venerdì 30 settembre 2022

A cosa serve la fisica quantistica?


A cosa serve la fisica quantistica nel quotidiano?

Scienza e Fisica Quantistica

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Bizzarro, illogico, surreale: sono questi alcuni degli aggettivi utilizzati dai fisici per descrivere ciò che accade nella dimensione subatomica. Dimensione che non smette mai di stupire e sorprendere, anche perché i metodi utilizzati per studiare la materia macroscopica qui risultano inutili

Gioacchino Pagliaro - 29/09/2022

Si resta effettivamente stupiti quando ci si avvicina per la prima volta alle descrizioni della materia subatomica, poi, pian piano, nonostante il susseguirsi di shock, la mente si apre a una modalità profondamente differente da quella a cui siamo abituati. Ma vediamo alcuni di questi aspetti sorprendenti di cui i fisici sono protagonisti mentre osservano i processi subatomici.

Le caratteristiche della materia subatomica

Il primo aspetto consiste nel fatto che i cosiddetti costituenti solidi dell’atomo sono al loro interno spazi privi di materia. La solidità svanisce e questi spazi vuoti sono in realtà contraddistinti da frequenze e informazioni che costituiscono campi energetici e mentali appartenenti a un campo sovraordinato. Ciò ha implicato la deduzione che ogni forma materiale nella sua essenza sia costituita da campi energetici e da informazioni.

Il secondo aspetto sorprendente è che a livello subatomico la materia si presenta come un fenomeno temporaneo, nel senso che esiste in un certo momento e poi scompare. Per essere più precisi, come hanno dimostrato gli esperimenti, la materia esiste come tendenza, possibilità o probabilità, questo perché nei quanti non vi sono entità materiali assolute.

Il terzo aspetto riguarda la nuova descrizione della dimensione subatomica nel suo complesso. I campi energetici dotati di informazione e intelligenza sono descritti come un grande campo energetico unificato fatto di intrecci, connessioni e interazioni caratterizzato dalla non località, in cui tutto è interrelato interdipendente e indivisibile. È la Mente Universale, è ciò che il fisico Amit Goswami chiama il livello Mentale Sovraordinato in cui tutto, visibile e invisibile, è parte di esso. È l’origine, la fine e la rinascita di ogni entità e di ogni forma. È ciò che in questo articolo chiamerò Mente.

Il quarto aspetto riguarda un dato ancora più sorprendente, poiché si è scoperto che quando si osservano le particelle queste osservazioni, rilevazioni, misurazioni influiscono sul loro comportamento e addirittura lo modificano. Accade infatti che quando un osservatore, cercando un elettrone, porta l’attenzione su un punto qualunque del campo quantistico dell’energia, questo compare realmente lì dove lo sta cercando. E se distoglie lo sguardo, la materia subatomica scompare per tornare energia. L’osservazione a livello subatomico svolge un'azione creatrice ancora più potente di quella evidenziata dal paradigma della complessità applicato nello studio dei fenomeni biologici, psichici e sociali.

Tale paradigma sostiene che non può esistere un osservatore neutrale in grado di descrivere fenomeni oggettivamente dati, preesistenti all’osservazione, e che ogni teoria usata dall’osservatore contribuisce alla creazione di una percezione/rappresentazione del fenomeno attraverso i suoi presupposti e la sua autoreferenzialità. Ma se le teorie producono rappresentazioni che percepiamo come realtà oggettive nel mondo macroscopico, ciò che emerge dagli studi sulla dimensione subatomica è ancora più inaspettato, sconvolgente e al tempo stesso affascinante: la capacità creativa della mente di agire sugli eventi e di influenzare la materia (A. Goswami, 2013).

La mente può dominare la materia?

Questi aspetti, derivanti da importanti esperimenti di laboratorio, dimostrati attraverso formule matematiche e studi, portano a sostenere che sia possibile un dominio della mente sulla materia, infatti nella dimensione subatomica la mente esercita un effetto creando anche realtà materiali. La mente non solo interagisce con la dimensione particellare, può anche diventare temporaneamente materia, poiché la materia è solo una forma più densa dell’energia della mente

Ma tutto questo è ascrivibile solo al livello sub atomico? Pare proprio di no, visto che a livello molecolare e perfino cellulare ci sono numerosi esperimenti e diverse teorie che sostengono l’esistenza di comunicazioni e azioni non locali (Pagliaro, 2008).

E a livello umano cosa accade? La mente umana è in grado di svolgere un'azione creatrice nella realtà macroscopica? La risposta che stordisce piacevolmente pare orientarsi verso un sì.

L’uomo è costituito da energia, corpo e mente. Dove la mente non è solo la mente biografica, la coscienza e il corpo (che esistono nella dimensione spazio temporale), ma pure il livello mentale sovraordinato (che esiste al di fuori della dimensione spazio temporale) che, in quanto eterna ed infinita, li sostiene. Corpo, mente individuale ed energia sono l’espressione di diversi livelli di densità della mente sovraordinata. La materia, pur essendo energia espressa nella forma grossolana, è energia molto densa, ed è dotata di un campo energetico. Attraverso questi campi vibrazionali tutte le entità sono interrelate in un grande campo energetico, caratterizzato da frequenze, il quale scambia in continuazione informazioni tra l’interno e l’esterno e viceversa, tra il naturale e lo spirituale. Nell’organismo umano le cellule, attraverso l’energia/informazione e la mente di cui sono dotate e di cui è dotato l’intero organismo, trasmettono informazione all’interno del corpo attraverso una rete elettromagnetica e veicolano informazioni verso l’esterno e dall’esterno.

Un ruolo molto importante in queste comunicazioni è svolto dai sistemi di credenze, dalle convinzioni, dagli atteggiamenti mentali, dai pensieri e dalle emozioni che, attraverso i campi elettromagnetici di cui dispongono, influenzano le cellule e comunicano con loro. Siamo un network di informazioni interconnesso e interdipendente con il campo di energia/intelligenza/informazione sovraordinato della Mente.

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mercoledì 28 settembre 2022

La coscienza dell'acqua di Emoto


La coscienza dell'acqua di Masaru Emoto

Memoria dell'Acqua

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Abitualmente pensiamo che ciò che ci circonda sia già qualcosa e che questo qualcosa esista senza la nostra intenzione. Di fatto invece dobbiamo cambiare questo nostro modo di pensare, perché persino un elettrone, come ha ammesso lo stesso premio Nobel Carlo Rubbia, ha una tendenza mentale. Dobbiamo quindi riconoscere che persino il mondo materiale che ci circonda, essendo costituito da particelle che vanno a comporre, per esempio, la struttura di una sedia, di un tavolo, di un muro, di un tappeto, di una stanza o di qualsiasi altra cosa che sia solida, non è nient’altro che uno dei possibili atti di coscienza.

Vittorio Marchi - 27/09/2022

Tratto da La Coscienza dell'Acqua (DVD), Macro Video.

La cosa più solida che possiamo dire a proposito di questa materia inconsistente è che essa assomiglia più a un PENSIERO (L.U.C.E., acronimo che sta per la unica cosa esistente) che ad ogni altra cosa. Tutto è coscienza, e da essa il Tutto emerge come da una grande Matrix - diceva Max Planck, padre della fisica quantistica, fin dal lontano 1944. E noi altro non facciamo che scegliere di volta in volta quale di questi atti del campo universale intelligente portare alla realtà.

Il fatto è che un oceano di onde di varia ampiezza e frequenza è alla base del nostro esistere. La stessa poltrona su cui sediamo è, infatti, costituita solo di onde, nient’altro che di onde di energia, formate da microparticelle quali, elettroni, bosoni, gluoni, fermioni, barioni, adroni, fotoni, quark, e altro, tutti elementi che si muovono ad una velocità vertiginosa, in una condizione dunque che permette a questo comodo sedile di mantenere la propria forma. Il fenomeno è spettacolare, certo, ma per le persone rimane di una particolare bizzarria perché sembra sfidare le regole e la logica della nostra mente razionale.

Tuttavia, è stato a partire da questo spettacolo che Masaru Emoto, nato in Giappone nel 1943, ha cominciato ad occuparsi fin dal 1984 delle sue ricerche approfondite sull’acqua, iniziando, a sua insaputa, da un presupposto: che gli atomi non sono oggetti, ma solo tendenze.

Partendo quindi da questo presupposto, il ricercatore giapponese, ha inventato un procedimento scientifico per dimostrare che l’acqua ha una memoria, che è influenzata da inquinamento, musica, parole, scritte e intenzioni. I cristalli dell’acqua influenzata assumerebbero, a suo dire, una forma armonicamente simmetrica o, al contrario, caotica e disordinata, conseguenza dell’energia a cui sono esposti, sia essa sotto forma di suono (voce, musica), parola scritta (etichetta applicata al contenitore) o di pensiero.

Per associazione d’idee, non possiamo a questo proposito, non ricordare quanto sulle proprietà dei cristalli ebbe a dire Katrina Raphael, fondatrice nel 1989 in New Mexico della Crystal Academy of Advanced Healing Arts. I cristalli hanno proprietà fenomenali. Non sono solo il risultato di una reazione chimica. Crescono, con funzioni molto simili all’essere umano, di cui mostrano di avere simili campi energetici di forma esagonale, con figure, geometrie e simmetrie, costruite da un’auto-intelligenza che lascia sbalorditi.

In più, i cristalli hanno un sesso, ovvero hanno una natura sia maschile che femminile. (cfr. L’Uno detto Dio, pag 77,79 – Macroedizioni, Vittorio Marchi). Insomma, il mondo che sembrava un mar morto di esistenza si rivela invece un mare vivente di particelle che strutturano la materia, anch’essa quindi una sostanza interamente e totalmente vivente, mentalmente viva.

Ed ecco allora che di colpo le regole del gioco, sperimentate in base alla classica visione meccanicistica dell’Inerte, concepite per ben quattro secoli in base ai modelli cartesiani e newtoniani, oggi non reggono più. E si assiste al crollo dell’Inorganico. A sostenerlo, insieme alle prove di laboratorio di Masaru Emoto, esiste una definizione da manuale di Marylin Schlitz, vicepresidente per la Ricerca e l’Educazione dell’Istituto di Scienze Noetiche, la quale afferma che l’intenzione, sotto forma di pensiero, è un piano premeditato volto a compiere un’azione che condurrà ad un esito desiderato. Ovvero, l’intenzione è una proiezione della consapevolezza con proposito di efficacia verso un oggetto o un esito.

Pertanto ora tocca a noi. La maggior parte delle persone non influenza la realtà in modo consistente, significativo, perché non crede di poterlo fare. Le persone in genere scrivono nella mente un’intenzione e poi la cancellano, poiché pensano: non è possibile, è un’idea assurda! A cosa porta tutto questo? A nulla, alla distruzione della possibilità. Tant’è che molti ricercatori si chiedono ancora oggi: possibile dunque che un individuo, con la propria osservazione, possa influenzare il mondo della realtà presente davanti ai propri occhi? Certo che sì, se quella realtà è viva!

Lo stesso Werner Karl Heisemberg, negli anni ‘30 del secolo appena trascorso, fu molto esplicito al riguardo: gli atomi non sono oggetti, ma solo tendenze. E anche John Wheeler, uno dei padri della bomba atomica, lo fu in modo ancora più eclatante, quando dichiarò che la Realtà del mondo non è altro che Un atto di Coscienza partecipata.

Aiutato allora dal biochimico Lee H. Lorenzen, Masaru Emoto ha avuto l’opportunità di rendersi ben presto conto di questa realtà, e l’ha applicata in modo specifico alla particolare struttura molecolare dell’acqua, quale elemento ideale, nel rispondere a sollecitazioni non fisiche, previa l’applicazione ad essa di un’azione mentale.

Le più piccole particelle scoperte recentemente dalla fisica si chiamano mnemini. Ciò spiegherebbe allora la particolare capacità dell’acqua di memorizzare le informazioni ricevute dall’ambiente.

Ma perché proprio l’acqua? Perché l’acqua è il più ricettivo dei quattro elementi base esistenti in natura: gli altri tre, come

è noto sono l’aria, il fuoco e la terra. Perché il nostro organismo è costituito per il 72% di acqua, un dato che non

bisognerebbe trascurare e che, guarda caso, coincide sorprendentemente con la percentuale di distribuzione dello stesso elemento nei mari, negli oceani e nelle acque circolanti del nostro pianeta.

È stato allora, in base a quest’osservazione che Masaru Emoto ha avuto l’idea di eseguire tutta una serie di esperimenti sulle varie fasi e forme di cristallizzazione di questo elemento, ottenendo come risultato forme geometriche, armoniche o dissociative, dipendenti di volta in volta dalla natura delle varie sollecitazioni psichiche ricevute per poi fotografarne la riuscita con un microscopio a campo oscuro.

Le conseguenze sarebbero strabilianti. Osservatore e Osservato interagiscono tra loro intelligentemente. Si capiscono. Anzi sono un tutt’UNO, così come il redattore di questa introduzione fece notare un giorno in un convegno di Bellaria al ricercatore giapponese, tra lo stupore dei presenti.

Ciò significherebbe che nel nostro partecipare al mondo in qualità di osservatori,

noi potremmo essere benissimo non solo creatori, ma anche influenzatori.

Questo perché ex duo Unus: creandosi il mondo si osserva e osservandosi si crea. E allora ci sarebbe da chiedersi: data la sperimentazione resa da Masaru Emoto su una Forza, il Pensiero, che produce tutto ciò che rappresenta una sua modificazione sull’acqua, immaginiamo cosa potrebbe fare il Pensiero se noi ne avessimo il controllo per agire su di noi.

Ebbene, se un giorno, riusciremo a rendercene conto, allora in quel giorno dovremo rendere merito anche a Masaru Emoto, per averci aiutato in questa impresa e per averci offerto la possibilità di cambiare la nostra Coscienza, di migliorarla e di renderla più felice e consapevole circa la realtà delle cose del Mondo. Cioè di quel Qualcosa che ha a che fare con l’Esistente come Matrix o Matrice di noi stessi.

Per cui è bene sapere che, se per caso, a noi dovesse accadere di chiederci se nella nostra vita ci sia qualcosa di più, quale sia lo scopo della nostra esistenza, perché siamo qui, dove stiamo andando, cosa succede quando moriamo, se insomma incominciamo a farci queste domande, ciò non significa che siamo in preda ad un esaurimento nervoso o a un attacco di incipiente demenza.

Significa invece, molto più semplicemente, che abbiamo incominciato a connetterci con noi stessi e che, in realtà, quello che stiamo facendo è che stiamo iniziando a superare una vecchia visione del mondo.

Ora, se gli esperimenti di Masaru Emoto hanno un valore, è possibile che mentre stiamo percorrendo la strada dell’Astratto, essi possano ricondurci sulla diritta via, a percorrere il sentiero del Reale. C’è solo da augurarci che così sia.

Tratto da La Coscienza dell'Acqua (DVD), Macro Video 2010:

 

Video Download - La Coscienza dell'Acqua — Digitale >> https://bit.ly/3DTSRvP

I cristalli d'acqua rivelano l'influenza dei pensieri sulla realtà fisica

Masaru Emoto

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lunedì 26 settembre 2022

La grammatica dell'acqua


La grammatica dell'acqua e le nuove scoperte sull'Acqua Biologica

Memoria dell'Acqua

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I campi elettromagnetici sono un pericolo per la nostra salute? L'omeopatia è solo acqua fresca o non conosciamo bene ancora i meccanismi attraverso i quali i medicamento omeopatico agisce? E ancora, l'acqua che compone il nostro corpo è un semplice solvente oppure è attraverso di essa che viaggiano le informazioni necessarie alla vita?

Marianna Gualazzi - 25/09/2022

Antonella De Ninno, ricercatrice dell'ENEA di Frascati, ci racconta con passione e rigore scientifico a che punto sono le conoscenze scientifiche sull'acqua biologica e come queste possono influire sulla nostra vita.

Che cosa conosciamo oggi dell'acqua?

La natura chimica dell’acqua è nota sin dalla fine del XVIII secolo, quando Antoine Lavoisier, prima di essere ghigliottinato da Marat, ne dimostrò la natura formata da Ossigeno e Idrogeno. Oggi sono noti con grande precisione la lunghezza dei legami O-H, l’angolo da essi formato, le energie di legame e tutti i parametri che consentono di descrivere con esattezza la molecola di H2O e le sue proprietà chimiche. Sono note anche tutte le anomalie dell’acqua, che si comporta spesso in maniera imprevedibile ed inspiegabile: ad esempio il fatto che il suo ordine interno cresca con la compressione, infatti il ghiaccio è più ordinato del liquido ed è meno denso, cosa che causa il galleggiamento dei ghiacciai; la sua temperatura di ebollizione è molto più alta di quanto sia prevedibile in base alle sue caratteristiche chimiche se confrontata con quella di altri composti simili. Potremmo continuare con un lunghissimo elenco di anomalie strutturali, dinamiche e termodinamiche che rendono l’acqua il fluido più misterioso e affascinante del nostro pianeta anche se, almeno in apparenza, il più studiato.

Che cosa invece non conosciamo o dobbiamo ancora capire bene?

Già nel 1892, Röngten, lo scopritore dei raggi X, suggerì che l’acqua fosse formata di una miscela di due fluidi con caratteristiche fisiche differenti. Bene inteso parliamo sempre di molecole di H2O che però si differenziano per il fatto di interagire le une con le altre in maniera organizzata oppure di fluttuare liberamente ed individualmente un po’ come avviene nel vapore. Questa ipotesi fu rigettata dalla comunità scientifica sulla base delle conoscenze della termodinamica, la scienza principe del periodo, per la quale molecole che obbediscono alle stesse leggi della termodinamica non possono appartenere a fasi diverse o mostrare comportamenti diversi. Si convenne così di considerare l’acqua come un aggregato di molecole che stanno insieme grazie a legami molto speciali, noti come legami a Idrogeno o H-bonds, che hanno la caratteristica di essere estremamente più deboli dei legami chimici che formano la singola molecola di H2O e sopravvivono per un tempo brevissimo legando due molecole di H2O per poi riformarsi coinvolgendo un'altra coppia di molecole. In questo modo si giustifica l’esistenza di raggruppamenti di molecole su scale macroscopiche, in altre parole, si giustificano la coesione dell’acqua liquida e l’esistenza del ghiaccio. L’avvento dei moderni calcolatori con la loro potenza di calcolo ha permesso di “simulare” il comportamento dell’acqua attraverso complicati modelli matematici, e alcuni dei parametri misurati sperimentalmente sono stati riprodotti dalle simulazioni al computer. Tuttavia le simulazioni restituiscono solo i valori compatibili con il modello che è stato usato per calcolarli e, naturalmente, il modello usato è stato finora un modello continuo dell’acqua, in cui il passaggio vapore-liquido-solido è spiegato unicamente sulla base del numero di connessioni che le molecole stabiliscono tra loro grazie agli H-bons. Purtroppo questo modello si è rivelato del tutto insufficiente a spiegare gran parte delle anomalie dell’acqua e soprattutto a spiegare il comportamento dell’acqua nei sistemi viventi, la cosiddetta “acqua biologica”.

Nell'intervista integrale la dottoressa De Ninno risponde anche a queste domande:

- Che cos'è l'acqua biologica e quali sono le sue caratteristiche specifiche?

- Le proprietà coerenti dell'acqua biologica svelano anche nuovi scenari sulla salute umana? Se sì quali? Penso alla pericolosità dei campi elettromagnetici per la nostra salute...

- Le proprietà chimico-fisiche dell'acqua biologica sono la base della prova scientifica dell'efficacia della medicina omeopatica e di altri tipi di medicina e trattamenti considerati non convenzionali? Ci sono studi al riguardo?

- Qual è il significato profondo dell'acqua? Che cosa essa ci può dire di nuovo anche sul mondo fisico?

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venerdì 23 settembre 2022

Il principio di indeterminazione di Heisenberg


Il principio di indeterminazione di Heisenberg spiegato in modo semplice

Scienza e Fisica Quantistica

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La fisica quantistica sviluppata nei primi decenni del Novecento riesce a riassumere in una sola teoria sia gli aspetti ondulatori sia quelli corpuscolari della materia. È una teoria matematicamente complessa, che non possiamo riassumere dal punto di vista matematico, ma possiamo esaminarne il principio fondamentale. La fisica è una scienza sperimentale, quindi tutte le sue teorie sono ovviamente basate sull’osservazione dei fenomeni, che devono necessariamente essere misurabili.

Nel mondo microscopico questa osservazione ha delle conseguenze impensabili per chi è abituato a lavorare solo nel mondo macroscopico.

Antonella Ravizza - 22/09/2022

La pallina da biliardo e l'elettrone

Prendiamo come esempio una pallina da biliardo e illuminiamola per poterla osservare. Il fascio di luce fornisce energia alla pallina, ma questa energia non è sufficiente ad imprimere una forza abbastanza apprezzabile alla pallina. Considerando ora una situazione analoga con un elettrone, illuminando l’elettrone con un fascio di luce il moto dell’elettrone risulta perturbato dai fotoni, perché la luce porta energia e impulso, e di conseguenza il nostro elettrone riceverebbe una piccola spinta che modificherebbe il suo stato di moto. Perciò più si illumina con potenti microscopi, più gli si fornisce energia che fa cambiare la sua velocità rispetto a quella di partenza e di conseguenza la sua quantità di moto (prodotto della massa per la velocità). Non è quindi possibile conoscere con precisione dove l’elettrone si trova, senza dargli una quantità di moto non determinabile: perciò è impossibile sapere con precisione e contemporaneamente dove l’elettrone è e che velocità possiede. In questo modo perde senso anche il concetto di traiettoria, perché si può parlare di traiettoria solo quando si può osservare il movimento di un corpo senza perturbare tale moto.

Il principio di indeterminazione di Heisenberg

Tutte queste considerazioni sono solo qualitative; ebbene, il principio di indeterminazione di Heisenberg le rende quantitative. Il principio di indeterminazione fu annunciato nel 1927 da Heisenberg (fisico tedesco che ricevette il premio nobel per la fisica nel 1932) e si sviluppò nella prima metà del secolo scorso all’interno della meccanica quantistica.

Se indichiamo con ∆x e con ∆p rispettivamente le indeterminazioni nella posizione e nella quantità di moto di un corpo materiale, Heisenberg, partendo dallo studio della natura ondulatoria di tutte le particelle, arrivò alla conclusione seguente: ∆x * ∆p ≈ h/2π , dove h è la costante di Planck e ha un valore fisso. In parole semplici, più è piccolo il ∆x (cioè più la misura di x, o posizione, è accurata), tanto più il ∆p è grande (cioè la misura della quantità di moto è imprecisa).

Questo principio vale per tutti i corpi, sia macroscopici sia microscopici, però per gli oggetti che ci circondano (macroscopici) ha delle conseguenze pratiche quasi inesistenti, perché la costante di Planck è molto piccola e le indeterminazioni ∆x e ∆p sono trascurabili rispetto agli errori di misura, comunque sempre presenti.

La fisica quantistica, infatti, applicata ai corpi del mondo macroscopico, da risultati che sono in accordo con la fisica classica.

Esiste anche una seconda formulazione del principio di indeterminazione di Heisenberg; in questo caso parliamo di indeterminazione sul tempo e sulla misura dell’energia: ∆t * ∆E ≈ h/2π. Questo vuol dire che se su un sistema si esegue una misura di energia, la precisione con la quale è possibile fornire il risultato è determinata dalla durata della misurazione: più la misura è breve e più impreciso sarà il valore trovato dell’energia. Al contrario, se si vuole conoscere quello che succede in un intervallo di tempo molto piccolo, il comportamento quantistico dei sistemi impone che si debbano utilizzare energie elevate.

La funzione d'onda

In un’onda elettromagnetica vibrano il campo elettrico e il campo magnetico. Cosa vibra in un’onda di materia? La fisica quantistica dice che quello che vibra in un’onda di materia è una grandezza che non può avere un’interpretazione classica, ed è chiamata con il termine ampiezza di probabilità o funzione d’onda. Essa dipende dalle coordinate e dall’istante di tempo.

Introducendo l’ampiezza di probabilità la fisica quantistica spiega il principio di indeterminazione di Heisenberg. L’indeterminazione sulla posizione della particella (∆x) è di solito diversa da zero, cioè non si sa dove si trova la particella all’interno di una regione di spazio che ha le dimensioni di ∆x. È quindi necessario ritenere che la particella sia diffusa in questa zona di spazio. Ci si trova quindi di fronte a una nuova forma di descrizione dei fenomeni meccanici. Con le leggi della meccanica si può calcolare esattamente la posizione occupata dal corpo in ogni momento, purché si conoscano posizione e velocità iniziali del corpo, massa e forze che agiscono su di esso. In fisica quantistica questo non è possibile, perché possiamo solo calcolare l’ampiezza di probabilità e quindi la probabilità che il corpuscolo si trovi ad un certo istante in una certa posizione.

Pierre Simon Laplace, a questo punto, direbbe così: “La teoria della probabilità non è in fondo che il buon senso ridotto a calcolo: essa fa apprezzare con precisione ciò che gli spiriti giusti sentono per una sorta di istinto, senza che essi possano, sovente, rendersene conto”.

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Dai quanti all'Universo a 26 dimensioni

Antonella Ravizza

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venerdì 16 settembre 2022

Quando la mente plasma la materia


Quando la mente plasma la materia: gli esperimenti sull'intenzione di Lynne Mc Taggart

Scienza e Fisica Quantistica

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Possono i nostri pensieri modificare le cose? L’effetto trasformativo di questi pensieri è tanto maggiore quanto più numerose sono le persone che li stanno pensando?

Il potere di questi pensieri è tale da poter guarire un altra persona o addirittura il mondo?

Redazione - Scienza e Conoscenza - 15/09/2022

Può la mente plasmare la materia?

Pioniera in esperimenti di questo tipo, Lynne Mc Taggart ha dedicato gli ultimi dieci anni della sua vita a porsi domande che la maggior parte della comunità scientifica ufficiale ritiene ridicole, ma un numero sempre crescente di ricercatori privi di pregiudizi e di ampie vedute vede come fondamentali: possono i nostri pensieri modificare le cose? L’effetto trasformativo di questi pensieri è tanto maggiore quanto più numerose sono le persone che li stanno pensando?

Il potere di questi pensieri è tale da poter guarire un altra persona o addirittura il mondo?

Per rispondere a queste domande, l’intraprendente conferenziera e scrittrice ha prima studiato tutte le ricerche disponibili sul rapporto mente materia (nel suo libro sulla scienza dell’intenzione i nomi di Popp, Tiller, Emoto, Radin, Sheldrake risuonano ad ogni pagina), poi ha messo insieme un gruppo di fisici, biologi, psicologi, neuroscienziati ed esperti di statistica delle più prestigiose università internazionali e diverse centinaia di persone che la seguono in tutto il mondo (i suoi lettori, coloro che la seguono sul sito e alle conferenze), per mettere in piedi il più grande esperimento mente-materia mai realizzato nella storia.

Era il 2006 quando Lynne McTaggart mise in piedi il suo primo esperimento sull'intenzione, coadiuvata dal grande biofisico tedesco Fritz Albert Popp, lo scopritore dei biofotoni: si trattava di un gruppo di volontari a Londra che dovevano meditare su un alga, l'Acetabularia, un organismo assolutamente semplice che era stato scelto da Popp quale candidato ideale per l'esperimento, che si trovava in Germania nei laboratori di Popp.

«Lavorare con l'Acetabularia – scrive Lynne nel libro La scienza dell'intenzione – consentiva di essere meravigliati testimoni della complessa morfologia della vita nella totalità di un unica cellula, abbastanza grande da essere visibile ad occhio nudo. (...) Usare l'Acetabularia come soggetto del test sarebbe stato analogo a collaudare un'automobile fatta di un'unica parte mobile, il che eliminava tutte le variabili proprie di una cosa vivente, con un inimmaginabile numero di processi chimici ed energetici in corso in ogni istante. (...) Durante il nostro primo esperimento di intenzione, Popp voleva esaminare l'alterazione della tenue luce emessa dalle alghe, infinitamente più flebile del tasso di crescita cellulare. Genericamente parlando, un aumento di fotoni indica che una forma vitale è sottoposta a stress, mentre una diminuzione indica che la sua salute è migliorata».

All'analisi dei dati prodotti dall'esperimento (la sua descrizione dettagliata si trova alle pagine 273 e seguenti del libro sopra citato) venne fuori che il piccolo sforzo di meditazione aveva creato un imponente effetto di guarigione, una significativa diminuzione di luce vivente. E non soltanto: l'effetto prodotto da una distanza così grande risultò simile all'effetto esercitato da un guaritore esperto nella stessa stanza. L'intenzione del gruppo di meditatori aveva creato la stessa luce di un guaritore.

Il primo esperimento di intenzione per guarire un essere umano

Pioniera in esperimenti di questo tipo, Lynne ha dedicato gli ultimi dieci anni della sua vita a porsi domande che la maggior parte della comunità scientifica ufficiale ritiene ridicole, ma un numero sempre crescente di ricercatori privi di pregiudizi e di ampie vedute VEDE COME fondamentali: possono i nostri pensieri modificare le cose? L'effetto trasformativo di questi pensieri è tanto maggiore quanto più numerose sono le persone che li stanno pensando? Il potere di questi pensieri è tale da poter guarire un altra persona o addirittura il mondo?

Per rispondere a queste domande, l'intraprendete conferenziera e scrittrice ha prima studiato tutte le ricerche disponibili sul rapporto mente materia (nel suo libro sulla scienza dell'intenzione i nomi di Popp, Tiller, Emoto, Radin, Sheldrake risuonano ad ogni pagina), poi ha messo insieme un gruppo di fisici, biologi, psicologi, neuroscienziati eD esperti di statistica delle più prestigiose università internazionali e diverse centinaia di persone che la seguono in tutto il mondo (i suoi lettori, coloro che la seguono sul sito e alle conferenze) per mettere in piedi il più grande esperimento mente-materia mai realizzato nella storia.

Il 26 aprile 2014 è stato condotto l'esperimento che si è svolto in questo modo: Lynne ha lavorato con il dottor Fannin psicologo e neuroscienziato che ha dedicato molti anni mappando gli stati mentali di persone sofferenti di ansia, depressione o disordine da deficit di attenzione e iperattività. Due pazienti del dottor Fannin affetti da stress posta traumatico hanno gentilmente accettato di donare il loro tempo per un particolare esperimento: capire se il potere dei pensieri degli sconosciuti può avere un affetto di guarigione.

Gli sconosciuti in questione erano i fedeli lettori di Lynne che hanno accettato di partecipare in simultanea all'esperimento, da 93 paesi del globo.

Uno dei due volontari è stato scelto come target e l'altro come controllo e il dottor Fannin li ha collegati ad una macchina EEG in grado di monitorare le loro onde cerebrali. In base a una scelta casuale il target è stato definito in Todd Voss, un veterano della guerra del Golfo e dell'Afghanistan  con disordine da stress post-traumatico. Kathy Martin, l'altro paziente, è stato scelto come gruppo di controllo.

Attraverso la rete Lynne e il gruppo di ricerca di Fannin hanno trasmesso via web in tempo reale ai meditatori sparsi nei 93 paesi un video in cui Todd raccontava la sua storia e hanno chiesto loro di dirigere la loro intenzione al fine di abbassare le onde alfa emesse dal cervello di Todd. Le onde emesse dal cervello umano hanno diverse frequenze: quelle molto lente (le delta e le theta) sono associate a stati di meditazione profonda e al sonno, le onde alfa sono quelle degli stati meditativi e della calma, quella beta sono legate al pensiero cognitivo di ogni giorno e le gamma ai momenti di alta concentrazione. Il dottor Fannin ha monitorato tramite l'EEG le onde cerebrali di Todd e Kathy prima dell'esperimento, durante l'esperimento, immediatamente dopo e alcune settimane più tardi, il 13 maggio.

Che cosa hanno messo in evidenza i risultati dell'esperimento?

- Le onde alpha emesse dal cervello di Todd si sono abbassate di tre deviazioni standard rispetto alla norma durante l'esperimento;

- le onde che segnalano la presenza del disturbo da stress post traumatico sono tornate normali durante l'esperimento;

- le onde alpha di Todd hanno iniziato a lavorare in fase durante l'esperimento, ovvero sono diventate coerenti;

- il fatto che questi effetti non si sono manifestati in Kathy ha dimostrato che non può trattarsi di effetto placebo.

I risultati iniziali dello studio sono stati davvero incoraggianti e hanno spinto Lynne a comunicarli in maniera entusiasta a tutti coloro che la seguono sul web. Purtroppo la McTaggart ha scoperto, a esperimento ultimato, un limite fondamentale insito nella sua progettazione. Il dottor Fannin, che ha dato il suo contributo all'esperimento in forma totalmente gratuita, ha proposto Todd ritenendolo il candidato ideale all'esperimento in quando Fannin aveva insegnato a Todd ad abbassare il livello delle sue onde alpha attraverso tecniche di biofeedback  e Todd, che inizialmente aveva tratto beneficio da questo training, era ricaduto nella sindrome post traumatica. Purtroppo Fannin, prima dell'esperimento, non aveva comunicato a Lynne il fatto che Todd fosse in grado di influire sulle sue onde alpha: probabilmente non l'aveva ritenuto importante visto che Todd non ne aveva tratto beneficio in termini di guarigione.

Ma secondo Lynne McTaggart il vero risultato dell'esperimento non risiede nei dati dell'EEG di Todd. Anche se l'esperimento non può essere ritenuto "scientifico" nel senso classico del termine, esso mostra due risultati importanti che non possono che essere validati: Todd Voss, a distanza di settimane, si sente meglio, molto meglio. Inoltre moltissimi dei partecipanti all'esperimento, i meditatori, hanno avuto un'esperienza di profonda connessione con Todd e anche loro si stanno sentendo meglio.

Il 45% dei meditatori ha notato cambiamenti positivi nelle relazioni interpersonali dopo l'esperimento, un quarto dichiara di provare più amore nei confronti delle persone amate e un terzo dice di provare più sentimenti d'amore per tutti coloro con cui entra in contatto.

Le persone riportano anche di sentirsi meglio con i clienti, gli ex mariti e le ex mogli, i fratelli, i vicini, i colleghi di lavoro e i superiori. Hanno inoltre notato un incremento della consapevolezza e della chiarezza nelle relazioni sia con gli altri che con se stessi.

"Il cambiamento della relazione con mia sorella – scrive una partecipante – mi ha completamente sbalordita. Qualcosa è cambiato, soprattutto a livello della fiducia, del perdono del guardarci con occhi nuovi".

"Mio marito mi guarda come se mi avesse incontrato ieri per la prima volta e questo è bellissimo! Ci sentiamo più in sintonia e siamo molto più complici".

Il nuovo che avanza

Lynne McTaggart ha messo in piedi un nuovo esperimento che si è svolto il 24 maggio 2014, ma i risultati non sono ancora disponibili. Anche se la fatica per progettare e realizzare esperimenti di questo tipo è davvero tanta, la McTaggart è convinta che portare avanti ricerche di questo tipo sia fondamentale al fine di trovare le basi scientifiche di una nuova scienza.

«La nostra definizione di universo fisico come collezione di oggetti isolati – scrive Lynne ne La scienza dell'intenzione – la nostra definizione di noi stessi come niente altro che uno di quegli oggetti, addirittura la nostra comprensione più fondamentale del tempo e dello spazio dovranno essere rimodellate. Almeno quaranta scienziati di punta in centri di ricerca accademici in tutto il mondo hanno dimostrato che un trasferimento di informazioni ostante ha luogo tra tutto ciò che vive, e che le forme di pensiero non sono che un altro aspetto dell'energia trasmessa. centinaia di altri hanno offerto teorie plausibili che abbracciano anche gli effetti più controintuitivi, come l'influenza spostata nel tempo, ormi compatibili con le leggi della fisica.

Non possiamo più considerarci isolati dal nostro ambiente, né vedere i nostri pensieri come i meccanismi privati e indipendenti di un cervello individuale. (...) Come osservatori e creatori, riplasmiamo continuamente il nostro mondo in ogni istante. Ogni pensiero che abbiamo, ogni giudizio, seppure inconscio, produce un effetto. Con ogni istante che nota, la mente conscia sta inviando un'intenzione.

Queste rivelazioni ci obbligano a ripensare non soltanto che cosa significhi essere umani, ma anche come relazionarci. Può darsi che dobbiamo riconsiderare l'effetto di tutto ciò che pensiamo, che lo esprimiamo o no ad alta voce. La nostra relazione con il mondo continua, anche se rimaniamo in silenzio.

Dobbiamo anche riconoscere che queste idee non sono più le riflessioni di alcuni eccentrici. Il potere del pensiero sostiene molte discipline ben accettate in ogni campo della vita, dalla medicina ortodossa e alternativa allo sport competitivo. La medicina moderna deve rendersi pienamente conto del ruolo centrale dell'intenzione nella guarigione. I medici parlano dell'effetto placebo come di un fastidioso impedimento alla dimostrazione dell'efficacia di un agente chimico: è ora di comprendere e utilizzare appieno il potere del placebo. La mente si è ripetutamente dimostrata una guaritrice ben più potente del più grande dei farmaci di nuova concezione.

Come comunità possiamo avere il potere di migliorare la qualità della nostra aria e acqua, il nostro tasso di crimini e incidenti, i livelli educativi dei nostri figli. Un unico pensiero ben diretto può essere un modo gentile ma efficace perché uomini e donne comuni prendano nelle loro mani le questioni di interesse generale.

Se inizieremo a cogliere l'eccezionale potere della coscienza umana, evolveremo la comprensione che abbiamo di noi stessi come esseri umani in tutta la nostra complessità. ma ci sono ancora molte domande da fare sulla natura dell'intenzione. La scienza di frontiera è l'arte di indagare l'impossibile. Tutte le principali conquiste della nostra sono nate dall'essersi posti delle domande provocatorie. La vera scienza, che non teme l'esplorazione degli oscuri passaggi della nostra ignoranza, ha sempre inizio con una domanda sgradita, anche se non c'è alcuna prospettiva di una risposta immediata, e anche se la risposta minaccia di rovesciare ciascuna delle ultime credenze a noi tanto care».

The Intentional Experiment — Libro >> https://bit.ly/3yPd2bR

Studi scientifici sul campo quantico

Lynne McTaggart

www.macrolibrarsi.it/libri/__the-intentional-experiment-libro.php?pn=1567

La Forza Segreta dell'Universo — Libro

Il campo del Punto Zero - Una vasta fonte di energia illimitata in grado di sostituire tutte quelle usate fino ad oggi

Lynne McTaggart

www.macrolibrarsi.it/libri/__la-forza-segreta-dell-universo-lynne-mctaggart-libro.php?pn=1567


giovedì 15 settembre 2022

Una nuova teoria dell'EVOLUZIONE


Una nuova teoria dell'EVOLUZIONE, Darwin e' ormai superato

Consapevolezza e Spiritualità

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Molti scienziati ci avvertono che l'umanità si trova a un punto cruciale della sua evoluzione, affermando che la nostra tecnologia, e l'ignoranza nel distruggere l'ambiente hanno contribuito al riscaldamento globale e al rapido aumento dell'estinzione di massa di un sesto del mondo. Secondo loro, ora non dobbiamo più chiederci se siamo in crisi, ma se sopravviveremo.

Bruce Lipton - 13/09/2022

Quella attuale non è la prima crisi che mette in pericolo la vita della civiltà. Lo storico Arnold Toynbee ha descritto la società come un “organismo” vivente che attraversa determinati ritmi universali di crescita, sviluppo e decadenza. Toynbee ha rivelato che i cicli vita/morte della società sono guidati da modelli di sfida-e-risposta. Ha inoltre affermato che una società si sviluppa velocemente, raggiunge l'equilibrio e infine entra in una situazione di “sbilanciamento” che produce nuove sfide ambientali. Le sfide provenienti dall'ambiente a loro volta provocano una risposta nella società. Le culture che si trovano ad affrontare sfide minacciose, si aggrappano inevitabilmente a idee fisse e modelli rigidi. Quando la struttura sociale di una civiltà e i suoi modelli di comportamento diventano troppo rigidi, quella società soccombe non riuscendo più ad adattarsi alle situazioni mutevoli.

Le attuali crisi globali sono veri presagi di un imminente sconvolgimento che farà vacillare le fondamenta della civiltà. Mentre l'attenzione mondiale si concentra sulla paura dell'estinzione, le intuizioni della nuova scienza di frontiera offrono uno scenario diverso, sostenendo che l'umanità si trova al vertice di un imminente cambiamento evolutivo.

La comunità umana sta affrontando una situazione simile a quella della comunità cellulare contenuta da una larva di farfalla. Miliardi di cellule s'impegnano a tempo pieno nella maturazione della larva che si nutre e cresce ininterrottamente. A un certo stadio di sviluppo, i processi metabolici cominciano a interrompersi e la vita nella prima comunità cellulare attiva della larva comincia a svanire. Tra le cellule morenti della larva, una popolazione emergente di cellule immaginali (imaginal cells) progressive “pensanti” risponde a una nuova consapevolezza. Queste cellule collaborano alla ristrutturazione della loro società per creare una farfalla, una nuova organizzazione che permette di sperimentare il futuro livello superiore della loro evoluzione.

Poiché la luce della nostra civiltà comincia a oscurarsi, le minoranze creative, l'equivalente delle “cellule immaginali” umane, rispondono alle nuove scelte di sostegno vitale. La sopravvivenza è fondata sulle nostre scelte che, a loro volta, sono completamente dipendenti dalla nostra consapevolezza collettiva, le “verità” sulle quali viviamo. Le verità fondamentali che formano collettivamente una società si possono definire i suoi paradigmi di base.

Secondo Thomas Kuhn, un paradigma è una struttura teorica che rappresenta le “verità” alla base di ogni particolare sistema di credenze, sia di natura scientifica che religiosa, economica o politica. In modo particolare, un paradigma di base rappresenta le “verità” accettate da una civiltà nel rispondere a tre domande fondamentali. Come siamo arrivati qui? Perché siamo qui? E…adesso che siamo qui, come possiamo trarne il meglio?

Le culture usano le verità del paradigma di base per comprendere il significato delle esperienze di vita. Se le percezioni di un paradigma sono esatte, ci sarà offerta un'opportunità di usufruire di salute e coerenza. Se le percezioni sono distorte, in tal caso lo saranno anche la vita e la società.

Un cambiamento nelle credenze paradigmatiche di base produce inevitabilmente uno sconvolgimento e una riorganizzazione drammatica della civiltà umana. La storia della civiltà occidentale rivela l'ascesa e la caduta di tre varianti culturali precedenti, ognuna definita dal proprio paradigma di base unico. Il carattere di queste culture è descritto come Animista, quello che rappresenta le culture aborigene come i Nativi Americani (o Indiani d'America) o i Druidi Celtici; Politeista, esemplificato dalle culture Egiziane, Greche e Romane, e Monoteista, ossia la cultura Giudeo-Cristiana formata dalle “verità” della Chiesa. Con il Monoteismo, le eterne domande della civiltà ottennero come risposta le seguenti “verità”: Come siamo arrivati qui? Per intervento Divino. Perché siamo qui? Per compiere azioni di moralità. E, Adesso che siamo qui, come possiamo trarne il meglio? Vivendo secondo le leggi della Bibbia.

Quando tutte le culture oltrepassarono i limiti della comprensione e dell'influenza del proprio paradigma, si arrivò all'evoluzione di nuove credenze, che a loro volta provocarono la futura versione della civiltà. L'ultimo sconvolgimento culturale avvenne quasi centocinquanta anni fa quando la civiltà rifiutò le credenze paradigmatiche Monoteiste della Chiesa e, al loro posto, adottò le “verità” offerte dalla Scienza Moderna.

Per oltre due secoli la scienza aveva creato i “miracoli” tecnici superando quelli della Chiesa, ma le “verità” scientifiche non riuscirono a sostituire la Chiesa come dispensatrice di verità. La Chiesa mantenne la sua posizione potente solo perché la Scienza non fu in grado di fornire una risposta soddisfacente alla prima domanda del paradigma: “Come siamo arrivati qui?”

Darwin e il destino dell'attuale civiltà

Ma tutto cambiò nel 1859 quando Darwin pubblicò la sua opera, Le Origini della specie: per mezzo della selezione naturale o il preservarsi delle razze favorite nella lotta per la vita. [Il pubblico preferì immediatamente le intuizioni di Darwin, sull'origine della vita avvenuta in milioni di anni di variazioni ereditarie, rispetto alla “verità” sostenuta in passato della storia della Genesi e difesa dalla Chiesa.] Adottando la teoria scientifica dell'evoluzione e non quella delle origini divine, la civiltà passò ufficialmente dall'era del Monoteismo a quella attuale del Materialismo Scientifico.

Due dogmi fondamentali della teoria di Darwin modificarono drammaticamente il destino e il carattere della civiltà attuale. In primo luogo, la teoria mise in evidenza che le variazioni ereditarie, responsabili dell'evoluzione da una specie a un'altra, nascono a seguito di mutazioni random (per es., mutazioni genetiche). Definendo le mutazioni ereditarie “incidenti”, la scienza soppresse il ruolo di Dio nel formare la biosfera, e in modo particolare, nel provvedere alla nostra esistenza. Fondamentalmente, la Scienza sostiene che l'unica ragione o scopo della nostra esistenza è nientemeno che un'avventura genetica rischiosa e incerta. Come “turisti casuali”, non abbiamo alcuna responsabilità verso il pianeta o l'uno verso l'altro.

La seconda caratteristica della teoria Darwiniana che regola la cultura si esprime nel concetto della selezione naturale. Non tutte le mutazioni ereditarie sono uguali, alcune aumentano la sopravvivenza, alcune la minacciano, mentre la maggior parte è neutra. La selezione naturale indica che la Natura favorisce la sopravvivenza degli individui più adatti. Nel capitolo finale dell' Origine della Specie, Darwin riporta di un'inevitabile “lotta per la vita”, e di un'evoluzione guidata dalla “guerra della natura, contro la carestia e la morte”. Aggiungete ciò all'opinione Darwiniana sulla casualità dell'evoluzione e avrete un mondo, descritto poeticamente da Tennyson, che possiamo definire “rosso di zanne e artigli”, una serie di lotte insignificanti e cruente per la sopravvivenza.

Per Darwin, la lotta e la violenza non sono solo parte della natura animale (umana), ma costituiscono le “forze” principali che guidano il progresso evolutivo. A causa della sua influenza sul paradigma di base della società, la teoria Darwiniana ha avuto un impatto profondo sulla formazione dello stato attuale della civiltà. Nell'era del Materialismo Scientifico, gli esseri umani hanno acquisito le seguenti “verità” per rispondere alle solite domande:

Come siamo arrivati qui? Attraverso un'evoluzione casuale. Perché siamo qui? Siamo solo incidenti genetici, perciò la nostra esistenza non ha alcun motivo. E… adesso che siamo qui, come possiamo trarne il meglio? Vivendo secondo la legge della giungla, mentre combattiamo nella lotta per la sopravvivenza.

Mentre la Scienza misura il successo evolutivo in termini di sopravvivenza di un individuo, tuttavia non stabilisce i “mezzi” necessari per ottenerlo. La vita viene percepita solo come una “lotta” con vincitori e vinti. Un Uzi (pistola mitragliatrice israeliana) è un potente mezzo per assicurarsi la sopravvivenza, come lo è possedere una grande cervello o esprimere amore. In questo mondo basato sulla competizione, spesso la moralità viene considerata un impedimento alla realizzazione del “successo” evolutivo.

La teoria Darwiniana, valutando in modo erroneo il significato di evoluzione, la descrive come una inevitabile “gara” per la sopravvivenza. I leader mondiali, nello sforzo di aderire a questa filosofia, si sono impegnati per assicurare la sopravvivenza, incoraggiando la competizione basata sulla violenza nella “lotta per la sopravvivenza” così come viene percepita. È proprio questa convinzione, in origine selezionata per il suo valore di sopravvivenza, ad aver sollecitato la violenza e lo sconvolgimento ecologico che oggi sta distruggendo la nostra civiltà.

Sempre più problematica, la nostra esistenza “senza scopo” ha inciso profondamente sull'armonia globale allontanandoci dall'ambiente e l'uno dall'altro. Nell'inseguire il suo destino Darwiniano, la civiltà ha contribuito a un numero sempre maggiore di crisi globali, sfide ambientali che minacciano la nostra sopravvivenza collettiva. Come ha rivelato Toynbee, le sfide ambientali provocano una reazione nella società.

La luce all'uscita dal tunnel

A insaputa del grande pubblico, una rinascita biologica sta profondamente sfidando le credenze paradigmatiche correnti che regolano la civiltà contemporanea. Le recenti scoperte scientifiche forniscono una nuova storia impellente talmente diversa (in originale out of the box, ndr) dall'opinione prevalente che anche per la scienza è difficile accettare le sue implicazioni. È una storia di armonia e relazione, di vita e d'amore. Curiosamente, le “nuove” intuizioni riecheggiano una “verità” fornita all'umanità cinquant'anni prima che Darwin formulasse la sua teoria.

Il biologo francese Jean-Baptiste de Lamarck fornì nuove interpretazioni sul significato della vita pubblicando il primo rapporto scientifico sulla teoria dell'evoluzione (1809). Per chi ricorda vagamente la biologia studiata alle superiori, il nome Lamarck rimarrà associato per sempre all'opinione che le giraffe svilupparono colli lunghi perché “desideravano” raggiungere foglie e frutti sospesi troppo in alto. L'idea che gli organismi primitivi abbiano una coscienza con cui possono influenzare la propria evoluzione è ridicola e fa passare Lamarck per un pazzo.

Fu proprio questa l'intenzione del massimo scienziato francese Baron Cuvier, un Creazionista, che diffamò volutamente Lamarck e screditò la sua teoria per “mantenere” il controllo della Chiesa sul paradigma Monoteista. Se Lamarck aveva ragione circa l'evoluzione, allora la “verità” della versione biblica della Creazione, sostenuta dalla Chiesa, era sbagliata.

Se Lamarck fosse stato vivo per difendersi, avrebbe messo in evidenza che l'evoluzione era basata su un'interazione collaborativa “istruttiva” tra gli organismi nella biosfera che permette alle forme di vita di sopravvivere, adattandosi ai mutamenti ambientali dinamici. Questo è evidente quando si osserva la relazione perfetta tra gli organismi e i loro ambienti; gli orsi polari non vivono nei tropici e le orchidee non crescono nell'Artico. Lamarck sosteneva che l'evoluzione era il risultato di organismi che acquisiscono e superano le mutazioni ambientali, dovendo affermare la loro sopravvivenza in un mondo in costante cambiamento.

La teoria secondo la quale esista uno “scopo” per l'evoluzione è collegata alla visione di Lamarck. Quando un organismo entra in un ambiente, la sua esistenza e i processi vitali modificano tale ambiente. Mentre le modifiche cambiano l'ambiente, le nuove condizioni che ne derivano offrono un'opportunità all'origine di nuove specie, per “bilanciare” quei cambiamenti ambientali. Un esempio è l'evoluzione della fotosintesi delle piante che conduce a uno squilibrio ambientale.

La fotosintesi, che preleva biossido di carbonio (anidride carbonica) e libera ossigeno di scarto nell'atmosfera, era rischiosa. L'eccesso di ossigeno nell'atmosfera avrebbe provocato inevitabilmente una combustione spontanea, incendiando il mondo! Tuttavia, alti livelli di ossigeno fornirono una nuova nicchia permettendo l'evoluzione di animali che respirano ossigeno e liberano biossido di carbonio di scarto. Di conseguenza, l'evoluzione animale “bilanciò” le mutazioni ambientali prodotte dalle piante.

Le false credenze sulla teoria di Lamarck era fondata sulla voluta interpretazione erronea di Cuvier della parola francese besoin, che significa sia bisogno che desiderio. Lamarck usò la parola besoin per intendere “bisogno”, per esempio: “gli animali hanno bisogno di evolversi”. Cuvier  insinuò che Lamarck usasse besoin per intendere “desiderio”, in modo da ottenere una nuova interpretazione della frase:  “gli animali hanno il desiderio di evolversi”. Alla luce della denigrazione di Cuvier, le idee di Lamarck sull'evoluzione erano ridicole.

Ora, dopo oltre 175 anni dalla morte di Lamarck e le diffamazioni di Cuvier, la scienza sta scoprendo che “l'intenzione evolutiva” può essere molto più vicina alla verità di quanto lo stesso Lamarck avrebbe immaginato. [Quando cinquant'anni dopo Darwin introdusse la sua versione di evoluzione affermò che i cambiamenti ereditari nascono da un “avvenimento” casuale. Di conseguenza, l'idea di Lamarck sulle caratteristiche acquisite provocate dall'ambiente diventò un argomento fortemente contestato dai proponenti della teoria Darwiniana. Ancora una volta, Lamarck con la sua teoria sarebbe stato ingiustamente insidiato, e stavolta non da un creazionista, ma da un evoluzionista.

Il biologo tedesco August Weismann, con i suoi tentativi di invalidare l'evoluzione “adattiva” contribuì al tramonto di Lamarck. Weismann tagliò via le code di topi maschi e femmine e poi li fece accoppiare, dimostrando che se la teoria di Lamarck fosse stata esatta, i genitori avrebbero trasmesso la loro condizione di animali senza coda alle generazioni future. La prima generazione di topi nacque con la coda, perciò Weismann usò la prole e ripeté l'esperimento per altre 21 generazioni. In cinque anni di esperimenti, non nacque alcun topo senza coda.

Gli esperimenti dei topi senza coda servirono a ridimensionare Lamarck alle giuste e relegarlo al classico mucchio di fandonie, anche se le conclusioni di Weismann fossero scientificamente ingiustificate. Lamarck sosteneva che i cambiamenti evolutivi impiegano “enormi periodi di tempo”, migliaia di anni. Chiaramente l'esperimento di Weismann, durato cinque anni, non era stato abbastanza lungo per poter verificare la teoria di Lamarck.

L'esperimento di Weismann fu anche più imperfetto fondamentalmente, in quanto Lamarck non affermò mai che tutti i cambiamenti avrebbero attecchito negli organismi sottoposti a esperimento. Lamarck sosteneva che gli organismi mantengono i tratti che favoriscono la sopravvivenza. Anche se Weismann pensava che i topi non avessero bisogno della coda, non considerò se i topi “pensavano” di possedere code attinenti alla loro sopravvivenza!  Gli esperimenti di Weismann sostenevano la teoria Darwiniana e alla fine Lamarck perse il consenso del pubblico.

Dopo Weismann, i biologi abbandonarono l'idea del ruolo influente dell'ambiente nel creare mutazioni genetiche e formare percorsi evolutivi. Nel 1943, alcuni studi sulla genetica batterica condotti da Salvador Luria e Max Delbruck confermarono l'enfasi data da Darwin al carattere casuale delle mutazioni. I due biologi aggiunsero una soluzione di batteriofagi, virus che infettano e alla fine uccidono i batteri, a numerose colture innestate con batteri geneticamente identici.  Mentre questo processo porta a morte quasi certa i batteri, ogni tanto quelli resistenti al virus sopravvivevano sviluppandosi in colonie.

Se le mutazioni di sostegno vitale fossero state prodotte da una innata reazione batterica “adattiva” ai virus, in ogni capsula si sarebbe rivelato un numero simile e costante di colonie sopravvissute. In contrasto, se le mutazioni fossero state il risultato di processi casuali, allora il numero di colonie sopravvissute sarebbe stato vario tra le capsule. I risultati mostrarono una differenza significativa nel numero di colonie sopravvissute da una capsula di Petri alla successiva. Luria e Delbruck arrivarono alla conclusione che le mutazioni sono solo degli eventi casuali e imprevedibili, e non hanno niente a che fare con qualsiasi probabile necessità, attuale o futura, dell'organismo. Poiché questi cambiamenti provocano un'evoluzione, la scienza fu costretta a concludere che un'evoluzione guidata in modo casuale non ha alcun scopo.

Il lavoro di Cairns

Nel 1988, l'opinione affermata dalla Scienza sull'evoluzione casuale fu fortemente sfidata dalla sorprendente ricerca di John Cairns, genetista di fama internazionale. I nuovi studi di Cairns sui batteri, dal nome eccentrico The Origin of Mutants, furono pubblicati nel prestigioso giornale britannico Nature. Cairns scelse batteri con un gene “anomalo” che riproduceva una versione difettosa dell'enzima lattasi necessario per digerire il lattosio. Poi inoculò questi batteri lattasi-deficienti nei “piatti di coltura” dove l'unica sostanza nutriente era il lattosio. Incapaci di metabolizzare questo nutriente, i batteri non dovrebbero crescere né riprodursi. Non era stata prevista la comparsa di alcuna colonia, in nessun “piatto di coltura”.

Con grande sorpresa, una grande quantità di colture mostrò la crescita di colonie batteriche.[ Quando Cairms campionò i batteri nell'inoculum originale, nessuno di loro aveva mutato i propri geni difettosi di lactasi. Lo scienziato concluse che le mutazioni riparatrici dei geni di lactasi seguivano e non precedevano l a loro esposizione al nuovo ambiente. Gli esperimenti di Luria e Delbruck contavano sull'uccisione relativamente “istantanea” dei batteri da parte dei virus. Al contrario, l'esperimento di Cairns sostanzialmente affamava i batteri fino alla morte, un processo più lungo e più lento. Cairns concesse ai batteri stressati il tempo necessario di esecuzione per avviare i meccanismi innati che producevano la mutazione e servivano alla loro sopravvivenza.

Nello studio di Cairns, le mutazioni a sostegno della vita apparvero come risposta diretta alla crisi ambientale di questi batteri. Ulteriori analisi rivelarono che, in questi batteri “traumatizzati”, furono colpiti solo i geni associati al metabolismo della lattasi. Inoltre tutti i batteri sopravvissuti espressero lo stesso identico tipo di mutazione con una possibilità su cinque diversi meccanismi di mutazione.] Chiaramente i risultati del suo esperimento non sostengono l'ipotesi di mutazioni “casuali” e di evoluzione senza scopo!

Cairns si riferì a questo meccanismo appena scoperto come a una mutazione orientata. La sola idea che l'informazione ambientale potesse eseguire una retroazione e riscrivere i geni fu un affronto per i proponenti della teoria Darwiniana. La risposta da parte della scienza fu rapida e ostile. [Sia il giornale britannico Nature che quello americano Science pubblicarono violenti articoli contro i risultati di Cairns. Il titolo di quello americano, a grandi caratteri e in neretto, dichiarava: “Un'eresia nella biologia molecolare”.].

I massimi esponenti di Scientific Materialism erano pronti a condannare Cairns al rogo!

I risultati di Cairns si ripeterono nel decennio successivo, e da allora la sua idea scioccante e inaccettabile della mutazione orientata si attenuò per diventare mutazione adattiva per poi essere relegata a mutazione benefica. Alla sfida verso la casualità delle mutazioni si aggiunse quella per spiegare il meccanismo con cui tali mutazioni, in primo luogo, si verificherebbero.

[Attualmente è riconosciuto che nei batteri stressati, i meccanismi di feedback selezionano e riproducono attivamente copie di geni associati alla loro particolare disfunzione. Invece di adoperare meccanismi convenzionali che copiano il DNA, i batteri impegnano un unico enzima incline all'errore, e copia il DNA creando mutazioni mentre copia il gene. Una sorta di fotocopiatrice scadente che “sbaglia” intenzionalmente. Usare questo enzima per produrre una grande quantità di copie di geni mutati casualmente permette alle cellule di accelerare intenzionalmente il loro indice di mutazione per aumentare la propria sopravvivenza. Lo sviluppo di queste mutazioni “random” rappresenta la parte Darwniana del processo.]

Ed è con il nome di ipermutazione somatica, si indente quel meccanismo che fornisce batteri debilitati con numerosi geni duplicati, e ognuno esprime una diversa variazione del codice genetico. Quando una variante del gene produce un prodotto della proteina più efficace nel risolvere lo stress dell'organismo, il batterio libera il gene difettoso originale dal suo cromosoma e lo sostituisce con la versione nuovissima. Questa è la parte Lamarckiana del meccanismo, la fase in cui “un'interazione istruttiva” tra l'ambiente e la cellula porta alla selezione della versione migliore del nuovo gene.

Lo stesso meccanismo d'ipermutazione somatica viene usato dai nostri sistemi immunitari per produrre le apposite proteine dell'anticorpo che ci proteggono da virus, batteri e parassiti invasivi.

La tecnologia ha tratto profitto da questi meccanismi di mutazione per progettare batteri in grado di “digerire” fuoriuscite di olio o estrarre certi minerali grezzi dalle cave. Nello stesso tempo, la scienza medica è stata confusa e sopraffatta da questo meccanismo che permette ai microbi patogeni di “imparare” a diventare resistenti ai nostri antibiotici più potenti. Il lavoro di Cairns ci introduce alla realtà che l'evoluzione non è solo un caso fortunato ma una danza tra un organismo e il suo ambiente, un processo dinamico in cui gli organismi possono adattarsi continuamente agli ambienti nuovi e debilitanti.

La condivisione dell'informazione genetica

Scienziati che studiano il genoma hanno scoperto di recente un meccanismo supplementare di adattamento evolutivo che rivela una sorprendente collaborazione tra le specie: organismi viventi  che condividono i loro geni. Si riteneva che i geni si trasmettessero solo alla progenie di un organismo individuale attraverso la riproduzione. Ora gli scienziati ritengono che i geni si condividono non solo tra membri individuali all'interno di una specie, ma anche tra membri di specie diverse. La condivisione dell'informazione genetica attraverso il trasferimento genetico accelera l'evoluzione poiché gli organismi possono acquisire, sottoforma di geni, esperienze “apprese” da altri organismi. Stabilita questa condivisione di geni, gli organismi non si possono più considerare entità sconnesse; non ci sono muri tra le specie.

La condivisione dell'informazione genetica non è accidentale; è il metodo della Natura per aumentare la sopravvivenza collettiva della biosfera. Lo scambio di geni tra individui, recentemente riconosciuto, diffonde l'informazione che influenza la sopravvivenza di tutti gli organismi facenti parte della comunità vivente. La consapevolezza di questo trasferimento genetico inter e intraspecie mette in evidenza i pericoli dell'ingegneria genetica, poiché i geni umani alterati possono distribuirsi in tutta la biosfera, alterando gli organismi in modo imprevedibile.

Gli evoluzionisti genetici avvertono che se falliamo nell'applicare la lezione del nostro destino genetico condiviso, il quale dovrebbe insegnarci l'importanza della collaborazione tra tutte le specie, mettiamo sotto seria minaccia la vita umana. Dobbiamo prendere le distanze dalla teoria Darwiniana che sottolinea l'importanza degli individui, verso una teoria che sottolinei l'importanza della comunità. A questo scopo, lo scienziato britannico Timpthy Lenton ha fornito la dimostrazione, che le interazioni collettive tra specie sono più importanti per l'evoluzione, dei contributi individuali di una sola specie.

L'evoluzione seleziona la sopravvivenza dei gruppi più idonei e non quella degli individui più idonei. Lenton propone: «Dobbiamo considerare la totalità degli organismi e il loro ambiente materiale per comprendere pienamente quali caratteristiche riescono a perdurare e dominare». La consapevolezza che gli organismi si siano evoluti contemporaneamente e continuino a coesistere in una rete intrecciata(orig. entangled, ndr) di vita richiede una comprensione della vita basata sull'olismo, e non sugli individui.

Nel porre l'attenzione sulla rete della vita, la nuova biologia sostiene pienamente l'ipotesi di James Lovelock (La rivolta di Gaia, Rizzoli 2006), che la Terra fisica e tutti gli esseri viventi costituiscano un organismo collettivo. Interferire con l'equilibrio del superorganismo di Gaia, distruggendo la foresta pluviale e impoverendo lo strato di ozono o alterando la specie con l'ingegneria genetica, minaccia la sua sopravvivenza e di conseguenza la nostra.

Se vogliamo che il nostro mondo cambi, deve prima cambiare quello che ci raccontiamo sul nostro mondo - la nostra storia. Per fortuna, la nuova consapevolezza offerta dalla scienza riscrive profondamente la storia della vita e offre una risposta migliore alle domande paradigmatiche a fondamento della civiltà: Come siamo arrivati qui? Attraverso una serie di mutazioni adattive che ci permettono di equilibrare l'ambiente. Perché siamo qui? Secondo la saggezza dei Nativi Americani, “Siamo qui per curare il Giardino”. E, “Adesso che siamo qui, come possiamo trarne il meglio?” Imparando a vivere in armonia con la Natura e l'uno con l'altro.

I paradigmi di base formano il carattere e il destino della civiltà. Quando la nuova consapevolezza scientifica farà il suo ingresso nella corrente principale di pensiero, ci libererà dai vincoli della vecchia storia del Materialismo Scientifico basata sulla mancanza di uno scopo, la lotta e la competizione. Il nuovo paradigma emergente rivela che non siamo qui per caso, ma con uno scopo e un progetto intenzionale della Natura. Dal momento in cui vivremo nella nuova storia, l'umanità, come la farfalla, presto sperimenterà il prossimo livello, più alto, della nostra evoluzione. Sarà un volo fantastico!

© 2008 by Bruce H. Lipton Ph.D sulla versione originale.

La Biologia delle Credenze — Libro >> https://bit.ly/3wLb1MT

Come il pensiero influenza il DNA e ogni cellula - Con musica a 432 Hz di Emiliano Toso

Bruce Lipton

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lunedì 5 settembre 2022

La Memoria dell'Acqua


La Memoria dell'Acqua e le sue basi scientifiche

Memoria dell'Acqua

>> https://bit.ly/3CYFIAY

«È vicino all'acqua che ho meglio compreso che il fantasticare è un universo in espansione, un soffio di odori che fuoriesce dalle cose per mezzo di una persona che sogna. Se voglio studiare la vita delle immagini dell'acqua, mi occorre quindi riconoscere il loro ruolo dominante nel fiume e nelle fonti del mio paese. Io sono nato in un paese di ruscelli e di fiumi, in un angolo della Champagne vallonea, nella Vallage, così chiamata a causa del gran numero dei suoi avvallamenti. La più bella delle dimore sarebbe per me nel fosso di una vallata, al bordo di un'acqua viva, nell'ombra corta dei salici e dei vimini» – Gaston Bachelard (filosofo, 1884-1962)

Redazione - Scienza e Conoscenza - 03/09/2022

L'articolo è tratto da Scienza e Conoscenza n. 34.

Acqua che ci sostanzia, che ci nutre, ci disseta, ci culla.

Acqua che scorre e che ristagna, che scava, modella, plasma.

Acqua dolce e acqua salata. Acqua che ci da la vita.

Quella tra l’uomo e l’acqua è una storia di indissolubile amore le cui radici non sono rintracciabili.

E mentre fino a poco fa si pensava che l’acqua fosse giunta sulla Terra portata da meteoriti, ora nuovi e recenti studi portano alla luce l’evidenza della sua presenza sul Pianeta sin dalla sua costituzione: c’è sempre stata, c’è stata da subito.

Acqua come grembo materno della nostra specie e di ognuno di noi.Il miracolo delle acqua uterine si rinnova ad ogni gravidanza: ognuno di noi proviene da quelle acque, da quel liquido amniotico benefico e protettivo. Il feto lo assorbe attraverso la pelle nelle prime 14 settimane di gestazione, poi lo beve e lo filtra attraverso i reni: il liquido si rinnova ogni tre ore, in un continuo scorrere, come un torrente di montagna. Il feto informa di sé il liquido amniotico che lo sostiene e contiene: vi sono disperse cellule fetali e microrganismi.

Le acque uterine proteggono gli organi della madre dai movimenti del bambino: in una danza acquatica armonica tra due esseri che si stanno reciprocamente conoscendo.

Acqua che da forma. Acqua che conosce e che ci fa conoscere.

Acqua che informa. Acqua che può essere informata.

L’acqua trattiene in sé la memoria delle informazioni con cui viene in contatto: segnali elettromagnetici deboli e debolissimi che l’acqua riesce a captare, a catturare e trasferire.

Acqua alchemica, sulla cui natura chimico fisica rimangono ad oggi aperte le grandi domande della scienza.

Acqua coerente: le cui molecole vibrano e risuonano all’unisono.

Acqua che cura: che porta il farmaco senza il farmaco, che guarisce con la forza dei minerali, senza i minerali.



Acqua in cui sembra non ci sia nulla e in cui invece c’è tutto.

Presenza densa di indecifrabili assenze.

Acqua in cui tutti ha avuto inizio: principio primo di tutte le cose.

A come acqua.

L'articolo è tratto da Scienza e Conoscenza n. 34 scopri la rivista in formato digitale o cartaceo

Scienza e Conoscenza - N. 34 — Rivista >> https://bit.ly/3CYFIAY

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Lo sapevate che l’acqua – che transita e rinnova continuamente il nostro corpo – contiene delle "informazioni", le quali influiscono sulla qualità della nostra vita e sulla nostra salute?

"Le molecole dell’acqua registrano e trattengono la memoria dei segnali e dei messaggi che ricevono e che vi restano impressi come uno scritto su un foglio di carta": questa la scoperta coraggiosa dell'autore, lo scienziato Jacques Benveniste che con passione, coraggio e perseveranza ha dato il via a una vera e propria rivoluzione scientifica, nel nome della quale si ritrovò subito sotto inchiesta, fino all’esclusione dalla comunità scientifica.

Con la ricerca su “la Memoria dell’Acqua” e la sua testimonianza che osserva come "l'Acqua sia portatrice di informazioni", Jacques Benveniste apre una strada pionieristica nella storia della biochimica, che sarà ripercorsa, con analoghe difficoltà, da scienziati come Masaru Emoto e Massimo Citro, il Premio Nobel per la Medicina Luc Montagnier, e tanti altri.

"La Mia Verità sulla Memoria dell'Acqua" continua a essere un punto di riferimento stabile nelle ricerche della biochimica attuale e ci fornisce la conferma che l’Omeopatia, le cure con i Fiori di Bach, i medicinali a basso dosaggio e tante altre ricerche e pratiche in innumerevoli settori e discipline sono scientificamente dimostrabili e funzionano.

La Mia Verità su la Memoria dell'Acqua — Libro >> https://bit.ly/3Qi75ZR

Jacques Benveniste

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Nel numero 75 di Scienza e Conoscenza facciamo un viaggio alla scoperta della semplicità e complessità di AQUA, usandone l’accezione latina per colpire lo sguardo del lettore e invitarlo ad approfondire un argomento ancora poco conosciuto in Italia: la memoria, la coerenza e l’informazione dell’Acqua.

Per quanto poco conosciamo le molecole d’acqua esse compongono il 99% nostro corpo e questa molecola verrà raccontata nelle sue caratteristiche più intrinseche: acqua biologica, analisi Biofisica, acqua coerente e quarta fase dell’acqua.

Ci inoltreremo nel mondo della complessità dell’acqua, grazie al punto di vista della Medicina Ayurvedica e parleremo anche del simbolismo antico legato all’epistemiologia ayurveda sull’acqua.

Arriveremo ad analizzarne le proprietà chimico-fisiche che ci guideranno per capire meglio i rimedi omeopatici, il loro funzionamento e la loro efficacia anche contro il Covid-19.

Dopo questo importante focus approfondito sull’Acqua e sulla sua intrinseca capacità di veicolare informazioni, parliamo anche di Musica a 432 Hz e dei suoi effetti benefici sull’organismo, nonché di Medicina Non Convenzionale e di come affrontare al meglio dal punto di vista psicologico il difficile momento della Pandemia. Ma non è tutto qui…

Scienza e Conoscenza n. 75 - Gennaio - Marzo 2021 — Rivista >> https://bit.ly/3iWBmyp

Nuove scienze, Medicina Integrata

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