martedì 30 agosto 2022

Che cos'e' l'Entanglement?


Che cos'e' l'Entanglement?

Scienza e Fisica Quantistica

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L’entanglement quantistico rappresenta uno dei fenomeni più misteriosi, e tuttora sostanzialmente inspiegati, di tutta la fisica: capiamo meglio di cosa si tratta e in cosa consiste questo "mistero"

Luigi Maxmilian Caligiuri - 29/08/2022

Anche se la loro spiegazione è ancora lontana, i bizzarri fenomeni della meccanica quantistica, tra i quali l'Entanglement, sono alla base di tante tecnologie quotidianamente utilizzate, dal computer al laser, dalle celle solari ai dispositivi biomedicali. Inoltre costringono la scienza a indagare nuove teorie e possibilità, dalle interazioni superluminali alla “morte” quantistica dell’Universo

La meccanica quantistica rappresenta senza dubbio il capitolo più misterioso di tutta la fisica: anche chi non possiede una formazione scientifica specialistica può rendersi facilmente conto e delle sue innumerevoli stranezze, in grado di violare così palesemente il senso comune. Queste “contraddizioni” rappresentano, d’altra parte, il fondamento concettuale delle più importanti teorie fisiche moderne e sono oramai comunemente accettate “in quanto tali”, dal momento che i modelli che da esse derivano sono in grado di descrivere buona parte dei risultati sperimentali finora disponibili.

Entanglement, quesito sconosciuto

Il comportamento ondulatorio della materia previsto dalla meccanica quantistica è inoltre alla base di un altro sorprendente fenomeno, tipicamente quantistico, noto come entanglement (ovvero intreccio) che caratterizza gli stati quantici di sistemi fisici (microscopici) tra loro interagenti. Si può certamente affermare che l’entanglement quantistico rappresenta uno dei fenomeni più misteriosi, e tuttora sostanzialmente inspiegati, di tutta la fisica a tal punto che Erwin Shrodinger, uno dei padri fondatori della meccanica quantistica lo definiva il “tratto caratterizzante” della teoria quantistica, e Albert Einstein non riuscì mai ad accettarlo fino in fondo tanto da ritenerlo la prova stessa che la meccanica quantistica fosse una teoria sostanzialmente inesatta (o quantomeno incompleta).

In estrema sintesi, il concetto di entanglement è basato sull’assunzione che gli stati quantistici di due particelle microscopiche A e B (ma anche, in una certa misura, dei sistemi macroscopici) inizialmente interagenti possano risultare legati (appunto “intrecciati”) tra loro in modo tale che, anche quando le due particelle vengono poste a grande distanza l’una dall’altra, la modifica che dovesse occorrere allo stato quantistico della particella A istantaneamente avrebbe un effetto misurabile sullo stato quantistico della particella B, determinando in tal modo il fenomeno della cosiddetta “azione fantasma a distanza” (spooky action at distance).

Secondo lo stesso Einstein, l’esistenza di una tale “interazione” a distanza metterebbe in seria crisi la nostra concezione di come la natura funziona, determinando conseguenze paradossali (come quelle descritte dal cosiddetto paradosso di Einstein-Podolsky-Rosen, altrimenti noto come EPR). Tale affermazione, come divenne chiaro molti decenni dopo, deve essere interpretata esclusivamente con riferimento alla Teoria della Relatività e non può essere ritenuta di validità generale.

Nel 1964 il fisico John Bell ricava una diseguaglianza matematica (nota, appunto, come diseguaglianza di Bell) che quantifica il massimo grado di correlazione tra gli stati quantici di particelle spazialmente distanti nell’ambito di esperimenti in cui sono soddisfatte tre “ragionevoli” condizioni:

gli sperimentatori hanno libero arbitrio nell’imporre le condizioni iniziali dell’esperimento;

le proprietà delle particelle che vengono misurate sono reali e preesistenti e non emergono soltanto al momento dell’esperimento;

nessuna interazione tra le particelle può avere luogo a una velocità maggiore di quella assunta dalla luce nel vuoto (che, in accordo con i postulati della Teoria della Relatività di Einstein, costituirebbe dunque un limite assoluto nell’Universo).

Ebbene, com’è stato provato nell’ambito d’innumerevoli esperimenti appositamente progettati ed eseguiti al fine di verificare la predetta diseguaglianza, la meccanica quantistica puntualmente viola la condizione imposta da quest’ultima, fornendo livelli di correlazione tra particelle lontane superiori rispetto a quelli occorrenti se la diseguaglianza di Bell fosse rispettata.

Tale risultato pone innanzitutto un interrogativo di natura “filosofica”: è forse possibile che il comportamento del sistema fisico risulti in qualche maniera predeterminato, ossia indipendente dalla nostra possibilità di scegliere a piacimento le condizioni sperimentali, nel fornire il risultato ottenuto?

Oppure dobbiamo ritenere che le proprietà quantistiche misurabili delle particelle non siano “reali” (ossia inerenti la natura stesse delle medesime particelle) ma esistano “semplicemente” come risultato delle nostre percezioni (o più precisamente delle nostre misurazioni eseguite sul sistema fisico in questione)?

Se non siamo disposti a ritenere, com’è ragionevole che sia, che la realtà che sperimentiamo sia creata esclusivamente dalla nostra interazione con il mondo circostante all’atto della percezione o della misurazione, allora dobbiamo accettare la possibilità che l’interazione quantistica a distanza tra particelle intrecciate si trasmetta a una velocità superiore a quella della luce nel vuoto.

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Scienza e Conoscenza - n. 56 >> http://goo.gl/HRC3XW

Nuove scienze, Medicina non Convenzionale, Consapevolezza

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sabato 27 agosto 2022

Numerologia, una guida per l'esistenza?


Numerologia, una guida per l'esistenza?

Consapevolezza e Spiritualità

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Secondo Pitagora (VI ° secolo a.C.) l’apparente varietà e confusione della natura è in realtà dotata di un ordine e di un'armonia correlate tra loro, in quanto l’universo – che già questa parola contiene nella sua radice l’uno, l’unità – è dotato di razionalità, secondo un disegno ben preciso basato sui numeri.

Rita Maria Faccia - 25/08/2022

Basti pensare alla perfezione della sezione aurea, numero della bellezza o lettera phi (dall’iniziale del grande scultore greco Fidia del V° secolo a. C. che utilizzò i rapporti aurei nella costruzione del Partenone) che troviamo in natura: si tratta del rapporto costante fra due lunghezze disuguali, la cui espressione numerica (1,6180339887) è alla base di aritmetica, geometria, musica, astronomia, botanica, architettura, pittura. La scoperta del numero aureo avvenne ad opera della scuola pitagorica nell’ Italia meridionale: fu Ippaso di Metaponto che, confrontando la misura delle diagonali all’interno del pentagono regolare le quali formano il pentagramma o stella a 5 punte, arrivò alla sezione aurea, il cui valore di 1,6180339887 è un numero irrazionale. Ippaso collegò al valore aureo il concetto di incommensurabilità (non misurabile). Il 5 è considerato il numero della natura, dell’uomo (l’uomo vitruviano di Leonardo nel quale si riscontra la sezione aurea), del microcosmo, nonché l’unione tra il primo numero pari femminile, il 2, e il primo numero dispari maschile, il 3, per questo motivo i Pitagorici collegavano il 5 all’ amore e al matrimonio. Nonostante il 5 fosse il numero iconoclasta che scombinava i perfetti riferimenti che Pitagora faceva tra numeri, punti (rappresentava ogni numero aggiungendo un punto) e figure geometriche, egli associava al 5 un valore magico, tanto che il pentagono stellato era uno dei simboli della scuola pitagorica. I numeri per Pitagora erano dei simboli con significati ben precisi, e ogni numero esprimeva delle qualità capaci di contraddistinguere il carattere umano.

Alla scuola pitagorica

La Numerologia è lo studio dei numeri collegati all’interiorità e personalità individuali, e permette una chiave di accesso alla conoscenza profonda di se stessi e degli altri. Questa dottrina un tempo era considerata sacra e tenuta segreta, infatti prima di accedere agli insegnamenti, gli aspiranti allievi di Pitagora dovevano dare dimostrazione del loro carattere, superando alcune prove come quelle della pazienza e dell’umiltà: per i primi tre anni di scuola non venivano presi in considerazione e non potevano entrare nella tenda dove Pitagora insegnava, e quindi vederlo, ma solo ascoltarlo da fuori. Per i successivi cinque anni gli allievi dovevano dare prova di temperanza, cioè di autocontrollo, rispettando il silenzio, controllare la parola è, infatti, molto difficile. Solo in seguito potevano finalmente accedere da vicino agli insegnamenti di Pitagora all’interno della tenda. Il sapiente genio, come è stato definito, adottava queste regole perché desiderava trasmettere un’educazione giovevole al genere umano.

I valori fondamentali per Pitagora erano sette ed erano basati sulla pietà; la sapienza; la temperanza (nel parlare, nel mangiare, nel sesso: fedeltà e rispetto verso il partner; nel vestire, insegnava alle donne ad essere semplici e non troppo ingioiellate ); la fortezza, quindi ad essere coraggiosi; la giustizia che praticava per primo poiché apportatrice di armonia; l’amicizia (l’amico è un altro se stesso); la musica che veniva utilizzata per dare sollievo agli umani affanni, alla tristezza, alla rabbia.

Pitagora di Samo, prima di istituire la sua scuola a Crotone nel 530 a.C., aveva viaggiato in Siria, Egitto, Babilonia e aveva appreso dai Magi, i saggi del posto, conoscenze aritmetiche, scientifiche, musicali e filosofiche, che poi trasmise ai suoi allievi. Lo scopo di queste conoscenze così profonde tendeva a emendare, cioè a correggere, i lati deboli del carattere.

Per Pitagora il numero è alla base dell’universo (verso l’uno), perché tutto nasce dall’unità Divina, che è la radice e la sorgente di tutti i numeri e che dà il via al concetto di creazione, con la dualità tra: luce e oscurità, limitato e illimitato, dispari e pari, unità e pluralità, destro e sinistro, maschio e femmina, quieto e mosso, retto e curvo, buono e cattivo, quadrato e oblungo. Pitagora arrivò alla constatazione che l’universo è ordinato dai numeri facendo esperimenti sul monocorde, uno strumento musicale a forma di lira con una sola corda. Dividendo la corda in due parti uguali si produceva una nota più alta di un’ottava rispetto alla nota prodotta se la corda non veniva divisa, e questo risultava dal rapporto matematico di 2 a 1, dividendo la corda in tre parti uguali vi è il rapporto matematico di 3 a 2 o intervallo di quinta, e dividendo la corda in quattro parti uguali quello di 4 a 3 o intervallo di quarta.

Pitagora osservò che i primi 4 numeri costituivano i principi matematici alla base degli intervalli musicali che davano origine a suoni piacevoli, mentre quando non si seguiva questa regolarità di intervalli, non si producevano suoni gradevoli. Quindi l’armonia musicale era data dai numeri e dalle relazioni numeriche tra i primi 4 numeri: Pitagora iniziò a considerare il 4 come numero che costruisce l’ordine nell’universo, visto anche che il quarto giorno Dio creò le luci del cielo per illuminare la terra, il sole, la luna e le stelle per distinguere il giorno dalla notte, e da lì nacque il tempo. Pitagora vide un collegamento tra i pianeti del cielo creati al quarto giorno e i suoni musicali: per il grande filosofo il movimento dei corpi celesti produceva un suono che lui poteva udire e che chiamò la Musica delle Sfere. Quindi il suono collegava il cielo alla terra, un suono che risultava armonioso perché basato su precisi rapporti numerici, e da qui Pitagora scoprì la progressione delle note della scala musicale, che qui in Occidente dobbiamo a lui.

Partendo dagli intervalli matematici musicali, Pitagora applicò il concetto di ordine alla geometria, all’astronomia, all’etica e al carattere umano.

Il significato dei numeri della data di nascita e i numeri personali

La numerologia catalogata da Pitagora, e che costituisce la numerologia occidentale, studia il significato simbolico di ogni numero e ne collega l’interpretazione alla persona a cui il numero si riferisce. I numeri sono dentro di noi, ovunque, a partire dalla spirale a forma di 8 ripetuto e soprastante del nostro DNA, alle misure fisiche, all’età. Ma i numeri che studia principalmente la Numerologia Pitagorica sono quelli del nome e cognome – ogni lettera viene cifrata in numeri secondo l’alfabeto latino – e i numeri quelli della data di nascita individuali.

Vedi più sotto l'esempio fatto sul nome: SCIENZA E CONOSCENZA.

Tramite questo studio possiamo scoprire lati del nostro carattere, sia in positivo che in negativo, di cui non eravamo completamente consci. Questa nuova consapevolezza ci porta, nel caso ce ne fosse bisogno, sia verso la correzione dei nostri punti deboli che verso il rafforzamento dei lati positivi del nostro carattere, con il conseguente miglioramento delle nostre relazioni familiari, sentimentali, professionali.

I numeri personali ci fanno capire come gli altri ci vedono, rappresentano il nostro comportamento esteriore, ma questa personalità è veramente in sintonia con ciò che sentiamo interiormente? L’analisi numerologica del nome e del cognome per intero e la sua scomposizione in vocali che corrispondono all’interiorità, e in consonanti che esprimono la personalità, ci dona un quadro vasto e approfondito rispetto alle qualità, ai possibili conflitti interiori o ai comportamenti esterni da migliorare. La numerologia offre la risposta ai nostri e agli altrui comportamenti, perché ci fa capire che ognuno segue la propria natura, e che è proprio conoscendola che possiamo volgere verso il nostro personale lato evoluto. Il nome e cognome sono la nostra identità, ciò ci contraddistingue tra tutti anche a distanza e nel tempo, per questo motivo ho intitolato il mio libro. I dati anagrafici e i nomi di battesimo (contano anche se non vengono usati, perché è così che siamo stati annunciati, identificati alla nascita) sono costituiti da numeri, vibrazioni energetiche che ci appartengono.

La data di nascita è numero: sia nella somma finale che ne costituisce l’essenza del cammino di vita e cioè l’ attività pubblica, lavorativa; sia nel giorno, che indica personali attitudini e caratteristiche caratteriali (il giorno di nascita si riferisce alla persona); sia nel mese, che caratterizza il comportamento verso la famiglia, il lavoro, l’ambiente; sia nell’anno che contraddistingue il compito a livello sociale e talvolta universale.

I numeri agiscono su quattro piani: 2, 3, 6 sono numeri emotivi; 1 e 8 sono numeri mentali; 4 e 5 sono numeri fisici e 7 e 9 sono numeri spirituali. Constatando che più si ripete un numero e più i significati di quel numero caratterizzano l’individuo, ciò significa che più numeri la persona ha su quel piano e più si comporterà in modo mentale, emotivo, spirituale o fisico. Una persona con tanti 2, 3, 6 che si ripetono dimostrerà maggiore sensibilità e empatia (e sovente anche le lacrime) rispetto ad una persona con una maggiore presenza dei numeri mentali 1 e 8 che, essendo detti numeri dominanti, razionalizzano e cercano di controllare le emozioni, qualità indubbia di fronte a situazioni d’emergenza da affrontare.

Mentre chi ha una predominanza di numeri fisici sarà più predisposto ai piaceri sensoriali e alla curiosità delle nuove esperienze: ai viaggi il 5, e alle cose materiali e concrete il 4 che vuole i fatti e detesta i consigli. Nei numeri spirituali invece potremo trovare sia dei mistici 7: studiosi, perfezionisti e distaccati dalla realtà, perché così com’è non gli piace; oppure dei missionari 9, di mentalità e amore universale, nonché lottatori per i diritti umani.

Vediamo qui di seguito a quali numeri sono collegati le 26 lettere dell’ alfabeto latino :

A J S = 1

B K T = 2

C L U = 3

D M V = 4

E N W = 5

F O X = 6

G P Y = 7

H Q Z = 8

I R = 9

Sommando i primi 4 numeri che Pitagora riteneva fondamentali in tutti gli aspetti del creato e che collegava ai 4 elementi della natura, si arriva alla tetraktys (1+2+3+4 =10) rappresentata geometricamente a forma di triangolo equilatero di lato 4 o piramide, e simboleggia la sintesi fra il 4, la tetrade, e il 10, la decade o tetraktys. Ad ogni punto-piano di questa piramide sacra, perché simboleggia la creazione intera e l’eterno ciclo della vita, corrisponde un elemento. La punta superiore o unico punto rappresenta l’elemento fuoco e la totalità, ai due punti sottostanti corrisponde l’elemento aria e la polarità o la dualità degli opposti, ai 3 punti sotto ancora è collegato l’elemento acqua e la dinamica della vita spazio-tempo, e ai 4 punti o base della piramide il suolo o elemento terra. La tetraktys simbolo della scuola pitagorica rappresenta la decade, il numero 10 considerato numero di completa perfezione, che contiene i primi 9 numeri dai quali hanno origine tutti gli altri, più uno che rappresenta il ciclo che comincia da capo. Il 10 è la molteplicità che torna all’unità, arricchita della conoscenza dopo aver fatto il suo percorso, dove ogni numero rappresenta un passo con un compito da svolgere.

I significati dei numeri collegati alla personalità umana

E qui arriviamo ai significati dei numeri o archetipi: per Pitagora il numero era l’Archè o principio fondamentale da cui nascono tutte le cose. Ecco di seguito i significati dei numeri rispetto alla personalità umana.

1 è il punto, l’intelletto dal quale nasce l’idea, l’invenzione, il lampo di genio e la strategia di comandare una battaglia, è il numero dei capi nella vita e nel lavoro, nonché dei condottieri. 1 primeggia, è immediato, audace e solare, dona speranza e sicurezza. È il numero delle persone che hanno il compito di guidare gli altri o di lavorare in proprio, il lavoro subalterno non fa per loro, frusterebbe la loro ambizione e autorità. I numeri 1 sono liberi professionisti, medici, avvocati, imprenditori edili, editori, politici. Amano il rischio e l’esplorazione. Talvolta solitari ed estremisti.

2 è la linea, l’opinione che cambia e quindi porta alla scelta e talvolta all’insicurezza. È il numero dei mediatori, dei collaboratori che lavorano per la pace e far primeggiare gli altri. Il 2 cura e nutre come una madre amorevole, tenero e sensibile soffre di ansia prima di affrontare esami, visite, viaggi. È adatto per quelle attività che curano i dettagli: assistente, segretario, psicologo, poeta, sarto, ballerino, musicista. Il 2 come unisce per la pace, può dividere le persone con la critica e il cinismo. Per questo i pitagorici intendevano il 2 anche come “assalto”, nel suo lato negativo.

3 è il triangolo, l’instancabile, l’indomabile, numero della bellezza e della gioia, nonché sintesi dei due numeri che lo precedono, è un numero di progresso, e racchiude in se la parabola della vita con l’inizio il centro e la fine. Artistico ed emotivo è forte con la parola, gli scritti e il pubblico, quindi un buon venditore, un giornalista, uno showman, modello, estetista, arredatore, organizzatore di una comunità. La sua natura mondana e per il divertimento lo fanno apparire frivolo o irresponsabile, ama gli amici.

4 è il quadrato, l’immagine della terra, la stabilità e la resistenza, la croce verso i 4 punti cardinali. Il 4 costruisce o distrugge, amministra e dirige, è tecnologico e meticoloso, lo specialista, scienziato, chimico, ecologo, architetto, scrittore tecnico, militare, meccanico. È per i valori tradizionali, famiglia, patria, ama la natura. È un riformatore, che va in fondo alle cose e non accetta i compromessi. Polemico e ostinato nel lato meno evoluto.

5 è il pentagramma che rappresenta il corpo umano, i 5 sensi, il desiderio di sperimentare, la libertà e il movimento, i viaggi e la danza. Il 5 è impulsivo e veloce, esperto di pubbliche relazioni, organizzatore di persone e situazioni, è al centro dei 9 numeri, cerca di accontentare tutti con cuore e trasmettendo ottimismo. È iconoclasta e non ama la routine, è un oratore, promotore, interprete multilingue, avvocato, reporter, attività a contatto col pubblico, ricerca l’insolito e la conoscenza. Incostante, irrequieto.

6 è l’esagono che unisce i due triangoli, come simbolo dell’unione dei due sessi, della generazione. Il 6 è il professore, la guida, indica bellezza e femminilità. Empatico e soccorrevole può essere medico, dietologo, ristoratore, ministro, è portato per le leggi e il commercio e svolgere un lavoro per il sociale. È adatto per le belle arti e le materie metafisiche. Canto e musica. Amore di coppia, desidera prendersi cura di bambini e animali. Presuntuoso o vittimista.

7 è il silenzio, la profondità, il pensiero, lo studio, la scoperta. Il 7 determina una prima conclusione, un distacco, il riposo, il desiderio d’isolarsi nella natura o in uno spazio personale. Può svolgere attività d’informatico, investigatore, analista di laboratorio, musicista, docente universitario, ricercatore, sacerdote, leader religioso o politico. Abile nel lavoro di borsa, e nei lavori di precisione e selezione della qualità come un enologo o un orologiaio. È portato per l’elettronica e la programmazione informatica. Non resiste alle tentazioni, talvolta pigro, può apparire freddo e severo.

8 è l’ autorità, l’ambizione e il bisogno di conquista e vittoria. Il suo luogo ideale è il podio, il trono, un posto di prestigio e comando. 8 è il numero del successo e del denaro, nonché simbolo dell’infinito poiché indica il passaggio dalla dimensione in permanente a quella eterna. È il numero della realizzazione e della messa in opera (dopo i 7 giorni della creazione), ma sul lato negativo può portare ristrettezze economiche o problemi giudiziari. Il numero 8 può essere un banchiere, industriale, armatore, finanziere, può lavorare nell’ambito immobiliare.

9 è la forza dell’amore verso il prossimo, lo spirito umanitario incondizionato, che agisce disinteressatamente. Il 9 è il numero degli iniziati, dotati di conoscenza culturale e di vita. Pieno di calore umano il 9 svolge grandi missioni nell’ambito della guarigione, della religione, della libertà dalle tirannie. Ha ascendente sul prossimo al quale può fare da maestro spirituale, donando contemporaneamente saggezza e umorismo. Può essere un volontario, un militare, un vigile del fuoco, un medico nelle missioni di soccorso nei paesi più disagiati. Si occupa di associazioni di beneficenza. Temperamento incontrollato sul lato meno evoluto.

L'interpretazione dei numeri

Questi sono alcuni significati collegati ai numeri, perché il numero è infinito esattamente come lo scibile umano, ma sono allo stesso tempo dei caratteri ben precisi che contraddistinguono le differenti nature umane.

Ogni numero è simbolo di un compito di vita:

1 Inizia e dirige;

2 Cura- nutre e trasmette;

3 Comunica ed espande;

4 Costruisce e realizza;

5 Ricerca e fa evolvere;

6 Insegna e guida;

7 Scopre e approfondisce;

8 Produce e organizza;

9 Compie e completa una missione.

Per scoprire il numero che risulta dal nome-i e cognome, o da una parola che desideriamo analizzare, si devono sommare tutti i numeri collegati alle lettere e il risultato va nuovamente sommato fino ad arrivare ad un numero da 1 a 9.

Prendiamo come esempio il nome di questa rivista scientifica:

S C I E N Z A E C O N O S C E N Z A

1 3 9 5 5 8 1 5 3 6 5 6 1 3 5 5 8 1

32/ 3+2 = 5 (scienza) + 5 (e) + 43/ 4+3 = 7 (conoscenza)

5 + 5 +7 = 17

1+7 = 8

Prese singolarmente le parole scienza 5, e conoscenza 7, sono rispettivamente collegate al numero 5 che indica la ricerca per evolvere verso cambiamenti positivi, e il numero 7 la scoperta e lo studio in profondità.

Il 5 è il numero dell’essere umano e del cuore essendo al centro dei 9 numeri. È il numero dei viaggiatori ed è collegato alla parola in tutte le lingue. Il 5 come numero collegato alla ricerca ama il potere della conoscenza, perché sapere vuol dire acquisire la sicurezza necessaria per apportare dei cambiamenti evolutivi alla propria esistenza.

Il 5 indica l’apertura in tutte le direzioni e quindi come mente aperta e illuminata dal sapere rappresenta l’intelligenza. Il 5 è il numero che ama il contatto col pubblico, è quindi un’energia adatta alla comunicazione con una rivista scientifica. Il 7 di "conoscenza" rappresenta l’approfondimento della parola scienza collegata al numero 5, perché il 5 ha il compito di ricercare e sperimentare, e il 7 ha quello di approfondire e analizzare, alla ricerca della qualità. Questo è il numero degli investigatori, dei contemplativi, di coloro che fanno selezione, tutte qualità ideali per fornire una conoscenza precisa e all’avanguardia. Inoltre sia 5 che 7 sono energie-vibrazioni dinamiche che portano verso vie originali, insolite, straordinarie, perché non sono numeri influenzabili, il 5 infatti è la libertà che rompe gli schemi precostituiti, e il 7 è un perfezionista in solitaria. Nella somma totale di questo titolo “Scienza e Conoscenza” abbiamo il numero 8, in questo caso indica l’infinito sapere, e indica il carattere di questa rivista scientifica di contenuti che vanno aldilà di ciò che è contingente e materiale, verso ciò che è spirituale ed eterno. Il numero 8 come sinonimo di autorità e prestigio, nonché numero d’influenza e potere carismatico ( è il numero degli eroi: Giuseppe Garibaldi era numerologicamente un 8 ) sul prossimo ben si addice come titolo forte e ricco d’iniziativa per trasmettere il suo messaggio.

Addentrandosi sempre più nello studio della Numerologia si può constatare che questa disciplina fa conoscere lati segreti di se stessi, delle persone e dell’ambiente che ci circonda. Per mezzo del numero unico da 1 a 9 che risulta dal nome e cognome più quello che risulta dalla somma della data di nascita, si scopre la propria missione o compito di vita, che entra in azione ad una certa età per ogni singola persona, e questo momento della vita viene rivelato dalla Numerologia.

Questo permette di prepararsi per tempo e di compiere delle svolte importanti per realizzare i nostri obiettivi al momento giusto. Perché ognuno di noi ha talenti personali da sviluppare, come si usa dire "ha dei numeri", ma se non è consapevole che proprio quella sua particolare attitudine è il suo compito, può trascurarlo e sprecarlo. Conoscere profondamente noi stessi ci dà quella sicurezza di muoverci in sintonia con la nostra natura, di osare e insistere per realizzare i nostri sogni, i nostri progetti professionali. Spesso si ha il dubbio se si stia percorrendo la strada giusta oppure se è meglio lasciar perdere.

L’esame del nostro codice di nascita ci svela se siamo nati per inventare o per collaborare, se siamo artisti o impiegati, scrittori o venditori: questa è la base per non perdere tempo, energia e denaro in cammini di vita che non sono i nostri, e che purtroppo spesso sono la causa di vite infelici e insoddisfatte. Conoscendoci veramente, possiamo fare felici noi stessi e gli altri, perché è quando siamo realizzati e svolgiamo il compito per cui siamo nati che diamo un buon servizio al prossimo e all’universo intero. I nostri numeri ci spiegano il perché una donna non desidera sposarsi e fare figli, e invece un uomo vuole diventare padre a tutti i costi; oppure quando la donna desidera avere i figli e invece l’uomo scappa: stanno tutti seguendo la propria natura, hanno un compito personale diverso e non quello che gli altri si aspettano da loro.

Sapere questo comporta una maggiore comprensione e amore gli uni per gli altri, minori sensi di colpa personali e da addossare al prossimo, quindi la spiegazione e l’accettazione dei reciproci comportamenti.

La Numerologia indica, avverte, guida verso il miglioramento di noi stessi e delle nostre relazioni interpersonali, del nostro lavoro, ci fa conoscere il periodo, l’anno personale che stiamo vivendo e ci da i tempi esatti per le svolte importanti. Inoltre ci fa scoprire, per mezzo dei numeri collegati all’ambiente, la città (lettera-numero), la casa, il posto di lavoro (attraverso il numero civico) più adatti a noi per vivere o per lavorare, evitandoci trasferimenti inutili nel caso di numeri opposti ai nostri di nascita. Diamo importanza ai numeri perché sono alla base della nostra vita.

Per avere maggiori informazioni o consulenze sui propri numeri è possibile contattare Rita Faccia sul sito: www.ritafaccia.it

 

I Numeri che Guariscono — Libro >> https://bit.ly/3pOwtLW

Potere mistico e terapeutico delle matrici numeriche

Monika Herz

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Scienza e Conoscenza - n. 58 - Rivista Cartacea >> https://goo.gl/Kl5Wci

Nuove scienze, Medicina non Convenzionale, Consapevolezza

Autori Vari

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venerdì 26 agosto 2022

L'Universo ha 26 dimensioni?


L'Universo ha 26 dimensioni? Scopriamo insieme la teoria delle stringhe

Scienza e Fisica Quantistica

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Un obiettivo centrale della fisica della fine del XIX secolo è stata la scoperta dell’elettrone, e in seguito, lo studio del nucleo atomico e delle particelle elementari tramite l’analisi dei processi d’urto. La meccanica quantistica ha introdotto delle novità assegnando alle particelle alcune proprietà ondulatorie, oltre che corpuscolari.

Antonella Ravizza - 23/08/2022

Dai diagrammi di Feyman alla Teoria delle Stringhe

Dagli inizi degli anni ’20 del XX secolo è nata la teoria quantistica dei campi, che associa alle particelle i quanti di energia dei campi d’onda corrispondenti. Dagli anni ’30 sono stati fatti esperimenti a energie sempre più elevate che dimostrano che la materia è composta da elettroni, protoni e neutroni (materia ordinaria) e da moltissime altre particelle instabili, con tempi di disintegrazione spontanea molto brevi, dell’ordine di qualche milionesimo di secondo. A volte le interazioni tra le particelle sono indotte da scambi di altre particelle; questo è alla base della tecnica molto interessante dei diagrammi di Feynman, che consente di collegare la probabilità di reazione (nota come sezione d’urto) a processi elementari in cui le particelle reagenti generano altre particelle in stati intermedi. Alla somma dei diagrammi relativi a un certo processo la teoria associa un'ampiezza di probabilità, cioè un numero complesso il cui modulo al quadrato determina essenzialmente le sezioni d'urto. Con il proliferare delle particelle soggette alle interazioni forti, l’applicazione di questi metodi risulta limitata, per l’estrema intensità delle forze nucleari. Negli anni Sessanta si è cercato di caratterizzare le sezioni d’urto e le corrispondenti ampiezze di probabilità.

La Teoria delle Stringhe è nata proprio perché sembrava impossibile ricorrere alla teoria quantistica dei campi e ai corrispondenti diagrammi di Feynman per le interazioni forti. La Teoria delle Stringhe nasce nel 1968 da un un'intuizione del fisico italiano Gabriele Veneziano, ma solo nel 1970, Yoichiro Nambu, Holger Bech Nielsen e Leonard Susskind la introdussero per la prima volta.

Nel 1974 John Schwarz e Joël Sherk ottennero dai modi di vibrazione delle stringhe una particella con spin pari a 2: il gravitone! Nel 1984 Michael Green e John Schwarz spiegarono tutti i fenomeni di interazione e fecero incuriosire tutti i fisici del tempo, tanto che la teoria iniziò ad essere conosciuta e diffusa a livello mondiale.

Ma cosa è la Teoria delle Stringhe?

In inglese string significa corda, infatti è nota anche come “teoria delle corde”. Non bisogna però fare confusione con la parola stringa, perché esiste in due diversi contesti. Nella Teoria delle Stringhe si ipotizza che tutte le particelle elementari (tutto l’Universo, anche noi) siano modi vibrazionali di stringhe microscopiche, talmente piccole che non possano essere distinte dalle particelle elementari che conosciamo. Le stringhe dovrebbero essere piccole cordicelle vibranti (chiuse o aperte) i cui modi di vibrazioni sarebbero in grado di creare tutte le particelle bosoniche e fermioniche conosciute. Esse sarebbero i costituenti ultimi della materia e avrebbero dimensioni addirittura un milione di volte più piccole dei quark: la dimensione di una stringa è infinitesimale, miliardi di miliardi di volte più piccola di un nucleo atomico (circa 10-35 metri) e questo precluderebbe ogni possibilità di osservarle.
La vibrazione delle stringhe dà origine sia alla materia sia all’energia.

La base matematica e le verifiche sperimentali della Teoria delle Stringhe

Con la Teoria delle Stringhe le particelle subatomiche sono come note musicali e la Natura diventa una grande partitura.

La Teoria delle Stringhe ha una solida ed elegante base matematica, il problema attuale sta nel trovare le possibili verifiche a livello sperimentale. La Teoria delle Stringhe originaria, detta teoria bosonica, prendeva in considerazione i bosoni, la sua variante supersimmetrica è in grado di includere anche i fermioni, per questo si parla oggi di Teoria delle Superstringhe. Queste stringhe sono diverse dalle stringhe cosmiche. I fisici spesso chiamano stringhe fondamentali le stringhe microscopiche che costituiscono l’Universo e superstringhe cosmiche le stringhe cosmiche che derivano dalla teoria delle stringhe. Le stringhe cosmiche sono delle configurazioni di energia che, secondo alcune teorie di fisica delle alte energie, si sono formate in un passato remoto. Sono di struttura filamentosa e possono essere molto grandi, delle dimensioni di una galassia o addirittura lunghe quanto l’Universo. Le stringhe sarebbero sparse ovunque nell’Universo.

Alcune teorie di fisica moderna dicono che in passato molto remoto, pochi istanti dopo il Big Bang, si sarebbero formate le stringhe cosmiche che, a causa della continua espansione dell’Universo, sarebbero diventate sempre più grandi. Fino a qualche tempo fa si pensava che le superstringhe cosmiche fossero instabili e decadessero in tempi brevissimi nelle stringhe fondamentali. Recentemente, però si è notato che non è sempre vero, poiché è possibile avere delle configurazioni di superstringhe cosmiche stabili, che potrebbero essere sia aperte sia chiuse, e potrebbero formare un’intera rete di stringhe che è presente in tutto l’Universo. Purtroppo però non si è ancora trovato il modo di dimostrare sperimentalmente l’esistenza delle stringhe, quindi ad oggi la teoria delle stringhe resta una congettura teorica.

La Teoria delle Stringhe porta anche all'esistenza di nuove dimensioni (oltre le 3 spaziali + 1 temporale a cui siamo abituati): ben 26 nella teoria bosonica originaria e 10 nelle versioni con le superstringhe. I fisici si stanno abituando a queste stranezze, infatti un tempo chi parlava di nuove dimensioni o realtà parallele sarebbe stato classificato come un pazzo, adesso, invece, questi concetti sono accettati come possibili, e si ricerca per ottenere risultati più chiari.

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Dai quanti all'Universo a 26 dimensioni

Antonella Ravizza

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venerdì 19 agosto 2022

Religione o Spiritualità?

Religione o Spiritualità?

Consapevolezza

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Mai come nella nostra epoca si e assistito a uno spettacolo tanto strano, a una cosi confusa commistione tra Religione e Spiritualità. I due termini sono sinonimi? Religione e spiritualità sono davvero la stessa cosa, come ancora in molti oggi continuano a sostenere?

Redazione - Scienza e Conoscenza - 18/08/2022

Dov’è Dio se non dentro di noi?

Baruch Spinoza, celebre filosofo del 600 scriveva: «La non conoscenza crea la religione che onora il Dio trascendente», mentre la conoscenza genera la spiritualità che apre la mente chiusa verso il “Dio” reale.

Émile Durkheim, sociologo, antropologo e storico delle religioni, affermava, nel 900: «La religione e una cosa eminentemente sociale e quindi non ha nulla a che vedere con la spiritualità».

Principi che da ieri a oggi si scontrano con i dogmi della chiesa cattolica romana e le sue dottrine secondo cui fuori della Chiesa cattolica apostolica romana nessuno può salvarsi, come nessuno poté salvarsi dal diluvio «fuori dell’Arca di Noè, che era figura di questa Chiesa».

Dove sta la verità?

Secondo Vittorio Marchi, autore del libro "La vertigine di scoprirsi Dio" se questi dogmi hanno ancora buon gioco sulla psiche del devoto o del credente è perché la coscienza religiosa della maggior parte della gente ha caratteri infantili e non analizza a sufficienza il fatto che le istituzioni religiose e/o ecclesiastiche sono opera dell’uomo religioso e non di un “maestro divino” e pertanto, come tutte le cose del mondo, sono soggette a corruzione e degrado. Una delle ragioni, forse quella essenziale, per cui Marchi ha deciso di scrivere questo libro, è scaturita dalla necessita di far luce sulla intollerabile ingiustizia subita da quei pochi uomini rivoluzionari andati più volte incontro, nel corso della loro vita, all’accusa di essere persone sostanzialmente eretiche e/o atee.

Da Bruno a Galileo, le grandi menti scientifiche sono state spesso additate e condannate dalla Chiesa come eretiche e atee, ma la religione non ha nulla a che fare con la spiritualità.

Riportiamo le parole di Albert Einstein che ci sembrano, in questo contesto, molto significative:

«La più bella e profonda sensazione che noi possiamo provare è la sensazione del mistico. E questo misticismo è ciò che sta alla base di tutta la vera scienza. Se esiste un concetto come quello di Dio, allora è un sottile spirito, non l’immagine dell’uomo che così tanti hanno fissato nella loro mente. Nella sua essenza, la mia religione consiste in un umile ammirazione per questo infinito superiore spirito che rivela se stesso nei minimi dettagli, che noi siamo capaci di percepire con le nostre deboli e fragili menti». Albert Einstein

Scienza e misticismo

A Vittorio Marchi, uomo di scienza, spetta senz’altro il merito di aver riabilitato e incluso nelle sue indagini il concetto di spiritualità, al punto che scientifico, sembra essere proprio quel connubio tra fisica e metafisica che porta al vero, identificato da Marchi come l’UNO.

Chi ha stabilito che questi due aspetti della realtà non siano inseparabilmente integrati in una stessa (divina) unità? Questo assunto fobico, purtroppo, è stato quello che ha portato alla follia le masse: la religione al fanatismo e la scienza alla distruzione.

Tra Religione e Misticismo (spiritualità) esiste una differenza abissale, che conduce verso due orizzonti opposti: uno esterno all’uomo e uno interno. La scienza non potrà mai andare d’accordo con la religione, ma concorderà invece con la ricerca spirituale. Ogni religione parla di un Dio ente, locale, topograficamente misterioso e trascendente, addirittura antropomorfo, per quanto riguarda la nostra (si pensi alla Cappella Sistina). La spiritualità invece parla di Divinità e la divinità non è affatto avulsa dal mondo scientifico. La religione ci guida a cercare Dio fuori da noi. La spiritualità invece fa l’esatto contrario: ci orienta a cercarlo dentro di noi.

Dice il sufi: Ti ho cercato all’esterno, ho costruito monumenti in tuo onore, ho alzato cattedrali e pinnacoli, per giungere fino a te. Ho superato i deserti e gli oceani, ho esplorato la terra e il cielo, e non sapevo, né potevo immaginare che Tu eri dentro di me.

Oggi persino le neuroscienze e la fisica quantistica, con un ritardo di 5.000/7.000 anni rispetto ai testi himalayani, si sono accorte che Osservatore e Osservato sono la stessa cosa, cioè fatti della stessa essenza universale.

Il misticismo ci apre la strada alla fisica e a sua volta questa ci aiuta a comprendere il misticismo e il simbolo mitologico. Se infatti il compito della fisica e quello di aiutare l’uomo ad avviarsi sulla strada di una nuova conoscenza, la funzione della spiritualità è quella di rendere consapevole ogni uomo della sua dignità divina.

Potremmo dire che lo scienziato e il mistico percorrono il medesimo sentiero per giungere al medesimo obiettivo: portare l’uomo a comprendere chi è veramente.

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mercoledì 17 agosto 2022

Albert Einstein e Olinto De Pretto


Albert Einstein e Olinto De Pretto: la vera storia

Consapevolezza

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De Pretto non scoprì la relatività – ha riconosciuto Bartocci – però non ci sono dubbi sul fatto che sia stato il primo a usare l’equazione e questo è molto significativo...

Redazione - Scienza e Conoscenza - 16/08/2022

La celebre equazione sarebbe stata anticipata nel 1903 da Olinto De Pretto.

Questa sarebbe la tesi rivoluzionaria di un docente di matematica dell’Università di Perugia, ripresa, tramite una sconcertante rivelazione, dall’autorevole e serissimo quotidiano britannico «The Guardian». Questa, ovviamente, è la tesi di Umberto Bartocci, alla quale il professore ha dedicato pure un libro, pubblicato nel 1999 da Andromeda: Albert Einstein e Olindo De Pretto. La vera storia della formula più famosa del mondo, dove viene appunto spiegata la teoria della “contaminazione einsteiniana” ad opera di De Pretto, morto nel 1921.

«Tutto merito dell’italiano Olinto».

«De Pretto non scoprì la relatività – ha riconosciuto Bartocci – però non ci sono dubbi sul fatto che sia stato il primo a usare l’equazione e questo è molto significativo». Ora, che Einstein usasse le ricerche di De Pretto, un matematico autodidatta italiano (o anche quelle del tedesco David Hilbert) è una tesi a dir poco azzardata che è molto difficile – se non impossibile – da dimostrare. Così come appare altamente improbabile che nel 1905 lo studioso svizzero Michele Besso avvisasse Albert Einstein del lavoro svolto due anni prima da De Pretto e delle conclusioni alle quali egli era giunto. Conclusioni dalle quali poi il geniale fisico e matematico avrebbe tratto spunto, ispirandosi in particolare al saggio di Olinto De Pretto, Ipotesi dell’etere nella vita dell’universo (in cui, per l’appunto, compare la formula E = mv2), presentato poi il 23 novembre 1903 al Reale Istituto Veneto di Scienze, lettere ed arti, il quale lo pubblicò nel febbraio del 1904, senza tuttavia attribuire alcun merito all’italiano.

Di certo si sa solo che, stando a quanto si racconta, il 23 novembre del 1903 l’italiano De Pretto, un industriale di Vicenza con la passione per la matematica, avrebbe pubblicato sulla rivista scientifica «Arte» un articolo dal titolo Ipotesi dell’etere nella vita dell’universo, in cui egli sosteneva che «la materia di un corpo contiene una quantità di energia rappresentata dall’intera massa del corpo, che si muove alla medesima velocità delle singole particelle». Insomma, si trattava della celebre formula E = mc2, spiegata parola per parola, anche se De Pretto non mise mai la formula in relazione con il concetto di relatività, ma soltanto con quello di vita dell’universo.

L’etere è sostanza reale?

Ma quello che colpisce di più – e che forse sfugge – è che c’è qualcosa di essenziale che differenzia nettamente Olinto De Pretto da Albert Einstein, che ne sono i suoi prodromi. L’uomo è riuscito a disgregare la materia con la fissione nucleare, ma per quanto ci risulta non è ancora riuscito a spiegare come la materia si generi. È proprio su questo punto che si dividono le strade: il primo sostiene la teoria dello spazio vuoto mentre il secondo quella dell’etere. Ed è sconcertante osservare come, già nei primi anni del secolo appena trascorso, il pensiero di Olinto De Pretto sia molto simile ai concetti dei saggi del passato, ad esempio al pensiero tradizionale della mistica indiana, entrambi espressi con la logica che supera la meccanicistica moderna. L’etere – come dicevano i Signori dell’infinito – è sostanza reale.

Scopri i Misteri dell'Universo con Vittorio Marchi. Leggi La Vertigine di scoprirsi Dio!

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martedì 16 agosto 2022

La vertigine di scoprirsi Dio


La vertigine di scoprirsi Dio

Consapevolezza

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Uno studio molto serio e appassionato sul divino e sulle conseguenze e sul ruolo che esso ha nella vita di ogni singola persona

Redazione - Scienza e Conoscenza - 14/08/2022

LA VERTIGINE DI SCOPRIRSI DIO

In questo libro, il dott. Marchi offre uno studio molto serio e appassionato sul divino e sulle conseguenze e sul ruolo che esso ha nella vita di ogni singola persona, nella società e nell'universo intero. Questo libro è  la dimostrazione scientifica dell'esistenza dell'Uno, ossia di Dio, del divino presente in ogni cosa (anche in noi!) e del fallimento di tutte le religioni e di tanti scienziati che  nella ricerca del vero, si sono persi nella propria umanità.

Le teorie sostenute in questo libro hanno caratteristiche universali. Possono provocare turbamento in alcuni, ma una volta superato il disagio o la vertigine, anche se si vive in un mondo dove menzogne e bugie dominano, si potrà apprendere la verità sull'Uno, detto Dio, su noi e tutto quello che i più seri fisici quantistici hanno già compreso da tempo.

L'autore si pone questa domanda: dove andremo a cercare Dio, se non esiste luogo dove Egli non è? La fisica e la metafisica nel connettersi trovano la risposta: la ricerca è dentro di noi, anche se le religioni hanno sempre insegnato diversamente, ottenendo come risultato di allontanare l'uomo da Dio piuttosto che avvicinarlo, a differenza di quello che i maestri spirituali fanno.

A causa delle religioni le persone sono state costrette a genuflettersi per secoli per riscattare peccati e tabù di ogni genere. Infatti, la Chiesa Romana, tra le tante, ha dato origine anche a un profondo squilibrio tra il genere maschile e femminile con l'invenzione del peccato originale: una nevrotica grossolanità, che oggi sta esplodendo nella  nevrosi collettiva a cui assistiamo. Per svariati motivi, elencati rigorosamente da Marchi, la Chiesa Romana, oggi, sta esaurendo la sua energia.

Marchi dimostra come le teorie e i dogmi della Chiesa  Romana si scontrano con le più recenti scoperte della fisica quantistica.

All'interno troviamo anche interessanti trattati filosofici:

sul Bene e sul Male, i quali come facce della stessa medaglia confluiscono nell'Uno, simboleggiato dal cerchio-uovo;

su domande come da dove veniamo, chi siamo, e dove stiamo andando;

sul funzionamento del tempo e sul come uscirne fuori;

sulla nascita della Terra e la comparsa dell' Homo Sapiens e Sapiens Sapiens un milione di anni fa;

su come l'Uno generò gli universi;

sui veri insegnamenti di Gesù, la loro reale interpretazione e la loro relazione col mondo moderno;

sul fallimento della dimostrazione dell'esistenza del bosone di Higgs, la particella che dovrebbe costituire la struttura della materia;

sull'arroganza degli scienziati, che non riconoscono l'Uno nella ricerca;

sulla formula che definisce Dio (velocità eccezionale, iperluce, non località e entaglement);

sul significato dell'esistenza;

sullo Spirito, sull'anima e sugli orbs;

sulla creazione grazie allo Spirito;

sul  vortice di energia che origina l'uomo e i suoi livelli vibrazionali;

sulla vita come rappresentazione di un destino già segnato prima del tempo,

sull'Io Sono che dirige gli eventi a livello planetario e le cellule e i sistemi del nostro corpo;

sull'utilizzo delle onde elettromagnetiche per condizionare e orientare la gente verso interessi che convengono ai governi;

sulla sorveglianza satellitare  e sulle armi psicotroniche in grado di trasformare le persone in zombie (vedi le innumerevoli e inspiegabili stragi di persone registrate negli ultimi tempi nel mondo);

sul sistema bancario mondiale e il ruolo che i gesuiti-illuminati hanno avuto nella creazione del nuovo ordine mondiale.

La luce è aumentata, essa sta illuminando il nostro povero e tormentato mondo, che, essendo più illuminato mostra con più chiarezza le malefatte, le ingiustizie, gli inganni, le menzogne. Tutto sta diventando più chiaro e veloce e Marchi sta notando che c'è già una parte dell'umanità che si sta sollevando dal degrado di ideologie prive di spiritualità basate su fantasmi, fondamentalismi, terrorismi, persecuzioni, guerre spaventose e genocidi  che hanno controllato l'umanità per millenni. Ci stiamo avviando verso una comprensione più spirituale di Dio e delle leggi dell'esistenza, praticamente si sta assistendo alla grande trasformazione della coscienza.

E' un libro straordinario sul perdere e sul ritrovare Dio nei luoghi e nei modi più impensati

Ritroviamo Dio quando l'osservatore e l'osservato diventano la stessa cosa e quando fisica e metafisica o misticismo creano innumerevoli connessioni tra di loro. Abbiamo cercato per secoli Dio nelle cattedrali, nelle sinagoghe, nelle chiese e nelle parole di uomini ignoranti e a volte in mala fede.  Adesso sappiamo dove cercare e trovare. Un libro imperdibile.

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Vittorio Marchi

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La Vertigine di Scoprirsi Dio — Libro

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lunedì 8 agosto 2022

Campo di energia emesso dal Cervello e realtà


Il campo di energia emesso dal Cervello e la sua influenza sulla realtà

Nuova Biologia

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Il nostro cervello diffonde segnali nell’ambiente, e allo stesso modo risponde ai segnali provenienti dall’ambiente. La medicina moderna sfrutta questa segnalazione a doppio senso per scopi diagnostici e terapeutici.

Redazione - Scienza e Conoscenza - 08/08/2022

Come funziona il cervello?

Sicuramente vi sarà familiare l’elettroencefalografia (EEG), in cui vengono piazzati sul cuoio capelluto dei sensori e cavi per leggere l’attività elettrica del cervello. La magnetoencefalografia fa la stessa cosa, con la differenza che la sonda utilizzata per leggere l’attività elettromagnetica del cervello non tocca nemmeno la testa!

Questa tecnologia così sorprendentemente non invasiva, usata sia per la ricerca cognitiva che a scopi diagnostici come l’individuazione dei tumori prima degli interventi chirurgici, funziona perché il cervello genera campi energetici al di fuori della testa.

Un’altra tecnologia medica non invasiva, la stimolazione magnetica transcraniale (TMS), genera un campo magnetico esterno alla testa per stimolare l’attività elettrica nella parte del cervello che è l’obiettivo dell’indagine.

In uno studio del 2003, dei ricercatori australiani hanno scoperto che quando utilizzavano la TMS per incrementare l’attività neurale dell’area cerebrale attiva negli autistici sapienti, potevano migliorare la capacità di disegnare di alcuni dei soggetti della loro ricerca.

Nel 2000 alcuni ricercatori dell’Università di Yale scoprirono che la TMS riduceva le allucinazioni auditive negli schizofrenici.

L’utilizzo più comune della TMS è il trattamento della depressione resistente ad altre terapie. Più di trenta studi pubblicati hanno scoperto che la TMS può essere di aiuto in caso di depressione resistente ai trattamenti, il che ha portato alla decisione della Food and Drug Administration di autorizzare l’uso della prima apparecchiatura TMS per il trattamento della depressione nel 2008. Nel 2012 uno studio pubblicato in «Depression and Anxiety» nella Wiley Online Library ha confermato l’efficacia della TMS per la cura del disturbo depressivo grave (MDD) in ambiente clinico.

Il rapporto, che riassumeva dati raccolti da quarantadue sedi di pratica TMS negli Stati Uniti che avevano curato trecentosette pazienti affetti da MDD, aveva riscontrato tra i pazienti un tasso di risposta positiva del 58 per cento e un tasso di remissione del 37 per cento.

Da tutte queste tecnologie, elettroencefalografia, magnetoencefalografia e TMS, appare chiaro che il cervello genera e risponde a “campi” energetici che possono influenzare il comportamento delle cellule e l’espressione dei geni, e alterare la percezione, l’umore e il comportamento.

Per giunta, il campo mentale è responsabile del rilascio e della diffusione di neuropeptidi e di altri neurotrasmettitori che controllano l’attività genetica e cellulare.

Il campo mentale creato dal cervello

L’influenza del campo mentale è più evidente nell’effetto placebo, dove la guarigione è prodotta dalla credenza della mente che un farmaco o una procedura medica saranno efficaci, anche se il farmaco potrebbe essere soltanto zucchero o gesso, e la procedura non avere alcun valore medico. Per comprendere veramente il potere che i nostri pensieri e le nostre credenze possono avere, consideriamo un altro principio della meccanica quantistica, la “non località”, che Einstein memorabilmente chiamò “azione fantasma a distanza”. Risulta che quando una particelle quantistica interagisce (o, nel linguaggio quantistico, “si intreccia”o “si correla”) con un’altra particella, qualsiasi distanza le separi (di qui il termine “non locale”), i loro stati meccanici rimangono agganciati. Se, ad esempio, lo spin rotazionale (il movimento a tornado) di una particella è in senso orario, lo spin rotazionale della sua gemella intrecciata è opposto, ossia in senso antiorario.

Le particelle quantistiche possiedono anche una polarità direzionale, rivolta verso l’alto o verso il basso. Quando la polarità di una particella è rivolta verso l’alto, la polarità della particella partner è rivolta verso il basso. Qualunque sia la distanza che intercorre tra di esse, quando la polarità o la rotazione dello spin di una particella cambia, anche la polarità o rotazione della sua gemella cambia simultaneamente, quand’anche si trovassero l’una a Parigi e l’altra a Pechino. I fisici hanno escogitato tutta una serie di ingegnose storie per aiutare tanto i profani come gli scienziati a comprendere la non località, concetto estremamente strano per chiunque sia impantanato nel mondo materiale.

Il fisico Luming Duan, dell’Università del Michigan ha ideato un casinò quantistico in cui le ruote della roulette sono correlate, per cui se una pallina cade su un numero nero, sul tavolo successivo la pallina cadrà obbligatoriamente su un numero rosso6. Se i fisici hanno stabilito che le particelle quantistiche si influenzano non localmente a vicenda e hanno ideato delle storie nel tentativo di spiegarlo, nel campo della parapsicologia i ricercatori hanno iniziato a indagare se anche le menti umane, al pari delle particelle quantistiche, si “intreccino” non localmente. Ebbene sì, lo fanno!

Questo fenomeno è testimoniato aneddoticamente da sensitivi, guaritori, genitori e coppie che hanno correttamente percepito che c’era qualcosa che non andava riguardo a un individuo, un figlio o un partner nonostante quella persona si trovasse in un’altra città o in un altro paese. Il fisico teorico Amit Goswami afferma che la ricerca svolta all’Università del Messico l’ha condotto all'inevitabile” conclusione che le menti umane si connettono non localmente: «La non località quantistica si verifica anche tra cervelli».

Esperimenti di non località quantistica fra cervelli

Negli esperimenti dell’Università del Messico, due persone meditavano l’una di fianco all’altra per venti minuti all’interno di una gabbia di Faraday elettronicamente schermata, con l’intenzione di sperimentare uno stato meditativo condiviso.

Quindi i meditatori  erano collocati in due stanze separate, a tre metri di distanza in un esperimento e a quattordici metri e mezzo nell’esperimento successivo, e collegati a degli elettroencefalografi. Negli occhi di un meditatore veniva periodicamente proiettata una luce rossa, che stimolava un particolare schema d’onda cerebrale detto “potenziale evocato”.

In un caso su quattro il cervello dell’altro meditatore si è “intrecciato”, ovvero ha scelto simultaneamente uno schema d’onda cerebrale corrispondente al “potenziale evocato”, anche se non vedeva la luce o non aveva la minima idea che la luce stesse venendo proiettata.

La correlazione o intreccio quantistico (entanglement) vibrazionale è un componente fondamentale della “Legge di Attrazione”, ma anche della “Legge di Repulsione”, di cui si parla di meno ma che a livello personale mi concerne maggiormente, la quale spiega perché si introducono certe cose nella propria vita e se ne respingono altre.

L'articolo è un Abstract dal libro: L'effetto Luna di Miele - Bruce Lipton

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The Honeymoon Effect - Scopri il segreto per mantenere viva la tua relazione di coppia

Bruce Lipton

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mercoledì 3 agosto 2022

La teoria di Lorentz


La teoria di Lorentz

Scienza e Fisica Quantistica

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Quest’articolo ci avvicina, di nuovo, ad una versione alternativa di guardare a ciò che ci circonda. Qui si cerca di mostrare che la teoria di Lorentz, sotto certi aspetti, può essere considerata più soddisfacente rispetto alla relatività speciale di Einstein.

Davide Fiscaletti - 02/08/2022

Premessa

Storicamente, nello studio dei fenomeni fisici che avvengono alle elevatissime velocità, la relatività speciale di Einstein è risultata vincente. Esiste tuttavia un’interpretazione alternativa, la teoria di Lorentz, la quale è in grado di riprodurre ugualmente i risultati sperimentali. Qui si cerca di mostrare che la teoria di Lorentz, sotto certi aspetti, può essere considerata più soddisfacente rispetto alla relatività speciale di Einstein.

La fisica relativistica (o fisica delle alte velocità) ha come oggetto lo studio dei fenomeni che avvengono alle elevatissime velocità, cioè velocità prossime alla velocità c (300000 Km/sec) di propagazione della luce nel vuoto. L’interpretazione standard della fisica relativistica, che ha avuto maggior successo sul piano storico, è la relatività speciale, sviluppata da Einstein nel 1905. Questa teoria, che ha rivoluzionato le nostre nozioni basilari dello spazio e del tempo, si basa su due ipotesi elevate al rango di postulati, di verità fondamentali della natura: il principio di relatività (secondo cui tutte le leggi della fisica assumono la stessa forma in tutti i sistemi di riferimento inerziali) e il postulato sulla costanza della velocità della luce nel vuoto (secondo cui la velocità della luce nel vuoto ha lo stesso valore c rispetto a tutti i sistemi di riferimento inerziali).

Tuttavia, la relatività speciale di Einstein non è l’unica interpretazione possibile del formalismo usato nella fisica delle alte velocità; esiste anche un’interpretazione alternativa, dovuta al fisico olandese Hendrik Antoon Lorentz, la quale è in grado di riprodurre ugualmente i risultati sperimentali. Anzi, se si vuole essere precisi, bisogna dire che la struttura matematica della teoria einsteniana della relatività speciale fu prima ricavata da Lorentz; quello che fece Einstein fu, in un secondo momento, di riottenerla in un’altra maniera, sulla base dei due principi di carattere fondamentale citati sopra, vale a dire il principio di relatività e il postulato della costanza della velocità della luce nel vuoto.

La teoria di Lorentz

Il punto di partenza della fisica relativistica è rappresentato dall’esito negativo del famoso esperimento di Michelson e Morley (cioè il fatto che la velocità della luce non subisce alcuna influenza da parte del moto terrestre, in altre parole che la terra appare immobile rispetto a un mezzo etereo esterno, permeante lo spazio e che dovrebbe spiegare la propagazione delle onde elettromagnetiche, delle interazioni gravitazionali, ecc…).

Ebbene, questo risultato sperimentale, prima che da Einstein, fu messo in termini matematici negli ultimi anni dell’ '800 da Lorentz, che venne allora a proporre quella che è tuttora detta contrazione di Lorentz: la quale è una forma matematica di ciò che deve essere visto come un puro fatto empirico. Secondo questa formulazione matematica, quando un oggetto si muove rispetto a un osservatore, questi percepisce l’oggetto stesso accorciato rispetto a quella che sarebbe la sua lunghezza a riposo (con riferimento all’osservatore), secondo il fattore che è quindi tanto più importante quanto più alta è la velocità v dell’oggetto. In altre parole, ogni corpo in moto rispetto a un etere esterno (pensato sempre a riposo) subisce una contrazione lungo la direzione del moto secondo quel fattore della radice quadrata. Questo effetto, o le sue conseguenze, non diventano osservabili se non a velocità altissime.

Lorentz era dell’idea che, almeno in prima approssimazione, si doveva avere una sostanziale invarianza dei fenomeni elettromagnetici, e quindi delle equazioni di Maxwell che descrivono tali fenomeni, nel passaggio dal riferimento assoluto dell’etere al sistema terrestre (supposto inerziale in via approssimativa), per lo meno nei limiti in cui non si erano mostrate differenze o effetti per il moto della Terra rispetto all’etere. Per avere una completa equivalenza tra il sistema in movimento e l’etere a riposo riguardo ai fenomeni elettromagnetici e quindi garantire l’invarianza delle equazioni di Maxwell per cambiamento di sistema di riferimento, Lorentz mostrò che non solo la coordinata spaziale nella direzione del moto subisce una variazione (in virtù della contrazione delle lunghezze) ma anche il tempo deve essere misurato in modo diverso a seconda che il sistema sia in moto o a riposo: il tempo misurato in un sistema inerziale in moto rispetto all’etere – definito "tempo locale" - è legato al tempo misurato nel sistema dell’etere per mezzo di una particolare formula. In questo modo, Lorentz ricavò quelle leggi di trasformazione delle coordinate dello spazio e del tempo tra l’etere a riposo e il sistema in moto, che sono tuttora note come trasformazioni di Lorentz (Einstein avrebbe poi derivato queste stesse trasformazioni nel contesto della sua teoria della relatività speciale).

Lorentz vide in queste trasformazioni la chiave per comprendere l’invarianza dell’elettromagnetismo, nelle sue leggi e nei suoi fenomeni, nel passaggio dal sistema dell’etere in quiete assoluta a sistemi in moto rispetto ad esso. In sostanza, la visione di Lorentz è legata ad un etere esterno sempre pensato in quiete assoluta e di conseguenza privilegia un sistema di riferimento, quello in cui vengono formulate le leggi dell’elettromagnetismo. Nella teoria di Lorentz lo spazio in cui ha luogo il movimento è fisicamente attivo: è un movimento assoluto rispetto all’etere che produce una contrazione, assoluta, delle lunghezze.

Nell’ambito di questa teoria, la velocità della luce ha lo stesso valore c in tutte le direzioni solo nel sistema dell’etere a riposo; nei sistemi in moto essa si somma alla velocità del sistema di riferimento e c’è di fatto una compensazione tra i due effetti (vale a dire la contrazione e l’effettiva variabilità di c) in modo da garantire che tali sistemi in moto siano equivalenti al sistema dell’etere riguardo ai fenomeni elettromagnetici.

Va segnalato infine che, nell’ambito delle sue ricerche teoriche, Lorentz dedusse in pratica tutto il formalismo matematico delle fisica relativistica; per esempio, dai suoi studi emergeva già chiaramente che la massa di un elettrone doveva crescere all’aumentare della velocità v della particella, e che sarebbe diventata infinita qualora v avesse uguagliato la velocità della luce (coerentemente con quanto avrebbe poi riottenuto Einstein nel contesto della relatività speciale). Ci proponiamo adesso di mostrare che, sotto diversi importanti aspetti, la versione di Lorentz della fisica delle alte velocità può essere considerata più soddisfacente rispetto alla relatività speciale einsteniana.

La questione dell’etere

Un primo punto importante su cui la teoria di Lorentz può essere considerata più soddisfacente rispetto alla relatività speciale di Einstein riguarda la questione dell’etere in connessione con la meccanica quantistica. Nell’ambito della teoria di Lorentz, tutte le parti dell’etere dovevano pensarsi immobili, l’una rispetto all’altra, e l’etere a riposo costituiva un sistema di riferimento distinguibile dagli altri.

L’etere di Lorentz restava sempre in quiete assoluta e quindi privilegiava nettamente un sistema di riferimento, quello specificato dalla teoria di Lorentz dell’elettromagnetismo. Con la pubblicazione della sua teoria della relatività speciale, Einstein mostrò di non essere d’accordo con la concezione di Lorentz dell’elettromagnetismo. La visione di Lorentz in cui da un lato tutti i sistemi inerziali erano perfettamente equivalenti per formulare le leggi della meccanica newtoniana e, dall’altro lato, uno di questi sistemi, quello in cui l’etere era a riposo, risultava privilegiato nella formulazione delle leggi dell’elettromagnetismo, era incompatibile con la relatività speciale.

Nella relatività speciale di Einstein non ha senso considerare l’etere in quiete assoluta in quanto questo tipo di etere, privilegiando nettamente un sistema di riferimento, è incompatibile con il principio di relatività. Einstein introdusse così un nuovo tipo di etere, che può essere definito "etere relativistico" o "etere inerziale". Nell’ambito della sua teoria, la nozione di movimento, ivi incluso il caso particolare dello stato di quiete, poteva essere applicata solo ai sistemi di riferimento inerziali, perché questi erano i soli ad essere in grado di muoversi uno rispetto agli altri, cambiando la loro posizione relativa; invece, per Einstein, nessun stato di movimento e, in particolare, nessun stato di quiete, poteva essere attribuito all’etere, i concetti di moto e di quiete in questo caso erano totalmente inapplicabili.

Pertanto, l’etere di Einstein era privo di qualsiasi tipo di movimento, quindi anche della possibilità di essere immobile. Aveva, insomma, proprietà mai viste, che impedivano anche di immaginarlo composto di corpuscoli o di parti, perché queste si sarebbero inevitabilmente trovate in un qualche stato di movimento. Questa nuova (strana) descrizione era inevitabile se l’etere doveva apparire esattamente lo stesso in tutti i sistemi di riferimento inerziali. Occorre tuttavia sottolineare che la concezione einsteiniana di etere non è in grado di risolvere un importante problema della microfisica, vale a dire la propagazione delle onde quantistiche. Nella formulazione di Einstein e del fisico francese de Broglie, ciascun oggetto materiale, nell’ambito della fisica microscopica, deve essere pensato come costituito da un’onda e da un corpuscolo contemporaneamente, con l’onda che ha il ruolo di guidare il corpuscolo durante il suo movimento (questa idea, nota come dualismo oggettivo onda-corpuscolo, costituisce il punto di partenza verso il recupero di una descrizione causale dei fenomeni quantistici).

Nella visione di Einstein, queste onde quantistiche dovevano essere prive di energia e, purtuttavia, oggettivamente reali. Le onde degli oggetti microscopici avrebbero allora dovuto essere delle oscillazioni dello spazio fisico (etere), ma la teoria della relatività speciale dichiarava completamente equivalenti tutti i sistemi di riferimento inerziali ed escludeva l’esistenza di un sistema di riferimento privilegiato nel quale un mezzo etereo potesse essere mediamente immobile. L’etere relativistico introdotto da Einstein, essendo privo di ogni tipo di movimento, non può pertanto permettere di spiegare la propagazione delle onde quantistiche: un mezzo per il quale non si possa nemmeno concepire uno stato di movimento non può certo fare da supporto alla propagazione di onde!

L’etere di Lorentz, invece, essendo in quiete assoluta, può fungere da mezzo per la propagazione di onde e, quindi, per quanto riguarda il problema del dualismo oggettivo onda-corpuscolo, presenta notevoli vantaggi sulla relatività speciale. Se si tiene conto che il dualismo oggettivo onda-corpuscolo consente di spiegare in modo consistente tutti i risultati sperimentali riguardanti il mondo microscopico, ne deriva allora che, per quanto concerne il problema dell’etere in connessione con la meccanica quantistica, la teoria di Lorentz è in grado di dipingere un’immagine più soddisfacente dell’universo rispetto alla relatività speciale di Einstein.

Sviluppi recenti

Alcuni significativi sviluppi recenti forniscono altri importanti elementi per cui la teoria di Lorentz può essere considerata più convincente della relatività speciale einsteniana. Innanzi tutto, Selleri ha messo in rilievo che l’esistenza della radiazione cosmica di fondo (o, in altri suoi articoli, l’esistenza della luce che ci giunge da tutte le direzioni dalle diverse stelle) può definire un sistema di riferimento che nessuno può ignorare.

Secondo Selleri, nel mondo reale il sistema di riferimento in cui la radiazione considerata è isotropa è il più fondamentale e quindi deve essere privilegiato rispetto agli altri. Inoltre, Selleri ha mostrato che le trasformazioni di Lorentz usate da Einstein e Lorentz sono solo un caso particolare di un insieme di trasformazioni più generali che richiedono l’esistenza di un sistema di riferimento privilegiato in situazione stazionaria.

Considerando due sistemi di riferimento inerziali e S che soddisfano i seguenti requisiti

i) hanno le origini sovrapposte all’istante iniziale e gli assi paralleli ed equiversi ad ogni istante;

ii) il sistema S si muove rispetto al sistema con velocità costante v diretta come la prima coordinata spaziale;

iii) lo spazio è omogeneo e isotropo, e il tempo è omogeneo, almeno se giudicato da osservatori a riposo in ;

iv) in la velocità della luce di sola andata ha lo stesso valore c in tutte le direzioni;

v) la velocità della luce di andata e ritorno è la stessa in tutte le direzioni e in tutti i sistemi di riferimento inerziali; vi) gli orologi a riposo in S vanno più lentamente, rispetto a quelli che sono a riposo in, secondo il solito fattore relativistico dipendente dalla velocità (cioè 1/ )

Selleri ha mostrato che le trasformazioni generali delle coordinate spazio-temporali da a S contengono un parametro libero (il coefficiente della prima coordinata spaziale nella trasformazione del tempo), termine convenzionale detto anche 'fattore di sincronizzazione', e che la teoria della relatività speciale viene ottenuta per un particolare valore di . Diversi valori di corrispondono a diverse teorie dello spazio e del tempo che sono in larga misura equivalenti, nel senso che numerosi esperimenti sono spiegati ugualmente bene da tutte le teorie del set. In tutti i casi, tranne che nella relatività speciale, tali valori implicano l’esistenza di un sistema di riferimento privilegiato.

L’equivalenza di queste teorie non è tuttavia completa: se si richiede che ci sia una continuità fisica tra sistemi di riferimento inerziali e sistemi di riferimento dotati di una piccola accelerazione (e questa, come sottolinea giustamente Selleri, è una richiesta del tutto legittima e naturale, in quanto la nostra conoscenza empirica di sistemi di riferimento inerziali è ottenuta in laboratori che hanno di fatto una piccola, ma non nulla, accelerazione, a causa per esempio della rotazione della Terra), si rompe l’equivalenza tra le teorie dell’insieme e si dimostra che quella più semplice, basata su =0, spiega le osservazioni meglio della relatività speciale. Solo la teoria dello spazio e del tempo che corrisponde a =0 è insomma in grado di evitare la discontinuità relativistica tra sistemi inerziali e sistemi accelerati.

La condizione =0 corrisponde alla simultaneità assoluta: due eventi che hanno luogo in diversi punti e allo stesso istante per osservatori che si trovano a riposo in un sistema inerziale devono essere giudicati simultanei anche da osservatori a riposo in un altro sistema inerziale S.

La teoria dello spazio e del tempo basata su =0 si presenta meglio della teoria della relatività speciale anche su un’altra questione significativa: la possibilità che esistano segnali superluminali. Ci sono diverse evidenze sperimentali che qualche volta la radiazione elettromagnetica possa propagarsi con una velocità di gruppo maggiore del normale valore c: questi segnali vengono di solito chiamati "segnali superluminali" o "tachioni". Ebbene, in tutte le teorie corrispondenti a (e, in particolare, la relatività speciale) l’esistenza di segnali superluminali genera dei paradossi causali, situazioni assurde nel senso che, almeno in linea di principio, sarebbe possibile modificare attivamente il passato, anche in modo da negare la realtà del presente.

Invece, la teoria basata su =0 è in grado di superare questi paradossi causali e fornisce un quadro soddisfacente per l’esistenza di segnali superluminali. Nella teoria dello spazio e del tempo basata sulla sincronizzazione assoluta, come mostrato da Selleri, nessuno scambio di segnali superluminali può portare a un paradosso causale. La spiegazione dei fenomeni relativistici da parte della teoria corrispondente a =0 riesce clamorosamente bene. Se si ammette che lo spazio in cui il movimento ha luogo sia fisicamente attivo, rappresenti un sistema privilegiato distinguibile dagli altri e quindi che il movimento assoluto generi effetti fisici sui corpi in moto, tutti i paradossi possono essere eliminati (per esempio, esemplare è la soluzione del paradosso dei gemelli: il gemello che è partito con l’astronave invecchia più lentamente di quello che è rimasto sulla terra, perché la sua velocità assoluta è maggiore). Siccome la teoria dello spazio e del tempo che corrisponde a =0 implica l’esistenza di un sistema di riferimento privilegiato, questi risultati recenti di Selleri ci permettono in qualche modo di recuperare l’etere di Lorentz. I risultati ottenuti da Selleri ci forniscono quindi altri importanti elementi per cui l’interpretazione di Lorentz della fisica relativistica può essere considerata più soddisfacente rispetto alla relatività speciale di Einstein.

Altre considerazioni

In questo articolo, abbiamo mostrato che la teoria di Lorentz si presenta meglio della relatività speciale di Einstein sotto diversi importanti aspetti (l’etere in connessione con il dualismo oggettivo onda-corpuscolo, la continuità fisica tra sistemi inerziali e sistemi aventi una debole accelerazione e i segnali superluminali). Sulla base delle considerazioni che sono state fatte, si può anche arrivare all’idea che la relatività speciale einsteniana sia una teoria inutile (o, almeno, meno adeguata, rispetto alla teoria di Lorentz, a descrivere la fisica delle alte velocità).

Può allora sorgere, in modo del tutto naturale, la domanda se questa teoria proposta da Einstein non possa essere dimostrata falsa e quindi venire “archiviata”.

La risposta è negativa se la dimostrazione si volesse fare in modo diretto, per la semplice ragione che i due postulati di tale teoria (in particolare, il primo) sono talmente eterei ed inafferrabili da rendere praticamente impossibile qualsiasi affermazione sul loro conto. In compenso, però - come viene sottolineato chiaramente nell’introduzione del libro Einstein e il Talmud di Bruno Thüring - una dimostrazione può forse essere raggiunta per reductio ad absurdum, ragionando nei termini seguenti. La contrazione di Lorentz, vista come puro fatto empirico, ha un campo di applicabilità molto specifico e perfettamente delimitato, fuori del quale non è più valida; questo campo è la misurazione, per mezzo di segnali elettromagnetici, di parametri geometrici e cinematici di corpi materiali in movimento relativo.

La relatività speciale di Einstein invece ha pretese universalistiche, per cui la stessa contrazione di Lorentz, vista adesso non come puro fatto empirico ma come conseguenza dei due postulati su cui essa si basa, dovrebbe acquistare applicabilità anche in campi al di fuori di quello specifico in cui essa fu scoperta. Ora è un fatto che, quando si operi il tentativo di applicare la contrazione di Lorentz a quei campi che empiricamente non le competono (in modo particolare la statica, ma pure la termodinamica), ne dovrebbero risultare improbabili e fantasmatici effetti che, neanche a dirlo, non sono mai stati osservati .

Tanto per fare un esempio: si consideri una bilancia in equilibrio rispetto ad un osservatore a riposo. Quando l’osservatore dovesse incominciare a muoversi rispetto alla bilancia, egli dovrebbe osservare che i suoi bracci incominciano a ruotare attorno al fulcro. Ne segue che la relatività speciale di Einstein (non la contrazione di Lorentz), sia pure per reductio ad absurdum, può essere anche "sperimentalmente" dimostrata falsa.

Nonostante le diverse importanti questioni su cui la teoria di Lorentz sembra preferibile alla relatività speciale di Einstein, va tuttavia ribadito che la relatività speciale continua a essere lo schema teorico di base della fisica delle alte velocità. Invece, l’interpretazione di Lorentz viene spesso emarginata e messa da parte per "ragioni" che sono difficili da comprendere.

SpaceLife Institute - Davide Fiscaletti ©

Bibliografia:

Bergia (1998). S. Bergia, Einstein: quanti e relatività, una svolta nella fisica teorica, I Grandi della scienza, Le Scienze, Milano, dicembre 1998. Kostro (2001). L. Kostro, Einstein e l’etere, edizioni Dedalo, Bari, 2001. Selleri (1990). F. Selleri, Space-time transformations in Ether Theories, "Z. Naturforsch", 46A, 1990. Selleri (1995). F. Selleri, Inertial Systems and the Transformations of Space and Time, "Physics Essays", 8, 1995. Selleri (1996). F. Selleri, "Found. Phys.", 26, 641, 1996. Selleri (2000). F. Selleri, Space and Time should be preferred to Spacetime – 1 and 2, International Workshop PHYSICS FOR THE 21st CENTURY, 5-9 June 2000, natural Philosophy Association (Boston) and University of Connecticut. Selleri (2002). F. Selleri, Più veloce della luce?, "Il Nuovo Saggiatore", settembre 2002. Selleri (2003). F. Selleri, Lezioni di relatività. Da Einstein all’etere di Lorentz, Progedit, Bari, 2003. Thüring (1997). B. Thüring, Einstein e il Talmud, edizioni di AR, 1997. Toscano (2004). F. Toscano, Il genio e il gentiluomo, Sironi, Milano, 2004.

Scienza e Conoscenza n. 67 - Gennaio/Marzo 2018 >> http://bit.ly/2FFrLu7

Nuove scienze, Medicina Integrata

www.macrolibrarsi.it/libri/__scienza-e-conoscenza-n-67-gennaio-marzo-2018.php?pn=1567


lunedì 1 agosto 2022

Cosa sono i campi mentali?


Cosa sono i campi mentali?

Consapevolezza

>> https://bit.ly/3PNKuoG

I campi mentali sono radicati nel cervello, proprio come i campi magnetici che circondano un magnete sono radicati nel magnete stesso, o come i campi di trasmissione attorno ai telefoni cellulari sono radicati nel telefono e nella sua attività elettrica interna. I campi mentali inoltre si estendono attorno al cervello allo stesso modo in cui i campi magnetici si estendono attorno ai magneti, ed i campi elettromagnetici attorno ai telefoni cellulari.

Rupert Sheldrake - 31/07/2022

I campi mentali ci aiutano a spiegare la telepatia, la sensazione di essere osservati ed altre capacità molto diffuse ma tuttora prive di spegazione. Soprattutto, i campi mentali sono alla base della normale percezione quale parte essenziale della vista.

Immagini Fuori della nostra Testa

Guardatevi attorno. Le immagini che vedete sono dentro al vostro cervello? O sono al di fuori di voi - proprio dove sembrano essere?

Secondo la teoria convenzionale, c'è un processo a senso unico: la luce entra, ma niente è proiettato all'esterno. Il movimento verso l'interno della luce è abbastanza familiare. Se guardate questa pagina, la luce riflessa si muove dalla pagina attraverso il campo elettromagnetico dentro ai vostri occhi. Le lenti dei vostri occhi focalizzano la luce per formare immagini capovolte sulla retina.

Questa luce che cade sui bastoncelli e sui coni della retina provoca dei cambiamenti elettrici al loro interno, che danno luogo a cambiamenti caratteristici nei nervi della retina stessa. Gli impulsi nervosi si muovono lungo i nervi ottici fino al cervello, dove provocano forme complesse di attività elettrica e chimica. Fin qui, tutto bene. Tutti questi processi possono essere, e sono stati, studiati in dettaglio da neurofisiologi ed altri esperti della vista e dell'attività cerebrale.

Poi succede qualcosa di molto misterioso. Si fa esperienza consapevole di quello che si sta guardando, la pagina che vi sta di fronte. Si diventa consapevoli anche delle parole stampate e del loro significato. Dal punto di vista della teoria standard, non c'è alcun motivo per cui si dovrebbe esserne consapevoli. I meccanismi cerebrali dovrebbero procedere bene lo stesso senza la consapevolezza.

Ne consegue un altro problema. Quando vedete questa pagina, non sperimentate la vostra immagine di essa come fosse dentro al cervello, dove dovrebbe essere. Sperimentate invece la sua immagine a circa sessanta centimetri di fronte a voi. L'immagine è fuori dal vostro corpo.

La teoria standard, nonostante tutta la sua fisiologica sofisticazione, non ha alcuna spiegazione per la vostra esperienza più immediata e diretta. Tutta la vostra esperienza dovrebbe essere dentro al cervello, una specie di reality show virtuale dentro la vostra testa. Questo significa che il vostro cranio deve trovarsi al di là di qualsiasi cosa che state vedendo: se state guardando il cielo, il vostro cranio deve essere oltre il cielo! Per quanto appaia un'idea assurda, sembra essere un'implicazione necessaria della teoria mente-nel-cervello.

L'idea che propongo è così semplice che è difficile da cogliere. La vostra immagine di questa pagina è esattamente dove sembra essere, di fronte ai vostri occhi, non dietro. Non è dentro al vostro cervello, ma fuori.

Così la visione implica sia un movimento della luce verso l'interno, sia una proiezione all'esterno di immagini. Attraverso i campi mentali la nostra mente si protende per toccare quello che stiamo guardando. Se guardiamo una montagna a dieci miglia di distanza, la nostra mente si protende per dieci miglia. Se guardiamo le stelle lontane, le nostre menti si protendono nei cieli, letteralmente per distanze astronomiche.

La Sensazione di Essere Osservati

A volte quando guardo qualcuno da dietro, lui o lei si volta e guarda dritto verso di me. E talvolta mi volto all'improvviso per scoprire che qualcuno mi sta fissando. Le statistiche dimostrano che oltre il 90% delle persone hanno avuto esperienze come queste. La sensazione di essere osservati non dovrebbe avvenire se l'attenzione è tutta dentro la testa. Ma se si protende all'infuori e ci collega a quello che stiamo guardando, allora il nostro guardare potrebbe avere un effetto su quello che guardiamo. È solamente un'illusione, o esiste veramente la sensazione di essere osservati?

Questa questione può essere esplorata con esperimenti semplici e poco costosi. Si lavora a coppie. Una persona, il soggetto, si siede voltando la schiena all'altro, indossando una benda. L'altra persona, l'osservatore, si siede dietro al soggetto, e in una serie casuale di esperimenti guarda o il collo del soggetto, o distoglie lo sguardo e pensa a qualcos'altro. L'inizio di ciascun esperimento è segnalato da un clic o da un bip meccanico. Ogni esperimento dura circa dieci secondi ed il soggetto indovina dicendo “guarda” o “non guarda”.

Finora sono stati fatti più di 100.000 esperimenti, ed i risultati sono notevolmente positivi ed altamente significativi statisticamente, con probabilità che sia casuale di quadrilioni a uno. La sensazione di essere osservati funziona anche quando si guarda la gente attraverso una TV a circuito chiuso. Anche gli animali sono sensibili all'essere osservati dalle persone, e le persone dagli animali. Questa sensibilità agli sguardi sembra molto diffusa nel regno animale e potrebbe essersi evoluta nel contesto delle relazioni predatore-preda: un animale che si fosse accorto quando un predatore nascosto lo stesse osservando avrebbe avuto una probabilità migliore di sopravvivere di un animale senza questo senso.

Telepatia

Le persone istruite sono state educate a credere che la telepatia non esista. Alla stregua di altri cosiddetti fenomeni psichici, la telepatia è respinta come un' illusione. La maggior parte delle persone che aderiscono a queste opinioni, cosa che facevo anch'io, non lo fanno sulle basi di un attento esame delle prove. Lo fanno perché c'è un tabù sul considerare seriamente la telepatia. Questo tabù è correlato al paradigma prevalente o modello della realtà nella scienza istituzionale, cioè alla teoria della mente-dentro-il-cervello, secondo la quale la telepatia ed altri fenomeni psichici, che sembrano implicare misteriose specie di 'azioni a distanza', non possono assolutamente esistere.

Questo tabù risale come minimo all'Illuminismo, alla fine del diciottesimo secolo. Ma questo non è luogo per esaminarne la sua storia piuttosto voglio riassumere alcuni esperimenti, che suggeriscono che la telepatia non solo esiste, ma che è una parte usuale della comunicazione animale.

Mi sono inizialmente interessato al soggetto della telepatia circa quindici anni fa, e cominciai a cercarne delle prove negli animali che conosciamo meglio, cioè gli animali domestici. Presto iniziai a trovare numerose storie di proprietari di cani, gatti, pappagalli, cavalli ed altri animali che insinuavano che questi animali sembravano capaci di leggere la loro mente e le loro intenzioni.

Attraverso annunci al pubblico mi sono costruito un'ampia banca dati di questo tipo di storie, al momento contenente oltre 3.500 casi. Queste storie si suddividono in varie categorie. Ad esempio, molti proprietari di gatti affermano che il loro animale sembra intuire quando hanno intenzione di portarlo dal veterinario, ancora prima che abbiano tirato fuori la gabbietta o manifestato qualsiasi apparente indizio della loro intenzione. Alcuni sostengono che i loro cani sanno quando li porteranno a fare una passeggiata, anche quando sono in un'altra stanza, senza essere visti o sentiti, e quando la persona sta solamente pensando di portarli a fare una passeggiata. Certamente, nessuno pensa che questo comportamento sia sorprendente se succede in un orario di routine, o se i cani vedono la persona che si prepara ad uscire, o sentono la parola “andiamo”. Deducono che sia telepatico perché sembra succedere in assenza di tali indizi.

Una delle affermazioni più comuni e più testabili sui cani e sui gatti è che sanno quando i loro proprietari stanno tornando a casa, in alcuni casi anticipando il loro ritorno di dieci minuti o più. Nelle statistiche di famiglie scelte a caso in Gran Bretagna e in America, i miei colleghi ed io abbiamo trovato che circa il 50% di proprietari di cani ed il 30% di proprietari di gatti credono che i loro animali anticipino l'arrivo di un membro della famiglia. Attraverso centinaia di esperimenti videoregistrati, i miei colleghi ed io abbiamo dimostrato che i cani reagiscono alle intenzioni dei loro proprietari di tornare a casa anche se sono distanti parecchie miglia, anche quando ritornano ad orari casuali, ed anche quando viaggiano con veicoli insoliti come i taxi. La telepatia sembra la sola ipotesi che possa rendere conto dei fatti.

Telepatia Telefonica

Nel corso della mia ricerca sui poteri senza spiegazioni degli animali, ho sentito di molti cani e gatti che sembravano anticipare le chiamate telefoniche da parte dei loro padroni. Ad esempio, quando il telefono squilla nella famiglia di un noto professore dell'Università di California a Berkeley, sua moglie sa quando suo marito è dall'altra parte del telefono perché Whiskins, il loro gatto argentato, corre al telefono e raspa il ricevitore con le zampe. «Molte volte riesce a staccare la cornetta ed emette miagolii di apprezzamento che sono chiaramente udibili da mio marito all'altro capo - afferma - Se qualcun altro telefona, Whiskins non ci fa caso». Il gatto risponde anche quando telefona da viaggi sul campo in Africa o Sud America.

Questo mi ha portato a riflettere che io stesso ho avuto tale esperienza, in quanto, senza alcun apparente motivo, avevo pensato a delle persone che poco dopo hanno chiamato. Ho chiesto alla mia famiglia e agli amici se avevano mai avuto questo tipo di esperienza, e presto ho scoperto che la maggior parte la conosceva molto bene. Alcuni dissero che sapevano quando la loro madre o il fidanzato o un'altra persona significativa stava chiamando perché il telefono aveva un suono diverso!

I miei colleghi ed io abbiamo scoperto, attraverso sondaggi approfonditi, che la maggior parte della gente ha apparentemente avuto esperienze telepatiche con le telefonate. Questo è in realtà il tipo più comune di telepatia apparente nel mondo moderno.

È tutta una questione di coincidenza, e memoria selettiva, dove la gente si ricorda solo quando qualcuno a cui stavano pensando ha telefonato, e dimentica tutte le volte che si sono sbagliati? La maggior parte degli scettici presume che questo sia il caso, ma fino a poco tempo fa non c'era mai stata alcuna ricerca scientifica sull'argomento.

Ho messo a punto un semplice esperimento per testare la telepatia telefonica. I partecipanti ricevono una chiamata da quattro diverse persone ad un'ora prestabilita, ed essi stessi scelgono le persone che chiamano, di solito amici intimi o membri della famiglia. Per ciascun test, la persona che chiama è scelta a caso dallo sperimentatore gettando un dado. Il partecipante deve dire chi è che chiama prima che la persona parli. Se la gente stesse solamente indovinando, dovrebbero essere esatti una volta su quattro, o il 25% delle volte.

Abbiamo sinora eseguito più di 800 prove di questo tipo, e la percentuale media di successo è del 42%, molto significativamente al disopra del livello casuale del 25% con astronomiche probabilità contro la casualità (10 a 1).

Abbiamo anche effettuato una serie di prove in cui due dei quattro chiamanti erano familiari, mentre gli altri due erano estranei, i cui nomi erano noti ai partecipanti, ma che non avevano mai incontrato. Con i chiamanti familiari, la percentuale di successo fu del 56%, altamente significativa statisticamente. Con gli estranei fu al livello della casualità, in accordo con l'osservazione che la telepatia tipicamente si manifesta tra gente che condivide legami emotivi o sociali.

Inoltre, abbiamo trovato che questi effetti non diminuiscono con la distanza. Alcuni dei nostri partecipanti erano dall'Australia o dalla Nuova Zelanda, ed essi potevano ugualmente identificare chi stava chiamando sia che fosse dall'altro capo del mondo o solo ad alcune miglia di distanza.

Le Menti Estese

Gli studi di laboratorio di parapsicologi hanno già dato prove statisticamente significative per la telepatia. Ma la maggior parte delle ricerche di laboratorio ha prodotto effetti piuttosto deboli, probabilmente perché la maggior parte dei partecipanti e “trasmittenti” erano estranei gli uni agli altri, e la telepatia normalmente dipende dai legami sociali.

I risultati degli esperimenti sulla telepatia telefonica danno effetti più marcati e più ripetibili perché coinvolgono persone che si conoscono bene. Ho anche scoperto che ci sono sorprendenti legami telepatici tra le madri che allattano ed i loro bambini. Ugualmente, le reazioni telepatiche degli animali domestici ai loro proprietari dipendono da forti legami sociali.

Voglio dire che questi legami sono aspetti dei campi che collegano assieme membri di gruppi sociali (che definisco campi morfici) e che agiscono da canali per il trasferimento di informazioni tra membri separati del gruppo. Telepatia letteralmente significa “sentire da lontano”, e tipicamente implica la comunicazione di bisogni, intenzioni e pericolo. A volte le reazioni telepatiche sono sperimentate come sensazioni, talvolta come visioni o il sentire delle voci, e talvolta nei sogni. Molte persone ed animali domestici hanno reagito quando coloro ai quali erano legati hanno avuto un incidente, o stavano morendo, anche se questo succede a molte miglia di distanza.

C'è un'analogia di questo processo nella fisica quantistica: se due particelle sono state parte dello stesso sistema quantistico e sono separate nello spazio, queste mantengono una misteriosa connessione. Quando Einstein si rese conto per la prima volta di questa implicazione della teoria quantistica, pensò che quest'ultima fosse sbagliata perché implicava quello che chiamava una “sconcertante azione a distanza”.

Gli esperimenti hanno dimostrato che la teoria quantistica ha ragione e che Einstein ha torto. Un cambiamento in una parte separata di un sistema può avere un effetto sull'altro istantaneamente. Questo fenomeno è conosciuto come non-località o non-separabilità quantistica.

La telepatia, come la sensazione di essere osservati, è paranormale solo se definiamo come “normale” la teoria che la mente è ristretta al cervello. Ma se la nostra mente si protrae oltre il nostro cervello, proprio come sembra fare, e si connette con altre menti, proprio come sembra fare, allora fenomeni come la telepatia e la sensazione di essere osservati sembrano normali. Non sono affatto sconcertanti e strani, ai margini della psicologia umana anormale, ma sono parte della nostra natura biologica.

Certo, non sto dicendo che il cervello sia irrilevante per la nostra comprensione della mente. È molto rilevante, e recenti progressi nella ricerca sul cervello hanno molto da dirci. La nostra mente è centrata nel corpo, e nel nostro cervello in particolare. Però, non è limitata al nostro cervello, ma si estende  ben oltre. Questa estensione avviene attraverso i campi della mente, o campi mentali, che esistono sia all'interno che oltre il cervello stesso.

L'idea della mente estesa dà più senso alla nostra esperienza rispetto alla teoria della mente-nel-cervello. Soprattutto, ci libera. Non siamo più imprigionati entro il limitato raggio del nostro cranio, le nostre menti separate ed isolate le une dalle altre. Non siamo più alienati dai nostri corpi, dal nostro ambiente e dalle altre persone. Siamo interconnessi.

Rupert Sheldrake è un biologo di fama mondiale  e autore di molte pubblicazioni. Tra le sue ricerche fondamentali si pone quella su i campi morfici o morfogenetici. Membro dell'Istituto di Scienze Noetiche, vicino a San Francisco, vive a Londra. Il suo sito web è www.sheldrake.org (l'articolo sopra è stato pubblicato su gentile concessione di Rupert Shaldrake).  Su questo stesso sito si trovano istruzioni dettagliate su i vari esperimenti "dell'essere osservati".

La Mente Estesa — Libro >> https://bit.ly/3PNKuoG

Il senso di sentirsi osservati e altri poteri inspiegati della mente umana

Rupert Sheldrake

www.macrolibrarsi.it/libri/__la-mente-estesa-libro.php?pn=1567