venerdì 29 dicembre 2023

L'impronta dell'entropia nella fisiologia umana

L'impronta dell'entropia nella fisiologia umana

Scienza e Fisica Quantistica

>> https://bit.ly/3TKMwLf  

La seconda legge della termodinamica conferma la sua trasversalità in tutto l’Universo fisico. L’impronta dell’entropia è riconoscibile anche nell’ambito della fisiologia umana quando nell’organismo, o in sue parti, intervengono modificazioni a seguito di interazioni con l’ambiente esterno.

Fausto Bersani Greggio - 27/12/2023

Il rapporto stimolo – risposta

Gli organi di senso rappresentano la base biologica della percezione. Nell’uomo completano la loro maturazione entro i primi 4-5 mesi di vita e la loro funzione è quella di registrare i cambiamenti che avvengono nell’ambiente e trasmetterli al cervello.

Per esempio il sistema visivo è sensibile alla luce emessa o riflessa da un oggetto (energia elettromagnetica) e i diversi sistemi sensoriali la traducono in impulsi nervosi.

Lo stesso dicasi per i suoni percepiti dal nostro apparato uditivo.

Ogni organo di senso comporta una trasduzione, ossia la modificazione di un tipo di energia presente nell’ambiente (ad esempio onde luminose o sonore) in segnali neuronali, ossia un altro tipo di energia.

Inoltre i sensi non rispondono solo alla stimolazione di una particolare forma di energia, ma devono anche fornire percezioni differenziate a fronte di eventuali variazioni del segnale esterno.

In sostanza ogni forma di energia può variare secondo due modalità: quantitativa e qualitativa.

Nella fase di registrazione i nostri organi di senso, come tutti gli strumenti di misura, sono però vincolati da alcuni limiti.

Il primo è legato al fatto che ogni sistema è sensibile solo ad un particolare tipo di energia.

Ciò comporta che molti altri stimoli possono essere presenti nell’ambiente ma noi non possiamo avvertirli, perché il nostro sistema sensoriale non è capace di rilevarli (1), almeno non in tempo reale. Di  questo problema me ne occuperò nell’ultima parte.

Un altro limite è rappresentato dall’intensità dello stimolo.

Questo vuol dire che qualsiasi stimolo fisico deve raggiungere un livello minimo per suscitare una sensazione. Tale livello, chiamato soglia assoluta, segna il confine fra gli stimoli che vengono recepiti dall’organismo (stimoli sovraliminari) e gli stimoli che, pur essendo presenti, non sono avvertiti dall’organismo (stimoli infraliminari) [1].

Un importante contributo in questo ambito venne dallo studio della fisiologia dell’occhio. Infatti si può dimostrare che l’occhio umano reagisce alla sensazione della luce in modo logaritmico. Per dare un idea, proviamo a immaginarci dentro una stanza completamente buia, e supponiamo di cominciare ad accendere una lampadina. La prima sensazione che proveremo sarà quella di essere quasi abbagliati da questa luce. Supponiamo adesso di accendere una seconda lampadina di uguale intensità. Adesso non percepiremo più questo secondo evento con una sensazione di abbaglio, ma semplicemente vedremo la stanza più luminosa. All’accensione di una terza lampadina la sensazione di abbaglio sarà sempre meno intensa e così via.

Altro esempio lo possiamo formulare pensando all’udito. Quando siamo fermi ad un semaforo per aspettare il verde e ad un tratto sentiamo il suono di un clacson lo avvertiamo in maniera molto netta provocandoci una sensazione molto intensa. Se a questo primo si aggiunge un secondo clacson non percepiremo una sensazione di intensità doppia rispetto alla precedente.

Un altro caso di relazione esistente tra stimolo e percezione può essere realizzato con un esperimento consistente nell'incrementare, di una certa quantità, il peso di un oggetto sostenuto da una persona. La percezione di tale stimolo (l'incremento di peso) risulta essere tanto meno accentuata, quanto più pesante è l'oggetto: ad esempio aggiungere 1 kg ad un oggetto il cui peso è di 50 g risulta essere percepito in maniera più gravosa rispetto ad aggiungere 1 kg ad un oggetto il cui peso iniziale è di 20 kg. In altri termini aumenti graduali e costanti del peso fisico si accompagnano ad aumenti via via sempre più deboli della sensazione di pesantezza.

La differenza appena percepibile pare sia una costante, che ha un valore specifico per ogni modalità sensoriale e misura l'intensità di uno stimolo dicendoci di quanto esso deve variare per essere percepito come diverso da un altro (Legge di Weber-Fechner).

Tornando all’esempio delle lampadine, nella rappresentazione grafica che mette in relazione lo stimolo con la risposta (v. fig.1), all’inizio ci sarà un plateau dovuto all’assenza di luce o comunque alla presenza di stimoli talmente deboli da essere al di sotto della soglia percettiva (stimoli infraliminari). Via via che il numero di lampadine aumenta ci sarà un incremento della percezione della luce che poi si trasformerà ancora in un plateau con una lenta crescita quando il numero delle sorgenti accese sarà sufficientemente elevato per cui l’occhio non sarà più in grado di apprezzarne la differenza. Quindi la curva sarà costituita da una soglia iniziale, seguita da un andamento di crescita approssimativamente lineare e quindi da una saturazione:

https://www.scienzaeconoscenza.it/data/upload/Schermata%202017-07-24%20alle%2014.08.53.png  

fig. 1

Volendo semplificare, diremo che la risposta degli organi di senso presenta una curva con un andamento logaritmico, per cui noi possiamo descrivere la “sensazione” (risposta) come una costante (k) che moltiplica il logaritmo della “Intensità del segnale” (stimolo), più una costante che è dipendente dalla soglia:

R = k ·ln I + costante                       (1)

Entropia e statistica

In fisica esiste una grandezza che quando viene nominata incute soggezione e allo stesso tempo suscita fascino: l’entropia. A livello microscopico, tutte le leggi fisiche sono stranamente reversibili nel tempo, tuttavia a livello macroscopico, quando viene coinvolto un numero elevato di particelle, il tempo presenta una freccia ben definita: l’inchiostro versato in un bicchiere contenente acqua si diffonderà e si mescolerà, non si separerà mai dalla soluzione acquosa per tornare nel contagocce, quest’ultima sequenza è contraria al nostro senso del tempo.

L’uomo che diede un significato a tutto ciò fu Ludwig Boltzmann il quale, non preso molto sul serio dai suoi contemporanei, oggi viene considerato uno dei geni della fisica. Nella seconda metà del XIX secolo, intuì per primo che l’entropia, una grandezza già nota in fisica, in particolare nel secondo principio della termodinamica, era una misura del disordine di un sistema.

In particolare propose che fosse da mettere in relazione con il numero dei diversi modi microscopici (microstati) attraverso i quali si può ottenere una situazione osservabile sul piano macroscopico (macrostato) (2).

Un microstato di un sistema termodinamico rappresenta una precisa configurazione dei suoi parametri microscopici (per esempio masse, posizioni e velocità di tutte le molecole che costituiscono il sistema). Un macrostato rappresenta invece una condizione con valori ben determinati di pressione, volume e temperatura, tutte grandezze macroscopiche.

Inoltre, mentre ad ogni microstato possiamo associare uno ed un solo macrostato, ad ogni macrostato possono corrispondere più microstati possibili.

Pensiamo ad esempio alle molecole di un gas che, occupando il medesimo volume, possono avere velocità e posizioni molto diverse pur mantenendo la stessa energia cinetica media e quindi la stessa temperatura misurabile a livello macroscopico con un termometro.

Il risultato fondamentale a cui giunse Boltzmann fu che l’entropia S può essere calcolata, a meno di una costante, con un’espressione logaritmica del tipo:

S = k ·ln W + costante          (2)

in cui W rappresenta il numero di possibili modi equivalenti su scala microscopica (microstati) in cui le molecole possono essere organizzate fra loro per dare lo stesso stato macroscopico (macrostato) [2].

Boltzmann riuscì a trovare il legame tra il concetto termodinamico di entropia e quello di disordine passando attraverso una chiave di lettura statistica: qualsiasi situazione definita in modo tale da poter essere descritta in pochi modi diversi viene riconosciuta come ordinata e meno probabile. Al contrario, una qualsiasi situazione che possa essere descritta in molti modi, tutti equivalenti, viene detta disordinata e più probabile.

Quando nel secondo principio della termodinamica si afferma che l’entropia totale dell’Universo è in continuo aumento arriviamo a uno dei concetti più importanti di tutta la scienza: in un qualsiasi processo reale e spontaneo il disordine dell’Universo aumenta sempre. Anche se il moto di ogni singola particella è reversibile nel tempo, non lo è la tendenza verso l’aumento del “disordine” di una grande collezione di particelle. In questo consiste la freccia del tempo, ossia nel divenire macroscopico dell’Universo da uno stato di maggiore ordine, e meno probabile, ad uno di maggiore disordine, e più probabile, proprio come nel caso dell’inchiostro nell’acqua.

Tentiamo una sintesi

Alla luce di quanto sopra esposto, viene spontaneo tentare una sintesi accattivante. Nelle varie trasformazioni energetiche che avvengono nell’Universo, l’energia totale rimane sempre costante (Primo principio della termodinamica) anche se la sua qualità subisce una sorta di degrado a causa dell’inevitabile tendenza al disordine. In altri termini, ad ogni passaggio successivo, è come se l’energia perdesse di qualità e diventasse sempre meno disponibile per produrre lavoro.

In tutto ciò la somiglianza tra la legge sperimentale di Weber – Fechner (1) e l’interpretazione statistica dell’entropia fornita da Boltzmann (2) è sorprendente.

Gli accostamenti, ad esempio, tra la risposta a uno stimolo e l’entropia, così come tra il numero di microstati possibili e l’intensità dello stimolo stesso non possono passare inosservati: uno stimolo esterno sarà tanto più significativo quanto maggiore sarà il numero di microstati che metterà a disposizione del sistema e, allo stesso tempo, la risposta fisiologica sarà proporzionale al grado di disordine che viene introdotto a livello biologico a fronte di tale interazione con l’ambiente. Di fatto l’energia che viene fornita a livello cellulare genera un disordine in grado di produrre sensazioni e percezioni con una risposta che in linguaggio matematico diremo logaritmica.

Il nostro sistema percettivo, nel momento della trasduzione, trasforma energia ordinata ad esempio sotto forma di onde elettromagnetiche o acustiche, le quali contengono informazioni sull’universo circostante, in impulsi nervosi, l’unico linguaggio che il cervello è in grado di comprendere, anche se più disordinati. Questo connotato degenerativo comporta, dopo la trasduzione del nostro cervello, una perdita delle informazioni originali dello stimolo e impedisce un’ulteriore possibilità di produrre lavoro.

Oltre gli organi di senso

In sostanza ritengo che la legge di Weber – Fechner non sia altro che una forma mascherata della seconda legge della termodinamica. Se così fosse, dal momento che essa rappresenta una legge trasversale a tutto l’Universo fisico, dovrebbe potersi manifestare, per quanto ci riguarda, anche laddove il nostro apparato sensoriale, dotato di specifiche sensibilità (acustica, visiva, gustativa, olfattiva, tattile), non riesce ad essere allertato.

Ad esempio non siamo in grado di inseguire visivamente il movimento troppo veloce della luce, ma ciò non impedisce che la nostra vista ne riceva stimoli e fornisca delle risposte percettive. Allo stesso modo non siamo in grado di apprezzare il moto troppo lento della terra, ma ciò non toglie comunque che alcuni nostri bioritmi, ad esempio, si siano adattati al ritmo circadiano notte – giorno legato proprio alla rotazione terrestre, basti pensare alla produzione di melatonina o di cortisolo.

Pertanto ritengo che uno stimolo non sia solamente energia in grado di suscitare una risposta rapida a livello dei recettori legati agli organi di senso, quanto piuttosto ad ogni tipo di bioricettore.

Potrebbero essere coinvolti complessi meccanismi, non solo quelli preposti alla raccolta e all’elaborazione di informazioni in tempi molto brevi. È noto che esistono effetti, anche patologici, a distanza di tempo senza un preavviso sensoriale. Una sollecitazione silente che tuttavia potrebbe comportare un aumentato rischio di evoluzioni patologiche a causa di una sorta di effetto di accumulazione nel tempo.

A questo punto ho provato ad applicare queste valutazioni ad una serie di studi epidemiologici volti a verificare l’ipotesi di incidenza di leucemia infantile per esposizioni a campi magnetici generati da linee elettriche in bassa frequenza (50 Hz). A questo proposito è utile segnalare che in virtù di alcuni di questi studi la IARC (International Agency for Research on Cancer, Lione, Francia) classificò, nel 2002, tali campi fra i possibili cancerogeni per l’uomo.

Nel corso della mia ricerca bibliografica [2], [3], [4], [5], che ha coinvolto 20 pubblicazioni apararse dal 1993 al 2010, è stato preso in considerazione, come parametro statistico, il cosiddetto Rapporto di disparità (Odds Ratio = OR) (3).

Il suo significato si può facilmente chiarire con un esempio: se in un’indagine risulta che il 12% dei fumatori e il 4% dei non fumatori si ammalano di broncopolmonite in un periodo di osservazione di dieci anni, il fattore OR si ottiene confrontando il rapporto tra individui colpiti dall’evento e individui non colpiti, selezionati tra gli esposti, ed il corrispondente rapporto tra i non esposti. Nell’esempio precedente, tra i fumatori il rapporto è 12/(100-12), ossia 3/22, mentre tra i non fumatori risulta 4/(100-4), ossia 1/24; pertanto si ha che OR = 3/22 : 1/24 = 72/22 = 3,27. Quando il fattore OR è pari a 1 l’esposizione non ha alcuna influenza sul rischio, siamo cioè in condizioni di soglia, quando risulta maggiore di 1 il rischio aumenta con l’esposizione, se invece è inferiore a 1 l’esposizione ha un ruolo protettivo. I dettagli dell’analisi statistica che ho condotto sono reperibili sul mio sito [6]. In questa sede mi limito a riportare solo il risultato principale: mediando la variabile di rischio OR ottenuta nei vari studi e mettendola in relazione con il campo magnetico, espresso in microTesla, a cui erano esposti a livello residenziale campioni della popolazione in età pediatrica, si ottiene nuovamente una curva logaritmica:

https://www.scienzaeconoscenza.it/data/upload/Schermata%202017-07-24%20alle%2014.28.29.png

fig.2

La soglia si colloca intorno a 0,2 microTesla (uT), esposizione che fornisce un OR = 1. Il coefficiente di correlazione R2, che compare nel riquadro giallo, ci indica il livello di adattamento della curva ai punti sperimentali. L’interpolazione è tanto più corretta quanto più R2 si avvicina ad 1. Nel nostro caso si ottiene un valore pari a 0,9985. Un’analisi statistica dettagliata dimostra che la probabilità che due variabili non correlate diano un R2 maggiore o uguale a quanto ho trovato (cioè forniscano un “falso positivo”) è solo del 2,5%. Secondo gli standard statistici questa correlazione viene definita significativa.

Una riflessione finale

In conclusione credo che questo tipo di approccio possa aprire un varco estremamente interessante nell’ambito della fisiologia umana. In sostanza ritengo si possa affermare che l’impronta dell’entropia sia riconoscibile a tutti i livelli: sia negli effetti immediati e acuti legati agli organi di senso, sia nelle dinamiche più complesse dei cosiddetti effetti cronici caratterizzati da lunghi periodi di latenza. Il filo conduttore comune è la natura statistica dell’entropia, un connotato fondamentale dei sistemi macroscopici per i quali Boltzmann dimostrò l’esistenza di una freccia temporale, una vera e propria rottura di simmetria nell’Universo fisico. È forse veramente il caso di dire che la seconda legge della termodinamica non perdona!

Note

(1) k rappresenta la costante di Boltzmann = 1,38·10-23 J/°K.

(2) Per esempio noi sappiamo che le microonde consentono il funzionamento dei nostri telefoni cellulari, ma queste non sono visibili ai nostri occhi.

(3) L’epidemiologia consiste nell’osservazione delle frequenze e della distribuzione delle patologie nelle popolazioni umane ricercando eventuali rapporti di causalità con agenti esterni. 

Bibliografia

[1] Sensazione e Percezione, Eleonora  Bilotta,  https://it.pinterest.com/pin/561613016010986164.

[2] AGENZIA INTERNAZIONALE PER LE RICERCHE SUL CANCRO (O.M.S.), DI LIONE (FRANCIA): IARC Monographs, Vol. 80 (2002).

[3] Esposizione a campi elettromagnetici a bassa ed alta frequenza e rischi per la salute, Paola Michelozzi - Dipartimento di epidemiologia del Lazio, Università degli studi di Brescia, Seminari di Sanità Pubblica, V Edizione, 2012.

[4] CAMPI ELETTROMAGNETICI NON IONIZZANTI (CEM): QUALI RISCHI PER LA SALUTE?, ANGELO GINO LEVIS, Prof. Ordinario di Mutagenesi Ambientale, Univ. PD Padova/ISDE, 16.05.2013.

[5] Inquinamento da campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, Paolo Bevitori – Maggioli Editore (2007).

[6] Bersani G. Fausto, https://sites.google.com/site/unasvoltainfisica/attualita, Leucemia infantile e campi magnetici ELF  (2017).

SCOPRI LA RIVISTA SCIENZA E CONOSCENZA:

>> https://bit.ly/3TKMwLf   


mercoledì 27 dicembre 2023

L'esperimento di Young: prova natura ondulatoria della luce


L'esperimento di Young: prova concreta della natura ondulatoria della luce


Scienza e Fisica Quantistica

>> https://goo.gl/QZeXCT

Se fino alla fine del Settecento era predominante la concezione newtoniana secondo cui la luce sarebbe composta da particelle, nel 1802 il medico inglese Thomas Young realizzò un esperimento sensazionale che sembrò sbaragliare il modello corpuscolare. L’esperimento di Young è molto semplice.

Davide Fiscaletti - 25/12/2023

La luce entra in una piastra con due fenditure. Si osserva quindi, su un apposito schermo, posizionato a una certa distanza dietro la fenditura, il comportamento della luce dopo che ha attraversato le fenditure. La cosa interessante, e a quei tempi rivoluzionaria, è che Young vide sullo schermo bande chiare e scure che si alternavano.

Se però copriva una delle due fenditure in modo che la luce passasse solo dall’altra, le bande scomparivano. Supponendo che la luce sia composta da particelle, la luminosità dovrebbe dipendere direttamente dal numero di particelle: più particelle arrivano in un punto, più esso ci apparirà luminoso.

Con questa ipotesi non è però possibile spiegare le bande effettivamente osservate da Young. In particolare, non si riesce assolutamente a spiegare perché in certi punti avvenga un fenomeno bizzarro: la diminuzione della luminosità se sono aperte entrambe le fenditure e l’aumento della luminosità quando solo una fenditura è aperta. Insomma, l’ipotesi secondo la quale la luce è composta da particelle sembra essere smentita dall’osservazione sperimentale di bande chiare e scure.

I risultati ottenuti da Young possono essere invece compresi facilmente ipotizzando che la luce si comporti come un’onda sul lago, che la luce sia un’onda che si diffonde nello spazio. L’esperimento di Young evidenzia il cosiddetto fenomeno di interferenza di due onde luminose, cioè della sovrapposizione di due onde luminose provenienti da due sorgenti coerenti (che emettono onde di eguale frequenza e mantengono inalterata la differenza di fase): dietro le due fenditure compaiono due onde che nelle zone in cui oscillano nella stessa direzione si rafforzano generando bande chiare (interferenza costruttiva), mentre nelle zone in cui oscillano in direzioni opposte si annullano a vicenda generando bande scure (interferenza distruttiva).

Ecco cosa potrai approfondire nella versione completa
dell'articolo sulla rivista
Maxwell e l'elettromagnetismo
Einstein: i fotoni
Dualismo oggettivo onda-corpuscolo versus principio di complementarità
Esperimenti sulla luce nella seconda metà del Novecento
La luce nella teoria quantistica dei campi

Continua la lettura su Scienza e Conoscenza n. 60

Scienza e Conoscenza - n. 60 >> https://goo.gl/QZeXCT
Nuove scienze, Medicina non Convenzionale, Consapevolezza
Autori Vari
>> https://www.macrolibrarsi.it/libri/__scienza-e-conoscenza-n-60.php?pn=1567


sabato 16 dicembre 2023

DNA e “dogma” della biologia molecolare


Il DNA e il “dogma” della biologia molecolare

Nuova Biologia

>> https://goo.gl/oH72LH

Dalla genetica all’epigenetica: la dottoressa Debora Rasio ci spiega come le scelte dei genitori – dall’alimentazione, alle emozioni, alla gestione dello stress – influiscono sul destino dei figli

Debora Rasio - 15/12/2023

Il colore dei capelli, degli occhi, della pelle, l’altezza, la struttura fisica e altri caratteri somatici sono chiaramente codificati da precise sequenze genetiche presenti nel nostro DNA. Ci si è spinti fino a ritenere che la predisposizione alle malattie, l’intelligenza, la capacità di procreare, persino il carattere dipendessero da quel filamento lungo circa 2 metri che risiede nel nucleo delle nostre cellule, “impacchettato” e superavvolto in particolari strutture proteiche chiamate istoni. Non a caso, oggi si ricorre diffusamente all’analisi del DNA per misurare la predisposizione alle malattie. È la naturale conseguenza del determinismo biologico che vede l’uomo come il prodotto dell’espressione dei suoi geni, il suo presente e il suo futuro deducibili dalla lettura del suo DNA.

Una visione così semplicistica del mondo è andata sgretolandosi allorché gli stessi scienziati, progredendo nella conoscenza dei meccanismi che regolano le funzioni cellulari, hanno scoperto che il cosiddetto “dogma centrale della biologia molecolare” secondo il quale il flusso di informazioni viaggia solo in una direzione – dal DNA verso le proteine, senza possibilità di un percorso inverso – fosse, semplicemente, falso. Il flusso di informazioni, infatti, viaggia in entrambe le direzioni e, se è vero che nasciamo con un determinato corredo di geni, è pur vero che sarà l’ambiente a decidere quali esprimere e quali no, in una continua relazione adattativa con il mondo circostante.

Il DNA spazzatura non è affatto da buttare

Fino alle fine del secolo scorso si pensava che noi esseri umani, le creature più intelligenti del pianeta, avessimo un numero di geni di gran lunga superiore a quello di qualunque altra specie.

Abbiamo dovuto attendere il completamento del Progetto Genoma Umano, nei primi anni 2000, per apprendere la verità: nel nostro DNA si trovano solo circa 20.000 geni che codificano informazioni per la sintesi di proteine, più o meno lo stesso numero di quelli che possiede un topo, corrispondenti all’1,5 percento di tutto il nostro DNA. 

Oggi sappiamo che la differenza sostanziale fra noi e le altre specie non risiede in queste regioni codificanti, ma nella restante parte del DNA, cioè in quel 98,5 percento considerato per lungo tempo privo di funzioni e per questo denominato “DNA spazzatura”. Tutt'altro, proprio questa parte “non codificante” decide quali, e in quanta parte, geni esprimere e quali no. E ci rende “unici” e diversi da tutti gli altri e dalle altre specie. Ma le sorprese, in quanto a scoperte, non finiscono qui.

Continua la lettura di questo straordinario articolo inedito su:

Scienza e Conoscenza n. 65 - Luglio-Settembre 2018 >> https://goo.gl/oH72LH

Nuove Scienze, Medicina non Convenzionale, Coscienza

www.macrolibrarsi.it/libri/__scienza-e-conoscenza-n-65-luglio-settembre-2018.php?pn=1567


EDITORIALE - Tu sei la memoria del mondo

Qualche tempo fa mi sono imbattuta in un videodocumentario realizzato dagli studenti del terzo anno della Civica Scuola di Cinema di Milano sull'Epigene-tica e ne sono rimasta affascinata. Mi ha stupito profondamente come questo video, così dettagliato e approfondito sull'argomento, spiegasse però in maniera semplice e immediata l'EPI-GENETICA.

Vorrei quindi ispirarmi alla semplicità narrativa della Prof.ssa Altucci in questo video per introdurvi l'argomento.

Il nostro genoma, fin dalla nascita, risponde e interagisce con il tempo e con lo spazio in cui viviamo, quindi dialoga continuamente con l'esterno. Minuto dopo minuto, giorno dopo giorno si modifica e si plasma secondo le memorie e le esperienze acquisite e da qui nasce la parola EPI-GENETICA -che deriva dal greco EPI "al di sopra" - che significa andare OLTRE LA GENETICA.

Immaginiamo il nostro genoma come un libro da cui le cellule prendono le informazioni per agire e lavorare nel nostro corpo. Ora immaginiamo che su quel libro man mano vengano presi appunti, messi dei post-it, e sottolineati interi capitoli: bene, tutte queste informazioni aggiuntive sono l'EPIGENOMA. Il genoma è fisso, ma l'epigenoma si modifica in base all'ambiente e all'esperienza, quindi ognuno di noi è, semplicemente, la memoria del mondo.

Cosa significa tutto questo? Beh significa che molte delle nozioni che fino ad oggi abbiamo imparato sulla dipendenza della nostra vita e salute dal nostro DNA possono essere messe in discussione.

È quello che facciamo in questo meraviglioso e illuminante numero di «Scienza e Conoscenza»: mettiamo in discussione e cerchiamo di aprire nuovi orizzonti su diversi argomenti, dalla genetica ai bio-fotoni, dall'intelligenza artificiale ai misteri delle piramidi in Bosnia.

Romina Alessandri

Direttore Editoriale di Scienza e Conoscenza

Indice

EPIGENETICA

Epigenetica: oltre il DNA, Valerio Pignatta

I campi elettromagnetici modificano i nostri geni? Andrea Cormano

Relazioni: più forti della genetica? - Intervista a Giovanni Abbate Daga a cura di Marianna Gualazzi

Epigenetica e alimentazione, Debora Rasio

Musica per le cellule, Emiliano Toso

MEDICINA NON CONVENZIONALE

La Narrazione che Cura, Carmen Di Muro

Capire la sofferenza - Intervista a Guido Giarelli a cura della Redazione

Omeopatia: non è effetto placebo, Diego Tomassone

Cibo per la tiroide - Intervista a Simone Grazioli Schagerl a cura della Redazione

Ayurveda Italiana - Intervista ad Anna Camatti a cura di Marianna Gualazzi

La Guarigione Quantica - Intervista a Flavio Burgarella a cura di Emanuele Cangini

SCIENZA

Biofotoni: un mistero da risolvere, Luigi Maxmilian Caligiuri

Incontri ravvicinati del terzo tipo, Maurizio Di Paolo Emiliano

ARCHEOLOGIA

Scienza e Conoscenza n. 65 - Luglio-Settembre 2018 >> https://goo.gl/oH72LH


mercoledì 13 dicembre 2023

Che cosa intendiamo per Universo?


Che cosa intendiamo per Universo?

Scienza e Fisica Quantistica

>> https://bit.ly/3RGe8Qf

Scopriamo in anteprima l' E-book di Antonella Ravizza che ci racconta i misteri dell'Universo in 13 grandi domande: da come è nato a come e quando finirà...

Antonella Ravizza - 12/12/2023

L’Universo è per definizione tutto lo spazio che ci circonda e tutto ciò che contiene: materia, energia, pianeti, stelle, galassie e tutto il contenuto dello spazio intergalattico. La parte osservabile dell’Universo ha un diametro di 92 miliardi di anni-luce, dove per anno-luce si intende un’unità di misura di lunghezza, corrispondente alla distanza percorsa dalla luce, o da un’altra radiazione elettromagnetica nel vuoto, in un anno e cioè a 9460,5 miliardi di chilometri. Dalla sua osservazione si deduce che esso sia stato governato dalle stesse leggi e dalle stesse costanti fisiche per la maggior parte della sua storia.

La più grande distanza che è possibile osservare è contenuta nell’Universo osservabile e da studi attenti si è potuto verificare che l’Universo tende ad espandersi con un ritmo sempre maggiore. Sono nate tante teorie sulla nascita e sulla fine dell’Universo; per la nascita sappiamo che la più accreditata è la teoria del Big Bang, ma in ogni caso i fisici non sono in grado di stabilire cosa abbia preceduto il Big Bang. Alcuni parlano di modelli di Universo ciclico, altri parlano di multiverso, cioè suppongono che il nostro Universo sia solo uno tra i molteplici che possono esistere.

Il termine Universo deriva dal latino universus, che significa tutto, intero, infatti è definito come tutto ciò che esiste fisicamente. È possibile concepire lo spazio-tempo separati, incapaci di interagire uno con l’atro, come se ci fossero un gruppo di bolle di sapone separate. Immaginiamo degli osservatori all’interno delle singole bolle, essi non potrebbero in alcun modo interagire con gli altri. Ecco, ciascuna bolla è un Universo, mentre il nostro spazio-tempo è l’Universo. L’insieme di tutte le bolle è chiamato multiverso, mentre gli altri universi separati dal nostro (le altre bolle) sono chiamate differenti dimensionalità o topologie spazio-temporali, che potrebbero avere forme diverse di materia ed energia, con diverse leggi fisiche e diverse costanti fisiche. Secondo un’altra descrizione l’Universo è definito come tutto ciò che nello spazio-tempo connesso può interagire con noi. Secondo la teoria della relatività, però, alcune regioni dello spazio-tempo non potranno mai interagire tra loro, perché l’espansione dello spazio le fa allontanare ad una velocità maggiore della velocità della luce. La parte dell’Universo che invece possiamo vedere si chiama Universo osservabile, e dipende dalla posizione in cui si trova l’osservatore. Quando l’osservatore viaggia, il suo Universo osservabile cambia, si allarga; ma nessun osservatore, nemmeno viaggiando più velocemente possibile, può interagire con tutto lo spazio.

Per noi l’Universo osservabile è rappresentato dalla Via Lattea. Il nostro Sistema Solare, infatti, è incorporato in una galassia composta da miliardi di stelle (la Via Lattea), ma esistono miliardi di galassie più o meno simili. Il sistema solare è il sistema planetario formato da una varietà di corpi celesti mantenuti in orbita dalla forza di gravità del sole; ad esso appartiene anche la terra. È formato dal sole e da otto pianeti, quattro rocciosi interni (Mercurio, Venere, Terra e Marte) e quattro giganti gassosi esterni (Giove, Saturno, Urano e Nettuno) e dai rispettivi satelliti naturali, da cinque pianeti nani (Cerere, Plutone, Haumea, Makemake ed Eris) e da miliardi di corpi minori (asteroidi, comete, meteroidi e polvere interplanetaria).

Alcuni studi sulla loro distribuzione e sulla riga spettrale hanno portato alla cosmologia moderna.


eBook - I Misteri del Nostro Grande Universo >> https://bit.ly/3RGe8Qf

13 grandi domande sull'Universo: da come è nato a come e quando finirà

Antonella Ravizza

https://www.macrolibrarsi.it/ebooks/ebook-i-misteri-del-nostro-grande-universo-epub.php?pn=1567

Com’è nato l’Universo? Esiste solo la teoria del Big Bang? L’Universo ha un centro? E quanto è grande? Esistono altri pianeti come il nostro in cui pullula la vita?

Questo e-book risponde a tante domande e curiosità sul nostro Universo, e lo fa utilizzando un linguaggio divulgativo e semplice, non appesantito dalle dimostrazioni difficili e specifiche del linguaggio scientifico specialistico.

Il libro è una lettura piacevole e approfondita per capire i passi avanti compiuti dalla scienza nella comprensione del nostro Universo e quanto ancora c’è di inesplorato e di ignoto.


martedì 12 dicembre 2023

Cunicoli spazio-temporali attraversabili dall'uomo!


Cunicoli spazio-temporali attraversabili dall'uomo!

Scienza e Fisica Quantistica

>> https://bit.ly/3Zcu1zH  

In fisica, il cunicolo spazio-temporale, chiamato anche wormhole, è una costruzione teorica la cui struttura può essere descritta come quella di un tunnel che collega due punti dello spazio-tempo.

Redazione - Scienza e Conoscenza - 11/12/2023

È composto da una copia di due buchi, uno nero e uno bianco, situati su due diversi fogli spazio-temporali e collegati tra loro da un tunnel. In conformità con gli scenari proposti da alcuni fisici teorici, dal buco nero, appena superato l’orizzonte degli eventi, la materia entra nel cunicolo e dopo aver realizzato un viaggio inter-dimensionale in un tempo finito, il buco bianco la fa fuoriuscire da un’altra parte dell’universo. Juan Maldacena, professore di fisica teorica dell’Institute of Advanced Study e Alexey Milekhin, studente laureato in astrofisica alla Princeton University, hanno immaginato un modello di cunicolo spazio-temporale a cinque dimensioni, teoricamente attraversabile dall’essere umano. Lo studio intitolato Humanly Traversable Wormholes è stato pubblicato nel sito della Cornell University nel 2020 (https://arxiv.org/abs/2008.06618).

Secondo i due fisici, l’esistenza dei cunicoli spazio-temporali attraversabili è collegata all’esistenza dell’energia negativa, che per la fisica classica è una cosa inesistente, ma che viene usata come concetto teorico nel contesto della fisica quantistica. Le teorie di Einstein prevedono che qualunque oggetto entrato in un buco nero non potrà mai più uscire, insieme all’intera informazione che lo riguarda. Stephen Hawking contestò in parte questa idea ancora negli anni 70 e rimase fermo sul fatto che nel nostro universo l’informazione non può essere del tutto cancellata e persa per sempre. Ciò significa che l’informazione quantistica, in qualche modo, si deve conservare. Negli anni ‘90 il fisico canadese Don Page, studente di dottorato di Stephen Hawking, specializzato in cosmologia quantistica, suggerì che, quando un oggetto cade nel buco nero, l’informazione che lo riguarda non viene del tutto persa perché aumenta il livello dell’entropia.

Ultimamente molti fisici credono che la sua teoria sia corretta.

La rappresentazione mentale dell’universo esposta nel libro Amen la Nuova Umanità: Una Teoria del Tutto suggerisce che nella crescita dell’universo ogni passaggio di stato da una dimensione inferiore a una superiore avviene attraverso una singolarità, iniziata con un’implosione e seguita da una discesa della materia, dell’energia e dell’informazione attraverso il proprio cunicolo spazio-temporale, che è una struttura o scheletro interno di ogni costruzione materiale o modulo esistenziale naturalmente creato. Soltanto attraverso i moduli esistenziali stabili (chiamati qui ordini di generazione), che hanno il circuito spazio-temporale completo (è stato unificato l’inizio con la fine) si può arrivare nel punto di partenza (il buco bianco di uscita si sovrappone al buco nero di entrata), aggiungendosi così una nuova dimensione.

Gesù disse: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo”. (Vangelo secondo Giovanni (Gv 10,1-10))

 Il Campo Cristo è un cunicolo spazio-temporale con una porta di entrata e una di uscita, attraverso il quale l’essere umano può attraversare la morte e realizzare il personale trasferimento in una nuova zona di coscienza, che caratterizza il prossimo anello di crescita dell’universo, l’Essere Amen. Questo è il salto quantico che l’essere umano è capace di realizzare e attraverso il quale si può trasferire nella Quinta Dimensione (vedi il Glossario sul sito www.sandachira.com).

Amen - La Nuova Umanità — Libro >> https://bit.ly/3Zcu1zH
Una teoria del Tutto
Elena Sanda Chira
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__amen-la-nuova-umanita-libro.php?pn=1567



mercoledì 29 novembre 2023

Dilemma su coscienza e cervello olografico

Il dilemma sulla coscienza e il cervello olografico

Neuroscienze e Cervello

>> https://bit.ly/3NYnk09

Che cos'è la coscienza? Che rapporto c'è tra mente e cervello? È possibile parlare di processi quantistici e olografici della mente? Ce ne parla Alberto Lori, giornalista e divulgatori scientifico, nel suo ebook Coscienza Quantica.

Alberto Lori - 28/11/2023

Tratto dal libro Coscienza Quantica di Alberto Lori

Che la coscienza sia un fenomeno complesso di difficile soluzione sul piano strettamente scientifico non lo scopro certo io. È materia di studio che richiede l’interdisciplinarietà di diversi settori di ricerca, dalla filosofia alla psicologia, dalla medicina alla psichiatria, ma anche di una scienza esatta come la fisica.

Senza dubbio è un fenomeno soggettivo che ognuno può interpretare come vuole, ma che non può in alcun modo essere negato, poiché è davvero una riserva inesauribile di sensazioni, emozioni, intuizioni, ispirazioni, attraverso cui, ciascuno è in grado di discernere il bene dal male, il vero dal falso, ma soprattutto ciascuno, grazie ad essa, trova in sé la potenzialità per costruirsi una realtà scevra dai condizionamenti, dalle credenze limitanti, dai pregiudizi, dalle manipolazioni vere e presunte di chi controlla i nostri modelli mentali.

In ogni caso, sono troppe le evidenze grazie alle quali la coscienza non può essere considerata come una “semplice” manifestazione della neocorteccia cerebrale. Anzi, quelle stesse evidenze dimostrano come essa, lo afferma il fisico Luigi Maxmilian Caligiuri, «sia caratterizzata da un’esistenza propria, con tutta probabilità attinente a un livello più profondo di realtà, e sia in grado di interagire con la materia. Ciò è indicativo di come la coscienza potrebbe avere essa stessa una connotazione materiale, ma di quale tipo di materia possa trattarsi e a quale dinamica essa risponda sono interrogativi tutt’altro che semplici cui rispondere».

Sulla natura della coscienza: Eccles e Dobbs

Nonostante ciò sono molti i ricercatori che hanno tentato di dare una risposta alla natura della coscienza. Per essi, a cominciare dal neurofisiologo John Eccles (1903-1997), coscienza e mente sono la stessa cosa, in ogni caso differenziata dal cervello. In altre parole, abbiamo la mente, una struttura fisica ancora sconosciuta, e il cervello che ha il compito di garantire ed eseguire le attività fisiologiche necessarie alla vita dell’organismo cosciente.

Nel 1967 il matematico inglese A. Dobbs ha proposto un modello fisico della mente secondo cui la materia pensante sarebbe costituita da un sistema complesso composto di unità quantistiche elementari denominate “psitroni”, ovvero particelle, simili ai tachioni, aventi massa propria immaginaria e, di conseguenza, caratterizzati da una velocità superiore a quella della luce nel vuoto.

La coscienza secondo Roberto Assagioli

Lo psicologo transpersonale italiano, Roberto Assagioli [fondatore della Psicosintesi: 1888-1974; N.d.A.], fa ricorso all’archetipo uovo per rappresentare l’essere umano come un microcosmo.

Nella sua Psicosintesi, Assagioli vede la psiche umana come una figura ovoidale galleggiante nel grande mare dell’inconscio collettivo. Il cerchio tratteggiato al centro della figura rappresenta il campo di consapevolezza. Tutto ciò che non appartiene al campo, secondo Assagioli, è il subconscio e ancor più in basso l’inconscio profondo. È l’oceano tumultuoso nel quale sono immersi gli impulsi primari, le nostre abitudini, gli automatismi, i programmi autobloccanti, i problemi irrisolti. È la sede da cui originano spesso i nostri pensieri e stati d’animo negativi. C’è poi tutta una zona superiore al campo dell’Ego, che è dominio del super conscio, il livello dal quale provengono creatività, genialità, intuizioni, illuminazioni. «È qui che risiedono allo stato potenziale», dice Assagioli, «le energie superiori dello Spirito».

Se osserviamo bene la figura ovoidale, ci sono altri due punti degni di considerazione. Il puntino al centro del campo di consapevolezza rappresenta l’Io cosciente, autoconsapevole della propria individualità. L’Io cosciente, tuttavia, è soltanto un pallido riflesso dell’Io universale, la Coscienza primaria, l’Osservatore del Tutto, la vera essenza del nostro essere. Assagioli la descrive come una stella sulla punta dell’uovo, a metà sommersa nell’ovoide psichico individuale e metà partecipe del “Campo di coscienza universale” o “Inconscio collettivo”, dove esiste tutto ciò è stato, è e sarà.

La coscienza per Antonio Damasio

Per Antonio Damasio (1944), brillante neuroscienziato portoghese, la coscienza è un particolare stato della mente in cui vi è consapevolezza dell’esistenza propria e dell’ambiente circostante. La conoscenza del proprio esistere è determinata dal lavoro di concerto di aspetti diversi del Sé che Damasio definisce Proto-Sè (alla cui base sono le emozioni, sulle quali a loro volta si sviluppano i sentimenti), il Sé nucleare (è ciò che fornisce all’organismo il senso del qui e ora), il Sé autobiografico (livello di coscienza che richiede l’uso del linguaggio giacché solo grazie ad esso è possibile formulare la propria storia personale, fatta di ricordi, rimpianti, speranze). Il Sé, pur nelle sue diverse estensioni, è in ogni caso una manifestazione del corpo e in questo caso va riconosciuto a Damasio il merito di avere introdotto il corpo nella discussione scientifica sulla coscienza.

L'ipotesi olografica di Karl Pribram

Di grande fascino è poi stata la teoria olografica di Karl Pribram (1919-2015): secondo lo psichiatra austriaco, il cervello funziona in maniera olografica grazie alla presenza di cellule specializzate. Pribram ipotizzò nel 1960 che le informazioni non risiedessero nei neuroni o in reti neurali, ma nell’intreccio degli impulsi elettrici cerebrali lungo la superficie del cervello. L’esempio che fa è quello dell’ologramma creato allo stesso modo dall’intreccio dei raggi laser.

Una spiegazione agevole se si considera sia la mole d’informazioni che un cervello umano è in grado di immagazzinare, sino a dieci miliardi; sia che gli ologrammi in un centimetro cubo riescono a riporre miliardi di informazioni grazie a delle minime variazioni degli angoli di intersezione dei laser. Abbastanza agevole anche perché il modo in cui la mente è capace di richiamare istantaneamente sensazioni e ricordi per associazioni la fa sembrare molto simile a un sistema di correlazione incrociato. Agevole anche perché la mente è un grande elaboratore, decodificatore e codificatore di frequenze in immagini.

L'ordine implicato di Bohm

L’idea dell’ologramma, in ogni caso, non era nuova. Secondo il fisico americano David Bohm (1917-1992), la realtà stessa della nostra vita quotidiana è una sorta d’illusione. Sotto di essa vi è un altro livello di realtà, più vasto e profondo, che dà origine a tutti gli oggetti e alle apparenze del nostro mondo fisico, in modo molto simile a quello con il quale una porzione di pellicola olografica dà origine a un ologramma.

Bohm definisce il livello di realtà più profondo ordine implicato, nel senso di celato, mentre chiama ordine esplicato, nel senso di svelato, il nostro livello di esistenza. L’universo e la coscienza sono considerati da Bohm come un unicum indiviso, un ologramma, nel quale la registrazione fotografica degli oggetti reali contiene in ogni sua parte l’informazione relativa all’intero oggetto.

La forma e la struttura dell’oggetto sono inviluppate in ogni porzione della lastra fotografica e quando queste sono sviluppate forniscono un’immagine tridimensionale dell’intero oggetto. Queste due realtà si fondono l’una nell’altra, interagendo. Il cervello umano le rappresenta entrambe. L’ordine esplicato è costituito dai neuroni. L’ordine implicato è costituito dalla coscienza.

Scopri il libro di Alberto Lori

eBook - Coscienza Quantica >> https://bit.ly/3NYnk09

Un percorso quantistico di sviluppo evolutivo

Alberto Lori

www.macrolibrarsi.it/ebooks/ebook-coscienza-quantica-pdf.php?pn=1567


venerdì 24 novembre 2023

Il suono come radice dell'Universo


Il suono come radice dell'Universo: dalle stringhe alla sapienza vedica

Scienza e Fisica Quantistica

>> http://bit.ly/2PLGBoi

Le antiche tradizioni orientali e la scienza moderna mostrano come la vibrazione e il suono siano strutture primordiali alla base dell’Universo

Antonio Morandi - 23/11/2023

È intuitivo comprendere come la realtà sia permeata di vibrazioni e di suoni, e la moderna fisica non solo ci conferma scientificamente questa intuizione, ma dice anche che la realtà è intrinsecamente formata da vibrazioni. Secondo la Teoria delle Stringhe ad esempio, è lo stato vibrazionale di una stringa che determina le proprietà della materia. La Teoria delle Stringhe assume che le forze fondamentali della natura possano essere considerate come delle corde, stringhe appunto, monodimensionali vibranti. Esse hanno una dimensione infinitamente piccola, a livello della Costante di Planck (10-35 metri), si propagano nello spazio e interagiscono fra loro costituendo la rete della realtà. Infatti a un livello dimensionale maggiore della Costante di Planck esse appaiono come normali particelle, con massa, carica ed altre proprietà che però sono determinate allo stato vibrazionale della Stringa. Secondo la Teoria delle Stringhe la materia è vibrazione.

Questa visione era già presente ed incredibilmente chiara nell’antichità. In ogni sistema di conoscenza tradizionale infatti, il suono, la parola, la vibrazione vengono considerati la radice della creazione e il sostentamento dell’Universo.

Secondo la concezione vedica l’Universo è formato da cinque elementi o stati della materia che derivano dallo squilibrio primordiale nella forma del suono OM. Il suono è l’energia primordiale che si organizza nelle forme della realtà concreta.

Dalla tensione uniforme degli opposti, una simmetria assoluta, si genera una “rottura” che da luogo a un meccanismo oscillatorio caratterizzato da 3 distinti momenti: propulsione, resistenza e punto di equilibrio, rispettivamente chiamati in sanscrito Rajas, Tamas e Sattva. Questi, attraverso una cascata di eventi, generano i cosiddetti cinque elementi o Panca Mahabhuta che costituiscono tutta la realtà. Sono Akasa (etere), Vayu (aria), Tejas (Fuoco), Jala (Acqua) e Prthvi (Terra) in ordine crescente di densità. In realtà i Panca Mahabhuta sono differenti stati di movimento, di onde che esprimono la loro diversità attraverso “proprietà” caratterizzanti associate alle possibilità percettive umane. In poche parole sono stati vibrazionali della materia in risonanza con i nostri sensi, per cui sono percepibili.

La sequenza a densità incrementale dei Panca Mahabhuta racchiude in sé un elemento di primaria importanza: ogni elemento più denso, poichè derivante dal precedente meno denso, ne contiene le proprietà. È evidente quindi come Akasa (etere) sia presente e determinante in tutti i Panca Mahabhuta.

È importante considerare che il termine Akasa (etere) non corrisponde al vuoto ma al substrato onnipresente che consente agli altri elementi di esistere. È il contenitore che permette alla vibrazione primordiale di esistere e generare l’universo. Quindi così come Akasa (etere), il suono, inteso come vibrazione, definisce e attraversa tutti gli stati della materia determinandone le caratteristiche. È interessante considerare che il sistema uditivo è il primo dei cinque organi di senso a svilupparsi durante la vita fetale e ad iniziare a mediare il contatto con l’esterno. È ragionevole pensare che anche gli altri sensi si sviluppino sulla base delle informazioni uditive. Il suono non è quindi connesso con l’aria come intuitivamente viene da pensare, ma con la struttura stessa della materia.

Continua la lettura su Scienza e Conoscenza 66:

Scienza e Conoscenza n. 66 >> http://bit.ly/2PLGBoi

Rivista - Settembre 2018

Nuove scienze, Medicina Integrata, Coscienza

www.macrolibrarsi.it/libri/__scienza-e-conoscenza-n-66-settembre-2018.php?pn=1567


lunedì 13 novembre 2023

La sonoluminescenza


La sonoluminescenza: un fenomeno fisico affascinante

Scienza e Fisica Quantistica

>> https://bit.ly/385xUAh

È possibile che una luce rimanga accesa senza corrente? Fantascienza o fisica? Scopriamo insieme il fenomeno fisico della sonoluminescenza

Antonella Ravizza - 25/10/2023

Non vi è mai capitato di vedere deboli flash di luce che durano anche per qualche ora, senza alcuna alimentazione di corrente? A me è capitato recentemente con delle lucine per gli addobbi natalizi, con una particolare forma di stella, e ciò mi ha spinto a cercare di capire quale misterioso fenomeno fisico ci fosse alla base: lucine accese senza corrente!?! Non mi sembrava possibile, ma due lucine di una fila di circa 20, restavano accese per qualche ora dopo aver tolto la corrente. Segue una possibile spiegazione.

Che cos'è la sonoluminescenza

Già dai primi anni trenta del XX secolo si osservò un fenomeno molto particolare e interessante che fu battezzato sonoluminescenza, ma solo dal 1988 si incominciò a studiarlo con ricerche mirate. Il termine deriva dalla fusione di due parole latine: sonus e lumen, che appunto significano suono e luce.

 

Il fenomeno può verificarsi con una piccola bolla di gas immersa in un liquido che, collassando velocemente, emette luce (detta sonoluminescenza a bolla singola SLBS) oppure con più bolle (sonoluminescenza a bolle multiple SLBM). Più precisamente, quando una bolla di gas viene eccitata dalla propagazione di ultrasuoni, può trasformare una frazione di energia sonora in luce. Gli ultrasuoni, quando passano in un liquido, provocano la formazione, la crescita e il collasso di microscopiche bolle. Le loro oscillazioni possono provocare notevoli temperature e pressioni, simili a quelle che si osservano nelle esplosioni. Per una certa gamma di valori di alcuni parametri fisici, come la temperatura del bagno o l’ampiezza di oscillazione della pressione, o la quantità di gas sciolto nel liquido o il raggio della bolla, si verifica una emissione di radiazione elettromagnetica che cade nella banda del visibile e dell’ultravioletto.

Quello che noi osserviamo è l'emissione di un flash di luce; e tutto questo si ripete regolarmente alla frequenza acustica di eccitazione (anche 25 mila volte al secondo) e anche per tempi molto lunghi, di diverse ore. Ciò che appare ad occhio nudo, nel laboratorio oscurato, è un puntino luminoso di colore bluastro al centro del piccolo risonatore di vetro (è stato definito "stella in un bicchiere"). È bene precisare che gli ultrasuoni sono onde meccaniche sonore con frequenza di vibrazione superiori a quelle mediamente udibili dall’orecchio umano. La frequenza di riferimento è 20kHz. L’ultrasuono è ciò che è al di là del suono udibile.

Osservazioni e prove sperimentali

Le prime osservazioni del fenomeno della sonoluminescenza risalgono al 1933 con l’osservazione di una lastra fotografica annebbiata dall’immersione in un liquido che era stato agitato dagli ultrasuoni. Un anno dopo all’università di Colonia riuscirono a riprodurre una luce nell’acqua, molto debole ma visibile, usando appunto gli ultrasuoni. I due studiosi cercarono di dare una spiegazione al fenomeno osservato, immaginando che fosse un fenomeno di tipo elettrico, causato dal moto delle bolle, ma non approfondirono l’argomento a causa dello scarso interesse generale. Le SLBM sono difficili da studiare, perché emettono luce per pochi nanosecondi (un tempo brevissimo) e sono in continuo movimento.

Nel 1988 si iniziò ad applicare la teoria allo studio del moto acustico in una singola bolla. Una SLBS è più facile da studiare perché è stazionaria, può essere stabile e incandescente per diversi minuti, quindi è possibile studiare non solo la bolla, ma anche la luce emessa. Il fenomeno, comunque, non è ancora molto noto e intorno ad esso si sono formate molte teorie che non riescono però a spiegare in modo completo le proprietà della sonoluminescenza. Ad esempio la teoria dell’onda d’urto è basata sul fatto che la bolla resti sferica. In questo caso la luce potrebbe essere prodotta da due diversi meccanismi: le alte temperature causate dal riscaldamento adiabatico della bolla provocano la formazione del plasma e la ricombinazione delle molecole provoca l’emissione luminosa oppure le alte temperature provocano una produzione di un plasma relativamente freddo che emette luce per un processo chiamato Bremsstrahlung (a causa delle collisioni tra elettroni produce uno spettro molto vasto).

La teoria della formazione di jet è in opposizione alla precedente: la bolla, mentre collassa, non resta sferica e deformandosi produce al suo interno un cilindro di acqua detto jet che può viaggiare anche a 2500 km/h producendo, al momento della sua uscita dalla bolla, emissione di radiazione elettromagnetica anche nello spettro visibile (luminescenza). La teoria della solidificazione ad alte pressioni è simile alla teoria delle onde d’urto, mentre la teoria dell’emissione indotta da collisione è totalmente nuova: quando due molecole del gas contenuto nella bolla collidono o si avvicinano, inducono un cambiamento nei dipoli di entrambi; sono la formazione e il rilassamento di questi dipoli a causare l’emissione della luce. C’è chi suppone invece che la luminescenza possa essere un fenomeno di vuoto quantistico e c’è chi parla anche di fenomeni di fusione nucleare. In effetti, così come la temperatura superficiale del Sole (meno di 6000° C) nasconderebbe temperature molto superiori presenti nel suo nucleo, si potrebbe pensare che le temperature previste per le bolle della sonoluminescenza ne caratterizzassero solo un guscio periferico: nel loro nucleo si sarebbero potute registrare temperature sufficienti a promuovere, in presenza delle giuste specie chimiche, processi di fusione nucleare. A questo punto mi chiedo: ma le mie lucine di Natale, si saranno veramente accese per il fenomeno della sonoluminescenza?

L'ABC della Fisica >> https://bit.ly/385xUAh

Dai quanti all'Universo a 26 dimensioni

Antonella Ravizza

www.macrolibrarsi.it/ebooks/ebook-l-abc-della-fisica-pdf.php?pn=1567


venerdì 10 novembre 2023

Esperienze di pre-morte e coscienza


Esperienze di pre-morte e coscienza: parla il cardiologo Pin Van Lommel

Medicina Integrata

>> https://bit.ly/47vElWN

Pin Van Lommel è un cardiologo olandese di fama internazionale che da decenni studia le esperienze di pre morte (NDE). Insieme alla sua equipe ha pubblicato numerose ricerche su riviste scientifiche analizzando la fenomenologia di queste esperienze alla ricerca di una spiegazione scientifica delle stesse.

Redazione - Scienza e Conoscenza - 09/11/2023

I suoi studi lo hanno portano a interrogarsi sulla natura della coscienza umana e sul suo rapporto con il cervello, campi di indagine scientifica ancora aperti e bisognosi, per essere compresi e studiati, di una scienza capace di andare oltre le proprie basi prettamente materialistiche.

Intervista a cura della redazione:

Redazione: Dottor Van Lommel, come mai ha deciso di indagare senza pregiudizio un tema di confine come quello delle NDE, spesso relegato nei territori della para psicologia? Quali eventi della vita l’hanno avvicinata a questo tema così spinoso e controverso?

Pin Van Lommel: Dal mio punto di vista, le NDE (esperienze di pre-morte) non sono affatto un tema spinoso e controverso; ci sono semmai un grosso tabù e una quantità di pregiudizi all’interno del paradigma materialista a cui la scienza occidentale in maggioranza si attiene ancora, per il semplice fatto che le cause e i contenuti delle NDE non possono essere spiegati dalle teorie materialistiche dominanti.

Com’è cominciato il mio interesse per le NDE? Nel 1969, mentre ero di turno come interno all’ospedale nell’unità coronarica riuscirono a rianimare un paziente con la defibrillazione elettrica. All’epoca era una cosa nuova, entusiasmante, per tutti noi; perlopiù non ci rendiamo conto, oggi, che fino al 1967, 50 anni fa, tutti i pazienti con un arresto cardiaco morivano perché non c’erano ancora le moderne tecniche di rianimazione, come la defibrillazione e la compressione del torace dall’esterno. Quel paziente in particolare riprese conoscenza dopo circa 4 minuti di incoscienza, e noi, il team dei rianimatori, ne fummo estremamente felici, ovviamente. Il paziente, invece era alquanto seccato: mi raccontò di aver attraversato un tunnel, di aver visto una luce e dei colori meravigliosi, e di aver ascoltato della musica... Un evento che non ho mai dimenticato, anche se all’epoca non sapevo cosa farne e non ne feci nulla.

All’epoca non sapevo neppure che di quelle esperienze si fosse parlato in molte culture e religioni, e in tutte le epoche storiche.

Solo diversi anni dopo, nel 1975, Raymond Moody descrisse per primo le cosiddette “esperienze di premorte” o di “quasi morte”, e solo nel 1986 lessi qualcosa sull’argomento, nel libro di George Ritchie Ritorno dall’aldilà, in cui egli raccontava ciò che gli era accaduto nei 9 minuti della sua morte clinica nel 1943, quando ancora studiava medicina. Fu dopo aver letto questo suo libro che cominciai a intervistare i miei pazienti sopravvissuti ad arresto cardiaco: con mia grande sorpresa, 12 sui 50 intervistati nel giro di 2 anni mi raccontarono una NDE.

Tutto è cominciato, per me, dalla curiosità scientifica, perché in base ai concetti attuali della medicina non è possibile avere percezioni coscienti durante un arresto cardiaco, in assenza di circolazione sanguigna e respiro. L’ambiente universitario in cui ero cresciuto mi aveva insegnato che la coscienza era ovviamente il prodotto di un cervello funzionante, e fino a quel momento avevo sempre preso per incontrovertibile questa verità, ma il confronto con il fenomeno delle NDE mi fece sorgere parecchi interrogativi fondamentali: come e perché si produce un’esperienza di NDE? Come si manifesta il contenuto di una NDE? E perché, in seguito, la vita del paziente cambia così radicalmente? La maggior parte delle risposte disponibili mi parevano incomplete, errate o infondate.

Gli studi scientifici longitudinali che mirano a spiegare la causa e i contenuti delle NDE sono cosa recente, e all’epoca c’erano solo studi in retrospettiva, e anche molto selettivi nei confronti dei pazienti.

Alcuni studiosi, basandosi su di essi, ritenevano che le esperienze di premorte fossero imputabili a mutamenti fisiologici nel cervello, risultanti dall’anossia cerebrale (la mancanza di ossigeno); altre teorie parlavano di reazioni psicologiche all’approssimarsi della morte, allucinazioni, sogni, effetti collaterali dei farmaci, o, più semplicemente, di falsi ricordi. Così nel 1988 demmo inizio, in Olanda, a uno studio longitudinale. Nessuno studio longitudinale di vasta scala sulle NDE era ancora stato condotto nel mondo, e il nostro si rivolse a 10 ospedali olandesi, con l’intento di includere tutti i pazienti consecutivi con un infarto acuto del miocardio che fossero sopravvissuti ad arresto cardiaco, e fossero stati dichiarati “clinicamente morti”.

Coscienza oltre la Vita — Libro >> https://bit.ly/47vElWN

La scienza delle esperienze di premorte

Dr. Pim Van Lommel

www.macrolibrarsi.it/libri/__coscienza-oltre-la-vita-libro.php?pn=1567


giovedì 9 novembre 2023

Emozioni e pensieri possono modificare il cibo?


Emozioni e pensieri negativi: possono modificare il cibo e l'acqua che ingeriamo?

Psicologia Quantistica

>> https://bit.ly/3DUjoIS

La realtà vibra all’unisono con noi e si adatta rispondendo con frequenze ordinate. Il cibo, come ogni essere vivente, oltre ad avere un potere calorico (chimico-energetico) ha anche un potere elettromagnetico e vibrazionale

Carmen Di Muro - 26/10/2023

Il grande filosofo L. Feuerbach sosteneva che "l'uomo è ciò che mangia", ma è pur vero che “l’uomo è dove, quando e come mangia”. 

Il cibo è una forma altamente concentrata di energia, che apporta non solo sostanze nutritive, ma anche campi d’informazione specifici che influiscono sul nostro stato di salute globale. Ogni cosa presente in natura è composta da una frequenza ben precisa e strutturata. Cose, persone, cibi e ambienti ancor prima di poter essere colti nella loro componente tangibile sono caratterizzati da un’energia specifica che li contraddistingue in virtù della carica dominante di cui sono portatori.

La realtà vibra all’unisono con noi e si adatta rispondendo con frequenze ordinate. Ad ogni azione energetica sussegue sempre una reazione di pari o maggiore intensità vibrazionale.

André Simoneton, ingegnere elettronico francese, spese gran parte dei suoi anni a studiare l’effetto delle vibrazioni degli alimenti sull’organismo umano. Egli notò che ogni cibo, come ogni essere vivente, oltre ad avere un potere calorico (chimico-energetico) aveva anche un potere elettromagnetico (vibrazionale).

Queste frequenze derivano da svariati fattori quali la forma, la tipologia, la composizione, il luogo di crescita, ma soprattutto la conservazione e il trattamento subito dagli alimenti, influendo specificatamente sulle qualità del loro campo elettromagnetico e, di conseguenza, sulle informazioni e sull’energia vitale che essi apportano.

Oggi conosciamo la macrobiotica, una pratica alimentare che si occupa di equilibrare l’utilizzo degli alimenti in funzione dell'organismo che li assume e dell'ambiente in cui vive, partendo dal bilanciamento delle forze complementari che governano l’universo. Questa è di estrema importanza, ma nel cammino che conduce al pieno benessere di psiche, anima e corpo è necessaria un’ulteriore consapevolezza integrata capace di allargare il nostro sguardo per renderci maggiormente coscienti del grande potere insito in noi nel modellare l’ambiente a partire dai suoi più semplici costituenti fondamentali come ad esempio, l’acqua.

Struttura vibrazionale dell'acqua

La ricerca ha ormai largamente dimostrato che l'acqua è un cristallo liquido con una matrice reticolare flessibile, che è in grado di assumere molte forme strutturali con capacità infinita di immagazzinare informazioni all'interno della sua matrice. Il crescente corpo di recenti dati scientifici ha, inoltre, comprovato il suo ruolo fondamentale di mediatore tra il mondo energetico e materiale e la sua funzione di accumulatore, trasmettitore e trasduttore di schemi e informazioni elettromagnetiche con le quali entra in contatto, come pure la sua capacità di conservarne la memoria per lunghi periodi di tempo. Ciò è quanto evidenziato da ricerche svolte anche dall'Università di Milano dove è stato visto che una piccola quantità di acqua sottoposta a frequenze altamente positive e coerenti, non solo presentava una configurazione armonica diversa, ma una volta aggiunta alla classica acqua di rubinetto era in grado di modificarne il pH, la conducibilità e il potenziale redox (parametro elettro-chimico della qualità dell’acqua), consentendo agli agenti patogeni di perdere la loro aggressività.

Dal momento che una parte importante dei liquidi che ingeriamo è contenuta nei cibi diventa necessario porsi una domanda: è possibile che i nostri pensieri, le nostre emozioni modifichino la struttura elettromagnetica degli alimenti rendendoli benefici o dannosi per il nostro organismo?

A seconda del trattamento subito, l'acqua dei cibi forma strutture specifiche di cluster (gocce), in quanto l’elettromagnetismo del luogo e di chi ne viene a contatto, ha un effetto modellante sulla sua struttura, la quale cambia e assume conformazioni diverse in virtù della carica energetica presente.

Cibo ed energia

Amore, gioia e gratitudine sono vibrazioni potentissime a cui l’acqua risponde in modo molto particolare che lasciano al suo interno tracce permanenti in grado di risuonare con le frequenze dei sistemi biologici - delle cellule e dell’acqua che li compongono - andando a riequilibrare l’organismo.

Nella maggior parte dei casi assumiamo cibi di cui non conosciamo il tipo di esperienza energetica che hanno vissuto. Dove e con quali frequenze sono venuti a contatto (ripetitori, stazioni radio, inquinamento). Ma non solo. Spesso capita che noi per primi diventiamo i maggiori responsabili della loro contaminazione vibrazionale preparandoli, assumendoli o anche riponendoli per lungo tempo in ambienti in cui c’è una presenza marcata di campi elettromagnetici nocivi.

Quante volte cuciniamo o mangiamo risuonando con sentimenti e pensieri disturbanti che parlano delle nostre preoccupazioni quotidiane?

In quei momenti non solo il nostro organismo vibrerà su frequenze disarmoniche producendo agenti biochimici non funzionali alla vita, ma al contempo questo campo modellerà la matrice molecolare del cibo che amplificherà tali frequenze divenendo veleno per il nostro corpo. A chi di noi non è capitato di assumere alimenti salutari e qualche volta accusare gonfiore, dolore addominale o nausea?

Ed ecco che alimenti con proprietà benefiche per la vita verranno avvelenati da basse vibrazioni perdendo i loro agenti vitali e di conseguenza abbassando il nostro indice energetico. Frutta, ortaggi, legumi freschi e cereali cotti a basse temperature sono cibi ad altissima radianza, ma anche quelli che contengono in sé una maggiore percentuale di acqua.

Tutti oggi sappiamo che un'alimentazione sana promuove il benessere, migliora la qualità della vita e può persino allungarla, ma pochi di noi si concentra sul come, il dove e quando mangiamo, sui campi di vibrazione presenti in noi e nell’ambiente capaci di informare e plasmare le proprietà dell’acqua contenuta nei cibi che diventerà memoria di quella frequenza. Le conseguenze saranno disastrose sull’organismo e sulla nostra energia, e la capacità di eliminarne le tossine seriamente compromessa. L’attenzione e la cura degli aspetti che riguardano la nostra dimensione interiore associata ad una retta scelta alimentare farà la differenza.

Per approfondire l’argomento leggi

Anima Quantica — Libro >> https://bit.ly/3DUjoIS

Nuovi orizzonti della psiche e della guarigione

Carmen Di Muro

www.macrolibrarsi.it/libri/__anima-quantica-libro.php?pn=1567


mercoledì 8 novembre 2023

Talento e frequenze DNA


Cos'è il Talento e perché ha a che fare con le frequenze e il DNA

Psicologia Quantistica

>> http://goo.gl/HRC3XW  

La scienza oggi ha scoperto come le sole indagini molecolari del DNA non siano in grado di svelare la moltitudine di fenomeni biologici che avvengono nel nostro corpo.

Carmen Di Muro - 07/11/2023

Esiste un’informazione sovraordinata, molto più sottile, che controlla l’accensione e lo spegnimento dei geni. Il nostro DNA non solo è depositario dell’informazione necessaria per il funzionamento cellulare dell’organismo, ma in realtà è una struttura di risonanza elettromagnetica dinamica in grado di immagazzinare, trasmettere e modificare informazioni essenziali che riguardano ogni dimensione della nostra esistenza.

Esso, infatti, funge da internet biologico e può essere attivato dalle frequenze a cui, quotidianamente, siamo sottoposti. Campi elettromagnetici di intensità e frequenza ultrabassa possono modulare l’attività proliferativa cellulare, nonché l’azione di anticorpi e neurotrasmettitori. Le cellule del corpo umano hanno codice genetico identico che fa di ciascuno di noi un individuo unico e diverso da tutti gli altri, ma pur contenendo identico DNA, sono differenti tra loro proprio grazie all’azione del codice epigenetico, ossia l’insieme di quei segnali mediati dall’ambiente e, più significativamente, dalle nostre percezioni di quell’ambiente che veicolano e modificano l’informazione all’interno dei nostri geni. Questi segnali non sono soltanto di natura chimica, ma soprattutto elettromagnetica.

Che cos'è il talento?

Ciò è di fondamentale importanza nella comprensione che nella profondità della materia vivente, dove alberga la sequenza prima che determina la nostra unicità genomica, non c’è trascritta soltanto l’informazione che permette al nostro organismo di funzionare in modo perfetto. In essa sono contenute delle tracce vibrazionali di individualissime capacità che ogni individuo di per sé possiede.

Esse altro non sono che singolari e sconosciuti talenti, potenzialità racchiuse nel nostro essere, che possono restare sommerse per tutta la vita senza manifestarsi se non vengono opportunamente stimolate nel corso del tempo. Il talento è un’energia creativa che vive dentro ognuno di noi che, lasciata libera, porta ogni persona alla sua piena e spontanea realizzazione. È l’attitudine a seguire il proprio destino, al quale si può accedere in qualsiasi momento. Ognuno è portatore di questa straordinarietà che ci rende individui unici e irripetibili.

Il saper fare una cosa in modo migliore rispetto ad altre persone, implica che tali sequenze si siano attivate nel corso della nostra vita, perché sono state stimolate dalla giusta frequenza informatizzata che ha permesso loro di esprimersi spontaneamente.

Siamo network biologici in grado di captare, immagazzinare e modificarci in virtù dell’incessante flusso di informazioni a cui siamo esposti nel corso della nostra esperienza di vita.

Siamo come antenne che captano segnali

Nel momento in cui frequentiamo determinati contesti in modo continuativo, la nostra sfera profonda si adatterà inscindibilmente alle frequenze maggiormente presenti intorno a noi. Il problema sorge quando l’ambiente è carico di frequenze basse e disarmoniche. Per esempio, ambienti poco stimolanti, trapuntati da sentimenti di bassa intensità causeranno sin dall’infanzia un addensamento energetico, facendo sì che le vibrazioni personali si adattino radicalmente alla vibrazione dominante del contesto di appartenenza.

La familiarità con vibrazioni di polo negativo, a lungo andare causerà inevitabilmente una sofferenza dell’anima che non sarà più in grado di esprimere pienamente le sue potenzialità, e questa disarmonia si riverserà sul corpo, alterando pian piano la struttura e le catene di congiunzione del DNA.

Si attivano, così, sequenze genomiche disfunzionali, piuttosto che geni funzionali a mobilitare e far emergere i nostri talenti sconosciuti. L’ambiente in cui cresciamo influenza il nostro destino risvegliando geni “addormentati” o lasciandoli per sempre “silenti”. Ai geni serve solo tempo per sincronizzarsi l’uno con l’altro e con l’ambiente, e un talento può modificarsi in un altro, nel momento in cui l’ambiente esterno fornisce le frequenze armoniche adatte al risveglio di geni fino a quel momento addormentati.

Nulla impedisce quindi che un artista diventi uno scienziato, o viceversa, o che si possano scoprire delle capacità anche in tarda età.

Scopri questo articolo completo su Scienza e Conoscenza n. 56

Scienza e Conoscenza - n. 56 >> http://goo.gl/HRC3XW  

Nuove scienze, Medicina non Convenzionale, Consapevolezza

http://www.macrolibrarsi.it/libri/__scienza-e-conoscenza-n-56.php?pn=1567


martedì 7 novembre 2023

Le emozioni ci fanno ammalare?


Le emozioni ci fanno davvero ammalare?

Medicina Integrata

>> https://bit.ly/3SvqR8V

Quando parliamo di salute, uno degli aspetti più importanti dei cinque elementi riguarda le nostre emozioni. Ciò che proviamo e sentiamo può davvero farci ammalare.

Redazione - Scienza e Conoscenza - 03/11/2023

Tratto da Il Libro della Medicina Orientale

Ciascun elemento e organi associati possono essere fortemente colpiti da un’emozione specifica.

Di solito, in una persona sana questo avviene per un breve lasso di tempo; ma se le emozioni rimangono inespresse per lunghi periodi, ciò può portare a un’intera gamma di disturbi e malattie.

Di frequente le persone lamentano un disturbo che ha avuto inizio a seguito di una forte problematica emozionale, ad esempio un problema alla pelle subito dopo la morte di un proprio caro.

Oppure disturbi intestinali dopo che la propria unica figlia è andata via di casa per frequentare l’università. E ancora, indolenzimento a collo e spalle dopo una settimana lavorativa particolarmente stressante e frustrante. Il collegamento tra questi eventi e i disturbi che ne derivano non sempre viene compreso e riconosciuto o, nel caso lo fosse, spesso non viene preso in considerazione e lo si accantona come “coincidenza” perché non può essere facilmente spiegato in termini convenzionali.

Per molte persone sembra essere molto più semplice trattare un eczema con una pomata a base di steroidi piuttosto che interpretarlo come la manifestazione fisica di un dolore, un lutto o un dispiacere. È difficile riconoscere che quel dolore, lutto o dispiacere ha distrutto l’equilibrio nell’elemento Metallo e nei suoi due organi correlati, Polmoni e Intestino Crasso; che lo squilibrio a livello dei Polmoni è “tracimato” trasformandosi in un problema dermatologico poiché, per la medicina orientale, i Polmoni hanno il compito di controllare la pelle; e che un aspetto fondamentale per curare quell’eczema consiste nel rafforzare l’elemento Metallo, in modo da elaborare il dolore (lutto o dispiacere) e permettere alla pelle di guarire.

Analogamente, qualche pastiglia può servire ad alleviare per un po’ l’ansia e la preoccupazione di una madre, ma alla radice dei suoi disturbi ansiosi c’è una debolezza dell’elemento Acqua; quindi, rafforzare Stomaco e Milza con l’alimentazione e le cure appropriate è di gran lunga preferibile rispetto al danno che i farmaci potrebbero causare alla mucosa gastrica.

Anche indolenzimenti e rigidità al collo e alle spalle possono essere trattati con medicine e iniezioni per ottenere un sollievo temporaneo. Tuttavia, finché non si comprende che la frustrazione subita sul luogo di lavoro sta rallentando e (a causa di uno squilibrio nel Fegato) bloccando il flusso del qi nei meridiani che interessano proprio collo e spalle – e finché non si procederà con la giusta cura indicata dalla medicina orientale – il problema potrebbe non risolversi mai del tutto.

In genere, le emozioni vanno e vengono, e nella maggior parte dei casi non si verificano problematiche dovute a uno stato emotivo persistente; per alcune persone, invece, specialmente quando uno degli elementi è più debole rispetto agli altri, un’emozione può essere difficile da lasciar andare.

Più a lungo un’emozione rimane irrisolta dentro di noi, maggiori possibilità ci sono che internamente si verifichino disagi e malattie. Il problema è che, a quel punto, qualunque collegamento tra il disturbo e l’emozione che l’ha causato difficilmente verrà individuato come tale.

Approfondisci su:

Il Libro della Medicina Orientale — Libro >> https://bit.ly/3SvqR8V

Guida completa all'autoguarigione

Clive Witham

www.macrolibrarsi.it/libri/__il-libro-della-medicina-orientale.php?pn=1567


lunedì 6 novembre 2023

Musica ed effetti quantistici sul sistema immunitario


Musica ed effetti quantistici sul sistema immunitario

Psicologia Quantistica

>> https://bit.ly/3DUjoIS

Come per ogni musicista c’è il suo personale spartito, così per ogni uomo c’è il suo personale pentagramma. Che cos’è il pentagramma? Il rigo musicale che scandisce il tempo e la frequenza del ritmo dell’anima, del corpo e della mente che congiuntamente danno origine alla nostra esperienza esistenziale.

Carmen Di Muro - 05/11/2023

Senza di questo nessuna musica sarebbe leggibile e, di conseguenza riproducibile. Nostro compito è tenere la propria nota in armonia nell’universo di suoni in cui siamo immersi. E come in ogni partitura, a dare colore e intensità alla musica ci sono i diesis che fanno salire di mezzo tono la nota e i bemolle che la fanno scendere, così in noi ci sono quelle frequenze essenziali date dai nostri sentimenti e dai nostri pensieri che danno alle note una caratteristica che permette di variare all’infinito le armonie.

La scienza oggi ci dice che nell’Universo tutto è energia in vibrazione, quindi per leggere, cantare o suonare una partitura musicale, la prima cosa da fare è interpretare su che tipo di informazione la nostra coscienza sta vibrando. Comprendere questo ci permette di aver accesso a quella visione che renderà più limpido non soltanto la percezione del suono della realtà, ma anche del nostro sistema biologico, che darà segnali nel bene e nel male sulla musica affine che risuona sulla sua medesima informazione.

Quante volte siamo attratti da un brano musicale piuttosto che da un altro in virtù dei vari momenti della vita? Ma non solo. Quante volte l’ascolto di un particolare genere di musica funge da catalizzatore di informazioni capace di distogliere la mente dai circoli di pensiero stereotipati e sfibranti? Questa è in sé una magica pozione trasformativa in grado di fungere da cassa armonica che aumenta l'intensità vibrazionale del nostro animo e di conseguenza produce notevoli effetti sul nostro sistema fisiologico.

Oggi la capacità della musica di modificare i nostri stati mentali ed affettivi è largamente argomentato. Vi è infatti una considerevole documentazione scientifica a sostegno dell'uso della musica per migliorare il sistema immunitario attraverso la sua potente influenza sul biocampo, in particolare sulle frequenze emozionali. In virtù dell’ascolto di una determinata informazione sonora muta l'attività del sistema nervoso autonomo (SNA) e il suo equilibrio, che a sua volta rimodula ogni aspetto della funzione immunitaria, attraverso l'innervazione diretta dei tessuti linfoidi, essenziali per la difesa dell'organismo contro le infezioni e la diffusione dei tumori, e tramite la regolazione di ormoni immunoregolatori.

L'interazione tra stati emozionali, sistema immunitario e la funzionalità del SNA è stata evidenziata da una serie di studi che dimostrano che emozioni negative come la rabbia e l'ostilità stimolano l'attività simpatica, aumentano il rapporto cortisolo / DHEA (un pro-ormone fondamentale per lo svolgimento delle corrette funzioni metaboliche) e sopprimono il sistema immunitario, mentre gli stati emotivi positivi come gioia e gratitudine aumentano l’attività parasimpatica, la coerenza fisiologica, diminuiscono il rapporto cortisolo/ DHEA, aumentando la risposta immunitaria.

Tra le varie ricerche ricordiamo quelle presentate nell’ambito del Congresso internazionale di Montreux sullo stress, che hanno evidenziato gli effetti fisiologici e psicologici della musica con particolari trame di accordi e armoniche appositamente progettate per aiutare a ridurre lo stress, facilitare sentimenti positivi, soprattutto se usata congiuntamente ad un programma di autogestione emotiva. Questa musica non solo aumenta il DHEA, riducendo il cortisolo, ma si è visto che migliora l'equilibrio e la coerenza nel SNA, con conseguente trascinamento benefico degli altri comparti biologici.

I dati inoltre suggeriscono notevoli effetti positivi in soggetti che presentano condizioni cliniche di ansia, depressione, panico, aritmie, diabete e stanchezza cronica.

Tra le varie frequenze, utilizzate oggi a scopo terapeutico, ricordiamo la musica a 432 Hz. Da essa origina in maniera naturale la frequenza di 8hz, ossia la vibrazione fondamentale del pianeta, nota come “risonanza fondamentale della cavità Schumann”, nonché la frequenza di replicazione della doppia elica DNA. Inoltre 8hz è la frequenza che attiva la ghiandola pineale, favorendo la guarigione, il rallentamento dell’invecchiamento, la produzione di sostanze anti-tumorali, migliorando il sonno e accelerando l’evoluzione di coscienza, nonché sugli 8 Hz sono anche intonati i ritmi delle onde Alfa del cervello che consentono agli emisferi cerebrali di sincronizzarsi per lavorare insieme entrando nello stato flusso.

Essere nel flusso permette di condividere con l’altro la parte più intima di noi, senza resistenze né barriere, generando un campo di connessione armonica che intesse le trame per legami solidi e duraturi.

Per approfondire l’argomento leggi Anima Quantica, Nuovi orizzonti della psiche e della Guarigione

Anima Quantica — Libro >> https://bit.ly/3DUjoIS

Nuovi orizzonti della psiche e della guarigione

Carmen Di Muro

www.macrolibrarsi.it/libri/__anima-quantica-libro.php?pn=1567