lunedì 30 maggio 2022

E' il momento di uscire dalla dualità


E' il momento di uscire dalla dualita'

Scienza e Fisica Quantistica

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La premessa menzognera, se riusciamo a riappropriarci del nostro potere di discernimento e liberiamo noi stessi e gli altri dalle imposizioni del pensiero che ci sono state fatte dalla religione e dalla nostra cultura convenzionale, è che il Giudice e il Giudicato sono Due. Questo non è possibile perché, se così fosse, qualcuno dovrebbe poter rispondere alla domanda: ma allora, Chi giudica il Giudice?

Redazione - Scienza e Conoscenza

Con grande saggezza, Vittorio Marchi, nel libro Mirjel, il meraviglioso Uno, riporta l’attenzione sulla questione della dualità in cui viviamo e sollecita la nostra mente a uscire dai dogmi e riprendere la sua funzione: quella di riportare il Tutto alla grande unificazione, dove non esiste bene e male, giudice e giudicato.

A cura della redazione della collana Scienza e Conoscenza

È la Legge che giudica il Giudice?

Possiamo continuare a rinunciare alla mente per un altro certo numero di millenni appellandoci al prevedibile quanto vago: “È la Legge che giudica il Giudice”? Possiamo escludere ogni altra possibilità? Certamente sì, se ci ancoriamo ai rigidi dogmi. Ciò perché il rigido dogma contribuisce tenacemente alla costruzione del senso di identità di una persona. Ha la poderosa potenzialità di rafforzare vigorosamente il suo senso di sicurezza, e quindi funziona in modo che sia preferibile aderire alle sue lusinghe che affrontare la sfida mentale ed emotiva che comporta il rifiuto di quel dogma.

Ciò che è descritto nel Vecchio Testamento è solo un livello del quadro dogmatico al quale ancora oggi gli esseri umani non sono in grado di sottrarsi. Il solo fatto di accettare l’esempio di Adamo ed Eva, il cui peccato è consistito nella disobbedienza alla sfida fatta all’UNO, divenuto come Uno di Noi (o Molti), tanto da conoscere il Bene e il Male, è la dimostrazione di uno stato di asservimento mentale nei confronti di un sistema di credenze creato da una obsoleta tradizione biblica.

L’evoluzione riguarda l’amore

L’umanità non ha ancora compreso che il problema evolutivo riguarda l’amore, e non il castigo per gli sbagli commessi, per decretare il quale ci vuole un Giudice supremo. Perché qui comincia il processo di appannamento che la gente si fa sul giudizio dell’UNO. Ed ecco che rientra nella fase di preparazione a questa idea una certa confusione circa il significato di giudizio. Chi ha stabilito fin dall’inizio che giudicare significa esercitare la funzione di giudice, in riferimento all’azione di assolvere o di condannare? Chi ha decretato per legge che l’udienza dibattimentale sia l’arena migliore in cui far scontrare pubblicamente di fronte a un giudice, terzo ed estraneo a tutta la vicenda, che poi deciderà se condannare o assolvere? Chi ha deciso che i soggetti principali sono due: l’accusa e la difesa? Non si dice forse in tutte le assise che la Vita è sacra?

Giudicare dovrebbe significare che lo stimolo per la conoscenza dei fatti dovrebbe condurre non a sentenziare e in ultimo a formulare un verdetto pro o contro l’imputato, a causa del reato commesso, ma a comprenderne gli atti compiuti da un individuo che si trova in danno di mente. Persino la legge criminale (in inglese, criminal law, che significa diritto penale) dei nostri giorni ha accettato questo punto di vista e non considera edificante che la persona processata debba essere recuperata con metodi punitivi, a causa della sua debolezza, mancanza o labilità di mente.

Ora, se consideriamo che gli antichi metodi di recupero della Persona vengono messi costantemente sotto accusa da parte dell’establishment giuridico, ecco che il sedativo della mente non funziona più, e si comincia a intravedere che le nostre decisioni non vengono più prese a partire da una dimensione separata dalla Persona del nostro Sé Empirico Universale, ma a un livello molto più alto di quanto pensiamo. Si capisce allora che le nostre azioni non sono, o almeno non sono solo, atti formulati o compiuti in modo individuale, ma attività determinate da un ORGANISMO della nostra potenzialità nel suo essere totale.

Libero arbitrio o determinismo assoluto?

Ecco allora che il Giudizio sulla mal posta alternativa “libero arbitrio o determinismo assoluto?” è presto fatto. Possiamo rapidamente renderci conto che questi nostri atti che irradiano calore emozionale o energia emozionale, non solo appartengono a questo ORGANISMO UNIVERSALE, ma sono altresì determinati dalla costellazione infinita della sua vibrazione, nella sua totalità, e la determinano a loro volta.

Questo è il vero punto della trasformazione dell’UNO. L’Universo e l’Uomo, a sua somiglianza, consistono di cicli di coscienza, che in un certo periodo possono essere espressione di calamità, mostruosità, perversità, cinismo e distruttività e che invece in altre stagioni sono come delle porte di accesso alla produttività, alla creatività, alla genialità e all’amorevolezza.

Le trasformazioni, tuttavia, non sono neutre ed è naturale che si prestino a una qualche valutazione. Ciò non significa che per stabilire il comportamento del nostro Io, che noi chiamiamo anche il nostro Me, non dobbiamo prendere posizione e che quindi non se ne debba giudicare la malvagità o la bontà.

 

Siccome Tutto è Coscienza sotto forme diverse e noi interagiamo con tutti i campi energetici che vibrano in ogni momento della nostra vita e di quella universale, dobbiamo comprendere che a caratterizzare questo nostro giudizio dev’essere il come e il perché l’Universo diviene ciò che è e integrare questo nostro giudizio con il metterci ben fisso nella testa che la faccia dell’Universo (e lo vediamo in tutte le sue manifestazioni della Natura) ha un dritto e un rovescio. E va avanti eternamente così per costruzione e distruzione, movimento intrinseco, circolare, senza il quale non sono possibili né la consumazione né l’assimilazione, come elementi inclusi nell’azione reciproca di rigenerazione continua, del cibo della vita: l’energia.

Tutto abbracciare, nulla escludere!

Una volta fissato questo, dobbiamo guardare quel cocktail di vibrazioni che lo costituiscano non solo in un determinato e specifico momento della sua attuazione, ma osservarlo e giudicarlo in tutti i suoi momenti di trasformazione, indipendentemente da quale possa essere il tipo delle due facce con cui esso si presenta nel mondo fisico a un determinato e preciso istante. Siccome ogni nostra cellula è collegata all’impulso cosmico, possiamo noi considerarci dissimili da LUI, visto che ci troviamo a vivere nelle medesime circostanze tutti i suoi momenti? E se questo giudizio che EGLI va facendo di SE STESSO, non è possibile vederlo compiuto nel primo uomo, lo si potrà definire immaginario o arbitrario solo perché non lo si è ancora visto realizzato nell’ultimo suo aspetto in forma umana e il suo metro non è percepibile dai sensi? Il problema del comprendere (nel senso di tutto abbracciare, senza nulla escludere), rispetto a quello del giudicare dell’Universo, non è diverso da quello del giudicare che si verifica in ogni azione del comportamento umano.

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Il meraviglioso Uno

Vittorio Marchi

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venerdì 20 maggio 2022

L'influenza di mente e intenzioni sulla materia


L'influenza della mente e delle nostre intenzioni sulla materia

Scienza e Fisica Quantistica

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 Per la maggior parte di noi quando si intraprende qualcosa di nuovo, così come quando si affronta un nuovo anno, si tirano le somme e si considera il nostro viaggio in tutta la sua complessità, ovvero dove siamo stati e dove stiamo andando. Questo processo dovrebbe cominciare dai nostri pensieri.

Lynne McTaggart

Quando la gente sostiene che i pensieri non sono così importanti, mi vengono in mente quei pazienti cosiddetti terminali i quali, nonostante i manuali di Medicina e le prognosi dei loro dottori, sconfiggono la malattia praticamente nottetempo, senza l’aiuto della Medicina contemporanea.

L’Institute of Noetic Sciences ha raccolto tutti i casi scientificamente documentati di guarigioni cosiddette miracolose. Benché l’opinione comune sia che tali casi siano rari, dare una scorsa alla letteratura medica in proposito è istruttivo.

Un caso su otto di tumore alla pelle guarisce spontaneamente, così come un caso su cinque di tumore genitourinario. Virtualmente tutti i tipi di malattia – inclusi il diabete, il morbo di Addison e l’arteriosclerosi, nei quali si suppone che restino irrimediabilmente danneggiati organi o parti vitali del corpo – sono guariti in modo spontaneo. Una piccola branca della ricerca riguarda i malati terminali di cancro, che con pochissimo o nessun intervento medico hanno sconfitto la malattia contro ogni previsione.

Benché tali casi siano etichettati come “remissioni spontanee” – come se improvvisamente la malattia avesse deciso di nascondersi, ma conservando la possibilità di presentarsi a ogni momento – in molti casi essi rappresentano un altro esempio della capacità del corpo di auto-correggersi, grazie al potere dell’intenzione.

Tutti proviamo meraviglia di fronte ai casi di remissioni spontanee (SR), perché anche i più illuminati tra noi sottoscrivono il paradigma del corpo-come-macchina. Secondo questo modello, ciò che è rotto resta tale fin quando un bravo meccanico non arrivi con la giusta chiave inglese o il pezzo di ricambio.

Il numero di SR, da solo, dimostra quanto l’autoriparazione e il rinnovamento siano naturali per il corpo umano. Casi su casi di remissioni spontanee riguardano persone che si sono trovate dinanzi a un blocco nella loro vita: stress continuo, traumi irrisolti, conflittualità prolungata, isolamento marcato, profonda insoddisfazione o muta disperazione (Am J Psychother, 1058; 12: 723). Spesso si tratta di persone che non sono più protagoniste della propria vita.

Molti casi di remissione spontanea sembrano verificarsi dopo un radicale mutamento psicologico che ripristina una vita piacevole e dotata di significato. Nella maggior parte dei casi, il paziente si libera della fonte di angoscia psicologica e si assume piena responsabilità della malattia e della cura. Ciò lascia pensare che alcune persone si ammalino perché perdono ogni speranza nella vita, ovvero perché hanno pensieri che non promuovono la salute.

Esse scoprono il significato perduto della vita. Suonano il pianoforte o fanno trekking in Tibet. Trovano un cammino che li riporta alla loro joie de vivre. Il fatto che la malattia sia curabile tramite un semplice cambiamento nel modello di pensiero ha implicazioni ancora più profonde: i pensieri casuali che tutti i giorni attraversano la nostra mente diventano, nell’insieme, l’intenzione della nostra vita. Se cambiare il nostro “nastro” interiore ci rende capaci di tenere sotto controllo malattie mortali, è probabile che il copione della nostra vita su noi stessi diventi la nostra realtà in molti altri modi, meno significativi.

Ma che dire del copione che scriviamo per i nostri cari? Quando pensiamo che nostro marito sia poco affettuoso o i bambini poco bravi in matematica, stiamo inconsciamente scrivendo il copione per loro? I nostri pensieri hanno lo stesso effetto sugli altri e su noi?

Lo psicologo William Braud è uno dei pochi scienziati ad aver affrontato questa domanda. Egli ha raccolto un gruppo di volontari e ha chiesto loro di fare biofeedback su se stessi. Dopo aver diviso per coppie il gruppo, ha collegato un membro di ciascuna coppia alla macchina per il biofeedback, ma ha chiesto all’altro partner di rispondere alle letture ed eseguire l’invio di istruzioni mentali.

Secondo i dati di Braud, i risultati erano equivalenti a quelli ottenuti quando il paziente collegato alla macchina faceva il biofeedback su se stesso. In altre parole, l’effetto “mente-sopra-materia” dei pensieri dava gli stessi risultati fisici, che si trattasse del corpo del pensatore o di quello di qualcun altro.

Ciò suggerisce che le intenzioni di un’altra persona su di te, e anche i suoi pensieri quotidiani su di te, le tue abitudini e le tue capacità, possono tradursi in una profezia auto-realizzantesi, rivelandosi tanto potenti quanto il tuo “copione” su te stesso. Anche il nostro pensiero casuale sugli altri, così come il “copione” che abbiamo scritto su di loro, può diventare un’intenzione, e quindi va gestito con cautela.

La prova più interessante del “pensiero-come-malattia” viene dal lavoro di un team composto da moglie e marito, la psichiatra Jan Kiecolt-Glaser e il professore di virologia all’Ohio State University Ronald Glaser. Recentemente, essi hanno condotto un esperimento su 42 coppie sposate, di età compresa tra i 22 e i 77 anni. Tramite un dispositivo di suzione, hanno creato otto piccole vesciche sulle braccia dei vari coniugi, monitorando poi la guarigione di tali ferite nelle successive 24 ore.

All’inizio, alle coppie veniva chiesto di parlare di ciò che avrebbero voluto cambiare nella propria relazione matrimoniale, sotto l’assistenza di uno psicologo che faceva sì che l’incontro fosse positivo e costruttivo. Alla seconda visita in studio, alle coppie veniva chiesto di rivivere, in un certo senso, un litigio che aveva provocato forti emozioni, ma senza l’assistenza di un professionista.

Studiando i risultati, i Glaser scoprirono che le ferite nella seconda visita impiegavano un giorno intero per guarire. Nelle coppie litigiose e conflittuali, la guarigione impiegava il 40 percento di tempo in più.

La produzione di citochina – l’elemento chiave nel sistema immunitario per provocare la guarigione – intorno alla ferita era molto inferiore quando i partecipanti litigavano con il coniuge che quando erano sostenuti da un professionista. Inoltre, l’ostilità cronica metteva in circolazione molte più citochine proinfiammatorie, che potevano condurre a patologie degenerative come malattie del cuore, diabete, artrite e cancro (Arch Gen Psychiatry, 2005; 62: 1337-84).

I Glaser offrono solide prove biologiche – se ancora ne abbiamo bisogno – del fatto che una persona circondata da un conflitto psicologico non è sana come una persona circondata da relazioni amorevoli e di sostegno.

Ciò che i casi di SR suggeriscono, è che i pensieri nostri e di coloro che ci circondano la maggior parte del tempo ci guariscono o ci uccidono.

Recentemente, ho letto di studi che dimostrano quanto profondamente e rapidamente il cervello altera le sue funzioni e persino la sua struttura fisica in seguito a certe forme di pensiero: mi riferisco nello specifico, alla meditazione (Psychosom Med, 2003; 65: 564-70; NeuroReport, 2000; 11:1581-5). In poche settimane, le persone che pensano determinati pensieri alterano aree precise del cervello.

Ciò che questa ricerca lascia supporre è che il nostro organismo sia una sorta di Play-Doh [pasta da modellare, NdT] che viene plasmata dai nostri pensieri consci. La consapevolezza forma il nostro io fisico, e non il contrario. Se nel corso di tutta la vita il cervello può essere fisicamente trasformato semplicemente grazie a pensieri migliori, altrettanto vale per il resto del corpo.

La remissione spontanea può originare solo dalla plasticità dinamica ed energetica del corpo in quanto servitore della consapevolezza. Il migliore proposito salutare da ora in poi è incredibilmente semplice: risolversi ad avere pensieri felici.

Molto è stato scritto riguardo la cosiddetta “personalità del cancro”: in realtà, forse il punto sarebbe arrivare al cuore del cancro nella tua anima.

Lynne McTaggart è giornalista e autrice del libro bestseller The Field. Il suo ultimo libro è The Intention Experiment. Inoltre, pubblica varie newsletter sulla medicina alternativa e la spiritualità. Per ulteriori informazioni: www.livingthefield.com, www.theintentionexperiment.com

L'articolo è stato tradotto per gentile concessione di Lynne McTaggart e Living the field - Traduzione di Gagan Daniele Pietrini

 

La Forza Segreta dell'Universo — Libro >> https://bit.ly/3Nlis20

Il campo del Punto Zero - Una vasta fonte di energia illimitata in grado di sostituire tutte quelle usate fino ad oggi

Lynne McTaggart

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Il Campo Quantico - The Field — Libro >> https://bit.ly/3sHKw87

Connetti la mente quantica alla forza dell'universo

Lynne McTaggart

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The Intentional Experiment — Libro >> https://bit.ly/3yPd2bR

Studi scientifici sul campo quantico

Lynne McTaggart

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La Scienza dell'intenzione — Libro >> https://bit.ly/3sITYrB

Come cambiare il pensiero per cambiare la tua vita e il mondo

Lynne McTaggart

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martedì 17 maggio 2022

L' Amore Assoluto e l'Amore Relativo


L' Amore Assoluto e l'Amore Relativo

Consapevolezza e Spiritualità

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L’amore muove l’universo e lo fa crescere. Non è soltanto un sentimento, ma una forza fisica della natura. È una vibrazione che unifica tutto, gioia e dolore, pace e turbamento, estasi e morte. L’amore contiene il Tutto dentro di se, e lo abbraccia. L’uomo sta cercando ancora a decifrare i suoi misteri.

Il grande maestro Vittorio Marchi torna a parlare dell’amore nel suo modo unico ed emozionante, con saggezza e reverenza, nel libro Mirjel, il meraviglioso Uno (ora in versione e-book).

Redazione - Scienza e Conoscenza - 11/05/2022

Alla ricerca della felicità

Il concetto di Amore Assoluto è estremamente diverso da ciò che comunemente viene definito “amore” dagli uomini. Diciamo solo che in parte l’elemento della sua qualità negli uomini è stato descritto ammirevolmente nel libro di Erich Fromm Dalla parte dell’Uomo, così come qui viene proposto:

«Non vi è quasi parola che sia più ambigua e confusa della parola amore. Essa è impiegata per denotare quasi qualsiasi sentimento. Comprende qualsiasi cosa, dall’amore per il gelato a quello per una sinfonia, dalla simpatia blanda al senso più vivo di intimità. Le persone sentono di amare se “ci sono cascate con qualcuno”.

Chiamano amore la propria dipendenza e anche la propria ossessività. Ritengono, in realtà, che nulla sia più facile che amare, che la difficoltà sia soltanto nello scovare l’oggetto giusto (del desiderio) e che la fallita ricerca di felicità nell’amore sia dovuta alla cattiva fortuna per non aver trovato il partner adatto. Ma, a dispetto di tutte queste idee confuse e capricciose, l’amore è un sentimento estremamente specifico. E mentre ogni essere umano ha la capacità di amare, realizzarla è una delle più ardue conquiste. La sua essenza è la medesima, sia che si tratti dell’amore della madre per il figlio, del nostro amore per l’uomo, o dell’amore erotico tra due individui. Si tratta pure della stessa cosa quando si parla dell’amore per il prossimo e dell’amore per se stessi.

Innamorarsi: un’opportunità per raggiungere l’amore

L’amore genuino si radica nella produttività. E sebbene gli oggetti dell’amore differiscano, e differiscano di conseguenza l’intensità e la qualità dell’amore, si può dire tuttavia che certi elementi fondamentali siano caratteristici di tutte le forme di amore produttivo. Tali elementi sono la sollecitudine, la responsabilità, il rispetto, la conoscenza e la obiettività. La sollecitudine e la responsabilità denotano il fatto che l’amore è una attività, non una passione da cui si è sopraffatti, non un affetto da cui si è affetti. L’amore non può essere separato dalla responsabilità. I termini “responsabilità” e “risposta” hanno la medesima radice, respondere = rispondere. Essere responsabili è essere pronti a rispondere.

Si crede che innamorarsi sia già il culmine dell’amore, mentre, in realtà, non è che un’opportunità di raggiungere l’amore. Si ritiene che l’amore sia il risultato di una qualità misteriosa, mediante la quale due persone si sentono attratte l’una dall’altra, di un evento che si verifica senza sforzo. In realtà, la solitudine dell’uomo e i suoi desideri sessuali rendono facile innamorarsi, e in ciò non vi è nulla di misterioso, ma si tratta di un guadagno che si perde rapidamente quanto rapidamente lo si raggiunge. Non si è amati per caso!

La propria capacità di amare produce amore!

Le persone si preoccupano di essere o meno attraenti, mentre dimenticano che l’essenza dell’attrattività è la capacità stessa di amare. Amare una persona produttivamente significa essere solleciti nei suoi confronti e sentirsi responsabili della sua vita, non soltanto per la sua esistenza fisica, ma anche per la crescita e lo sviluppo di tutte le sue potenzialità umane. Amare produttivamente è incompatibile con la passività, con il limitarsi a contemplare la vita della persona amata. Implica fatica, fatica e sollecitudine, e la responsabilità della sua crescita.

Malgrado lo spirito universalistico delle religioni monoteistiche occidentali, e i concetti politici progressivi che si esprimono nell’idea che “tutti gli uomini sono stati creati uguali”, l’amore per l’umanità non è ancora divenuto una esperienza comune. L’amore per l’umanità è considerato una conquista che, nel caso migliore, consegue dall’amore per un individuo, oppure un concetto astratto da realizzarsi soltanto in futuro. Ma la solidarietà umana è la condizione necessaria per lo sviluppo di qualsiasi individuo. La sollecitudine e la responsabilità sono elementi costitutivi dell’amore, ma senza il rispetto dell’essere amato, e senza la conoscenza di lui, l’amore degenera in predominio e ossessività. Il rispetto non è amore, è reverenza. Denota, in accordo con la radice della parola (respicere = guardare), la capacità di vedere una persona qual è, di essere consapevoli della sua visibilità e singolarità.

Rispettare una persona senza conoscerla non è possibile

Sollecitudine e responsabilità sarebbero ciechi, se non fossero guidati dalla conoscenza della individualità della persona. L’obiettività non significa distacco, significa rispetto. Significa cioè avere la capacità di non distorcere e falsificare le cose, le persone e se stessi». E tuttavia le sfumature dell’amore descritte da Erich Fromm, pur essendo strabilianti, sono solo alcune e neanche tra le più profonde delle possibilità infinite secondo cui esso può esprimersi; perché, se proprio si vuole andare fino in fondo, alla radice della sua vera natura, l’amore è molto di più.

L’Amore è la forza della natura che muove l’Universo

«È l’Amor che muove il sole e l’altre stelle» (Dante)

Ma chi ha capito cosa intendesse dire Dante, quando alludeva al fatto che l’amore infinito è l’unica verità, l’unica cosa (energia) che muove tutto, mentre tutto il resto è solo illusione? Per comprendere bene bisognerebbe ricordare la storia dei due personaggi che discutevano sul movimento di una bandiera mossa dal vento. «La bandiera si muove», diceva uno. «No, è il vento che si muove», diceva l’altro. Un terzo che si trovava a passare di lì, sentendo quella conversazione, aggiunse alla fine: «La bandiera non si muove. Il vento non si muove. È la vostra mente a muoversi».

Ecco allora che per sapere cos’è il vero amore, bisognerebbe capire che è l’amore di una PERSONA, indivisibile dalla sua ANDROGINIA universale, impropriamente distinta in materia vivente e in materia inerte, o materia visibile e invisibile che incessantemente riproduce, muove e rimuove in sé una cosa sola: il frutto del proprio sentire, il figlio dell’UOMO che già potenzialmente era.

Tale movimento ciclico, che noi chiamiamo evoluzione, segue la stessa legge del FRUTTO, il quale altro non è che il risultato di uno sforzo incessante operato dall’ALBERO per trasformarsi in una forma fruttuosa, con una tensione che riconduce al seme, secondo una via circolare, di natura eterna. Senza principio e senza fine.

Ama gli altri come te stesso significa ama te stesso prima di tutto.

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Il meraviglioso Uno

Vittorio Marchi

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lunedì 16 maggio 2022

Emozioni, stati d'animo e malattia


Emozioni, stati d'animo e malattia

Consapevolezza e Spiritualità

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Ci hanno sempre spinto a credere e a vedere il corpo come una macchina che, come ente a sé, funziona nel suo rigoroso automatismo, non credendo che in realtà il benessere o il malessere possa dipendere dalla nostra dimensione immateriale: quella degli stati affettivi.

Carmen Di Muro - 27/04/2022

“Se l’anima si ammala essa consuma il nostro corpo”
Ippocrate

Non ci si ammala per caso o per pura fatalità, ma la nostra dimensione corporale risente in modo profondo del costante intreccio tra le varie dimensioni immateriali - spirituale, emozionale, psichica - che ci compongono e di cui noi siamo parte e tutto. Ogni malattia, ogni semplice indizio che il nostro corpo ci manifesta, in realtà, è sintomo e voce di un processo molto più profondo e di un disagio che si concretizza prima nella non materia per poi esprimersi in maniera manifesta nel concreto della nostra carne.

Ricerchiamo primariamente la causa nell’alimentazione, nell’ambiente e nei nostri geni che come tracce indelebili ci guidano e plasmano la nostra esistenza, non rendendoci conto che il nostro malessere e la nostra sofferenza fisica trovano, innanzitutto, origine prima in quel mondo sottile, in quel mondo energetico di cui noi stessi siamo composti e ci avvolge e che determina in ogni istante la nostra salute. La medicina ufficiale ci insegna che nel momento in cui insorge il sintomo c’è una chiara disfunzione a livello organico o cellulare e che basta aggiustare, per così dire, la parte malfunzionante per far sì che l’intera macchina ritorni a funzionare in modo perfetto. Eppure ci sono casi in cui pur avendo aggiustato l’ingranaggio o il processo disfunzionale, pur avendo oliato i vari meccanismi con gli adeguati trattamenti e le giuste terapie farmacologiche il disagio è lì, in silenzio, pronto per manifestarsi in modo ancora più invasivo. Perché tutto ciò? Perché da determinati malesseri non si riesce a guarire? O meglio, perché a volte viene aggiustata la superficie, ma il disturbo ricompare o si manifesta in modo del tutto diverso?

Oggigiorno, ciò che a noi è negata è la grande verità sulla nostra straordinaria natura. Ci hanno insegnato a guardare a tutto ciò che ci accade con le lenti scure della menzogna, attribuendo ogni malattia alla sola dimensione biologica e/o ambientale. In realtà le cose non stanno proprio così perché tutto ciò che ci accade, tutto ciò che si manifesta nella nostra dimensione corporale sotto forma di patologia, altro non è che riflesso di un primo malessere interno della sfera dei nostri sentimenti, della nostra componente affettiva che chiaramente si va ad intrecciare in una danza armonica alle varie dimensioni esterne (sociale, ambientale ecc).

Studi ed anni di ricerche nel campo delle emozioni ci hanno indirizzato verso la comprensione dei meccanismi fisiologici e dei processi biochimici implicati nell’insorgere dell’emotività. Una vasta letteratura nel campo, ci illustra come queste siano funzionali per l’essere umano affinché possa muoversi nel grande ventaglio dell’esistenza. Ma più che vederle come il nostro fondamento, esse sono state più volte ridotte a un prodotto, viste come risposte funzionali che l’essere umano mette in atto di fronte a stimoli specifici. Questo è sì vero, ma è vero pure che queste sono il primo indizio che noi abbiamo sui sussulti e sui moti del nostro spirito. Le emozioni ci parlano di noi e degli altri, ci guidano e danno senso alla nostra esistenza. Non esiste essere umano che non senta o sperimenti un’emozione. Esse sono ontologiche: energie che ci indirizzano e che determinano il prossimo passo a partire dal quale muoverci. Sono la fonte del nostro benessere e al contempo del nostro malessere. Veri e propri campanelli d’allarme energetici e non semplici affezioni del cuore, esse ciò indicano se la strada che stiamo percorrendo è giusta o sbagliata.

In virtù di ogni emozione sperimentata si attivano le relative strutture cerebrali, le quali a loro volta implicano una ridistribuzione dell’energia nervosa sui relativi organi coinvolti. Le emozioni sviluppano delle modificazioni a carico di organi ed apparati, e viceversa. Sperimentare emozioni negative (rabbia, ostilità, tristezza, paura ecc) in modo continuativo e permanente fa sì che ci sia un mutamento nella funzionalità organica e cellulare del nostro corpo che a lungo andare manifesterà l’eccesso di energia distruttiva sotto forma di disturbo fisico. Organi centrali e periferici del corpo sono tutti interconnessi da una rete informativa multidimensionale (attualmente studiata dalla PNEI psico-neuro-endocrino-immunologia), rete che trasmette informazioni a tutti i livelli gerarchici- organici e cellulari- e la perturbazione di un suo nodo porta inevitabilmente a ripercussioni su tutto l’insieme. L’azione di danno è promossa dalla specifica attività di neurotrasmettitori e neuropeptidi, i quali rilasciati con continuità dalla presenza di emozioni negative, stimolano i rispettivi recettori e auto-ossidano, producendo radicali liberi, che danno vita a sequenze di processi patologici, in grado di danneggiare seriamente le cellule nelle quali si attivano. La loro azione si attua sia nell’area cerebrale di produzione, sia negli organi periferici dotati di recettori sulle membrane cellulari in grado di riconoscerli e reagire di conseguenza.

Non ci rendiamo conto dello stretto rapporto che intercorre tra la nostra dimensione spirituale e la nostra dimensione materiale in quanto ci hanno insegnato a credere a tutto ciò che si vede, non pensando che in realtà, il mondo interno sia fondante per la strutturazione e la creazione di quello esterno, del nostro stato di benessere o di malattia. La scienza ci ha sempre analizzato e scomposto nelle nostre parti manifeste. L’uomo considerato come un aggregato e non come totalità interagente tra tre entità dinamiche ovvero Psiche, Anima e Corpo.

Noi siamo fusione di queste tre componenti modali e nel momento in cui ci ostiniamo a considerarle come tre dimensioni a sé riduciamo la nostra stessa natura a quella oggettuale. L’emotività è voce della nostra sfera profonda, voce della nostra componente prima, di quel principio immanente che alberga in noi: la nostra Anima. Nel momento in cui sono presenti in modo invasivo emozioni e stati d’animo negativi, a lungo andare anche il nostro corpo fisico a livello concreto sarà in risonanza con lo stesso tipo di linguaggio della sfera della nostra emotività. L’emozione ci avvisa e ci rende consapevoli che qualcosa di noi va cambiato o migliorato, ma soprattutto che l’Amore che ci guida ed è perno della nostra esistenza viene bloccato nella sua massima espressione dalla presenza di energie di polo opposto, che stanno contaminando il nostro essere e a cui noi ci stiamo accordando in modo invasivo e che a lungo andare avranno ripercussioni fortissime sul nostro stato di salute.

La nostra carne parla di noi e in sé contiene e manifesta tutte le tracce del nostro mondo interno. Le cellule del nostro corpo si modificano e cambiano in virtù delle nostre vibrazioni emozionali, di quest’energia profonda che produciamo.

Fare spazio all’amore significa distruggere a livello concreto ogni tipo di energia improduttiva, ogni emozione disturbante che possa ostacolare il nostro massimo benessere fisico e mentale, nonché la nostra felicità.

La Scienza del Cuore — Libro > https://bit.ly/2T15Gz1

Nella Saggezza Cardiaca il Codice della Felicità

Carmen Di Muro

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