martedì 28 settembre 2021

La coerenza dell'acqua ci salverà


La coerenza dell'acqua ci salverà

Memoria dell'Acqua

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Da un particolare fenomeno indotto dalle piante, scaturisce un’analisi sull’importanza di mantenere l’acqua in coerenza per l’equilibrio di tutti gli esseri viventi.

Redazione - Scienza e Conoscenza - 27/09/2021

Da anni osservo nei giorni più rigidi dell'inverno un fenomeno parti-colare sui vetri della veranda che ospita le piante sensibili alle gelate.

Nelle notti in cui la temperatura esterna scende molto sotto zero, sulla parte interna dei vetri si ghiaccia l'umidità dell'aria a forme che assomigliano a piante. Si tratta di un evento conosciuto, ma forse mai osservato con attenzione. Altrimenti avremmo già un'altra visione sull'acqua e il mondo. All'attenta osservazione non può sfuggire che i “disegni” sui vetri cambiano forma in relazione alla pianta che si trova vicino al vetro. Ogni pianta induce l'acqua a ghiacciare con forme archetipiche della specie, anche quando la pianta è a oltre mezzo metro di distanza.

Come fa la pianta a indurre l'acqua contenuta nell'aria a ghiacciarsi in forme archetipiche? Una domanda a cui ho cercato a lungo una risposta che spiega in che modo avviene questo processo. Mi sono venuti in aiuto decenni di studio sulle proprietà sconosciute dell'acqua, in cui ho avuto la fortuna di incontrare, nei libri o dal vivo, studiosi come Schauberger, Del Giudice, Emoto e altri.

Ognuno ha aggiunto un importante tassello alla comprensione delle eccezionali qualità nascoste dell'acqua.

Il ricercatore giapponese Masaru Emoto negli anni '80 ha iniziato a fotografare sotto l'ingrandimento di un microscopio i cristalli dell'acqua a una temperatura di circa -4 °C. Nel suo primo libro, tra le tante foto di cristalli d'acqua, mi ha colpito in particolare quella dell'acqua di camomilla, che assomiglia sorprendentemente al fiore da cui prende il nome.

Perché l'acqua di camomilla si congela a forma di un fiore di camomilla? Perché in quest’acqua si trovano naturalmente delle componenti proprie della camomilla. Una spiegazione potrebbe essere quella data da Masaru Emoto che avrebbe fotografato una componente che, secondo la teoria dei frattali di Mandelbrot, rispecchierebbe il fiore.

Nei vegetali è facile osservare che determinate forme si ripetono a vari livelli di ingrandimento. Un esempio tipico è la felce, dove questo fenomeno è visibile a occhio nudo.

Questa spiegazione però non vale per i cristalli di ghiaccio sul vetro (vedi immagine), dove non c'è contatto con la pianta e dove la forma non corrisponde alla forma della pianta, ma probabilmente alla sua energia. In effetti per spiegare il fenomeno dobbiamo riconoscere una forma di emanazione da parte della pianta che si estende per un certo raggio. Un'emanazione che non si vede e non si riesce a misurare con gli strumenti scientifici e che è tipica di ogni specie di pianta.

A questa descrizione corrisponde il campo morfogenetico scoperto da Rupert Sheldrake. Perciò in qualche modo l'acqua entra in risonanza con il campo morfogenetico della pianta. Ma in che modo?

La coerenza dell'acqua

Sappiamo da tanto tempo che le molecole dell'acqua si legano tra di loro tramite il legame idrogeno. Così formano dei gruppi che vengono chiamati cluster, parola che possiamo tradurre con “ammasso”. In realtà non si tratta di un ammasso.

Le molecole, quando le varie forme di inquinamento non lo impediscono, tendono a formare delle strutture esagonali. Emilio Del Giudice, che ha studiato a lungo il comportamento delle molecole dell'acqua, ha usato un nome più appropriato: domini di coerenza.

I domini di coerenza sono formati da milioni di molecole che ballano in modo sincronico. Dal punto di vista elettrodinamico le molecole dell'acqua possono unirsi in gruppi estesi solo quando il loro movimento termico diventa coerente. Ma cosa porta le molecole a sincronizzare il loro movimento? [continua...]

LEGGI L'ARTICOLO COMPLETO SU SCIENZA E CONOSCENZA N.77 E SCOPRIRAI:

che cos'è la coerenza dell'acqua

I campi morgogenetici

la coerenza nei sistemi viventi

la distruzione di coerenza

come diffondere la coerenza

 

Scienza e Conoscenza n. 77 - Luglio-Settembre 2021 - Rivista >> https://bit.ly/2U9EjDF  

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lunedì 27 settembre 2021

Che cos'e' la luce e cosa sono i fotoni?


Che cos'e' la luce e cosa sono i fotoni?

Scienza e Fisica

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Scopriamolo insieme grazie al Dizionario Enciclopedico di Fisica Quantistica

Redazione - Scienza e Conoscenza - 24/09/2021

Dalla RUBRICA: GLOSSARIO DI FISICA QUANTISTICA tratto da Scienza e Conoscenza n.77

Che cos'è la LUCE?

Quando si parla di luce ci si riferisce normalmente alla gamma di radiazione elettromagnetica percepibile dall’occhio umano, con una lunghezza d’onda variabile dai 380 ai 750 nanometri.

Si tratta, in realtà, di una parte dello spettro elettromagnetico, delimitata dalla radiazione ultravioletta (con onde più corte), e dalla radiazione infrarossa (con onde più lunghe).

Corrisponde, in termini di colori, alla gamma dell’arcobaleno, dal rosso al violetto, passando progressivamente attraverso l’arancio, il giallo, il verde, il blu e l’indaco.

L’occhio umano si è evoluto e adattato in modo da essere sensibile alla luce: la radiazione di questa parte dello spettro è prodotta in abbondanza dal sole e non è assorbita dall’atmosfera terrestre, così che raggiunge il suolo.

Tra la luce visibile e le altre forme di radiazione elettromagnetica (come i raggi X e le onde radio) non c’è una differenza sostanziale: si tratta semplicemente di diverse lunghezze d’onda.

A partire dallo sviluppo della teoria quantistica, nel primo quarto del XX secolo, la luce è sempre stata considerata come dotata delle proprietà delle particelle che, in questo caso, vengono chiamate fotoni.

Etimologia

Dal latino “lux, lucis” dalla radice indoeuropea leuk. in greco leukós , «brillante, bianco». Un particolare significato di luce in greco si ha con (phaos/phōs) la cui radice corrisponde a quella del verbo phainō, che significa “mostrare”, “rendere manifesto”; phos, photos – “luce”, ma anche “verità”, “conoscenza”.

Cos'è un FOTONE?

Il fotone è un a particella di luce. L’idea di fotone deriva direttamente dalle ricerche sull’effetto fotoelettrico compiuto nel 1905 da Albert Einstein, anche se ci vollero diversi anni per accettare la realtà fisica dei fotoni, che furono così definiti dal fisico e chimico americano Gilbert Lewis solo nel 1926.

La principale ragione di tale cospicuo ritardo (a parte la sorpresa e la novità introdotta dall’ipotesi di Einstein, visto che i fisici si erano da tempo abituati a considerare la luce come un’onda) fu la mancanza di conferme sperimentali.

Lo stesso Einstein, nel 1911 affermò: «Insisto sulla natura provvisoria di questo concetto, che non sembra riconciliabile con le conseguenze sperimentalmente verificate della teoria ondulatoria della luce».

L’idea di quanti di luce non piaceva per niente a Robert Millikan, che dedicò una decina d’anni all’esame delle spiegazioni di Einstein sull’effetto fotoelettrico, sperimentato con sempre maggiore accuratezza.

Scoprì così che le teorie alternative fallivano, mentre l’interpretazione di Einstein si rivelava corretta. Senza dubbio, Millikan ebbe di che consolarsi visto che nel 1923 gli fu assegnato il Nobel proprio per queste ricerche.

Einstein fece un’osservazione lungimirante: «La prossima fase dello sviluppo della fisica teorica ci porterà a una teoria della luce nella quale si avrà una sorta di fusione tra la teoria ondulatoria e la teoria dell’emissione (di particelle)».


Buchi Neri: dove si viaggia più veloci della luce

A cura di Elena Sanda Chira, coordinatrice della collana di libri Scienza e Conoscenza di Macro Edizioni

Dal 1901 fino ad oggi, con regolare cadenza, il 10 di ottobre di ogni anno, la Konserthuset (Sala dei concerti) di Stoccolma è riservata ad un evento di grande portata: la cerimonia per l’assegnazione dei premi Nobel.

Un’atmosfera cordiale, con frac e paillettes, con sorrisi e strette di mano. Un luogo dove per qualche ora il coefficiente di intelligenza per metro quadro sale alle stelle!

Nel 2020, a causa della pandemia di Covid-19, per la prima volta dal 1944, la cerimonia di consegna del prestigioso premio è stata annullata. La premiazione è diventata virtuale, trasmessa in diretta televisiva e con i partecipanti collegati on-line che in seguito hanno ricevuto i prestigiosi riconoscimenti in modalità “consegna a domicilio”.

Il premio Nobel per la Fisica è stato condiviso tra tre scienziati: Roger Penrose, Reinhard Genzel e Andrea Ghez. I protagonisti sono stati questa volta i buchi neri.

La storia dei buchi neri

L’esistenza dei buchi neri è stata prevista dalla teoria della relatività di Einstein. Il buco nero viene definito come una regione dello spazio-tempo dotata di una grande curvatura in cui la velocità di fuga è superiore a quella della luce. La teoria dei buchi neri si basa sul concetto matematico di “superfici intrappolate”.

Si tratta della caratteristica di un’area cosmica di attirare verso il proprio centro tutto quello che le si avvicina. Quel centro, chiamato singolarità, è un punto in cui la materia ha una densità infinita. Se la materia attratta supera un certo limite, chiamato l’orizzonte degli eventi, essa non potrà più sfuggire all’immensa forza di attrazione esercitata su di essa e verrà ingoiata dal buco nero. Una volta entrato, nessun oggetto può fare ritorno e qualsiasi tipo di comunicazione tra l’interno e l’esterno viene interrotta.

Negli anni Sessanta i buchi neri vennero considerati soltanto delle entità matematiche, speculazioni teoriche e possibili soluzioni per le equazioni di campo di Einstein.

Roger Penrose era convinto del fatto che queste entità esistenti nel mondo platonico della matematica dovevano avere qualche corrispondente nel mondo fisico reale.

Per più di mezzo secolo ha svolto uno studio approfondito di questo fenomeno, anche in compagnia dell’illustre fisico e matematico Stephen Hawking (1942-2018), ex-studente e collega, che sicuramente se fosse stato in vita avrebbe goduto anche lui della stessa considere-vole onorificenza.

Una collaborazione fatta di ricerche, studi, discussioni, controversie, però segnata dall’assoluta convinzione della realtà fisica di queste stranissime entità. Ed ecco, la conferma della loro reale esistenza viene annunciata da Reinhard Genzel e Andrea Ghez, che ricevono a loro volta il notevole premio «per la scoperta di un oggetto compatto supermassiccio al centro della nostra galassia».

Chi è Roger Penrose

Roger Penrose (8 agosto 1931) è un mate-matico e fisico britannico, molto famoso nel campo della fisica teorica, specialmente per i suoi studi sulla cosmologia. Laureato all’U-niversità di Cambridge, è professore emerito all’Istituto di Matematica dell’Università di Oxford. Per le sue ricerche e studi in diver-si campi ha ricevuto prestigiosi premi e ri-conoscimenti. Nel 1988, insieme a Stephen Hawking (il suo compagno di ricerche sui bu-chi neri), riceve il Premio Wolf per la fisica, nel 2017 gli viene assegnata la Commandino Medal da parte dell’Università degli Studi di Urbino per i suoi magnifici contributi alla sto-ria della scienza.

Però il premio che dimostra l’importanza del suo impegno scientifico e gli straordinari ri-sultati delle sue ricerche rimane il premio Nobel per la Fisica che gli viene assegnato nel 2020, «per aver scoperto che la forma-zione dei buchi neri è una robusta previsio-ne della teoria generale della relatività». [continua...]

CONTINUA LA LETTURA DELL'ARTICOLO SU SCIENZA E CONOSCENZA N.77 E SCOPRIRAI:

Due importanti ricerche di Penrose:

La teoria della coscienza quantistica

La teoria della Cosmologia Ciclica Conforme (CCC)


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martedì 21 settembre 2021

La Coscienza che osserva


La Coscienza che osserva

Scienza e Fisica Quantistica

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L’Osservatore da esistenza all’Osservato

Redazione - Scienza e Conoscenza - 20/09/2021

A cura di Elena Sanda Chira, responsabile della collana di libri Scienza e conoscenza

«Il fatto che il mondo naturale sia comprensibile è davvero un miracolo». Albert Einstein

L’idea che ogni particella elementare, invece di essere una piccola massa inerte, in realtà altro non sia che un “bit concentrato di informazione”, che nel suo insieme va a formare il cosiddetto “campo informazionale”, è al cuore stesso di una inconciliabile differenza tra la visione del mondo offerta dalla fisica classica e quella offerta dalla fisica quantistica.

Nell’opera La Grande Equazione, Vittorio Marchi, oltre a tante altre riflessione, esprime il suo pensiero scientifico sul ruolo della coscienza nella vostra vita e nell’universo.

È risaputo che fu Albert Einstein a dare inizio alla Teoria del Big Bang, ma non tutti sanno che nel 1917, anno in cui fu pubblicata la teoria della relatività generale che gettò le fondamenta della cosmologia moderna, egli non credeva in un universo in espansione. Arrivò ad accettare tale possibilità solo nel 1932, grazie ad alcune soluzioni compatibili con un universo in espansione, trovate proprio nelle sue equazioni, con le quali la stessa teoria del Big Bang trovò conferma. Con l’ingresso della fisica quantistica nella nostra cultura scientifica, l’Universo conosciuto non nasce più da un Big Bang, bensì, come dice Doug Matzke, fisico informatico statunitense, da un Bit Bang. E da quel momento (1927) l’Universo non è più un deposito di oggetti statici e separati tra loro, ma UN SINGOLO ORGANISMO di campi energetici interconnessi, in continuo stato di trasformazione, con tutte le sue componenti a livello infinitesimale impegnate in uno scambio di informazioni, interviaggianti da un punto all’altro della massa esistente.

Le implicazioni di queste prime scoperte sperimentali sono sconvolgenti; suggeriscono che l’ingrediente essenziale del nostro Universo è la Coscienza che osserva: una compartecipazione congiunta tra Osservatore e Osservato.

Eravamo abituati a pensare che ciò che ci circonda fosse già qualcosa e che questo qualcosa esistesse senza il nostro intervento o la nostra intenzione. Di fatto, dobbiamo invece cambiare questo nostro modo di pensare, perché persino un elettrone, come ha ammesso lo stesso premio Nobel Carlo Rubbia, ha una tendenza mentale. In effetti, dobbiamo riconoscere che persino il mondo materiale che ci circonda, essendo composto da particelle, che vanno a costituire, per esempio, la struttura di una sedia, di un tavolo, di un muro, di un tappeto, di una stanza o di qualsiasi altra cosa che sia solida, non è nient’altro che uno dei possibili atti di coscienza partecipata, come diceva John Wheeler, uno dei padri della bomba atomica.

La Coscienza della Grande Matrix

«Tutto è coscienza, e da essa tutto emerge come da una Grande Matrix», diceva Max Planck, padre della fisica quantistica già nel lontano 1944. Il fatto è che un oceano di onde di varia ampiezza e frequenza è alla base del nostro esistere. La stessa poltrona su cui sediamo è infatti costituita solo da onde, nient’altro che da onde di energia, formate da microparticelle, quali elettroni, bosoni, gluoni, fermioni, barioni, adroni, fotoni, quark e altri: tutti elementi che si muovono a una velocità vertiginosa, in una condizione che permette a questo nostro comodo sedile di mantenere la propria forma.

Questa raccolta di nuove idee è nota come Interpretazione di Copenaghen fin dagli anni Trenta del secolo scorso, a partire dal luogo in cui è nata e in cui il fisico danese Niels Bohr e il brillante fisico tedesco Werner Heisenberg formularono le prime osservazioni sulle loro straordinarie scoperte. Essi capirono che gli atomi non erano dei piccoli sistemi solari, costituiti da miliardi di piccoli nuclei e da altri orbitanti intorno a loro in maniera satellitare. Non erano cioè particelle, ma nubi energetiche, più o meno coagulabili ed estensibili praticamente all’infinito, chiamate “quanti” particelle e onde.

Da notare che il termine “quanto” deriva dall’aramaico Ka + Want, cioè, etimologicamente, il luogo in cui abita “Colui che provvede” (da Ka = Colui + Want = provvidente). Sembra quasi che la scelta terminologica concepita dalla fisica quantistica per esprimere questo minuscolo “pacchetto” di energia, sia stata dettata sorprendentemente da un elemento coscienziale non casuale.

L’osservatore conferisce esistenza all’osservato

La nuova nozione eretica era che non solo l’osservatore conferisse esistenza all’osservato, e viceversa, ma anche che nulla esistesse come una vera e propria cosa a sé stante, indipendentemente dalla percezione che se ne aveva; tant’è che oggi le grandi «regole del gioco» della scienza newtoniana e galileiana, come le definì l’acclamato fisico Richard Feynman, e la loro premessa centrale che le cose esistessero indipendentemente l’una dall’altra, sono definitivamente crollate.

Bisogna riconoscere che, per pervenire a questa nuova percezione della realtà, sono occorse molta ispirazione e molta intenzione. Questo perché l’idea che la coscienza crei e possa addirittura influenzare l’Universo fisico ha dovuto sfidare la nostra attuale visione scientifica della coscienza, sviluppatasi dalle teorie del filosofo Renè Descartes, il quale sosteneva che la mente fosse separata dal corpo e in qualche modo diversa dalla materia, riproponendo così la perfetta separazione tra Spirito e Materia.

La Coscienza crea la nostra realtà.

La realtà che vede ognuno di noi riflette il livello di coscienza di sé come osservatore.

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Io, l'Universio, Dio

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Prima edizione Ottobre 2012

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mercoledì 15 settembre 2021

Apparenti bizzarrie quantiche


Apparenti bizzarrie quantiche

Scienza e Fisica Quantistica

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Anche se per inerzia mentale continuiamo a dire che una particella è fatta di materia concreta, mentre un’onda è fatta di niente, in realtà onde e particelle non sono due cose differenti, ma la stessa cosa che si esprime in due forme completamente distinte. In fisica si parla spesso di onde; ma cos’è un’onda?

Redazione - Scienza e Conoscenza - 14/09/2021

A cura della redazione della collana di libri Scienza e conoscenza

«Se si deve interpretare la Meccanica Quantistica,

si deve considerare il Pensiero come un’Essenza Fisica». (Niels Bohr)

Un’onda è uno schema di movimento che si propaga senza spostarsi come insieme di oggetti, mentre una particella è un vero e proprio oggetto, anch’esso insieme di particelle, che si sposta. In un’onda l’insieme di oggetti (molecole o particelle) oscilla sul posto; a spostarsi, quando sembra propagarsi, non è la sua massa, ma il suo schema non-locale, la sua forma, mentre le particelle hanno una singola localizzazione.

La fisica quantistica e le sue straordinarie scoperte sono uno degli argomenti di grande interesse del libro del prof. Vittorio Marchi  La Grande Equazione

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Le onde, in sostanza, si diffondono all’infinito perché non hanno una particolare, singola e precisa localizzazione. Per rendere l’idea si può ricorrere a un esempio. Una pallina di naftalina che rimbalza all’interno di una scatola chiusa ha diverse localizzazioni; la si sente urtare (localmente), anche se non la si vede. Una volta sublimata e diventata direttamente aeriforme, invece, essa è un’onda che rimbalza al suo interno senza urtare (non-localmente), riempiendo l’intera scatola a ogni istante, secondo uno “schema” continuo, variabile e non-locale.

Così è per la Coscienza Infinita… rimbalzante e occupante interamente l’ovunque. L’onda quantica è lì per tutti, aspetta solo che qualcuno la cavalchi. Nessun farmaco può essere utile, nessun farmaco può procurare quella meravigliosa sensazione che solo chi è protagonista della propria VITA può provare.

Sarebbe quindi ora che ci convincessimo che in realtà è proprio questo che avviene, così, per la prima volta, potremmo finalmente essere in grado di comprendere che lo spazio non è affatto vuoto, come pensavamo, ma costituito da Energia.

Due falsi assunti della scienza

Tutto dipende dalla nostra capacità di dialogare con questa “materia” esistente nel vuoto, ma soprattutto dalla nostra capacità di correggere due falsi assunti della Scienza (two false asumptions of Science), che annullano ogni nostra possibilità di conoscere la realtà delle cose:

• «The Universe contains empty space». (L’universo contiene spazio vuoto) NO!

 • «Inner experiences (thought, feeling, emotions, belief) have no effect on our outer world». (Esperienze interne (pensiero, sentimento, emozioni, credenze) non hanno alcun effetto sul nostro mondo esterno) NO!

Così, dopo avere erroneamente supposto che l’Universo comprende dello spazio vuoto, la Scienza afferma che tutto ciò che avviene all’interno del nostro corpo, all’interno di noi, non ha nulla a che vedere con quanto avviene all’esterno, nell’Universo. Ma non è così. Purtroppo, il linguaggio delle emozioni/connessioni con l’Universo è andato perduto, in genere, 1700 anni fa; solo in alcune tradizioni, come quelle indigene, native, e quelle più antiche, è stato ricordato e si è conservato. Sta di fatto, comunque, che nello “spazio vuoto” c’è invece qualcosa che pulsa, di vivente e intelligente. Si tratta infatti di un campo di energia che tiene collegato tutto e di cui noi tutti, inseriti come siamo in una sorta di rete, facciamo parte. Dobbiamo così scoprire che i nostri corpi, come anche tutto il mondo circostante, sono le materializzazioni di questo campo di energia: dall’irreale al reale, dall’invisibile al visibile, dalle possibilità quantistiche fino alla realtà del nostro mondo fisico.

In sintesi:

 • un intelligente campo di energia unisce l’Universo (an intelligent field of energy unites the Universe);

• i nostri corpi e il nostro mondo si materializzano (provenendo) da questo mondo (our bodies and our world materialize from this field);

 • le emozioni sono il linguaggio che traduce le possibilità quantiche del campo nella realtà del nostro mondo (the emotions are the language that traslate the quantum possibilities of the field into the reality of our world).

La Grande Matrice è l’adimensionale e immisurabile UNO; questo perché l’UNO fa sempre capo a se stesso. Quello che dovremmo fare, in mezzo a questa foresta di incertezze mentali, è definito esattamente da un termine, bootstrap, che significa “tirante da stivale” e che si riferisce a un’espressione idiomatica americana, la cui traduzione è “reggersi ai tiranti dei propri stivali”. Ecco cosa dovremmo fare: reggerci da soli, perché noi siamo QUELLO e quello non può fare altro che prendere coscienza di SÉ.

LA GRANDE EQUAZIONE- Nuova edizione in uscita a novembre!

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Io, l'Universio, Dio

Vittorio Marchi

ISBN 9788828509790

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Edizione 3a Edizione Novembre 2021

Prima edizione Ottobre 2012

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giovedì 9 settembre 2021

I domini di vuoto


I domini di vuoto

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Scopriamo insieme perchè non tutte le strane luci sono UFO!

Redazione - Scienza e Conoscenza - 08/09/2021

A cura della redazione - Collana di libri Scienza e Conoscenza

Avvistamenti di strani fenomeni luminosi

Al confine fra Russia e Cina, nel lontano sistema montuoso siberiano dell’Altaj, si verificano regolarmente avvistamenti di strani fenomeni luminosi che talvolta compiono in cielo spericolati movimenti. I soldati di frontiera sono ormai talmente abituati a tali fenomeni, da non entrare più in stato di allerta.

I fascicoli dei soldati di confine russo sono pieni di rapporti di avvistamenti di questo tipo, però non hanno tempo e preparazione per occuparsi delle possibili spiegazioni scientifiche delle luci, finché non è relativamente sicuro che non si tratti di un missile cinese o qualche altra minaccia.

Dopo ripetute apparizioni di questi falsi allarmi, gli ufficiali hanno conferito l’incarico di studiare scientificamente questi fenomeni al professor Vjatscheslav L. Djatlov, un vecchio matematico dell’Istituto di Matematica di Sobolev, della sezione siberiana dell’Accademia delle Scienze di Novosibirsk.

Insieme al suo collaboratore Alexej N. Dmitrijev, Djatlov ha esaminato il materiale esistente e ha poi cercato di elaborare un modello teorico di spiegazione. Nel corso di questo lavoro, dopo molti calcoli, sono giunti alla loro rivoluzionaria teoria sul fenomeno dei domini di vuoto.

La teoria dei domini di vuoto

Alla base di questa teoria c’è l’accettazione dell’esistenza di masse negative. Questa idea è stata loro suggerita dalla fluttuazione quantistica del vuoto, di cui si erano già occupati e che li ha portati alla conclusione che il vuoto debba avere una determinata massa, vale a dire che debba essere visto come un mezzo materiale.

Al giorno d’oggi, gli scienziati trovano relativamente sgradevole questa idea, perlomeno da quando la vecchia teoria di un “etere” che pervade spazio e tempo è stata sostituita dalle più recenti idee dei campi magnetici nel vuoto di Einstein e Lorentz.

Già da 60 anni circa, i fisici discutono animatamente se nell’universo possano esserci delle masse negative. All’epoca, il fisico quantistico Paul Dirac aveva formulato le famose equazioni con cui aveva posto sulla stessa base la fisica quantistica e la teoria della relatività, preannunciando così per la prima volta nel 1931 l’esistenza dell’antimateria.

Questo non ha ancora nulla a che fare con la massa negativa, dato che l’antimateria costituisce l’antipolo elettrico della materia comune. Le celebri equazioni di Dirac hanno tuttavia la caratteristica di funzionare ancora anche se vi si inseriscono delle particelle con massa negativa. Però, come questo tipo di materia non è mai stato osservata, questa idea non è stata approfondita seriamente a livello scientifico.

Nel 1998 al telescopio Hubble è riuscita un’osservazione sensazionale che ha messo fine per sempre alla controversia sull’esistenza o meno di masse negative o di una forza antigravitazionale repulsiva.

Gli scienziati non riuscivano a credere ai loro occhi: le riprese del telescopio aprivano il loro sguardo su lontane galassie che sembravano più lontane dei confini dell’universo. Per spiegare le riprese di Hubble, gli astrofisici hanno due sole alternative:

1. la teoria complessiva del big bang non funziona;

2. c’è davvero una costante cosmologica, cioè una forza antigravitazionale debole che esercita un’azione repulsiva fra i corpi celesti. Questa forza permetterebbe alle galassie di allontanarsi fra loro ancora più velocemente di quanto si è pensato.

La forza di gravità non è stabile?

Dato che la teoria del big bang concorda decisamente bene con i risultati di osservazioni, nessuno vorrebbe abbandonarla, ragione per cui, la maggior parte degli astrofisici si è messa d’accordo per adottare la seconda alternativa. Questo significa che l’universo continuerà ad espandersi per l’eternità e che la forza di gravità presenta delle instabilità.

Dmitrijev e Djatlov si trovano quindi sul terreno della scienza accettata quando ipotizzano l’esistenza della massa negativa nel cosmo. Essi hanno avuto il buonsenso di presupporre un equilibrio fra queste e le rimanenti masse positive del vuoto, dal momento che nel complesso un vuoto non avrebbe massa misurabile, o la massa dovrebbe essere uguale a zero.

I due scienziati russi hanno verificato tutto minuziosamente. Ma il risultato è stato sensazionale: nelle zone di vuoto in cui si crea uno squilibrio fra masse positive e negative – una zona di questo tipo viene chiamata dai due scienziati russi dominio di vuoto – improvvisamente le forze della natura note, come l’elettricità e la gravitazione, sono collegate tra loro.

Questo significa che all’interno di un dominio di vuoto la gravitazione può trasformarsi in elettricità e viceversa.

Sembra utopico, ma deriva chiaramente dalle equazioni conosciute e accettate dalla fisica classica!

Come Dmitrijev e Djatlov hanno scoperto in seguito, nell’universo può effettivamente prodursi un dominio di vuoto a causa di un aumento dell’attività solare.

Se nella sua orbita intorno al sole la terra incrocia una zona di questo tipo, questo dominio di vuoto finisce ovviamente nell’area della forza di gravità. Nell’interfaccia fra l’atmosfera terrestre e il dominio di vuoto la gravitazione dà allora origine a un forte campo elettrico che porta a fenomeni luminosi nell’atmosfera, cosiddetti energofori, chiamati anche fulmini globulari.

I due scienziati russi hanno inoltre scoperto che anche delle marcate linee di faglia nella crosta terrestre possono contribuire alla formazione dei domini di vuoto.

I fenomeni luminosi possono perfino avere la caratteristica di apparire su schermi radar, pur non essendo fatti di materia solida.

Emettono frequenze elettromagnetiche nel campo E.L.F., quindi nel campo di onde lunghissime al di sotto dei 10 Hz, prodotte anche dal cervello umano.

Estratto dal libro Ipercoscienza e pubblicato sulla rivista Scienza e Conoscenza n.77

Scienza e Conoscenza n. 77 - Luglio-Settembre 2021 - Rivista >> https://bit.ly/2U9EjDF

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martedì 7 settembre 2021

Guarigione rapida dalle infezioni virali


Guarigione rapida dalle infezioni virali e dal Covid-19

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Un'opera completa e aggiornata con 676 studi scientifici, scaricabile gratuitamente creata dal medico americano Levy

Redazione - Scienza e Conoscenza - 01/09/2021

A cura di Valerio Pignatta - Tratto da Scienza e Conoscenza n. 77

Durante questo ultimo anno, tutti noi, chi più chi meno, abbiamo sicuramente introiettato una certa quantità di paure, per noi o per i nostri cari, legate soprattutto al bombardamento mediatico sulla pandemia da COVID-19 oppure direttamente correlate a situazioni concrete e reali che hanno interessato parenti, colleghi o vicini di casa e conoscenti che hanno sviluppato la malattia.

Sebbene nella maggior parte dei casi, fortunatamente, l’infezione da SARS-CoV-2 sia abbastanza sopportabile o addirittura asintomatica, ci sono categorie di persone che per l’età o le patologie di cui già soffrono sono esposte a seri rischi per la propria salute qualora sviluppassero anche la COVID-19 nelle sue fasi più rischiose quali la polmonare e quella di scompenso (iper-reattività dell’organismo).

Ci pare però di poter dire con una certa sicurezza che quello che è passato inosservato o sottaciuto, o comunque abbastanza ignorato dai media, è l’esistenza di cure efficaci e risolutive quand’anche non già preventive.

Se nei primi mesi della nuova malattia la medicina brancolava nel buio, ora di certo non si può più dire altrettanto, e ciò dovrebbe essere di grande conforto per tutti coloro che ancora sono spaventati o che non sono a conoscenza di reali possibilità di guarigione per tutti.

Il nuovo libro del dottor Thomas Levy, Rapid virus recovery. No need to live in fear! (Guarigione rapida dai virus. Non c’è bisogno di vivere nella paura!), va proprio in questo senso.

Levy è un medico statunitense, un ricercatore scientifico, cardiologo, nonché uno dei massimi esperti mondiali della vitamina C.

Come sappiamo da molti altri suoi lavori pubblicati (tra cui anche un libro edito da Macro Edizioni dal titolo appunto di Vitamina C), que-sta vitamina ha un naturale effetto antivirale e antibatterico.

Il dottor Levy si è messo dunque ad approfondire l’utilizzo di tale ritrovato naturale e di altri rimedi simili contro la COVID-19 ottenendo risultati di tutto rispetto. Il suo intento dichiarato da cui è partito è «il tentativo di fermare questa pandemia e prevenire quelle future, [per cui] ho scritto un nuovo libro che dà consigli diretti e precisi su come risolvere rapidamente la COVID-19 insieme a qualsiasi altro virus respiratorio».

Il libro sviluppa un protocollo antivirale costituito da vari rimedi. Sicuramente la nebulizzazione di perossido di idrogeno, l’ossigeno-ozono (anche nella forma di camera iperbarica) e la vitamina C sono quelli che emergono come i più efficaci e immediati nel neutralizzare i virus.

Il testo si sofferma anche a illustrare i meccanismi di replicazione dei microrganismi e il funzionamento delle sostanze impiegate nella lotta contro l’infezione.

Il supporto può essere affidato a minerali come calcio, magnesio e zinco oppure a vitamina D, l’irradiazione del sangue con i raggi ultravioletti e farmaci collaudati come l’idrossiclorochina o l’ivermectina.

(Ricordiamo che questi ultimi due farmaci, molto efficaci e risolutivi, sono stati proibiti, in Italia e in molti altri Paesi, nelle cure della COVID-19, direttamente dalle istituzioni sanitarie accampando motivi di sicurezza).

Il libro consta di ben 53 pagine di bibliografia su 317 pagine totali (per un totale di 676 studi scientifici), quindi ogni affermazione riportata è documentata scientificamente. Tra l’altro, ampie parti del testo sono dedicate a illustrare anche l’efficacia della vitamina C e di altri rimedi per altre patologie dovute a infezioni batteriche o virali.

La vitamina C, sia per somministrazione endovenosa sia per somministrazione orale, ha infatti un potere curativo documentato scientificamente per le seguenti malattie infettive virali: poliomielite, epatite virale acuta, morbillo, parotite, encefalite virale, varicella, polmonite virale, influenza, febbre zika, chikungunya, Ebola (insieme all’ozono).

Un’altra sezione del testo fornisce invece informazioni per superare e reinvertire le patologie croniche (artrosi, parodontite, malattie cardiache ecc.) che sono una causa di debolezza sistemica di un individuo e che fanno sì che quando questi contrae un’infezione abbia maggiori possibilità di sviluppare forme gravi della malattia, foss’anche semplicemente un’influenza.

La maniacale pulizia di bocca, denti e lingua viene indicata come un’ottima abitudine per mantenere sano l’ingresso principale del nostro organismo e tenere basso lo stato infiammatorio generale.

In tutto questo però un aspetto altrettanto importante è il mantenimento di un microbiota intestinale in perfetta forma. Finalità per la quale vengono date informazioni sia terapeutiche che alimentari.

Il testo nel suo insieme rappresenta dunque una gigantesca ricerca scientifica e le conclusioni cui addiviene sono difficilmente refutabili. In sostanza, da esso possiamo trarre l’informazione che esiste una modalità facile ed economica per tornare alla normalità. I protocolli contenuti e illustrati in questo testo lo dimostrano.

IL TESTO FORNISCE INFORMAZIONI PER SUPERARE E CURARE LE PATOLOGIE CRONICHE

(ARTROSI, PARODONTITE, MALATTIE CARDIACHE ECC.) CHE SONO UNA CAUSA DI DEBOLEZZA SISTEMICA

DI UN INDIVIDUO E CHE FANNO SÌ CHE QUANDO QUESTI CONTRAE UN’INFEZIONE

ABBIA MAGGIORI POSSIBILITÀ DI SVILUPPARE FORME GRAVI DELLA MALATTIA

DOWNLOAD GRATUITO DEL LIBRO DEL DOTT. LEVY

La cosa ancor più interessante è che il testo in formato elettronico, come dice l’autore, è «disponibile come download gratuito per diffondere il messaggio il più rapidamente possibile.

E per favore sentitevi liberi di condividere questo link (https://rvr.medfoxpub. com/ da cui è possibile scaricare il testo in lingua inglese o spagnola) con chiunque pensate possa essere interessato!».

QUESTO ARTICOLO È APPARSO SU SCIENZA E CONOSCENZA N.77

Scienza e Conoscenza n. 77 - Luglio-Settembre 2021 - Rivista >> https://bit.ly/2U9EjDF

Nuove scienze, Medicina Integrata

www.macrolibrarsi.it/libri/__scienza-e-conoscenza-n-77-luglio-settembre-2021-rivista-cartacea-libro.php?pn=1567