lunedì 30 marzo 2020

Il sistema nervoso del cuore



Il sistema nervoso del cuore

Medicina Integrata


Scopriamo i meccanismi fisiologici di comunicazione cuore-cervello e il modo in cui l’attività del cuore influenza le percezioni, le emozioni, l’intuito e la salute

Carmen Di Muro - 30/03/2020

La scoperta di un vero e proprio sistema nervoso all’interno del cuore risale al 1991, quando uno dei primi pionieri della Neurocardiologia, il dottor J. Andrew Armour, ha introdotto il concetto di “cervello del cuore”. Il cuore-cervello, come viene comunemente chiamato, o sistema nervoso cardiaco intrinseco, è una rete complessa di gangli, neurotrasmettitori, proteine e cellule, molto simili a quelle cerebrali. Tali circuiti gli permettono di agire indipendentemente dal cervello craniale per imparare, ricordare, prendere decisioni e persino sentire. L’attività discendente dei rami simpatico e parasimpatico dell’SNA è integrata nel sistema nervoso intrinseco del cuore insieme ai segnali derivanti dai suoi neuroni sensori che ne rilevano la pressione, la frequenza, il ritmo cardiaco e gli ormoni. Le informazioni afferenti elaborate contribuiscono a sincronizzare globalmente l’attività delle aree frontocorticali, subcorticali e della corteccia motoria, influenzando fattori psicologici come il livello di attenzione, la motivazione, la sensibilità percettiva e l’elaborazione emotiva.

Cuore, cervello, mente e corpo sono connessi

Queste ricerche svolgono un ruolo importante nel chiarire i processi di base che connettono cuore, cervello, mente e corpo, mettendo in luce che una funzionalità sana e ottimale è il risultato di interazioni dinamiche tra molteplici sistemi di controllo neurali, ormonali e meccanici, sia a livello locale che centrale. Ma questo non è tutto. Oltre alla vasta rete di trasmissione neurochimica che collega l’organo cardiaco, la psiche e il soma, i ricercatori dell’HMI hanno fatto una scoperta ancora più sorprendente: il cuore trasmette informazioni essenziali tramite interazioni di campi elettromagnetici.

Comunicazione cardio-elettromagnetica

“Il nostro cuore è un’ondata di luce” potrebbe dire chi si lascia trasportare dal dolce sentire celato in ogni pulsazione dell’organo primo del nostro corpo. Ma cosa significa realmente?
Gli scienziati dell’HMI hanno riscontrato che il “cuore fisico”, oltre ad avere ampie connessioni afferenti con i centri corticali, ha anche canali di comunicazione che operano nel dominio della frequenza, al di là dei limiti dello spazio-tempo, e che lo collegano con il “cuore energetico” il quale può informare virtualmente, momento per momento, i circuiti del sistema biologico.

È stato visto che il cuore genera il campo elettromagnetico più potente e più esteso del corpo, 5000 volte più ampio rispetto a quello cerebrale, che può essere rilevato a diversi metri di distanza, in tutte le direzioni, attraverso un dispositivo superconduttore a interferenza quantistica (SQUID) basato su magnetometri.

Il campo del cuore agisce come un’onda portante di informazioni, fornendo un segnale di sincronizzazione globale per l’intero organismo. Specificamente, l’informazione codificata agisce per in-formare (letteralmente, dare forma a) l’energia di tutte le funzioni corporee e per coordinare i processi fisiologici nel suo insieme. Ogni cellula è, infatti, immersa in un ambiente, esterno e interno, di fluttuanti forze magnetiche invisibili. L’evidenza sperimentale dimostra che le chiare modalità ritmiche nella variabilità delle onde elettromagnetiche – nella pressione sanguigna e in quella sonora – prodotte dall’attività del ritmo cardiaco sono alterate e modellate dall’esperienza di differenti emozioni, la cui qualità determina il tipo di segnale che il nostro cuore trasmette alla corteccia cerebrale...

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Scienza e Conoscenza n. 67 - Gennaio/Marzo 2018 >> http://bit.ly/2FFrLu7
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I benefici della respirazione cosciente
David O'Hare

giovedì 26 marzo 2020

RIFE combo mix #02 Frequencies FLU Corona Virus

Epigenetica: l'Occidentalis Karma



Epigenetica: l'Occidentalis Karma

Medicina Integrata


Possiamo davvero cambiare il nostro Karma e il nostro DNA? La risposta è sì: se ci affidiamo alla conoscenza di noi stessi

di Antonio Morandi

Articolo estratto da Scienza e Conoscenza 71

Come si esprime il Karma nella dimensione umana? Sempre citando le antiche saggezze potremmo dire “come in cielo così in terra”. Infatti, come vedremo, non ci sono molte differenze tra le regole che valgono per l’universo e quelle che valgono per il singolo individuo.

Un essere vivente consiste in una certa quantità di energia controllata da informazioni che ne determinano la configurazione in quello che viene percepito come un organismo. Tutte le informazioni del sistema interagiscono e si auto organizzano, definendosi in un sistema armonioso. Ogni punto di queste configurazioni energetiche è collegato con tutti gli altri in modo reciproco, quindi alla variazione di un punto corrisponde la variazione di tutti gli altri punti. Queste variazioni sono informazioni diverse che definiscono nuove configurazioni. In questa rete ogni punto è contemporaneamente causa ed effetto. Individuo e ambiente sono quindi legati in modo indissolubile e ogni azione genera un effetto sia a livello locale che a distanza.

La legge del Karma o di causa-effetto è ciò che regola questo tipo di interazioni. Il Karma è l’insieme delle informazioni che caratterizzano ogni punto dell’universo e ogni individuo. Lo schema energetico di ogni individuo, quello che nel sistema di conoscenza indiano viene chiamato Prāna, è definito dalle informazioni e quindi dal Karma, a cui è vincolato. Ogni nostra azione ed esperienza contribuiscono continuamente a creare il Karma.

Il Karma è epigenetica

Su questa base non è quindi tanto assurdo accostare il concetto di Karma a quello della Genetica ed Epigenetica. I due concetti, espressioni di mondi apparentemente lontani, sono invece vicini e ci consentono di penetrare meglio nel pensiero indiano senza tempo e di meravigliarci sempre della stupefacente profondità e precisa conoscenza scientifica in esso racchiusa.

L’epigenetica (dal greco epi- επί- che vuol dire oltre, sopra, esterno) è lo studio dei fenomeni e delle relazioni ambientali che agiscono sul DNA attivandone o disattivandone i geni. Questo è un fenomeno molto importante per la generazione dei diversi tipi cellulari durante lo sviluppo embrionale. Tutte le cellule contengono lo stesso genoma che negli esseri umani ammonta a circa 20.000 geni. L’attivazione specifica o meno di alcuni di questi determina la differenziazione di una cellula in un tipo, es. un neurone, o in un altro, ad esempio un epatocita. Il meccanismo epigenetico ha quindi una forte influenza sullo sviluppo di un organismo e ne può alterare gli specifici tratti individuali.

Attualmente si conoscono tre meccanismi in grado di produrre questo risultato:

1. la metilazione del DNA,

2. l’acetilazione degli istoni, proteine che compongono la cromatina,

3. il silenziamento dei non-coding RNA (ncRNA) associati ai geni.

Tutti questi meccanismi agiscono sui geni, lasciando però intatta la struttura del DNA, poiché l’azione avviene attraverso degli elementi che “spengono” determinati geni. In pratica questi markers epigenetici alterano l’accesso al DNA in modo tale che l’espressione dei geni risulti alterata o bloccata.

La cosa interessante è che questi meccanismi possono essere indotti da infiniti fattori, molti dei quali sono riferibili a variazioni ambientali e comportamentali. Dieta, stile di vita, inquinamento, così come meditazione o regolare esercizio, possono agire attivando o reprimendo particolari geni e avere quindi un’influenza permanente a livello dell’espressione del genoma. La cosa straordinaria è però che questi cambiamenti possono essere trasmessi di generazione in generazione. Una modificazione epigenetica indotta dall’ambiente o da un comportamento appreso, può essere ereditata ed esprimersi nelle generazioni successive.

A tal riguardo sono stati condotti studi dai risultati sconcertanti.

Durante la seconda guerra mondiale sono avvenuti episodi estremi che, pur nella loro atrocità, hanno fornito prezioso materiale di studio sui loro effetti sugli esseri umani.

Ad esempio il gruppo di ricerca guidato da Rachel Yehuda ha dimostrato qualche anno fa che i sopravvissuti all’Olocausto presentavano alterati livelli di ormoni connessi allo stress. I loro livelli di cortisolo, ormone che aiuta a recuperare dallo stress, era più basso del normale; e tanto più giovani erano i soggetti al momento del trauma tanto peggiore era la loro situazione da adulti.

Gli stessi soggetti presentavano anche un basso livello di un enzima che metabolizza il cortisolo, permettendone così una maggiore quantità circolante e quindi un migliore adattamento allo stress. Gli stessi autori hanno recentemente dimostrato che anche i discendenti dei sopravvissuti all’Olocausto presentano un basso livello di cortisolo, che probabilmente li predispone a sindromi ansiose. Sorprendentemente i discendenti presentavano elevati valori di un enzima che invece attiva la produzione di cortisolo.

Le modificazioni epigenetiche dovute allo stress dei campi di concentramento non solo si sono trasmesse alle generazioni successive, ma le hanno anche preparate per affrontare e adattarsi a una situazione simile a quella subita dalla prima generazione.

Sempre durante la seconda guerra mondiale, nel settembre 1944 i nazisti bloccarono per rappresaglia le forniture alimentari alla popolazione olandese, facendo sprofondare il Paese in una spaventosa carestia. Quando i Paesi Bassi furono liberati, nel maggio 1945, più di 20.000 persone erano morte di fame. Uno studio epidemiologico ha evidenziato che i bambini nati o in gestazione durante questo periodo di carestia hanno sviluppato in età adulta un maggiore tasso di cardiopatie coronariche e obesità. In questi casi si è notata una minore metilazione del DNA del gene del fattore di crescita insulino-simile II (IGF2) la cui azione è in relazione alle patologie osservate.

Modificazioni anche nella vita di tutti i giorni

Le modificazioni su base epigenetica non riguardano solo i casi estremi, possiamo trovarne molti esempi nella vita di tutti i giorni.

È stato infatti dimostrato come l'esposizione della madre all'inquinamento possa avere un rilevante impatto sulla suscettibilità del bambino all’asma, e che l’apporto di vitamina D potrebbe modificare la metilazione del DNA che influenza il funzionamento della placenta.

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Scienza e Conoscenza n.71 - Gennaio/Marzo 2020 - Rivista Cartacea — Rivista >> http://bit.ly/38ofSnq
Nuove scienze, Medicina Integrata
Editore Macro Edizioni
Data pubblicazione Gennaio 2020
Formato Libro - Pag 96 - 19.5 x 26.5 cm

martedì 24 marzo 2020

Covid-19 e Paura



Covid-19 e Paura

Consapevolezza


Il cuore sobbalza, il fiato si spezza. È l’era del monito della paura, della pandemia, del contagio, della morte, di perdere tutto. Un momento difficile. Una crisi epocale. Vi è chi la sfiora e chi la rifiuta, chi la guarda e non la vede e chi la vede senza capire, chi trema e si chiude. Un fenomeno calamitante, che cresce fobicamente, ora dopo ora, dove diviene sempre più difficile guardare la situazione da una visuale positiva e priva di timori.

Carmen Di Muro - 23/03/2020

È l’era dell’ombra e degli spettri. Il cuore sobbalza, il fiato si spezza. È l’era del monito della paura, della pandemia, del contagio, della morte, di perdere tutto. Un momento difficile. Una crisi epocale. Vi è chi la sfiora e chi la rifiuta, chi la guarda e non la vede e chi la vede senza capire, chi trema e si chiude. Un fenomeno calamitante, che cresce fobicamente, ora dopo ora, dove diviene sempre più difficile guardare la situazione da una visuale positiva e priva di timori. Eppure, tutti parlano della necessità di una collaborazione globale per la salvaguardia da un virus che si sta velocemente diffondendo in maniera preoccupante. Pochi però sembrano considerare il dilagante allarmismo che genera un altissimo grado di PAURA: un vero e proprio campo apocalittico che ci stiamo creando da soli.

A questo riguardo, facciamo un po’ di chiarezza.

Pensiamo, che sotto il profilo biologico la paura è un’emozione che ha una valenza positiva indispensabile per la sopravvivenza e l’evoluzione. Questo è quanto succede quando essa è “adeguata” al pericolo, svolgendo la sua funzione entro i limiti che la rendono efficace. Diverso invece è nel caso attuale, in cui non soltanto non è utile, ma è decisamente dannosa poiché perde la sua originaria funzione biologica e diventa d’ostacolo all’adattamento, sconfinando nel patologico, tanto da inficiare le normali attività quotidiane e allontanare ancor di più dal mondo. Questa informazione penetra in profondità creando un campo di psicosi collettiva che genera una realtà interiore ed esteriore separata e sempre più fallibile. E quando la paura è negata e non riconosciuta pienamente, questa viene scacciata negli scantinati della coscienza, da dove esercita un’influenza di campo potente nel dirottare le nostre vite. Infatti, se da un lato la capacità di associare e anticipare, consentono di prevedere nuovi rischi così da contrastare eventuali effetti dannosi di questo evento pericoloso, dall’altro i confini delle singole paure relative alla situazione possono dilatarsi, facendo sì che queste si trasformino in stati ansiosi e in angosce insopportabili che segnano il nostro modo di vivere quotidiano. Come se non bastasse, a questo aggiungiamoci l’ampio isolamento sociale, dovuto alle necessarie misure ministeriali di contenimento e prevenzione del contagio. E l’isolamento sociale è il più radicato e forte fattore di rischio di malattia che esista. Non c’è nulla che possa competere con esso. Moltissime evidenze dimostrano, infatti, che in individui isolati, interi settori di geni hanno un aspetto marcatamente differente rispetto a quelli degli individui solidamente inseriti nella società, di cui molti dei quali svolgono un ruolo nelle risposte immunitarie infiammatorie (Dobbs 2013).

Cosa significa questo?

Che oggi è ampiamente e scientificamente riconosciuto che tutto ciò che pensiamo, sentiamo e viviamo ha un impatto profondo su ogni aspetto della regolazione del nostro organismo. Emozioni e stati fisiologici sono strettamente interconnessi e, seppure geni specifici sono in relazione al comportamento e ai caratteri di un organismo, questi geni non si attivano finché qualcosa non li fa scattare. Questi misteriosi interruttori, capaci di orchestrare il funzionamento dei sistemi biologici, vengono costantemente plasmati da forze che operano al di fuori della sequenza del DNA: influenze esperienziali, ambientali ed emozionali. Le emozioni sia consce che inconsce divengono, dunque, la pietra angolare in questo processo in quanto esse hanno un impatto e un’azione di campo potentissima nel determinare le sorti della salute nel bene e nel male. Esse non sono fenomeni indipendenti da noi, ma si traducono in ondante di agenti biochimici. Infatti, il cervello in base all’emozione produce e modula i vari ormoni che fanno dialogare il sistema endocrino, nervoso e immunitario. Ciò vuol dire che quando proviamo emozioni negative, sperimentiamo stress e le nostre riserve di energia vengono reindirizzate per affrontare questi processi, piuttosto che essere catalizzate, mantenendo in uno stato funzionale il sistema biologico.

STRESS, PAURA E SISTEMA IMMUNITARIO

Se una persona è esposta a un evento emotivamente stressante e dirompente, come nel caso di questa pandemia, il suo sistema nervoso simpatico (SNS) - ossia quello responsabile della risposta "lotta o fuga" - viene attivato, aumentando a sua volta la produzione di una molecola, il fattore nucleare kappa B (NF- kB) che regola la modalità di espressione genetica. L’ NF-kB traduce lo stress attivando i geni che creano quelle particolari proteine, chiamate citochine, che causano infiammazione a livello cellulare, una reazione utile quando di breve durata, ma che se persiste fiacca ed indebolisce esponenzialmente il cervello e il nostro sistema immunitario, modificando il loro equilibrio e quello dell’intera fisiologia.  Pertanto, se lo stress si prolunga, diventando cronico, logora il sistema psico-corporeo, altera l’equilibrio neurovegetativo, facendo sì che il consumo energetico diventi altissimo e l’organismo finisca con l’andare ad attingere a tutte quelle riserve funzionali del corpo che gli impediscono la crescita ottimale.

Dobbiamo sapere che il meccanismo della crescita costituisce il comportamento base di cui ogni organismo ha bisogno per sopravvivere ed evolvere. Quando si entra in uno stato di paura continuativa il sistema, però, limita inevitabilmente i comportamenti di crescita entrando in una modalità protettiva (Lipton, 2010). Infatti se stiamo fuggendo davanti ad un pericolo, non è una buona idea investire energia in comportamenti di crescita. Per sopravvivere, ossia per sfuggire alla minaccia, l’intera fisiologia chiama a raccolta tutte le nostre energie per innescare una risposta “fight or flight” (lotta o fuggi) la quale determina un’inibizione delle funzioni organiche relative alla crescita. Di conseguenza, la risposta allo stress cronico compromette la conservazione del corpo, perché va a interferire con la produzione delle riserve di energia vitale poiché impegnate nell’attivazione di altri processi fisiologici necessari alla difesa (per esempio arti si attivano, il cuore batte velocemente, il sangue irrora maggiormente le arterie). Questo vuol dire che ciò che inizia come protettivo può trasformarsi, non di rado, in distruttivo. Infatti, la risposta attacco o fuga, che comincia come difensiva e necessaria per la nostra sopravvivenza emozionale, può diventare dannosa se rimane attiva, se reagiamo come se fossimo in uno stato di minaccia perdurante. Se percepiamo di essere in pericolo, siamo in pericolo. Se percepiamo di vivere in un mondo temibile, i nostri meccanismi “fight or flight” saranno cronicamente stimolati, fino al punto da creare situazioni rischiose per noi stessi e per la biochimica del nostro intero organismo. Pertanto, la paura perdurante, a lungo andare, deprime il sistema immunitario danneggiando la funzione dei recettori dei glucocorticoidi normalmente utilizzati per inibire o interrompere le risposte infiammatorie e rendendo l’organismo maggiormente vulnerabile all’attacco di agenti patogeni.

E "Virus e Batteri" possono colpire solo se le circostanze sono favorevoli !!

E questo sta a noi, dipende da noi !!!

Allora che fare?

Possiamo decidere semplicemente di accogliere con cuore aperto questo momento, come tempo proficuo per essere solo ed esclusivamente noi e con noi. E' qui che è custodita tutta l'energia di creazione e benessere necessaria per la crescita, capace di virare la consapevolezza sul dove fin oggi stavamo realmente andando individualmente e collettivamente. Di sicuro, l'idea di fare questa pausa non ordinaria lasciando "i campi a maggese" ed esposti a ciò che non possiamo controllare è capace di generare grande instabilità. La nostra mente ci convincerà che per avere una sensazione di presa sulla realtà, in questa situazione minacciosa, dobbiamo tornare a fare, ad agire, a preoccuparci, ad essere in tensione. Ma è proprio questo il tacito insegnamento. Se non si mette in pausa la paura, il cambiamento non può realizzarsi. Mollare la presa non è una questione di sacrificio, non porta ad un'inerte e ineludibile destino.

E' semplicemente un ritorno all'Essere e al Noi. E' un passare dallo stato di protezione a quello di crescita, dalla chiusura all’apertura, che si traduce in uno stato più morbido, in cui sentiamo, apprezziamo e vogliamo semplicemente "essere con" ciò che la vita ci propone, senza remarle contro o opporsi, ma accogliendola. E' passare dal rumore al silenzio, dalla mente all'anima, dalla paura all’amore verso noi stessi, riscoprendo la bellezza della vita, che normalmente e per troppo tempo, ci è sfuggita, facendo memoria che il corpo è incredibilmente forte e resistente, ma allo stesso tempo fragile e vulnerabile agli squilibri emotivi e la salute una pila di pietre in equilibrio. Il corpo è quella che sta in cima, la più instabile e la prima a cadere se quelle di sotto vacillano.

La pericolosità del Coronavirus, sta nel fatto del suo alto grado di contagiosità che può degenerare in una patologia polmonare complessa, aggravarne una preesistente o causare polmonite in soggetti predisposti, fragili o immunodepressi. Che vuol dire questo?

Che non bisogna sottovalutare la rischiosità del COVID-19 adottando comportamenti responsabili, ma allo stesso tempo è nostra la responsabilità di scegliere la frequenza emozionale da attivare a livello cerebrale nel bene e nel male. In che direzione orientare i nostri centri neuronali in modo possano produrre una chimica che genera salute. La scienza ci insegna che non c’è differenza nel nostro cervello nelle aree implicate nei sentimenti. È nostro l’onere di funzionare in modo “evoluto o involuto, di presenza o assenza” nei confronti della vita, malgrado le circostanze, sapendo che il nostro stato di vitalità dipende, principalmente, dall’atteggiamento interiore capace di mettere ordine nel caos dei nostri timori, e che gli aspetti fisici dei filamenti di DNA possono essere modellati dall'intenzione umana sotto forma di generazione di emozioni e sensazioni positive che riscrivono l’intera fisiologia “immunostimolandola o immunodeprimendola” (Atkinson, Tomasino, 2003).

Non dimentichiamo che nessun pensiero o sentimento possono essere nascosti ad ogni singolo organo, tessuto o cellula del nostro organismo. Quindi star bene quando le circostanze sono avverse non vuol dire essere né scollegati dalla vita, né anestetizzati, né tantomeno terrorizzati. Star bene anche quando le cose vanno male, vuol dire avere dentro di sé la certezza che qualunque cosa accada per sua natura é destinata a passare. Dinanzi ad un'onda potente, non si può opporre resistenza. In quel momento è più forte e tenace di noi. Può scuotere la barca e tenerci sott'acqua, ma se il suo destino è quello di passare, mentre il nostro è quello di restare, con le giuste misure, capacità e strumenti disponibili, rimarremo a galla. La paura dura solo un istante, il necessario per trasformarsi in sano atteggiamento di buonsenso per sé e per gli altri. Se decidiamo di farla restare, essa come un veleno invisibile eserciterà un'azione di campo potentissima. Questo campo d'onda collega essere ad essere, persona a persona. E quando i membri del gruppo sono sintonizzati sulla stessa frequenza socio-emozionale, l'informazione distorta si amplifica (Di Muro, 2019).

Per avere in mano le sorti della propria esistenza, soprattutto in questo momento, essenziale, è quindi non soltanto seguire tutte le prescrizioni indicate per prevenire ed evitare la diffusione del virus, ma esaminare la qualità e il tipo di messaggi a cui si è esposti giornalmente e in quale misura essi lavorano al servizio della vita e in quale misura al servizio della paura, discernendo e adottando giusti pensieri e comportamenti non solo esteriori, ma soprattutto interiori, capaci di riportarci a noi, laddove è racchiuso tutto quel potenziale emozionale che ci fa scorgere una luce positiva malgrado il buio che ci circonda. La vera pace, la serenità e la fiducia sgorgano dentro e la paura è solo una tra le onde di possibilità che possiamo scegliere ora. La più inadeguata al viaggio, la più alta da valicare, quella che più ci allontana dalla meta. E allora piuttosto che arrabbiarci, prendercela, giudicare cosa si è fatto e quanto si poteva fare, opporci ed inveire, fermiamoci. Senza arrestare, respiriamo, guardiamoci attorno, scegliamo la corrente giusta, ciò che al momento può farci star bene, e muoviamoci rettamente individualmente e socialmente, sapendo che c’è un’intelligenza che sostiene la vita e lavora con noi e per noi se glielo lasciamo fare. Teniamoci stretti nella fiducia e nella collaborazione. Togliamo l'Io e mettiamo il Noi, ricordandoci che arrendersi e prendersela con l’esterno, non richiede alcuno sforzo. Rimettersi in piedi assumendosi la responsabilità della propria e altrui esistenza, al contrario, richiede uno sforzo grande, ma questa è la differenza tra vivere e sopravvivere.

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Stephen Harrod Buhner

lunedì 23 marzo 2020

Rife combo Frequencies FLU Corona Virus - Experimental Treatment #01

La coerenza cuore-cervello: dinamica quantistica



La coerenza cuore-cervello: una dinamica quantistica

Psicologia Quantistica


La ricerca ha ormai largamente mostrato il ruolo chiave del cuore quale centro dell’afflusso spirituale, capace di generare un campo elettromagnetico talmente ampio da mettere in coerenza il sistema psiche-soma: cerchiamo di capire meglio come accade tutto questo

Carmen Di Muro - 23/03/2020

La ricerca ha ormai largamente mostrato il ruolo chiave del cuore quale centro dell’afflusso spirituale, capace di generare un campo elettromagnetico talmente ampio da mettere in coerenza il sistema psiche-soma, armonizzando i ritmi biologici con il movimento della realtà in una danza perenne tra interno ed esterno che attira e genera a sé, per risonanza, altro potenziale. E le emozioni positive rappresentano la pietra angolare nella generazione di questo campo altamente organizzato che ci fa entrare in quella famosa condizione di “flusso di coerenza” con l’anima.

Durante questo stato il sistema corporeo funziona con un alto grado di sincronizzazione ed efficienza, producendo modelli altamente strutturati di feedback elettrochimici ed elettromagnetici, tali da permettere al biocampo di riallineare l’insieme di frequenze che orbitano nel suo raggio d’azione.

Il potere trasformativo che l'energia ha sulla materia

La serenità, la fiducia, l’amore che possiamo mettere in ogni nostro piccolo atto di preghiera sono le più sottili e potenti possibilità che abbiamo di portare tutta l’energia di creazione della nostra coscienza nella materia. Il panorama interno muta e la nostra vibrazione si innalza verso frequenze più alte ed armoniche. Tutti gli atomi si eccitano e iniziano a irradiare un campo elettromagnetico con un potenziale trasformativo talmente grande da riuscire a destrutturare e influenzare positivamente i campi delle singole unità viventi. E questo accade soltanto quado i pensieri sono in massimo allineamento con gli stati affettivi. Infatti ogni pensiero in risonanza con le emozioni genera dei segnali di campo che oscillano all’unisono con ogni particella presente nell’universo, permettendo agli infiniti potenziali di collassare in esperienze reali. I pensieri diventano materia e la materia, in questo caso, corrisponde alla guarigione di chi ha creduto.

Ricongiungiti a frequenze più alte e armoniche

L’attenzione diviene fattore indispensabile nel processo di creazione, essa è frequenza informata che permette di indirizzare consapevolmente l’intenzione dall’interno all’esterno, ricongiungendoli in un unico afflato divino. Ed è proprio quando ci ricongiungiamo al Campo infinito di possibilità abbiamo accesso al massimo potere insito in noi e le cose iniziano ad accadere.

La coerenza cardiaca, una pratica riconosciuta dalla scienza e consigliata dai medici, è basato su una respirazione ritmica. Questo libro ti spiega come introdurla nella vita di tutti i giorni per far sì che tu possa godere di tutti i suoi benefici.

I vantaggi della coerenza cardiaca sono innumerevoli:

gestione dello stress, dell’ansia e delle loro conseguenze;
miglioramento del sonno;
diminuzione della voglia smodata di cibo,
perdita di “chili emotivi”;
diminuzione del rischio cardiovascolare;
miglioramento dell’apprendimento;
aiuto nel prendere decisioni.

approfondimenti:

Coerenza Cardiaca 365 - 3 volte al giorno, 6 volte al minuto, 5 minuti — Libro
I benefici della respirazione cosciente
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Scienza e Conoscenza n. 64 - Rivista Cartacea
Nuove Scienze, Medicina non Convenzionale, Coscienza
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venerdì 20 marzo 2020

Virus, perche' siamo a rischio pandemie



Virus, perche' siamo continuamente a rischio di pandemie

Critica al sistema sanitario


In questo estratto dal libro "Antivirali Naturali" di Stephen Harrod Buhner scopriamo perché, al giorno d'oggi, abbiamo un così alto rischio di pandemie e perché molti virus non sono ancora stati debellati

Redazione Scienza e Conoscenza - 19/03/2018

Estratto dal libro Antivirali Naturali di Stephen Harrod Buhner

In modo simile ai batteri che hanno sviluppato una resistenza agli antibiotici, periodicamente stanno ricomparendo molti dei virus che per molto tempo abbiamo pensato fossero stati debellati. Questo avviene grazie ai riassortimenti genetici, all’acquisizione di resistenza nei confronti dei farmaci antivirali e, soprattutto, in conseguenza dei profondi cambiamenti che si verificano nel mondo in cui tutti noi viviamo.

Possibili cause che fanno emergere tanti nuovi (e vecchi) virus patogeni

Tra i cambiamenti più importanti che si verificano sul nostro pianeta, quelli che seguono sono stati identificati da alcuni ricercatori tra le possibili cause dell’emergere di così tanti nuovi (e vecchi) virus patogeni. E sono condizioni alle quali non sfugge nessuna zona del mondo.

Movimenti demografici. Aumento della popolazione e del numero di rifugiati, accelerazione della mobilità, urbanizzazione diffusa in tutto il mondo, forte densità abitativa in spazi delimitati come i centri cittadini e le prigioni.

Assistenza medica e tecnologie biomedicali.  Infezioni iatrogene da ospedalizzazione, interscambio concentrato di microbi in ospedali e case di riposo, trasfusioni di sangue, trapianto di organi, riutilizzo di  apparecchiature medicali, presenza di contaminanti nei  prodotti farmaceutici, resistenza agli antibiotici e resistenza virale.

Orientamenti economici e commerciali.  Applicazione esasperata dei metodi di agricoltura industriale estensiva e relativi danni all’equilibrio dinamico dell’ecosistema; spesa mondiale destinata all’allevamento di bestiame e alla coltivazione di piante per fini alimentari e ai prodotti farmaceutici per uso agricolo.

Turbamento dell’ecosistema. Deforestazione, deviazione dei corsi d’acqua, riduzione della popolazione di animali predatori, distruzione della flora selvatica.

Trasformazioni climatiche. Sconvolgimento dell’equilibrio omeodinamico del clima a causa di fattori antropogenici quali riscaldamento globale, aumento delle concentrazioni aeree di CO2 e di altri gas inquinanti.

Virus: il salto di specie

Da milioni di anni i virus esistono in equilibrio con le specie ospiti (come le popolazioni di api selvatiche o di bisonti). Ogni volta che un’incursione umana sconvolge qualche ecosistema sano, la perdita di specie ospiti e del loro habitat induce i virus a fare un “salto di specie”, puntando direttamente a noi (o agli animali che meglio di altri sopravvivono vicino a noi: piccioni, topi, maiali e polli, dai quali è poi relativamente facile arrivare a noi). Dopo tutto, noi (e gli animali di cui ci nutriamo) rappresentiamo ora la forma di vita numericamente più grande, e per questo non è troppo difficile trovarci. In più, molti di noi vivono proprio dove un tempo stavano i precedenti ospiti dei nostri virus, e una casa è una casa. Il nostro organismo non è poi molto diverso da quello degli altri animali del pianeta. L’adattamento richiesto ai virus per venire a stare da noi è davvero minimo.

I nuovi virus

Alcuni dei più comuni tra i virus, resistenti o dotati di una rinnovata virulenza, sono la dengue (che ogni anno contagia milioni di persone nel mondo), l’epatite C, l’enterovirus 71, l’HIV e gli otto ceppi della famiglia degli herpes che colpiscono gli esseri umani, tra i quali il citomegalovirus e l’Epstein Barr. Ma quelli che in tutto il mondo generano più allarme (HIV a parte) sono quelli dell’influenza e dell’encefalite. L’influenza, che per molti non è altro che una lieve malattia, niente di più che «un altro che l’ha presa...», in realtà è un agente patogeno virale estremamente potente.

Gli epidemiologi ci hanno avvisato, con insistenza sempre maggiore, che dovevamo aspettarci a breve una pandemia planetaria simile a quella che nel 1918 ha contagiato oltre cinquecento milioni di persone in tutto il mondo, uccidendone circa cento milioni.

Gli allevamenti industriali (le cui condizioni non fanno che incrementare la virulenza dei virus che attaccano i polli e i maiali), i problemi di sovrappopolazione, l’arroganza e la natura antiquata del nostro sistema sanitario e l’intelligenza intrinseca dei virus davano la certezza che un ceppo pandemico prima o poi sarebbe arrivato.

Come ha detto una volta Robert Heinlein:
«I problemi di sovrappopolazione hanno un modo orribile di risolversi a soli».

I virus stanno imparando. Non sarebbe male se lo facessimo anche noi.

CONSIGLI DI LETTURA:

Antivirali Naturali — Libro >> https://bit.ly/32tefmF
Guida completa - Come curare influenza, herpes e molte altre infezioni virali con la floriterapia
Stephen Harrod Buhner

giovedì 12 marzo 2020

Vitamina C: efficace contro virus e batteri



Vitamina C: efficace contro virus e batteri

La vitamina C è in grado di contrastare i processi di ossidazione che avvengono nell’organismo e che sono strettamente correlati con l’invecchiamento e con le malattie provocate da virus e batteri.


del Dott. Domenico Mastrangelo

La vitamina C (acido ascorbico o ascorbato, nel caso in cui ci si riferisca al sale sodico derivato dall’acido) è, com’è noto, un nutriente essenziale per l’organismo dell’uomo che, contrariamente alla stragrande maggioranza degli altri mammiferi, non essendo in grado di sintetizzarla per proprio conto, deve garantirsene l’apporto mediante l’alimentazione.

Quali sono le funzioni della vitamina C?

Contenuta in minime quantità negli agrumi, nella frutta e in molti vegetali, e in maggiori quantità in alcuni frutti “esotici”, la vitamina C assunta con gli alimenti, viene solo in piccola parte assorbita per svolgere le sue funzioni, che sono molto complesse e ancora non del tutto chiarite, ma che, a grandi linee, si possono distinguere in:

A) funzione enzimatica o “antiossidante” o “fisiologica”. La vitamina C, è il coenzima di almeno otto enzimi fondamentali per le cellule dell’organismo. In questo ruolo è coinvolta nel metabolismo dei neurotrasmettitori, dei lipidi e del collagene e, più in generale, il suo effetto antiossidante protegge l’organismo dagli effetti tossici dei radicali dell’ossigeno, che causano danni alle strutture cellulari determinando una vasta gamma di patologie, che spaziano da raffreddore comune alle malattie neurodegenerative, cardiovascolari e neoplastiche;

B) funzione pro-ossidante o “farmacologica”, che, in vitro, si estrinseca con uno straordinario effetto tossico, specifico e selettivo, sulle cellule tumorali.

Vitamina C: scarso interesse per una molecola non brevettabile
Di fatto, le funzioni della vitamina C sono molteplici, complesse e, purtroppo, non ancora definitivamente chiarite, dato lo scarso interesse della “comunità scientifica” per questa molecola, dai costi molto bassi e non brevettabile.

Contrariamente a quanto tramandatoci dalla tradizione della Medicina moderna, questa sorprendente molecola è, al tempo stesso, “riducente” e, “ossidante”, proprietà che ci consente di inquadrarla nel più ampio gruppo di sostanze definite “redox” (dalla combinazione dei termini inglesi "reducing" e "oxidating").

Come tale, la vitamina C, è in grado da un lato di contrastare i processi di ossidazione che avvengono nell’organismo e che sono strettamente correlati con l’invecchiamento e la malattia (incluso il cancro) accentuando i processi ossidativi all’interno della cellula tumorale che, diversamente da quella normale, non possiede meccanismi di difesa efficienti contro i processi di ossidazione.

Illustri scienziati, come Irwin Stone, Linus Pauling, Albert Szent-Gyӧrgy e moltissimi altri, raccomandavano l’uso quotidiano di dosi massicce di Vitamina C, per prevenire tutte le malattie e garantire uno stato di salute ottimale; ma, da oltre settant’ anni, continuiamo ad ignorare questo consiglio!

Articolo del Dott. Domenico Mastrangelo

È medico specializzato in Ematologia, Oncologia e Oftalmologia. Ha lavorato come responsabile della Farmacologia Clinica presso il dipartimento di ricerca di una nota azienda senese, produttrice di farmaci e vaccini, e si è anche diplomato Omeopata, presso la scuola “M: Garlasco” di Omeopatia, di Firenze.

Bibliografia

Irwin Stone: The healing factor: Vitamin C against disease. https://www.amazon.it/Healing-Factor-Vitamin-Against-Disease/dp/0448116936
Domenico Mastrangelo, Lauretta Massai, Leda Lodi, Mariamichela Muscettola, Giovanni Grasso: Vitamina C ad alte dosi nel trattamento del cancro: un’ipotesi suggestiva. M.D. Medicinae Doctor - Anno XXI numero 5 - giugno/luglio 2014
115.   Mastrangelo D, Massai L, Lo Coco F, Noguera NI, Borgia L, Fioritoni G, Berardi A, Iacone A, Muscettola M, Pelosi E, Castelli G, Testa U, Di Pisa F, Grasso G: Cytotoxic effects of high concentrations of sodium ascorbate on human myeloid cell lines. Ann Hematol. 2015 Nov;94(11):1807-16. doi: 10.1007/s00277-015-2464-2. Epub 2015 Aug 12
116.   Noguera NI, Pelosi E, Angelini DF, Piredda ML, Guerrera G, Piras E, Battistini L, Massai L, Berardi A, Catalano G, Cicconi L, Castelli G, D'Angiò A, Pasquini L, Graziani G, Fioritoni G, Voso MT, Mastrangelo D, Testa U, Lo-Coco F: High-dose ascorbate and arsenic trioxide selectively kill acute myeloid leukemia and acute promyelocytic leukemia blasts in vitro. Oncotarget. 2017 May 16;8(20):32550-32565. doi: 10.18632/oncotarget.15925
117.   Mastrangelo D, Pelosi E, Castelli G, Lo-Coco F, Testa U: Mechanisms of anti-cancer effects of ascorbate: Cytotoxic activity and epigenetic modulation. Blood Cells Mol Dis. 2018 Mar;69: 57-64. doi: 10.1016/j.bcmd.2017.09.005. Epub 2017 Sep 21. Review


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Stefano Pravato

lunedì 2 marzo 2020

Mal di testa e alimentazione: dieta anti-emicrania



Mal di testa e alimentazione: scopri la dieta anti-emicrania

Alimentazione e Salute


C'è una correlazione tra mal di testa e abitudini alimentari? Secondo il dottor Joel Fuhrman non ci sono dubbi e la risposta è: assolutamente sì! Scopriamo allora gli alimenti che innescano il mal di testa e la dieta anti-emicrania!

Joel Fuhrman - 01/03/2020

Tratto dal libro Eat to live del Dott. Joel Fuhrman

La mia esperienza di medico nel trattamento dell’emicrania e dei pazienti con mal di testa importante si basa su un approccio nutrizionale complessivo che ha liberato il 90-95% dei pazienti dal mal di testa dopo i primi tre mesi di programma. Questi pazienti evitano ciò che comunemente scatena l’emicrania, ma nella fase terapeutica aderiscono anche a una dieta rigorosamente vegana fatta soprattutto di frutta e verdura ricca di amidi naturali, come la zucca e il riso semigreggio. Devono eliminare tutti i cibi confezionati e industriali, che notoriamente contengono additivi anche se non sono citati nell’etichetta, e il sale aggiunto.

Sono convinto di ottenere risultati impressionanti non solo perché evito i fattori scatenanti delle crisi ma perché i pazienti diventano più sani e riescono a metabolizzare le tossine più efficacemente. Inoltre, quando il consumo di prodotti animali si abbassa in maniera significativa o arriva a zero, il fegato non si trova costretto a scomporre tali pesanti carichi tossici e può svolgere meglio la sua normale funzione disintossicante. Molto spesso nella fase iniziale del mio programma, quando i pazienti seguono una dieta povera di sostanze irritanti, il mal di testa si aggrava. Insomma, potranno inizialmente sentirsi peggio, anziché meglio.
Io consiglio loro di non assumere farmaci in questa fase iniziale, se è possibile. Ritengo sia meglio mettere un panno fresco sulla fronte e sdraiarsi in una camera buia a riposare. La dieta prescritta, molto povera di sodio e proteine animali, fa passare il mal di testa nella stragrande maggioranza dei pazienti. Se ciò non accade, non tutto è perduto, poiché il digiuno solitamente risolve il problema in molti dei casi restanti.

I miei pazienti iniziano seguendo una dieta basata sui principi descritti nelle pagine successive. Viene detto loro di non assumere farmaci nella prima settimana; dopo, consiglio loro di mitigare il dolore con il ghiaccio, docce calde e fasce di compressione. Non recupereranno mai se prima non si disintossicano dai farmaci per il dolore. Tali farmaci possono dare sollievo al dolore, ma nello stesso tempo perpetuano il mal di testa. Le medicine per il mal di testa, come l’acetaminofene (Tylenol), i barbiturici, la codeina e l’ergotamina, rendono il mal di testa ricorrente; il meccanismo è quello del contraccolpo, che si ha quando queste tossine iniziano a essere eliminate dal sistema nervoso. Anche un’aspirina può causare una sindrome cronica da mal di testa quotidiano.

15 Principali Alimenti che possono Scatenare l’Emicrania
• Dolci

• Cibi fermentati

• Pizza

• Glutammato monosodico

• Lievito

• Latticini e formaggio

• Cioccolata

• Carne affumicata

• Frutta secca

• Proteine idrolizzate

• Cibi salati o in salamoia

• Aceto

• Alcol

• Additivi alimentari

• Prodotti da forno

La prima fase della dieta anti-mal di testa viene seguita rigidamente per due settimane. Poi, se la persona non ha più mal di testa, amplio la gamma di cibi includendo diversi frutti e inizio ad aggiungere legumi nella seconda fase. Solitamente dico al paziente di evitare la frutta secca per le prime settimane perché può creare fastidi. Anche tutti i latticini e il lievito dovrebbero essere evitati.

La dieta anti-mal di testa con efficacia terapeutica superiore al 90%
Colazione

• Melone, mela o pera

• Farina d’avena e acqua, nessun dolcificante

• Pane di cereali integrali senza lievito

Pranzo

• Una grande insalata verde con un cucchiaino di olio d’oliva

• Un vegetale amidaceo o cereali – mais, patata dolce, riso semigreggio

• Pompelmo, pera o mela

Cena

• Grande insalata con pomodori, con un cucchiaino di olio d’oliva

• Un vegetale verde a vapore – fagiolini, asparagi, carciofi, broccoli, zucchine

• Un vegetale amidaceo o cereali – zucca, patata, miglio, pasta integrale

• La salsa di pomodoro (senza sale) è permessa

Joel Fuhrman

Il Dott. Joel Fuhrman (New York 2/12/1953) è un uomo dalle innumerevoli vite.

In gioventù è stato campione americano e mondiale di skateboard. Ma non è questo che lo ha reso famoso in tutto il mondo, bensì la sua grande conoscenza ed esperienza, che gli hanno permesso di creare la Dieta Fuhrman, comporre numerosi libri di successo mondiale, nonchè essere uno dei produttori del film Fermare e Guarire il Diabete - Crudo & Semplice.

Dopo essersi laureato in Medicina all'università della Pennsylvania, si è dedicato allo studio e alla cura dell'obesità e delle malattie croniche tramite metodi naturali. Egli ha creato l'equazione H = N/C (Health = Nutrients/Calories cioè Salute = sostanze nutritive/calorie), che è alla base della celebre Dieta Fuhrman. Ha partecipato a innumerevoli trasmissioni radiofoniche e televisive in tutto il mondo, raggiungendo una fama internazionale in materia di alimentazione e medicina naturale.

scopri:

eBook - Eat To Live. Mangiare per Vivere > http://bit.ly/3cp9LCc
La Dieta Fuhrman
Joel Fuhrman

La Fine del Diabete — Libro
Il diabete non è una malattia cronica
Joel Fuhrman