mantra o Mantram (come viene chiamato in alcune regioni dell'India) è una potente e breve formula sonora spirituale che ha la capacità di trasformare ed elevare la coscienza. Non c'è nulla di ipnotico o di magico, è solo una questione di pratica e soprattutto di non scoraggiarsi se non si ottengono subito i risultati sperati. I Mantra vedici non servono per ottenere uno stato di ipnosi o auto-ipnosi, piuttosto servono per liberare (trayate) la mente (manas) dall'energia illudente. Il Mantra ha la funzione di dominare le funzioni mentali, soprattutto quelle automatiche ed inconsce, che sono i veri disturbi della personalità e sono molto più coatti di quelli che il soggetto individualmente sappia di avere. Quando pratichiamo il mantra stiamo richiamando il più grande potere che siamo in grado di concepire: possiamo chiamarlo Dio, Realtà Ultima o Sè interiore, qualunque nome gli attribuiamo, con il mantra stiamo richiamando la parte migliore che c'è in noi. E' una pratica che si riscontra sia nelle tradizioni occidentali, dove prende il nome di Nome Santo, sia nella tradizione induista che in quella buddhista, dove prende appunto il nome di Mantra. E' fondamentale che una volta scelto il mantra non lo si cambi, per non rischiare di fare come il contadino che per trovare l'acqua, scava innumerevoli buche in superficie senza risultato, mentre se avesse impiegato lo stesso tempo per scavarne una sola profonda l'avrebbe sicuramente trovata. Tutte le grandi tradizioni e culture hanno prodotto potenti formule spirituali per poter richiamare questa Realtà Ultima che, nella tradizione cattolica e in molte altre (soprattutto in quelle ortodosse), prende il nome appunto di Nome Santo o Nome Divino. Queste formule fanno parte di una più vasta serie di preghiere anche se il mantra non è una vera e propria preghiera; con la preghiera, infatti, noi chiediamo qualcosa, mentre con il mantra cerchiamo di avvicinarci al divino. Il mantra ha anche una funzione calmante a livello mentale ed è uno dei modi più semplici per manifestare la presenza del divino. Quando lo ripetiamo mentalmente (soprattutto nelle prime volte per chi non ha ancora sviluppato tecniche di meditazione) è molto importante non distogliere l'attenzione, dopo aver raggiunto un certo livello di pratica lo si potrà anche intonare. La funzione dei cosiddetti "suoni mantrici" consiste nel mettere in movimento energie ferme, bloccate o latenti e condurre la mente verso uno stato armonico. La ripetizione (Japa) di suoni mantrici, sia vocalizzata che mentale, agisce, tra l'altro, sugli emisferi cerebrali sincronizzandoli tra loro e attivando le zone connesse alla corteccia cerebrale. I suoni funzionano anche come degli "assorbenti" e dei "conservatori" di sensazioni vive, che emergono quando vengono evocate tramite il suono. Questa facoltà è tipica della forza del mantra. Possiamo quindi parlare dei mantra come di "parole-suono" che utilizzano gli archetipi del linguaggio in un senso diverso da quello dei linguaggi verbali moderni. I mantra riflettono un uso antico del linguaggio, e infatti provengono da antichi idiomi che posseggono chiavi particolari per attivare le emozioni, le energie e lo spirito dell'uomo, più che i sensi della logica e della razionalità. La ripetizione del mantra è una antica tecnica dinamica con la caratteristica di possedere un potere cumulabile, infatti più lo si ripete più esso affonda le proprie radici nella nostra coscienza, tanto che continueremo a ripeterlo mentalmente senza nemmeno rendercene conto. Per quanto riguarda la scelta del mantra, questa dipende sicuramente dalla società e quindi dalla cultura in cui si è cresciuti, se si è cattolici è possibile che si prediliga un mantra cattolico, è anche vero però che ci sono persone che, proprio per questo tipo di aspetto, sono refrattarie a determinati mantra; in questo caso si possono utilizzare delle formule che non presentano il nome implicito della divinità. Essendo i mantra delle formule, conviene utilizzarne alcuni tra quelli testati e di potere sicuro (non è utile crearne di propri) per invocare la divinità. [...] Bibliografia http://www.amadeux.it/sublimen/informazioni/bibliografia.html