mercoledì 28 febbraio 2018

Sonoluminescenza: fenomeno fisico affascinante





La sonoluminescenza: un fenomeno fisico affascinante

Scritto da: Antonella Ravizza

Scienza e Fisica Quantistica | 27/02/2018


La sonoluminescenza: un fenomeno fisico affascinante

Non vi è mai capitato di vedere deboli flash di luce che durano anche per qualche ora, senza alcuna alimentazione di corrente? A me è capitato recentemente con delle lucine per gli addobbi natalizi, con una particolare forma di stella, e ciò mi ha spinto a cercare di capire quale misterioso fenomeno fisico ci fosse alla base: lucine accese senza corrente!?! Non mi sembrava possibile, ma due lucine di una fila di circa 20, restavano accese per qualche ora dopo aver tolto la corrente. Segue una possibile spiegazione.


Che cos'è la sonoluminescenza

Già dai primi anni trenta del XX secolo si osservò un fenomeno molto particolare e interessante che fu battezzato sonoluminescenza, ma solo dal 1988 si incominciò a studiarlo con ricerche mirate. Il termine deriva dalla fusione di due parole latine: sonus e lumen, che appunto significano suono e luce. Il fenomeno può verificarsi con una piccola bolla di gas immersa in un liquido che, collassando velocemente, emette luce (detta sonoluminescenza a bolla singola SLBS) oppure con più bolle (sonoluminescenza a bolle multiple SLBM). Più precisamente, quando una bolla di gas viene eccitata dalla propagazione di ultrasuoni, può trasformare una frazione di energia sonora in luce. Gli ultrasuoni, quando passano in un liquido, provocano la formazione, la crescita e il collasso di microscopiche bolle. Le loro oscillazioni possono provocare notevoli temperature e pressioni, simili a quelle che si osservano nelle esplosioni.

Per una certa gamma di valori di alcuni parametri fisici, come la temperatura del bagno o l’ampiezza di oscillazione della pressione, o la quantità di gas sciolto nel liquido o il raggio della bolla, si verifica una emissione di radiazione elettromagnetica che cade nella banda del visibile e dell’ultravioletto. Quello che noi osserviamo è l'emissione di un flash di luce; e tutto questo si ripete regolarmente alla frequenza acustica di eccitazione (anche 25 mila volte al secondo) e anche per tempi molto lunghi, di diverse ore. Ciò che appare ad occhio nudo, nel laboratorio oscurato, è un puntino luminoso di colore bluastro al centro del piccolo risonatore di vetro (è stato definito "stella in un bicchiere"). È bene precisare che gli ultrasuoni sono onde meccaniche sonore con frequenza di vibrazione superiori a quelle mediamente udibili dall’orecchio umano. La frequenza di riferimento è 20kHz. L’ultrasuono è ciò che è al di là del suono udibile.


Osservazioni e prove sperimentali

Le prime osservazioni del fenomeno della sonoluminescenza risalgono al 1933 con l’osservazione di una lastra fotografica annebbiata dall’immersione in un liquido che era stato agitato dagli ultrasuoni. Un anno dopo all’università di Colonia riuscirono a riprodurre una luce nell’acqua, molto debole ma visibile, usando appunto gli ultrasuoni. I due studiosi cercarono di dare una spiegazione al fenomeno osservato, immaginando che fosse un fenomeno di tipo elettrico, causato dal moto delle bolle, ma non approfondirono l’argomento a causa dello scarso interesse generale. Le SLBM sono difficili da studiare, perché emettono luce per pochi nanosecondi (un tempo brevissimo) e sono in continuo movimento.

Nel 1988 si iniziò ad applicare la teoria allo studio del moto acustico in una singola bolla. Una SLBS è più facile da studiare perché è stazionaria, può essere stabile e incandescente per diversi minuti, quindi è possibile studiare non solo la bolla, ma anche la luce emessa. Il fenomeno, comunque, non è ancora molto noto e intorno ad esso si sono formate molte teorie che non riescono però a spiegare in modo completo le proprietà della sonoluminescenza. Ad esempio la teoria dell’onda d’urto è basata sul fatto che la bolla resti sferica. In questo caso la luce potrebbe essere prodotta da due diversi meccanismi: le alte temperature causate dal riscaldamento adiabatico della bolla provocano la formazione del plasma e la ricombinazione delle molecole provoca l’emissione luminosa oppure le alte temperature provocano una produzione di un plasma relativamente freddo che emette luce per un processo chiamato Bremsstrahlung (a causa delle collisioni tra elettroni produce uno spettro molto vasto).

La teoria della formazione di jet è in opposizione alla precedente: la bolla, mentre collassa, non resta sferica e deformandosi produce al suo interno un cilindro di acqua detto jet che può viaggiare anche a 2500 km/h producendo, al momento della sua uscita dalla bolla, emissione di radiazione elettromagnetica anche nello spettro visibile (luminescenza). La teoria della solidificazione ad alte pressioni è simile alla teoria delle onde d’urto, mentre la teoria dell’emissione indotta da collisione è totalmente nuova: quando due molecole del gas contenuto nella bolla collidono o si avvicinano, inducono un cambiamento nei dipoli di entrambi; sono la formazione e il rilassamento di questi dipoli a causare l’emissione della luce.

C’è chi suppone invece che la luminescenza possa essere un fenomeno di vuoto quantistico e c’è chi parla anche di fenomeni di fusione nucleare. In effetti, così come la temperatura superficiale del Sole (meno di 6000° C) nasconderebbe temperature molto superiori presenti nel suo nucleo, si potrebbe pensare che le temperature previste per le bolle della sonoluminescenza ne caratterizzassero solo un guscio periferico: nel loro nucleo si sarebbero potute registrare temperature sufficienti a promuovere, in presenza delle giuste specie chimiche, processi di fusione nucleare. A questo punto mi chiedo: ma le mie lucine di Natale, si saranno veramente accese per il fenomeno della sonoluminescenza?

eBook - L'ABC della Fisica
Dai quanti all'Universo a 26 dimensioni
Antonella Ravizza

lunedì 26 febbraio 2018

Emozioni e pensieri negativi modificano i cibi





Emozioni e pensieri negativi: possono modificare il cibo e l'acqua che ingeriamo?

Scritto da: Carmen Di Muro

Psicologia Quantistica | 25/02/2018


Emozioni e pensieri negativi: possono modificare il cibo e l'acqua che ingeriamo?

Il grande filosofo L. Feuerbach sosteneva che "l'uomo è ciò che mangia", ma è pur vero che “l’uomo è dove, quando e come mangia”. 

Il cibo è una forma altamente concentrata di energia, che apporta non solo sostanze nutritive, ma anche campi d’informazione specifici che influiscono sul nostro stato di salute globale. Ogni cosa presente in natura è composta da una frequenza ben precisa e strutturata. Cose, persone, cibi e ambienti ancor prima di poter essere colti nella loro componente tangibile sono caratterizzati da un’energia specifica che li contraddistingue in virtù della carica dominante di cui sono portatori.

La realtà vibra all’unisono con noi e si adatta rispondendo con frequenze ordinate. Ad ogni azione energetica sussegue sempre una reazione di pari o maggiore intensità vibrazionale.

André Simoneton, ingegnere elettronico francese, spese gran parte dei suoi anni a studiare l’effetto delle vibrazioni degli alimenti sull’organismo umano. Egli notò che ogni cibo, come ogni essere vivente, oltre ad avere un potere calorico (chimico-energetico) aveva anche un potere elettromagnetico (vibrazionale).

Queste frequenze derivano da svariati fattori quali la forma, la tipologia, la composizione, il luogo di crescita, ma soprattutto la conservazione e il trattamento subito dagli alimenti, influendo specificatamente sulle qualità del loro campo elettromagnetico e, di conseguenza, sulle informazioni e sull’energia vitale che essi apportano.

Oggi conosciamo la macrobiotica, una pratica alimentare che si occupa di equilibrare l’utilizzo degli alimenti in funzione dell'organismo che li assume e dell'ambiente in cui vive, partendo dal bilanciamento delle forze complementari che governano l’universo. Questa è di estrema importanza, ma nel cammino che conduce al pieno benessere di psiche, anima e corpo è necessaria un’ulteriore consapevolezza integrata capace di allargare il nostro sguardo per renderci maggiormente coscienti del grande potere insito in noi nel modellare l’ambiente a partire dai suoi più semplici costituenti fondamentali come ad esempio, l’acqua.


Struttura vibrazionale dell'acqua

La ricerca ha ormai largamente dimostrato che l'acqua è un cristallo liquido con una matrice reticolare flessibile, che è in grado di assumere molte forme strutturali con capacità infinita di immagazzinare informazioni all'interno della sua matrice. Il crescente corpo di recenti dati scientifici ha, inoltre, comprovato il suo ruolo fondamentale di mediatore tra il mondo energetico e materiale e la sua funzione di accumulatore, trasmettitore e trasduttore di schemi e informazioni elettromagnetiche con le quali entra in contatto, come pure la sua capacità di conservarne la memoria per lunghi periodi di tempo. Ciò è quanto evidenziato da ricerche svolte anche dall'Università di Milano dove è stato visto che una piccola quantità di acqua sottoposta a frequenze altamente positive e coerenti, non solo presentava una configurazione armonica diversa, ma una volta aggiunta alla classica acqua di rubinetto era in grado di modificarne il pH, la conducibilità e il potenziale redox (parametro elettro-chimico della qualità dell’acqua), consentendo agli agenti patogeni di perdere la loro aggressività.

Dal momento che una parte importante dei liquidi che ingeriamo è contenuta nei cibi diventa necessario porsi una domanda: è possibile che i nostri pensieri, le nostre emozioni modifichino la struttura elettromagnetica degli alimenti rendendoli benefici o dannosi per il nostro organismo?

A seconda del trattamento subito, l'acqua dei cibi forma strutture specifiche di cluster (gocce), in quanto l’elettromagnetismo del luogo e di chi ne viene a contatto, ha un effetto modellante sulla sua struttura, la quale cambia e assume conformazioni diverse in virtù della carica energetica presente.


Cibo ed energia

Amore, gioia e gratitudine sono vibrazioni potentissime a cui l’acqua risponde in modo molto particolare che lasciano al suo interno tracce permanenti in grado di risuonare con le frequenze dei sistemi biologici - delle cellule e dell’acqua che li compongono - andando a riequilibrare l’organismo.

Nella maggior parte dei casi assumiamo cibi di cui non conosciamo il tipo di esperienza energetica che hanno vissuto. Dove e con quali frequenze sono venuti a contatto (ripetitori, stazioni radio, inquinamento). Ma non solo. Spesso capita che noi per primi diventiamo i maggiori responsabili della loro contaminazione vibrazionale preparandoli, assumendoli o anche riponendoli per lungo tempo in ambienti in cui c’è una presenza marcata di campi elettromagnetici nocivi.

Quante volte cuciniamo o mangiamo risuonando con sentimenti e pensieri disturbanti che parlano delle nostre preoccupazioni quotidiane?

In quei momenti non solo il nostro organismo vibrerà su frequenze disarmoniche producendo agenti biochimici non funzionali alla vita, ma al contempo questo campo modellerà la matrice molecolare del cibo che amplificherà tali frequenze divenendo veleno per il nostro corpo. A chi di noi non è capitato di assumere alimenti salutari e qualche volta accusare gonfiore, dolore addominale o nausea?

Ed ecco che alimenti con proprietà benefiche per la vita verranno avvelenati da basse vibrazioni perdendo i loro agenti vitali e di conseguenza abbassando il nostro indice energetico. Frutta, ortaggi, legumi freschi e cereali cotti a basse temperature sono cibi ad altissima radianza, ma anche quelli che contengono in sé una maggiore percentuale di acqua.

Tutti oggi sappiamo che un'alimentazione sana promuove il benessere, migliora la qualità della vita e può persino allungarla, ma pochi di noi si concentra sul come, il dove e quando mangiamo, sui campi di vibrazione presenti in noi e nell’ambiente capaci di informare e plasmare le proprietà dell’acqua contenuta nei cibi che diventerà memoria di quella frequenza. Le conseguenze saranno disastrose sull’organismo e sulla nostra energia, e la capacità di eliminarne le tossine seriamente compromessa. L’attenzione e la cura degli aspetti che riguardano la nostra dimensione interiore associata ad una retta scelta alimentare farà la differenza.

Per approfondire l’argomento leggi Anima Quantica

Anima Quantica - Libro
Nuovi orizzonti della psiche e della guarigione
Carmen Di Muro

lunedì 19 febbraio 2018

Tumore, acidita' e inibitori di pompa protonica





Tumore, acidita' e inibitori di pompa protonica

Scritto da: Stefano Fais

Cancro: le cure alternative

18/02/2018



Tumore, acidità e inibitori di pompa protonica

Un fenomeno di grande importanza nella terapia dei tumori è la capacità delle cellule tumorali di resistere all’azione di una grande varietà di agenti anticancerogeni, e l’acidità tumorale, specialmente nei tumori solidi, ha un ruolo chiave. Il meccanismo secondo cui l’acidità tumorale riduce l’effetto dei farmaci antitumorali (che sono fondamentalmente tutti dei terribili veleni cellulari) è basato sul fatto che la maggior parte di questi composti sono “basi deboli” (chimicamente parlando). Quindi se si trovano in un ambiente ricco di H+, cioè acido, vengono immediatamente protonati e neutralizzati all’esterno delle cellule tumorali: in poche parole i farmaci vengono bloccati nell’ambiente extracellulare e non entrano nella cellula tumorale. Anche le poche molecole che riescono a entrare, probabilmente mediante una sorta di effetto auto tamponante, sono inglobate dalle vescicole intracellulari acide, che le neutralizzano e/o le eliminano mediante rilascio extracellulare di tali vescicole.

Il nostro gruppo è stato il primo al mondo a lavorare sull’ipotesi che una inibizione delle pompe protoniche potesse sia migliorare l’effetto delle terapie esistenti, sia di per sé avere un effetto anti-tumorale. Abbiamo quindi inizialmente dimostrato che inibitori di pompa protonica comunemente in uso nel mondo come potenti anti-acidi (PPI) erano in grado di rendere le cellule cancerogene e i tumori sensibili all’azione dei chemioterapici, anche a dosi sub-ottimali. I dati pre-clinici hanno portato al coordinamento di una serie di studi clinici in pazienti con diversi tipi di cancro e con risultati veramente incoraggianti. Inoltre tali dati sono stati supportati da studi clinici in animali da compagnia affetti con tumori spontanei.

Comunque, l’ipotesi più stimolante e originale era quella di privare, tramite utilizzo di PPI, le cellule cancerogene delle condizioni per loro essenziali alla sopravvivenza. Questo allo scopo di indurre una sorta di suicidio nelle cellule mediante l’acidificazione intracellulare e la conseguente attivazione di enzimi litici, in grado di indurre una rapida e inesorabile morte cellulare. Gli esperimenti condotti in questa direzione hanno tutti mostrato che i PPI (farmaci come omeprazolo, esomeprazolo, lansoprazolo, rabeprazolo, già usati per le gastriti), sono estremamente tossici per diverse cellule tumorali umane. I dati da noi ottenuti sono in grande accordo con quanto dimostrato da altri colleghi che utilizzano molecole in grado di inibire altri scambiatori di protoni e ioni come le anidrasi carboniche (1), i symporter come NHE1 (2), e i trasportatori delle monocarbossilasi (3).

Note

(1) Un enzima presente nei globuli rossi del sangue, l'anidrasi carbonica, aiuta nella conversione dell'anidride carbonica ad acido carbonico e ioni bicarbonato.

(2) Un symporter è una proteina integrale della membrana che è coinvolta nel trasporto di molti tipi differenti di molecole attraverso la membrana cellulare. Il simporter lavora nella membrana plasmatica e le molecole vengono trasportate contemporaneamente attraverso la membrana cellulare ed è quindi un tipo di cotransportatore. NHE-1 è noto anche come scambiatore di sodio / idrogeno 1.

(3) Si tratta di proteine che catalizzano la diffusione del lattato attraverso le membrane cellulari.

Vuoi saperne di più su CANCRO e ACIDITA'?
Continua la lettura di questo articolo-dossier su Scienza e Conoscenza 63!

Scienza e Conoscenza n. 63 - Rivista >> https://goo.gl/ddGQ6U
Nuove Scienze, Medicina non Convenzionale, Coscienza
Autori Vari

venerdì 16 febbraio 2018

Musica ed effetti quantistici sul sistema immunitario





Musica ed effetti quantistici sul sistema immunitario

Scritto da: Carmen Di Muro

Psicologia Quantistica


Come per ogni musicista c’è il suo personale spartito, così per ogni uomo c’è il suo personale pentagramma. Che cos’è il pentagramma? Il rigo musicale che scandisce il tempo e la frequenza del ritmo dell’anima, del corpo e della mente che congiuntamente danno origine alla nostra esperienza esistenziale.

Senza di questo nessuna musica sarebbe leggibile e, di conseguenza riproducibile. Nostro compito è tenere la propria nota in armonia nell’universo di suoni in cui siamo immersi. E come in ogni partitura, a dare colore e intensità alla musica ci sono i diesis che fanno salire di mezzo tono la nota e i bemolle che la fanno scendere, così in noi ci sono quelle frequenze essenziali date dai nostri sentimenti e dai nostri pensieri che danno alle note una caratteristica che permette di variare all’infinito le armonie.

La scienza oggi ci dice che nell’Universo tutto è energia in vibrazione, quindi per leggere, cantare o suonare una partitura musicale, la prima cosa da fare è interpretare su che tipo di informazione la nostra coscienza sta vibrando. Comprendere questo ci permette di aver accesso a quella visione che renderà più limpido non soltanto la percezione del suono della realtà, ma anche del nostro sistema biologico, che darà segnali nel bene e nel male sulla musica affine che risuona sulla sua medesima informazione.

Quante volte siamo attratti da un brano musicale piuttosto che da un altro in virtù dei vari momenti della vita? Ma non solo. Quante volte l’ascolto di un particolare genere di musica funge da catalizzatore di informazioni capace di distogliere la mente dai circoli di pensiero stereotipati e sfibranti? Questa è in sé una magica pozione trasformativa in grado di fungere da cassa armonica che aumenta l'intensità vibrazionale del nostro animo e di conseguenza produce notevoli effetti sul nostro sistema fisiologico.

Oggi la capacità della musica di modificare i nostri stati mentali ed affettivi è largamente argomentato. Vi è infatti una considerevole documentazione scientifica a sostegno dell'uso della musica per migliorare il sistema immunitario attraverso la sua potente influenza sul biocampo, in particolare sulle frequenze emozionali. In virtù dell’ascolto di una determinata informazione sonora muta l'attività del sistema nervoso autonomo (SNA) e il suo equilibrio, che a sua volta rimodula ogni aspetto della funzione immunitaria, attraverso l'innervazione diretta dei tessuti linfoidi, essenziali per la difesa dell'organismo contro le infezioni e la diffusione dei tumori, e tramite la regolazione di ormoni immunoregolatori.

L'interazione tra stati emozionali, sistema immunitario e la funzionalità del SNA è stata evidenziata da una serie di studi che dimostrano che emozioni negative come la rabbia e l'ostilità stimolano l'attività simpatica, aumentano il rapporto cortisolo / DHEA (un pro-ormone fondamentale per lo svolgimento delle corrette funzioni metaboliche) e sopprimono il sistema immunitario, mentre gli stati emotivi positivi come gioia e gratitudine aumentano l’attività parasimpatica, la coerenza fisiologica, diminuiscono il rapporto cortisolo/ DHEA, aumentando la risposta immunitaria.

Tra le varie ricerche ricordiamo quelle presentate nell’ambito del Congresso internazionale di Montreux sullo stress, che hanno evidenziato gli effetti fisiologici e psicologici della musica con particolari trame di accordi e armoniche appositamente progettate per aiutare a ridurre lo stress, facilitare sentimenti positivi, soprattutto se usata congiuntamente ad un programma di autogestione emotiva. Questa musica non solo aumenta il DHEA, riducendo il cortisolo, ma si è visto che migliora l'equilibrio e la coerenza nel SNA, con conseguente trascinamento benefico degli altri comparti biologici.

I dati inoltre suggeriscono notevoli effetti positivi in soggetti che presentano condizioni cliniche di ansia, depressione, panico, aritmie, diabete e stanchezza cronica.

Tra le varie frequenze, utilizzate oggi a scopo terapeutico, ricordiamo la musica a 432 Hz. Da essa origina in maniera naturale la frequenza di 8hz, ossia la vibrazione fondamentale del pianeta, nota come “risonanza fondamentale della cavità Schumann”, nonché la frequenza di replicazione della doppia elica DNA. Inoltre 8hz è la frequenza che attiva la ghiandola pineale, favorendo la guarigione, il rallentamento dell’invecchiamento, la produzione di sostanze anti-tumorali, migliorando il sonno e accelerando l’evoluzione di coscienza, nonché sugli 8 Hz sono anche intonati i ritmi delle onde Alfa del cervello che consentono agli emisferi cerebrali di sincronizzarsi per lavorare insieme entrando nello stato flusso.

Essere nel flusso permette di condividere con l’altro la parte più intima di noi, senza resistenze né barriere, generando un campo di connessione armonica che intesse le trame per legami solidi e duraturi.

Per approfondire l’argomento leggi:

Anima Quantica - Libro
Nuovi orizzonti della psiche e della guarigione
Carmen Di Muro

Musica coerente e accordatura 432 Hz

venerdì 9 febbraio 2018

Le emozioni ci fanno davvero ammalare?





Le emozioni ci fanno davvero ammalare?

Scritto da: Redazione Scienza e Conoscenza

Medicina Non Convenzionale

09/02/2018


Le emozioni ci fanno davvero ammalare?

Tratto da Il Libro della Medicina Orientale

Quando parliamo di salute, uno degli aspetti più importanti dei cinque elementi riguarda le nostre emozioni. Ciò che proviamo e sentiamo può davvero farci ammalare.

Ciascun elemento e organi associati possono essere fortemente colpiti da un’emozione specifica.
Di solito, in una persona sana questo avviene per un breve lasso di tempo; ma se le emozioni rimangono inespresse per lunghi periodi, ciò può portare a un’intera gamma di disturbi e malattie.
Di frequente le persone lamentano un disturbo che ha avuto inizio a seguito di una forte problematica emozionale, ad esempio un problema alla pelle subito dopo la morte di un proprio caro.

Oppure disturbi intestinali dopo che la propria unica figlia è andata via di casa per frequentare l’università. E ancora, indolenzimento a collo e spalle dopo una settimana lavorativa particolarmente stressante e frustrante. Il collegamento tra questi eventi e i disturbi che ne derivano non sempre viene compreso e riconosciuto o, nel caso lo fosse, spesso non viene preso in considerazione e lo si accantona come “coincidenza” perché non può essere facilmente spiegato in termini convenzionali.

Per molte persone sembra essere molto più semplice trattare un eczema con una pomata a base di steroidi piuttosto che interpretarlo come la manifestazione fisica di un dolore, un lutto o un dispiacere. È difficile riconoscere che quel dolore, lutto o dispiacere ha distrutto l’equilibrio nell’elemento Metallo e nei suoi due organi correlati, Polmoni e Intestino Crasso; che lo squilibrio a livello dei Polmoni è “tracimato” trasformandosi in un problema dermatologico poiché, per la medicina orientale, i Polmoni hanno il compito di controllare la pelle; e che un aspetto fondamentale per curare quell’eczema consiste nel rafforzare l’elemento Metallo, in modo da elaborare il dolore (lutto o dispiacere) e permettere alla pelle di guarire.

Analogamente, qualche pastiglia può servire ad alleviare per un po’ l’ansia e la preoccupazione di una madre, ma alla radice dei suoi disturbi ansiosi c’è una debolezza dell’elemento Acqua; quindi, rafforzare Stomaco e Milza con l’alimentazione e le cure appropriate è di gran lunga preferibile rispetto al danno che i farmaci potrebbero causare alla mucosa gastrica.

Anche indolenzimenti e rigidità al collo e alle spalle possono essere trattati con medicine e iniezioni per ottenere un sollievo temporaneo. Tuttavia, finché non si comprende che la frustrazione subita sul luogo di lavoro sta rallentando e (a causa di uno squilibrio nel Fegato) bloccando il flusso del qi nei meridiani che interessano proprio collo e spalle – e finché non si procederà con la giusta cura indicata dalla medicina orientale – il problema potrebbe non risolversi mai del tutto.

In genere, le emozioni vanno e vengono, e nella maggior parte dei casi non si verificano problematiche dovute a uno stato emotivo persistente; per alcune persone, invece, specialmente quando uno degli elementi è più debole rispetto agli altri, un’emozione può essere difficile da lasciar andare.

Più a lungo un’emozione rimane irrisolta dentro di noi, maggiori possibilità ci sono che internamente si verifichino disagi e malattie. Il problema è che, a quel punto, qualunque collegamento tra il disturbo e l’emozione che l’ha causato difficilmente verrà individuato come tale.

Il Libro della Medicina Orientale              
Clive Witham
Guida completa all'autoguarigione
Macro Edizioni

mercoledì 7 febbraio 2018

Talento, frequenze e DNA





Talento, frequenze e DNA

Scritto da: Carmen Di Muro

Psicologia Quantistica

07/02/2018


Talento, frequenze e DNA

La scienza oggi ha scoperto come le sole indagini molecolari del DNA non siano in grado di svelare la moltitudine di fenomeni biologici che avvengono nel nostro corpo. Esiste un’informazione sovraordinata, molto più sottile, che controlla l’accensione e lo spegnimento dei geni. Il nostro DNA non solo è depositario dell’informazione necessaria per il funzionamento cellulare dell’organismo, ma in realtà è una struttura di risonanza elettromagnetica dinamica in grado di immagazzinare, trasmettere e modificare informazioni essenziali che riguardano ogni dimensione della nostra esistenza.

Esso, infatti, funge da internet biologico e può essere attivato dalle frequenze a cui, quotidianamente, siamo sottoposti. Campi elettromagnetici di intensità e frequenza ultrabassa possono modulare l’attività proliferativa cellulare, nonché l’azione di anticorpi e neurotrasmettitori. Le cellule del corpo umano hanno codice genetico identico che fa di ciascuno di noi un individuo unico e diverso da tutti gli altri, ma pur contenendo identico DNA, sono differenti tra loro proprio grazie all’azione del codice epigenetico, ossia l’insieme di quei segnali mediati dall’ambiente e, più significativamente, dalle nostre percezioni di quell’ambiente che veicolano e modificano l’informazione all’interno dei nostri geni. Questi segnali non sono soltanto di natura chimica, ma soprattutto elettromagnetica.

Che cos'è il talento?

Ciò è di fondamentale importanza nella comprensione che nella profondità della materia vivente, dove alberga la sequenza prima che determina la nostra unicità genomica, non c’è trascritta soltanto l’informazione che permette al nostro organismo di funzionare in modo perfetto. In essa sono contenute delle tracce vibrazionali di individualissime capacità che ogni individuo di per sé possiede. Esse altro non sono che singolari e sconosciuti talenti, potenzialità racchiuse nel nostro essere, che possono restare sommerse per tutta la vita senza manifestarsi se non vengono opportunamente stimolate nel corso del tempo. Il talento è un’energia creativa che vive dentro ognuno di noi che, lasciata libera, porta ogni persona alla sua piena e spontanea realizzazione. È l’attitudine a seguire il proprio destino, al quale si può accedere in qualsiasi momento. Ognuno è portatore di questa straordinarietà che ci rende individui unici e irripetibili. Il saper fare una cosa in modo migliore rispetto ad altre persone, implica che tali sequenze si siano attivate nel corso della nostra vita, perché sono state stimolate dalla giusta frequenza informatizzata che ha permesso loro di esprimersi spontaneamente.
Siamo network biologici in grado di captare, immagazzinare e modificarci in virtù dell’incessante flusso di informazioni a cui siamo esposti nel corso della nostra esperienza di vita.

Siamo come antenne che captano segnali

Nel momento in cui frequentiamo determinati contesti in modo continuativo, la nostra sfera profonda si adatterà inscindibilmente alle frequenze maggiormente presenti intorno a noi. Il problema sorge quando l’ambiente è carico di frequenze basse e disarmoniche. Per esempio, ambienti poco stimolanti, trapuntati da sentimenti di bassa intensità causeranno sin dall’infanzia un addensamento energetico, facendo sì che le vibrazioni personali si adattino radicalmente alla vibrazione dominante del contesto di appartenenza. La familiarità con vibrazioni di polo negativo, a lungo andare causerà inevitabilmente una sofferenza dell’anima che non sarà più in grado di esprimere pienamente le sue potenzialità, e questa disarmonia si riverserà sul corpo, alterando pian piano la struttura e le catene di congiunzione del DNA.
Si attivano, così, sequenze genomiche disfunzionali, piuttosto che geni funzionali a mobilitare e far emergere i nostri talenti sconosciuti. L’ambiente in cui cresciamo influenza il nostro destino risvegliando geni “addormentati” o lascandoli per sempre “silenti”. Ai geni serve solo tempo per sincronizzarsi l’uno con l’altro e con l’ambiente, e un talento può modificarsi in un altro, nel momento in cui l’ambiente esterno fornisce le frequenze armoniche adatte al risveglio di geni fino a quel momento addormentati. Nulla impedisce quindi che un artista diventi uno scienziato, o viceversa, o che si possano scoprire delle capacità anche in tarda età.

Per approfondire l’argomento leggi

Anima Quantica - Libro
Nuovi orizzonti della psiche e della guarigione
Carmen Di Muro

lunedì 5 febbraio 2018

Esperienze di pre-morte e coscienza





Esperienze di pre-morte e coscienza: parla il cardiologo Pin Van Lommel

Scritto da: Redazione Scienza e Conoscenza

Medicina Non Convenzionale

05/02/2018


Esperienze di pre-morte e coscienza: parla il cardiologo Pin Van Lommel

Pin Van Lommel è un cardiologo olandese di fama internazionale che da decenni studia le esperienze di pre morte (NDE). Insieme alla sua equipe ha pubblicato numerose ricerche su riviste scientifiche analizzando la fenomenologia di queste esperienze alla ricerca di una spiegazione scientifica delle stesse. I suoi studi lo hanno portano a interrogarsi sulla natura della coscienza umana e sul suo rapporto con il cervello, campi di indagine scientifica ancora aperti e bisognosi, per essere compresi e studiati, di una scienza capace di andare oltre le proprie basi prettamente materialistiche.

Redazione: Dottor Van Lommel, come mai ha deciso di indagare senza pregiudizio un tema di confine come quello delle NDE, spesso relegato nei territori della para psicologia? Quali eventi della vita l’hanno avvicinata a questo tema così spinoso e controverso?

Pin Van Lommel: Dal mio punto di vista, le NDE (esperienze di pre-morte) non sono affatto un tema spinoso e controverso; ci sono semmai un grosso tabù e una quantità di pregiudizi all’interno del paradigma materialista a cui la scienza occidentale in maggioranza si attiene ancora, per il semplice fatto che le cause e i contenuti delle NDE non possono essere spiegati dalle teorie materialistiche dominanti.

Com’è cominciato il mio interesse per le NDE? Nel 1969, mentre ero di turno come interno all’ospedale nell’unità coronarica riuscirono a rianimare un paziente con la defibrillazione elettrica. All’epoca era una cosa nuova, entusiasmante, per tutti noi; perlopiù non ci rendiamo conto, oggi, che fino al 1967, 50 anni fa, tutti i pazienti con un arresto cardiaco morivano perché non c’erano ancora le moderne tecniche di rianimazione, come la defibrillazione e la compressione del torace dall’esterno. Quel paziente in particolare riprese conoscenza dopo circa 4 minuti di incoscienza, e noi, il team dei rianimatori, ne fummo estremamente felici, ovviamente. Il paziente, invece era alquanto seccato: mi raccontò di aver attraversato un tunnel, di aver visto una luce e dei colori meravigliosi, e di aver ascoltato della musica... Un evento che non ho mai dimenticato, anche se all’epoca non sapevo cosa farne e non ne feci nulla.

All’epoca non sapevo neppure che di quelle esperienze si fosse parlato in molte culture e religioni, e in tutte le epoche storiche.

Solo diversi anni dopo, nel 1975, Raymond Moody descrisse per primo le cosiddette “esperienze di premorte” o di “quasi morte”, e solo nel 1986 lessi qualcosa sull’argomento, nel libro di George Ritchie Ritorno dall’aldilà, in cui egli raccontava ciò che gli era accaduto nei 9 minuti della sua morte clinica nel 1943, quando ancora studiava medicina. Fu dopo aver letto questo suo libro che cominciai a intervistare i miei pazienti sopravvissuti ad arresto cardiaco: con mia grande sorpresa, 12 sui 50 intervistati nel giro di 2 anni mi raccontarono una NDE.

Tutto è cominciato, per me, dalla curiosità scientifica, perché in base ai concetti attuali della medicina non è possibile avere percezioni coscienti durante un arresto cardiaco, in assenza di circolazione sanguigna e respiro. L’ambiente universitario in cui ero cresciuto mi aveva insegnato che la coscienza era ovviamente il prodotto di un cervello funzionante, e fino a quel momento avevo sempre preso per incontrovertibile questa verità, ma il confronto con il fenomeno delle NDE mi fece sorgere parecchi interrogativi fondamentali: come e perché si produce un’esperienza di NDE? Come si manifesta il contenuto di una NDE? E perché, in seguito, la vita del paziente cambia così radicalmente? La maggior parte delle risposte disponibili mi parevano incomplete, errate o infondate.

Gli studi scientifici longitudinali che mirano a spiegare la causa e i contenuti delle NDE sono cosa recente, e all’epoca c’erano solo studi in retrospettiva, e anche molto selettivi nei confronti dei pazienti.

Alcuni studiosi, basandosi su di essi, ritenevano che le esperienze di premorte fossero imputabili a mutamenti fisiologici nel cervello, risultanti dall’anossia cerebrale (la mancanza di ossigeno); altre teorie parlavano di reazioni psicologiche all’approssimarsi della morte, allucinazioni, sogni, effetti collaterali dei farmaci, o, più semplicemente, di falsi ricordi. Così nel 1988 demmo inizio, in Olanda, a uno studio longitudinale. Nessuno studio longitudinale di vasta scala sulle NDE era ancora stato condotto nel mondo, e il nostro si rivolse a 10 ospedali olandesi, con l’intento di includere tutti i pazienti consecutivi con un infarto acuto del miocardio che fossero sopravvissuti ad arresto cardiaco, e fossero stati dichiarati “clinicamente morti”.

Coscienza oltre la Vita  
Dr. Pim Van Lommel
La scienza delle esperienze di premorte
Amrita

giovedì 1 febbraio 2018

Cordyceps: fortifica il sistema immunitario




Cordyceps: fortifica il sistema immunitario e integra le terapie oncologiche tradizionali

Scritto da: Federico Perinelli

Medicina Non Convenzionale

01/02/2018


Cordyceps: fortifica il sistema immunitario e integra le terapie oncologiche tradizionali

Il cordyceps sinensis è il nome particolare del nobile fungo medicinale dalle straordinarie caratteristiche e capacità, in grado di preservare e contribuire alla nostra salute e al nostro benessere ed essere, nei casi ove possibile, un eccellente supporto integrativo in ambito oncologico. Originario delle catene montuose asiatiche dove cresce ad altezze e temperature proibitive, già questa combinazione di fattori lo rende unico nel suo genere. Utilizzato da centinai di anni per via delle sue qualità terapeutiche e curative nei paesi d’origine e nella medicina tradizionale cinese, in Occidente e specialmente in Italia è da poco più di venti anni che viene utilizzato e commercializzato. Come per tutte le sostanze autorizzate e presenti nella lista del Ministero della Salute anche per il cordyceps vengono riportati gli effetti fisiologici comprovati sul nostro organismo e nello specifico dalla sua assunzione otteniamo i seguenti benefici: azione tonica e di sostegno metabolico, naturali difese dell’organismo e funzionalità delle prime vie respiratorie. Sono questi gli effetti riconosciuti e per questi effetti deve essere utilizzato ed apprezzato, ma la ricerca a livello globale negli ultimi anni si è spinta oltre ottenendo promettenti risultati.

Componenti nutrizionali e bioattivi utili in ambito oncologico

L’effetto fisiologico a supporto delle cure tradizionali in ambito oncologico è sicuramente quello di essere di aiuto al sistema immunitario perché contribuisce a incrementare la risposta dell’organismo in opposizione alla patologia e concorre come valido supporto metabolico e di sostegno nutritivo, in quanto contiene delle sostanze importanti dal punto di vista nutrizionale che molto spesso, in presenza di determinate patologie come quelle neoplastiche, può essere necessaria una loro integrazione, sempre sotto super visione medica. I componenti metabolici e di sostengo nutritivo presenti sono le vitamine E , K , B1, B2, B12 , tutti gli aminoacidi essenziali, micro e macro elementi ( k, Mn, Zn , Fe, Na, Al, Si, Ti, Sr, Cr, Ca, Na, Pi, Zr, Ga, V). Importanti sono le ottime quantità di polisaccaridi come: galattomannano, micosio, ergosterol , adenosina, Acido Palmintico, Steroli, Gracile e tra i più considerevoli ritroviamo beta-glucani beta-mannani, acido cordicepico, Cordicepina.

Azione antivirale e antibatterica

Questa azione è svolta dalla cordicepina un derivato del nucleoside adenosina differente da essa per l’assenza di un atomo di ossigeno nella posizione 3 dell’anello del ribosio. Considerando il fatto che la struttura chimica della cordicepina e adenosina è analoga, alcune DNA-polimerasi non riescono a distinguerle e, conseguentemente, la molecola di cordicepina ha la capacità di essere incorporata in una molecola di RNA ultimandone la sintesi. La cordicepina ha la capacità di inibire diverse proteine chinasi mostrando proprietà antitumorali, antibatteriche, antimicotiche, antivirali. (Rose KM, Bell LE, Jacob ST. Specific inhibition of chromatin-associated poly (A) synthesis in vitro by cordycepin 5-triphosphate. Nature. 1977; 267 (5607):178–180).

Risultati della ricerca sulla cordicepina

Oltre alle sue importanti proprietà antivirali e antibatteriche, la cordicepina sembra aver dimostrato effetti antitumorali mediante studi in vitro condotti da ricercatori giapponesi sostenuti dalla Japan Society For the Promotion of Sciences e pubblicati sul Journal Of Pharmacological Sciences, volume 127 January 2015. Al momento è giusto ricordare che non ci sono studi scientifici completi dal punto di vista dell’evidence base medicine e si raccomanda sempre il parere del proprio medico e dello specialista prima dell’utilizzo, specialmente se in presenza di patologie.

Cordyceps, cancro e benessere

Oramai è chiaro a tutti che molte patologie degenerative, nelle quali rientra anche il cancro, abbiano un denominatore comune che si chiama ipossia e acidità alla base del loro sviluppo e della loro progressione. Una giusta chiave in ambito preventivo, ma anche curativo, è sicuramente il mantenimento di alti livelli di ossigeno a livello sistemico e cellulare e un PH alcalino. Il cordyceps in questo può essere un nostro valido alleato. Essendo costituito da grandi varietà, quantità e qualità di polisaccaridi i quali, nello specifico, non sono altro che lunghe catene di zuccheri con all’interno numerose sezioni di ossigeno. Le molecole di ossigeno vengono rilasciate e assorbite a livello cellulare andando così ad aumentare i livelli di ossigeno e contribuendo ad aumentare l’ATP (Adenosina Trifosfato) la responsabile della respirazione cellulare e della bioenergetica cellulare a cui fanno capo moltissime reazioni enzimatiche e cellulari e che rappresenta la nostra “batteria” interna di energia.

Tutto questo si traduce in maggiore energia, forza, vitalità, resistenza fisica e stimolo alle naturali difese, che possono venire meno quando una persona è sottoposta a periodi di forte stress o nei cambi di stagione di indebolimento generale e in tutte quelle terapie debilitanti, come possono essere chemio e radio. L’integrazione può essere utile in altre tipologie di malattie degenerative nelle quali oltre all’effetto fisiologico è importante legare un effetto nutritivo dato dalle componenti che ritroviamo interne al fungo. In ogni caso è doverosa la raccomandazione di richiedere il parere del proprio medico curante senza lasciare spazio a iniziative personali.

Un mio personale consiglio è quello di scegliere integratori e aziende di qualità, perché si deve considerare che il fungo per sua natura si sviluppa a contatto con la terra e da esso assorbe il meglio, ma anche il peggio: quindi è molto importante valutare la provenienza per accettarsi che sia privo di inquinanti e sottoposto a rigorosi controlli di qualità. A presto e buona salute. 

Kit Micoterapia - Cordyceps + Bioflavo C
Sinergia per il benessere

Cordyceps Biologico in Polvere