lunedì 31 agosto 2020

Mindfulness: come trovare maggiore consapevolezza


Mindfulness: come trovare maggiore consapevolezza ed equilibrio

Consapevolezza

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Mindfulness significa consapevolezza. È una pratica che può essere coltivata esercitando l’attenzione, fermandosi e concentrandosi a sentire ciò che ci succede nel corpo e nella mente nel presente, nel momento in cui si fa l’esperienza e senza esercitare l’attitudine che ci caratterizza nel giudicare l’esperienza.

Mariapia Borgnini - 31/08/2020

La Mindfulness si può imparare. Non si tratta né di svuotare la mente né di raggiungere chissà quale alterazione di coscienza o di raggiungere il vuoto mentale o di eliminare pensieri ed emozioni. Non sono necessari anni di lunghe meditazioni per imparare. Per praticarla occorre fermarsi, restare in silenzio a osservare noi stessi con la mente vigile al presente, accogliendolo per quello che è.

Non esistono condizioni ideali per imparare gli esercizi. È fuorviante l’idea che per praticare dobbiamo avere tanto tempo a disposizione, una buona dose di calma e nessun disturbo intorno. Piuttosto è il contrario, è applicandosi nel disagio e fronteggiando l’irritazione che abbiamo l’opportunità di diventare più consapevoli di quello che ci succede, dei nostri pensieri e delle nostre reazioni negative.

Pratiche informali e formali di Mindfulness

La Mindfulness si pratica con due modalità: pratica formale e pratica informale.

La Mindfulness come pratica formale si basa sulle antiche pratiche di meditazione, esercizi che prevedono di restare fermi in silenzio, di concentrarsi e prendere coscienza di ciò che succede e avviene nel corpo e nella mente. Il focus di attenzione può avere diversi oggetti: il respiro, le sensazioni che provengono dal corpo, i rumori che ci circondano, i pensieri che attraversano la mente, le emozioni connesse.

La Mindfulness come pratica informale è invece basata sul fatto di concentrare l’attenzione nelle azioni quotidiane come occuparsi di piccole faccende domestiche o momenti di cura del proprio corpo, trasformando queste attività in occasioni per esercitarsi.

Grazie agli esercizi la mente viene allenata ad essere più consapevole con il risultato di poter affrontare con più calma e meno ansia ciò che ci aspetta nel vivere quotidiano. Attraverso gli esercizi viene praticata la disposizione a ritornare al presente, tornare a sentire le sensazioni del corpo ogni qualvolta che la mente divagando ci porta lontano dal focus di attenzione che ci siamo prefissati.

L’allontanarsi e il ritornare a praticare è un ottimo allenamento per passare dalla modalità del fare a quella dell’essere. Con la pratica e il divagare della mente è possibile scoprire il flusso del pensiero in attività. Praticando appare evidente l’insieme dei pensieri, delle sensazioni, dei ricordi o delle progettualità che attraversano di continuo la nostra mente. Possiamo così decidere quali pensieri troviamo utili, quali interessanti e cosa ne vogliamo fare. Possiamo scegliere se accettarli, conservarli oppure, osservandoli, lasciarli andare e vederli disfare come nuvole.

Ci sono studi che dimostrano che passiamo metà delle nostre ore di veglia a pensare a qualcosa di diverso da quello che stiamo facendo e questo vagabondare della mente ci può rendere infelici. Altri studi scientifici dimostrano che praticando la Mindfulness si ottengono effetti di rigenerazione delle cellule neuronali e sull’attivazione di alcune aree del cervello importanti per la salute mentale e fisica.

Ringraziamo Mariapia Borgnini del network di professionisti olistici (Phedros), psicopedagogista, autrice di numerosi libri ed istruttrice Mindfulness-based presso l’Associazione Italiana Mindfulness per il suo contributo.

 

Basta Poco — Libro >> https://bit.ly/2YLwD9J

Guida pratica alla meditazione - Se pensi che meditare non faccia per te, ti sbagli di grosso!

Sukey Novogratz, Elizabeth Novogratz

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Impara a Meditare: Meditazioni Quotidiane — Libro

Gestisci le emozioni - Riduci lo stress - Trova l’equilibrio - Migliora le relazioni

Maneesha James

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venerdì 28 agosto 2020

Le strette relazioni fra Cuore e Cervello


Le strette relazioni fra Cuore e Cervello: perche' e' necessario allinearli e tenerli in equilibrio

Neuroscienze e Cervello

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La distinzione tra il cuore-muscolo e l’area energetica-spirituale che lo accoglie sta diventando sempre meno netta, anche per la scienza: come allineare quindi cuore e cervello? Ce lo insegna la coerenza cardiaca

Elsa Nityama Masetti - 28/08/2020

Si pensa che sia il cervello che regola l’attività mentale e invece, come insegna la medicina cinese, è il cuore. È l’attività pensante che è programmata per corrispondere al cuore piuttosto che viceversa. È come essere cresciuti su un malinteso che dice: il processo cerebrale deve precedere e ottenere credito poi, semmai, vedremo anche le ragioni del cuore. Stando ai fatti, il primo a formarsi nell’embrione è il cuore. Il cervello viene dopo e ciò che prima si forma ha la precedenza e richiede il rispetto della temporalità. Perché, direte voi?

La coerenza cuore cervello

Semplice, poiché senza cuore niente cervello. Imporre l’attività cerebrale sul cuore significa bypassarlo e poi non lamentiamoci se abbiamo bisogno del bypass! E qui passo con voluta facilità dal cuore fisico al centro energetico del Cuore, all’area del torace, davanti e anche dietro. La distinzione tra il cuore-muscolo e l’area energetica-spirituale che lo accoglie sta diventando sempre meno netta, anche per la scienza. Il cuore anatomico, si scopre, non è solo una pompa e tuttavia quando si dice Cuore la mano istintivamente sa dove andare, e si poggia al centro del petto e non a sinistra dove è situato l’organo.

Allineare il cervello al cuore è ciò che prende il nome di coerenza cuore-cervello – quando la mente combacia con il cuore – ora sempre più esplorata in campo scientifico. È come un pochino sotto-mettere (in senso letterale) il principio maschile del capo (testa) a quello femminile del seno (non a caso area del cuore), i quali poi armoniosamente si affiancano. Questa sottomissione infatti va intesa alla luce di un ordine di precedenza, come di un qualcosa che si evolve grazie a chi viene prima.

Si sa il cervello – e la sua area pensante, la mente-intelletto – crede di essere il capo (da qui anche il nome di testa=capo) e vorrebbe sempre tener testa. Gli piacerebbe e ci prova, così è fatto, tuttavia è il cuore e la più ampia area ritmica che lo accoglie la sua l’intelligenza intuitiva, il Governatore, il Maestro.

Ed è mia intenzione affiancare il cuore fisiologico all’area spirituale detta del Cuore piuttosto che separarli nettamente, come mai l’antica medicina cinese e il loro Tao hanno fatto. Sebbene sia consapevole che le capacità del Cuore spirituale si espandano ben oltre forma, tempo e spazio, oltre anche l’ampio toroide di frequenze elettromagnetiche emesse dal cuore fisico, di recente sotto la lente delle nuove scienze. Tale radianza elettromagnetica permea ogni cellula del corpo, incluse quelle del cervello. E questo già dovrebbe convincere i più razionali dubbiosi a imparare di nuovo ad ascoltare la “sua voce”.

Benvenuti dell'era del cuore

Il cuore fisiologico è l’organo più sonoro del nostro corpo, il suo ritmo scandisce il contrarsi e l’espandersi del movimento della vita in ogni punto nodale dell’organismo. In questo senso tutto il corpo pulsa nel Cuore, anche se a una prima occhiata distratta potrebbe sembrare il contrario. Il cuore possiede anche un sistema nervoso autonomo, per più della metà è costituito da neuroni e può diminuire e accelerare i propri battiti senza ricevere impulsi dal cervello.

Lo sviluppo evolutivo del cervello che si è dimostrato progressivo e plastico sembra richiedere ora più che mai il coinvolgimento del cuore. Le capacità cerebrali hanno bisogno di essere illuminate dal Cuore per scoprirsi nella loro sconosciuta ampiezza. L’intelletto arriva fin dove può, e ora più che mai l’urgenza delle qualità del Cuore si fa sentire. Meglio è dire che il loro congiunto corrispondersi è la base dell’armonia mente-cuore di cui sembra necessitare una rinnovata umanità.

Quali sono queste qualità? Apprezzamento, sincerità, gentilezza, rispetto, considerazione, gratitudine, generosità, attitudine al sorriso, apertura, inclusione, gioia e dall’altro lato, dispiacere, tristezza, amarezza, chiusura… Assai auspicabili e degne di essere coltivate le prime, il troppo di ognuna di esse può provocare un senso di squilibrio. Chi, direte voi, può sentirsi squilibrato nella gioia? Se questa assume caratteristiche di attaccamento emozionale e di eccesso per esempio di esuberanza sopra le righe, di entusiasmo altisonante.

Cuore, cervello, intestino

Come si dice: sembrava gioia, ma era un calesse! Ogni organo ha un suo gemello, che lo radica. Nel caso del cuore si tratta dell’intestino tenue, l’area energetica ombelicale dell’hara della tradizione giapponese e del cosco di quella andina. Esso collabora con il cuore a veicolare in basso eventuali eccessi di energia assumendo caratteristiche digestive da un punto di visto fisiologico ed energetico, evitando congestioni, ristagni di sangue e di emozioni nella parte bassa della pancia che possono essere disfunzionali anche per le ovaie e le mestruazioni. E direi anche per i meno conosciuti effetti sulla prostata.

Soprattutto per la donna l’asse cuore-ventre è molto importante, sebbene tenda quale moderna creatura ubicata spesso nella testa a dimenticarsene. È con la pancia che sente di voler far parlare il Cuore, è nel ventre che ne percepisce la quiete e lo scombussolo, del suo ed eventualmente di quello di un nuovo essere. In lei infatti possono pulsare due cuori contemporaneamente, quale misteriosa meraviglia! E venne chiamata due cuori. Che magari nulla ha a che fare con la narrazione di un libro così titolato di cui non ricordo il contenuto.

Detto questo, che ne sappiamo noi del Cuore? Qual è la nostra esperienza diretta? Ci fermiamo ad ascoltarlo? E non intendo il suo pulsare, talvolta impazzito da non poter essere trascurato? Ci prendiamo qualche momento per conoscerlo? Per comunicare con il Cuore? Per ascoltare con i suoi orecchi, guardare con i suoi occhi? Per parlargli e parlare con la sua bocca? Per toccare, con la consapevolezza diretta che le mani sono un suo prolungamento?

Basta raccogliersi un attimo, magari chiudere gli occhi e sentire la comunicazione diretta tra il Cuore e ciò che è toccato. È un gesto semplice, di cui abbiamo dimenticato la naturalezza. Si tratta di riscoprire la differenza tra ascoltare, guardare, toccare, parlare con la testa e farlo invece con il Cuore.

Si può cominciare con la musica, iniziare consapevolmente a lasciarla entrare nel Cuore, ad ascoltarla con le sue orecchie, rimanendo in ascolto dello stesso Cuore, tornando a essere un po’ esploratori e un po’ scienziati pronti a meravigliarsi di ciò che il Cuore ha in serbo per noi. Possiamo “raggiungerlo” accompagnando il respiro, riposare nella sua ampia area, un attimo, espirando. Così come la stufa o il caminetto, una volta accesi, diventano il cuore della casa, spargendo calore, luce e senso di allegria, questo è il posto del Cuore nella nostra vita. Di un Cuore acceso. E pare quindi più di una semplice coincidenza che l’organo cuore sia legato all’elemento fuoco. Il calore, il tepore, l’apertura e la morbidezza che ci coglie vicino al fuoco, sono presenti nel Cuore. Un calore che arde e non brucia. Come l’amore saggio. Che cosa potrebbe rendere un freddo inverno più dolcemente caldo?

estratto da:

Scienza e Conoscenza - n.72 — Rivista >> https://bit.ly/3b3IMu1

Nuove scienze, Medicina Integrata

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mercoledì 26 agosto 2020

La resilienza secondo Ildegarda di Bingen

 

La resilienza secondo Ildegarda di Bingen

Medicina Integrata

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Sistema endocrino, immunitario, cervello ed emozioni: la visione integrata della badessa benedettina ci insegna ad accogliere e trasformare gli urti della vita

Sabrina Melino - 26/08/2020

Questo articolo è tratto da Scienza e Conoscenza 73.

Ildegarda di Bingen sintetizza con la “ruota circondata dalla Luce Vivente” l'eterno movimento della vita. Questa rappresentazione, insieme ad altri simboli femminili utilizzati a supporto delle sue visioni profetiche, accoglie in sé l'immagine del continuo movimento e di quella trasformazione che è il senso implicito della vita stessa.

Il movimento è connesso con un significato di purificazione: noi nasciamo con l’obiettivo di comprendere chi siamo all’interno dell’immenso universo creato. La nostra esistenza ha un significato specifico e diverso da milioni di altre vite che popolano il mondo e, comunque, differente da quello di vite già esistite o che esisteranno. La trasformazione in cui siamo coinvolti non è casuale, ma dovrebbe seguire un cammino che nella sua unicità è in armonia con il movimento complessivo dell’universo. Ognuno di noi ha un talento da scoprire e sviluppare in modo del tutto unico e creativo.

Come scoprirlo? Come arrivare a intuire la nostra strada? Come realizzarci attraverso e malgrado gli urti della vita?

Io prendo coscienza di me stesso attraverso relazioni di contrarietà, così come attraverso passaggi della vita che sono un urto, una resistenza.

Mi riconosco nella relazione con l’altro e negli urti che incontro nell’eterno movimento di trasformazione o, direbbe Ildegarda, di purificazione, che è la vita: nella resistenza esisto perché mi conosco.

Paura, malinconia, malattia

È dunque fondamentale come io mi relaziono con gli altri e come affronto questi urti. L’equilibrio va conquistato ogni momento della giornata: la vita è un movimento continuo che esige un altrettanto interminabile adattamento.

Non è un adattarsi passivo, ma è la conquista di un gradino più alto nel raggiungimento di uno stato di benessere ovvero di consapevolezza sempre più ampio.

Mai come in questo periodo storico siamo chiamati a mettere alla prova la nostra flessibilità e la nostra adattabilità che, secondo la badessa di Bingen, non è solo resilienza ma anche apprendimento e quindi cambiamento evolutivo.

Nel descrivere le costituzioni umane, Ildegarda definiva i timorosi come i più soggetti alla malattia e quindi i più deboli o fragili e dall’altra i sanguigni come coloro in grado di adattarsi con più facilità e quindi di restare in salute: «Vi sono uomini tristi e timorosi e con la mente piena di vaghezza, tanto da non avere una costituzione giusta, né una giusta condizione. Sono, piuttosto, come il vento forte, dannoso per ogni erba e per ogni frutto.

E in questi uomini si forma un flegma che non è né umido, né denso, ma tiepido. Tale flegma è simile al livido muco, che è resistente e si allunga come la gomma e che provoca la malinconia, nata dal fiato del serpente e genera nell’uomo ogni sorta di malanno». Colui che si lascia guidare o meglio congelare dalla costante paura diventa, dunque, per Ildegarda, più suscettibile alla malattia che lei descrive con il termine di malinconia, uno stato psicofisico caratterizzato dall’alternanza tra ira e tristezza che può condurre, se non gestito, alla malattia.

Il pauroso dunque sviluppa, più facilmente di altri, sentimenti caratterizzati da rabbia, ira, ansietà che alterano la nostra capacità di relazionarci con l’altro e di vivere gli urti fondamentali della vita come forma di apprendimento. Il timoroso sviluppa una modalità di pensiero che lo porta a vedere la realtà sempre in autodifesa: rifiuta il nutrimento e quindi la conoscenza di sé che sola può passare attraverso la relazione.

«L’indole dell’uomo timoroso – scrive Ildegarda – è sottoposta a grandi tribolazioni ed egli prova ira e tristezza e talvolta gioia, senza sentire appieno nessuno di questi sentimenti, essendo timoroso in ciascuno, come l’onda nell’acqua, e temendoli tutti in cuor suo. Alcuni di questi uomini vivono a lungo, ma la maggior parte muore presto».

Della costituzione dei sanguigni, invece, dice Ildegarda: «L’uomo sanguigno è avveduto, stabile e costante e avrà un corpo sano e vivrà a lungo. Sono lieti, non oppressi da tristezza o asprezza alcuna e rifuggono l’asprezza della malinconia».

Che cosa differenzia nel profondo il pauroso dal resiliente-sanguigno?

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Scienza e Conoscenza n. 73 - Luglio/Settembre 2020 — Rivista >> https://bit.ly/3eE4ire

Nuove scienze, Medicina Integrata

Autori Vari

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Il Potere della Resilienza — Libro

Come sviluppare le capacità per affrontare i cambiamenti della vita

Gregg Braden

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giovedì 20 agosto 2020

Che cos'e' il pensiero lucido?


Che cos'e' il pensiero lucido?

Consapevolezza e Spiritualità

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La presenza mentale nel “qui e ora” è il solo modo per liberarci dal controllo esercitato dai sistemi di potere

Antonio Morandi - 20/08/2020

Questo articolo è tratto da Scienza e Conoscenza 73.

«Scimmia punta da uno scorpione»: è questa la definizione che in India si dà della mente umana in ragione della sua continua e incessante mobilità. La mente umana è in perenne movimento, i pensieri si formano, si accavallano, si dileguano e si dissolvono continuamente, talvolta apparentemente senza un senso compiuto.

Se proviamo a rimanere fermi su un pensiero specifico, cercando di pensare a una sola cosa, ci renderemo subito conto che è difficilissimo. Le diramazioni che la nostra mente segue sono infinite, spesso improvvise, talvolta inaspettate.

Questa natura della mente, secondo il sistema di pensiero indiano, portato a uno dei suoi maggiori vertici dall’Āyurveda, è dovuta al suo scopo finale che è articolato in due parti: una è l’elaborazione e il coordinamento delle percezioni sensoriali in un modello di realtà autoreferente ed autopoietico, un centro senziente che chiamiamo ego; e l’altra è la capacità unica della mente di immaginare.

L’immaginazione costituisce la fucina e il serbatoio degli infiniti possibili modelli di realtà. Tutto ciò accade perché la mente deve offrire all’intelligenza dell’individuo modelli alternativi, diverse possibilità evolutive fra cui scegliere quella più adeguata alla realtà contingente.

Mente e intelligenza

Per capire bene questo concetto dobbiamo prima riflettere sui termini e le loro etimologie perché, come sempre, nella radice delle parole e dei loro suoni risiede l’essenza del reale. I termini che dobbiamo prendere in esame sono “mente” e “intelligenza” che erroneamente, molte volte, vengono considerati sinonimi. La parola “mente” deriva dal latino mens, mentis che a sua volta ha una radice sanscrita, “Mā”, che vuol dire “misurare”, la mente quindi misura le percezioni e attraverso queste conosce.

Il termine “intelligenza” invece deriva dal latino intus (dentro), o per alcuni inter (tra), e legere (leggere) e indica la facoltà di comprendere in profondità, non superficialmente, e di individuare relazioni e associazioni nascoste per arrivare a una comprensione più ampia e completa. Quindi l’intelligenza utilizza la mente per rilevare le informazioni sensoriali e comprendere a fondo la realtà. L’intelligenza, per operare le scelte di intervento più idonee, sceglie il modello adeguato fra le possibilità offerte dalle capacità immaginifiche della mente, al fine anche di impartire all’organismo le istruzioni per rispondere agli stimoli ambientali.

La creazione immaginifica della mente comporta una continua incursione e conseguente confronto fra futuro e passato, fra probabilità non ancora reali e memorie non più esistenti. L’intelligenza, che è nel presente, coincide con la percezione del momento, ed è quindi atemporale e pertanto senza giudizio. L’intelligenza è pensiero lucido, espressione dello stato delle cose, vede la realtà così come è senza interpretazioni.

La mente invece offre delle interpretazioni che l’intelligenza accetterà solo dopo averne verificato la congruità con la sua percezione del reale. Tuttavia, l’elaborazione successiva e continua delle esperienze percettive condiziona il funzionamento della mente verso la ricerca del piacere e l’avversione dal dolore. Fin quando questa funzione è equilibrata e viene guidata dalla supervisione dell’intelligenza è essenziale per il processo di individuazione e di sopravvivenza.

L’eccessiva identificazione della mente nei processi derivati dalla dicotomia piacere-dolore e quindi di proiezione nel futuro e nel passato alla ricerca continua di soddisfazione, portano a una prevaricazione della mente sull’intelligenza di cui ne condiziona l’efficacia discriminativa.

Il risultato finale è una interpretazione relativa, e non una percezione effettiva, della realtà che condiziona i comportamenti e, in ultima analisi, l’assetto psicofisico e la salute dell’individuo. L’equilibrio quindi fra percezioni, mente e intelligenza è determinante per la corretta azione di vita di una persona nel contesto del reale...

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Scienza e Conoscenza n. 73 - Luglio/Settembre 2020 — Rivista >> https://bit.ly/3eE4ire

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giovedì 13 agosto 2020

La Medicina Omeo Sinergetica


La Medicina Omeo Sinergetica

Medicina Integrata

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La medicina, da tempo ormai, segna il passo: a un progresso tecnologico e scientifico sempre più esasperato e frammentato si accompagna, come Ulisse e la sua ombra, un incremento sempre più convulso delle malattie croniche degenerative, autoimmunitarie, dismetaboliche, neoplastiche e, non ultime, esistenziali. Negli ultimi anni e fino a oggi la medicina ufficiale si è occupata preferenzialmente del particolare, dell’analisi, facendo passare in secondo ordine un approccio di sintesi, sistemico, interrelazionale, coevolutivo delle conoscenze acquisite negli ambiti biologici e psichici.

Redazione Scienza e Conoscenza - 12/08/2020

Articolo tratto dalla Rivista Scienza e Conoscenza n. 73 - Autore Dott. Luigi Marcello Monsellato

L’atteggiamento biosistemico, al contrario di quello analitico/riduzionista, parte dalla considerazione che tutta la materia, corpo umano in primis, è interrelata, interdipendente e connessa con ogni piccolo frammento di essa e si relaziona con altri elementi generando sistemi, apparati, che stimolano lo sviluppo di organismi sempre più complessi e superiori alla sommatoria puramente aritmetica dei singoli costituenti.

Questo “qualcosa in più” rappresenta il motore dell’esistenza: la tendenza inevitabile all’evoluzione e alla scoperta del senso della Vita (Luigi Marcello Monsellato, Le sette spirali).

Malattia come richiamo alla vera essenza

In questo contesto, le malattie ci intrigano non solo come alterazioni organiche o funzionali, ma si manifestano per chiamarci alla nostra vera natura, riecheggiano la nostra vera essenza: siamo una realtà energetica calata in un corpo. «La malattia ci riguarda e non unicamente come spettatori di apparati, che nascondono i codici della Vita: essa infatti riunifica all’infinito il punto di arrivo e di partenza, permette l’orizzonte dello scambio, del confronto, della ricerca di sé stessi e, infine, guarisce biologicamente il nostro malessere esistenziale» (Luigi Marcello Monsellato, L’infiammazione e il simile).

Ed è così che la malattia incarna il nostro rifiuto inconsapevole, evidenziandosi nell’organo che più “risuona” con le emozioni e il vissuto/ percepito che vi sta dietro, l’organo che analogicamente e simbolicamente traspone quello stato d’animo.

In questo contesto si inserisce la Medicina Omeosinergetica, figlia dell’etica precaria dei tempi, della ricerca ammaliante per il divino in sé, condensato di passione, arte e impegno, è un percorso fatto di idee, di leggi, di studi, alla ricerca di un’integrazione tra piccole dosi e salute, tra respiro e senso, un paradigma che ricerca una cura della malattia grazie anche all’intervento di medici, biologi, biochimici, filosofi, sociologi, e di tutti i professionisti capaci di apportare il loro contributo seguendo il concetto secondo il quale non esiste una vera cura per una malattia senza un vero cambiamento negli apparati operativi e conoscitivi che la determinano (vedi Scuole dell’Accademia di Omeosinergia). “Topos” culturale e scientifico è l’infiammazione, il fuoco sacro della vita, visto anche i pregiudizi su di essa, sulle sue funzioni, sulla sua forza trasformante, tra l’altro iterativamente e compulsivamente limitata, raggelata da una medicina iatrogena, senza scrupoli.

Grazie alla malattia esprimiamo un disagio che va ben oltre la lesione biologica, è una informazione che permette una scarica, un riconoscimento, un’accettazione, una trasformazione, un cambiamento, una guarigione ed una evoluzione: la creazione di un nuovo equilibrio.

Medicina Omeosinergetica: la psiche-corpo che sente

La Medicina Omeosinergetica ha il pregio di recuperare l’importanza strategica della compo-nente psico-percettiva (vedi Filosofia Omeosinergetica): al centro è collocato il linguaggio della psiche-corpo che sente.

Così le segnalazioni mnemoniche poliproteiche dell’ippocampo fremono con le continue dialettiche ipotalamiche, con il compiacimento emozionale delle amigdale, la leale trasduzione ipofisaria, le piattaforme immunitarie salvavita e procedono lungo la matrice extracellulare, devoto e febbrile custode dei sistemi viventi, tramite il flusso molecolare, le fenestrature endoteliali, gli iperboloidi connettivali, gli attrattori matricali, il glicocalice delle ruote molecolari delle membrane, suggerendo come dar forma ai processi della psiche, evocando un sapere plurale e autoregolatorio, evidenziando che la dimensione culturale comunica con la dimensione biologica e che entrambe si influenzano vicendevolmente.

Secondo la visione della Medicina Omeosinergetica noi siamo il palcoscenico di un teatro, dove di volta in volta attiriamo l’interprete più consono a rivelare le emozioni che proviamo, le tensioni, le contraddizioni, i rifiuti, le abitudini in atto dentro di noi. Ecco l’importanza degli eventi che incidono sulla vita come, ad esempio, il rapporto con la madre, con il padre, con i partner, o anche eventuali eventi traumatici passati, dell’altro, della relazione, vero motore della nostra realtà quotidiana (vedi Epigenetica Relazionale, EpiRel).

In tal senso, grazie a un percorso Omeosinergetico di consapevolezza, è necessario cambiare la prospettiva nel vedere la stessa realtà, consentendo la formazione di nuovi circuiti neuronali, di rinnovare e potenziare le comunicazioni ormonali, riattivare e amplificare le risposte immunitarie.

Rimedi ecosistemici

A tal fine, ecco i farmaci omeosinergetici, veri enigmi energetici/kinesiologici, che si evidenziano come integrazioni biochimiche in scale milli, micro, nano pico e femto moli, che si alimentano di inconsumabili energie estratte dal mondo vegetale, animale, minerale, la cui azione si appalesa per similitudini recettoriali, per risonanze intime, essendo poi in grado di modulare direttamente la risposta biologica, di supportare le geometrie mesenchimali, le armonie cellulari, le tempeste emozionali ed il brusio del pensiero, che ridelinei alla fine l’architettura del Sistema di Regolazione di Base.

In tal modo la Medicina Omeosinergetica ricrea armonia e consapevolezza, richiamando le leggi della Natura e amplificandone le sue energie. Siamo noi stessi, tramite la saggezza intrinseca del nostro organismo, a consentire alla nostra forza innata rigeneratrice, di optare per il percorso più adatto. Valorizzare la malattia è già una cura, lasciar fare al nostro corpo, a parte le emergenze, è una terapia, diventarne consapevoli per poi accettarle è la guarigione.

LEGGI ALTRI ARTICOLI DALLA RIVISTA SCIENZA E CONOSCENZA N. 73

Scienza e Conoscenza n. 73 - Luglio/Settembre 2020 — Rivista >> https://bit.ly/3eE4ire

Nuove scienze, Medicina Integrata

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martedì 11 agosto 2020

Il pensiero ha il potere di modificare il cervello

 

Il pensiero ha il potere di modificare e organizzare il cervello, il corpo e l’ambiente

ce ne parla l’oncologo Claudio Pagliara

Consapevolezza e Spiritualità

>> https://goo.gl/QZeXCT

Carmen Di Muro - 11/08/2020

Non di rado solo piccoli sforzi in più possono fare la differenza tra gioia e sofferenza, benessere e malessere, tra vita e morte. Piccoli passi che possono condurre a grandi risultati. La via della guarigione diventa quel sentiero dorato che brilla dentro ognuno di noi e che può essere battuto con fede e perseveranza, nel momento in cui riusciamo a lasciarci guidare dalla bellezza delle cose, guardandole da una prospettiva diversa.

Solo così la malattia può trasmutarsi in strada maestra per comprendere cosa c’è da cambiare, decidendo di percorrere una nuova via. Ed è questo che con coraggio insegna il dottor Claudio Pagliara, noto oncologo, specialista in medicina olistica, nonché grande amico e maestro di vita. La nostra conoscenza è stata sancita dallo stesso obiettivo, che ci ha dato la possibilità di intraprendere un cammino comune di grande stima professionale e lavorativa, la cui meta è una luce che mira ad accendere la consapevolezza in ogni persona che si trova lungo il nostro percorso. I pazienti sono i più grandi maestri di vita, insegna Claudio. Quelle stesse persone che hanno in sé tutta la forza e gli strumenti necessari per godere appieno della salute e della gioia.

Tantissime patologie, oltre alle cause imputabili all’ambiente e alla genetica, si nutrono dell’incapacità di rendere straordinaria la nostra esistenza. Questo il presupposto di partenza che ha sempre motivato il suo lavoro di specialista, ma soprattutto la convinzione che non si può credere di curare con efficacia qualunque malattia, pensando solo all’organo ammalato, trascurando il vissuto del paziente e separandolo dal suo contesto sociale, ambientale e culturale. Cosi come esistono delle leggi che governano le energie del mondo esteriore, così, anche, esistono precise leggi che governano le potenti energie dell’universo mentale e corporeo.

La guarigione prevede lo sviluppo delle potenzialità del paziente, perché ogni vero cammino terapeutico è anche un percorso di crescita interiore. Ed oggi sono moltissime le evidenze che dimostrano la maggiore efficacia di questo tipo di approccio nel decorso di diverse patologie, compreso il cancro, in quanto in ciascun essere umano ci sono potenzialità enormi e misteriose che aspettano solo di essere conosciute e mobilizzate.

Carmen Di Muro: Ricerche scientifiche sempre più numerose e rigorose dimostrano come le nostre convinzioni creano la realtà in cui viviamo. Che ruolo ha la nostra mente nella prevenzione e nella cura del cancro?

Claudio Pagliara: La mia esperienza clinica e i dati della ricerca più avanzata dimostrano che il nostro cervello è il più efficiente produttore di farmaci e di veleni. Anche l’effetto placebo, l’effetto nocebo e la profezia che si auto-avvera, dimostrano lo stretto legame e l’interdipendenza fra la mente, il corpo e l’ambiente. Il pensiero ha il potere, dal sapore divino, di modificare e organizzare il cervello, il corpo e l’ambiente. È proprio vero: in principio era il Verbo, cioè il logos (il pensiero all’interno, la parola all’esterno). Il logos diventa materia e ha il potere di costruire e di distruggere. Le nostre convinzioni creano la nostra realtà. Da qui l’importanza notevole della nostra mente nella nascita e nell’evoluzione del cancro...

Cosa troverai nell'articolo?

Mal-attia o Ben-attia? Quale secondo te tra i due termini appare più adeguato?

Il grande dottor Umberto Veronesi sosteneva che “il cancro si vince con un informazione corretta”. Oggigiorno, sempre più spesso, vengono divulgate informazioni confuse che creano ansia e paura. Quali sono le verità scomode che ci vengono negate?

In questi ultimi anni diverse patologie stanno conoscendo una crescita esponenziale. Le cause sono di vario genere, ma un fattore prioritario è giocato dall’alimentazione. Può una dieta sana diventare garante del pieno metabolismo energetico della vita?

Quali sono le linee guida alimentari preventive da poter adottare nella vita di tutti i giorni per combattere l’insorgenza dei tumori?

La scienza medica è in costante evoluzione e si occupa sempre più di preservare la salute attraverso uno sguardo complessivo che investe l’essere umano nella sua interezza.  Da fervido esponente della medicina olistica, quanto essa si dimostra efficace nel favorire un percorso di guarigione?

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lunedì 10 agosto 2020

EFT: un salvavita dallo stress

EFT: un salvavita dallo stress

Psicologia Quantistica

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«Eft è un un semplice e potente processo che può profondamente influenzare l’attività dei geni, la salute ed il comportamento» - parola di Bruce Lipton...

Carmen Di Muro - 08/08/2020

Questo articolo è tratto da Scienza e Conoscenza 73.

Nell’ultimo periodo abbiamo sperimentato situazioni che ci hanno fatto sentire impotenti, arrabbiati, in preda al turbinio di pensieri ed emozioni caotiche. Pensieri e sentimenti difficilmente gestibili, di cui tutt’ora ci sentiamo prigionieri. D’altronde, al mondo esteriore fa sempre eco quello interiore.

Sebbene, fino a qualche mese fa, non capitava spesso che ci trovassimo in situazioni minacciose per la nostra integrità fisica, nell’ultimo periodo le vicende pandemiche hanno messo a dura prova tutte le nostre certezze interiori, facendoci vacillare. E questo è tutto ciò che basta per mettere in moto la ben nota risposta da stress: una reazione adattiva, psicofisiologica, indispensabile per proteggerci dai rischi che minano la nostra sopravvivenza. Questa risposta viene innescata, più spesso di quanto si possa pensare, da fattori interni (emozioni spiacevoli, ricordi traumatici, convinzioni limitanti) che vengono amplificati dalle circostanze esterne.

Molti studi, infatti, dimostrano che per 95% del tempo noi funzioniamo in base a programmi inconsci, la maggior parte dei quali creati nei primi anni di vita. Queste credenze limitanti fanno sì che percepiamo come stressanti non solo reali pericoli, ma anche stimoli innocui che contribuiscono a creare stress cronico, e a tenerci di sovente nella reazione di “attacco-fuga”.

Questa, se non disinnescata, provoca a lungo andare degli scompensi sull’intera fisiologia, che diviene maggiormente vulnerabile all’attacco di agenti patogeni e al rischio di malattia. Ciò sembra lasciarci pochissimo margine di scelta. Ma siamo certi che le cose debbano andare per forza così? E se invece disponessimo di uno strumento per affrontare la vita in modo equilibrato e sereno?

EFT: Emotional Freedom Techniques

Concepite da Gary Craig, ingegnere e coach americano, alla fine degli anni ‘90, le Tecniche di Libertà Emotiva (o EFT, dall’inglese Emotional Freedom Techniques) si basano sulla corrispondenza tra emozioni negative e blocchi nel sistema energetico.

Il metodo combina la secolare sapienza della medicina tradizionale cinese, ai più recenti elementi della psicologia moderna, agendo sull’energia che scorre lungo i meridiani del corpo (come in agopuntura) per sbloccarla ed “istruirla”. Infatti, basta picchiettare con le dita – per questo la EFT è conosciuta anche come tapping – delle aree specifiche del nostro corpo, chiamate agopunti, per riequilibrare il flusso energetico, così da incidere su problemi e traumi di carattere emotivo.

Il principio che sta alla base di EFT è che, ogni disturbo, è legato a un blocco nella circolazione energetica che può essere sciolto per mezzo del tapping, mantenendo focalizzata l’attenzione sul problema da risolvere. In questo modo si ottiene la riattivazione del flusso vitale che porta il sistema mente-corpo a ritrovare il suo naturale equilibrio.

resistenza elettrica di 300 volte inferiore rispetto al resto della superficie corporea, pertanto toccarli fa sì che vengano trasmesse più velocemente le informazioni al cervello. Una ricerca dell’Università di Medicina di Harvard ha dimostrato che il tapping è un ingrediente attivo, che riduce l’attività dell’amigdala e dell’ippocampo e di altri centri nervosi correlati alla paura.

Ciò significa che l’EFT interrompe la reazione di fight or flight. Tale concetto è sostenuto anche da studi che mostrano un livello di cortisolemia ridotto di almeno il 26% dopo soli 20 minuti di tapping. L’effetto che la persona percepisce è di rilassamento immediato con la possibilità di vedere la situazione da un’altra prospettiva.

L’EFT è una pratica di auto-aiuto che rientra tra le tecniche evidence-based. Negli ultimi anni, sono stati pubblicati più di 100 studi clinici che ne riconoscono l’efficacia in relazione a numerose condizioni tra le quali ansia, depressione, Post Traumatic Stress Disorder (PTSD), fobie, craving e sintomi fisici di varia natura (Stapleton, 2019).

Come funziona EFT?

Le tecniche di EFT ci permettono di lavorare sulle emozioni e sulle sensazioni fisiche spiacevoli, servendo da catalizzatori per il loro rilascio, facilitano la comunicazione con l’inconscio, facendo da trigger per l’emersione di traumi rimossi.

Numerose sono ormai le evidenze che dimostrano la correlazione tra traumi, soprattutto quelli in età precoce, e l’insorgenza di disturbi psichici e fisici. Diventa pertanto essenziale la risoluzione di tali eventi dolorosi.

Con EFT è possibile lavorarci in modo efficace, sciogliendo sia le emozioni spiacevoli collegate, che le convinzioni limitanti che sono state create nei momenti di apex emotivo di tali avvenimenti.

Non di rado la gran parte di noi teme le proprie emozioni in quanto ha paura di perdere il controllo o di non saperle gestire. Avere uno strumento che riduce costantemente la sensazione di allerta permette di riprendere confidenza con il proprio sentire.

Come sostiene Cristina Dobrea, medico psichiatra, trainer della tecnica di EFT e referente per l’Italia dell’“EFT and Matrix Reimprinting Academy” (EFTMRA) inglese, che si occupa fattivamente di formare le persone sull’utilizzo di questo semplice, quanto potente strumento: «Le emozioni conoscono da sole la strada per andarsene, siamo noi che non accogliendole e non ascoltando il loro messaggio le tratteniamo».

A noi, allora, il compito di darci il permesso di scoprirle, sentirle e liberarle.

BIBLIOGRAFIA

Stapleton P. (2019) The Science Behind Tapping: A Proven Stress Management Technique for the Mind & Body. Hay House Inc.

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Scienza e Conoscenza n. 73 - Luglio/Settembre 2020 — Rivista >> https://bit.ly/3eE4ire

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Scopri il Potere di EFT - La guarigione a portata di mano — DVD

Impara le tecniche di Liberazione Emozionale - 10 storie per un emozionante film documentario - Con la partecipazione di Bruce Lipton, Bob Proctor, Jack Canfield, Bob Doyle, Joe Vitale

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martedì 4 agosto 2020

Gli Esosomi e l'origine della vita


Gli Esosomi e l'origine della vita

Medicina Integrata

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Quest’articolo vuole presentare nella maniera più comprensibile possibile quello che oggi sappiamo sugli esosomi e sul loro possibile ruolo nel generare la vita. Il nostro corpo non è un insieme di singoli organi e compartimenti che solo in alcune circostanze particolari interagiscono fra loro. Quello che oggi sta emergendo in maniera sempre più chiara è che gli esosomi sono il mezzo, di dimensioni nanometriche, che il nostro corpo utilizza per connettere, probabilmente in maniera continua, i vari organi e apparati

Stefano Fais - 03/08/2020

Questo articolo è tratto da Scienza e Conoscenza 73 ed è stato scritto da Mariantonia Logozzi e Stefano Fais.

Quando, all’inizio del Duemila, il nostro gruppo di ricerca ha iniziato a studiare la capacità delle vescicole extracellulari rilasciate da tumori di controllare la risposta immunitaria antitumorale, uccidendo di fatto i linfociti che avrebbero in realtà dovuto uccidere il tumore, mai avremmo pensato che si arrivasse a questa rivoluzione epocale sia nella ricerca in medicina sia nella scienza in genere. Abbiamo iniziato lavorando insieme al gruppo della dottoressa Rivoltini dell’Istituto dei Tumori di Milano, e ci siamo resi conto dell’importanza di queste vescicole sia nel funzionamento del nostro corpo sia nella patogenesi di quasi tutte le malattie conosciute. Oggi siamo certi del fatto che le vescicole extracellulari delle più piccole dimensioni, chiamate appunto esosomi, hanno una struttura e un corredo interno che potrebbe consentire loro di partecipare all’origine di organismi completi, anche in esseri viventi molto complessi, compreso l’essere umano. Certamente non si sa tutto, ma si ha costantemente l’impressione che qualsiasi ipotesi, anche la più azzardata e fantasiosa, sul ruolo degli esosomi sia poi dimostrabile. Troviamo che sia un argomento di un interesse enorme, di cui si parla pochissimo, e che sia arrivato il momento di presentarlo a un pubblico più ampio di quello ristretto dell’ambiente scientifico.

Quest’articolo vuole presentare nella maniera più comprensibile possibile quello che oggi sappiamo sugli esosomi e sul loro possibile ruolo nel generare la vita. Il nostro corpo non è un insieme di singoli organi e compartimenti che solo in alcune circostanze particolari interagiscono fra loro. Quello che oggi sta emergendo in maniera sempre più chiara è che gli esosomi sono il mezzo, di dimensioni nanometriche, che il nostro corpo utilizza per connettere, probabilmente in maniera continua, i vari organi e apparati.

Cosa sono gli esosomi?

Ci è stato insegnato che il nostro corpo è suddiviso in organi e apparati, tanto che in medicina si sono moltiplicate le specializzazioni che formano medici particolarmente indirizzati alla conoscenza di un singolo organo o apparato. Il nostro corpo è altresì un unicum che in qualsiasi momento funziona come un insieme di organi e apparati, apparentemente separati fra loro, ma invece strettamente connessi sia nel mantenere uno stato cosiddetto normale, sia nel fronteggiare le urgenze. Purtroppo, ad oggi, non è ancora completamente chiaro il modo in cui le cellule interagiscano tra loro, sia all’interno di un organo che a distanza. Solo forse nell’ultimo decennio ci si sta rendendo conto che esiste un meccanismo continuamente operante all’interno del nostro corpo, che mantiene un altissimo livello di interconnessione fra organi e apparati, senza bisogno di fibre conducenti o di canali preferenziali. Esistono evidenze secondo le quali tutte le cellule rilasciano vescicole nell’ambiente extracellulare e queste vescicole sono in grado di circolare attraverso il sangue.

Sono chiamate appunto “vescicole extracellulari” (EVs) e sono separabili attraverso ultracentrifugazione sia da terreni di coltura sia da liquidi corporei. Le EVs sono di dimensioni inferiori

ESISTONO EVIDENZE SECONDO LE QUALI TUTTE LE CELLULE RILASCIANO

VESCICOLE NELL’AMBIENTE EXTRACELLULARE

E QUESTE VESCICOLE SONO

IN GRADO DI CIRCOLARE ATTRAVERSO IL SANGUE

ai limiti di rilevazione dell’occhio umano (i.e. <1 micron); sono comprese tra 500 micron e 30 nanometri, e trasportano una grande varietà di molecole, incluse le proteine, i lipidi e gli acidi nucleici (RNA e DNA).

Si possono suddividere i tre tipologie:

● gli esosomi, le vescicole più piccole che si formano seguendo la via endosomiale ter- minando in strutture chiamate Corpi Multivescicolari (Multivesicular Bodies, MVB);

●  le microvescicole, probabilmente han- no un’origine più complessa: è verosimile che possano formarsi anche dalla fusione fra esosomi, ma la loro formazione più accreditata è attraverso una gemmazione dalla plasmamembrana della cellula nell’ambiente extracellulare di vescicole che trasportano materiale prodotto dalla cellula stessa;

●  i corpi apoptotici, caratteristici delle cellule che stanno morendo.

Gli esosomi e le microvescicole sono molto di- versi tra loro, ma hanno caratteristiche comuni per dimensioni e contenuto: entrambi traspor- tano RNA, proteine e lipidi, e sono coinvolti nella regolazione di varie funzioni biologiche, tramite diversi meccanismi molecolari.

[Continua… ] Scopri l’importanza degli esosomi nella prevenzione e cura del cancro su Scienza e conoscenza n. 73

Scienza e Conoscenza n. 73 - Luglio/Settembre 2020 — Rivista >> https://bit.ly/3eE4ire

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sabato 1 agosto 2020

E se la massa fosse fatta di vuoto?

E se la massa fosse fatta di vuoto?

Scienza e Fisica Quantistica

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Una nuova teoria suggerisce la possibilità che la massa sia una proprietà emergente dalle fluttuazioni di un vuoto quantistico tridimensionale non-locale

Davide Fiscaletti

Questo articolo è tratto da Scienza e Conoscenza 73.

Sulla base del senso comune abbiamo sempre associato l’idea di massa alla consistenza tangibile. A scuola ci è stato insegnato che la materia non è continua, ma discreta, fatta di corpuscoli elementari. Oggi però, le scoperte della scienza moderna hanno demolito tutti i nostri pregiudizi sull’universo fisico, insegnandoci che, scendendo nelle profondità della materia la nostra realtà tangibile, materiale è fatta di fantasmi intangibili, nel senso che le particelle elementari che compongono ogni atomo non solo fluttuano nel vuoto, ma danno luogo a uno zoo di particelle diverse, molte delle quali caratterizzate da proprietà del tutto assurde.

Il Modello Standard della fisica delle particelle, la teoria fondamentale che identifica le particelle elementari e specifica il modo in cui interagiscono, implica che le particelle elementari della materia – gli invisibili grani ultimi di materia invocati dagli atomisti greci – debbono essere rimpiazzate da campi quantistici e, come tali, risultano essere vibrazioni o fluttuazioni elementari dei campi. La fisica teorica del XX secolo ha sostituito la nozione di spazio “vuoto” con l’idea di un vuoto quantistico unificato come mezzo fondamentale che sottende le forme osservabili di materia, energia e spazio-tempo.

Come conseguenza delle teorie dei campi quantistici e della cosmologia, il vuoto fisico emerge come un sistema unificato che governa i processi che si svolgono nel micro e nel macromondo, che si manifesta su tutte le scale spazio-temporali. Le particelle reali come elettroni, positroni, fotoni, e così via, così come tutti i corpi macroscopici, sono cioè eccitazioni quantistiche ondulatorie di questo mezzo.

Oggi sappiamo che la massa dell’elettrone è composita, nel senso che può essere vista come la somma di una massa “nuda” (l’ipotetica massa che l’elettrone avrebbe se potesse essere spogliato del campo elettromagnetico) e di una massa elettromagnetica, creata dall’energia delle innumerevoli interazioni tra l’elettrone e il suo stesso campo elettromagnetico, con emissione e assorbimento di fotoni virtuali che lo “rivestono”.

In modo analogo, nell’ambito della cromodinamica quantistica o QCD (quel capitolo del Modello Standard che si occupa delle interazioni nucleari forti tra i costituenti degli adroni) scopriamo che nei protoni e neutroni solo una piccola parte è dovuta alla massa reale dei quark u e d che li compongono, mentre la maggior parte della loro massa è dovuta all’energia delle interazioni tra i quark e i gluoni che li costituiscono.

Nel Modello Standard, inoltre, tutte le particelle elementari, comprese quelle della materia come i quark e gli elettroni, devono la propria massa all’interazione con il campo di Higgs. A seconda di come le particelle interagiscono con il bosone di Higgs acquisiscono masse differenti. L’introduzione del bosone di Higgs – che va considerata di per sé un po’ ad hoc, astrusa ed artificiale – permette di rompere la simmetriapresente nelle equazioni del Modello Standard, di differenziare le particelle sulla base della loro massa. Da alcuni anni ha fatto molto scalpore la scoperta dei quanti di questo campo, le cosiddette particelle di Higgs, in alcuni esperimenti eseguiti nel più grande acceleratore del mondo, il Large Hadron Collider (LHC) del Cern di Ginevra.

Nonostante l’osservazione sperimentale dei quanti del campo di Higgs, va tuttavia enfatizzato che questa, di fatto, non risolve – ad un livello fondamentale – il problema del perché effettivamente le particelle della materia ordinaria hanno una massa, la questione dell’introduzione ad hoc del campo di Higgs rimane.

La massa delle particelle, vista come intensità dell’interazione con il campo di Higgs, di fatto deve essere inserita “a mano” nella teoria. Per quale motivo il campo di Higgs dovrebbe avere proprio quella forma? Il Modello Standard non è in grado di spiegarlo. E non è in grado di spiegare, per esempio, perchè il quark d interagisce con il campo di Higgs in maniera più intensa rispetto al quark u, facendo sì che la massa del neutrone sia lievemente maggiore di quella del protone.

Possiamo concludere che la massa, nell’impianto strutturale del mondo, ha perso il suo primato, costituisce cioè una proprietà secondaria: ciò che riconosciamo come massa è in realtà una manifestazione fisica di una più fondamentale energia quantistica, un comportamento di più fondamentali campi quantistici. Ma nell’ambito del Modello Standard corrente, sono presenti numerosi problemi e inghippi dai quali non si riesce a venire fuori...

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Nuove scienze, Medicina Integrata

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Davide Fiscaletti

Marchigiano, laureato in fisica all’Università di Bologna nel 1999, è membro ricercatore dello SpaceLife Institute, centro di ricerca che si propone di aprire nuove prospettive in campo scientifico (in particolare: lo sviluppo di una nuova visione nell’ambito della fisica; lo sviluppo della cosmobiologia, disciplina scientifica che interpreta l'evoluzione della vita come parte integrale dell'evoluzione dell'universo; lo sviluppo scientifico della consapevolezza umana libera da ogni influenza religiosa e filosofica). Si occupa di fondamenti della fisica teorica, segnatamente di questioni interpretative della meccanica quantistica, di relatività, di gravità quantistica e di consapevolezza.

Al XCII Congresso Nazionale della Società Italiana di Fisica (Torino, 20 settembre 2006) ha presentato uno studio dal titolo “Potenziale quantico: analisi-storico critica e prospettive aperte”; al XCIII Congresso Nazionale della Società Italiana di Fisica (Pisa, 27 settembre 2007), ha presentato uno studio dal titolo “Dualismo oggettivo onda-corpuscolo e potenziale quantico: prospettive aperte”; al XCVI Congresso Nazionale della Società Italiana di Fisica (Bologna, 20 settembre 2010), ha presentato uno studio dal titolo “Non località, potenziale quantico e l’arena dei processi quantistici”.

Tiene seminari e conferenze su tematiche inerenti la sua ricerca.

eBook - Universo Iperconnesso

Dalla non-località a una visione unificantedi spazio, materia, mente e vita

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