giovedì 27 febbraio 2020

Ipertensione, che fare?



Ipertensione, che fare?

Medicina Integrata


Come tenere sotto controllo l'ipertensione arteriosa con l'alimentazione e l'utilizzo delle medicine naturali

Vincenzo Valesi - 26/02/2020

In caso di ipertensione trovo molto positivo il rispetto di un regime dietetico che riduca al minimo l’apporto alimentare di cloruro di sodio (sale); non dimentichiamo fra l’altro che anche i dolci e il pane spesso lo contengono; oltre ai formaggi, giustamente allontanati, e alle carni. Carne e formaggi inoltre favoriscono un’eccessiva permanenza nella fase acida della matrice extracellulare. Alla fine della giornata, quello che conta è il carico totale di sodio, qualunque ne sia la fonte. È raccomandabile anche la pratica di una regolare attività fisica di tipo aerobico, senza però spingerla agli eccessi di un sovraccarico stressante.

Il comportamento della pressione può essere influenzato anche da fattori psico-emozionali, quali ansia, paura, spaventi, rabbia: tutte condizioni che portano a un aumento persistente dei livelli di ADRENALINA, NORADRENALINA (immessa nel sangue dalla midollare surrenale), e CORTISOLO, increto dalla corticale del surrene come risposta difensiva a svariate situazioni di stress. Se vogliamo ricollegarci poi alla visione costituzionalista, questo comportamento è più frequentemente peculiare del temperamento IROSO di Ippocrate che corrisponde alla costituzione fosforico-tubercolinica degli autori francesi; mentre atteggiamenti di distruttività (auto ed etero) orientano più verso l’appartenenza al temperamento melanconico equivalente alla costituzione fluoro-luesinica.

Inoltre la pressione, anche in condizioni fisiologiche, non è sempre uguale nel corso della giornata, ma presenta delle oscillazioni circadiane: c’è un picco al momento del risveglio, dovuto all’attivazione del sistema ortosimpatico adrenergico e ai più alti livelli di cortisolo; tende ad abbassarsi nel corso del mattino e del primo pomeriggio, per manifestare poi un secondo picco in serata.

La pressione deve essere misurata in maniera tecnicamente corretta e cioè: bracciale aderente all’arto superiore poco sopra alla piega del gomito, né troppo lasso né troppo stretto, tenendo il braccio allo stesso livello del cuore, in condizioni di relax, non subito dopo un pasto o uno sforzo fisico; anche la sensazione di costrizione determinata del bracciale,o la paura /ansia nei confronti del misuratore (sindrome del camice bianco), può determinare il riscontro di elevati valori a una prima misurazione; in questi casi, ancorchè spaventarsi (che la farebbe salire ancora di più), è opportuno ricontrollare la pressione anche più di una volta dopo pochi minuti, e rivolgersi al medico se i valori rimangono elevati.

Come integrazione alla terapia farmacologica, trovo in questo caso interessante l’azione di CALCIUM PHOSPHORICUM o di CALCIUM FLUORICUM a seconda del tipo di costituzione prevalente, di cui ho parlato precedentemente. Come OLIGOLEMENTO il MAGNESIO, che è una specie di calcio antagonista naturale; o anche l’associazione MANGANESE (iperreattività)-COBALTO, particolarmente interessante nella diatesi distonica di Menetrier. Come farmaco unitario omeopatico il temperamento iroso spesso si giova della NUX VOMICA, che comunque è un grande farmaco di drenaggio anche della sfera psichica, sulla quale è opportuno agire con tecniche di rilassamento corporeo, massaggi, training autogeno, meditazione, yoga, esercizi di respirazione, musicoterapia, pet terapy.

Disclaimer: gli articoli hanno il solo scopo di informare su possibili rimedi di Medicina non Convenzionale su determinati problemi di salute. L'editore non si assume responsabilità sull'utilizzo non consono delle terapie consigliate e invita i lettori a non prendere decisioni senza prima aver consultato personalmente il proprio medico o un medico specializzato.

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Consigli e terapie per le malattie più diffuse
Vincenzo Valesi

mercoledì 26 febbraio 2020

Coronavirus, tante domande e alcune risposte



Coronavirus, tante domande e alcune risposte

La redazione di Scienza e Conoscenza ha raccolto qualche riflessione di medici ed esperti che collaborano con la nostra redazione sperando che possano essere utili in questo momento difficile. In questo modo ci auguriamo di poter dare un po' di risposte a molte delle domande che ogni giorno arrivano dai nostri lettori.


ROBERTO GAVA

- Medico Chirurgo specializzato in cardiologia, farmacologia clinica e tossicologia medica.

In questi giorni siamo bombardati da messaggi di grande allarme sanitario … che, nelle persone carenti di competenze specifiche, diventa essenzialmente paura.

La paura poi è origine di molti mali: diffidenze, divisioni, fughe, rinunce, reazioni emotive, contrasti, spese irrazionali e molto altro in base alle caratteristiche di ognuno di noi.
Alla fine, la paura della malattia può essa stessa creare malattia, perché crea tensione, stress e lo stress prolungato slatentizza i punti deboli della persona: può far salire la pressione, può causare aritmie cardiache, disturbare il sonno e la digestione … e alla fine indebolisce il sistema immunitario. Proprio quello che in questo periodo non deve avvenire!
La terapia è sempre la consapevolezza, che nasce dalla conoscenza e dal buon senso: fondamenti che la paura impulsiva ed emotiva non permette di ottenere.
Cerchiamo allora di conoscere questa infezione da Coronavirus e di capire cosa possiamo concretamente fare oggi alla luce dell’attuale situazione italiana.

Cosa dice la scienza sui Coronavirus

I Coronavirus sono una grande famiglia di virus respiratori a filamento singolo di RNA a senso positivo. Possiedono un diametro di circa 80-160 nm (1 nanometro è un milionesimo di millimetro) e il loro genoma è tra i più lunghi dei virus a RNA (conta circa 30.000 basi azotate).
Il nome “coronavirus” deriva dal loro aspetto al microscopio elettronico, dove le proteine a forma bulbosa poste sulla loro superficie esterna creano un’immagine di corona. Queste proteine sono proprio quelle che permettono al virus di attaccarsi alla membrana cellulare delle cellule che poi infetteranno. Il virus poi penetra all’interno della cellula obbligandola a codificare il suo RNA, le proteine dell’involucro esterno e quindi il virus intero che poi uscirà dalla cellula per infettare altre cellule e così via (1).

I comuni Coronavirus sono responsabili di patologie in mammiferi e uccelli, nei quali provocano diarrea (mucche e maiali) o malattie delle vie respiratorie (polli).
Nell’uomo, i comuni Coronavirus provocano infezioni respiratorie spesso di lieve entità come il raffreddore comune, ma in qualche caso possono causare polmoniti virali non gravi (i normali Coronavirus sono responsabili di circa il 20% di tutte le polmoniti virali), ma raramente possono causare anche una Sindrome Respiratoria Acuta Grave (SARS).
Come è accaduto con altri virus, anche alcuni Coronavirus specifici degli animali, e che normalmente non infettano la nostra specie, possono fare un “salto di specie” e passare all’uomo causando allora polmoniti molto gravi e occasionalmente potenzialmente letali.
In questo caso, la gravità della patologia dipende dal fatto che, se il virus è nuovo, il nostro sistema immunitario non lo conosce perché non è mai venuto a contatto con lui, non sa difendersi e subisce l’attacco che diventa particolarmente violento e pericoloso nei soggetti immunologicamente deboli o immunodepressi, specie gli anziani portatori di patologie croniche importanti o altri soggetti particolarmente deboli a livello immunitario, cardiopolmonare, renale o metabolico.
Oggi conosciamo 7 Coronavirus umani. I primi 4 dell’elenco seguente sono molto comuni (sono detti anche “virus del raffreddore”) e sono stati identificati negli anni ’60, mentre gli ultimi 3 sono stati identificati in questi ultimissimi anni:

Human Coronavirus 229E (Coronavirus alpha).
Human Coronavirus NL63 (Coronavirus alpha).
Human Coronavirus OC43 (Coronavirus beta).
Human Coronavirus HKU1 (Coronavirus beta).
SARS-CoV (Coronavirus beta che ha causato la Severe Acute Respiratory Syndrome del 2002, epidemia partita dalla Cina che ha infettato circa 8.100 persone tra le quali ha provocato una mortalità del 9,5%)
MERS-CoV (Coronavirus beta che ha causato la Middle East Respiratory Syndrome del 2012, epidemia partita dall’Arabia Saudita che ha infettato circa 2.500 persone tra le quali ha provocato una mortalità del 35%).
CoVID-19 (nuovo Coronavirus della fine del 2019 che sta causando una sindrome respiratoria acuta grave che in una piccola minoranza di casi può portare a morte; l’epidemia/pandemia è partita da Wuhan, una città della Cina, dove ha infettato quasi 100.000 persone causando una mortalità stimata finora del 3%) (per i dati mondiali aggiornati vedi bibliografia 2).

TABELLA 1

Il CoVID-19 è stato denominato “nuovo Coronavirus” perché è un nuovo ceppo di Coronavirus che non è mai stato precedentemente identificato nell’uomo. Il virus è associato a un focolaio di casi di polmonite registrati a partire dal 31 dicembre 2019 nella città di Wuhan (Cina centrale). Sembra, ma non è certo, che la maggior parte dei casi abbia avuto inizialmente un legame epidemiologico con il mercato di Huanan Seafood (Cina meridionale), un mercato all’ingrosso di frutti di mare e animali vivi.

INDICE DELL'ARTICOLO COMPLETO

Cosa dice la scienza sui Coronavirus
I sintomi dell’infezione da Coronavirus
Mortalità da Coronavirus CoVID-19
Persone maggiormente a rischio
Come si trasmette l’infezione
Perché si stanno moltiplicando i casi di persone infette
Prevenzione del contagio
a. Come impostare uno stile di vita capace di aumentare le nostre difese contro le patologie infettive in generale
b. Come aumentare le nostre difese antivirali nei periodi più critici quando ci si trova in una zona ad alto rischio
c. Cosa può fare una persona sana per cercare di evitare il contatto con i virus
d. Cosa fare in caso di contagio
e. Cosa non ha senso fare
La gestione della febbre nelle infezioni virali
Conclusioni

FONTE ORIGINALE E ARTICOLO COMPLETO

Diego Tomassone

- Medico Chirurgo, Master in malattie pediatriche, Master in psiconeuroendocrinoimmunologia, specialista in Omeopatia Hahnemanniana

Innanzitutto non si parla "del" coronavirus ma "dei" coronavirus, che insieme ai rinovirus, sono i maggiori responsabili dei raffreddori comuni e delle sindromi influenzali (ovviamente stando alle parole del falsificatore Pasteur, perchè Bechamp, vero scienziato e scopritore dei microzimi, spiegherebbe meglio il tutto sia dal punto di vista virologico che patologico, però non è il caso di andare troppo a fondo dell'argomento), e ad oggi sono stati isolati solo due ceppi (alfa e beta coronavirus).
Ricordo che i virus non sono esseri viventi, ma sono semplicemente frammenti di RNA o di DNA, parassiti endocellulari obbligati quindi, che "infettano" la cellula e la usano per moltiplicarsi, nello specifico il Coronavirus è un virus a RNA, che infetta le cellule epiteliali e rimane confinato nelle alte vie respiratorie, con crescita ottimale alla temperatura di 33-35°C (la febbre quindi è un primo segnale di reazione all'infezione e sarebbe meglio non abbassarla ai primi sintomi!)

A differenza dei Rinovirus con i quali condividono e con-causano i raffeddori, hanno periodo di incubazione più lungo (circa 3 giorni), quindi se vi infettano oggi che è domenica, manifestate i sintomi non prima di mercoledì.

La pericolosità dei Coronavirus, e fate bene attenzione, sta nel fatto che può DEGENERARE AGGRAVANDO UNA PATOLOGIA POLMONARE CRONICA PREESISTENTE, COME ASMA O BRONCHITE, E CAUSARE IN SOGGETTI PREDISPOSTI POLMONITE!

Cosa significa ciò?

Significa che in soggetti sani non può causare nulla e non può succedere nulla!

Come sempre vale per le patologie infettive di qualsiasi natura, i problemi si possono presentare solo in chi già soffre di patologie croniche che pre-esistono e che aumentano il rischio sia di infezione che di complicanze!

Questo concetto chiave va sempre tenuto a mente e considerato, perchè è la base per non cedere a facili allarmismi! (ed io di allarmismi sono esperto perchè tutte le segnalazioni rivolte a me parlavano solo di questo, come se fossi io quello che allarma!!)

Il COVID-19 (seppur molto probabilmente virus modificato in laboratorio!), non fa eccezione a questa "regola", quindi niente panico!

Ricordate poi un semplice concetto...se foste isolati senza notizie, vi accorgereste che c'è una epidemia? Non mi pare!

E' chiaro che tanta scena è creata ad hoc per distogliere l'attenzione da altre problematiche ben più gravi (le vere "epidemie" sono di patologie croniche ad es, o di resistenza ed effetti avversi ai farmaci, ma siccome qui la medicina convenzionale non sa che cosa fare, non se ne occupa nemmeno!), e siccome nelle patologie acute la medicina convenzionale eccelle, ci si concentra qui, e ci si concentra nel trovare un vaccino (che quando sarà pronto sarà già obsoleto perchè questi virus mutano e non è possibile creare vaccini su glicoproteine che non mutano, perchè mutano!), concentrandosi quindi solo sull'immunità cellulare o specifica (anticorpi e linfociti citotossici, che possiamo considerare la "cavalleria"), dimenticando volutamente che esiste anche l'immunità innata, la "fanteria", composta da IFN di tipo I e dalle cellule Natural killer, le quali se opportunamente stimolate creano uno stato "anti-virale", mettendo come in "quarantena" le cellule infettate, impedendo che ne infettino altre.

Ma perchè ci si concentra solo sulla cavalleria, ignorando la fanteria?

FONTE ORIGINALE E ARTICOLO COMPLETO

Carmen Di Muro

- Psicologa, Psicoterapeuta, giornalista scientifica e membro del Comitato Scientifico della rivista Scienza e Conoscenza.

È un momento molto difficile quello che stiamo attraversando. Dinanzi a questo fenomeno calamitante, che cresce fobicamente ora dopo ora, diviene sempre più difficile guardare la situazione da una visuale positiva e priva di timori.
Tutti parlano della necessità di una collaborazione globale per la salvaguardia da un virus che si sta velocemente e preoccupantemente diffondendo. Pochi però sembrano considerare il dilagante allarmismo che genera un altissimo grado di PAURA: un vero e proprio campo apocalittico che ci stiamo creando da soli.
Eppure, un individuo impaurito non può contribuire alla costruzione di alcunché. Un impaurito non può essere creativo perché é troppo impegnato a trovare soluzioni per scappare. Un uomo impaurito si affida all’informazione caotica che invece di rassicurare, separa e frammenta, causando maggiori rischi. E le persone sono impaurite poiché vengono tenute lontane da loro stesse e dalla verità.

A questo riguardo, facciamo un pò di chiarezza. ️

Pensiamo, che sotto il profilo biologico la paura è un’emozione che ha una valenza positiva indispensabile per la sopravvivenza e l’evoluzione. Questo è quanto succede quando essa è “adeguata” al pericolo, svolgendo la sua funzione entro i limiti che la rendono efficace. Diverso invece è nel caso attuale, in cui non soltanto non è utile, ma è decisamente dannosa poiché perde la sua originaria funzione biologica e diventa d’ostacolo all’adattamento, sconfinando nel patologico, tanto da limitare le normali attività quotidiane e allontanare dal mondo e dall’energia costruttiva della vita. Questa informazione penetra in profondità creando un campo di psicosi collettiva che genera una realtà interiore ed esteriore separata e sempre più fallibile.

Oggi è ampiamente e scientificamente riconosciuto che tutto ciò che pensiamo e sentiamo ha un impatto profondo su ogni aspetto della regolazione del nostro organismo.
Quando una persona è esposta a un evento emotivamente stressante, come in questo caso, il suo sistema nervoso simpatico (SNS) - ossia quello responsabile della risposta "lotta o fuga" - viene attivato, aumentando a sua volta la produzione di una molecola, il fattore nucleare kappa B (NF- kB) che regola la modalità di espressione genetica. L’ NF-kB traduce lo stress attivando i geni per produrre quelle particolari proteine, chiamate citochine, che causano infiammazione a livello cellulare, una reazione utile quando di breve durata, ma che se persiste fiacca ed indebolisce esponenzialmente il nostro sistema immunitario, rendendolo vulnerabile all'attacco di agenti patogeni.
Pertanto, "Virus e Batteri" possono colpire, come accade per una semplice influenza, solo se le circostanze sono favorevoli !!

E questo sta a noi, dipende da noi !!!

Star bene quando le circostanze sono avverse non vuol dire essere nè scollegati dalla vita, nè anestetizzati, nè tantomeno terrorizzati. Star bene anche quando le cose vanno male, vuol dire avere dentro di sé la certezza che qualunque cosa accada per sua natura é destinata a passare. Dinanzi ad un'onda, soprattutto se molto potente, non si può opporre resistenza. In quel momento è più forte e tenace di noi. Può scuotere la barca e tenerci sott'acqua, ma se il suo destino è quello di passare, mentre il nostro è quello di restare, con le giuste precauzioni, capacità e strumenti disponibili, rimarremo a galla.
La paura dura solo un istante, il necessario per trasformarsi in sano atteggiamento di responsabilità. Se decidiamo di farla restare, essa come un veleno invisibile eserciterà un'azione di campo potentissima, drenando energia, intorpidendo mente e cuore e fiaccando, di conseguenza, i processi vitali. Un circolo vizioso che svilisce e distrugge l'intera fisiologia e, che in egual modo, genera un campo emotivo risonante di profonda incoerenza. Questo campo d'onda collega essere ad essere, persona a persona. E quando i membri del gruppo sono sintonizzati sulla stessa frequenza socio-emozionale, l'informazione distorta si amplifica.

Per avere in mano le sorti della propria esistenza, essenziale, è quindi esaminare la qualità e il tipo di messaggi a cui si è esposti e in quale misura essi lavorano al servizio della vita e in quale misura al servizio della paura, discernendo e adottando giusti pensieri e comportamenti.
La pericolosità dei Coronavirus, allo stesso modo di virus maggiormente conosciuti, sta nel fatto che può degenerare ed aggravare una patologia polmonare preesistente o causare polmonite in soggetti predisposti o immunodepressi. Cosa significa questo?
Che non bisogna sottovalutare o negare il COVID-19, ma dare peso solo agli studi scientificamente validati e a fonti attendibili, sapendo soprattutto che il nostro stato di salute e la vitalità dipendono, principalmente, dall’atteggiamento interiore capace di mettere ordine nel caos dei nostri timori.

Non dimentichiamo che nessun pensiero o sentimento, nel bene e nel male, possono essere nascosti ad ogni singolo organo, tessuto o cellula del nostro organismo.
Il corpo è la terra dove l’ Anima respira la vita.

FONTE ORIGINALE COMPLETA

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martedì 25 febbraio 2020

La coerenza cuore-cervello: dinamica quantistica



La coerenza cuore-cervello: una dinamica quantistica

Psicologia Quantistica


La ricerca ha ormai largamente mostrato il ruolo chiave del cuore quale centro dell’afflusso spirituale, capace di generare un campo elettromagnetico talmente ampio da mettere in coerenza il sistema psiche-soma: cerchiamo di capire meglio come accade tutto questo

Carmen Di Muro - 24/02/2020

La ricerca ha ormai largamente mostrato il ruolo chiave del cuore quale centro dell’afflusso spirituale, capace di generare un campo elettromagnetico talmente ampio da mettere in coerenza il sistema psiche-soma, armonizzando i ritmi biologici con il movimento della realtà in una danza perenne tra interno ed esterno che attira e genera a sé, per risonanza, altro potenziale. E le emozioni positive rappresentano la pietra angolare nella generazione di questo campo altamente organizzato che ci fa entrare in quella famosa condizione di “flusso di coerenza” con l’anima. Durante questo stato il sistema corporeo funziona con un alto grado di sincronizzazione ed efficienza, producendo modelli altamente strutturati di feedback elettrochimici ed elettromagnetici, tali da permettere al biocampo di riallineare l’insieme di frequenze che orbitano nel suo raggio d’azione.

La serenità, la fiducia, l’amore che possiamo mettere in ogni nostro piccolo atto di preghiera sono le più sottili e potenti possibilità che abbiamo di portare tutta l’energia di creazione della nostra coscienza nella materia. Il panorama interno muta e la nostra vibrazione si innalza verso frequenze più alte ed armoniche. Tutti gli atomi si eccitano e iniziano a irradiare un campo elettromagnetico con un potenziale trasformativo talmente grande da riuscire a destrutturare e influenzare positivamente i campi delle singole unità viventi. E questo accade soltanto quado i pensieri sono in massimo allineamento con gli stati affettivi. Infatti ogni pensiero in risonanza con le emozioni genera dei segnali di campo che oscillano all’unisono con ogni particella presente nell’universo, permettendo agli infiniti potenziali di collassare in esperienze reali. I pensieri diventano materia e la materia, in questo caso, corrisponde alla guarigione di chi ha creduto.

L’attenzione diviene fattore indispensabile nel processo di creazione, essa è frequenza informata che permette di indirizzare consapevolmente l’intenzione dall’interno all’esterno, ricongiungendoli in un unico afflato divino. Ed è proprio quando ci ricongiungiamo al Campo infinito di possibilità abbiamo accesso al massimo potere insito in noi e le cose iniziano ad accadere.

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Scienza e Conoscenza n. 64 - Rivista Cartacea >> http://bit.ly/2PSx3rV
Nuove Scienze, Medicina non Convenzionale, Coscienza
Autori Vari

lunedì 24 febbraio 2020

Il sistema nervoso del cuore



Il sistema nervoso del cuore

Medicina Integrata


Scopriamo i meccanismi fisiologici di comunicazione cuore-cervello e il modo in cui l’attività del cuore influenza le percezioni, le emozioni, l’intuito e la salute

Carmen Di Muro - 22/02/2020

La scoperta di un vero e proprio sistema nervoso all’interno del cuore risale al 1991, quando uno dei primi pionieri della Neurocardiologia, il dottor J. Andrew Armour, ha introdotto il concetto di “cervello del cuore”. Il cuore-cervello, come viene comunemente chiamato, o sistema nervoso cardiaco intrinseco, è una rete complessa di gangli, neurotrasmettitori, proteine e cellule, molto simili a quelle cerebrali. Tali circuiti gli permettono di agire indipendentemente dal cervello craniale per imparare, ricordare, prendere decisioni e persino sentire. L’attività discendente dei rami simpatico e parasimpatico dell’SNA è integrata nel sistema nervoso intrinseco del cuore insieme ai segnali derivanti dai suoi neuroni sensori che ne rilevano la pressione, la frequenza, il ritmo cardiaco e gli ormoni. Le informazioni afferenti elaborate contribuiscono a sincronizzare globalmente l’attività delle aree frontocorticali, subcorticali e della corteccia motoria, influenzando fattori psicologici come il livello di attenzione, la motivazione, la sensibilità percettiva e l’elaborazione emotiva.

Queste ricerche svolgono un ruolo importante nel chiarire i processi di base che connettono cuore, cervello, mente e corpo, mettendo in luce che una funzionalità sana e ottimale è il risultato di interazioni dinamiche tra molteplici sistemi di controllo neurali, ormonali e meccanici, sia a livello locale che centrale. Ma questo non è tutto. Oltre alla vasta rete di trasmissione neurochimica che collega l’organo cardiaco, la psiche e il soma, i ricercatori dell’HMI hanno fatto una scoperta ancora più sorprendente: il cuore trasmette informazioni essenziali tramite interazioni di campi elettromagnetici.

Comunicazione cardio-elettromagnetica

“Il nostro cuore è un’ondata di luce” potrebbe dire chi si lascia trasportare dal dolce sentire celato in ogni pulsazione dell’organo primo del nostro corpo. Ma cosa significa realmente?

Gli scienziati dell’HMI hanno riscontrato che il “cuore fisico”, oltre ad avere ampie connessioni afferenti con i centri corticali, ha anche canali di comunicazione che operano nel dominio della frequenza, al di là dei limiti dello spazio-tempo, e che lo collegano con il “cuore energetico” il quale può informare virtualmente, momento per momento, i circuiti del sistema biologico. È stato visto che il cuore genera il campo elettromagnetico più potente e più esteso del corpo, 5000 volte più ampio rispetto a quello cerebrale, che può essere rilevato a diversi metri di distanza, in tutte le direzioni, attraverso un dispositivo superconduttore a interferenza quantistica (SQUID) basato su magnetometri.

Il campo del cuore agisce come un’onda portante di informazioni, fornendo un segnale di sincronizzazione globale per l’intero organismo. Specificamente, l’informazione codificata agisce per in-formare (letteralmente, dare forma a) l’energia di tutte le funzioni corporee e per coordinare i processi fisiologici nel suo insieme. Ogni cellula è, infatti, immersa in un ambiente, esterno e interno, di fluttuanti forze magnetiche invisibili. L’evidenza sperimentale dimostra che le chiare modalità ritmiche nella variabilità delle onde elettromagnetiche – nella pressione sanguigna e in quella sonora – prodotte dall’attività del ritmo cardiaco sono alterate e modellate dall’esperienza di differenti emozioni, la cui qualità determina il tipo di segnale che il nostro cuore trasmette alla corteccia cerebrale...

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Scienza e Conoscenza n. 67 - Gennaio/Marzo 2018 >> http://bit.ly/2FFrLu7
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giovedì 20 febbraio 2020

Manifesto per una nuova Scienza



Manifesto per una nuova Scienza

Critica al sistema sanitario


Una riflessione su Scienza, pseudoscienza e fondamentalismo scientista

Gioacchino Pagliaro - 19/02/2020

Il seguente articolo è tratto da Scienza e Conoscenza 71

La libertà di parola è un diritto, uno dei diritti più preziosi. La libertà di parola è poter dire tutto ciò che può far bene all’uomo e alla vita.

La libertà di parola comporta il buon senso di ascoltare chi passa la vita a studiare, a sperimentare, a verificare la conoscenza. La libertà di parola implica anche il silenzio. Silenzio per tacere, per riflettere e per documentarsi. Al contrario ripetere quel che si sente in giro, quel che si legge qui e là in Internet, pensando di dire qualcosa di importante, è solo spreco della parola e danno per chi ascolta. In questo modo si alimenta solo la pessima informazione e una pericolosa confusione.

Spacciare per scientifiche cose che la scienza sta ancora studiando, fare collegamenti impropri e inadeguati, usare termini scientifici per darsi un tono senza conoscere bene il loro significato, non è scienza, non è divulgazione, è mistificazione e ciarlataneria o, come si suol dire, pseudoscienza.

Tutto ciò distorce la conoscenza e fa un danno alla scienza e alla comunità.

Tuttavia va precisato che la pseudo-scienza non è costituita solo dallo spacciare per scientifiche cose che non hanno basi scientifiche. La pseudoscienza è anche il rifiuto pregiudiziale e denigratorio verso ogni nuova forma di ricerca e di applicazione che possa alterare interessi consolidati di parte.

La scienza deve poter discutere liberamente l’esito dei suoi studi

La scienza è il complesso organico delle conoscenze che si possiedono intorno a uno o più ordini di fenomeni naturali, ma è anche l’insieme delle conoscenze che permettono di strutturare nuove teorie.

La scienza è pertanto l’insieme delle discipline basate sull’osservazione, il calcolo, la verificabilità, che studiano l’universo, la terra e gli esseri viventi, per comprenderne il funzionamento e migliorare la loro vita.

La scienza utilizzando linguaggi formalizzati, descrive l’insieme delle conoscenze che consentono di comprendere la realtà. A partire da Galileo Galilei la scienza, intesa come acquisizione di conoscenze verificabili, è libera di discutere al suo interno gli esiti dei suoi studi, liberandoli da ogni principio di autorità, da ogni forma di autoritarismo.

La scienza opera per favorire l’evoluzione dell’uomo e perciò, per sua natura, è democratica, e per questo va tutelata. Nella scienza ci sono modelli dominanti e modelli marginali, e ognuno di questi è più o meno soggetto a continue pressioni.

Le piaghe della scienza

La purezza incontaminata della scienza, resta purtroppo inviolata solo nei testi fondamentali dei suoi fondatori.

Alla luce delle dichiarazioni e delle denunce di autorevoli scienziati, non si può negare l’ingerenza nel mondo scientifico di interessi e poteri che nulla hanno a che fare con essa. I finanziamenti che pilotano i risultati, la manipolazione dei dati, le collusioni con i poteri forti di coloro che pensano solo al profitto e non a produrre benessere, sono le piaghe della scienza.

Ciò detto, è però molto limitativo ed erroneo confondere gli interessi di chi, dentro e fuori la scienza, opera per il proprio tornaconto, con il lavoro accurato e rigoroso della stragrande maggioranza degli scienziati. Da molti secoli la storia ci dimostra che la migliore delle istituzioni ha sempre in sé il germe che la può danneggiare.

Oltre alla pseudoscienza e agli interessi di potere esiste un’altra piaga: lo scientismo.

Lo scientismo, o per meglio dire, il fenomeno del fondamentalismo totalitario scientista a cui assistiamo oggi, è la visione dogmatica e innaturale della scienza che non ammette la discussione, l’intuizione creativa e la transitorietà della conoscenza.

Come ha mirabilmente spiegato T. Kuhn il cambio di paradigma implica necessariamente del tempo e delle precise fasi di reazione prima che il paradigma dominante lasci il posto a un nuovo paradigma (T. Kuhn 1977), ma un conto è la discussione scientifica serrata e rigorosa e un conto sono i furori e gli strali del dogmatismo, tipici dello scientismo fondamentalista.

Il fondamentalismo scientista occupa per fortuna un piccolo spazio nella comunità scientifica, che, al suo contrario, è invece protesa verso quella curiosità e creatività che accompagna lo scienziato nell’applicazione del metodo scientifico...

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Scienza e Conoscenza n.71 - Gennaio/Marzo 2020 - Rivista Cartacea — Rivista >> http://bit.ly/38ofSnq
Nuove scienze, Medicina Integrata
Editore Macro Edizioni

lunedì 17 febbraio 2020

Medicina Omeosinergica e PNEI



Medicina Omeosinergica e PNEI

Medicina Integrata


La medicina omeosinergetica dice che tutto quello che il corpo crea come reazione non è una reazione casuale, che ci “colpisce” all’improvviso o perché siamo sfortunati o perché non ci meritiamo certe situazioni e certe cose. Nulla è a caso.

Vincenzo Valesi - 16/02/2020

Tratto da I Rimedi Naturali del Medico di Famiglia (Macro Edizioni, 2011).

La medicina omeosinergetica nasce da una realtà biologica, scientifica, anatomica, embriologica, per poi arrivare al senso sia degli organi che delle malattie. La moderna PNEI ci insegna che la maggior parte di quelle che chiamiamo malattie sono condizionate da un’alterazione del sistema PNEI, acronimo che significa psico-neuro-endocrino-immunologia.
Allo scopo di continuare la specie l’uomo ha sviluppato, col passare del tempo, dei programmi biologici di sopravvivenza, che sono diventati automatici e quindi sono inscritti nel suo cervello e nelle sue cellule.

Pertanto tutto quello che il corpo crea come reazione non è una reazione casuale, che ci “colpisce” all’improvviso o perché siamo sfortunati o perché non ci meritiamo certe situazioni e certe cose. Ogni reazione organica o somatica ha una sua logica ben precisa.
Questa visione psicosomatica non può prescindere da quello che viene definito approccio omeosinergetico delle malattie, inquadrato dalle sette leggi qui sotto elencate:

1. Tutto è uno.
2. Tutto è perfetto.
3. Tutto ciò a cui si resiste persiste.
4. Consapevolezza o sofferenza.
5. La malattia è una benattia.
6. Ogni malattia nasce da un rifiuto.
7. Legge del simile o dell’attrazione o dello specchio.

1. Tutto è uno

Questo è un concetto fondamentale, che ha profonde implicazioni filosofiche e religiose, ripreso da Jung nel suo inconscio collettivo, dall’idea dell’universo olografico, da filosofi come Liebniz che parlavano di monadi. Se tutto è uno non esiste la separazione. Di conseguenza tutti gli atti di violenza, di sopraffazione, tutte le azioni traumatiche che rivolgiamo contro gli altri, le portiamo in realtà contro noi stessi.

2. Tutto è perfetto

Se tutto è perfetto non esistono errori e sbagli, e soprattutto non esistono colpe. Niente invece è a caso, tutto ha una sua logica, anche un abbandono, una morte. Una malattia è biologicamente perfetta, utile, necessaria, indispensabile. E allora anche un’esperienza che apparentemente può sembrare negativa, diventa necessariamente perfetta.
Vengono ribaltati i concetti di peccato, errore, sbaglio: ognuno fa quello che può in base al suo livello di evoluzione.
In questa “perfezione” abbiamo diversi livelli di consapevolezza. Per esempio, chi ammazza è ovvio che ha un livello di consapevolezza molto basso. Socrate diceva che non esistono persone cattive, ma solo persone che non conoscono il bene. Soltanto che il livello di coscienza di questo tipo di azioni è molto basso a livello di vibrazione, quindi è molto bassa anche la consapevolezza. Ma se tutto è perfetto, dobbiamo aver paura della malattia? È necessario spaventarsi per i sintomi? Anche gli eventuali “errori” che commettiamo possono essere una soluzione per un problema e rappresentano in ogni caso un’esperienza. Non esistono azioni sbagliate, ma solo diversi livelli di coscienza, dove ogni livello è perfetto e ha un suo scopo.

3. Tutto ciò a cui si resiste persiste

Ogni patologia cronica, ogni sofferenza cronica è legata al rifiuto dell’esperienza nella fase acuta. Quando noi resistiamo a qualcosa lo alimentiamo. Se vogliamo che una cosa vada via dobbiamo calarci in essa, guardarla in faccia, viverla. E non invece far finta di niente, controllarla, combatterla. Perché tutto ciò a cui si resiste persiste, tutto ciò che noi rifiutiamo, in realtà lo stiamo cronicizzando, stiamo creando le basi perché possa continuare a essere presente nella nostra storia e nella nostra esperienza.

Anche quando ci lamentiamo di un sintomo, stiamo resistendo. Ogni sintomo quando viene accettato va via, perché ogni sintomo nasce per andar via. In biologia esistono solo sintomi acuti, che diventano cronici quando non sappiamo accettarli. Questo concetto vale non soltanto per i sintomi ma anche per le esperienze, nei rapporti di coppia, nei rapporti interpersonali. Pertanto, quando in un rapporto di coppia resisto a qualche cosa, nel senso che non sto accettando un comportamento, non accetto l’atteggiamento di qualcuno, io sto resistendo e purtroppo sto cronicizzando la situazione invece di risolvere il problema. Rimane solo la separazione o simbolica o oggettiva, vera.
Ogni malattia acuta, così come viene così deve andar via. Se persiste è perché c’è un blocco, un rifiuto, una resistenza. Tutto quello che è “anti” blocca. Ogni volta che prendo un “anti” sto resistendo: sul momento il sintomo va via, ma il processo si cronicizza.
Quando per esempio in una malattia acuta febbrile virale io sopprimo la febbre con un antipiretico, non mi rendo conto che la febbre non è una malattia, ma un meccanismo di difesa che serve a facilitare il lavoro di linfociti e macrofagi, indebolisco la reazione favorendo lo sprofondamento del virus e molto facilmente andrò incontro a ricadute, sub-cronicizzazioni e cronicizzazioni le quali hanno lo scopo di finire il lavoro non terminato.

4. Consapevolezza o sofferenza

Ci sono due strade per poter guarire: o ci consapevolizziamo o soffriamo. E questo non deve essere visto come una punizione, del tipo “se non ti consapevolizzi ti punisco con la malattia”. No, la sofferenza o malattia è solo l’ultima occasione che ci viene offerta per poter guarire. Sono due realtà inversamente proporzionali, vuol dire che chi si ammala o chi soffre, anche per pene d’amore oltre che per pene fisiche, è perché non è consapevole del senso di quello che sta vivendo. La vera grande cura di una malattia è realizzare consapevolezza. La malattia può nascere, la sofferenza può esistere solo se non c’è consapevolezza. Prendendo solo il farmaco evitiamo di diventare consapevoli perché trasferiamo al farmaco il potere di farci star bene. Invece se prendiamo consapevolezza, se scopriamo il perché ci ammaliamo, perché quell’organo e non quell’altro, allora entriamo in un percorso attraverso il quale sarà più facile eliminare la sofferenza.

5. La malattia è una benattia

Se la malattia è uno strumento di consapevolizzazione e quindi di guarigione è meglio parlare di “benattia”. Grazie alla consapevolezza va via la sofferenza. Invece spesso per non avere sintomi preferiamo “morire dentro”. I sintomi sono già la dimostrazione di una guarigione biologica in noi.
La malattia è uno step fondamentale per evolverci. Allora che senso ha bloccarla, che senso ha lamentarsi? Dobbiamo entrare invece in questo percorso di conoscenza.
Ogni malattia acuta nasce come sblocco e conseguente guarigione di una malattia cronica. Quando si blocca una malattia acuta nasce una malattia cronica, perché tutto quello a cui si resiste persiste. Viceversa quando nel corso di una malattia cronica compare improvvisamente una malattia acuta, vuol dire che questa malattia acuta sta guarendo la malattia cronica.


6. Ogni malattia nasce da un rifiuto

Dal rifiuto in atto deriva la malattia che serve per sbloccare il rifiuto stesso. Ci sono tanti modi di rifiutare: attraverso la rabbia, la paura, attraverso il giudizio, la critica, l’abbandono, la solitudine, il vittimismo. Le malattie ci offrono la possibilità di prendere consapevolezza di questo rifiuto. La malattia a livello comportamentale non è altro che la conseguenza di un atteggiamento di negazione verso la vita. Ogni volta che io nego la vita mi ammalo. Mi ammalo sempre e comunque di malattie acute perché, biologicamente parlando, l’organismo non conosce le malattie croniche. Ogni malattia cronica è la conseguenza di questa malattia acuta che nasce perché c’è un rifiuto.
Quando rifiutiamo la vita, questo comporta una diminuzione dell’energia e una diminuzione della nostra reattività.

L’organismo, che in conseguenza di questo rifiuto si trova in una condizione di ipoergia, sviluppa allora una reazione iperergica per compensare quello stato di ipoergia iniziale. Infatti quello che caratterizza una malattia acuta e che ha la sua espressione più eclatante nell’infiammazione acuta è la febbre: quindi aumento di temperatura, cioè calore, dolore, tumefazione, limitazione funzionale. Quando abbiamo una malattia acuta si costruisce ATP quindi aumenta l’energia a disposizione. In ogni malattia acuta l’organismo sta reagendo per compensare una situazione di ipoergia che si è creata grazie al rifiuto: ecco perché la malattia acuta è una necessaria benattia, perché “iper” diventa necessario allorché a livello comportamentale abbiamo creato l'“ipo” in conseguenza del nostro rifiuto.
Pertanto in questa ottica, tutte le malattie nascono da pensieri e sentimenti negativi che, come ci insegna la psiconeuroendocrinoimmunologia, alterando il fisiologico comportamento delle ghiandole endocrine portano a una disregolazione del sistema immunitario, del metabolismo e del sistema neurovegetativo.
Secondo questa visione, l’intervento terapeutico non deve essere solo quello di bloccare o annullare dei sintomi, ma di potenziare e supportare i poteri immunitari e le risorse dell’organismo, in modo che sia l’organismo stesso a superare la malattia.

Ci sono due possibilità:

Rifiuto/non accettazione → Conflitto = Distress → Malattia
oppure
Accettazione → Non conflitto → Eustress → Salute

L’intensità del rifiuto, la colorazione dell’emozione provata quando è avvenuto, determinano
l’area del cervello colpita, l’organo fisico corrispondente e la gravità della malattia.
Noi abbiamo quattro possibilità di rifiuto.

I. Rifiuto lieve → Stress lieve → Lieve mancanza di ossigeno, perché ogni volta che io rifiuto mi blocco, diminuisce l’energia, diminuisce l’ossigeno. Quindi c’è una diminuzione dell’ossigeno che sposta il metabolismo verso un atteggiamento anaerobico. L’organismo allora cerca di reagire aumentando l’escrezione, si ha un’iperfunzione e un ipermetabolismo. È la prima fase, quella più banale, lieve e leggera, per cui l’organo aumenta la sua funzione. La maggior parte delle persone si trova in questa fase. Nel caso dell’intestino un po’ veloce, irritabile, siamo a questo livello. Cioè c’è un aumento dell’escrezione, perché stiamo “eliminando” un rifiuto lieve.

II. Rifiuto medio → Stress medio → Media mancanza di ossigeno (non più un ingorgo ma una) → Displasia. Questo significa che a questo punto l’organo aumenta le sue dimensioni nella materia, si crea quella che si chiama ipertrofia e quindi abbiamo le cisti e varie ipertrofie d’organo. Pertanto, quando abbiamo a che fare con delle cisti, che sono un aumento del materiale biologico dell’organo in essere, rappresentano a monte l’effetto di un rifiuto abbastanza importante.

III. Rifiuto severo → Stress severo → Severa mancanza di ossigeno → Displasia. Anche qui si verifica displasia, ma solo che stavolta non aumenta più la forma, la materia, ma aumenta il numero, quindi dall’ipertrofia si passa all’iperplasia ed è così che nasce il tumore benigno: fibroma, esostosi, gozzo, fibroadenoma, ipertrofia prostatica, calcolo della vescica biliare o del rene.

IV. Rifiuto grave → Stress grave → Grave mancanza di ossigeno → Atteggiamenti di dedifferenziazione. Sono, quindi, banalmente e semplicemente quattro livelli di intensità dello stesso rifiuto.

7. Legge del simile o dell’attrazione o dello specchio

È la legge per la quale ogni essere umano ha a disposizione l’universo per conoscersi.
Ma come fa a conoscersi attraverso l’universo? Usando la legge dello specchio, della risonanza, dell’attrazione, per cui quello che noi attiriamo dal di fuori lo attiriamo perché è già presente in noi. Ogni volta che attiriamo un comportamento, una persona, un avvenimento, una malattia che ci dà fastidio, in quel momento noi abbiamo l’opportunità, grazie a questa situazione, di conoscerci.
Quando non siamo consapevoli di quello che siamo, la vita attraverso gli altri ce lo manda a dire. Ecco perché allora attiriamo certe esperienze, certi comportamenti, certe modalità, che spesso si ripetono. Non è un caso: se io, rispetto a quell’esperienza che sto attirando e che mi infastidisce, fossi già divenuto consapevole che sono anch’io in quella maniera, quell’esperienza non mi avrebbe dato affatto fastidio.
Questo discorso diventa fondamentale da vivere e da mettere in pratica.

Non esiste la sfortuna, che spesso tiriamo in ballo per giustificarci. Esiste solo un basso livello di consapevolezza. Tutti “pensano” di operare bene, ma poi si lamentano dei risultati. Con umiltà e onestà dobbiamo capire che se raccogliamo male a un qualche livello, anche se non ce ne rendiamo conto, stiamo seminando male. Quindi ciò che vediamo negli altri è la proiezione di ciò che è dentro di noi: il simile attira il simile.
L’occhio è la finestra dell’anima e la bellezza, al pari della bruttezza, è negli occhi di chi la guarda.
Il simile è colui che pur condividendo con un’altra persona il senso della stessa esperienza, manifesta reazioni e comportamenti diversi. La dinamica è la stessa, però la esprimiamo in modo diverso. Ecco perché si parla di simile e non di uguale. Bisogna essere intellettualmente onesti e rivederci tramite questa legge. Se abbiamo attirato quel tipo di comportamento, non c’è possibilità di errore: lì c’è uno specchio.
Questa è una legge universale. Chi vuole sapere e chi non vuole. Chi non vuol sapere va facilmente incontro alla sofferenza, non come castigo, ma come ultima unica occasione per guarire.

Noi tutti attiriamo persone ed esperienze che vibrano alla nostra stessa frequenza. Dobbiamo avere l’onestà di ammetterlo: nulla ci capita per caso, ma attiriamo tutto, inconsapevolmente a livello incosciente, ma consapevolmente a livello animico. Sta a noi portarlo a livello della coscienza, e per fare questo ci sono due strumenti: l’umiltà e l’onestà con se stessi.
Una donna che, nonostante cure specifiche, va continuamente incontro a vaginiti ripetute deve interrogarsi sulla qualità del rapporto col suo partner e su se stessa. I batteri, i bruciori urinari, non sono più un caso. E la guarigione si può raggiungere solo attraverso l’accettazione di questi atteggiamenti o comportamenti altrui. Pertanto, lo specchio diventa indispensabile per portare consapevolezza dove non c’è, per portare la luce dove ci sono le tenebre del giudizio, della critica e della aspettativa.
Senza lo specchio non si può arrivare alla consapevolezza; senza il simile inizia il caso, con il caso inizia il caos, quindi si ha una visione casuale della vita con la perdita di vista del suo significato.
«Dio non gioca a dadi col destino degli uomini» (Albert Einstein).
E, aggiungo io, non ci urla la verità negli orecchi, ma la sussurra delicatamente a chi vuole ascoltarla, dall’ultima cellula ai più elevati livelli di coscienza.

Ci sono due modi per metterci in rapporto con un’altra persona:

a. giudizio, critica, aspettativa; ciò crea una separazione, quindi un conflitto;

b. specchio, risonanza, accettazione. Quando riusciamo a riconoscerci in qualche cosa capiamo che l’altro non c’entra più niente, è solo un aiuto per scoprire noi stessi, per conoscerci. Questo è il vero significato del porgere l’altra guancia, del dare il mantello a chi ci chiede la tunica, di camminare venti miglia con chi ci obbliga a camminare un miglio.

Il problema non è modificarsi: la gente è abituata a pensare che per poter star bene bisogna fare qualche cosa. Fare psicoterapia, fare un cambiamento ecc. Come dire che se scopro di essere testardo devo diventare elastico. Scopro di essere critico, devo diventare tollerante. No, io non devo niente! Alla tolleranza non si arriva in questa maniera. Tu al positivo non arrivi negando il negativo. Questo è moralismo, non è un processo di consapevolezza e di guarigione. Si arriva alla positività nel riconoscimento e nella accettazione di quello che “consideri” negativo, che è semplicemente quello che sei.
Il cambiamento non deve avvenire mai in base a una scelta morale, o meglio moralistica, per cui ti dici «sono negativo, devo diventare positivo». Perché questo già sottende un giudizio, che è quello che devi evitare.

Anche la scelta delle parole è molto importante. Cerchiamo di eliminare le parole che hanno insito in sé un giudizio.
Diventiamo “armonici” quanto più ci riconosciamo e ci accettiamo in quello che per noi è disarmonico. Non è un problema di etica, ma di conoscenza. Conoscere e accettarci per quello che siamo serve a rendere sopportabile e non patogeno il carico che ci portiamo addosso, serve a risolvere i conflitti.
Stiamo bene quando attiriamo il positivo perché quelle persone non fanno altro che confermare quello che dentro di noi accettiamo, mentre le persone negative ci confermano quello che di noi non accettiamo. Ma se vogliamo evolverci dobbiamo prendere in considerazione non soltanto quelle positive, ma soprattutto quelle che “consideriamo” negative perché ci fanno capire come non ci accettiamo e ci portano pian piano ad accettarci attraverso loro. Ma non si può accettare ciò che non si conosce.
Queste persone sono i veri angeli (dal greco anghelos, che significa “annunciatore”). Esse ci annunziano quello che siamo.

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Consigli e terapie per le malattie più diffuse
Vincenzo Valesi

venerdì 14 febbraio 2020

Effetto placebo e mente



Effetto placebo e mente

Medicina Integrata


Sappiamo che l’effetto placebo funziona. Ma in base a quali meccanismi fisiologici i pensieri, i sentimenti e le convinzioni si traducono in alterazioni fisiologiche?

Lissa Rankin - 14/02/2020

Tratto da La mente supera la medicina di Lissa Rankin

Questo è un argomento dibattuto e finora sono state avanzate diverse ipotesi. Pensieri positivi sulla guarigione potrebbero stimolare le endorfine naturali, le quali a loro volta favoriscono l’alleviamento dei sintomi, la scomparsa del dolore e il miglioramento dell’umore. È vero anche il contrario: quando a pazienti che hanno risposto positivamente al placebo è stato dato l’oppioide antagonista naloxone, che blocca le endorfine naturali, il placebo ha improvvisamente smesso di funzionare.

Essere convinti di guarire e ricevere le cure di medici premurosi favorisce anche la scomparsa dello stress fisiologico – il quale notoriamente predispone il corpo alla malattia – e la sua sostituzione con il rilassamento fisiologico, indispensabile per il corretto funzionamento dei meccanismi di autoguarigione del corpo. Come è stato detto per la prima volta dal professore di Harvard dottor Walter Cannon, il corpo è dotato di una “reazione di stress”, anche nota come la reazione lotta-o-scappa, un meccanismo di sopravvivenza che si attiva quando il cervello percepisce una minaccia. Se tale reazione ormonale a cascata viene innescata da un pensiero o un’emozione nella mente (come la paura), l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) si attiva, stimolando l’iperattività del sistema nervoso simpatico, il quale innalza i livelli corporei di cortisolo e adrenalina. Con l’andare del tempo, riempire il corpo di questi ormoni dello stress può causare sintomi fisici, predisponendolo alla malattia.

Ma se esiste la reazione di stress quale meccanismo di sopravvivenza per aiutarci a sopravvivere nelle situazioni di emergenza, esiste anche una reazione equilibratrice: quella di rilassamento. Quando viene prodotta la reazione di rilassamento, gli ormoni dello stress diminuiscono, mentre quelli benefici del rilassamento (contrari a quelli dello stress) vengono rilasciati. Il sistema nervoso parasimpatico prende il sopravvento e il corpo torna all’omeostasi. Solo in tale stato di riposo e rilassamento il corpo è in grado di curarsi. Tutto ciò che riduce lo stress e causa una reazione di rilassamento non solo allevia i sintomi che la reazione di stress può causare, ma mette anche il corpo nelle condizioni di fare ciò che per esso è naturale: guarirsi da solo.

Convinzioni positive e cure premurose possono persino alterare il sistema immunitario. La funzione immunitaria di pazienti trattati con placebo potrebbe diventare molto più attiva, perché viene disattivata la reazione di stress e attivata quella di rilassamento. I placebo possono anche sopprimere il sistema immunitario. In uno studio, ai topi di laboratorio venne somministrato il farmaco immunosoppressivo ciclofosfamide (miscelato con acqua e saccarina). Poi il farmaco venne eliminato e i topi furono alimentati soltanto con acqua e saccarina (un placebo). Stupore: il sistema immunitario rimase oggettivamente soppresso, anche quando i topi non ricevevano più il farmaco, facendo pensare che persino i topi rispondevano alle convinzioni positive e alle cure premurose con reazioni immunitarie fisiologicamente misurabili.
Inoltre, le convinzioni positive e le cure premurose possono attenuare la fase di reazione infiammatoria acuta, la quale provoca dolore, rigonfiamento, febbre, letargia, apatia e perdita di appetito.

Il legame corpo/mente potrebbe anche essere mediato da funzioni esecutive della corteccia prefrontale del cervello. Il fatto che le risposte al placebo scompaiono nei pazienti di Alzheimer supporta questa teoria. Molti pazienti di Alzheimer non rispondono al placebo, rafforzando l’ipotesi che un’area del cervello collegata alle convinzioni (la quale potrebbe venire lesionata da una patologia neurologica) possa essere determinante nel meccanismo di risposta a un placebo. Il biologo evolutivo Robert Trivers sostiene che le aspettative del cervello sull’immediato futuro hanno ripercussioni sul suo stato fisiologico. Trivers ipotizza che i malati di Alzheimer non rispondano al placebo in quanto incapaci di pensare al futuro: pertanto, la loro mente non può fisiologicamente prepararsi a esso.

La reattività al placebo si ricollega anche all’attivazione della dopamina nel nucleus accumbens, una regione cerebrale attiva nei meccanismi di ricompensa. Alcuni scienziati hanno studiato cosa accadeva al cervello delle persone dopo che avevano ricevuto dei soldi, per vedere quanta dopamina rilasciavano nel nucleus accumbens. Più quest’ultimo rispondeva alla ricompensa monetaria, più era probabile che quei pazienti migliorassero con un placebo.
Qualunque sia il meccanismo, è chiaro che mente e corpo comunicano attraverso neurotrasmettitori che nascono nel cervello e si diramano in altre parti del corpo, trasmettendo segnali. Dunque, non dovrebbe sorprenderci se le cose che pensiamo e sentiamo possono tradursi in alterazioni fisiologiche nel resto del corpo.
Ed è ciò che avviene, non è vero? Non siamo abituati a parlare molto del modo in cui pensieri e sentimenti influenzano la salute del corpo. Ma se questo avviene, perché non facciamo più attenzione a ciò che immettiamo nella nostra mente?

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Scienza e Conoscenza n.70 - Ottobre/Dicembre 2019 — Rivista >> http://bit.ly/2BASRPZ
Nuove scienze, Medicina Integrata
AA. VV.

La Mente supera la Medicina — Libro
La prova scientifica che si può guarire da soli
Lissa Rankin

mercoledì 12 febbraio 2020

Il potere di guarigione della paura



Il potere di guarigione della paura

Consapevolezza e Spiritualità


"Il Potere di Guarigione della Paura" parla della lotta con un angelo, un angelo chiamato Paura. La via alla libertà consiste nel ricevere la benedizione che solo quest’angelo può impartirci. Tra le mani avete un libro che può aiutarvi a trovare tale libertà, affinché possiate essere davvero vivi sino in fondo.

Lissa Rankin - 12/02/2020

Estratto dal libro "Il potere di guarigione della paura" di Lissa Rankin

La prima volta che udii la storia di Giacobbe e l’angelo ero molto piccola. Era uno dei tanti racconti biblici che il mio adorato nonno – un rabbi ortodosso e appassionato studioso di Cabala – mi raccontava. Il nonno la presentava così: Giacobbe stava viaggiando da solo, quando l’oscurità lo costrinse a fermarsi per mangiare qualcosa e dormire fino all’alba. Il posto gli era sembrato abbastanza sicuro, ma così non era. Nel buio della notte si accorse che braccia muscolose lo avevano afferrato e lo schiacciavano a terra. Il buio era tale che egli non riusciva a vedere l’aggressore, ma ne sentiva la forza. Anche Giacobbe però era molto robusto, per cui cercò di liberarsi. Senonché il suo aggressore era almeno altrettanto forte e finirono con il rotolarsi al suolo tutta la notte.

Infine, la notte cessò e alle prime luci dell’alba Giacobbe si accorse di aver lottato contro un angelo. Quando il sole sorse, l’angelo abbandonò la presa e cercò di andarsene, ma Giacobbe lo tratteneva. «Lasciami andare», disse l’angelo a Giacobbe, «è spuntata la luce». Ma Giacobbe lo teneva fermamente. «Non ti lascerò andare fino a quando non mi avrai dato la tua benedizione», disse. L’angelo si dimenò, ma Giacobbe non lasciava la presa. E così l’angelo dovette impartire a Giacobbe la propria benedizione.

Da bambina, tutto ciò per me non aveva senso. Giacobbe aveva lottato tutta la notte per liberarsi, perché non aveva lasciato che l’angelo se ne andasse? Io avrei fatto così. Inoltre, da amante degli angeli, non capivo come qualcuno potesse non vedere la differenza tra un angelo e un nemico. Ma il fatto più strano di tutti era che un nemico finiva con il darti la sua benedizione. Le mie domande facevano ridere il nonno. «La gente confonde sempre un angelo con un nemico» - mi disse. «Giacobbe non lascia andare l’angelo prima di aver ricevuto la sua benedizione, perché è quest’ultima a rendere libero Giacobbe».

Mi ci vollero anni per comprendere questo racconto. All’epoca mi tenevo ben stretta alle mie paure. Pensavo che l’unico modo di stare al sicuro fosse avere paura.

Il ruolo comune della paura

Di fatto, la mia famiglia promuoveva la paura di noi bambini. Dopo essere stata morsa da un cane randagio e aver dovuto subire una serie di dolorose punture antirabbia, sviluppai una fobia per tutti gli animali. I miei genitori incoraggiavano questa paura, convinti che mi avrebbe tenuto al sicuro. Il risultato fu che la mia paura degli animali si trasformò velocemente in fobia.
Avevo 27 anni quando arrivai in California per proseguire la mia formazione medica. All’inizio vivevo con degli amici che avevano molti bambini e un grande cane pastore i cui denti gialli mi terrorizzavano. Gli amici provarono a dirmi che il cane era buono e innocuo, ma non avevo il coraggio di affrontare le mie paure. Nelle settimane in cui fui ospite in quella casa, tutta la famiglia fece in modo che ci fosse sempre una porta tra me e quel cane. Di notte, però, il cane vagava libero per la casa e io tenevo la mia stanza chiusa a chiave.

Un mattino mi alzai presto perché avevo bisogno di usare il bagno. Erano le sei del mattino, troppo presto perché il resto della famiglia fosse in piedi, quindi ero intrappolata nella mia camera da letto. Ma se qualcun altro si fosse già alzato?... Aprendo cautamente la porta, fui contenta di sentire Bridget, la bambina di 4 anni, cantare in salotto. Se riuscivo a raggiungerla prima che il cane mi trovasse, avrebbe potuto farlo uscire. Nonostante la mia paura, percorsi in punta di piedi il corridoio e socchiusi la porta del salotto. Bridget non stava canticchiando tra sé e sé. Il cane pastore era sdraiato sullo stomaco insieme a Bridget, che nella sua piccola vestaglia rosa gli stava lavando i denti con dentifricio e spazzolino, cantando: «Ti chiederai dove se ne sarà andato il giallo dei tuoi denti dopo che li avrai lavati con Pepsodent». La bocca del cane era piena di schiuma e la sua coda sbatteva con tanta forza che faceva un tonfo sul pavimento. Feci un respiro profondo e scoppiai a ridere.

In un batter d’occhi mi ero liberata da una paura che mi aveva paralizzato per più di vent’anni. In quel momento seppi che non avevo paura degli animali che vivevano nel mondo, ma di quelli che vivevano nella mia mente. La mia paura non mi aveva tenuto al sicuro dagli animali, mi aveva solo separato dal loro amore. Più tardi, quando trovai il mio appartamento, salvai un grande gatto rosso. Da quel momento, vivo sempre con qualche animale. Quel momento nel salotto risale a cinquant’anni fa: da allora sono stata benedetta da un angelo tutti i giorni.

La paura e il coraggio

Molti credono di non avere il coraggio di affrontare le proprie paure, ma forse hanno più coraggio di quanto pensino. Se hai molte paure, ci vuole coraggio anche solo per parlare con uno sconosciuto, rispondere al telefono, andare al mercato a comprare il pane o parlare a voce alta. Come un muscolo che venga usato giorno dopo giorno, il coraggio cresce se viene usato. Un giorno, quando attingerai deliberatamente al tuo coraggio perché in ballo ci sarà qualcosa di davvero importante, ne scoprirai il potere e la forza per la prima volta.

Un’altra cosa che scoprirai, leggendo "Il Potere di Guarigione della Paura", è che sorprendentemente il coraggio non è l’opposto della paura. L’opposto della paura è la gioia. Avevo creduto che la gioia fosse la stessa cosa della felicità, ma la prima è molto più durevole della seconda. La capacità di provare gioia sembra venire da una relazione incondizionata con la vita, la capacità di aprirsi e affrontare tutto ciò che è. Si tratta di un’apertura che ci porta oltre il desiderio di controllare la vita, fino alla capacità di celebrare quest’ultima. Ci sposta da una relazione antagonista con la vita a quell’esperienza del mistero e della meraviglia che è al cuore della vita. Alla fine può guarirci.

Il Potere di Guarigione della Paura — Libro >> http://bit.ly/2vo9z5e
6 passi per sviluppare il coraggio come medicina per il corpo, la mente e l'anima
Lissa Rankin

martedì 11 febbraio 2020

Endotelio: l'amico del cuore


Endotelio: l'amico del cuore

Medicina Integrata


L’endotelio è un epitelio pavimentoso semplice, una sottile pellicola cellulare che costituisce il rivestimento interno dei vasi venosi, arteriosi e linfatici: il suo buon funzionamento ci protegge da infarto e ictus, le malattie del secolo

Davide Terranova - 10/02/2020

L’endotelio, dal punto di vista istologico, è un epitelio pavimentoso semplice, una sottile pellicola cellulare che costituisce il rivestimento interno dei vasi venosi, arteriosi e linfatici.

Si distribuisce per tutta la rete vascolare (calcolata in ogni essere umano di 96.000 chilometri) coprendo un’area di circa 400 metri quadrati. Oltre a essere un’anatomica barriera selettiva attraversata da micronutrienti e molecole di vario genere – che dal flusso ematico raggiungono le cellule per ogni loro necessità metabolica – le cellule endoteliali hanno l’incredibile capacita di secernere delle sostanze attive, funzionali, con la precisa azione di regolare la fisiologia del vaso sanguigno.

L’endotelio è composto da circa un miliardo e 200 milioni di cellule le cui caratteristiche si differenziano dalle “comuni” cellule di rivestimento, poiché queste possiedono un’incredibile capacità endocrina (messaggi biochimici verso un organo) e paracrina (messaggi biochimici da cellula a cellula). L’endotelio è quindi una sorta di “pavimento” funzionale distribuito su tutti i vasi (comprese le cavità interne del cuore dove prende il nome di endocardio) e non certo un “involucro” inerte come si pensava.

Lo yin e lo yang dell’arteria sana

Le molecole sintetizzate dall’endotelio sono molte, ma le più importanti sono l’endotelina con attività vasocostrittrice, e il monossido di azoto (NO) un gas con potente effetto vasodilatante. Già qui dovremmo essere pervasi da uno stupore eclatante: una cellula che contribuisce alla sintesi di un gas (precisamente grazie all’enzima monossidio nitrico sintetasi, eENOS – tipico delle cellule endoteliali – che lo sintetizza a partire dall’aminoacido arginina).

In perfetta armonia, come lo “yin” e “yang”, queste molecole mantengono l’equilibrio funzionale in un’arteria sana, regolandone il calibro con fini meccanismi compensatori opposti. Inoltre, endotelina e monossido di azoto, sempre con opposte funzioni, hanno la capacità di inibire o favorire l’aggregazione piastrinica, ovvero di inibire o favorire l’infiammazione richiamando o respingendo gli elementi corpuscolati circolanti (piastrine, globuli bianchi) che si attivano in caso di necessità. L’endotelina favorisce infiammazione e aggregazione piastrinica, il monossido di azoto invece ha effetto opposto, inibendo, ad esempio, l’aggregazione piastrina e la formazione di trombi.

Anche se per ragioni di spazio e contesto devo sintetizzare drasticamente l’approfondimento del sottile meccanismo biochimico prodotto dall’endotelio, appare già evidente da questi brevi spunti come un’alterazione funzionale di queste delicate e sensibili cellule endoteliali alteri anche la sintesi delle due molecole principali secrete, invalidando un equilibrio e producendo nell’arteria un'alterazione fisiologica prima, e un danno anatomico poi.

In questo contesto, chiamato disfunzione endoteliale, si crea il substrato anatomico che permette al colesterolo, anzi, per la precisione, a delle proteine che contengono il colesterolo – le lipoproteine LDL (Low density Lipoprotein) – che in eccesso, o anche nella normale quantità, si insinuano nello spazio sottoendoteliale (intima) dell’arteria, attraversando l’endotelio “sofferente”e attivando quei fenomeni infiammatori che producono nel tempo le placche ateromasiche.

Questa la sintesi della teoria infiammatoria dell’aterosclerosi oggi comunemente accettata, la quale individua il ruolo principale di questo organo nascosto, l’endotelio, la cui disfunzione costituisce l’evento precoce che dà il via alle manifestazioni dell’ateroscelorosi.

Una prevenzione più efficace
Oggi abbiamo l’incredibile opportunità di sapere che la disfunzione dell’endotelio si manifesta con l’espressione, sulla membrana delle cellule endoteliali, di molecole adesive. Si tratta di recettori (v-cam, i-cam, e-selectine) la cui funzione è quella di “agganciare” i macrofagi circolanti (da qui il significato di “recettori di adesività”). La loro presenza quindi è segno precoce di sofferenza endoteliale...

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Scienza e Conoscenza n. 69 - Luglio/Settembre 2019 - Rivista >> http://bit.ly/2LzQgg5
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lunedì 10 febbraio 2020

Scienza di Stato


Scienza di Stato

intervista a Il Pedante autore del libro "Immunità di legge"

Critica al sistema sanitario


Obbligatorietà vaccinale: uno spunto per riflettere sulle finalità e gli utilizzi della scienza, il principio di autorità, il metodo scientifico

di Valerio Pignatta

L’obbligatorietà vaccinale per 10 vaccini è diventata legge di stato in Italia nel 2017. Il percorso legislativo che ha portato a tale obbligo è stato travagliato e ha visto anche la protesta indignata di una parte – seppur minoritaria – della popolazione e del mondo medico-scientifico.

I medici che si sono opposti coraggiosamente al diktat farmaceutico sono stati ricondotti a più miti consigli in vari modi repressivi. I politici hanno dimenticato le promesse pre-elettorali. I genitori “disobbedienti” sono stati inondati di minacce di ogni tipo. Le analisi obiettive e disinteressate del fenomeno sono state poche e isolate. Ma alcune anche eccellenti, come quella trasformata in un libro, Immunità di legge, a cura di Stefano Mantegazza, alias Il Pedante, e del dottor Pier Paolo Dal Monte. Sull’onda del successo di tale lavoro, abbiamo intervistato uno degli autori, Il Pedante, per avere un quadro maggiormente delineato di quello che ha significato introdurre questa legge e dei punti chiave che vanno tenuti presente oggi nella valutazione del fenomeno “vaccinazioni di massa”.

Valerio Pignatta - Per entrare immediatamente nel pieno della questione direi che dopo aver letto il libro la domanda fondamentale che ne esce è: ma oggi, dove sta andando la “scienza”? Quella tra virgolette, truffaldina, fittizia, arraffona, autoritaria (se vogliamo rivestire una modalità di denuncia che alcuni potrebbero definire forzata) e se ancora ne esiste una che invece è affidabile e sincera, dato che la contaminazione tra scienza e governo evoca una prospettiva allarmante che lei sintetizza in una frase dei dittatori di George Orwell nel suo 1984 ossia «Quando saremo onnipotenti non avremo più bisogno della scienza». Come commenta?

Il Pedante - Non esistono scienze «buone» o «cattive», ma uomini e donne che praticano la ricerca scientifica e ne applicano i risultati. Ciò che si è pericolosamente perso di vista nel dibattito contemporaneo è appunto il fatto che la scienza non è un ente dotato di personalità propria, né un totem di verità (o falsità) a cui abbeverarsi, ma un’attività condotta da persone fisiche che vivono nel mondo e condividono i bisogni e le contraddizioni del mondo. L’attività scientifica è sempre indirizzata da istanze politiche in senso lato perché è chiamata – e per questo finanziata – a risolvere i problemi che la società e/o i gruppi dominanti reputano più urgenti in un dato momento storico. Se in tempo di guerra gli scienziati dedicano molti sforzi allo sviluppo di nuove armi, in tempo di pace inventano farmaci, sementi, motori più efficienti ecc. Queste contaminazioni sono positive perché altrimenti la scienza diventerebbe un esercizio inutile e astratto.

"NEL CAPITALISMO IL RISULTATO SCIENTIFICO È UNA MERCE
COME OGNI ALTRA MERCE, SI SCAMBIA E DEVE PRODURRE UTILI"

Il problema nasce invece quando si inverte il flusso delle influenze, quando cioè i poteri politici ed economici investono fittiziamente il risultato scientifico di un’autonomia e di una purezza che gli sono estranei per giustificare le proprie decisioni e porle così al di fuori della negoziazione democratica. Ciò non è soltanto eversivo (per la nostra Costituzione la scienza non è una fonte del diritto, lo è invece la volontà popolare) ma è anche gravemente lesivo della libertà di sviluppare nuove conoscenze perché, inevitabilmente, le ricerche e i risultati scientifici non conformi all’obiettivo politico del momento finirebbero per essere scoraggiati od ostracizzati, come sta ad esempio avvenendo con le radiazioni dei medici critici verso le politiche vaccinali in vigore. È questo il rischio preconizzato non solo da Orwell ma anche da Aldous Huxley ne Il mondo nuovo. È anche il messaggio che abbiamo affidato al sottotitolo del nostro libro: che la falsa idea della «scienza al governo» non può che produrre «il governo della scienza». Più recentemente abbiamo sviluppato queste osservazioni in un “Manifesto per la scienza” pubblicato dall’associazione Eunoè, che invito a leggere all’indirizzo http://manifesto.eunoe.org .

Valerio Pignatta - Il perno centrale su cui ruota la forzatura dell’obbligatorietà è quello dell’immunità di gregge e l’attribuzione della colpa in chi non vaccina rispetto al resto della comunità. Eppure se si approfondisce il tema è chiaro e scientificamente comprovato che la realtà di questo concetto è molto più complessa della semplificazione che se ne vuole fare, e che i conti non tornano. Ciononostante, non si riesce a far recepire questa incongruenza al grande pubblico, e anzi, nei commenti ad articoli sui vaccini di tipo più obiettivo, i lettori solitamente sono ferocissimi nel condannare chi osa farsi degli scrupoli o sollevare obiezioni, sebbene documentate. Secondo lei qual è il motivo?

Il Pedante - È difficile spiegarlo in poche parole. Alessandro Manzoni ci ha insegnato che gli episodi di caccia all’untore si sviluppano in periodi di crisi materiale e morale. Più nello specifico, esse rappresentano un tentativo estremo di compensare la sfiducia delle popolazioni verso chi le governa. Oggi molte persone vivono sulla propria pelle gli effetti di un declino civile che si riverbera sulla percezione della propria sicurezza personale, reddituale e anche sanitaria. I continui tagli di risorse umane e materiali al servizio sanitario pubblico, impietosamente fotografati dalle statistiche, sono sotto gli occhi di tutti e rappresentano il capitolo di un più generale arretramento dell’assistenza pubblica in ogni settore che lascia i cittadini alla mercé della «durezza del vivere». In questi frangenti è facile la tentazione di addossare la colpa a una minoranza indisciplinata: sia da parte delle popolazioni che si vedono sbarrata la strada del cambiamento politico, sia da parte degli stessi politici, che possono così indirizzare verso il basso il malcontento popolare. A ciò va aggiunto anche il fatto che viviamo in un’epoca di ubriacatura tecnica in cui spopola l’illusione che i progressi scientifici – dalle reti ultraveloci all’intelligenza artificiale, dai nuovi farmaci agli impianti cibernetici – possano risolvere i danni delle cattive politiche e, di fatto, sostituirsi ad esse (tecnocrazia). Questa ubriacatura e questa illusione sono purtroppo lontane dall’essere smaltite. Così, mentre sogniamo di eradicare una manciata di malattie con una puntura – e perciò perseguitiamo ferocemente chi vi si oppone – ci dimentichiamo dei punti nascita che chiudono, delle ore trascorse nei corridoi dei pronto soccorso, della carenza di medici e infermieri, anche pediatrici, della fatiscenza degli ospedali in cui è sempre più facile morire di infezioni. La presunta facilità di un gesto tecnico «sicuro ed efficace» che dovrebbe risolvere tutto rende le persone più insofferenti verso chi non si piega a un rito apotropaico che, come tutti i riti, non tollera la miscredenza...

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Scienza e Conoscenza n.70 - Ottobre/Dicembre 2019 — Rivista >> http://bit.ly/2BASRPZ
Nuove scienze, Medicina Integrata
AA. VV.

Immunità di Legge — Libro >> http://bit.ly/31ETWT2
I vaccini obbligatori tra scienza al governo e governo della scienza - Versione aggiornata e ampliata
Pier Paolo Dal Monte, Stefano Mantegazza (Il Pedante)