venerdì 31 maggio 2019

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Meno lattosio con il burro di GHEE



Meno lattosio con il burro di GHEE

Alimentazione e Salute


Scopriamo insieme che cos'è il burro ghee, perché lo dobbiamo preferire al normale burro e come possiamo prepararlo in casa

Francesca Rifici - 31/05/2019

Tratto dalla rivista Naturalmente In Salute

A chi non piace prepararsi un dolcetto fatto in casa ogni tanto? Oppure, quando il tempo è poco ma non si vuole rinunciare al gusto, quanto è buono un piatto di pasta con burro e salvia?

Il burro da sempre non gode di ottima reputazione ed è annoverato tra gli alimenti che fanno più male alla nostra salute.

ll burro tradizionale è formato da un 18% circa di acqua e un 2% di proteine: il restante sono grassi saturi. E non possiamo smentire totalmente la notizia sugli effetti negativi che ha sull’organismo.

Burro: cosa fa male e cosa fa bene

Possiamo però affermare con certezza che la parte più dannosa del burro non è la parte composta dai grassi saturi, bensì dal lattosio (proteine presenti) e dall’acqua.

I grassi saturi contenuti nel burro sono prevalentemente acidi grassi, facilmente assimilabili dal nostro organismo, che vengono utilizzati subito sotto forma di energia e non si depositano. Sono in realtà fondamentali per molti processi fisiologici.

Il burro ghee è il burro della tradizione indiana e ayurvedica e viene ricavato dal normale burro (quello classico che si trova nei supermercati) e grazie alla sua speciale preparazione, possiamo beneficiare degli acidi grassi in esso presenti, evitando di consumare anche lattosio.

I grassi saturi sono fondamentali per le membrane delle nostre cellule perché donano loro rigidità, senza la quale non potrebbero sopravvivere né funzionare correttamente.

Sono inoltre fondamentali per la salute delle nostre ossa, abbassano il livello di Lp(a), un indicatore di rischio cardiovascolare, proteggono il fegato dai danni dell’alcol e delle altre tossine e sono necessari per l’assimilazione degli acidi grassi essenziali (omega 3 e omega 6).

E dulcis in fundo, il grasso che circonda il cuore è altamente saturo e il cuore stesso beneficia moltissimo dall’utilizzo del burro ghee, soprattutto quando è afflitto e sotto stress. Possiamo affermare con certezza che fa bene al cuore, in tutti i sensi!

Come beneficiare allora di un alimento così gustoso e prezioso per la salute come il burro, senza incorrere in spiacevoli effetti collaterali?

Semplicissimo: basta conoscere il burro ghee, detto anche burro chiarificato e magari imparare a prepararlo comodamente a casa. 

Come preparare il burro ghee a casa

Il procedimento è semplicissimo: si acquista un panetto (o più panetti, a seconda di quanto burro ghee vogliamo ottenere) di burro, il mio consiglio è di acquistare un burro di qualità di cui si conosca la provenienza o certificato biologico.

Si prende una ciotola di vetro con i panetti di burro all’interno e la si immerge in una pentola di acqua.

Si porta la pentola sul fuoco facendo attenzione a non far bollire mai eccessivamente l’acqua e si fa sciogliere il burro a bagnomaria.

Il burro va lasciato bollire per almeno un’ora e mezza. A quel punto inizia a formarsi uno strato bianco e schiumoso sulla superficie che va rimosso con un cucchiaio o una schiumarola.

Passata un’ora e mezza, si filtra il liquido ottenuto (che solitamente è di un bel colore giallo dorato) con un colino a trama fitta e si versa ancora caldo in un vasetto di vetro.

Si lascia raffreddare a temperatura ambiente: il burro si solidifica e deve essere conservato in luogo fresco e asciutto (non è strettamente necessario conservarlo in frigo).

Se lasciato bollire per il tempo necessario, il burro ghee si mantiene fuori frigo anche per mesi.

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giovedì 30 maggio 2019

La fisica in 20 domande



La fisica in 20 domande

Scienza e Fisica Quantistica


Scopriamo insieme un libro alla portata di tutti per iniziare a conoscere il mondo della fisica

Redazione Scienza e Conoscenza - 29/05/2019

La fisica ti ha sempre affascinato ma non sei mai riuscito a capirla fino in fondo?

Senti spesso parlare di fisica quantistica ma non ne hai afferrato i principi?

Sai che cos’è la Teoria delle Stringhe?

Antonella Ravizza, insegnante con oltre vent’anni di esperienza nella divulgazione scientifica, ha scritto un libro che fa per te o che puoi regalare ai neofiti nella materia. L’abbiamo incontrata per un’intervista esclusiva in cui ci parla della sua passione per la conoscenza e la divulgazione.

Come ti sei appassionata allo studio della fisica?

Antonella Ravizza – Mi sono appassionata allo studio della fisica fin dalle scuole superiori, quando ho cominciato a studiarla. Fin da piccola ho sempre amato la matematica, ma la fisica aveva qualcosa in più che mi affascinava. Con la fisica ho scoperto tutto un mondo che non conoscevo ancora: la fisica è una scienza che studia la natura e tutti quei fenomeni naturali che incontriamo nella vita di tutti i giorni.

Ho trovato molto interessante interrogarsi sul perché avvengono certi fenomeni e cercare una risposta a queste domande, per permettere all’uomo di utilizzare al meglio le risorse che la natura gli offre o di inventare nuove tecnologie, allo scopo di migliorare la qualità della vita. E man mano che imparavo cose nuove, mi appassionavo sempre più, così ho capito che la mia strada era proprio questa: studiare fisica all’università, e non me ne sono mai pentita.

Perché hai deciso di intraprendere l’insegnamento di questa materia?

Perchè mi piace molto il lavoro a contatto con altre persone e perché amo insegnare e soprattutto adoro i ragazzi. Avrei avuto altre possibilità, ma la mia è stata una scelta: ho sempre voluto insegnare. Penso che trasmettere le mie conoscenze sia il lavoro più bello e più gratificante al mondo e mi permetta di lasciare qualcosa di me, che non si limiti ai contenuti della materia che insegno, ma abbracci anche l’aspetto educativo, altrettanto importante. Attualmente insegno anche matematica oltre alla fisica, perché le due materie sono molto collegate tra loro.

Qual è il ramo di questa disciplina o la teoria che ancora oggi più ti affascina?

Ritengo che la fisica sia tutta affascinante. Si può classificare in quattro classi di fenomeni fisici: i fenomeni corpuscolari che coinvolgono oggetti dotati di massa propria, sia a livello macroscopico che microscopico (meccanica classica e meccanica quantistica); i fenomeni ondulatori che coinvolgono la propagazione di energia sotto forma di onde; i fenomeni termici che coinvolgono trasferimento di calore e la trasformazione in lavoro meccanico; i fenomeni elettrici e magnetici.

Se proprio devo scegliere, direi che preferisco la fisica moderna, cioè la Meccanica Quantistica, perché è molto strana e misteriosa, più si studia e più ci sembra di essere tanto piccoli di fronte all’immensità della natura e delle leggi che la governano.

La fisica è considerata forse la più difficile delle discipline, sia dagli studenti che dai tanti adulti che vorrebbero approfondirne la conoscenza o colmare le lacune della loro preparazione: è davvero così? Da cosa sono date queste difficoltà intrinseche e come è possibile superarle?

È vero che la fisica spaventa sempre, sia gli studenti che gli adulti che amano leggere per approfondire le conoscenze. Ma è un atteggiamento sbagliato; anche i concetti descritti dalle leggi fisiche si possono semplificare; l’importante è capire il fenomeno. Poi è logico che a scuola bisogna studiare anche le formule: qui le difficoltà si superano con la volontà, con l’impegno.

Cosa cerchi di trasmettere della fisica nel tuo lavoro quotidiano con i ragazzi della scuola superiore?

Cerco di trasmettere i concetti fondamentali, che sono quelli che alla fine restano anche dopo parecchi anni. Bisogna capire il perché delle cose, prima di studiare le formule o i modelli matematici che regolano i vari fenomeni naturali, perché ciò che si è capito diventa parte del proprio bagaglio culturale che accompagnerà anche durante gli studi universitari e nella vita. Bisogna imparare a studiare e a osservare la realtà che ci circonda, che sicuramente ci dà lezioni paragonabili a esperienze di laboratorio: ciò che vedo, ricordo.

Sperimentale e teorica: la fisica ha tante anime, ma queste sono le principali. Vuoi raccontarci questi due approcci?

La rigida divisione tra fisica sperimentale e fisica teorica è diventata sempre più marcata, ma in realtà i due approcci non possono sopravvivere singolarmente e questo genera il progresso dei giorni nostri. La fisica sperimentale degli acceleratori, degli esperimenti con alte energie e degli esperimenti sui neutrini solari, o quella delle centrali nucleari non esisterebbero senza gli studi teorici. Nell’ambito della fisica teorica negli ultimi decenni si sono consolidate ricerche che vogliono rispondere a domande che l’umanità si pone da millenni. Si sono affermate importanti teorie come la Meccanica Quantistica e la Relatività che rendono sempre più difficile sperimentare la teoria con dimensioni di un atomo o di un elettrone o dell’universo intero.

È appena uscito per Gruppo Macro il tuo libro 20 Domande per Capire la Fisica. Dai quanti all’universo a 26 dimensioni. Di cosa si tratta? A chi ne consigli la lettura?

È un libro che spiega in termini divulgativi alcuni dei concetti più interessanti della fisica moderna: qui troverete risposta a delle domande che spaziano dall’antimateria alle onde gravitazionali, dai buchi neri alla Teoria della Relatività, dalla Teoria delle Stringhe ai viaggi nel tempo (realtà o fantascienza?). Ne consiglio la lettura a curiosi e appassionati di ogni età, dagli studenti agli adulti, poiché è scritto con un linguaggio semplice, alla portata di tutti, ma rigoroso.

Descrizione libro libro 20 Domande per Capire la Fisica

Un libro che risponde alle principali domande sulla fisica!

La fisica ti ha sempre affascinato ma non sei mai riuscito a capirla fino in fondo? Senti spesso parlare di fisica quantistica ma non ne hai afferrato i principi? Sai che cos’è la teoria delle stringhe?

In questo libro Antonella Ravizza, insegnante con oltre vent’anni di esperienza nella divulgazione scientifica, ci accompagna in un affascinante viaggio nella fisica moderna.

Oltre venti domande spiegate in modo semplice e rigoroso forniranno una solida base a tutti coloro che amano la fisica e che vogliono consolidarne e approfondirne i concetti fondamentali.

 Indice

INTRODUZIONE

1. FISICA QUANTISTICA

CHE COS’È È LA FISICA QUANTISTICA?

Il dualismo onda-particella
L’effetto fotoelettrico
L’esperimento della doppia fenditura

ENTANGLEMENT: È VERO CHE LE PARTICELLE COMUNICANO A DISTANZA?

COME SI SPIEGANO LE PROPRIETÀ DELL’EFFETTO FOTOELETTRICO?

PERCHÉ LE PARTICELLE SONO INDISTINGUIBILI?

CHE COS’È IL PRINCIPIO DI INDETERMINAZIONE DI HEISENBERG?

La pallina da biliardo e l’elettrone
La funzione d’onda

PERCHÉ A EINSTEIN NON PIACEVA

LA FISICA QUANTISTICA?

Il paradosso EPR
Einstein e il teorema di Bell

2. RELATIVITÀ RISTRETTA

PERCHÉ IL TEMPO E LO SPAZIO SONO RELATIVI?

La realtà e il ruolo dell’osservatore

LA FISICA RELATIVISTICA TROVA APPLICAZIONI

NELLA VITA QUOTIDIANA?

I due postulati di base del principio di relatività ristretta
L’evento nella teoria della relatività
Il concetto di energia e di massa nella teoria della relatività

3. PARTICELLE

È VERO CHE SIAMO CONTINUAMENTE BOMBARDATI DAI RAGGI COSMICI?

Raggi cosmici primari e secondari
Dove si rilevano i raggi cosmici?
Cosa ci dicono i muoni
Raggi cosmici: come ci influenzano?

COSA SAPPIAMO DELL’ANTIMATERIA?

L’equazione di Dirac e la scoperta del positrone
La scoperta dell’antiprotone e di altre antiparticelle
Le ricadute tecnologiche: la PET
CHE COSA SONO I FOTONI?

Onda o particella? La doppia natura del fotone
Luce solida e computer quantistici

CHE COSA SONO I QUARK?

Le 4 forze fondamentali dell’Universo
I tipi di quark
Bosoni e fermioni
Altre proprietà dei quark

COSA SONO I NEUTRINI?

Come sono stati scoperti i neutrini?
Dove si trovano i neutrini?
Come nascono queste strane ma interessanti particelle?
Dove si va “a caccia” di neutrini?

MATERIA OSCURA, COSA SARÀ MAI?

Le prove sperimentali dell’esistenza della materia oscura
Cosa possiamo dire oggi sulla materia oscura?

4. GRAVITÀ

CONOSCI LA STORIA DI NEWTON E DELLA MELA?

Che cos’è la forza attrattiva gravitazionale tra due masse
Effetti in natura: le maree
Il campo gravitazionale
Legge di gravitazione universale e teoria
della relatività generale

PERCHÉ I PIANETI PERCORRONO ORBITE ELLITTICHE?

Perché i pianeti e le stelle hanno forma sferica?
Forza centrifuga e forza centripeta

PERCHÉ NON HAI MAI CAPITO LA RELATIVITÀ GENERALE?

Dalla relatività ristretta alla relatività generale
Nuovi approcci allo spazio-tempo

COSA SONO LE ONDE GRAVITAZIONALI?

Cosa sono le onde gravitazionali?
La forza di gravità e le onde gravitazionali
La velocità della luce e le onde gravitazionali
Onde gravitazionali: facciamo un esempio pratico

COSA SONO I BUCHI NERI?

L’orizzonte degli eventi
La termodinamica dei buchi neri
Un buco nero al centro di ogni galassia

5. LA NUOVA FISICA

VIVIAMO IN UN UNIVERSO A 26 DIMENSIONI?

Dai diagrammi di Feynman alla Teoria delle Stringhe
Ma cos’è la Teoria delle Stringhe?
La base matematica e le verifiche sperimentali della Teoria delle Stringhe

I VIAGGI NEL TEMPO: REALTÀ O FANTASCIENZA?

UN’ALTRA “TEORIA DELLE STRINGHE”, MOLTO CURIOSA!

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Scienza e Conoscenza n. 68 - Aprile/Giugno 2019 — Rivista >> http://bit.ly/2YKRKHY 
Nuove scienze, Medicina Integrata

20 Domande per Capire la Fisica — Libro >> http://bit.ly/2wsEevy
Dai quanti all'universo a 26 dimensioni
Antonella Ravizza

lunedì 27 maggio 2019

Che cos'e' la pranoterapia oggi?



Che cos'e' la pranoterapia oggi?

Intervista a Gabriele Laguzzi

Medicina Non Convenzionale


Che cos'è la pranoterapia oggi? Intervista a Gabriele Laguzzi
    
La pranoterapia può essere intesa come dono dell’uomo per l’uomo, come il tramite per un nuovo umanesimo in medicina, nella scienza e nella società

Marianna Gualazzi - 27/05/2019

Le pratiche di medicina popolare e tradizionale, le religioni e le tradizioni spirituali di tutto il mondo hanno da sempre utilizzato l’imposizione delle mani a scopo terapeutico, di benedizione e di guarigione. È una pratica che affonda le sue radici nella notte dei tempi, in un mondo simbolico e mitico che oggi sembra molto distante da noi. Eppure ancora oggi, in tutto il mondo, la pranoterapia è viva e vitale, e continua ad affascinare l’uomo comune, il ricercatore indipendente, il medico che ne intravede la potenzialità in percorsi terapeutici integrati. Ne parliamo con Gabriele Laguzzi, pranoterapeuta e docente.

Marianna Gualazzi - La pranoterapia è letteralmente la terapia del Prana: che cos’è il Prana e qual è il rapporto tra il Prana della pranoterapia occidentale e quello della tradizione indiana e ayurvedica?

Gabriele Laguzzi - La Pranoterapia è di certo la “madre” di tutte le altre pratiche energetiche, poiché da sempre l’uomo l’ha utilizzata spontaneamente come il più immediato tra i rimedi che la Natura gli ha messo a disposizione, contro i mali psico-fisici. La più antica e circostanziata definizione dell’energia vitale universale che abbiamo ci viene dall’India e risale ad alcuni millenni prima di Cristo. Il termine Prana deriva dai due termini sanscriti Pra che vuol dire “unità fondamentale” e Na che vuol dire “energia”: energia che è fondamento di ogni cosa, energia che unifica tutto.

La pranoterapia, anche alla luce di una visione scientifica – così come’è quella vissuta, sperimentata e insegnata dal dottor Luigi Lapi e oggi dalla Scuola A.L.A.R.O è quindi medicina naturale per eccellenza essendo non lesiva, non invasiva, utile per “ristabilire l’omeostasi” (ad reparandam omeostasim) che è l’equilibrio funzionale e vitale dell’organismo; integrativa dell’opera del medico. Oggi come ieri il Prana è sempre il medesimo: rispetto alla tradizione indiana cambia solamente l’approccio, date le valenze culturali e psicologiche tipiche del mondo occidentale.

Come si inscrive la pranoterapia nell’orizzonte culturale contemporaneo?

Oggi a pieno titolo si inscrive in un grande momento di rinascenza delle virtù essenziali dell’Uomo: la tecnologia e l’Humanitas (la sostanza tipica dell’essere uomo) forgeranno nel tempo una nuova, più autentica e consapevole dimensione dell’umanità intera. E nell’Humanitas vedo integrarsi bene anche la pranoterapia, come espressione viva e vivente di quell’ Amor che – come dice Dante – “move il sole e l’altre stelle”. La pranoterapia è un dono dell’uomo per l’uomo.

Oggi ci sono strumenti sofisticati per la misurazione dell’energia vitale. La pranoterapia ha avuto una validazione scientifica? Ci sono studi in corso?

Negli anni tra il 1950 e il 1980 numerosi ricercatori hanno effettuato studi di carattere scientifico al fine di spiegare l’azione e l’efficacia del Prana. In particolare ricordiamo le esperienze del dottor Francesco Racanelli a Firenze (Medicina bioradiante) del dottor Luigi Lapi a Firenze (Chirtest), del dottor Gerardo Ciannella presso l’Ospedale Monaldi di Napoli (Teletermografia Dinamica), dell’ingegner Marco Todeschini (Fluidometro), del professor Giuseppe Ambrosini (Elettrovisore).

In Italia, partire dal 1986, i chimici Patrizia Vecchi e Alberto Ansaloni hanno condotto altri studi volti a dimostrare l’influenza del Prana sull’acqua: i risultati delle loro ricerche, sviluppatesi presso il Centro di Ricerche di Bioclimatologia Medica dell’Università di Milano, evidenziano le modificazioni chimico-fisiche dei composti acquosi colloidali (metodo del Bismuto e metodo dell’Oro) sottoposti ai flussi di bioenergia: ho citato solo alcune esperienze.

Attualmente le nuove scienze (come la quantistica e l’epigenetica) evidenziano un rinnovato e più approfondito interesse di ricerca verso la Vita in toto e – in conseguenza – verso la bioenergia e le sue manifestazioni particolari. Si ritorna all’Unità dell’esistenza, con la revisione positiva di tutto ciò che un tempo veniva chiamato “paranormale”.

Ad esempio, l’Institute of HeartMath (Istituto di matematica del cuore) di Boulder Creek, in California, collegato all’Università di Stanford, studia le nostre emozioni e i nostri sentimenti e le modalità del loro impatto sulla nostra fisiologia, con un particolare riferimento agli effetti fisiologici delle emozioni positive. Le ricerche del dottor Bruce Lipton, che si svolgono nell’ambito della medicina epigenetica e quelle di uno staff di ricercatori dell’Istituto di Boulder Creek, in California, guidati dal dottor Rollin McCraty hanno evidenziato che nella molecola del DNA possono prodursi cambiamenti misurabili se essa viene sottoposta all’influenza di desideri, intenzioni ed emozioni.

Risultati straordinari e stimolanti, questi, utili a spiegare l’influenza e il meccanismo di azione della preghiera, della meditazione e anche del nostro Prana. Ottimi elementi di riflessione per ogni operatore che vuol accrescere la propria consapevolezza umana e professionale. In Russia tra i numerosi studi di medicina energetica, ricordiamo quelli di Vladimir Nesterov, volti a indagare sullo stato bioenergetico di salute. Ovviamente anche in Italia si lavora in questo senso: per tutti cito il partecipato convegno sul tema “Acqua, Luce e Suono nella riprogrammazione e potenziamento epigenetico del benessere” tenutosi a Firenze il 24 maggio 2018 presso l’Auditorium della Giunta Regionale Toscana, evento promosso da Egocreanet Cluster diretto dal prof. Paolo Manzelli, come elemento di consenso fondante e condiviso per sviluppare un progetto innovativo di “biologia quantica della vita”...

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giovedì 23 maggio 2019

I biofotoni e la scienza della vita



I biofotoni e la scienza della vita

Medicina Quantistica e Bioenergetica


Secondo alcune teorie fisiche e della percezione, il nostro apparato sensoriale ci consente di cogliere circa il 4% della realtà che ci circonda. Nonostante ciò abbiamo la sensazione di percepire tutto quello che sta intorno a noi. Come mai questo accade? Di cosa è fatto il restante 96% della realtà?

Gioacchino Pagliaro - 23/05/2019

Se da un lato sappiamo bene che esistono, sia nell’organismo che nell’ambiente, alcune forme di energia che sono rilevabili solo con particolari dispositivi e apparecchiature, dall’altro facciamo molta fatica a credere che negli organismi viventi ci possano essere delle energie luminose non visibili a occhio nudo.

Il senso comune accetta che negli organismi ci sia energia, ma non riconosce che i corpi possano essere dotati di luce.
Del resto, guardando le persone, vediamo le fisionomie dei loro corpi, ma non vediamo luminescenze né, tanto meno, aloni di luce.
E guardando all’interno dei corpi troviamo cellule, molecole, atomi che, come ci era stato insegnato, sono solo materia.

I viventi emettono luce

La razionalità, il processo percettivo-elaborativo, i sistemi di credenze condivisi e la cultura a cui aderiamo ci confermano tutto questo e ci fanno notare anche come, in una stanza buia, un organismo non ha emissioni di luce visibili.

Tutto ciò è stato indiscutibilmente vero fino a quando alcuni audaci biologi e fisici, sfidando le concezioni teoriche del momento, pur essendo osteggiati dal conservatorismo dei loro colleghi, riuscirono a dimostrare che gli organismi viventi sono in grado di emettere luce.

Come sempre accade nell’evoluzione della conoscenza ci vollero decenni – e lo sviluppo di una tecnologia sempre più sofisticata – per confermare che alcune scoperte avvenute agli inizi degli anni Venti del secolo scorso erano vere.

Infatti, com’è noto, ogni nuova teoria dev'essere sottoposta ad attente e rigorose verifiche prima di essere riconosciuta come valida e, spesso, scientismo e interessi di parte, rallentano questo processo di analisi e di verifica.

Tuttavia la scienza – che per sua natura è protesa a promuovere l’evoluzione della conoscenza attraverso l’attenta aderenza al metodo scientifico – supera gli atteggiamenti pregiudiziali e gli interessi di parte e valida ciò che può essere validato.

Siamo esseri pervasi dalla luce, ma soprattutto, proprio come avevano riscontrato le antiche tradizioni filosofiche orientali, siamo dotati di un sistema energetico costituito da flussi e centri di energia luminosi...

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mercoledì 22 maggio 2019

Nutri la tua salute: prevenzione a tavola



Nutri la tua salute: quanta prevenzione possiamo fare a tavola?

Alimentazione e Salute


Qual è il ruolo preventivo giocato dall'alimentazione? Su quali nutrienti e quindi su quali categorie di alimenti possiamo basare la nostra dieta quotidiana per trarne il massimo beneficio in termini di salute?

di Sabina Bietolini - 21/05/2019

Sono biologa nutrizionista e dottore di ricerca in Scienze della Salute, con circa 10 anni alle spalle di ricerca universitaria.

L’approccio nutrizionale che propongo è raccontato dal mio progetto NutrirelaSalute (www.nutrirelasalute.com) e si basa sulle evidenze emerse dalla ricerca scientifica internazionale riguardo alle proprietà salutari degli alimenti e alla loro capacità preventiva verso numerose patologie.

Il ruolo protettivo e preventivo del cibo è da associarsi ad alimenti di origine vegetale, in quanto ricchi di preziose vitamine antiossidanti, elevato quantitativo di fibre, ma anche acidi grassi insaturi in alcune categorie di alimenti e soprattutto sostanze denominate fitochimici, che le piante producono per loro stessa difesa e che, pur non essendo utilizzate dal nostro corpo come nutrienti, vi svolgono numerose attività biologiche quali quella antiossidante, depurativa, antinfiammatoria ed antitumorale.

Alimenti vegetali: perché sono così importanti?

I fitochimici sono una conoscenza recente del mondo scientifico, rientrando tra gli argomenti studiati dalla giovanissima disciplina denominata nutrigenomica e forniscono la risposta, a livello molecolare e di espressione genica, di molta parte del successo della dieta a base vegetale. La ricerca scientifica riconosce infatti un ruolo protettivo a numerosi alimenti quali melagrana, frutti di bosco, cavolo, broccolo, verza, soia, orzo, aglio, cipolle, uva, olive, carote, pomodori, legumi in genere, noci, lino, insomma numerosi frutti, ortaggi, verdure di ogni genere, cereali integrali, ma anche legumi. È stato poi dimostrato che alimenti ricchi di fibre sono in grado di riequilibrare il microbiota migliorando i livelli glicemici, la sensibilità insulinica e i marker dell’infiammazione, nonché favorendo modifiche positive nella composizione del microbiota.

Ciò si è rivelato di primaria importanza per garantire la salute del nostro intestino e di conseguenza del microbiota che ospita e del sistema immunitario che è locato, nell’adulto, per circa il 65% proprio a livello intestinale. Analogamente, ciò fornisce vantaggi anche in condizioni fisiologiche particolari come la gravidanza e l’allattamento, sia alla mamma che al bimbo, oltre a garantire un’opportunità di prevenzione verso le più comuni problematiche di salute, quali allergie, malattie metaboliche, cardiovascolari, oncologiche e neurodegenerative.

Offrire a noi stessi e ai nostri figli fonti di proteine, calcio, ferro, iodio, vitamine, grassi ed energia attraverso alimenti vegetali, significa poter acquisire una marcia in più rispetto ai coetanei, per affrontare il futuro con maggior forza e soprattutto con una sana abitudine, possibilmente appresa nell’infanzia perchè con piacere ed affetto da adulti verrà mantenuta, avendone ricevuto insegnamento in regalo dai propri genitori sin dalla più tenera età.

L'alimentazione preventiva

Un approccio basato sull’alimentazione preventiva, che ho registrato con il nome PrEVeg (Preventiva a Esclusiva base Vegetale) è il punto di forza della mia attività, rivolta a tutti, onnivori, vegetariani e vegan, affinché tutti possano usufruire dei benefici di un’alimentazione equilibrata, in qualsiasi fase della vita, preconcepimento, gravidanza, allattamento, svezzamento fisiologico, età scolare, adolescenza, menopausa, senescenza, e in qualsiasi condizione patologica.

Curarsi dell’alimentazione per Nutrire La propria Salute e quella dei propri figli, uscendo dagli schemi, è un gesto di grande amore e responsabilità, dato che l’alimentazione occidentale costituisce uno dei più importanti fattori di rischio per malattie cardiocircolatorie e tumorali in considerazione degli elevati consumi di sale, carboidrati, zuccheri, grassi saturi ed idrogenati, proteine animali, affiancati dalla immancabile scarsità di fibre, carenza di verdura e frutta, nonché di fitochimici protettivi.

scopri

I Batteri della Felicità — Libro >> http://bit.ly/2wdiVhy
Perchè i microbi del nostro corpo sono la chiave per la salute e il benessere
Alanna Collen

venerdì 17 maggio 2019

Problem Solving Help audio Binaural Brainwave x Risoluzione dei Problemi

Il sistema nervoso del cuore



Il sistema nervoso del cuore

Medicina Non Convenzionale

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Scopriamo i meccanismi fisiologici di comunicazione cuore-cervello e il modo in cui l’attività del cuore influenza le percezioni, le emozioni, l’intuito e la salute

di Carmen Di Muro - 17/05/2019

La scoperta di un vero e proprio sistema nervoso all’interno del cuore risale al 1991, quando uno dei primi pionieri della Neurocardiologia, il dottor J. Andrew Armour, ha introdotto il concetto di “cervello del cuore”. Il cuore-cervello, come viene comunemente chiamato, o sistema nervoso cardiaco intrinseco, è una rete complessa di gangli, neurotrasmettitori, proteine e cellule, molto simili a quelle cerebrali. Tali circuiti gli permettono di agire indipendentemente dal cervello craniale per imparare, ricordare, prendere decisioni e persino sentire. L’attività discendente dei rami simpatico e parasimpatico dell’SNA è integrata nel sistema nervoso intrinseco del cuore insieme ai segnali derivanti dai suoi neuroni sensori che ne rilevano la pressione, la frequenza, il ritmo cardiaco e gli ormoni. Le informazioni afferenti elaborate contribuiscono a sincronizzare globalmente l’attività delle aree frontocorticali, subcorticali e della corteccia motoria, influenzando fattori psicologici come il livello di attenzione, la motivazione, la sensibilità percettiva e l’elaborazione emotiva.

Queste ricerche svolgono un ruolo importante nel chiarire i processi di base che connettono cuore, cervello, mente e corpo, mettendo in luce che una funzionalità sana e ottimale è il risultato di interazioni dinamiche tra molteplici sistemi di controllo neurali, ormonali e meccanici, sia a livello locale che centrale. Ma questo non è tutto. Oltre alla vasta rete di trasmissione neurochimica che collega l’organo cardiaco, la psiche e il soma, i ricercatori dell’HMI hanno fatto una scoperta ancora più sorprendente: il cuore trasmette informazioni essenziali tramite interazioni di campi elettromagnetici.

Comunicazione cardio-elettromagnetica

“Il nostro cuore è un’ondata di luce” potrebbe dire chi si lascia trasportare dal dolce sentire celato in ogni pulsazione dell’organo primo del nostro corpo. Ma cosa significa realmente?
Gli scienziati dell’HMI hanno riscontrato che il “cuore fisico”, oltre ad avere ampie connessioni afferenti con i centri corticali, ha anche canali di comunicazione che operano nel dominio della frequenza, al di là dei limiti dello spazio-tempo, e che lo collegano con il “cuore energetico” il quale può informare virtualmente, momento per momento, i circuiti del sistema biologico. È stato visto che il cuore genera il campo elettromagnetico più potente e più esteso del corpo, 5000 volte più ampio rispetto a quello cerebrale, che può essere rilevato a diversi metri di distanza, in tutte le direzioni, attraverso un dispositivo superconduttore a interferenza quantistica (SQUID) basato su magnetometri.

Il campo del cuore agisce come un’onda portante di informazioni, fornendo un segnale di sincronizzazione globale per l’intero organismo. Specificamente, l’informazione codificata agisce per in-formare (letteralmente, dare forma a) l’energia di tutte le funzioni corporee e per coordinare i processi fisiologici nel suo insieme. Ogni cellula è, infatti, immersa in un ambiente, esterno e interno, di fluttuanti forze magnetiche invisibili. L’evidenza sperimentale dimostra che le chiare modalità ritmiche nella variabilità delle onde elettromagnetiche – nella pressione sanguigna e in quella sonora – prodotte dall’attività del ritmo cardiaco sono alterate e modellate dall’esperienza di differenti emozioni, la cui qualità determina il tipo di segnale che il nostro cuore trasmette alla corteccia cerebrale...

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Scienza e Conoscenza n. 67 - Gennaio/Marzo 2018 >> http://bit.ly/2FFrLu7
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mercoledì 15 maggio 2019

Un caffe' al CERN: scopri il film Almost Nothing



Un caffe' al CERN: scopri il film Almost Nothing

Scienza e Fisica Quantistica

Metti un caffè al CERN: scopri il film Almost Nothing
    

Almost Nothing è il documentario che racconta le scoperte e le persone del più prestigioso laboratorio di ricerca sulla fisica delle particelle

Marianna Gualazzi - 15/05/2019

Una mattina di dieci anni fa mi sono seduta per bere un tè caldo in una caffetteria con vista sulle Alpi Francesi: di fianco a me il premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia stava chiacchierando in maniera informale con un gruppo di giovani ricercatori, poco più che ventenni, provenienti dalla più svariate parti del mondo.

Tutto questo accade ogni giorno al CERN, il Centro Europeo per la Ricerca Nucleare, uno dei laboratori di ricerca scientifica più prestigiosi del mondo, il più importante per la fisica delle particelle.

Nato all’indomani della seconda guerra mondiale con lo scopo di ricostruire, nell’Europa post bellica, uno spirito di cooperazione e di
votare la nascente ricerca sulla fisica nucleare e sub nucleare a scopi puramente scientifici, il CERN si trova sul confine franco-svizzero tra il lago Lemano e i monti del Jura.
Moglie di un fisico che da vent’anni dedica la sua esistenza a uno degli esperimenti progettati per il più potente acceleratore di particelle del mondo – l’LHC – ho trascorso al CERN cinque anni: abitavo nella campagna francese e il laboratorio era la mia seconda casa. Letterata tra un migliaia di fisici, ingegnerie, tecnici ho trascorso intere giornate a osservare, sbirciare e scrutare la varia umanità che popola il laboratorio.

Il CERN è una vera e propria città nella città: qui cui le strade portano i nomi dei fisici e degli scienziati del passato, c’è uno speciale distaccamento dei pompieri, due ristoranti, tre ostelli. I building con gli uffici, i capannoni con gli esperimenti, e chilometri di corridoi con arredi anni sessanta si estendono per diversi chilometri quadrati.
Questo affascinante “luogo - non luogo” ce lo racconta il bellissimo documentario Almost Nothing.
Il film è un viaggio all’interno del CERN, ma il punto di vista del racconto non è solo prettamente scientifico: la regista Anna de Manincor del collettivo ZimmerFrei lascia il Bosone di Higgs e le onde gravitazionali sullo sfondo e punta l’obbiettivo sugli esseri umani che lavorano in questo labirinto di corridoi, cavi e strumenti di altissima precisione.
E ci porta a scoprire una comunità di scienziati votata alla ricerca e alla scoperta del futuro, che cooperano e lavorano insieme da decenni in armonia, senza distinzioni di nazionalità, sesso e religione.

Guardando Almost Nothing ho rivissuto le giornate trascorse nella caffetteria del CERN a scrivere al pc, origliando le conversazioni dei fisici seduti accanto a me; e quelle passate nella silenziosissima biblioteca, con le scaffalature traboccanti di fascicoli di Physical Review Letters intenta a perfezionare il mio francese e il mio inglese.
Nel documentario ho riconosciuto molti dei volti e dei nomi incontrati nei miei anni ginevrini, uno tra tutti quello di John Ellis, fisico teorico di fama mondiale, eccentrico e attempato, il cui ufficio è invaso da pile di documenti e sulla cui lavagna campeggiano equazioni che solo lui, e pochi altri, riescono a decifrare.

La visione di Almost Nothing è consigliatissima.

Per vedere il film Almost Nothing

La Fisica del Nulla — Libro >> http://bit.ly/2LHdHoH
La strana storia dello spazio vuoto
James Owen Weatherall

martedì 14 maggio 2019

Il tuo futuro e' gia' scritto? Cosa dice la Fisica



Il tuo futuro e' gia' scritto? Cosa dice la Fisica

Scienza e Fisica Quantistica


Determinismo, casualità e libero arbitrio: cosa può dirci la fisica sulle grandi domande dell’animo umano?

Luigi Maxmilian Caligiuri - 13/05/2019

Penso dunque esisto affermava il grande filosofo francese Cartesio, ritenendo di riassumere in questo modo l’essenza più profonda della condizione umana. Ma cosa significa “io penso”? Siamo soltanto delle “macchine” passive attraversate dai pensieri o agenti attivi capaci di determinare le nostre decisioni?
La possibilità stessa di porci tale domanda sembrerebbe richiedere quest’ultima interpretazione, sebbene la visione correntemente accettata del determinismo scientifico preferirebbe la prima.
In un universo totalmente deterministico, in cui ogni evento condiziona, inevitabilmente, il successivo, la possibilità di compiere libere scelte sembra apparire come una pura illusione.

Dio non gioca a dadi con l’universo: oppure sì?

A tal proposito Albert Einstein pare fosse solito affermare: «Dio non gioca a dadi con l’universo », sintetizzando così la sua difficoltà ad accettare uno degli aspetti fondamentali della meccanica quantistica (che, peraltro, aveva egli stesso contribuito a far nascere proponendo l’ipotesi dell’esistenza dei fotoni) la quale, al contrario, considera la casualità come una caratteristica intrinseca del mondo fisico.
Se pensiamo, ad esempio, al decadimento spontaneo del nucleo di una sostanza radioattiva, la meccanica quantistica non è in grado di prevedere quando questo evento si manifesterà e perché.
Analogamente, quando un fotone incide su uno specchio semiriflettente (che riflette il 50% della luce incidente e ne trasmette altrettanto), esso verrà o trasmesso o riflesso con uguale probabilità e tale possibilità si concretizzerà in un esito effettivo (trasmissione o riflessione) solo nel momento in cui il fotone verrà effettivamente rilevato. Tali eventi singoli, di natura quantistica, sono dunque intrinsecamente casuali e non prevedibili (non a caso tale proprietà viene utilizzata per la generazione di numeri casuali usati nella crittografia, in statistica e nei giochi d’azzardo online).

Einstein rifiutava di accettare l’esistenza fisica di fenomeni realmente non deterministici, ossia che avvengono senza una specifica ragione e imprevedibilmente, rimanendo dunque fedele all’immagine di un universo deterministico in cui ogni evento è, inevitabilmente, il risultato di uno o più eventi ad esso temporalmente precedenti e la causa eventuale di uno o più eventi futuri rispetto ad esso. Egli riteneva infatti che la meccanica quantistica fosse semplicemente incompleta e quindi incapace di cogliere l’essenza ultima della realtà fisica, sollevando, in verità, uno dei problemi fondamentali della scienza, tuttora di fatto insoluto.
La questione se l’universo nella sua totalità sia un enorme meccanismo a orologeria, oppure un “tavolo da gioco” va dritta al cuore della Fisica e condiziona il suo obiettivo, ossia la ricerca di regole semplici che sottendano alla complessità della Natura, dal momento che la possibile esistenza di fenomeni a-casuali imporrebbe precise e profonde limitazioni al dominio stesso dell’indagine scientifica. D’altra parte è fondamentale osservare che, nel pensiero filosofico, l’indeterminismo è stato generalmente considerato come il presupposto per l’esistenza del libero arbitrio.

Determinismo verso indeterminismo

In un Universo puramente deterministico tutto ciò che si manifesta in un dato istante è inevitabilmente causato dagli eventi ad esso precedenti (stato iniziale) e tutto si svolge per pura necessità senza alcuno spazio per il caso. Tale stato iniziale (o finale essendo le leggi della fisica simmetriche nel tempo a livello fondamentale) dovrebbe dunque includere non solo lo stato dell’Universo “fisico” ma anche le qualità degli esseri viventi in esso presenti.
D’altra parte appare evidente che o esistiamo in un Universo in cui tutto è predeterminato a partire da un insieme di condizioni iniziali nel passato (ad esempio al momento del Big Bang) o nel futuro (dal momento che il tempo stesso, in un tale tipo di universo, sarebbe considerato come illusorio), oppure siamo noi gli artefici del nostro futuro nel quale caso, ovviamente, l’Universo non può essere completamente deterministico. È interessante comunque notare che, da un punto di vista concettuale, l’esistenza del libero arbitrio è indispensabile per scegliere quali argomentazioni ritenere convincenti e quali invece irrilevanti dal punto di vista scientifico.
È ironico quindi constatare come alcune delle più importanti costruzioni teoriche della scienza moderna, basate sul determinismo, sembrino di fatto annullare la possibilità dell’esistenza del libero arbitrio.

La fisica classica newtoniana, infatti, descrive un universo assolutamente deterministico in cui nulla di “nuovo” (ovvero di non prevedibile a partire dalle condizioni iniziali e dalle equazioni del moto) accade. Ma la situazione diventa ancora più complessa considerando la Teoria della Relatività di Einstein, secondo la quale non esiste una definizione assoluta di simultaneità tra del cosiddetto “universo blocco” in cui passato, presente e futuro appaiono cristallizzati come in un blocco di ghiaccio e in cui il presente, in cui esistiamo e siamo liberi di pensare, è solo un’illusione, così come lo è il libero arbitrio e il fluire del stesso tempo.
Si potrebbe tuttavia considerare la dicotomia esistente tra determinismo e indeterminismo come apparente, assumendo i due concetti afferenti a due ordini differenti di realtà: un livello sub-quantistico deterministico e uno quantistico, meno profondo, di natura probabilistica e indeterministica.
Ma è possibile conciliare il concetto di libero arbitrio con quello di determinismo o, ancora più specificamente, con la casualità di natura quantistica? Per tentare di fornire una risposta a questa domanda è necessario indagare più da vicino il significato della casualità nel cosmo quantistico...

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Scienza e Conoscenza n. 67 - Gennaio/Marzo 2018 >> http://bit.ly/2FFrLu7 
Nuove scienze, Medicina Integrata

lunedì 13 maggio 2019

Fusione nucleare: in cosa consiste questo processo?



Fusione nucleare: in cosa consiste questo processo?

Scienza e Fisica Quantistica


Scopri in cosa consiste la fusione nucleare e da cosa viene provocata l’emissione di così tanta energia

John Gribbin - 11/05/2019

Estratto dal libro "Dizionario Enciclopedico di Fisica Quantistica" di John Gribbin

Cos'è la fusione nucleare?

La fusione nucleare è il processo in virtù del quale i nuclei leggeri di due o più atomi, si fondono fino a creare un nucleo più pesante, con contemporaneo rilascio di energia.

Sebbene i nuclei degli elementi più leggeri possano esistere in forme stabili, se i nuclei vengono sottoposti a pressione sufficientemente intensa (per esempio, la pressione estrema all’interno delle stelle) finiscono per superare la repulsione causata dalla carica elettrica positiva di ogni nucleo, e si combinano tra loro rilasciando energia.

All’interno delle stelle, la fusione provoca un’emissione di energia in base a due processi fondamentali, conosciuti come il ciclo del carbonio e la reazione protone-protone.

Le condizioni estreme richieste per portare i nuclei alla fusione rendono estremamente difficile stimolare la fusione sulla Terra, in condizioni controllate, ma è proprio questo processo a fornire l’energia della cosiddetta bomba all’idrogeno, dove la fusione viene scatenata dall’esplosione di una bomba atomica.

Si spera di poter ottenere il controllo della fusione nucleare in reattori capaci di produrre elettricità.

Se fondiamo due nuclei di deuterio?

La fusione di una coppia di nuclei di deuterio rilascia circa il 2% dell’energia prodotta dalla fissione di un singolo nucleo di uranio-235.

Ma dal momento che il nucleo dell’uranio-235 pesa circa 100 volte di più del nucleo di deuterio, in un chilogrammo di deuterio ci sono 100 volte più nuclei che in un kg di uranio-235.

Di conseguenza, se tutte le coppie di nuclei di deuterio fondessero, potrebbero generare più o meno la stessa quantità d’energia che verrebbe prodotta dalla fissione di un chilogrammo di uranio-235, ovvero l’equivalente di 3 milioni di tonnellate di carbone.

Descrizione libro

Dall'Acceleratore di particelle alla teoria del punto Zero, dalla legge di gravità ai raggi X, dalla scoperta dell'energia nucleare alla teoria della relatività generale, fino ad arrivare alle ultime interessantissime teorie sulle "stringhe".

Tutta la storia della fisica, dalla A alla Z, viene affrontata con piglio entusiasta e coinvolgente; così come vengono messe in risalto le vite dei più importanti scienziati che hanno svolto un ruolo di primo piano nel grande viaggio dell'uomo alla scoperta di se stesso e del mondo in cui vive.

Perché i fotoni si comportano come particelle e altre volte come onde a seconda del tipo di esperimento condotto dallo scienziato? Perché nell'esperimento della "doppia fenditura" il fotone sembra sapere in anticipo quale sarà l'esperimento a cui verrà sottoposto e si comporta di conseguenza? A queste e ad altre domande hanno cercato di rispondere grandi scienziati elaborando teorie affascinanti.

Q come Quanto è una vera e propria enciclopedia della fisica quantistica. L'autore, John Gribbin, famoso divulgatore scientifico, ci apre gli occhi sul mondo dell'infinitamente piccolo e sulle leggi che governano l'Universo. Gribbin ha il grande merito di rendere attraente e comprensibile per tutti una materia finora riservata solo al popolo dei fisici e dei matematici.

Avviene così che, pur rimanendo un'opera di grande utilità soprattutto per chi ha intrapreso studi di fisica, chiunque può trarre un'infinita serie di stimoli su cui riflettere e da approfondire ulteriormente per comprendere meglio il mondo in cui viviamo e per cercare di intuire a quale presa di coscienza giungerà l'uomo del terzo millennio.

John Gribbin, nato nel 1946, si è laureato in astrofisica all’Università di Cambridge.
La divulgazione scientifica è sempre staro il suo obiettivo ed è diventato autore di numerosi best-seller.
È molto famoso anche in Italia, grazie alle sue numerose pubblicazioni.

Scopri il libro
Dizionario Enciclopedico di Fisica Quantistica con illustrazioni    

Dizionario Enciclopedico di Fisica Quantistica con illustrazioni — Libro >> http://bit.ly/2XvE8P2
Dall'Acceleratore di particelle al campo del punto Zero - Q come Quanto
John Gribbin

venerdì 10 maggio 2019

Fusione fredda: cosa c'e' da sapere...




Fusione fredda: cosa c'e' da sapere?

Scienza e Fisica Quantistica


Dall'Acceleratore di particelle alla teoria del punto Zero, oggi parliamo della definizione di "fusione fredda"in fisica quantistica. Sai di cosa si tratta?

John Gribbin - 09/05/2019

Estratto dal libro "Dizionario Enciclopedico di Fisica Quantistica" di John Gribbin

Cos'è la fusione fredda?

La fusione fredda è definita come qualsiasi forma di fusione nucleare che abbia luogo più o meno a temperatura ambiente, invece che a temperatura elevata (svariati milioni di gradi) nel cuore di una stella o in un’esplosione nucleare.

Negli anni ’80 ci fu un’ondata di entusiasmo, provocata dall’annuncio della possibilità di giungere alla fusione fredda (in determinate circostanze) sulla base dell’elettrolisi dell’ossido di deuterio. Malauguratamente quella possibilità non è stata comprovata dagli ulteriori esami effettuati.

C’è qualche possibilità in più, anche se limitata, che atomi simili a quelli del deuterio (idrogeno pesante) possano essere prodotti sostituendo l’elettrone nell’atomo di deuterio con un muone, una particella analoga all’elettrone ma 207 volte più pesante.

Ne risulterebbe un “atomo” molto più piccolo dell’ordinario atomo di deuterio, perché il muone sarebbe molto più vicino al nucleo, fatto di un neutrone e di un protone.

Quest’atomo di deuterio muonico potrebbe quindi avvicinarsi a un altro atomo di deuterio quel tanto che basta per provocare la fusione, con la combinazione dei due nuclei in un nucleo di elio-4.

Il muone stesso si libererebbe in modo da sostituire l’elettrone in un altro atomo, permettendo alla fusione di progredire progressivamente, con il muone in funzione di catalizzatore.

Sfortunatamente, la vita media del muone è talmente breve (poco sopra i 2 microsecondi) che può riuscire a catalizzare solo qualche reazione prima di decadere in un elettrone, un neutrino muone e un elettrone antineutrino.

Descrizione libro

Dall'Acceleratore di particelle alla teoria del punto Zero, dalla legge di gravità ai raggi X, dalla scoperta dell'energia nucleare alla teoria della relatività generale, fino ad arrivare alle ultime interessantissime teorie sulle "stringhe".

Tutta la storia della fisica, dalla A alla Z, viene affrontata con piglio entusiasta e coinvolgente; così come vengono messe in risalto le vite dei più importanti scienziati che hanno svolto un ruolo di primo piano nel grande viaggio dell'uomo alla scoperta di se stesso e del mondo in cui vive.

Perché i fotoni si comportano come particelle e altre volte come onde a seconda del tipo di esperimento condotto dallo scienziato? Perché nell'esperimento della "doppia fenditura" il fotone sembra sapere in anticipo quale sarà l'esperimento a cui verrà sottoposto e si comporta di conseguenza? A queste e ad altre domande hanno cercato di rispondere grandi scienziati elaborando teorie affascinanti.

Q come Quanto è una vera e propria enciclopedia della fisica quantistica. L'autore, John Gribbin, famoso divulgatore scientifico, ci apre gli occhi sul mondo dell'infinitamente piccolo e sulle leggi che governano l'Universo. Gribbin ha il grande merito di rendere attraente e comprensibile per tutti una materia finora riservata solo al popolo dei fisici e dei matematici.

Avviene così che, pur rimanendo un'opera di grande utilità soprattutto per chi ha intrapreso studi di fisica, chiunque può trarre un'infinita serie di stimoli su cui riflettere e da approfondire ulteriormente per comprendere meglio il mondo in cui viviamo e per cercare di intuire a quale presa di coscienza giungerà l'uomo del terzo millennio.

«John Gribbin è una benedizione per tutti coloro che vogliono saperne di più della scienza ma diventano nervosi alla prospettiva (di ciò che li aspetta)... Egli rende le difficoltà accessibili, e fornisce alle persone che hanno una limitata conoscenza di base, una mappa del mondo della scienza».
Melvyn Bragg

Dizionario Enciclopedico di Fisica Quantistica con illustrazioni — Libro >> http://bit.ly/2XvE8P2
Dall'Acceleratore di particelle al campo del punto Zero - Q come Quanto
John Gribbin

mercoledì 8 maggio 2019

Che cosa non e' l'Ayurveda - 2



Che cosa non e' l'Ayurveda 2

seconda parte

Medicina Non Convenzionale


Sentiamo sempre parlare di cos'è l’Ayurveda, causando spesso dubbi e incertezze. Scopriamo insieme cosa non è l’Ayurveda per comprenderla al meglio

Antonio Morandi - 07/05/2019

Tratto dall’ebook Il Paradigma dell’Ayurveda

4. L’Ayurveda non è una medicina “dolce”

Sempre guidati dal bisogno di trovare conforto e rifugio dalla violenza e aggressività del mondo moderno occidentale, in questi ultimi anni sono nate tutta una serie di definizioni illusorie. Medicina “dolce” è uno di questi ed in realtà è praticamente un ossimoro. La funzione della Medicina è quella di curare, di ripristinare un equilibrio che si è alterato.

Di opporre quindi una forza o resistenza verso quella che è la tendenza invece del cambiamento patologico al fine anche di invertirne lo sviluppo. In ogni caso è l’applicazione di una forza uguale e contraria a quella della malattia. La Medicina è l’adeguato impiego di strumenti proporzionali allo stato di gravità e avanzamento della malattia, adeguato significa ciò che è necessario e sufficiente, non quello che è desiderato.

Se io sto seduto per anni in una posizione scorretta, finisco per trovarla comoda anche se nel frattempo la mia struttura muscolo-scheletrica si è alterata. Se voglio curare l’alterazione del mio corpo dovrò cambiare il mio modo di stare seduto e ciò comporterà tempo, energia, lavoro, dolore e volontà proporzionale all’entità del danno. Le cose non vanno via da sole, ci vogliono sistemi adeguati. L’Ayurveda, essendo una medicina a tutti gli effetti, indicherà le soluzioni terapeutiche più adeguate al problema. È opportuno ricordare che una parte molto importante dell’Ayurveda è costituita dalla Chirurgia, la forma più drastica, ma talvolta la più adeguata, di cura.

Si può quindi affermare che l’Ayurveda non è una Medicina “Dolce” ma una Medicina Adeguata e Realistica.

5. L’Ayurveda non è una religione

Questo è un punto molto complesso e delicato, ma anche molto chiaro una volta che si conoscono le cose nella loro reale essenza.

A un’occhiata superficiale il mondo dell’Ayurveda può apparire pieno di riferimenti che, secondo il nostro pensiero occidentale e moderno, possono apparire collegati con un sistema religioso. Ma non è così. Ad esempio, le immagini delle “divinità” colorate ed esotiche e le “preghiere” dalle parole incomprensibili possono trarre in inganno. Niente è quello che sembra, questa è una regola che considero fondamentale per capire la vita. Per questo è importante conoscere a fondo le cose prima di formulare dei giudizi.

Nella cultura indiana le immagini delle “divinità” non rappresentano entità trascendenti, ma le varie forme delle forze della Natura che vengono raffigurate attraverso elementi pittorici simbolici. La trasposizione iconografica si perde nella notte dei tempi, ma è stata proprio quella che ha consentito, attraverso la chiave simbolica, di mantenere intatta la conoscenza e di poterla traghettare intatta nel corso dei millenni indifferente ai cambiamenti di lingua e cultura. Ogni immagine utilizzata in Āyurveda è quindi una sorta di “unità di informazione complessa” della Natura e delle sue innumerevoli espressioni.

Le “preghiere” in realtà non sono tali, ma sono Mantra, termine sanscrito che indica “Strumento della Mente”. Essi sono utilizzati per cambiare stati mentali e raggiungere particolari stati di attenzione, concentrazione e intuizione. La Scienza Moderna si è occupata e si sta occupando con risultati straordinari, degli effetti neurofisiologici e comportamentali della recitazione dei Mantra. La recitazione ad esempio del Mantra di Dhanvantari, la “divinità” della medicina, davanti alla sua immagine, serve ad esempio a focalizzare l’attenzione sulla pratica medica, sui relativi elementi archetipici e a modulare le proprie capacità cognitive in quella direzione.

Tutti questi elementi è vero, possono essere utilizzati in modo diverso dai singoli individui, ma quello che ho appena descritto è il significato che viene trasmesso dalla Tradizione e cultura indiana per quanto riguarda l’Ayurveda. È interessante inoltre notare come l’Ayurveda non chieda di credere, ma di capire, e la sua serrata struttura logica ne è una chiara dimostrazione. È anche vero che la dimensione spirituale nell’Ayurveda è molto importante ma non è mai legata a elementi di fede o religione, piuttosto è orientata ad accettare la realtà per quella che è, composta da cose che possiamo percepire e da cose che non possiamo percepire direttamente. Del resto non possiamo percepire il campo gravitazionale o magnetico direttamente, ma solo attraverso le conseguenze su di noi e sull’ambiente. La fisica non ci chiede di credere, ma di capire la realtà e i suoi fenomeni anche se non possiamo averne un’esperienza diretta.

Si può quindi affermare che l’Ayurveda non è una Religione ma è un Sistema Epistemologico su fondate basi filosofiche e scientifiche.

6. L’Ayurveda non è semplice

Molti pensano che basti leggere qualcosa sui Doṣa o sugli Elementi o sulle Prakṛti per conoscere l’Ayurveda. Oppure altri compongono l’equazione (sbagliata) Medicina Tradizionale uguale rimedi della nonna. Molti purtroppo si improvvisano esperti conoscitori pensando che un’imparaticcio di qualche fine settimana e di qualche libro, magari mal tradotto, possa essere sufficiente, con grande detrimento e delegittimazione di questa grande scienza.

L’Ayurveda non è per niente semplice, tuttavia può essere al contempo fruita da tutti. Potrebbe sembrare una contraddizione, tuttavia noi usiamo uno smartphone, ma pochi sanno come usare tutte le sue funzioni e meno ancora sanno come funziona. Usare qualcosa non significa sapere come funziona e come intervenire per modificarne le funzioni e quindi l’uso finale.

L’esempio che mi piace fare è quello del fiore. L’Ayurveda è come un fiore. Tutti possono apprezzarne la bellezza, i colori, il profumo. E tutti possono fare decorazioni con i fiori, regalarli e trarne profonde sensazioni. Tuttavia se vogliamo fare crescere e far sbocciare dei fiori dobbiamo avere competenze e sensibilità diverse. Se poi vogliamo sapere come mai un fiore si apre al mattino e si chiude alla sera la complessità aumenta e le nostre conoscenze dovranno essere ancora più profonde e potrà essere necessario estenderle ad altro oltre che al fiore stesso.

Ancora più profonda e particolare dovrà essere la nostra conoscenza se vogliamo sapere perché un fiore è un fiore. E così via. L’Ayurveda è così, chiunque può trarre benefici da una sua conoscenza superficiale, ma se si vuole entrare in profondità, conoscerne i meccanismi ed essere in grado di utilizzarli è necessario uno studio molto profondo, una reale dedizione e, perché no, una particolare attitudine individuale. La conoscenza profonda dell’Āyurveda non è per tutti.

Del resto per tutte le attività si devono avere particolari attitudini e talenti, avvocato, idraulico, architetto, venditore ecc. Quindi perché dire che chiunque può fare Ayurveda? È pertanto estremamente importante che le persone che si rivolgono all’Ayurveda richiedano le qualifiche al personale a cui si rivolgono. Un percorso formativo serio richiede anni di studio e di esperienza(7). Non basta certo un corso di qualche fine settimana, magari sponsorizzato da qualche casa farmaceutica o un periodo in un’oscura clinica indiana, o peggio in un resort, per garantire una formazione professionale adeguata.

Si può quindi affermare che l’Ayurveda non è semplice ma molto complessa.

A questo punto, se ora noi prendiamo e mettiamo assieme le conclusioni delle elaborazioni delle precedenti affermazioni su cosa “non è l’Ayurveda” emerge un quadro indicativo su che cosa invece sia l’essenza dell’Ayurveda ovvero:

è Salute;
è un Sistema Medico Completo è una Medicina Tradizionale;
è una Medicina Adeguata e Realistica;
è un Sistema Epistemologico su fondate basi filosofiche e scientifiche;
è molto complessa.

BIBLIOGRAFIA

(1) Morandi A., Tosto C., Roberti di Sarsina P., Dalla Libera D. “Salutogenesis and Ayurveda: indications for Public Health management” The EPMA Journal 2,4 459-65 (2011) DOI 10.1007/s13167-011-0132-8.

(2) Morandi A., Delle Fave A. “The Emergence of Health in Complex Adaptive Systems: A Common Ground for Ayurveda and Western Science” in Morandi A., Nambi A.N. Narayanan (Eds) “An integrated view of Health and Well-being - Bridging Indian and Western Knowledge” Series on Cross-Cultural Advancements in Positive Psychology, pp 163-185 vol. 5 2013, XI Springer Verlag.

(3) World Health Organization (WHO) “WHO Traditional Medicine Strategy: 2014-2023”. 2013. WHO. Hong Kong.

(4) Roberti di Sarsina P, Morandi A, Alivia M, Tognetti M, Guadagni P. “Medicine Tradizionali e Non Convenzionali in Italia. Considerazioni su una Scelta Sociale per la Medicina Centrata sulla Persona.” Advanced Therapies-Terapie d’Avanguardia 2012;1:3-29.

(5) Manohar RP, Morandi A, Delle Fave A. “The integration quagmire: Why we need to watch our steps” Ancient Science of Life 2015; 34: 123-5.

(6) Morandi A. “The Challenges Of A New Path Of Research In Ayurveda” Annals Of Ayurvedic Medicine 2018; 7; 1-2: 9-13.

(7) Morandi A., Sartori G., Tosto C. “La Formazione in Ayurveda in Italia: attualità, esigenze, criticità, prospettive” in Roberti di Sarsina P., Tognetti M., Gensini G. (a cura di) La Formazione nelle Medicine Tradizionali e Non Convenzionali in Italia: attualità, esigenze, criticità, prospettive. pp 110-133 Franco Angeli, Milano (2015).

eBook - Il Paradigma dell'Ayurveda >> http://bit.ly/2Z494rw
L'antica scienza indiana per la salute del nuovo millennio
Antonio Morandi

martedì 7 maggio 2019

Cosa sono i cibi fermentati e perche' ci fanno bene



Cosa sono i cibi fermentati e perche' ci fanno bene

Alimentazione e Salute


I cibi fermentati sono una vera iniezione di microrganismi benefici per il nostro corpo: scopriamo come avviene il processo di fermentazione e perché questi alimenti fanno bene alla nostra salute

Andrea Giulia Pollini - 05/05/2019

Ancora una volta mi rendo conto di quanti batteri buoni ci siano nel nostro corpo e di quanto ci facciano bene. Tra le molte forme in cui possiamo assumere dei batteri buoni, essenziali per il nostro microbioma ci sono i cibi fermentati. I cibi fermentati sono dei cibi che hanno subito un processo chimico che chiamiamo fermentazione. La fermentazione avviene quando un alimento si trova in assenza di ossigeno: i batteri in esso presenti liberano l’energia contenuta nello zucchero (glucosio) per renderla utilizzabile. I batteri, come tutti gli esseri viventi, hanno bisogno di energia che ottengono da quello che mangiano, producendo, alla fine, “scarti” ancora ricchi di energia. Il procedimento della fermentazione è antichissimo, risale a quando ancora non esistevano frigoriferi dove poter conservare i cibi.

Cibi fermentati: perché fanno bene?

I cibi fermentati contengono dei batteri buoni, utili al nostro intestino, che facilitano la digestione e garantiscono il benessere dell’apparato digerente, regolarizzandolo. Il nostro microbioma intestinale, come ben sappiamo, è regolato da tutti i microorganismi che vivono al suo interno oggi sappiamo che un microbioma sano è garanzia di salute. Per capire meglio la bontà e gli effetti benefici degli alimenti fermentati possiamo citare il libro  Il tuo grande libro dei cibi fermentati di Shannon Stonger:

“Spesso pensiamo a frutta e verdura crude come la più importante fonte di enzimi. Tuttavia, le loro versioni fermentate sono ancora meglio del cibo crudo, perché il loro tenore di vitamine ed enzimi, ma anche la loro digeribilità, va alle stelle dopo un adeguato processo di fermentazione. Per così dire, prendete quello che già va bene e gli fate mettere le ali. Non solo: la fermentazione aiuta anche ad assicurarsi che altri cibi non possano bloccare gli enzimi. In tutti i semi (oleosi, cereali e legumi) ci sono i cosiddetti “inibitori degli enzimi”. Questi fanno esattamente quello che suggerisce il loro nome: inibiscono la capacità degli enzimi di scomporre i macronutrienti, il che ha come conseguenza una digestione mediocre. La fermentazione dei cereali e dei semi neutralizza gli inibitori degli enzimi”.

Cibi fermentati: quali?

Al giorno d’oggi utilizziamo moltissimo i nostri alleati microbici per la produzione di un’ampia varietà di prodotti fermentati del latte, tra cui bevande come il kefir e prodotti semisolidi come lo yogurt. Altri alimenti fermentati sono: i sottaceti, i formaggi come il famoso Gorgonzola o il francese Roquefort, i crauti e le olive. I cibi fermentati hanno anche la grande capacità di esaltare i sapori. Le verdure fermentate, ad esempio, non solo mantengono le loro qualità benefiche, ma le aumentano grazie alla fermentazione, che ne esalta anche i sapori. 

Uno dei cibi fermentati con più effetti benefici è il miso che si ottiene dalla fermentazione della soia gialla con aggiunta di sale marino e fermenti vivi. Il miso è un condimento tradizionale in tutto il Giappone e viene usato per la preparazione della famosa zuppa di miso, oltre che per altre ricette locali. In Occidente il miso è arrivato soltanto nell'ultima decina di anni ed è già molto popolare grazie alle molte proprietà nutrizionali e salutari.

Descrizione libro

Impara ad autoprodurre cibi fermentati in maniera ecosostenibile e a impatto zero!

Sfruttare le tradizioni delle generazioni passate per conservare il cibo non è solo una passione per Shannon Stonger, ma fa parte della sua vita quotidiana. Lei e la sua famiglia hanno di vivere in una fattoria autosufficiente lontani dalle comodità del mondo moderno. Potendo contare sulla sola energia che la natura gli fornisce, Shannon si basa su pratici metodi di conservazione degli alimenti, quale la fermentazione, per fornire cibo nutriente alla sua famiglia e risparmiare sulla spesa alimentare.

Imparando i suoi sperimentati metodi di fermentazione potrete dar vita a deliziosi pasti pieni di probiotici vivi che sono importantissimi per la salute della flora intestinale.

L’approccio di Shannon alla fermentazione fonde la sua formazione scientifica con un decennio di esperienze pratiche e di passione per la sostenibilità, rendendo accessibile a chiunque la fermentazione, che applica a cinque settori: verdure, cereali (includendo gli sfornati glutenfree a pasta acida), latticini, bevande e condimenti.

Che siate un contadino, un gourmet o vogliate semplicemente sfruttare i pregi della fermentazione, questo libro vi fornirà le basi per attuare questa pratica in modo sostenibile e sicuro.

Una guida fondamentale per produrre deliziosi cibi fermentati in modo semplice e sicuro.

 Indice

Introduzione

IL PROCESSO BASE DI FERMENTAZIONE

I cibi fermentati nella conservazione degli alimenti
I cibi fermentati come medicina
L’ incredibile capacità di esaltare i sapori
Cura dello starter e pratiche migliori
Il controllo della muffa
Come mangiare cibi fermentati tutti i giorni
Come usare questo libro

VERDURE

La scienza dietro la conservazione con acido lattico
La fermentazione è intrinsecamente sicura
I segreti per la fermentazione anaerobica nel vaso
Il rapporto tra sale, temperatura e tempo
Quando le verdure sono pronte
Il quando e il come della conservazione al freddo
Conservazione al freddo senza frigorifero
Come evitare verdure mollicce
Gli starter
Attrezzatura
Come usare le verdure fermentate
Due parole sulle ricette
Kimchi della fattoria
Curtido di zucca estiva
Crauti al coriandolo fresco
Erbe fresche fermentate
Mais acido
Fagiolini alla pizzaiola
Bastoncini di barbabietola e rapa all’aneto
Crauti alla frutta
Sottaceti kosher all’aneto
Fagioli freschi fermentati
Chips di patate dolci con peperoncini secchi
Carote speziate per tutti i giorni
Peperoni interi fermentati e salsa
Pomodori interi fermentati
Verdure fermentate in salamoia – ricetta base
Verdure fermentate in salamoia naturale – ricetta base
Insalata di patate ai tre vegetali fermentati
Pasta orientale al kimchi

CEREALI

Pasta madre: il futuro nutrizionale sostenibile
La pasta madre sostenibile
Lo starter di pasta acida: l’ingrediente principale
La routine di pasta acida per le proprie esigenze
L’imprevedibile natura della lievitazione naturale
In breve, la lunga fermentazione
La questione del glutine
La panificazione a pasta acida senza glutine
Come fare uno starter di pasta acida
Come mantenere uno starter di pasta acida
Come usare lo starter nel momento di massima attività
Due parole sulle ricette
Muffin inglesi di grano
Pancarré di grano
Cornetti di grano
Il vero pane campagnolo
Pancarré 100% integrale
Biscotti salati
Versatili tortillas o focacce di grano
Muffin fermentati di frutta di stagione
Pancake di grano
Cookie di avena senza grano
Muffin inglesi gluten-free
Panini gluten-free
Pagnotta rustica con i semi, senza glutine
Vaporosi pancake gluten-free
Porridge fermentato perpetuo
Pane di mais cotto in padella
Polenta fermentata

LATTICINI

Come funziona la fermentazione dei latticini
La produzione casalinga di latticini semplice e sostenibile
Kefir: la star della cucina della mia fattoria
Kefir con latte vegetale
Il latte: l’ingrediente più importante
Filtrare i latticini fermentati
Attrezzatura
Due parole sulle ricette
Come fare il kefir di latte
Quattro metodi per fare lo yogurt
Muesli di saraceno con kefir, fichi e zenzero
Semplice feta della fattoria
Okroška
Coleslaw con frutta e yogurt
Sciroppo per pancake al kefir
Crème fraîche al kefir
Come far fermentare i cereali con il kefir
Smoothie con latticini, saraceno e frutti di bosco
Raita con verdure di stagione
Mousse di yogurt e frutta
Condimento allo yogurt per la caesar salad
Insalata speziata di pollo e patate al limone
Kefir da bere
Purea di patate dolci e kefir
Kefir come starter mesofilo per il formaggio
Clabber
Cagliata e siero
Burro fermentato e latticello tradizionale
Latticello fermentato
Panna acida in tre modi

BEVANDE

Le bevande fermentate in un sistema alimentare sostenibile
Le fasi della fermentazione delle bevande
Fermentazione naturale e con lo starter
Kvass: la madre delle bevande fermentate naturalmente
Attrezzatura
Due parole sulle ricette
Kvass di pane a pasta acida
Kvass di patate dolci
Sciroppo di radici per bevande fermentate
Come fare le bibite con il siero
Concentrato fermentato di horchata
Kvass di torsolo di cavolo
Sciroppo di ginger ale per bevande fermentate
Bevanda di noccioli
Come fare il kefir di acqua
Far fermentare succhi di frutta
Kvass di barbabietola e mela
Kvass di frutta secca
Bicchierini wellness di salamoia
Come fare il kombucha
Kvass carota-clementine

CONDIMENTI

Il lato sostenibile dei condimenti fermentati
Conservazione dei cibi e condimenti fermentati
Due parole sulle ricette
Salsa di tomatillos alla cipolla abbrustolita
Salsa piccante alla salamoia
Salsa di pere allo zenzero
Salsa dell’orto
Maionese alla salamoia
Salsa piccante ultrafermentata
Mostarda fermentata di zucchine e frutta
Condimento ranchero ai latticini fermentati
Ketchup fermentato in due modi
Salsa marinara cruda
Salsa alla salamoia e alle erbe di casa

 Scheda Tecnica

Editore Macro Edizioni
Data pubblicazione         Febbraio 2019
Formato              Libro - Pag 261 - 19 x 19 cm

Il Tuo Grande Libro dei Cibi Fermentati — Libro >> http://bit.ly/2VM0EpY
Ricette e preparazioni naturali a impatto zero
Shannon Stonger