mercoledì 13 maggio 2009

Nada Yoga, lo yoga del suono 3

Nada Yoga, lo yoga del suono 3 compilato da Marco Stefanelli dal libro "Suono, Meditazione e Psicoterapia" Il suono e la meditazione nella trasformazione dei contenuti inconsci per l'evoluzione della coscienza Ed. Amadeux Network & Multimedia http://www.sublimen.com Stampa Lulu.com http://www.lulu.com/amadeux , Ilmiolibro.it (Gruppo Editoriale L'Espresso) http://ilmiolibro.kataweb.it/autore.asp?id=21323 [...] La propria melodia Nella classica posizione del loto, ad occhi chiusi è più facile raggiungere la concentrazione e il rilassamento che aiutano meglio a sintonizzarsi con la nota personale. Ad ognuno dei sette chakra corrisponde un tipo di musica. Così se una melodia ci piace significa che quel chakra ha bisogno di quella musica, se invece ci infastidisce vuol dire che ci sono problemi. Facciamo un check-up emotivo e musicale con le indicazioni di un esperto di yoga del suono, che ci aiuterà a scoprire quale è la melodia che più ci è consona, insomma quella che ci fa star bene o meglio. Primo Chakra: collegato all'energia vitale. Colore rosso. Governa il plesso sacrale e il coccige. Strumento: tamburo, batteria. Musiche corrispondenti: ritmi tribali. Se ci danno fastidio: non viviamo bene nel nostro corpo. Secondo Chakra: è il chakra della sessualità. Colore arancione. Governa i genitali. Strumento: flauto. E' stimolato da musiche che implicano movimenti del bacino tipo le danze sudamericane, salsa, merenghe, samba. Chi non le ama ha una sessualità repressa, fa fatica a entrare in relazione con l'altro sesso. Terzo Chakra: è il centro della forza di volontà e dell'autoaffermazione. Colore giallo. Organi governati: il plesso solare. Strumento: pianoforte, violino, chitarra. Ritmi corrispondenti: brani solenni di musica classica tipo la "Cavalcata delle Valkirie" di Wagner o la "Quinta sinfonia" di Beethoven, rock dal ritmo incalzante. Chi le rifugge è timido, ha scarsa autostima. Quarto Chakra: è il chakra del cuore e del sentimento. Colore verde. Governa il plesso cardiaco e il timo. Strumento: la voce. Melodie romantiche, sentimentali, da Claudio Baglioni alla New Age passando per Chopin. Per chi desidera soddisfare la propria affettività. Quinto Chakra: è il chakra della gola, della parola, della comunicazione. Colore blu. Organo governato: la tiroide. Strumento: la voce. Lo alimentano le musiche universali di Mozart. Chi non le sopporta ha problemi di comunicazione. Sesto Chakra: corrisponde alla mente, all'intuizione, alla chiaroveggenza. Colore indaco. A livello fisico governa l'ipofisi. Strumento: tanpura, campane tibetane. Lo stimolano musiche da meditazione come canto gregoriano, canto indiano, Bach, free jazz. Settimo Chakra: o della spiritualità. Colore violetto. Organo governato: l'epifisi. Strumento: arpa. La sua musica è il silenzio. Chi ne ha paura teme di entrare in contatto profondo con se stesso. Ognuno di noi, secondo Vemu Mukunda, vibra come uno strumento musicale risuonando in base ad una delle 12 possibilità della scala cromatica: le 7 note base più le altre 5 note alterate o diesis. Possono risuonare in un punto qualsiasi delle tre ottave sonore in cui è diviso il corpo umano e cioè nell'ottava bassa, dall'alluce all'ombelico, nell'ottava media, dall'ombelico alle sopracciglia (il terzo occhio) e infine nell'ottava alta, dal terzo occhio al centro del capo (fontanelle). A ciascuna di esse corrisponde un tipo di personalità. Tipo SOL: è la nota cosmica, della spiritualità. Chi appartiene a questa categoria è una persona tranquilla, armoniosa. Il suo compito: indicare la via verso l'infinito. Tipo SOL DIESIS: freddo, cerebrale è diviso tra desiderio di concretezza e la spinta verso l'alto. Il suo compito: mediare tra energie spirituali e terrene. Tipo LA: attivo, dotato di senso pratico e capacità organizzative, ha la stoffa del manager. Il suo compito: trovare lo spirituale nella quotidianità. Tipo LA DIESIS: solitario, ambizioso desidera affermarsi attraverso lo studio e la ricerca. Il suo compito: ricercare per il bene dell'umanità. Tipo SI: egocentrico, bugiardo anche con se stesso, a volte geniale, tende a prevaricare per desiderio di autoaffermazione. Il suo compito: imparare a essere più umile e più sincero con se stesso e con gli altri. Tipo DO: generoso, idealista, compassionevole, armonioso. Il suo compito: ricordare che il Cielo può esistere anche sulla Terra. Tipo DO DIESIS: artista e sognatore, auspica il ritorno a una vita semplice, naturale. Il suo compito: trasferire sul piano del reale i sogni più belli e le aspettative migliori del genere umano. Tipo RE: concreto, stabile, consapevole dei suoi limiti e dei suoi pregi. Il suo compito: riconciliarci con la Terra che abitiamo. Tipo RE DIESIS: dinamico, curioso, ma anche invadente. Il suo compito: seminare il dubbio, smuovere gli immobilismi. Tipo MI: personalità forte, dominatrice fino alla prepotenza. Il suo compito: ridimensionare il suo Ego smisurato. Tipo FA: intuitivo, può essere un sensitivo naturale. Il suo compito: mediare tra il rumore della quotidianità e il silenzio della preghiera e della meditazione. Tipo FA DIESIS: socievole, amante della vita all'aria aperta, creativo in qualunque campo. Il suo compito: creare qualcosa di nuovo per l'umanità. Guarire con la musica Questo lavoro di scoperta del proprio strumento interiore ha effetti benefici anche sulla salute. Infatti, facendo vibrare i chakra secondo frequenze particolari, si stimolano gli organi e le funzioni corrispondenti, risvegliandone le energie. Non è certo facile trovare la vibrazione giusta per curare una certa zona del corpo perché bisogna individuarne con esattezza timbro, altezza e durata. Il canto carnatico è una musica che si modula sull'onda dell'espirazione, con effetti molto profondi a livello psichico ed emotivo. Non si basa sul nostro sistema musicale ma sulle 72 raga, che sono le scale indiane. I raga (in sanscrito significa colore, tono musicale) sono alla base dei canti sacri legati ai vari momenti della giornata. Il potere curativo del suono era noto in tutto il mondo antico. Del resto il corpo umano è stato il modello per molti strumenti musicali, con tanto di manico (spina dorsale), cassa armonica (gabbia toracica) e corde (vocali). Ogni giorno accumuliamo energie emozionali sia positive che negative e queste possono rimanere bloccate a livello dei Nadi. Questi blocchi emozionali, anche se a livello inconscio, danno origine a disarmonie mentali e fisiche. I 22 Nadi sono correlati a note musicali chiamate Shruti. Se le energie emozionali, bloccate in tali punti, possono essere raggiunte per mezzo di un attento uso delle note, allora le persone affette da turbe psichiche potranno convertire le energie emozionali negative in energie di pace, ed avvicinarsi alla comprensione delle cause dei loro problemi e a liberarsene, se è maturo il tempo per tale possibilità. Ognuno di noi possiede la propria nota base o tonica, che è la manifestazione sonora della nostra essenza profonda, che può essere determinata partendo dal suono della voce, mediante un particolare metodo di rilevazione. La tonica personale può avere differenze di pochissimi Hertz, soprattutto in quelle culture che non utilizzano i sistemi temperati di accordatura. In occidente comunque l'influenza del nostro sistema musicale, che si avvale di frequenze relativamente fisse, organizzate intorno ai 440 Hz (corrispondenti alla nota LA dell'ottava centrale del pianoforte) favorisce, in generale, l'identificazione della tonica individuale con queste frequenze determinate. Così vi saranno persone con la tonica SOL, altre con la tonica SOL#, oppure LA, e così via. In ciascuna frequenza si riscontrano precise caratteristiche psicologiche rilevate statisticamente su un'ingente mole di dati. Questo aspetto apre un nuovo campo di studio sulle tipologie umane e sulle modalità di relazione che scaturiscono dall'interagire di frequenze consonanti e dissonanti. Dopo un'analisi accurata sull'effetto delle diverse note sul soggetto, si può creare una musica mantenendo la tonica personale come nota base dell'ottava. Lavorando sui punti di energia emozionale bloccata è possibile influenzare i processi fisiologici e aiutare la mente a sciogliere le sue complessità. Secondo il Nada Yoga è importante individuare la nota, l'intervallo e la scala musicale adatti ad esercitare un'azione corretta. Ci sarà infatti una certa nota che, inserita in una determinata combinazione di altre note e intervalli, sarà in grado di armonizzare un determinato chakra e sciogliere le tensioni nella relativa zona. Come le note possono essere bemolle o diesis, cioè avere un aspetto debole e uno forte, analogamente i chakra possono essere ipertonici o ipotonici. Bisognerà distinguere se sia preferibile dare un rinforzo attraverso un suono forte oppure agire omeopaticamente con un suono che rappresenti in forma musicale il problema energetico dell'individuo. Tale suono dovrà essere inserito in una scala o modo musicale che, attraverso una combinazione di note e intervalli, sia adatta a concentrare l'energia nel chakra e nel punto di interesse. I Raga indiani furono concepiti proprio sulla base di questi principi, per cercare di sfruttare tutte le possibili combinazioni di note ed intervalli allo scopo di armonizzare le energie psico-emozionali dell'essere umano. E' nota infatti la connessione tra i Raga, le note che li compongono e le emozioni. Ogni scala modale è ritenuta in grado di esprimere ed elaborare una determinata tipologia di emozione (Rasa) tramite differenti combinazioni di note e intervalli, con una nota "tonica" di base fissa. La definizione delle note è fondata su un certo numero di microtoni, cioè di piccolissime particelle dell'ottava, ognuna delle quali è connessa ad una specifica emozione. Questi microtoni sono chiamati "Shruti", che significa "ciò che risuona", e il loro numero è stabilito in 22. Essi formano la scala su cui si posizionano le sette note della gamma per formare i differenti modi o "raga". E' importante osservare come aspetti "omeopatici" e "compensativi" siano presenti nei Raga. I Raga sono suoni mantrici non legati a fattori culturali come nel caso dei Mantra tratti da linguaggi verbali, bensì sono universali come lo è la musica. Esiste un testo vedico molto antico completamente dedicato alla musica e alla scienza dei suoni, il Gandharva Veda, di cui è giunto fino ai nostri giorni soltanto l'indice, ma le cui conoscenze si ritiene traspaiano dalle pagine di trattati successivi come il Sanghita Ratnakara, un testo del 1200 d.c. attribuito a Sarangadeva, un medico ayurvedico e musicologo alla corte del re Singhana. Nel Gandharva Veda furono riuniti un gran numero di testi che si riferivano alla metafisica e alla fisica del suono, alla semantica e al simbolismo musicale, alla storia e alla teoria della musica, e inoltre ad applicazioni artistiche, magiche e terapeutiche dei fenomeni sonori. [...] Bibliografia http://www.amadeux.it/sublimen/informazioni/bibliografia.html www.sublimen.com

martedì 12 maggio 2009

Nada Yoga, lo yoga del suono 2

Nada Yoga, lo yoga del suono 2 compilato da Marco Stefanelli dal libro "Suono, Meditazione e Psicoterapia" Il suono e la meditazione nella trasformazione dei contenuti inconsci per l'evoluzione della coscienza Ed. Amadeux Network & Multimedia http://www.sublimen.com Stampa Lulu.com http://www.lulu.com/amadeux , Ilmiolibro.it (Gruppo Editoriale L'Espresso) http://ilmiolibro.kataweb.it/autore.asp?id=21323 [...] Mente e Nada yoga Le onde di pressione/rarefazione vengono trasformate in segnale elettrico inviato al cervello e qui convertito in sensazione acustica. Questa sensazione viene chiamata "modello sonoro". Quando questo modello è formato nel cervello, viene decodificato, trasformato a sua volta in pensiero e immagazzinato nella mente similmente al funzionamento di un computer. Non necessariamente il modello sonoro che giunge al cervello è trasformato però in tal senso, infatti ascoltando ad esempio una lingua straniera sconosciuta, ciò non avviene. Ci sarebbe bisogno di una traduzione per rendere possibile la decodifica del segnale sonoro. Ci sono infatti svariati modelli di suono, e non tutti possono essere trasformati in pensiero: oltre al caso delle lingue vi possono essere altri suoni (ad es. quelli emessi da un uccello tropicale) che non trovano una comprensione corretta in un altro luogo. Questo perché noi immagazziniamo sempre nella nostra memoria dei modelli di suono attraverso un "processo di identificazione". Quando ascoltiamo un miagolio, immediatamente identifichiamo quel suono col gatto con un processo di identificazione del suono e di immagazzinamento nella memoria. Il suono del miagolio del gatto, dunque, raggiunge il cervello ed è istantaneamente decodificato e compreso come suono proveniente da un animale chiamato gatto. Abbiamo così un sistema per decodificare il suono in pensiero: ciò avviene attraverso quella che chiameremo "mente condizionata". Noi, cioè, condizioniamo la nostra mente a ricevere un suono, ad identificarlo e a immagazzinarlo. In ogni lingua avviene la stessa cosa: quando un bambino sente il suono della parola "latte", un po' alla volta lo identifica come "cibo"; e così, con tutte le altre parole, viene a costruirsi un suo vocabolario. E' questo il linguaggio che nasce dalla madre, è la cosiddetta madrelingua. Ognuno ha la sua, e viene costituita attraverso il processo di identificazione. Andando a scuola e studiando le lingue straniere o altre materie (algebra, fisica, chimica ecc.), si condiziona la mente, ma questa volta attraverso un processo intellettivo, per capire altri modelli di suono relazionati alla madrelingua. Anche nella fase di identificazione c'era un coinvolgimento dell'intelletto, ma in modo più inconscio, automatico e naturale, di pertinenza della mente istintiva inconscia. Il processo intellettivo vero e proprio implica una volontarietà diretta e cosciente, ed è una funzione di una mente più evoluta (mente intellettuale). Pertanto, per la comprensione dei modelli sonori e la formazione di pensieri, la mente può essere condizionata in due modi: col processo di identificazione automatico o col processo intellettivo volontario. Ci sono però altri suoni che non necessitano di alcuna mente condizionata, sono infatti suoni per la mente incondizionata o decondizionata, che non passano attraverso l'intelletto e non devono essere immagazzinati nella mente per essere identificati, ma che hanno un immediato riflesso sulla loro comprensione senza condizionare la mente. Sono suoni molto primitivi e sono il puro riflesso delle emozioni. Senza addentrarci nella complessità che l'argomento richiederebbe, intendiamo per emozione uno stato psichico che viene ad alterare una situazione di equilibrio: vengono prese in considerazione le emozioni fondamentali, le più comuni (ansia, paura, rabbia, malinconia, tristezza, vergogna ecc.), quelle che stanno alla base dei cosiddetti processi psicosomatici. La disciplina del Nada-Yoga parte da questo principio generale: ai tempi dell'uomo preistorico vi era una mente altamente primitiva, quando un cavernicolo vedeva un animale, ad es., emetteva un grido, un suono, e tutti collegavano tale sonorità al cibo. Questo ed altri suoni erano emessi a causa di uno stato emotivo ed erano universali, in quanto valevano in qualsiasi parte del globo. Con l'inizio delle migrazioni, con lo sviluppo del sistema nervoso e il miglioramento delle facoltà mnemoniche, nacquero le lingue, col tempo sempre più sofisticate. A tal punto che oggi vi sono addirittura sensibili differenze tra una città e l'altra di una stessa nazione, i dialetti. Attualmente, comunque, esistono ancora almeno due suoni incondizionati primitivi uguali in tutto il mondo: la risata e il pianto. Tutti gli altri suoni primitivi sono quasi scomparsi. Dunque, il suono emesso dalle emozioni è un suono puro. Altri suoni, nati da un processo mentale di identificazione, possono cambiare da luogo a luogo. Uno dei fondamenti teorici e pratici della concezione musicoterapeutica del Nada-Yoga è quello relativo alla possibilità di porre un soggetto nello stato di "mente incondizionata", rendendolo calmo e quieto sia mentalmente che fisicamente, e ciò per mezzo del suono. Il suono udibile, come abbiamo visto, è dovuto ad una vibrazione dell'aria e nella tradizione indiana viene detto Ahata Nada, la musica si basa su questo nada. Questo suono è manifestato dalle vibrazioni naturali mediante urto o sfregamento. Il suono non manifesto ed impercettibile ai sensi fisici umani, invece, viene detto Anahata Nada e corrisponde ad una vibrazione che non è prodotta da alcun agente fisico in movimento come avviene invece per i suoni udibili. Il pensiero è anahata e per tutti i pensieri esiste un modello sonoro nella mente. Il suono anahata può essere udito o sperimentato mediante la concentrazione sul centro sottile chiamato Anahata Chakra, situato nella regione del cuore: è il chakra che contiene dodici petali e ognuno dei quali ha incisa una delle prime dodici lettere dell'alfabeto Devanagari. E' anche l'Asana o posizione in cui si dovrebbe adorare Shiva nella forma del Pranava, l'OM. Secondo il pensiero filosofico hindu ci sono quattro livelli o fasi che riguardano l'emissione del suono: Para, Pasyanthi, Madyama, Vaikari. Para è la germinazione del pensiero, la fase iniziale del pensiero. Pasyanthi è la fase successiva alla generazione del pensiero, in una frazione di secondo quel pensiero produce una visione mentale, direttamente o indirettamente collegata ad esso. Madyama è il livello successivo in cui si ha il passaggio ad una forma acustica, un modello sonoro. Il suono è presente nella mente ma non viene ancora emesso, siamo ancora al livello del suono inespresso "anahata". Vaikari è l'ultima fase in cui, dopo una forte spinta, il suono presente nella mente, viene liberato ed emesso nel mondo esterno divenendo suono udibile "ahata". Ogni pensiero ha un'immagine mentale, diretta o indiretta, ma il più delle volte non viene visualizzata. Quando cominciamo a visualizzare l'immagine mentale creata dal pensiero, il nostro pensiero diventa preciso: l'immagine ed il pensiero sono collegati. Quando pensiamo alle nostre vacanze, un'idea di queste vacanze, un'immagine e poi un suono appaiono nella mente. Se abbiamo necessità di dirlo, allora lo comunichiamo. Noi tutti pensiamo in forma acustica. Non traduciamo però subito in parole qualsiasi suono che parta dalla mente: esterniamo alcuni pensieri mentre altri li tratteniamo perché vogliamo dare una certa immagine di noi stessi. Quale che sia il pensiero che abbiamo, se lo esprimiamo in forma di suono, tutto il mondo saprà cosa siamo, quindi ci autolimitiamo in modo da non esprimere tutte le forme acustiche che abbiamo pensato. Esistono persone che hanno perduto questa facoltà di filtraggio, di supervisione, per cui esternano qualsiasi pensiero immediatamente. A volte vediamo qualcuno che cammina per strada parlando da solo e che noi, generalmente, definiamo "fuori di Sé", perché ha perduto la facoltà di trattenersi, di supervisionarsi. Questo è il modo in cui il pensiero si proietta nella forma di suono. Quando parliamo liberiamo delle vibrazioni che colpiscono i nostri timpani, ma il suono va ben oltre. Continuando il suono ad espandersi, la frequenza diventa sempre più piccola. Queste parole diventano frequenze sempre più piccole, si espandono nel cosmo ed entrano in quello che noi chiamiamo Etere o Akasha e lì rimangono. Qualsiasi suono che liberiamo all'inizio è una vibrazione fisica e alla fine diventa una vibrazione cosmica. Per esempio, quando il vento soffia molto forte si ha come un forte massaggio sulla pelle e la nostra mente non è a proprio agio. Quando però il vento si espande in modo leggero e ci accarezza il corpo, allora ci sentiamo bene. Quindi la pressione sul corpo ha un effetto sulla mente. Una persona equilibrata può controllare e far uscire i suoni (parole) solo quando decide di farlo. Nella fase Madyama abbiamo un pensiero in forma acustica (inespressa): a seconda del pensiero ci sarà una ripercussione sul corpo (aspetto psicosomatico). Un pensiero negativo produrrà un effetto negativo sul corpo. Un pensiero negativo non espresso ha perciò come diretta conseguenza un problema psicosomatico. Questo pensiero negativo deve quindi essere rilasciato, liberato, espresso in qualche modo. Prima di essere liberato però occorre che sia elaborato e ripulito affinché non venga a riversarsi negativamente su altri esseri viventi. Quando un pensiero di rabbia compare nella mente, si verificano cambiamenti nella sfera fisica: aumento della pressione sanguigna, aumento della temperatura corporea, alterazione del livello degli zuccheri ecc. Il corpo accumula tensioni a livello muscolare, si avvia un processo psicosomatico. Dobbiamo quindi eliminare prima possibile questo pensiero, rilasciandolo o trasformandolo. Se rilasciamo immediatamente l'energia negativa, scaricandola su qualcuno che abbiamo vicino, molto probabilmente inneschiamo un meccanismo senza fine che si ritorcerà su di noi aumentando la rabbia. Sarebbe più utile, quindi, trasformare questa energia da negativa in positiva ed eventualmente eliminarne anche la causa affinché non si ripresenti. Questi sono i motivi per cui le terapie in oggetto mirano a convertire, a trasformare le energie negative in positive prima di essere liberate all'esterno, oltre che a farci comprendere i meccanismi generativi e le cause, consci ed inconsci. Questo è l'obiettivo principale delle tecniche del Nada Yoga. Conoscersi Nella vita pratica che cosa si può scoprire con il Nada Yoga? Per esempio se abbiamo più attitudine ai lavori manuali o a quelli intellettuali, se siamo più autonomi o più dipendenti, se abbiamo la tendenza ad essere severi con noi stessi o indulgenti, se siamo ipercritici o sentimentali, ecc.; e nella vita affettiva se siamo inguaribili romantici o realistici. La ricerca della nota personale è solo il primo passo di un percorso di autoconoscenza molto affascinante. Così, da voci disturbate, gole chiuse, respiri frenati, il terapeuta può scoprire che cosa non funziona e quindi aiutare a liberare le emozioni represse. Per la cura basta cantare o ascoltare musica da soli, in coppia o in gruppo. Il tutto sotto la guida di persone esperte di Nada Yoga che aiutino, attraverso tecniche di canto e di ascolto, a sbloccare le energie negative convertendole in energie positive. Un aumento del nostro stato di consapevolezza che ci preserverà anche da un utilizzo dannoso di suoni e musiche e sarà il nostro campanello d'allarme per evitare situazioni pericolose per la salute. Senza contare l'acquisizione di una miglior sensibilità musicale, di un maggior senso del ritmo e di una maggiore capacità di intonazione se si è stonati. Per comprendere lo Yoga del suono, è necessaria una pratica personale attenta e una raffinata sensibilità d'ascolto, non solo uditivo; come è stato già detto, bisogna sentire il corpo e sentire come il suono si sposta nel corpo, i punti risonanti, gli ostacoli, le oscillazioni di frequenza e tutte le sfumature che possono schiudersi ad un'attenzione aperta e presente. Lo scopo è di permettere all'energia di trasformarsi secondo il proprio percorso naturale, che passa attraverso tutti gli stati emotivi necessari prima di essere convertita in una pace di ordine più elevato, di natura spirituale e di vibrazione più sottile. Il professor Marco Ferrini, in una lezione all'Università degli Studi di Siena, definisce così l'ascolto: "L'ascolto attiene a vari stati di coscienza. Esistono diversi modi di ascoltare. L'ascolto è una modalità dell'essere. Quando noi vogliamo che qualcosa entri profondamente dentro e ci pervada, ascoltiamo in un modo. Quando invece cerchiamo solo un'informazione banale, di limitata utilità, ascoltiamo superficialmente. Se vogliamo cogliere un insegnamento profondo, una verità sulla quale siamo pronti a strutturare la nostra vita, per dare un senso alla nostra esistenza, allora ascoltiamo con differente attitudine. L'ascolto dunque ha varie profondità che corrispondono all'interesse che ci anima. Quando l'interesse è alto, sicuramente l'ascolto è molto profondo. C'è un ascolto di informazioni che vengono dall'esterno, che pur essendo preziose non sono quelle di massimo pregio, quanto invece quelle che provengono dalla nostra interiorità, ascoltando le quali capiamo che cosa veramente ci interessa, quali fra le tante nostre possibilità desideriamo far crescere e quali invece potare, rinunciare, affinché crescano i rami più importanti. Nelle scelte importanti c'è un ascolto profondo e quello della nostra voce interiore è sicuramente l'ascolto più significativo. Purtroppo vediamo che la gente ha perduto non solo l'arte dell'ascolto, ma anche l'opportunità di essere educata ad ascoltare. La preghiera è ascolto, la meditazione è ascolto, più meditiamo in profondità, più ascoltiamo i nostri bisogni veri che sono quelli spirituali, ontologici e un minuto o pochi minuti di questo ascolto possono trasformare la vita e donarci quell'orientamento illuminato che noi cerchiamo da sempre verso la felicità". [...] Bibliografia http://www.amadeux.it/sublimen/informazioni/bibliografia.html

lunedì 11 maggio 2009

Nada Yoga, lo yoga del suono 1

Nada Yoga, lo yoga del suono 1 compilato da Marco Stefanelli dal libro "Suono, Meditazione e Psicoterapia" Il suono e la meditazione nella trasformazione dei contenuti inconsci per l'evoluzione della coscienza Ed. Amadeux Network & Multimedia http://www.sublimen.com Stampa Lulu.com http://www.lulu.com/amadeux , Ilmiolibro.it (Gruppo Editoriale L'Espresso) http://ilmiolibro.kataweb.it/autore.asp?id=21323 [...] Il Nada Yoga, lo yoga del suono, è un aspetto dello yoga che utilizza il suono, i mantra e la musica al fine di raggiungere la meta dello yoga: l'integrazione della personalità, la ri-connessione con il Divino e la realizzazione spirituale. Alain Danielou definisce lo yoga "la scienza della reintegrazione totale". Lo yoga dunque è un'integrazione armoniosa di corpo, mente e spirito. Per conseguire questo obiettivo, lo yoga dispone di molte tecniche psicofisiche, tra cui quelle del Nada Yoga. Prima di addentrarci nello specifico però è opportuno comprendere che lo yoga è soprattutto uno stile di vita, uno stato di coscienza proteso verso l'unità, l'armonia e l'equilibrio. Nella Bhagavad Gita, infatti, Sri Krishna spiega ad Arjuna: "Lo yoga non è per chi mangia troppo o troppo poco; non è per chi dorme troppo o troppo poco; lo yoga è la condizione di chi è equilibrato nelle attività quotidiane, nel lavoro e nel riposo. Questo yoga distrugge i conflitti ed elimina la sofferenza". Da questi insegnamenti si evince che lo yoga non può essere solamente un insieme di tecniche, pur raffinate che siano. Lo yoga dunque è l'espressione di un'attitudine interiore di equilibrio, di una consapevolezza che abbraccia l'universo intero nell'armonia. Le tecniche dello yoga, come il Nada Yoga, vanno perciò intese come uno strumento per ri-educare la mente e il corpo nel ritrovare la nostra attitudine interiore illuminata della pura consapevolezza. Le origini Le radici di quella che oggi viene chiamata "musica classica indiana" si ritrovano nel Sama Veda e in altri testi di epoche più recenti dedicati agli aspetti più tecnici della musica. I Veda sono gli antichi testi sacri indiani che raccolgono l'antica sapienza rivelata tramandata da maestro a discepolo fino ai giorni nostri. In queste sacre scritture sono tramandati molti insegnamenti nei più svariati campi della scienza, ciò che alcuni grandi fisici e scienziati sono giunti oggi ad affermare e confermare con i loro esperimenti di fisica nucleare e quantistica. I Veda sono composti da quattro libri: Rig Veda, Atharva Veda, Yajur Veda e il Sama Veda da cui trae origine la scienza del suono utilizzato come via di purificazione ed elevazione spirituale. Nel Sama Veda sono raccolti i canti liturgici, gli inni rivolti ai vari aspetti del Divino che si manifesta in infinite forme al fine di divenire accessibile ad ogni persona, secondo i vari livelli di coscienza iniziali e le varie capacità di comprensione. Nelle Upanishad, letteratura vedica immediatamente posteriore ai Veda, si trovano molti riferimenti al suono primordiale: OM (AUM). OM è anche detto Nada Brahma, cioè suono creatore. Nella tradizione musicale indiana le melodie (Raga) e i cicli ritmici (Tala) possono provocare svariati tipi di emozioni, reazioni fisiologiche, agire sui fenomeni atmosferici, sono inoltre indicate in determinate stagioni o in differenti periodi del giorno o della notte. In India esiste tutto l'impianto teorico musicale, codificato da secoli, riguardante l'uso dei suoni, melodie e ritmi collegati a stagioni, orari, stati fisici e psichici e a tutte le circostanze della vita dell'uomo e della Natura, e la pratica musicale è saldamente fissata su questo sistema. Il prof. Ferrini, ad una sua lezione all'Università di Siena, parla dei Veda e il luogo dell'ascolto: "I Veda sono per definizione Ascolto. Il loro nome tecnico è Shruti che vuol dire: ciò che si ascolta. Il Veda quindi si ascolta, non si legge, lo si apprende ascoltando. Le Upanishad, che sono il corpo filosofico dei Veda, sono ciò che si ascolta ai piedi del Maestro. L'ascolto ha sicuramente un ruolo di primo piano. Il luogo è l'Atman, il Sé, per dirla in termini junghiani. Le Upanishad dicono che l'orecchio non ascolta, come l'occhio non vede e come la pelle non sente. E' il Sé ad esserne testimone. Il Sé è immobile, non compie attività. Il luogo dell'ascolto è sicuramente il Sé. E' anche il luogo dove le dinamiche si mettono in moto e fanno succedere gli accadimenti emozionali. E' la qualità della coscienza che fa accadere le cose. Nel bene e nel male i filtri del Sé, i filtri mentali, la struttura psichica, possono riflettere dal mondo distorsioni o raggi di luce imperfetti. Il luogo della memoria, dove possono rivivere e vengono evocati e quindi fatti germinare i semi della conoscenza, sia essa artistica, scientifica, filosofica o religiosa, è il Sé, l'unico centro creativo che si manifesta nel mondo attraverso il piano immanente con l'ausilio dell'intelletto, dell'ego, dei sensi. La centrale è il Sé, l'Atman, o il Brahman per utilizzare la terminologia vedica". Le principali categorie di suono nei Veda Nada: indica il suono primordiale, il suono nella sua essenza, energia ed emanazione del Brahman, la potenza creatrice che genera l'universo. Ci sono scoperte dell'astrofisica moderna che si stanno avvicinando sorprendentemente alle definizioni degli scienziati vedici su questo fenomeno della creazione. Shabda: significa genericamente "suono". Accostato alla parola "pramana" (prova), questo termine indica la testimonianza più autorevole sulla realtà, testimonianza che proviene dai Veda, dai Maestri, da altre dimensioni e quindi il suono "udito" dai mistici. Dhvani: suono proferito e udibile (in opposizione a suono interiore). Ciò che viene insegnato ma non è ancora giunto a destinazione. Svara: suono specifico delle note musicali. Tono musicale. Ciò che splende di per sé e risuona. Unione di luce e suono. Shruti: ciò che è stato udito, insegnamento giunto a destinazione. Nel linguaggio musicale definisce i microtoni. Rivelazione, letteratura relativa alla Rivelazione tramandata oralmente da Guru a discepolo (per questo udita, ascoltata). Questi termini riguardano i diversi aspetti del suono che a loro volta riflettono differenti aspetti dell'estetica musicale, scienza che si occupa delle percezioni ma il cui scopo originario ha la funzione trascendente di portare il soggetto oltre le percezioni sensoriali. Nada Brahma Yoga L'antica disciplina indiana del Nada Yoga ci aiuta a scoprire chi siamo veramente dal tono della voce e a liberare, con il canto e con la musica, le emozioni represse. Sei razionale o intuitivo, estroverso o timido, pigro o dinamico? La risposta è nella voce o meglio nella nota personale. Ad ogni nota personale infatti corrisponde un tipo di personalità. Così il tipo RE è un curioso dotato anche di grande senso pratico, il LA ha la stoffa del manager, il SOL desidera fortemente un amore spirituale. Lo dice il Nada Yoga, o yoga del suono, disciplina che utilizza la vibrazione del suono per aiutare l'uomo a migliorarsi. Recentemente, a metterlo a punto attingendo alle antichissime tradizioni dei Veda, i testi sacri indiani, è stato un maestro contemporaneo, Vemu Mukunda, fisico nucleare e famoso musicista indiano. Coniugando i suoi studi scientifici con la tradizione millenaria del suo paese ha elaborato una lunga indagine sul corpo umano e le sue risposte fisiche e psichiche al suono, arrivando alla conclusione che ogni essere vivente è un suono. La sua formazione scientifica in fisica nucleare gli ha permesso di sviluppare l'attitudine a verificare sperimentalmente tutto quello che la millenaria tradizione musicale indiana ci ha tramandato. Il suo metodo terapeutico utilizza il suono come fenomeno vibratorio che può agire direttamente su specifici punti del corpo. Questi punti sono collegati a stati emozionali, quindi, il suono utilizzato con attenzione, può indurre modificazioni sia psichiche che fisiche nella direzione desiderata. La possibilità di indurre trasformazioni nel campo della materia rende questo metodo assai differente dalla moderna musicoterapia del mondo occidentale che invece impiega la musica prevalentemente come strumento di comunicazione, di gioco e di socializzazione. Da qui nasce la necessità di ritornare alla fonte, a Shabda Brahma, il Suono Creatore, con l'aiuto del Nada Yoga. Il principio base del Nada Brahma Yoga, descritto nei testi vedici, afferma che dapprima è necessario purificare la mente riportandola sotto controllo, quindi regolare le percezioni sensorie per avere una vita più armoniosa. Successivamente è possibile irradiare vibrazioni sonore e utilizzare specifici passaggi e determinati movimenti musicali per permettere al paziente di curarsi da solo, aiutando l'autoregolazione dei vari sistemi dell'organismo. Voce, note e scale delle emozioni Ogni essere umano, dice Mukunda, raggiunta l'età adulta assume una vibrazione che lo distingue e lo rende nota unica e caratteristica del grande concerto cosmico. Scoprire quale è la propria nota personale (Tonica o Ground Tone) e come vibra dentro il corpo che fa da cassa armonica, aiuta a riarmonizzare le energie per stare meglio nel proprio corpo, nei luoghi e con le persone con cui si vive in tutti gli ambiti, in coppia, in famiglia, sul lavoro. Ma scoprire la propria nota personale o fondamentale vuol dire anche andare alla radice della personalità, scoprirne lati oscuri e sorprendenti. Oltre alle parole infatti la voce nasconde in sé risonanze profonde di ciò che siamo quando siamo realmente noi stessi. E come il corpo anche la voce invia messaggi che vanno al di là delle parole. Basti pensare alla sola intonazione: rotta, spezzata, tremante, è spia di ansia o preoccupazione, mentre un tono rilassato, pacato o brioso trasmette sicurezza, calma interiore o allegria. Studiando i dati relativi alle frequenze percorse dalla voce di una persona mentre parla, è possibile osservare che tende sempre a parlare attorno ad una determinata frequenza. Si osserva che il tono della voce forma una sorta di melodia, attraversando ripetutamente determinate note, e che ogni individuo tende a ripetere un certo percorso melodico e ad attraversare ripetutamente determinate frequenze. Si nota, infine, che una particolare nota emerge e spicca come elemento centrale. Quindi una persona parla e canta fondandosi su una determinata frequenza che tende a rimanere costante. Un mutamento di questa nota fondamentale si ha quando siamo in presenza di forti emozioni o di agitazione mentale. La nota fondamentale corrisponde al chakra dell'ombelico ed esprime i caratteri generali della persona. Il maestro H. Mitrà afferma: "La nota fondamentale di una persona rappresenta sotto forma di suono il cordone ombelicale che la collega all'esistenza. Essa definisce che cosa è fondamentale, irrinunciabile, essenziale nella sua vita" La voce dunque è spia di stati emotivi che, sempre secondo Mukunda, si possono collocare con precisione nei chakra, i centri energetici posti idealmente lungo la colonna vertebrale, dal coccige al centro della testa. Ogni chakra vibra ad una frequenza sempre più alta man mano che si sale dalla base della colonna alla sommità del capo e si comporta un po' come le corde di una chitarra o di un contrabbasso. Le note più cupe e profonde provengono dalla corda che vibra più lentamente, quelle più acute dalla corda che vibra più velocemente. In pratica come si fa l'analisi della personalità con lo yoga del suono? La ricerca della nota personale si fa attraverso incontri individuali in un ambiente il più naturale e rilassato possibile. Alla persona si chiede di stare in silenzio per almeno 20-30 minuti prima della seduta, per favorire la concentrazione. Quindi, seduto comodamente davanti all'insegnante, l'interessato comincia a parlare di tutto quanto le passa per la mente mentre un frequenzimetro (FFT) rileva le frequenze della voce. L'importante è concentrarsi sul proprio respiro e di volta in volta sui 3 punti precisi del corpo cioè l'ombelico, il centro del petto e la fronte, dove hanno sede i chakra più importanti, quelli in cui vibra anche la nota cosmica. Entro mezz'ora, al massimo 45 minuti, si può individuare la nota dominante e fare un quadro della personalità. Questo lavoro di ricerca non è però così immediato e facile come potrebbe sembrare, perché possono intervenire elementi di disturbo, per esempio squilibri nel fluire dell'energia della persona che impediscono, deviano o rendono faticosa l'identificazione della nota personale. Poiché questo rappresenta un momento di crescita interiore va guidato, pertanto è sconsigliato qualunque tentativo fai da te: utilizzare note improprie rilevate in modo casuale e approssimativo, può essere persino dannoso creando grossi squilibri nella persona. La voce cambia in relazione alle diverse esperienze del momento e cambiano anche le sue frequenze. Normalmente la frequenza di una voce condizionata dai vari stati d'animo ha l'estensione di un'ottava musicale. Questa è l'ottava centrale di una serie di tre ottave di risonanza che possiamo trovare nel corpo umano: ottava inferiore dagli alluci all'ombelico, ottava centrale dall'ombelico al centro della fronte (occhio spirituale) e ottava superiore, dall'occhio spirituale alla sommità del capo. Nell'ottava centrale la tonica inferiore produce calma mentale e fisica ed è localizzata in corrispondenza dell'ombelico. La tonica superiore porta serenità spirituale e richiama la consapevolezza in corrispondenza dell'occhio spirituale, al centro della fronte, dove idealmente guardano gli occhi incrociati verso l'alto. Tutte le altre emozioni si collocano tra questi due punti e la frequenza della voce cambia man mano che la consapevolezza si muove da un punto all'altro del corpo. Ascendendo dalla tonica inferiore a quella superiore, lungo lo spettro sonoro di un'ottava, si passerà attraverso 22 punti principali di energia emozionale, chiamati Nadi, che corrispondono ad altrettanti punti nel corpo, e la consapevolezza si muoverà da un'emozione all'altra. Tutte le cose create, dai fenomeni più grossolani fino ai fenomeni più sottili, come il pensiero, sono in uno stato di perpetuo movimento e tutto ciò che è in movimento emette delle vibrazioni, quindi dei suoni. Nell'essere umano la voce è il canale attraverso il quale la coscienza si manifesta esteriormente; è l'anello di congiunzione fra la mente e le emozioni di una persona a quelli di un'altra. Tutte le cose che vibrano sono sensibili tra di loro, quindi potremmo dire che il suono è l'anello di congiunzione fra tutti i fenomeni. Come le corde di una chitarra che vengono pizzicate vibrano e fanno vibrare la cassa armonica o le corde di un altro strumento, così pure tutte le cose si influenzano a vicenda mediante la legge sottile dello scambio vibratorio. Secondo gli antichi insegnamenti dell'India il più perfetto di tutti gli strumenti è la voce umana. Nessun altro strumento esprime, in modo così perfetto, le sfumature del pensiero e del sentimento. Il cambiamento del più delicato stato d'animo influisce direttamente sulla voce: l'affilato coltello dell'ira, la spumeggiante cadenza di una risata, il tono misero e duro della cupidigia, la dolcezza della compassione. Le parole, più che suono puro, sono lo spirito dell'individuo manifestato a livello materiale di esistenza. Quando le parole sono usate rettamente come espressione cosciente dello spirito, hanno il potere di raggiungere il cuore di ogni cosa, di effettuare ciò che la gente comune definisce "miracoli". Certe vibrazioni del pensiero e del sentimento, benché inavvertibili a livello sensoriale, possono essere captate in qualche modo, dato che esse reagiscono a parecchi livelli. Queste vibrazioni unite alla musica, che a sua volta viene saturata con il potere del pensiero, possono influenzare la Natura in tutti i suoi aspetti. Tutta la musica oggettiva si basa sulle "ottave interiori". Essa può dare dei risultati precisi, non solo di ordine psicologico, ma anche di ordine fisico. Esiste una musica tale da far gelare le acque, come vi è una musica capace di uccidere un uomo all'istante. La leggenda della distruzione delle mura di Gerico con la musica è proprio una leggenda di musica oggettiva. La leggenda di Orfeo è tessuta su tali ricordi perché Orfeo si serviva della musica per insegnare. La musica degli incantatori di serpenti in Oriente è un altro esempio. Spesso non si tratta che di una sola nota, appena modulata e prolungata indefinitamente; in questa semplice nota si sviluppano incessantemente delle "ottave interiori" e, in queste ottave, delle melodie non percepibili dalle orecchie, ma che possono essere sentite nel centro emozionale. E il serpente ode questa musica o, per meglio dire, la sente e le obbedisce. La voce è il mezzo principale per trasformare i nostri pensieri, suoni, emozioni e sentimenti in forma fisica nel mondo materiale. E' anche un mezzo di identificazione della persona. La voce fa parte della nostra personalità. Capire a fondo la voce e le sue variazioni è molto importante e può aiutare ad avere autocoscienza e comprensione di come si "muovono" le emozioni. Il prof. Marco Ferrini parla del potere trasformante della parola e del suo rapporto con il sacro: "La musicalità strumentale è inferiore rispetto a quella della parola. La verità è musica di per sé, è la musica divina trasformante, che trasforma l'ambiente e le persone. Grandi leader dell'umanità hanno trasformato masse intere con racconti e parabole, metafore. Oggi la musica si consuma, non la si utilizza come un mezzo trascendentale in senso kantiano, ma come uno dei tanti oggetti usa e getta, perciò si è dissacrata, diventata soggetta alla moda, roba da spazzatura. Chi la produce ha abusato della musica, rendendola un oggetto di consumo. La musica serviva per accompagnare un atto sacro, per trasformare in sacro ciò che sacro non era. Era utilizzata come un'astronave per andare in altre dimensioni, in altri livelli di realtà. Ora l'atteggiamento e l'attitudine sono ben diversi ed è evidente che portino a risultati diversi. L'uomo moderno teorizza la musica in modo distratto, mentre fa altre cose, la musica quindi risulta un sovrappiù. E' come mettersi del profumo banalmente e non invece per andare al matrimonio, al rogo o per un giuramento solenne. Oggi si usa la musica per narcotizzare, stordire, indurre, ipnotizzare. I suoni sono sempre nell'aria, come i colori sono sempre a disposizione sulla tavolozza, ma l'artista che fa con quei suoni una musica celeste, aiuta a trascendere e ci rimanda ad altri mondi, alla gioia essenziale che non dipende dall'esterno ma zampilla naturalmente dal nostro cuore". L'antico termine sanscrito "Nada" indica che il suono trae origine dall'unione tra l'energia del respiro (na) e quella del calore (da) ed è proprio l'attrito del fiato contro le corde vocali che fa scaturire la voce. Il primo effetto si ha infatti nell'utilizzo di sistemi e tecniche vocali per attivare un'azione del respiro sull'energia vitale, il Prana. Il secondo effetto è quello dell'attivazione dell'elemento calore, che nei Veda è associato alla coscienza (Cit-Agni). Il suono riesce quindi ad evocare tale energia, il calore percepito durante il canto è un indicatore di questa attivazione. Nel caso di emozioni "trattenute" siamo di fronte ad energia ghiacciata, cristallizzata, in quanto privata della sua forza dinamica, e che è necessario scioglierla ed elaborarla. Sappiamo che parlare dei propri problemi già aiuta a scongelare queste energie bloccate e di conseguenza i sentimenti e le emozioni collegate. Le emozioni sono paragonabili a onde in quanto energia dinamica attivata dal contatto e dal confronto tra l'individuo e la realtà, e come per le onde, esse non possono essere arrestate o soppresse ma solo trasformate, in caso di necessità. La voce ed il respiro possono essere dei potenti strumenti di trasformazione, liberando i canali dell'energia vitale dalle tossine interiori che oltre a condizionare ed inquinare la mente, possono creare conseguenze negativa anche a livello fisico. Quando il conflitto interiore viene risolto, l'armonia ristabilita si riflette sul piano mentale ed emozionale permettendo anche l'accesso ai piani più elevati dell'essere. Il processo che porta ai piani elevati dello spirito deve prima armonizzare i piani emozionali e mentali e quant'altro può agitare la psiche. Ecco perché canti e musiche sacre hanno spesso proprietà guaritrici. Nella tradizione vedica si dice che "una mente pura diventa messaggera degli dei", e il cavallo alato dei "messaggi divini" è l'intuizione, che però ha necessità di trovare il percorso sgombro da blocchi emozionali per poter raggiungere la mente. [...] Bibliografia http://www.amadeux.it/sublimen/informazioni/bibliografia.html

mercoledì 6 maggio 2009

La Visualizzazione Meditativa Psicodinamica (VMP)

La Visualizzazione Meditativa Psicodinamica (VMP) compilato da Marco Stefanelli dal libro "Suono, Meditazione e Psicoterapia" Il suono e la meditazione nella trasformazione dei contenuti inconsci per l'evoluzione della coscienza Ed. Amadeux Network & Multimedia http://www.sublimen.com Stampa Lulu.com http://www.lulu.com/amadeux , Ilmiolibro.it (Gruppo Editoriale L'Espresso) http://ilmiolibro.kataweb.it/autore.asp?id=21323 [...] Nella tradizione Bhakti-Vedantica, la Visualizzazione (Darshana) è uno dei più antichi ed efficaci metodi per la gestione dei contenuti psichici. La Visualizzazione meditativa è una pratica che utilizza anche i mantra e che si collega a metodi consolidati e accettati in ambito psicologico e psicoterapeutico, con studi scientifici che ne attestano l'efficacia. Ad ogni modo l'esperienza della Visualizzazione meditativa (EVM) non è una vera e propria pratica psicoterapeutica, ma serve più che altro per comprendere le dinamiche mentali, per imparare a "vedere" la mente ed i flussi psichici, per riorientare la propria percezione ed accedere progressivamente a livelli sempre più elevati di consapevolezza. E' adatta a chi desidera intraprendere un percorso di approfondimento pratico dei princìpi della visualizzazione e della meditazione, per sperimentare benefici psico-spirituali. Il prof. Marco Ferrini la descrive così: "Attraverso la focalizzazione di un'attenzione sostenuta, che viene continuamente affinata attraverso l'induzione di processi di elaborazione concettuale e di visualizzazione, si ottiene un procedimento di presa di consapevolezza di meccanismi inconsci, di significati impliciti, di memorie emotive perdute, di rapporti che sfuggono, di metafore fraintese e di tutti quegli oggetti psichici che possono essere rievocati, illuminati, corretti, recuperati per ristabilire un maggior equilibrio e rafforzare nel soggetto la capacità di autogestione dell'emotività[…] Nella pratica di Visualizzazione non vengono impartite suggestioni: alla mente della persona affiorano suoni, immagini, impressioni, e su questi prodotti psichici individuali e spontanei che vengono evocati dal soggetto si porta avanti un lavoro di elaborazione che permette lo scioglimento di eventuali blocchi o condizionamenti attraverso un'analisi guidata degli stessi e anche mediante operazioni creative di sublimazione". Prosegue successivamente: "Cos'è in sintesi la meditazione? E' quella significativa esperienza in cui un soggetto si rivolge con tutta l'emotività di cui è capace al proprio referente affettivo, etico-morale, all'immagine del Divino con la quale vibra empaticamente. L'immagine svolge una funzione preziosa, essendo una sorta di apertura che disvela alla coscienza del meditante un livello profondo, operativo, capace in talune occasioni di generare fenomeni che sono considerati paranormali. E' curioso che la psicologia ufficiale tenda ad ignorare l'esistenza di un livello archetipo e dei connessi campi energetici in grado di produrre fenomeni non comprensibili con gli ordinari e limitati strumenti logico-razionali". Le sessioni di Visualizzazione Meditativa Psicodinamica consistono principalmente nell'estrazione dalle memorie inconsce (samskara) dei loro contenuti per ritrasformarli in vritti, permettendo alla coscienza di accedere a questi contenuti. Il che significa far riaffiorare sul piano cosciente eventi del passato, di materiale simbolico significativo come i sogni e, attraverso l'interpretazione illuminata dalla guida interiore (paramatma), di rielaborarli alla luce di una consapevolezza superiore che permetta la trasformazione delle tendenze negative inconsce e il superamento di conflitti e crisi, illuminando e sanando le zone più oscure della psiche. La terapia mediante EVM consente la presa di coscienza che l'essere umano è oltre la psiche ed il corpo, pur possedendo una struttura fisica e psichica. La EVM permette un viaggio spazio temporale nelle aree più remote della psiche, dove comunemente la mente cosciente non riesce a giungere. Questa immersione interiore può effettuarsi grazie ad un cambio di paradigma che consiste nel cedere la guida ad una entità superiore in potenza e saggezza, l'archetipo (paramatma), evocato tramite nomi e forme divini (nama-rupa istha devata). Per l'essere individuale condizionato (atman), il Paramatma è la divinità prescelta più vicina a lui ed alla quale può rivolgersi. Il soggetto può scegliere tra le infinite forme e nomi del Divino. L'esperienza di visualizzazione permette di trasformare la mente in un puro diamante, ma per far questo ci devono essere tutte le condizioni idonee che possono essere ottenute tramite l'uso di una disciplina spirituale (sadhana-bhakti). Il principio psicologico che sottende a questa pratica è sottile ma molto efficace, risiede nel ruolo e significato profondo archetipico del simbolo e del mito, la cui influenza sulla psiche è stata studiata anche nella psicologia occidentale moderna, soprattutto dalla scuola junghiana. Tuttavia il processo simbolico della tradizione Bhakti-Vedantica è abbastanza diverso dall'omologo occidentale in quanto di natura discendente e quindi è un procedimento inverso. La realtà percepita dall'uomo attraverso il simbolo sacro proviene dalla sfera del Divino ed è definita "apauruseya", non creata dall'uomo. Nella psicologia bhakti-vedantica il simbolo è una realtà di per sé, un prolungamento della dialettica della coscienza universale, infatti ciò che non si può considerare connesso alla sfera spirituale lo diventa quando partecipa ad un simbolo divino. Tramite la meditazione sul simbolo-immagine sacra il soggetto viene attratto nel suo campo energetico che è illimitatamente potente e permette di orientare il proprio flusso affettivo verso di esso e raggiungere il livello degli archetipi. Entrare in comunione con il Divino è come entrare in comunione col profondo di noi stessi, con la parte più grande e più sana di noi (Paramatma). A questo punto ha inizio un viaggio che non è più basato solo sulla coscienza individuale ma anche sulla Coscienza collettiva, la Coscienza cosmica grazie alla quale possiamo avere accesso alla scia esistenziale del nostro percorso spazio-temporale. [...] Bibliografia http://www.amadeux.it/sublimen/informazioni/bibliografia.html

martedì 5 maggio 2009

La cosiddetta "Meditazione Trascendentale"

La cosiddetta "Meditazione Trascendentale" compilato da Marco Stefanelli dal libro "Suono, Meditazione e Psicoterapia" Il suono e la meditazione nella trasformazione dei contenuti inconsci per l'evoluzione della coscienza Ed. Amadeux Network & Multimedia http://www.sublimen.com Stampa Lulu.com http://www.lulu.com/amadeux , Ilmiolibro.it (Gruppo Editoriale L'Espresso) http://ilmiolibro.kataweb.it/autore.asp?id=21323 [...] La Meditazione Trascendentale (MT), detta anche "Scienza dell'intelligenza", è stata fondata e divulgata da Maharishi Mahesh Yogi negli anni '50. Egli sostiene che se il 10% della popolazione meditasse, questo potrebbe portare a una svolta importante per il miglioramento della vita sul pianeta. Il sé individuale si identifica in stati particolari dell'essere, in una coscienza condizionata, mentre il Sé Universale è pura coscienza. Così il meditante si pone l'obiettivo di raggiungere lo stato di puro essere, cioè la coscienza trascendentale, che non è accessibile all'attività mentale, perché "L'Essere è eterno e immutabile nel suo stato assoluto ed è eternamente mutevole nei suoi stati relativi". Quindi il principio della MT è: "Portare l'attenzione ai livelli più profondi della coscienza come chiave per sperimentare una maggiore felicità". La tecnica si basa sulla ripetizione di un mantra che viene assegnato individualmente e che deve rimanere segreto. Unica funzione di questo mantra è quella di escludere i pensieri indesiderati, di concentrare il pensiero e di creare uno stato di rilassamento. Compito fondamentale della meditazione è la ricerca del benessere. Riportiamo un breve estratto di una conferenza tenuta a Boston nel 1969 da Srila Prabhupada che descrive e chiarisce molto bene questo tipo di meditazione e il concetto di "trascendentale": Meditazione attraverso il suono trascendentale Nel 1969 subito dopo che la "meditazione trascendentale" aveva già acceso la fantasia della gente in America, Srila Bhaktivedanta Svami Prabhupada, Fondatore-Acarya dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna, tenne questa conferenza all'Università Nord Occidentale di Boston: "Miei cari ragazzi e ragazze, vi ringrazio molto di aver preso parte a questo incontro. Stiamo diffondendo questo Movimento per la Coscienza di Krishna perché c'è una grande necessità di questa coscienza in tutto il mondo. Il metodo é molto semplice - questo il vantaggio. Prima di tutto dobbiamo tentare di capire cos'è il piano trascendentale. Per quanto riguarda la nostra situazione attuale noi siamo situati su vari piani. Perciò dobbiamo prima di tutto situarci sul piano trascendentale; poi potremo parlare di meditazione trascendentale. Nel terzo capitolo della Bhagavad-gita troverete una spiegazione dei vari stadi della vita condizionata. Il primo la concezione di vita basata sul corpo (indriyani parany ahuh). Ogni persona in questo mondo materiale ha questo concetto di vita basato sul corpo. Qualcuno pensa: "Sono indiano". Tu stai pensando: "Sono americano". Qualcuno pensa: "Sono russo". Qualcun altro pensa di essere qualcos'altro. Così tutti pensano: "Sono questo corpo". Questo modo di pensare della vita condizionata è chiamato piano sensuale perché fintanto che manteniamo questa concezione corporea dell'esistenza pensiamo che la felicità significhi gratificazione dei sensi. Questa concezione corporea dell'esistenza predominante oggi-giorno, e non solo oggi, ma fin dalla creazione di questo mondo materiale. Lo Srimad-Bhagavatam dice, yasyatma-buddhih kunape tri-dhatuke: pensare di essere il corpo significa concepire noi stessi come un sacco di pelle e ossa. Il corpo un sacco di pelle, ossa, sangue, urina, feci e molte altre cose spiacevoli. Così quando pensiamo: "Sono il corpo" stiamo in effetti pensando: "Sono un sacco di ossa e pelle, feci e urina. Questa è la mia bellezza, questo è il mio tutto". Quindi questo concetto corporeo della vita non molto intelligente e il miglioramento del corpo non porta all'autorealizzazione. A quelli che sono troppo attaccati al concetto corporeo della vita é raccomandato di praticare il metodo dhyana-yoga, lo yoga meditativo, come spiega la Bhagavad-gita. Nel sesto capitolo, versi 13 e 14, Krishna spiega: "Bisogna tenere il corpo, il collo, la testa diritti e lo sguardo fisso sull'estremità del naso. Così, con la mente quieta e controllata, liberi dalla paura e dal desiderio sessuale, si deve meditare su di Me nel cuore e fare di Me lo scopo ultimo della vita". Inizialmente Sri Krishna dà istruzioni preliminari su come si deve praticare questa meditazione trascendentale. Si deve limitare la gratificazione dei sensi, in special modo quella sessuale. Si deve scegliere un luogo solitario, un posto sacro e sedersi in solitudine. Questo metodo di meditazione non è da praticare in un luogo come questo, una grande città, dove c'è molta gente. Si deve andare in un luogo solitario e praticarlo in solitudine. E quando avrete scelto attentamente il vostro posto, dovrete sedervi in un certo modo.... Ci sono molte cose da osservare che non possono naturalmente essere spiegate in pochi minuti. Se siete veramente interessati troverete un'ampia spiegazione nella Bhagavad-gita, nel capitolo intitolato "Dhyana-yoga". Quindi dal concetto di vita basato sul corpo si deve trascendere al piano spirituale. Questo é il traguardo di qualsiasi processo di autorealizzazione. Ho iniziato dicendo che prima pensiamo di essere il corpo. Indriyani parany ahuh. Poi, chi ha trasceso il concetto di vita basato sul corpo, raggiunge il piano mentale. Indriyebhyah param manah. La parola manah significa "mente". Praticamente tutta la popolazione mondiale ha un concetto di vita basato sul corpo, ma alcune persone hanno un concetto di vita basato sulla mente. Pensano di essere la mente. E alcune altre persone sono sul piano intellettuale: manasas tu para buddhih. Buddhih significa "intelligenza". E quando trascenderete anche il piano intellettuale allora arriverete a quello spirituale. Questa è la prima realizzazione richiesta. Prima di praticare la meditazione trascendentale dovete raggiungere il piano trascendentale, che è chiamato brahma-bhutah. Forse avete sentito questa parola - Brahman. I trascendentalisti pensano: "Aham brahmasmi: non sono il corpo; non sono la mente; non sono l'intelligenza; sono un'anima spirituale". Questo è il piano trascendentale. Stiamo parlando di meditazione trascendentale. Quindi, trascendendo il concetto di vita basato sul corpo, trascendendo quello mentale e quello intellettuale, arriverete al vero piano spirituale che si chiama lo stadio del brahma-bhutah. Non potete semplicemente dire parole come: "Ora ho realizzato il Brahman". Esistono dei sintomi. Ogni cosa ha dei sintomi. Come potete capire se qualcuno ha realizzato il Brahman, la trascendenza? È spiegato nella Bhagavad-gita (18.54): brahma-bhutah prasannatma. Il sintomo di colui che è situato sul piano trascendentale, lo stadio del brahma-bhutah, è che è sempre gioioso. Non è mai triste. E cosa significa gioioso? Anche questo è spiegato: na socati na kanksati. Colui che raggiunge il piano trascendentale non si lamenta mai e non aspira mai a niente. A livello materiale abbiamo due sintomi: le aspirazioni e il lamento. Aspiriamo a ottenere le cose che non possediamo e ci lamentiamo per quelle che abbiamo perso. Questi sono sintomi di una persona situata nella concezione della vita basata sul corpo". [...] Bibliografia http://www.amadeux.it/sublimen/informazioni/bibliografia.html

lunedì 4 maggio 2009

Tomatis e gli effetti terapeutici del canto

Tomatis e gli effetti terapeutici del canto compilato da Marco Stefanelli dal libro "Suono, Meditazione e Psicoterapia" Il suono e la meditazione nella trasformazione dei contenuti inconsci per l'evoluzione della coscienza Ed. Amadeux Network & Multimedia http://www.sublimen.com Stampa Lulu.com http://www.lulu.com/amadeux , Ilmiolibro.it (Gruppo Editoriale L'Espresso) http://ilmiolibro.kataweb.it/autore.asp?id=21323 [...] Il canto regola, rafforza e intensifica la respirazione, favorisce lo sviluppo del sistema uditivo, fa vibrare il corpo e tonifica e calma il sistema nervoso, rivitalizza gli organi interni e vivifica tutto il sistema ghiandolare endocrino, amplifica e ottimizza il campo elettromagnetico. La voce riflette lo stato fisico, emotivo e spirituale, quindi lo stato di salute globale. Il medico otorinolaringoiatra francese Alfred Tomatis, uno dei maggiori studiosi del suono dal punto di vista medico, fondatore dell'audiopsicofonologia ed esperto conoscitore del rapporto suono-vita, ha studiato approfonditamente gli effetti terapeutici del canto. Le sue ricerche in Francia e in Canada hanno messo in rapporto l'udito con le dinamiche del corpo e della mente. Al contrario della comprensione popolare, dice Tomatis, "l'orecchio è un organo primario di consapevolezza". E' inteso essenzialmente per provvedere una carica di potenziale elettrico al cervello. La corteccia poi distribuisce in tutto il corpo la carica che ne deriva. La conclusione di Tomatis è che l'orecchio non è un pezzo differenziato della pelle, piuttosto, la pelle è un pezzo differenziato dell'orecchio. Le alte frequenze sembrano avere il maggior effetto ricaricante. I suoni nelle basse frequenze possono "scaricare" o stancare gli ascoltatori. Questo è il segreto del canto delle alte frequenze. Il dr. Tomatis sostiene che i canti sacri siano ricchi di armonici ad alta frequenza con effetti neurofisiologici sul cervello umano. Una delle funzioni principali dell'orecchio è quella di stimolare la corteccia cerebrale e al 95% la carica totale del corpo attraverso la ricezione del suono. Tomatis ha esaminato il suono dei canti Gregoriani con un oscilloscopio ed ha rapportato che cadevano entro il raggio dei suoni ricaricanti e contenevano tutte le frequenze dello spettro vocale, da 70 cicli al secondo fino a 9000 cicli al secondo. Queste frequenze si possono riscontrare anche negli accordi ad una voce dei monaci tibetani. Inoltre, erano come uno "yoga respiratorio", dice Tomatis, "Coloro che cantavano sembravano rallentare il loro respiro e inducevano gli ascoltatori nello loro stesso stato di tranquillità". Tomatis ha visitato monasteri Benedettini in tutto il mondo per studiare i monaci che praticano i canti Gregoriani. Ad un ritiro in Francia, un giovane frate stava riformando la tradizione; tagliò severamente il tempo che i monaci dedicavano al canto e notò che presto cominciarono a diventare più svogliati e a dormire di più. Inoltre, un medico consigliò agli uomini di seguire una dieta tradizionale e questo fece peggiorare le cose. Fu chiamato Tomatis che reintrodusse il lungo orario di canto. Presto, disse, stavano dormendo meno, lavorando di più e si sentivano meglio. "Certi suoni sono efficaci come due tazze di caffè. I canti Gregoriani sono fonti di energia fantastici. Io ci lavoro come musica di sottofondo e dormo solo tre o quattro ore a notte". Ciascun essere è immerso in una struttura sonora che lo scolpisce. Il suono, cioè il silenzio, le sue diverse modulazioni, ed i rumori che ne interrompono la trama, non si indirizza solamente all'orecchio ma interessa tutto il corpo. È quello che spiega il prof. Tomatis in un'intervista con Alain Gerber(24) della rivista Son: "Son Magazine: Professore, nei suoi libri ed articoli sull'orecchio, l'ascolto, il linguaggio e tutti i problemi connessi, emerge un concetto, quello dell'immagine del corpo. Può spiegarci in cosa consiste? Prof. Tomatis: In effetti è una domanda molto importante. Il concetto "immagine del corpo" è un'espressione molto usata da coloro che si interessano di psicologia. Ma se voi grattate la vernice, potrete scoprire che dietro l'espressione utilizzata vi è una grande ignoranza del problema, o perlomeno delle espressioni molto vaghe, nella maggior parte dei casi, sbagliate. Bisogna ben comprendere, in primo luogo, che non si tratta della immagine del corpo come possiamo riprodurla in una fotografia. E non si tratta nemmeno di questa immagine sensibile e materializzata che sorge con il toccare. L'immagine del corpo in effetti è l'immagine che ognuno si fa di sé, o più precisamente il "concetto integrato" che ognuno si fa di se stesso in quanto schema corporale. Un'immagine, e lo sottolineiamo, è il più delle volte differente da quella che dovrebbe essere un'immagine obiettiva. La prova è che in certe fotografie noi facciamo difficoltà a riconoscerci. Gli altri ci identificano immediatamente, ma noi siamo imbarazzati perché non è quella l'idea che abbiamo del nostro corpo, del nostro portamento. Fate questa esperienza: presentate a qualcuno una sua fotografia presa a sua insaputa che lo raffiguri di schiena, non vi stupirete se farà fatica a riconoscersi. Son: Esiste un modo di rendersi conto dell'immagine che un individuo può avere di sé? Tomatis: Sì. Non è certamente perché voi avete un'immagine del corpo dell'altro che siete Colpito da come si comporta, da come si tiene, etc.? Ora come questa persona si mostra, la sua posizione, sono in dipendenza diretta dell'immagine che egli si è fatta di sé. Con un poco di esperienza voi potete affermare che una persona che vedete per la prima volta è sordo o balbuziente o schizofrenico. Per ciascuno di questi soggetti esiste un certo modo di camminare e le attitudini posturali che rispondono in maniera precisa ad un'immagine del corpo molto particolare, imposta, in parte, dal deficit che li ha colpiti. Son: Vi è quindi necessariamente un rapporto fra l'immagine e certe disposizioni interne somatiche o mentali? Tomatis: lo direi che per l'uomo l'immagine del corpo è determinata dall'utilizzazione del suo campo neuronico, utilizzazione che varia per ciascun individuo, a seconda dei fattori accidentali (come la sordità o la psicosi), che li distinguono gli uni dagli altri. Noi siamo dei sistemi nervosi ricoperti da una guaina somatica. L'immagine si costruisce partendo da ciò che funziona per il meglio. Questo può essere la testa, ma anche i piedi. Nei calciatori è evidente, l'immagine del corpo privilegiata è quella degli arti inferiori, mentre per un intellettuale, che resta seduto nel suo studio tutto il giorno essa è diversa. Nei giocatori di bigliardo è ancora ad un altro livello che si sviluppano la maggior quantità di neuroni. Son: Si può quindi dire che, in una certa misura, l'immagine del corpo del calciatore integra il pallone, e che quella del giocatore di bigliardo integra la stecca? Tomatis: E' proprio così. Se uno è un grande musicista deve avere integrato il suo strumento. Il violino o il piano o qualsiasi altro strumento deve divenire il prolungamento diretto del corpo, come se esso stesso fosse equipaggiato dai neuroni di quello che lo suona. L'uomo che conduce la sua vettura ha un'immagine molto differente da quello che invece cammina, perché in una certa maniera questa immagine si estende fino ai pneumatici: "fa corpo con il suo veicolo" si dice spesso. Son: Ma vi è una differenza netta fra i piedi, i pedali o le ruote... Tomatis: Senza dubbio, ma bisogna dire che l'immagine del corpo è via via più difficile da distinguersi se saliamo verso la parte superiore del corpo. Se vi domando dove finiscono i vostri piedi e dove incominciano le vostre scarpe, saprete certamente rispondermi. Se vi domando il confine fra i vostri vestiti ed il vostro corpo, avrete già più difficoltà, e se vi chiedo dove finisce il vostro cranio e dove cominciano i vostri capelli non saprete rispondermi. Son: Per ritornare all'esempio del musicista bisogna pensare che il suo modo di suonare è determinato da elementi corporali e neuronici? Tomatis: Se chiedete ad un virtuoso di improvvisare, e modificate nello stesso tempo il campo neuronico che utilizza, constaterete che la sua improvvisazione sarà perturbata. Grazie all'Orecchio Elettronico si può modificare il suo modo di ascoltare. Si osserverà, allora, che se imponete un diagramma uditivo molto ampio, egli suonerà in modo tale che le sue braccia danzeranno su tutta la tastiera. Imponendogli al contrario un campo molto ristretto le sue mani saranno sempre in contatto. Si può agire anche sul filtro che fa passare la banda di frequenza, per esempio dai gravi agli acuti, le sue mani seguiranno lo stesso percorso. Son: Come si forma l'immagine del corpo? Tomatis: In breve, il nostro corpo è circondato da una struttura fatta di stimoli e impulsioni che eccitano tutti i suoi punti. Poco a poco la somma di queste eccitazioni e pressioni compone un'immagine integrata, una immagine che, in qualche modo, disegna il corpo nella sua totalità. Possiamo meglio sentirlo, se ci immergiamo in una superficie di acqua agitata e con onde. Quando le onde ci toccano noi possiamo sentire meglio il limite del nostro corpo. Son: Voi dite anche che l'immagine del corpo è la conseguenza del linguaggio. Tomatis: Sì, potrete comprendere tutto quando vi preciserò che le pressioni e gli eccitamenti in cui è immerso il corpo sono "acustiche". Ciascun essere è immerso in una struttura sonora che lo scolpisce. Il suono, cioè il silenzio, le sue modulazioni ed il rumore che ne interrompe la trama non si indirizzano solamente all'orecchio, ma tocca tutto il corpo. L'orecchio, certamente, ne è divenuto il captatore principale, ma si tratta solo di una differenziazione progressiva, derivata da una zona di pelle che all'origine non si distingueva dalla superficie cutanea. L'aria non smette di muoversi, di essere animata da movimenti di rotazione ed il nostro corpo nella sua totalità ne subisce le conseguenze. Il fatto di vivere nel suono, e più precisamente in quello che possiamo emettere, "il linguaggio", imprime sempre tutta una serie di piccoli impulsioni, tocchi, su tutta la nostra immagine corporale, su tutto il nostro sistema nervoso periferico. In funzione del modo di parlare, del timbro della nostra voce, noi andiamo a toccare più o meno intensamente alcune parti del nostro corpo. E' evidente che la loquacità scolpisce alcune superfici privilegiate: il viso, la faccia anteriore del torace e del ventre, le palme delle mani, la faccia dorsale della mano destra fra pollice ed indice, la parte interna delle membra inferiori soprattutto a livello del ginocchio, la pianta dei piedi. Son: Vi è una ragione particolare per tutto questo? Tomatis: Certamente. Il linguaggio sensibilizza poco a poco tutte le zone sensoriali più facilmente toccate dalla fonazione. E le zone più favorevoli a queste informazioni risiedono soprattutto là dove particolari fibre nervose specializzate a percepire gli stimoli pressori, sono più dense. Allora la verticalità è necessaria per offrire la più grande superficie possibile agli stimoli sonori, se vogliamo sviluppare il nostro linguaggio. E la postura verticale non è la migliore. Son: Quale è la postura più favorevole? Tomatis: Quella che gli Yogi chiamano l'Asana del loto. Ci sarebbe molto da dire a riguardo. Son: A seconda che noi siamo intellettuali o calciatori, la nostra voce non va dunque a toccare le stesse parti del corpo? Tomatis: Assolutamente! Se ascoltate un corridore ciclista dire che farà certamente meglio alla prossima corsa, potrete ascoltare una voce sorda, poco ricca in acuti. Perché parla a quella sua parte che funziona meglio, che è il centro della sua attività, della sua vita. Quest'uomo vive certamente nelle sue gambe. Ora è necessaria una voce grave per toccare la parte inferiore del corpo. E certamente la voce di un benedettino non ha niente a che vedere con quella di un carrettiere. Son: La cosa migliore non sarebbe quella di potere toccare con la voce tutte le superfici corporali? Tomatis: Sì, e certe ascesi aiutano a farlo. Gli Yogi tibetani cercano di ottenere questo suono omogeneo capace di toccare il corpo nella sua totalità. Son: Come può succedere ciò? Tomatis: E' impossibile entrare nei dettagli di questa tecnica ascetica così complessa. L'importante è ricordare che la voce cambia. Perché? Perché essa non tocca solamente il corpo dall'esterno, ma anche tutta la struttura ossea. Emettere un suono è fare vibrare l'aria esterna, senza dubbio. Ma questa vibrazione non si ottiene solamente facendo uscire tutto dalla bocca, lanciando degli stimoli attraverso questo orifizio. Molti credono che sia così, ma è a causa di questo che non sanno parlare. Nello stesso tempo i cattivi cantanti, spingono sulla loro laringe come sull'imboccatura di una tromba. Mentre colui che canta bene, utilizza tutto il suo corpo come uno strumento straordinario, che prende a vibrare per mezzo dell'appoggio della laringe sulla colonna vertebrale. E infatti, è la colonna che canta, e che cantando, fa vibrare tutto il corpo fino al cranio. Il vero suono esce da tutto il corpo, e non solamente dalla bocca. Aristotele e Platone dicevano che cantare e parlare era fare vibrare all'unisono l'aria che è all'esterno con quella che è all'interno: avevano compreso tutto! Son: Se l'immagine del corpo è la conseguenza del linguaggio, migliorando la parola si può rimodellare il corpo? Tomatis: In effetti, con una buona voce ci si può rimodellare completamente. Ed è in funzione della voce che noi possiamo integrare la struttura del nostro corpo e modificarla. Vi voglio dare un semplice esempio. Prendete un piccolo italiano di Napoli, un inglese filiforme ed un tedesco tarchiato. Trasportateli negli U.S.A.: in capo a qualche tempo essi avranno acquisito una morfologia identica. Cambiando lingua cambiano viso. La loro testa sarà più piatta, più allungata come quella degli indiani che sono là da più tempo. L'elemento determinante in questo cambiamento è il suono, che modella l'essere nella sua totalità. E preciso che a mio avviso, il suono che noi formiamo va a toccare elettivamente le ghiandole endocrine. Come sono le ghiandole endocrine, quello che tentano di toccare certe ascesi orientali. Son: La voce può veramente toccare tutte le parti del corpo? La schiena per esempio? Tomatis: Si può fare vibrare la schiena con un poco di esercizio. Gli asceti lo sanno fare molto bene. Son: Gli occidentali hanno dunque interesse a studiare queste tecniche? Tomatis: Senza dubbio. Ciò è già stato impiegato nel teatro. Tutto il teatro di Jerzi Grotowsky consiste nel cercare di fare vibrare questa o quella parte del corpo, per esempio facendo la parte del leone, ed emettendo suoni, gridando. Il personaggio lanciato in questa improvvisazione finisce per avere, in una certa misura, le sembianze del leone o dell'animale feroce che sta rappresentando! E siccome questo teatro è basato sulla partecipazione collettiva, il pubblico stesso, ad un certo momento, viene ad assumere questa o quella sembianza. Son: E' dunque possibile imporre agli altri la propria immagine del corpo? Tomatis: Vi rispondo con un nuovo esempio. Mi sono recato recentemente in Africa del Sud per un consulto su un soggetto balbuziente, e non ero solo. Questi aveva sedici anni e possedeva una dinamica straordinaria. Era un soggetto estremamente brillante, ma affetto da una balbuzie molto importante, che si accompagnava a dei movimenti scoordinati. In capo a qualche tempo, tutti si muovevano come lui, con gli stessi gesti. Il più sorprendente era l'interprete che era più coinvolto nel linguaggio di questo soggetto. L'immagine del corpo di questo soggetto era così forte che nel corso di questa consultazione ce lo aveva imposto a tutti. Son: E' la ragione per la quale in presenza di certi balbuzienti noi cominciamo a balbettare? Tomatis: Esattamente. Ciò avviene quando la personalità è forte. Nello stesso modo un buon cantante vi euforizza: in poco tempo è come se voi stessi cantaste; il vostro respiro si espande, il vostro viso si distende. In presenza di cantanti mediocri voi soffrite. E farete come fa lui, spingerete sulla vostra laringe e non mi stupirebbe che in capo a qualche tempo voi lo considererete come se vi avesse fatto un affronto personale. E possiamo andare anche più lontano: se un soggetto pronuncia davanti a voi qualche frase potrete vedere il suo modo neuronico di utilizzare il suo corpo. Son: Con ciò si può dedurre che noi siamo scolpiti non solamente dal suono messo da noi, ma anche da quello emesso dagli altri? Tomatis: Certo, ed è questo l'interesse della musica. Son: Un dialogo, secondo questa prospettiva, avviene perché due persone si mettono in vibrazione l'uno con l'altro? Tomatis: E' così. Noi trasmettiamo il nostro linguaggio con tutto il corpo. E quello che noi desideriamo trasmettere originariamente, non sono i modi, ne dei suoni, ma delle sensazioni profondamente sentite, profondamente vissute in noi dai nostri neuroni sensoriali. Ho scritto che ciò che desideriamo comunicare sono le impressioni tattili che la nostra parola fa correre sulla nostra chiave sensoriale. Senza saperlo, trasmettiamo gli stessi accordi al nostro interlocutore, che inconsciamente fa funzionare la propria chiave ad immagine della nostra, cosicché entreremo in risonanza. E' quello che succede quando voi avete due piani e suonandone uno voi fate vibrare anche il secondo. E' curioso notare che Lao-Tze aveva detto tutto questo con l'esempio delle due arpe. Son: Per una larga parte la qualità della comunicazione fra due individui dipende dunque dalla compatibilità delle loro immagini corporali? Tomatis: Sì, ed ho potuto verificarlo sperimentalmente. Grazie ai miei filtri ho imposto a due soggetti delle curve uditive identiche, poi li ho lanciati in una spinosa discussione: non sono entrate in disaccordo! Poi ho invertito le curve e ho iniziato un dialogo sul tempo che faceva: un quarto d'ora dopo stavano litigando. Ciò dimostra fino a quale punto il mentale è influenzato dal corpo e quanto a sua volta modifichi il linguaggio dal quale è scolpito. Questo sistema funziona nei due sensi: c'è una interazione fra mentale e corpo. Quale dei due è all'origine del processo d'interazione è cosa difficile da dire. Riassumendo, l'immagine del corpo è l'integrazione che uno si fa dell'utilizzo di sé. Ma è anche il modo di rapportarsi all'altro. Son: Allora il fondo del problema è neuronico, ma altri elementi intervengono dall'esterno. Si può invocare l'influenza dell'interlocutore. Si può anche richiamare quella che è definita l'impedenza del mezzo. Tomatis: Naturalmente. Questo gioca molto e ci può essere uno sviluppo da fare in questa direzione. Potremmo sollevare dei problemi sulla architettura. Alloggiare in un medesimo locale un musicista ed un ciclista è un non-sense! Fintanto che l'architettura non si adatterà all'individuo ci scontreremo con questo ostacolo. Bisogna arrivare a personalizzare queste strutture per non impedire alla maggior parte dei soggetti di trovare l'armonia, la perfetta manifestazione del loro corpo, della parola, del pensiero. Son: Vorrei porvi un'ultima domanda: la buona immagine del corpo è quella che permette l'espressione dell'essere? Tomatis: Questo problema è giustamente uno di quelli in cui si dibatte la psicologia moderna. Ed è stato al centro di tutte le ascesi orientali di cui vi ho parlato. I persiani hanno dato delle risposte interessanti. Quello che bisogna ricordare è il concetto di armonizzazione fra i differenti piani di un individuo. Per esempio quello psichico, intellettuale e spirituale (ma si possono fare delle classificazioni differenti). Bisogna che l'immagine del corpo sia omogenea con tutte le parti che lo compongono. Coloro che hanno delle distorsioni sul piano corporale o spirituale, o che hanno soprattutto delle distorsioni fra i vari livelli di cui abbiamo parlato, possiamo essere sicuri che proveranno delle difficoltà ad adattarsi al mondo e a se stessi. In ogni caso una buona immagine del corpo è quella che realizza una unione fra il corpo reale e corpo immaginato: è l'immagine grazie alla quale uno può sentirsi se stesso fino al suo ultimo atomo. Una buona corrispondenza fra l'immagine ed il reale del corpo è essenziale nella misura in cui, come ho tentato di dimostrare, il comportamento dell'essere dipende in grande parte dall'immagine che ci si fa del rivestimento somatico". [...] (24) Prof. A.A. TOMATIS, Le son modifie la structure du corps, Magazine SON, n. 40, luglio- agosto 1973. (traduzione di Concetto Campo) Bibliografia http://www.amadeux.it/sublimen/informazioni/bibliografia.html