venerdì 18 febbraio 2022

Come nasce la Coscienza quantica?


Come nasce la Coscienza quantistica?

Consapevolezza

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Basandoci sulle ricerche del Premio Nobel per la fisica Roger Penrose, abbiamo raccontato quali sono i meccanismi fisici che determinano la formazione di momenti di coscienza nel cervello.

Redazione - Scienza e Conoscenza - 17/02/2022

Già nella prima parte dell'articolo, Massimo Teodorani, dottore in astrofisica e ricercatore internazionale, nella sua ultima opera, Entaglement con un linguaggio semplice, chiaro, e comprensibile a tutti, approfondisce ciò che era già stato il focus di Sincronicità ovvero il legame straordinario tra fisica e psiche.

In Entaglement, Teodorani spiega come un unico meccanismo fisico sincronico sembra unire tra loro tutti i fenomeni: particelle, materia e coscienza si fondono in una sola realtà olografica, rendendo concreti e spiegabili fenomeni come la telepatia, il teletrasporto, la precognizione, la visione remota e la psicocinesi.

La gravità secondo Pernose

La gravità, in particolare la gravità quantistica, può essere paragonata ad una specie di colla che impedisce all’universo di suddividersi in tanti universi differenti e di tenersi invece compattato in un’unica entità. Differentemente dalla “teoria dei molti mondi” di Everett, Deutsch e altri, Penrose ritiene che questo sia l’unico modo per permettere l’esistenza della coscienza, appunto per mezzo di un evento obiettivo di gravità quantistica. Questi collassi – o “riduzioni obiettive”, funzionano come una specie di “valvola termoregolatrice” che tiene la nostra coscienza focalizzata in un solo universo e al contempo funziona come meccanismo di “plug-in” in grado di unire il nostro essere nel mondo fisico con l’essere cosmico eterno del reame di Planck.

La coscienza come flusso

Seguendo questa teoria, ciò che chiamiamo coscienza, non è altro che un flusso, una sequenza continua di momenti di coscienza ciascuno corrispondente ad altrettanti collassi gravito-quantistici. Va specificato però che a creare coscienza non è il classico collasso della funzione d’onda che ha luogo quando un sistema quantistico interagisce con l’ambiente (decoerenza) oppure quando subisce un processo di misura. In questo caso si tratta di un collasso autoindotto che tiene conto anche della componente quantistica della gravità e che avviene spontaneamente e in maniera obiettiva, non appena viene superato un certo valore di soglia. Dunque il collasso della funzione d’onda non è un semplice collasso quantistico, ma è un collasso gravitazionale dovuto a fattori obiettivi intrinseci alla struttura dello spazio-tempo. Tanto maggiore è la massa e tanto maggiore e rapido è il collasso gravitazionale.

Come avviene il collasso della funzione d’onda

Il collasso della funzione d’onda, che crea coscienza, dura un tempo brevissimo, e ciò avviene perché la massa (a sua volta corrispondente a un’energia, in virtù della teoria della relatività) totale corrispondente al numero di microtubuli del cervello è relativamente molto elevata.

La massa è inversamente proporzionale al tempo di collasso: tanto maggiore sarà la massa e tanto minore sarà il tempo con cui avrà luogo il collasso, ovvero la riduzione obiettiva di Penrose-Hameroff. Ecco perché esiste una differenza tra gli stati di coscienza umani e quello degli animali, anche i più piccoli e primordiali, come le amebe: tutto si rapporta in differenze di masse.

Questo concetto può essere espresso attraverso una semplicissima formula: E = h/ T, dove:

E rappresenta la auto-energia gravitazionale della massa totale delle sovrapposizioni quantistiche nei microtubuli,

H è la costante di Planck divisa per 2π,

T è il tempo di coerenza fino al collasso.

Da ciò si evince che l’energia totale di un sistema gravito-quantistico in condizione di sovrapposizione di stati è inversamente proporzionale al tempo che ci vuole per arrivare alla riduzione obiettiva, cioè al momento di coscienza. In sostanza, nel caso del cervello umano, abbiamo un collasso in tempi brevissimi per il fatto che l’energia corrispondente alla massa dei microtubuli coinvolti in un momento di coscienza è enorme.

La straordinarietà del cervello umano

Nel cervello umano ci sono ben 1018 tubiline e affinché avvenga un momento di coscienza ha bisogno di almeno 109 tubuline in stato di entanglement.

Per raggiungere un momento di coscienza di 1/10 – 1/100 di secondo (più tipicamente 1/40 sec corrispondente all’oscillazione cerebrale EEG32 di 40 Hz), si richiede una condizione di sovrapposizione quantistica dei microtubuli in soli 100.000 neuroni. È ovvio allora che se per avere un momento di coscienza per un essere umano ci vuole così poco tempo, allora questo vuole dire che nel corso della fase di veglia un essere umano può sperimentare fino a un milione di momenti di coscienza nell’arco della giornata. Questo rende l’uomo un essere indubbiamente superiore. Non che una singola cellula (dotata di microtubuli) non possa avere da sola coscienza, ma data la massa molto bassa in gioco, per avere un momento di coscienza ci vorrebbe almeno un’ora: ciò significa che una cellula singola nel corso della giornata avrebbe solo 24 momenti di coscienza: troppo pochi perché una cellula sia in grado di provare stupore di fronte a un quadro di Van Gogh. Inoltre è improbabile che uno stato di sovrapposizione quantistica possa essere mantenuto per tempi lunghi fino a un’ora, senza che la decoerenza ne distrugga lo stato. Questo ci mostra perché solo tramite il cervello nella sua globalità è possibile raggiungere momenti di coscienza brevissimi quanto basta per agire prima che la decoerenza distrugga lo stato di sovrapposizione. Allora vediamo che l’essere umano non è un ente casuale ma è una macchina intelligente di formidabile raffinatezza: ha un cervello che permette momenti di coscienza sufficientemente brevi da evitare la decoerenza e sufficientemente numerosi da permettere l’esistenza di geni come Stephen Hawking o come Leonardo da Vinci.

Fisica e Filosofia

Alla luce di quanto detto, possiamo affermare che il cervello sia la sede della coscienza? Ebbene, ragionando in termini strettamente rigorosi e mettendo assieme la fisica quantistica con la neurobiologia, Penrose e Hameroff ci dicono che l’origine della coscienza non è nel cervello ma in un “mondo assoluto” come la schiuma quantistica sulla scala di Planck. Non ci sono arrivati facendo speculazioni astratte avulse dal contesto della realtà, ma semplicemente analizzando le funzioni specifiche del cervello e riuscendo a trovare una caratteristica strutturale – il microtubulo – che trasforma il cervello in una centralina in grado di connettersi con …il mondo delle idee.

Sì, proprio il mondo delle idee di Platone! Infatti Penrose vuole proprio intendere che quella geometria fondamentale che risiede nella scala di Planck contiene tutti quei valori Platonici classici come la verità matematica e i valori etici ed estetici, cioè quei fattori di scienza e di arte che nobilitano l’uomo e che sgorgano proprio dai suoi momenti di coscienza. Non si tratta di valori realmente appartenenti all’uomo, ma solo di valori a cui l’uomo accede usando il suo cervello come trasduttore quantistico di informazione. In altre parole l’informazione risiede in un luogo come il campo di Planck, che rappresenta un po’ il sistema di riferimento assoluto dell’Universo, una zona che accomuna tutto il creato e che può essere percepito solo nel corso di momenti di coscienza: i valori estetici, la perfezione della matematica, la bellezza e i sentimenti più sublimi fanno parte della banca dati Platonica che esiste sulla scala di Planck al momento in cui i nostri microtubuli, e le tubuline al loro interno, collassano. In questo modo gli individui interagiscono ogni momento con ciò che c’è di più fondamentale nell’universo. In quest’ottica, artisti e geni sono essenzialmente coloro che fanno buon uso dei momenti di coscienza. I geni sono dotati di “buone antenne”, in grado di accedere a un regno superiore che, pensandoci bene, assomiglia molto all’inconscio collettivo di Carl Jung, e all’ordine implicato di David Bohm.

Il cervello: un computer decisamente speciale

Hameroff-Penrose dunque osservarono che quando ha luogo la fase di riduzione obiettiva nell’orchestra dei microtubuli, i valori Platonici influenzano letteralmente la scelta di particolari stati classici. Tutto questo avviene perché il cervello non funziona come un comune computer come si è voluto far credere per decenni, bensì come un particolare computer quantistico che opera in maniera non-algoritmica al momento del collasso degli stati entangled. Se noi funzionassimo come un computer tradizionale, noi non saremmo uomini evoluti in grado di capire l’alta matematica, di gustare il bello, e di avere intuizioni sublimi, saremmo solo galline evolute. Stuart Hameroff, seppur basandosi sul rigore della scienza sperimentale quale è la sua, riesce a esemplificare in maniera molto suggestiva quello che succede quando ha luogo il flusso della coscienza. Ci dice di immaginare di guardare un viso di donna familiare. Si tratta di Amy, di Betty, o di Carol? Tutte queste possibilità (e molte di più) si sovrappongono in uno stato di computazione quantistica, ma non appena viene raggiunto il valore di soglia previsto dalla “riduzione obiettiva” di Penrose, si verifica all’improvviso un evento conscio in un quarantesimo di secondo (in media). Nel momento stesso in cui i Qbit delle tubuline si riducono a stati ben definiti, allora essi diventano Bit classici. Solo in questo istante noi siamo in grado di riconoscere il viso di Carol! E questo è solo uno degli infiniti numeri di possibilità che prima del collasso si trovano sovrapposte in ben 109 tubuline.

Ancora qualcosa da scoprire

Cosa succede prima che abbia luogo un momento di coscienza, ovvero prima che abbia luogo il fenomeno della riduzione obiettiva di Penrose-Hameroff? In quei momenti di pre-coscienza noi e i microtubuli con noi, navighiamo in un oceano di sovrapposizioni quantistiche non-collassate: in un mondo che potrebbe ben rappresentare l’inconscio collettivo di Jung, e che comunque potrebbe corrispondere al nostro subconscio, ai nostri sogni, ove hanno luogo possibilità multiple egualmente esistenti, al di fuori del tempo e dello spazio. Un giorno probabilmente la scienza ci fornirà una chiave che va ben oltre i momenti di coscienza, risalendo a quello che succede nei momenti di pre-coscienza. Purtuttavia sappiamo già oggi che gli stessi momenti di coscienza sono permessi solo ed esclusivamente dall’azione del collasso gravito-quantistico, al punto che la coscienza stessa non è il risultato di uno sgorgare meccanico, ma comporta processi cerebrali strettamente connessi al livello più fondamentale della realtà: il mondo Platonico delle idee che risiede nel campo di Planck, quella geometria spazio-temporale fondamentale che esiste da sempre, ancor prima del Big Bang.

Una domanda logica scatta allora immediata: ma il campo di Planck è cosciente? Che cosa determina o “decide” il collasso della funzione d’onda in quel luogo? Il che è come dire che nell’esperimento del gatto di Schrödinger, anche se noi non sappiamo se il gatto è vivo o morto fino a che non abbiamo aperto la scatola, il gatto stesso – ovvero, l’osservatore assoluto – dovrebbe sapere sicuramente se è vivo o morto. Se le cose stanno così allora Dio esiste, ed è il campo di Planck stesso e… anche il gatto stesso! Ma ritornando alla teoria di Penrose-Hameroff, non ci sono dubbi che il cervello funziona come un ricevitore di coscienza.

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L'intreccio nel mondo quantistico: dalle particelle alla coscienza

Massimo Teodorani

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mercoledì 16 febbraio 2022

Che cos'e' la coerenza cardiaca


Che cos'e' la coerenza cardiaca

Nuova Biologia

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La  risonanza o coerenza  cardiaca  è  innanzitutto  e  prima  di  tutto  una  pratica  semplicissima  ed  efficacissima  a  condizione  che  sia  regolarissima.

Redazione - Scienza e Conoscenza - 15/02/2022

Brano tratto dal libro: "Coerenza Cardiaca 365"

La  pratica della risonanza cardiaca comincia con 3 sessioni al giorno di 6 respirazioni al minuto per 5 minuti.

A questo punto, potete smettere di  leggere  e  cominciare  a  mettere  in  pratica  queste  tre  consegne  e  approfittare dei risultati tangibili già solamente dopo qualche giorno.

La pratica respiratoria qui presentata può cambiare per sempre la vostra vita. Quando riprenderete la lettura e terminerete questo libro,  potrete  leggere  le  spiegazioni  che  vi  permetteranno  di  comprendere ciò che fate.

Ma, in un primo momento, non avrete bisogno di comprendere per poter apprendere.

Che  si  parli  di  risonanza  o  di  coerenza,  viene  aggiunto  l’aggettivo  “cardiaco”. Discuteremo meglio del cuore nelle pagine seguenti.

La cultura  e  la  scienza  occidentali  hanno  progressivamente  ridotto  il  cuore alla semplice funzione di pompa, un organo vitale senz’anima né emozioni. Cartesio ha scompigliato le carte della comprensione della globalità dell’Uomo, il suo motto «penso dunque sono» avrebbe potuto essere parodiato dagli Shadock in «pompo quindi sono».

Il recente formidabile sviluppo delle neuroscienze rimette progressivamente  il  cuore  al  centro  del  sistema  nervoso  autonomo,  esso  partecipa  attivamente  a  tutti  i  processi  che  implicano  le  emozioni  e  i  sentimenti.

Il  cuore  dispone  di  un  vero  e  proprio  cervello  con  neuroni,  sinapsi  e  secrezioni  di  neurotrasmettitori,  chiamati  anche  “molecole di emozioni”.

La neurocardiologia è diventata un’intera disciplina a parte. La scoperta, a Montréal, da parte del dottor John Andrew Armour,  che  mette  in  evidenza  questo  piccolo  cervello  secondario,  totalmente coinvolto in tutti i processi emozionali e decisionali, ha nobilitato la fondazione delle neuroscienze.

Le prove, se ce ne fosse ancora bisogno, si vanno accumulando e arrivano a sostenere ciò che gli Egizi sapevano molto prima della nostra epoca e dei nostri errori dovuti a divagazioni: il cuore è un centro emozionale in tutta la sua potenza.

Conoscete già l’importanza del cuore, la saggezza popolare non l’ha forse incluso negli innumerevoli detti ormai desueti e in mas-sime,  aforismi,  brevi  citazioni?  Detti  come  «ascolta  il  tuo  cuore»,  «se te lo dice il cuore», «non ho avuto cuore di...», «il mio cuore si agita»,  oppure  il  famoso  «il  cuore  ha  le  sue  ragioni  che  la  ragione  non conosce affatto».

Blaise  Pascal  non  pensava  di  poter  scrivere  così  bene:  abbiamo  l’abitudine  di  dire  che  è  il  cervello  che  “ragiona”,  ma  vedrete  più  avanti  che  il  cuore  “risuona”.

La  pratica  proposta  nelle  pagine  seguenti utilizza il principio della coerenza e della risonanza cardiaca. L’autore  de  I  pensieri  ha  compreso  anche  il  pericolo  del  pensiero  dicotomico che privilegia o la ragione o il cuore; non è infatti lui che ha scritto «due eccessi: escludere la ragione e non ammettere che la ragione»?

La risonanza cardiaca è il luogo di incontro delle emozioni. Non c’è più bisogno di una dimostrazione scientifica, gli studi clinici pub-blicati che sostengono il ruolo della variabilità cardiaca superano i 10.0007.

Siamo  in  un  ambito  scientifico  stabile.  La  risonanza  cardiaca  e  i  suoi  esercizi  sono  applicazioni  pratiche  di  una  funzione  fisiologica misurabile, i cui effetti sono sovrapponibili alle pratiche millenarie citate poco sopra.I  concetti  sono  stati  presentati  e  spiegati  anche  nei  miei  tre  libri precedenti: Maigrir par la cohérence cardiaque, 6 ordonnances anti stress  e  Intuitions.

In  questo  libro  riunisco  ciò  che  è  essenziale  da  sapere, qualunque sia la ragione per la quale desiderate apprendere la risonanza cardiaca. Scoprirete successivamente le spiegazioni che riguardano la variabilità cardiaca, il caos cardiaco, la coerenza cardiaca e la risonanza cardiaca.

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Coerenza Cardiaca 365 - 3 volte al giorno, 6 volte al minuto, 5 minuti — Libro >> https://bit.ly/33GyDBK 

I benefici della respirazione cosciente

David O'Hare

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mercoledì 2 febbraio 2022

La nostra vita e le nostre credenze


Gregg Braden: la nostra vita e le nostre credenze

Scienza e Fisica Quantistica

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Un pioniere della fisica, John Wheeler, ha affermato: «Se passa un giorno senza che abbiate scoperto nulla di strano, non è stata un granché di giornata».

Gregg Braden - 01/02/2022

L'articolo è tratto da libro di Gregg Braden "La guarigione spontanea delle credenze" (Macro Edizioni, 2008).

Per uno scienziato, cosa c’è di più strano che scoprire che basta semplicemente osservare il mondo in un punto, per cambiare in qualche modo ciò che accade in un altro punto?…

Ma questo è esattamente ciò che dimostrano le scoperte dei nuovi fisici. Già fin dal 1935 il Premio Nobel per la fisica, Albert Einstein, ha riconosciuto quanto simili effetti quantistici possano risultare sconcertanti, definendoli «spooky action at a distance» (bizzarrie quantistiche).

In un articolo scritto insieme ai noti fisici Boris Podolsky e Nathan Rosen, egli affermava che «Non ci si potrebbe aspettare nessuna definizione ragionevole di realtà che permetta questa [azione a distanza]».

Oggi, sono proprio queste bizzarre anomalie, ad aver scatenato una grande rivoluzione nel modo in cui concepiamo noi stessi e l’universo. Gli scienziati hanno speso gran parte del XX secolo lottando per comprendere che cosa ci stia dicendo il fenomeno delle bizzarrie quantistiche sul funzionamento della realtà.

Ad esempio, è un fatto acquisito che in determinate condizioni la coscienza umana influenza l’energia quantistica – la sostanza di cui è fatta ogni cosa. Questo ha spalancato le porte a una possibilità che supera i limiti di ciò che in passato siamo stati indotti a pensare del mondo. Oggi un insieme crescente di prove dimostra che questi inattesi risultati vanno oltre i semplici casi isolati costituiti dalle

eccezioni.

La domanda è questa: Quanto oltre? Gli effetti provocati dagli osservatori che influenzano i propri esperimenti, non saranno davvero una grande finestra aperta sul tipo di realtà che ci circonda? Se è così, allora dobbiamo chiederci: «Quegli effetti ci stanno anche dicendo chi siamo noi, all’interno di tale realtà?». La risposta a entrambe le domande è sì: le nuove scoperte raggiungono queste precise conclusioni, che rappresentano anche il motivo per cui ho scritto questo libro.

NON CI SONO OSSERVATORI

Gli scienziati hanno dimostrato che sebbene si possa credere di stare solo osservando il mondo circostante, in realtà è impossibile limitarsi semplicemente ad “osservare” qualunque cosa. Indipendentemente dal fatto che la nostra attenzione si concentri su una particella quantistica durante un esperimento in laboratorio, o su qualunque altro fenomeno – dalla guarigione del nostro corpo fisico, al nostro successo nella carriera o nei rapporti interpersonali – noi nutriamo aspettative, convinzioni e credenze su ciò che osserviamo.

Talvolta siamo consciamente consapevoli di tali preconcetti, ma spesso non è così. Sono queste le esperienze interiori che entrano a far parte di ciò su cui ci focalizziamo. Attraverso l’“osservazione”, entriamo a far parte di ciò che stiamo osservando. Nelle parole di Wheeler, questo ci rende tutti “partecipatori”.

Perché? Quando concentriamo la nostra attenzione su un dato punto in un dato momento, coinvolgiamo la nostra coscienza. Apparentemente, nel vasto campo della coscienza non esiste una chiara linea di demarcazione che indichi dove finiamo noi e dove comincia il resto dell’universo. Concependo il mondo in questo modo, diventa chiaro il motivo per cui gli antichi credevano che tutto fosse connesso. Energeticamente, tutto lo è davvero.

Mano a mano che gli scienziati continuano a esplorare cosa significhi esattamente essere dei partecipatori, si accumulano ulteriori prove che conducono a una conclusione inevitabile: viviamo in una realtà interattiva, dove modifichiamo il mondo che ci circonda cambiando ciò che accade all’interno di noi mentre lo osserviamo – cioè i nostri pensieri, sentimenti e credenze.

Limplicazione: dalla guarigione e dalle malattie, alla nostra aspettativa di vita, al nostro successo nella carriera e nei rapporti personali, tutto ciò che sperimentiamo come vita è direttamente correlato a ciò in cui crediamo.

La conclusione: cambiare le nostre vite e i nostri rapporti, guarire il nostro corpo e portare la pace nelle famiglie e nazioni umane, richiede un semplice ma preciso mutamento della nostra modalità duso delle nostre credenze e convinzioni.

Per chi accoglie il pensiero scientifico inculcatoci durante gli ultimi tre secoli, perfino l’idea che la nostra esperienza interiore possa influire sulla realtà, suona come un’eresia bella e buona.

Il solo pensiero sfuma i confini della zona di sicurezza che tradizionalmente ha mantenuto separate la scienza e la spiritualità – e che ha separato noi dal mondo in cui viviamo. Anziché relegarci al ruolo di vittime passive in un luogo in cui, ad esempio, le cose semplicemente “succedono” senza un motivo apparente, questo tipo di considerazione oggi ci pone decisamente al posto di guida nella vita.

Innegabilmente, tale posizione ci pone di fronte a riscontri capaci di confermare che noi siamo gli architetti della nostra realtà. Questa conferma ci permette anche di verificare che abbiamo il potere di rendere obsoleta la malattia e di relegare la guerra al ruolo di un ricordo del passato. Improvvisamente, la chiave* che proietta i nostri sogni più grandi nella realtà è a portata di mano. Tutto ritorna a noi: qual è il nostro posto nell’universo?

Che cosa siamo destinati a fare nella vita? Cosa potrebbe essere più importante del trovare una risposta a tali domande, comprendendo le implicazioni che questa rivoluzione comporta per la nostra vita e scoprendo il significato che ha per noi? Nel mondo di oggi, in cui le maggiori crisi mai vissute dalla storia umana minacciano la nostra sopravvivenza, la posta in gioco non potrebbe essere più alta.

L'articolo è tratto da libro di Gregg Braden "La guarigione spontanea delle credenze" (Macro Edizioni, 2008).

La Guarigione Spontanea delle Credenze — Libro >> https://bit.ly/3L5gP8i

Come spezzare la prigione delle false credenze

Gregg Braden

www.macrolibrarsi.it/libri/__guarigione-spontanea-delle-credenze.php?pn=1567