venerdì 29 agosto 2014

Rhodiola Rosea: la pianta anti stress

Rhodiola Rosea: la pianta anti stress

La Rhodiola Rosea è una panacea in quanto favorisce l'aumento della resistenza fisica e delle difese immunitarie

di Antonio Colasanti - 28/08/2014



La Rhodiola Rosea è chiamata pianta anti-stress e al giorno d'oggi non credo ci sia persona che non debba usarla.
Rasavina, rasarina, salidroside, alcol aromatici, fitosteroli, flavonoidi sono i suoi principi attivi.
La troviamo nei paesi scandinavi, in Siberia, dai 300 ai 1.500 metri di altitudine: è pianta perenne che fiorisce in primavera di cui si raccoglie la radice.
L'uso popolare definisce la Rhodiola Rosea una panacea in quanto favorisce l'aumento della resistenza fisica e sessuale, delle difese immunitarie e contrasta i disturbi dell'umore ed dell'ansia.

Dal punto di vista scientifico e un autentico adattogeno che aumenta la resistenza dell'organismo senza disturbare le funzioni biologiche: per questo motivo è una radice favolosa per lo stress, aumentando il rilascio e la permanenza della serotonina cerebrale. Per questo motivo viene consigliata anche nelle diete per bloccare il senso di fame nervosa e per attivare la lipolisi.
Si impiega inoltre per aumentare le capacita intellettive mnemoniche.

Troviamo la Rhodiola Rosea in gocce o in compresse: 40 gocce mattina e pomeriggio in poca acqua o una compressa 2 volte ad dì. È preferibile, dato il suo potere stimolante, non prenderla nelle ore serali.

La Rhodiola Rosea non ha effetti dopanti, ma aiuta molto soprattutto negli sport di resistenza quali maratone o granfondo ciclistiche. Se si vuol avere aiuto in questi sport bisogna iniziare una settimana prima con l'assunzione di 3 cps al dì. L'assunzione di due compresse prima e due durante la gara vi può assicurare un aiuto che si sente notevolmente.

Anche questa volta la natura, con la Rhodiola Rosea, ci offre un rimedio per combattere gli stati ansiosi stressogeni senza alcun effetto collaterale.


La Rhodiola Rosea presenta un elevato potere adattogeno, utile all'uomo per accrescere la resistenza dell'organismo aiutandolo a fronteggiare stress di varia natura, legato a fattori esterni e interni, contrastando così le ripercussioni negative a livello del sistema nervoso.

L'azione graduale e fisiologica della Rhodiola aiuta a ridurre l'impatto dei fattori di stress sul sistema nervoso.

In questo senso, la Rhodiola rosea ha dato risposte positive contro le alterazioni dell'umore e i disturbi del sonno.

Aiuta anche a ridurre i tempi di recupero in seguito ad attività fisica intensa.

La Rhodiola può essere un valido sostegno nelle diete rivolte al controllo del peso in quanto si ritiene che agisca sulla fame nervosa.

Agisce inoltre favorendo il meccanismo della memoria.

La Rhodiola Rosea di Natural Point è senza glutine, priva di sostanze allergeniche e non ha subito alcuna modificazione genetica.

L'estratto dalle radici si distingue per la quantità dei principi vegetali contenuti e per l'elevata qualità produttiva.

Oltre al gentile profumo di rosa dei suoi bei fiori gialli, la natura dona alle sue radici qualità speciali, adatte a sopravvivere in condizioni estreme, e note da secoli alle popolazioni locali, che utilizzano la "Rhodiola rosea" per combattere lo stress, sempre nel rispetto dei limiti fisici del corpo.

Tra le montagne siberiane la chiamano "radice d'oro" (Zoloty Koren) ed anche "radice artica", e ne fanno una bevanda che aumenta la resistenza agli sforzi e aiuta a superare gli stati depressivi "da inverno siberiano" e i disturbi d'alta quota.

La ricerca intorno alla Rhodiola si è mossa dapprima in Unione Sovietica (anni '70), ove studi clinici su larga scala hanno documentato le sue proprietà benefiche e individuato con chiarezza (Kurkin, 1986) che i principi vegetali si trovano solo nella varietà "rosea" e non nelle altre numerose varietà di Rhodiola. Studi successivi, in Svezia, hanno confermato il potenziale della pianta contribuendo a delinearne i campi d'applicazione.

La tradizione popolare attribuisce alla Rhodiola rosea molte proprietà, tra cui l'aumento della resistenza fisica, delle prestazioni intellettuali, la stimolazione del sistema immunitario, la capacita di contrastare i disturbi dell'umore e dell'ansia.

È una pianta "adattogena"; con ciò si intende una pianta i cui principi vegetali inducono un adattamento e quindi una resistenza dell'organismo a qualsiasi forma di stress, apportando allo stesso tempo dei benefici.

Rosavin, rosin, rosarin e salidroside, sono sostanze adattogene tipiche della Rhodiola, ma solo rosavin, rosin e rosarin rendono la Rhodiola rosea unica e le conferiscono numerose proprietà.

La Rhodiola stimola la produzione di serotonina, un ormone che contribuisce al controllo di appetito, sonno, umore e funzioni cardiovascolari, e al potenziamento di memoria, attenzione e apprendimento.

Ingredienti: rhodiola rosea 500mg, rosavin 15mg, salidroside 5mg.


Rhodiola Rosea
Integratore alimentare a base di Rhodiola Rosea >> http://goo.gl/lJ3ZdT
Produttore: Natural Point
Tipo: Prodotto
Confezione: 30 g - 50 capsule


martedì 26 agosto 2014

Evitare i metalli tossici

Evitare i metalli tossici

Consigli pratici per evitare, nella quotidianità il contatto con i metalli tossici e prevenire l'intossicazione da metalli

di Fiamma Ferraro - 25/08/2014



È possibile evitare i metalli tossici?

Evitare no, limitare il contatto sì. La prevenzione viene prima della cura... o perlomeno, dovrebbe.
Oltre a cercare, con le cautele del caso, di eliminare i metalli tossici accumulati, è di vitale importanza tentare di evitare, o perlomeno, realisticamente parlando data l’ubiquità della loro presenza, tentare di ridurre nei limiti del possibile le esposizioni a questi metalli e alle altre sostanze tossiche. Non è purtroppo possibile cambiare l’aria che respiriamo e tanto meno estrarre questi aggressori dall’ambiente circostante. Non è nemmeno il caso di diventare troppo timorosi o fanatici al riguardo, e quanto all’opzione di vivere in un ambiente meno inquinato cambiando casa, lavoro o quant’altro, lo stress indotto da tali cambiamenti potrebbe superare ogni vantaggio che se ne trarrebbe (come ci insegna la psiconeuroimmunologia, vedi p. 99). Vale però la pena di effettuare un minimo di sforzo per cercare di controllare l’ambiente di casa e le sostanze che respiriamo, ingeriamo e che sono direttamente a contatto con il nostro corpo.

Consigli pratici per la quotidianità

Vediamo pertanto come ottimizzare l’ottimizzabile, perlomeno per la cura della nostra persona e in casa nostra, dove abbiamo maggiori possibilità di controllo (e purtroppo, a quanto pare, l’atmosfera nelle case è spesso più inquinata di quella che si trova in strade trafficate!).

Ecco un elenco di alcune possibili misure/precauzioni:

• se si usano apparecchi condizionatori, fare attenzione alla qualità dei filtri e cambiarli spesso;
• i prodotti naturali per le pulizie domestiche (per lavare piatti, biancheria, pavimenti ecc.) costano di più o sono meno efficaci? Perché non alternare perlomeno prodotti “normali” con prodotti naturali?
• se per le pulizie domestiche si utilizzano prodotti non naturali, conviene acquistare confezioni (da 100) di guanti lattice monouso; i guanti di gomma possono essere intrisi dalle sostanze tossiche con le quali sono entrati in contatto (a meno che non se ne utilizzi un paio nuovo tutti i giorni!);
• utilizzare deodoranti che non contengono alluminio, come ho fatto presente più volte; pazienza se d’estate bisogna lavarsi più volte le ascelle!;
• oltre al deodorante, i prodotti usati tutti i giorni per la cura della persona, come bagnoschiuma, shampoo, creme, cosmetici, dentifrici ecc. dovrebbero contenere ingredienti naturali, nella massima misura possibile;
• siete stati in luoghi inquinati oppure avete svolto attività sospette per ciò che riguarda le presenza di metalli tossici e tossine? Concedetevi un bagno con l’EDTA in polvere (l'acido etilendiamminotetraacetico è un agente chelante);
• dopo pranzi o cene con cibi o bevande sempre di natura sospetta, assumere uno degli agenti chelanti naturali/EDTA per via orale;
• prestare attenzione alla qualità di vernici, lacche, solventi, colle, paste adesive, paste abrasive, lucidanti, spray, oli lubrificanti, carburanti per macchine utensili, pesticidi ecc.;
• imparare a valutare la presenza di componenti tossici, in particolare nei prodotti utilizzati regolarmente.

Articolo tratto da:
Fiamma Ferraro
La Terapia Chelante - Libro >> http://goo.gl/3IWecr
Disintossicarsi dai Metalli Tossici
Editore: Macro Edizioni
Data pubblicazione: Aprile 2014
Formato: Libro - Pag 224 - 13.5x20.5 cm



martedì 19 agosto 2014

Le proprietà dell'iperico

Le proprietà dell'iperico

L'iperico è un antidepressivo naturale, ma ha anche proprietà antibatteriche e antivirali

di Antonio Colasanti - 18/08/2014



L’iperico detta anche erba di S. Giovannni è famosa soprattutto per la sua efficacia contro i disturbi di origine nervosa come ansia e depressione ma nell’antichità veniva usata anche contro le malattie e i disturbi dell’apparato digerente. Applicata esternamente sotto forma di olio aiuta a curare piccole lesioni e scottature mentre aggiunta al vino abbassa la febbre.

Le proprietà dell'iperico

È chiamato volgarmente “Scacciadiavoli” perchèé protegge dalle influenze negative. Io, che pratico pranoterapia, ne so qualcosa.
È più conosciuto come “Erba di San Giovanni", per il suo ruolo primario nel rito celebrativo in onore del santo. Hypericum Perforatum è il suo nome scientifico: appartiene alla famiglia delle Guttiferae e lo troviamo sui bordi delle strade e nei campi incolti, dalla pianura alla montagna.

Contiene numerosi principi attivi tra i quali: pinene, cariofillene, flavonoidi, quercitina e ipericina. Da ricordare che le proprietà terapeutiche sono esclusive della pianta fresca.
L’effetto principale della pianta è quello antidepressivo, infatti, l’iperico viene denominato “Prozac vegetale”.

Come tutti i farmaci del suo genere, blocca gli enzimi denominati MAO (Mono Amino Ossidasi): l’ipericina, suo principio attivo, blocca le MAO, sia di tipo ”a” che “b”  favorendo in questo modo l’aumento della serotonina cerebrale. Quindi il suo impiego è rivolto in tutti i casi dove siano presenti disturbi dell’umore quali ansia, tristezza, insonnia, palpitazioni, pianto, legati a fattori ansiogeno-depressivi.
L’ipericina è inoltre un antivirale, ed esercita una forte attività contro l'herpes simplex 1 e 2. Esercita anche un'attività antibatterica contro lo staphylococco aureus, il proteus, l’escherichia, lo pseudomonas.

Questa pianticella dai fiori gialli, apparentemente gracile ed insignificante, possiede in realtà proprietà eccezionali, soprattutto nei riguardi dei disturbi dell'umore, che riesce a risolvere senza alcun effetto collaterale significativo.
Lo troviamo, in capsule, da somministrare 2- 3 volte al dì, dopo i pasti. Importante è verificare il dosaggio in ipericina. Il trattamento a base di iperico è efficace nei casi di depressione lieve e media, al pari dei farmaci di sintesi.

Altro campo d’ applicazione è l'uso esterno come oleolito o unguento, in tutti i casi di eritemi solari, ustioni, scottature, emorroidi, nevralgie e infezioni virali.

Attenzione all'uso interno: l'ipericina possiede proprietà fotosensibilizzanti, pertanto si sconsiglia l'esposizione al sole durante il trattamento.


Sven-Jorg Buslau
Iperico - libro >> http://goo.gl/RMdX0A
La natura contro la depressione
Editore: Tecniche Nuove Edizioni
Data pubblicazione: Gennaio 2000
Formato: Libro - Pag 130 - 13.5x20.5


Oleolito di Iperico >> http://goo.gl/odz4Ox
Proprietà cicatrizzanti, disinfiammanti, antidolorifiche.
Produttore: Remedia Erbe
Tipo: Prodotto
Confezione: 30 ml




mercoledì 13 agosto 2014

Goji: l'albero della vita

Goji: l'albero della vita

Le bacche di Goji hanno proprietà energizzanti, antianemiche, antidegenerative, antiossidanti, rinvigorenti e dimagranti

di Antonio Colasanti - 11/08/2014



Goji: l'albero della vita

L'albero della vita: questo appellativo cosi importate (che spiazza il nostro melo, da sempre così definito) è dato a un arbusto, il Goji, che cresce ad alta quota nelle valli hymalaiane e vicino al corso del fiume Giallo, dove il clima particolare permette di raccogliere i suoi frutti, denominati diamanti rossi.

La pianta del Goji (lycium barbarum o chinese) è una solanacea da sempre usata dai popoli asiatici come rigenerante e il suo uso risale al 1000 a.c.
Questi piccoli frutti rossi contengono molti principi attivi: vitamine A, C, ed E, 18 amminoacidi, flavonoidi, carotenoidi, storoli, betaina. I piu interessanti sono delle antocianine, molto utili nelle diete dimagranti in quanto prevengono e sciolgono gli accumuli di grasso, e la presenza di 4 polisaccaridi a cui si associa la proprietà anti degenerativa e protettiva delle menbrane cellulari.
Le bacche di Goji hanno proprietà energizzanti, antianemiche, antidegenerative, antiossidanti, rinvigorenti, dimagranti...

Una particolare attenzione va posta ai luoghi di provenienza, al tipo di pianta (è da preferire il barbarum), e  ai metodi di conservazione: le bacche temono l'umidità e il calore, quindi è necessario conservarle in recipienti adatti.

In commercio si trovano sia le bacche che le compresse.
Le bacche si possono consumare nella misura di un cucchiaio preferibilmente al mattino, in alternativa 2 compresse al dì, titolate e standardizzate in polisaccaridi.
Per matenersi in forma più a lungo, oltre che seguire una sana alimentazione alcalina e quotidiana attività fisica, il Goji e un ulteriore aiuto dalla natura.


Succo di Goji Prima Qualità 500ml – Puro al 100% >> http://goo.gl/qspP2w
Nutriente ed energizzante, rinforza il sistema immunitario
Produttore: Salugea
Confezione: 500 ml + misurino


Bacche di Goji - Busta

Frutti essiccati pronti per l'uso

Le bacche di goji  convenzionali sono coltivate a  Ningxia in Cina.

Proprio come per molte altre piante, anche nel caso degli arbusti di Lycium barbarum (o Chinese Wolfberry) esistono numerose specie. Al momento si conoscono circa ottanta famiglie diverse di Wolfberry.

Il Lycium barbarum del Ningxia vanta tuttavia il grado maggiore di polisaccaridi dal potere stimolante sul sistema immunitario.

Le bacche Wolfberry coltivate nel Ningxia son particolarmente nutrienti. Questa qualità di bacche di Goji contiene efficaci antiossidanti, che è risaputo contribuire sensibilmente al rinnovamento cellulare e all'azione antiossidante che rallenta il processo di invecchiamento.

Le bacche di Goji appartengono al gruppo degli alimenti che sono considerati superantiossidanti naturali, una dose  di circa 15 bacche di Goji hanno una capacità antiossidante superiore a 15 blocchi.

Molti studi sono stati condotti sulle bacche di goji ed  hanno destato l'interesse di molti ricercatori, perché tra le montagne del Tibet, gli agricoltori e le persone che hanno consumato regolarmente le bacche di Goji per anni, la  percentuale di centenari sale del 10 % e la percentuale di persone con il  cancro è bassissima, così come l' invecchiamento cellulare.

 Contiene più vitamina C delle arance, più vitamina B1 e B3 del lievito naturale ed è ricco di polisaccaridi.

Contiene più calcio dei broccoli ed è una preziosa fonte di betacarotene, luteina e zeaxantina. Si raccomandano 15 g di frutto secco al giorno. Masticando bene si aumenta l'effetto nutritivo.
Per ammorbidire le bacche usare acqua, latte, oppure yogurt.

Questi frutti, orientali contengono elevate percentuali di zinco, vitamina C, fibre e polisaccaridi che contrastano allergie e patologie degenerative.

Il Lycium barbarum o Goji cresce spontaneamente nelle alte valli dell'Himalaya, in Mongolia e in Cina. Oggi anche l'Occidente comincia a interessarsi a questo vegetale e ora del Goji si possono trovare anche le bacche essiccate, dal sapore che ricorda il mirtillo, o il succo, da consumare concentrato o diluito con acqua.

Di recente i ricercatori dell'Università di Sidney hanno dimostrato la presenza di un potente antiossidante naturale contenuto nei frutti di Goji, che ha la capacità di proteggere l'epidermide dall'azione aggressiva dei radicali liberi e che possiede una notevole attività antinfiammatoria.

Le bacche di Goji sono ricche anche di acidi grassi essenziali, principi importanti per la salute di cuore e circolazione,e pigmenti dermoprotettivi e neurotonici, come betacarotene, luteina e zeaxantina.

Un aiuto nella prevenzione di tumori e Alzheimer

Nel Goji sono presenti due importanti antiossidanti naturali: lo zinco e un'alta percentuale di vitamina C; in più queste bacche contengono quattro polisaccaridi bioattivi (LPB1, LPB2, LPB3, LPB4) capaci di attivare il sistema immunitario e renderlo abile nel distinguere tra cellule sane e cellule malate, soprattutto nelle patologie degenerative, come cancro e Alzheimer.

Non è tutto: perché i polisaccaridi, in associazione con le fibre presenti nelle bacche, hanno rivelato anche una buona attività probiotica, favorendo la crescita e lo sviluppo di flora batterica benefica a livello intestinale, che ha portato a un potenziamento della parete intestinale e una regolarizzazione della risposta immunitaria, chiamata in gioco nelle patologie allergiche.

L'insalata depurativa

Le bacche di Goji si possono gustare in insalata. Per 2 persone servono 2 tazze di riso integrale, mezza tazza di bacche di Goji, 3 tazze di foglie di spinaci, una tazza di piselli, 2 barbabietole, una tazza di fagioli bio, 300 grammi di petto di pollo tagliato a cubetti. I vari ingredienti devono essere già cotti, a esclusione delle bacche. Si mescolano riso, fagioli, bacche di Goji e piselli e si aggiunge un po' di sale e di olio. In un piatto si dispongono le foglie di spinaci e, sopra, si dispongono il petto di pollo, le barbabietole a fettine e il mix di riso, piselli e bacche.

Il frullato rinforzante

Basta procurarsi una tazza di bacche di Goji, una di mirtilli, una di more, lamponi, ribes e una mela. Si frullano tutti i frutti e poi si aggiunge a piacere latte di soia o succo d'arancia. Si mescola delicatamente e si completa con una spolverata di cannella o di cacao amaro bio in polvere. La bevanda ottenuta è un portentoso antiossidante naturale, straricco di vitamine e minerali: l'ideale è gustarlo come merenda o sostituirlo di tanto in tanto alla colazione del mattino.

La tisana antiage

È infine possibile assumere le bacche di Goji in tisana. Quando l'acqua bolle si aggiunge una manciata di bacche, si fa bollire pochi minuti, poi si dolcifica con zucchero di canna bio. Invece della semplice acqua si può amplificare l'azione antiossidante del Goji utilizzando come base per la tisana il tè verde, senza dimenticare di mangiare anche le bacche, oltre a bere l'infuso.


Bacche di Goji - Busta >> http://goo.gl/mcKeRv
Produttore: Erbavoglio
Confezione: 1000 gr




lunedì 11 agosto 2014

Meditazione: perché fa bene anche al corpo

Meditazione: perché fa bene anche al corpo

La meditazione è uno strumento potente per generare equilibrio nell’anima e nel corpo

Marco Medeot - 08/08/2014



Meditazione: perché fa bene anche al corpo

La meditazione è uno strumento potente per generare equilibrio nell’anima.
Quante volte hai passato un periodo di forte stress? Credo che almeno una volta ti sia capitato. Si tratta di una forma di adattamento ad una perturbazione dell'energia animica, che si ripercuote anche sulle energie vitali e fisiche richiamando alcune reazioni regolative non solo neuropsichiche, ma anche immunologiche e corporee.

Tutto questo è persino osservabile:

•    Lo stress aumenta la pressione sanguigna.
•    Lo stress disturba la regolarità della respirazione.
•    Lo stress incrementa il ritmo cardiaco.
•    Lo stress provoca la dilatazione delle pupille.
•    Lo stress incrementa la produzione dell’ormone cortisolo.

La pratica della meditazione è in grado di ristabilire la quiete ed agire dall’interiorità fino a indurre dei cambiamenti fisici misurabili e tangibili nel corpo: lo dimostrò, tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, il neurofisiologo Robert Keith Wallace. Quando la meditazione avviene a livello profondo avvengono alcune variazioni riguardanti la respirazione e il battito cardiaco, il consumo di ossigeno, la produzione di onde cerebrali alfa ed altri parametri che normalmente avvengono dopo un sonno di almeno 6 ore.
In altre parole, quando ti trovi in uno stato di quiete (equilibrio dell’energia animica) sei in grado di influire notevolmente sull’equilibrio dell’energia vitale, e quindi sull’energia fisica.

Sappiamo che anche il sonno è un elemento che incide positivamente sull’equilibrio dell’energia vitale. Quando dormi ristabilisci l’equilibrio in modo inconscio. Invece quando mediti stabilisci l’equilibrio in modo consapevole. Deepak Chopra afferma che il sonno è una meditazione inconscia e che la meditazione è il sonno cosciente.

Da alcuni dati statistici sembra persino che chi pratica regolarmente una qualche forma di meditazione abbia un’età biologica inferiore rispetto a quella anagrafica e che addirittura l’incidenza di malattie sia minore.
Per cui, ti consiglio vivamente di cominciare a meditare. Esistono innumerevoli testi che ti insegnano come farlo. Ti suggerisco in particolare la lettura del libro Impara a Meditare di Maneesha James.

Maneesha James
Impara a Meditare + CD >> http://goo.gl/xXiduM
Tecniche per una Vita Viva. Come uscire dal caos frenetico quotidiano
Editore: Macro Edizioni
Data pubblicazione: Gennaio 2006
Formato: Libro + CD - Pag 176 - 13.5x20.5

approfondimenti:





giovedì 7 agosto 2014

Saluto al Sole, Saluto alla Luna

Saluto al Sole, Saluto alla Luna

Tecniche energetiche per rivitalizzare mente e corpo

di Silvia Salvarani



Rivitalizza mente e corpo con i saluti agli astri

Il Saluto al Sole, in sanscrito Surya Namaskara, è considerata una delle sequenze più dinamiche dello Yoga, una serie di esercizi che ha lo scopo di preparare il corpo e la mente ad affrontare la giornata in modo energico e senza stress.

Lo Yoga del sole, come viene anche chiamato, ha ottenuto un enorme successo, paragonabile in tutto e per tutto a quello de I cinque tibetani, grazie anche al fatto che può essere praticato facilmente, a tutte le età e senza alcuna controindicazione.

Come il Saluto al Sole rappresenta la parabola solare, dall’alba al tramonto, così il Saluto alla Luna, in sanscrito Chandra Namaskara, raffigura la luna nell’arco delle sue fasi: ascendenti e discendenti, piene e vuote.

La sequenza del Saluto alla Luna è dedicata a tutti coloro che desiderano tonificare il corpo sciogliendo tensioni e rigidità, incrementare le capacità creative e regolare i ritmi vitali.


Silvia Salvarani, laureata in EDUCAZIONE FISICA si è poi specializzata nell’insegnamento dello YOGA dal 1986 consegue diploma della federazione italiana yoga.

Negli anni novanta diventa MASTER REIKI e segue una scuola di tre anni di REBIRTHING. Dal 1980 al 2000 dirige e insegna presso il suo centro ad ANCONA. Dal 2001 si trasferisce a MILANO.

Sempre nel 2001 esce il primo video-libro "I 5 TIBETANI" edito dalla Macro Edizioni (tutt’ora best seller ha superato le 5000 copie). Nel 2004 esce il secondo video-libro "IL SALUTO AL SOLE" e nel 2009 esce il terzo video-libro “Empower Yoga” sempre della Macro Edizioni.

A Milano si è affermata come insegnante di POWER YOGA ed è stata fra le prime in Italia a diffondere questa disciplina. Oggi pubblica i suoi articoli sulla rivista mensile YOGA. Tiene i suoi corsi regolari di gruppo presso il CLUB CONTI e DOWN TOWN e presso il CENTRO SHIATSU SHIN WA inoltre svolge l’attività di PERSONAL TRAINER a domicilio. Tiene frequenti seminari a Milano e in tutta Italia sia sullo yoga che reiki - rebirthing - o altri incontri a tema.


Silvia Salvarani
Saluto al Sole, Saluto alla Luna - DVD >> http://goo.gl/m1CQFi
Tecniche energetiche per rivitalizzare mente e corpo
Distribuito da: Macro Edizioni
Data pubblicazione: Luglio 2014
Durata: 50 minuti ca
Tipo: DVD
Audio: Italiano - DOLBY DIGITAL 2.0
Formato: DVD5 - PAL 16/9




mercoledì 6 agosto 2014

Dracontium loretense: la pianta di origine amazzonica che può curare l'AIDS

Dracontium loretense: la pianta di origine amazzonica che può curare l'AIDS

Il dracontium loretense, pianta di origine amazzonica peruviana usata da millenni come antidoto al morso di alcuni serpenti velenosi, possiede straordinarie proprietà antivirali e immunostimolanti.

di Antonio Colasanti - 05/08/2014



Medicina Non Convenzionale

Dracontium loretense: la pianta di origine amazzonica che può curare l'AIDS

E la storia si ripete: le piante non sono brevettabili e se non si riesce a fare la sintesi chimica del principio attivo si abbandona tutto.
È quanto succede per il dracontium loretense, pianta di origine amazzonica peruviana usata da millenni come antidoto al morso di sepenti velenosi per uso sia interno che esterno.

Il dottor Roberto Inchuastegiu Gonzales, studiando il perché la pianta avesse tali proprietà, scopre che il suo principio attivo, la dracontina, è in grado di bloccare l'enzima proteasi, cosa che fanno i farmaci attivi contro l'HIV. Dal 1989 al 1993 il dottor Gonzales conduce uno studio su pazienti ammalati di AIDS somministrando in contemporanea il dracontium e l'uncaria tomentosa, il primo con spiccata attività antivirale e il secondo immunostimolante. Risultato: dopo sei mesi di terapia remissione completa della malattia.

Il meccanismo d'azione è che con il blocco dell'enzima proteasi, il virus HIV produce copie imperfette che non sono piu trasmissibili: siccome il veleno di serpente contiene la proteasi, le piante usate sono dei potenti inibitori di tali enzimi. Dal punto di vista botanico il dracontium o jergon sacha e una pianta con una unica foglia gigante e con un grosso stelo che somiglia a una forma di serpente. Il rizoma contiene alcaloidi, flavonoidi, fenoli, triterpeni, saponine.
Per ora sappiamo che la pianta possiede attività antivirali, immunostimolanti, e anti AIDS: dove arrivino tali proprieta non e dato sapere dato che non ci sono sperimentazioni serie a tal proposito.

È curioso sapere che il frutto somiglia in modo impressionante a quello del nostrano arum maculato che pare sia un cibo dei serpenti. La pianta è velenosa in quanto coniene derivati dell'acido cianidrico, ha però attività antinfiammatoria e vermifuga.

Abbiamo tra le mani un potente antivirale, quasi una soluzione all'AIDS da sperimentare in altre patologie virali, comprese il cancro e altre forme degenerative.
Come accade per numerose altre piante abbiamo a disposizione dalla natura i rimedi, ma non sappiamo sfruttarli.


Antonio Colasanti

Il dottor Antonio Colasanti è nato a Frosinone il 01/03/1952  laureato in farmacia all’università la Sapienza di Roma nel 1977.
Docente in farmacologia presso la stessa università.
Nel 1983 fonda la Omeosalus, azienda distribuzione prodotti omeopatici e fitoterapici.
Iscritto al 5° anno di laurea in medicina.
Esperto in omeopatia-fitoterapia integratori naturali ed alimentazione sportiva.
Specializzato in medicina bioradiante-pranoterapia-massaggio sportivo.
Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e relatore in corsi svolti nell’università la Sapienza.
Ha scritto numerosi articoli di interesse mondiale.
Gli è stato conferito il premio nazionale medicina 2013
Direttore della scuola di naturopatia Elform di Milano.
Per info: erboristeriacolasanti.it


Garabombo Delle Risse
Virus - L'invenzione della realtà. Il caso A.I.D.S. - DVD >> http://goo.gl/0e2kqo
Distribuito da: Macrovideo
Data pubblicazione: Febbraio 2005
Durata: 120 min
Tipo: DVD + libretto


martedì 5 agosto 2014

L'intenzione e le scelte della nostra vita

L'intenzione e le scelte della nostra vita

L’ideale di vita che noi scegliamo è una destinazione, ma nel contempo è anche un faro che illumina i possibili percorsi, ma sta a noi camminare nella vita con “intenzioni appropriate” per raggiungere la nostra destinazione desiderata

di Bruno Fuoco - 04/08/2014



L'intenzione e le scelte della nostra vita

Mentre nella cultura ordinaria, le intenzioni, alla stessa stregua della vita interiore, sono collocate in un territorio privo di concretezza, le più elevate intelligenze dell’umanità, invece, hanno cercato di cogliere, fin dai tempi antichi, la rilevanza dell’intenzione per la vita dell’uomo. La tematica dell’intenzione è infatti oggetto di studio di numerose discipline: filosofia, pedagogia, psicologia, neuroscienze, diritto, gnoseologia ecc. Il termine intenzione, conseguentemente, possiede significati diversi nelle varie discipline. Vi è da aggiungere che la riflessione sulle intenzioni si presenta complessa perchè coinvolge, necessariamente, anche l’analisi dei processi della nostra vita interiore. Per questa ragione, l’intenzione ha interessato anche i mistici, i teologi e gli spiritualisti in generale.
Nella nostra brevissima riflessione (1) interessata agli aspetti pedagogici e morali, l’intenzione rileva, soprattutto, come orientamento delle nostre energie interiori (pensiero e sentimento), anche a prescindere dal successivo compimento di un atto esteriore. D’altronde questo è il significato generico del latino classico “intentio”, in-tendere, cioè “tendere a”.

Osservava il famoso psicologo James che ciò che diciamo sulla realtà dipende dalla prospettiva con cui la guardiamo e il suo contenuto dipende da ciò che scegliamo e la scelta dipende da noi (2). Nella stessa direzione si è rilevato che noi percepiamo al fine di agire, di interagire con gli oggetti e con gli altri; quello che percepiamo non è indipendente dunque dai nostri scopi (3). Anche la postura di un essere umano rifletterebbe una determinata intenzione (4). Potremmo quindi sostenere che le nostre intenzioni condizionano non solo l’attenzione-percezione, ma anche la catena processuale dei pensieri, sentimenti e atti (gesti e parole). Infatti, l'intenzione, osserva Chopra, è “responsabile di tutti i processi legati ad apprendimento, memoria e ragionamento, oltre che delle attività motorie” (5). L’organismo, rileva Rogers, è sempre motivato, è sempre intento a qualcosa (6).

L’intenzione svolge, dunque, oggettivamente un ruolo strategico nella nostra esistenza e ciò trova conferma sempre di più anche negli studi scientifici, in particolare in quelli relativi ai neuroni specchio. Ma anche in pedagogia si è sostenuto che la costruzione del Sé come soggetto dotato di senso implica il darsi intenzioni e l'organizzarsi secondo intenzionalità (7). Peraltro, alcuni importanti studi di antropologia affermano che proprio la capacità di generare intenzioni e di poter accedere alle intenzioni altrui è alla base della vita sociale e cooperativa“ (8). Nella sostanza, il concetto di intenzione, e per certi aspetti anche il diverso concetto di intenzionalità (9), pongono in luce che il dipanarsi e l’evolversi della vita dell’individuo è oggettivamente condizionata dalle intenzioni, cioè dalle finalità che ciascuno si autoprefigge in quanto queste ultime dànno senso alla nostra interpretazione del mondo, al nostro ruolo nel mondo e quindi al nostri stati interiori tout court.

Peter Deunov ha evidenziato l’importanza per gli uomini di sapere “a quoi devraient-ils tendre”. Egli affermava che la presenza del Principio Divino nell’uomo «lui inspire le désir de tendre vers ce qui est élevé et sublime dans le monde, lui suggère chaque élan noble, chaque impulsion vers la vertu et la grandeur” (10). Anche la parte dell'Anima universale che è in noi, afferma Aïvanhov, tende incessantemente verso lo spazio, verso l'immensità, verso l'infinito (11). Se il tendere “a”, lo slancio “verso”, sono propri anche della nostra natura spirituale, le intenzioni, allora, costituiscono una grande possibilità per riprendere contatto con la nostra cittadinanza celeste. L’intenzione ci “permette come una finestra aperta sull’eternità, di evadere dalla prigione di se stessi” (12). Intensi sono, dunque, i legami tra libertà e intenzione in quanto siamo sempre orientati verso un quid puramente interiore o anche esteriore. In entrambe le situazioni, è in azione la nostra vita, il nostro “io” posto che essere “orientati” significa che ci stiamo spostando verso territori, verso una delle destinazioni possibili dell’esistenza.

Dovremmo allora sempre chiederci: dove stiamo andando con le nostre intenzioni, cioè con i nostri pensieri e sentimenti? Cosa ci porteranno una volta che li abbiamo seguiti? Dove stiamo andando con le nostre azioni? Stiamo generando effetti benefici, oppure, dannosi per noi e per gli altri? Il vuoto intenzionale non esiste, semmai vi è l’assenza di consapevolezza delle proprie intenzioni. Noi, volenti o nolenti, andiamo sempre verso un quid e l’esperienza della vita ci dice che questo quid può portarci gioia o tristezza, infelicità o felicità, benessere o malessere.

Ma allora, se siamo sempre orientati verso un qualcosa, perché non dovremmo chiederci in anticipo quali sono le stazioni di arrivo dei vari percorsi cui ci conducono le nostre intenzioni, quali regioni interiori raggiungeremo tramite esse, quale status psico-fisici conquisteremo. Perché attendere, ad esempio, il decorso di una intera vita per toccare con mano ciò che era già contenuto nello sviluppo implicito e necessitato dell’ideale prescelto?

Il problema è che spesso non riusciamo effettivamente a comprendere in anticipo la destinazione finale delle nostre intenzioni. Per superare questa impasse forse dobbiamo partire proprio dalla destinazione finale desiderata. Cioè dovremmo avere chiaro quale ideale di vita perseguire, cioè “le but à atteindre” come spiega efficacemente O.M Aïvanhov nella cui opera (una completa e moderna "scienza dei fini e dei mezzi") è possibile cogliere i nessi eziologici tra le intenzioni coltivate e le stazioni di destinazione cui esse, prima o poi, ci conducono. L’ideale di vita che noi scegliamo è una destinazione, ma nel contempo è anche un faro che illumina i possibili percorsi, ma sta a noi camminare nella vita con “intenzioni appropriate” per raggiungere la nostra destinazione desiderata (13).

Possiamo concludere questa riflessione con due suggerimenti operativi ricavati dalla citata opera:

- il segreto del cambiamento sta nello scegliere un ideale, “but a atteindre” per la nostra vita, il più elevato possibile, in quanto gli Ideali più elevati anche se irraggiungibili sono sempre i più efficaci poiché permettono all’individuo di esprimere il meglio di se stessi;
-occorre amare le intenzioni più nobili altrimenti esse resteranno confinate nella sfera intellettuale:”finché non cercherete di elevare il vostro amore, cioè di far sì che il vostro cuore si leghi agli intenti più nobili e più spirituali, potrete cambiare tutto ciò che vorrete, ma incontrerete le stesse difficoltà e le stesse sofferenze” (14).

(1) La versione integrale del nostro lavoro è nel sito www.codiceolistico.it/intenzioni_fuoco.pdf. Per quanto attiene agli studi scientifici sul potere dell’intenzione sulla materia, cfr. gli articoli pubblicati da numerosi autori su www.scienzaeconoscenza.it.
(2) W. James, Pragmatismo, Aragno, 2007, p. 146.
(3) Così A. M. Borghi, R.Nicoletti, Movimento e azione in R. Cubelli, R. Job, I processi cognitivi, Roma, Carocci, 2012, www. laral.istc.cnr.it.
(4) Sulla teoria secondo la quale anche la postura di un essere umano riflette un’intenzione, cfr. A. Berthoz, Il senso del movimento, McGraw-Hill, Milano, 1998.
(5) Cfr. D. Chopra, Le coincidenze, Sperling & Kupfer, 2004, p.66.
(6) C. Rogers, La terapia centrata sul cliente, Martinelli, Firenze, 1970, p. 293 e segg.
(7) Le intenzioni nel processo formativo. Itinerari, modelli, problemi, Biblioteca di Scienze della Formazione, Edizioni del Cerro, 2005.
(8) M. Tomasello, Altruisti nati, Bollati Boringhieri, 2010, p.14.
(9) Cfr. nota 1.
(10) P. Deunov, La Clé De La Vie, conference 22 aout 1928, Sofia, www.beinsadouno.net.
(11) Cfr. O. M. Aïvanhov, Vita psichica, elementi e strutture, 2004, Prosveta.
(12) M. Santerini, Educazione morale e neuroscienze: la coscienza dell'empatia, La scuola, 2011, pp. 37-38.
(13) Il ricercatore può trovare un valido supporto per un lavoro di ricognizione e sperimentazione in tema di intenzioni nell’ampia opera di Aïvanhov ove è illustrato come l’intenzione elevata possa far recuperare il senso del sacro degli atti della nostra vita quotidiana, spesso soggetti all’automatismo e all’involontarietà.
(14) O. M. Aïvanhov, Pensieri quotidiani 2014, Prosveta.


Lynne McTaggart
La Scienza dell'intenzione - Libro >> http://goo.gl/4lNzmA
Come cambiare il pensiero per cambiare la tua vita e il mondo
Editore: Macro Edizioni
Data pubblicazione: Gennaio 2013
Formato: Libro - Pag 424 - 13,5x20,5

Wayne W. Dyer
Il Potere dell'Intenzione Libro >> http://goo.gl/xUe6iq
Editore: Corbaccio Editore
Data pubblicazione: Marzo 2005
Formato: Libro - Pag 302 - 14x20,5



lunedì 4 agosto 2014

Comunicare Oltre la Morte

Comunicare Oltre la Morte

Il metodo testato clinicamente su oltre 3000 casi per sciogliere il dolore del lutto e ritrovare la serenità.

di Allan Botkin



IADC sta per "Comunicazione Post-Mortem Indotta" ed è una nuova tecnica, che trasforma il dolore del lutto in amore.

Una nuova rivoluzionaria terapia che ha aiutato migliaia di persone a superare gravi e dolorose perdite. Attraverso una particolare stimolazione del cervello, il Dott. Botkin induce un’esperienza in cui il paziente ha la viva percezione di incontrare la persona per cui sta vivendo un lutto.

L’evidenza clinica deriva da più di 3000 casi documentati dal Dott. Botkin e altri professionisti.

Per chi è utile il nuovo metodo terapeutico dell’IADC?

In caso di perdita di una persona cara
Per chi soffre di un lutto traumatico recente, o subito decine di anni prima.
Per chi ha sentimenti di colpa, rabbia e tristezza per la morte di una persona cara e vuole superarli.
Il libro contiene la descrizione dettagliata di molti casi risolti.

“La IADC guarisce gli elementi più profondi e dolorosi del lutto e l’associato senso di disconnessione, i pazienti sono in grado di ricordare l’evento in modo più astratto ed emotivamente distaccato. Non conosco nessun’altra tecnica psicoterapeutica che possa dimostrare un cambiamento tanto evidente nella funzione cerebrale ed un conseguente marcato passaggio di prospettiva riportato dal paziente stesso”.
Dott. Alan Botkin


Premessa del libro "Comunicare oltre la Morte"

L’esistenza della vita dopo la morte non è stata ancora scientificamente riconosciuta, nonostante determinate esperienze allusive all’esistenza di un post-mortem siano state un’importante questione clinica per un po’ di tempo.

È ben noto, ad esempio, che alcuni pazienti che si sono risvegliati per miracolo dalla morte, abbiano spesso molte stimolanti storie di avventure post-mortem da raccontare e, di conseguenza, occorre che i medici coinvolti nella cura di questa tipologia di pazienti siano in grado di ascoltare con empatia. Chi scampa per miracolo alla morte ha bisogno di essere rassicurato di non essere solo.

Molti studi medici dimostrano che, una considerevole percentuale di coloro che fanno ritorno alla vita, raccontano di essersi liberati del proprio corpo e di essere entrati in una luce d’amore splendente e rassicurante. Questi pazienti parlano inoltre di riconnessioni con i cari estinti avvenute durante tali esperienze extracorporee in grado di trasformare la propria vita.

Anche assistere a delle apparizioni di persone care estinte o sentire intensamente la loro presenza è una sorprendente esperienza comune e quindi, ancora una volta, è importante che gli specialisti siano capaci di discutere di queste esperienze con i loro pazienti. Infatti questi, a volte, hanno bisogno di essere assistiti per poter integrare tali profonde esperienze spirituali nella loro vita di tutti i giorni.

Chiunque lavori con pazienti agonizzanti sa quanto siano comuni le apparizioni di persone decedute e gli psicoterapeuti che si occupano dell’elaborazione del lutto sono generalmente consapevoli del fatto che questi incontri favoriscono in gran misura il processo di guarigione. Questi specialisti potranno testimoniare quanto spesso i pazienti in lutto dicano:

“Se solo avessi avuto altri cinque minuti”

Il lavoro presentato dal dott. Allan Botkin in questo libro porta l’operato clinico condotto con pazienti in lutto ad un livello completamente nuovo.

L’autore si fa testimone dello sviluppo del suo affascinante metodo clinico che offre, a chi ha subito un lutto, esattamente quegli “altri cinque minuti” per dirsi addio, ti voglio bene e le altre cose non dette che mettono ordine a tutte le questioni lasciate in sospeso.

Lascerò a lui il compito di descrivere in dettaglio in questo affascinante libro il metodo da lui impiegato ed i risultati ottenuti.

Per quanto possa risultare incredibile, abbiamo una lunga storia di tecniche documentate che ci permettono di carpire delle informazioni sulle esperienze dei defunti. Gli antichi greci iniziarono ad occuparsi di questa pratica che fu ripresa in seguito da medici di tutta l’Europa già dal medioevo.

Di conseguenza, sebbene il lavoro del dott. Botkin possa far alzare qualche sopracciglio nell’America del ventunesimo secolo, in realtà, si tratta proprio dell’ultima scoperta nell’ambito di una tradizione umana che risale alla preistoria.
Infatti, possiamo persino dire che evocare i defunti è parte dell’eredità culturale collettiva dell’umanità.

Nell’antica Grecia l’evocazione degli spiriti veniva praticata in istituzioni sotterranee note come psicomantei o, come viene spesso tradotto, oracoli dei morti, cioè luoghi costruiti interamente sotto terra in cui le tenebre fornivano le condizioni ideali di deprivazione sensoriale.

Leggendo testi greci antichi e collegando quello che ho letto con le mie conoscenze psichiatriche in materia di elaborazione del lutto, ho sviluppato un metodo per preparare i pazienti a questa esperienza.

Tale metodo consiste fondamentalmente nel farli parlare e fare in modo che si lascino andare al ricordo di un caro estinto che vorrebbero rivedere. Dopo aver fatto riaffiorare il ricordo del defunto, gli interessati si siedono in una cabina predisposta, si rilassano e guardano in uno specchio in una stanza con una luce soffusa.

In queste circostanze circa la metà o più dei soggetti hanno incontri vividi e realistici con gli spiriti dei defunti, riuscendo a vederli tridimensionalmente, a colori e con un aspetto vibrante di vita. Circa un terzo dei soggetti che hanno fatto tale esperienza afferma di aver sentito le voci udibili del defunto.

Quasi tutti gli altri affermano che, pur non avendo sentito alcuna voce udibile, hanno sperimentato in prima persona delle forme di comunicazione da cuore a cuore, durante le quali sentivano di essere in contatto con il defunto. La cosa più importante è che questi soggetti affermano di sentire che la loro esperienza li ha portati più vicini all’elaborazione del lutto.

In seguito al mio lavoro, molti psicologi hanno ricreato la mia procedura ottenendo risultati identici. Chiunque di noi abbia lavorato con tale metodo, concorda nel definirlo promettente in quanto tecnica utile per aiutare chi è in lutto.

Il dott. Allan Botkin ha messo a punto una diversa procedura psicologica per ottenere esperienze evocative del defunto.

Sono rimasto affascinato quando l’ho sentito descrivere tale metodo per la prima volta e sono sicuro che lo sarete anche voi.

Ciò che gli fa merito è il fatto che il dottor Botkin non presenta il suo lavoro come una “prova scientifica dell’esistenza della vita oltre la morte”.

Sia io che lui siamo d’accordo sul fatto che per la scienza è prematuro affrontare le più grandi domande relative all’esistenza e al sommo mistero del genere umano, tuttavia è lieto di rendere pubbliche le sue scoperte, con la speranza che possano essere di utilità clinica per coloro che hanno perso una persona cara e che lottano contro il proprio dolore.

Per tale ragione lo ammiro e spero che il suo emozionante nuovo metodo possa ispirare nuove ricerche. Credo inoltre che i suoi lettori trarranno da questo libro tanto piacere e tanto stimolo quanto ne ho avuto io.

Raymond A. Moody,
Jr., Ph.D., M.D.


Indice

Prefazione del dottor Raymond A. Moody
Prefazione dell'autore
Prefazione dell'autore all'edizione italiana

Ringraziamenti

1. Una comunicazione post-mortem avviene inaspettatamente durante la terapia
2. Come ho imparato a indurre la comunicazione post-mortem
3. Insegnare agli altri psicoterapeuti a indurre la comunicazione post-mortem
4. Nuove idee nella cura del dolore
5. Osservazioni comuni nelle IADC
6. Casi straordinari di IADC
7. IADC che si sottraggono a teorie psicologiche note
8. LADC condivisa e ADC concomitante
9. Professionisti e accademici sperimentano delle IADC
10. Nelle IADC il perdono guarisce la rabbia e il senso di colpa
11. LADC con i reduci di guerra: fare Pace con la Guerra
12. Prerequisiti di una LADC
13. Profonde similitudini tra ADC e NDE
14. La buona notizia è che ora puoi dare un'occhiata tu stesso
15. Il futuro della terapia IADC - Dove arriveremo partendo da questi presupposti?
16. Una considerazione personale
17. Un'importante nota sul suicidio

Appendice

A - Glossario
B - La procedura di IADC per psicoterapeuti
C - Che cosa ho imparato dai primi 84 casi
D - Aggiornamento dati


Allan Botkin
Comunicare Oltre la Morte - Libro >> http://goo.gl/Zwq0b5
Il metodo testato clinicamente su oltre 3000 casi per sciogliere il dolore del lutto e ritrovare la serenità.
Editore: Uno Editori
Data pubblicazione: Maggio 2014
Formato: Libro - Pag 320 - 14x20 cm