sabato 31 ottobre 2020

L'agopuntura e' efficace


L'agopuntura e' efficace

Medicina Integrata

>> https://bit.ly/35LVm0D

L’agopuntura non è l’unica disciplina della MTC – che contempla anche la dietetica, la fitoterapia, il massaggio tuina, la coppettazione e gli esercizi fisici del qigong – ma è certamente quella che primeggia per la sua efficacia clinica in svariati disturbi e per la vasta sperimentazione in oltre trentamila studi pubblicati.

Redazione Scienza e Conoscenza - 29/10/2020

Articolo a cura del Dott. Giuseppe Fatiga tratto da Scienza e Conoscenza n. 74

I principi della medicina tradizionale cinese (MTC) sono racchiusi nel testo Huang Di Nei Jing1, che risale al 453-222 a.C., e sono giunti fino a oggi permeando anche la medicina occidentale.

La caratteristica principale che accomuna queste discipline è la visione olistica dell’uomo e della malattia, che ben si concilia con le nozioni della moderna PNEI (psiconeuroendocrinoimmunologia).

I princìpi della MTC

Il dualismo yin-yang, ad esempio, ricorda da vicino la dialettica tra la psiche e il corpo, o ancora tra il cervello e la mente, secondo un approccio che non è mai di causa-effetto, ma piuttosto circolare.

Le “sette emozioni”, secondo la MTC, sono una causa di malattia esattamente come lo sono i fattori “esterni”, e anche il moderno concetto di “secondo cervello” relativo all’intestino è insito nella MTC. Nello specifico, ogni organo possiede una componente fisica e una psichica – quest’ultima denominata “entità psichica” – che può essere causa di malattia.

Altro concetto fondamentale è quello del qi – traducibile con “soffio vitale” o “energia vitale” – che circola nei dodici meridiani, animando tutte le funzioni del nostro organismo.

La MTC si pone l’obiettivo primario di preservare una corretta circolazione del qi, svolgendo quindi un’azione preventiva – altra caratteristica peculiare della MTC – o di ripristinarla nel caso vi sia una disfunzione conclamata.

Un’altra caratteristica è la stretta interdipendenza dei vari organi tra loro, tale per cui quando uno di essi si ammala, inevitabilmente si verificano alterazioni a cascata in tutti gli altri.

La MTC parla di un corteo di sintomi tra loro collegati, definito quadro sindromico, che può essere corretto con un trattamento specifico – ad esempio con ben precisi punti di agopuntura – previa una diagnosi accurata attraverso l’interrogatorio, l’ispezione, la palpazione, l’analisi degli odori emanati e soprattutto l’esame del polso e l’esame della lingua.

Oncologia, terapia del dolore, emicrania

Per la MTC trattare una sindrome significa dunque agire sull’intero organismo, eliminando tutti i sintomi presenti, sia quelli fisici, sia quelli mentali, che la medicina occidentale non considera collegati tra loro, e che invece lo sono secondo la MTC. Questa è una delle ragioni per cui l’agopuntura è molto utile in oncologia per la sua capacità di ridurre i pesanti effetti collaterali delle terapie come la nausea e la stanchezza, contrastando al contempo altri importanti sintomi quali dolori, ansia, depressione e insonnia.

La MTC si accorda poi con le recenti acquisizioni di neurofisiopatologia del dolore: è stato ad esempio dimostrato che l’agopuntura produce effetti lungo l’intera via di trasmissione del dolore, dal midollo spinale fino alla corteccia cerebrale.

L’agopuntura attiva il gate system control a livello del midollo spinale, e il sistema antinocicettivo discendente localizzato nel mesencefalo, ma è anche in grado di far produrre all’organismo le ben note endorfine a livello dell’ipofisi. Essa modula infine gli aspetti affettivi e cognitivi del dolore, rispettivamente a livello del sistema limbico e della corteccia cerebrale.

Non deve quindi stupire che sia stata dimostrata una grande utilità della MTC e dell’agopuntura in particolare nel trattamento di varie sindromi dolorose, tra cui i disturbi ortopedici come la lombalgia comune e la cervicalgia, ma anche altre forme di dolore invalidante come l’emicrania e la cefalea tensiva.

Negli ultimi anni è stato ampiamente provato che l’agopuntura è efficace quanto i farmaci nel trattamento dell’emicrania, e questo ne ha giustificato l’inserimento negli ambulatori delle strutture ospedaliere in regime di Sistema Sanitario Nazionale.

Importanti enti di ricerca come il NIH [National Institutes of Health, il dipartimento di salute degli Stati Uniti; N.d.R.] hanno poi convalidato l’uso dell’agopuntura nella nausea gravidica, un disturbo spesso refrattario a qualunque misura di contenimento farmacologico.

Inoltre, nel mio testo Curare l’ansia con l’agopuntura, ho descritto i risultati delle ricerche sul trattamento agopunturale dell’ansia, da cui si evince la sua efficacia in condizioni cliniche come il disturbo di panico e quello da ansia generalizzata, quale risultato della modulazione dei circuiti difensivi di sopravvivenza del cervello descritti dal neuroscienziato Joseph Le- Doux.

Le applicazioni cliniche della MTC non finiscono qui, includendo la cura di altri disturbi psichici e neurologici, o dell’infertilità: possiamo affermare che la MTC può essere usata proficuamente in ogni ambito clinico, spesso come vera e propria cura, altre volte per ridurre gli effetti collaterali delle terapie convenzionali, in un’ottica di medicina integrata.

NOTE nell'articolo originale:

1. The Yellow Emperor’s Classic of Internal Medicine. Simple Questions (Huang Di Nei Jing Su Wen), People’s Health Publi- shing House, Beijing 1979.

2. Chiu H.Y., Hsieh H.J., Tsai P.S., Systematic review and meta- analysis of acupuncture to reduce cancer-related pain, Eur J Cancer Care (Engl). 2017 Mar;26(2).

3. Linde K., Allais G. et al., Acupuncture for the prevention of episodic migraine, Cochrane Database Syst Rev, 2016 Jun 28;2016(6).

4. Bishop K.C., Ford A. C., Kuller J. A., Dotters-Katz S., Acupuncture in Obstetrics and Gynecology, Obstet Gynecol Surv 2019 Apr; 74(4):241-251.

5. Errington-Evans N., Acupuncture for anxiety, CNS Neurosci Ther 2012 Apr;18(4):277-84.

 

Per approfondire

www.agopunturatorino.org

https://www.nih.gov/

 

SCOPRI SCIENZA E CONOSCENZA N. 74 DA CUI È TRATTO L'ARTICOLO

Scienza e Conoscenza n. 74 - Ottobre/Dicembre 2020 >> https://bit.ly/35LVm0D  

Rivista Nuove scienze, Medicina Integrata

www.macrolibrarsi.it/libri/__scienza-e-conoscenza-n-74.php?pn=1567


venerdì 30 ottobre 2020

Scienza e Conoscenza n. 74 - Ottobre/Dicembre 2020


Scienza e Conoscenza n. 74 - Ottobre/Dicembre 2020

Rivista Nuove scienze, Medicina Integrata

>> https://bit.ly/35LVm0D

Descrizione Rivista

Carmen di Muro, psicologa e psicoterapeuta che da anni ci accompagna come membro del nostro comitato scientifico, scrive queste parole nel suo ultimo libro Light Evolution:

“Viviamo e respiriamo in un universo partecipativo, un “mare” quantico di informazione sincronica sotteso da un’unica forza ordinatrice che governa i nostri corpi e il resto del cosmo”

Secondo la fisica quantistica non esistono fenomeni isolati, parti separate o soggetti individuali, ma effetti sincronici e non locali, cooperazione, condivisione e intenzioni in un mondo di infinite possibilità.

Allo stesso tempo le ricerche in biofisica ci vedono parte di un movimento ondulatorio cosmico a cui nessun essere vivente può sottrarsi e che segna, attimo dopo attimo, tutte le nostre funzioni vitali.

I processi biochimici, i fenomeni elettrici, magnetici, ondulatori che avvengono nell’intero Universo entrano in risonanza con gli stessi processi all’interno e all’esterno delle nostre cellule e tutto funziona correttamente quando questi sistemi sono in coerenza.

Quando comprendiamo tutto questo e capiamo che il nostro intero organismo è un sistema acquoso che produce un campo elettromagnetico, il quale funziona bene se è in coerenza, il gioco è fatto.

Come riconoscere gli eventi sincronici che possono cambiare la nostra vita

In questo momento della storia una nuova consapevolezza è entrata a far parte dell’universo umano, una presa di coscienza che ci riallinea con lo sviluppo e l’evoluzione della vita, con quegli avvenimenti sincronici che accadono al momento giusto, capaci di avviare la nostra esistenza in una direzione nuova ed ispiratrice. Forse riusciamo ad intuire questi misteriosi avvenimenti molto più di prima e sappiamo che per ognuno il cammino esperienziale è una rivoluzione spirituale, seducente e magica.

Questa rivoluzione non solo giunge dalle più recenti acquisizioni scientifiche, ma arriva dal nostro stesso cuore, sollevando quel velo che a lungo ha ottenebrato la vera conoscenza. Un velo che in realtà è un “campo integrale” di energia dinamica e luminosa che permea ogni singola unità del nostro corpo e dell’Universo, separando nient’altro che “noi da noi”.

È questo che gestisce le funzioni più alte della mente, nonché la fonte delle informazioni che governano la vita.

Aprire la mente a tutto questo significa “risvegliarsi”, creando le premesse per una nuova dimensione integrata tra scienza e coscienza, una luce capace di portare chiarezza sulle dinamiche che muovono l’esistenza.

Questa non si sta evolvendo nel vuoto ma nell’ordine dell’Universo. È una manifestazione di un’armonia universale e non una violazione di essa. Il nostro è un mondo integrale interconnesso al di là dei regni della materia e dello spazio-tempo, per mezzo di un campo di informazione unificato, un campo che informa il presente con il passato e prepara le basi per il futuro.

L’universo partecipativo

Viviamo e respiriamo in un universo partecipativo, un “mare” quantico di informazione sincronica sotteso da un’unica forza ordinatrice che governa i nostri corpi e il resto del cosmo. In questa integrità indivisibile, l’esistenza umana, non può più essere considerata come un sottoprodotto accidentale del caso, ma assume un significato profondo, relazionale, attraverso il quale noi diveniamo compartecipi ad ogni attimo della creazione del mondo. E la cooperazione e la condivisione delle risorse ne divengono i principi fondamentali, al contrario della visione darwinistica che ci ha sempre fatto vedere la lotta e il combattimento come “strategie ottimizzate per la sopravvivenza” (Joseph, 2009).

Per esempio la forza trainante per l’evoluzione cellulare non fu la rivalità tra “replicatori”, ma un progetto comune e universale, dato da diversi sistemi che condivisero le informazioni nei processi di trasferimento genico.

Ne sono una prova gli eucarioti. Essi si sono evoluti rispetto alle cellule arcane, quando hanno accolto i batteri procarioti all’interno del loro sistema come organelli (mitocondri e cloroplasti) per far fronte al crescente contenuto di ossigeno nell’atmosfera (Bauer, 2008). In questa dinamica entrambi, respiratori (consumando ossigeno) e fotosintetici (producendo ossigeno) hanno avuto la possibilità di formarsi come organismi. E la risultante di questo processo di sviluppo non è stata la creazione di “guerrieri solitari”, ma di “sistemi biologici cooperativi” la cui intenzione era volta al raggiungimento della massima efficienza per adattarsi al movimento della vita.

Quindi, sebbene, il più delle volte crediamo che i cambiamenti in individui diversi siano completamente disconnessi l’uno dall’altro, al contrario questi possono essere coerenti in un ordine intrinseco, laddove sono presenti delle intenzionalità creatrici che scelgono in accordo reciproco tra una moltitudine di possibilità.

Potenzialità e attualità sono due modalità differenti di essere nella totalità della realtà. E il carattere distintivo degli organismi viventi risiede nella loro capacità di essere simultaneamente attivi in entrambi i domini.

Nati per accogliere la vita

Questa consapevolezza espansa oggi è più importante che mai, poiché ci invita sempre più a dilatare lo sguardo verso la consapevolezza che il cosmo, gli esseri umani, e su una scala più piccola i recettori nelle pareti cellulari, siano sensibili non solo ai segnali esterni e interni come quelli chimici e fisici, ma anche a segnali che emanano dal regno della potenzialità: “della luce”, in cui l’informazione si unisce ed evolve su più livelli divenendo globale.

Il nostro corpo è un sistema di saggezza dinamica, pulsante, in continuo cambiamento in base ai flussi di informazioni che lo permeano, nella costante interazione con il campo di coscienza a cui appartiene e a cui tutti contribuiamo nella più profonda fusione tra dimensione collettiva e individuale.

L’applicazione di teorie dinamiche non lineari alle neuroscienze, sempre più ne dà conferma, spostando il focus delle ricerche da un livello materiale-neurochimico, a un livello di campo elettromagnetico-immateriale, che apre la strada dalla fisica dei corpi massivi alla fisica quantistica e, quindi, al livello della realtà in cui i fenomeni sincronici e non-locali possono essere ammissibili (Bohm, 1981).

In questo spettro maggiormente espanso, in cui la ricerca di frontiera ha fatto passi da gigante, anche la “relazione” acquista un nuovo statuto.

Essa è la matrice essenziale che sottende le dinamiche di campo capaci di orientare il processo che governa e muove le nostre vite. In questo viaggio non ci sono parti isolate, non ci sono un me e un tu, ma c’è un “Noi” che, passo dopo passo, rinegozia emozionalmente il rapporto più profondo con il Sé e le sue infinite possibilità di evolvere, attimo dopo attimo.

Articolo tratto da Scienza e Conoscenza n. 74:

 Indice

SISTEMI VIVENTI

Il corpo risonante. Intervista a Fausto G. Bellabona, a cura di Marianna Gualazzi

L’uomo è un sistema complesso, Antonio Del Sorbo

Inquinamento elettromagnetico, Fausto Bersani Greggio

CEM: come incidono sul sistema immunitario? Piergiogio Spaggiari e Marcello Allegretti

MANIFESTO PER UNA NUOVA SCIENZA

I virus come alleati dell’evoluzione, Luigi Marcello Monsellato

Guarigione e cura non sono la stessa cosa, Lissa Rankin

MEDICINA INTEGRATA

Sistema immunitario: possiamo migliorarlo? Herbert Rainer

Il Metodo D’Abramo - Intervista al dottor Roberto Santi a cura di Valerio Pignatta

Sguardi che toccano il cuore, Jerry Diamanti

Il cuore coerente dell’umanità, Carmen Di Muro

Le emozioni tra Oriente e Occidente, Sabrina Melino, Marzia Michelizza e Alessandra Morini

Vedere le emozioni, Irene Pulvirenti, Paola Matteucci, Daniele Gullà

Ascolto sonoro - Intervista a Lucia e Michele Cavallari a cura di Marianna Gualazzi

FISICA E DINTORNI

Cosa c’entra la scienza con l’arte? - Intervista a Davide Fiscaletti a cura di Mauro Ferri

Un grosso buco nero al centro della nostra galassia, Antonella Ravizza

RUBRICHE

La medicina è una sola, Giuseppe Fatiga

Casi clinici, Diego Tomassone

Psicologia quantistica, Carmen Di Muro

Funghi di lunga vita, Stefania Cazzavillan


Scienza e Conoscenza n. 74 - Ottobre/Dicembre 2020 >> https://bit.ly/35LVm0D

Rivista Nuove scienze, Medicina Integrata

www.macrolibrarsi.it/libri/__scienza-e-conoscenza-n-74.php?pn=1567

 

lunedì 26 ottobre 2020

David Bohm e la fisica quantistica


David Bohm e la fisica quantistica

Scienza e Fisica Quantistica

>> https://bit.ly/3ouCYld

Nato in America nel 1917 e morto in Inghilterra nel 1982, David Bohm ha caratterizzato profondamente le speculazioni concettuali riguardanti la fisica quantistica (che diverge da quella classica per una diversa concezione particellare-ondulatoria della materia e della radiazione), e favorito una dialettica innovativa tra la filosofia e la scienza stessa

Emanuele Cangini - 26/10/2020

Rifacendosi a concetti precedenti discussi dal matematico francese Louis de Broglie (1892-1987), il quale concordava con Einstein sulla relazione tra massa-energia-lunghezza d’onda e quantità di moto, presentò una personale formulazione della meccanica quantistica definita, appunto, teoria di de Broglie-Bohm.

Tentativo questo che cercava di fornire soluzione a ostacoli ancora irrisolti, come il collasso della funzione d’onda e il paradosso di Schrodinger, e produrre una descrizione dei fenomeni più deterministica.

L'universo olografico e il cervello olonomico

Una interessante collaborazione con il medico austriaco Karl Pribram (1919-2015) favorì lo sviluppo di una nuova metodica descrittiva del cervello, creando un modello, quello olonomico, che si rifaceva ai processi olografici per descriverne il funzionamento. Olonomico deriva da ologramma, una fotografia a tre dimensioni prodotta tramite un laser; caratteristica interessante è quella secondo la quale, se l’ologramma viene frammentato, le parti restanti conservano ancora intatta l’immagine dell’intero. La neuropsicologia beneficerà di una notevole spinta propulsiva proprio grazie al vento in poppa di questa visione rivoluzionaria, favorendo anche sviluppi decisivi nella concezione, non-oggettiva, dell’universo.

Un esperimento decisivo, effettuato nel 1982 e condotto dal fisico Alain Aspect, confermò la tesi di Bohm, certificando la capacità delle particelle di interagire non-localmente in maniera istantanea, a prescindere dalla distanza alla quale si trovassero. Tale fenomeno, seppur in apparente contraddizione con il postulato einsteniano di non valicabilità del limite imposto dalla velocità luminale, in realtà dimostrò la capacità delle particelle di influenzarsi vicendevolmente nel medesimo istante; come conseguenza di ciò, Bohm congetturò sulla apparente “solidità” (di qui il termine non-oggettiva di qualche riga sopra) dell’universo a favore di una visione, appunto, olografica.

Visione in sé certamente inedita poiché prende le distanze dalla più canonica concezione riduzionista (ottica secondo la quale per comprendere un fenomeno occorre studiarne le parti costituenti) dei fenomeni, per aprirsi a una riflessione più olistica e interagente (olomovimento).

David Bohm tra fisica, filosofia e spiritulità

Se nulla è scollegato, tutto è un continuum e la realtà è illusoria, che ne rimane della dimensione solida e oggettiva? Illusione, come sostengono le antiche dottrine orientali. Anche la meditazione sul significato della coscienza assume importanti modificazioni, per passare da una precedente condizione di prodotto del pensiero, a una più attuale posizione di creazione dell’illusione di solidità.

Anche sul fronte della medicina si annoverano influenze decisive: se il corpo è un “prodotto” olografico della coscienza, se ne deduce l’importanza di un approccio energo-vibrazionale a scopo preventivo-curativo, riducendo di conseguenza, ma non escludendo, la sfera d’azione della medicina allopatica.

Un’amicizia sincera legava il fisico statunitense Bohm al filosofo indiano Krishnamurti (1895-1986), amicizia consolidata soprattutto dalle reciproche volontà, come scritto in esordio, di scrivere una nuova dialettica che segnasse un cammino d’incontro tra misticismo da una parte e scienza dall’altra. Sodalizio che promosse un nuovo paradigma, un ponte tra dottrine che da sempre avevano stentano a trovare una coniugazione.

David Bohm — Libro >> https://bit.ly/3ouCYld

La fisica dell'infinito

Massimo Teodorani

www.macrolibrarsi.it/libri/__david-bohm-massimo-teodorani.php?pn=1567


giovedì 22 ottobre 2020

Salute e vaccini: cosa ci nasconde l'industria farmaceutica?


Salute e vaccini: cosa ci nasconde l'industria farmaceutica?

Critica al sistema sanitario

>> https://bit.ly/2SznWfa

Da tempo altro non sono che aziende industriali e commerciali come qualunque altra, e, come qualunque altra, mirano a fare lucro, cosa assolutamente ineccepibile.

Quando, però, il lucro viene dalla salute, una certa delicatezza, per non dire altro, dovrebbe essere d’obbligo

Stefano Montanari - 22/10/2020

Estratto da “Vaccini. Si o no?” di Stefano Montanari e Antonietta M. Gatti

Scarsa eticità dell’industria farmaceutica

In definitiva, esagerando in certi atteggiamenti che di etico non hanno nulla, le industrie farmaceutiche hanno gettato al vento quell’aureola di sacralità che le circondava.

I fatti dicono, che disturbi fisici di piccola o nessuna portata sono trasformati in problemi medici da affrontare con poderose (e costose) armi spianate, e che sono proposti, in maniera che a volte trascende nella vera e propria intimidazione ricattatoria, come quella messa in atto nei confronti dei genitori di neonati, mezzi preventivi e terapeutici esaltandone le proprietà benefiche e tacendone i rischi.

Ormai celeberrima è l’intervista del 1976 rilasciata alla rivista «Fortune» da Henry Gadsen, il direttore del gigante farmaceutico Merck, poco prima di andarsene in pensione.

Gadsen si lamentava del fatto che si producessero medicinali solo per i malati (eravamo nel 1976) quando il suo sogno era trattare farmacologicamente anche i sani, acquisendo, così, il mondo intero come cliente potenziale.

Il 2 settembre 2009 il «New York Times» pubblicò in prima pagina un articolo in cui raccontava di come alcune industrie farmaceutiche stessero lavorando sul cancro, malattia fino a quel momento largamente ignorata, per cavare quattrini a chi di cancro stava morendo. Testualmente: «Recent scientific discoveries have suggested new targets for cancer drug researchers to attack. And as drug companies see profits beginning to wane from mainstays like Lipitor, the high prices that cancer drugs can command have become an irresistible lure».

Tradotto: «Recenti scoperte scientifiche hanno suggerito nuovi obiettivi da attaccare da parte dei ricercatori nel settore dei farmaci anticancro. E mentre le industrie farmaceutiche vedono diminuire profitti da colonne portanti come il Lipitor, i prezzi alti che possono arrivare dai farmaci anticancro sono diventati un’attrazione irresistibile».

Non si può nascondere come la stragrande maggioranza dei medici impegnati nei tipi di ricerche di cui sopra e, in verità, nella grandissima maggioranza delle ricerche in campo medico, sia in evidente conflitto d’interessi, ricevendo i finanziamenti proprio dalle industrie farmaceutiche.

In poche parole, se si vuole continuare a mantenere un laboratorio, se si vuole continuare ad andare ai congressi (con qualche svago annesso), se si vuole continuare a pubblicare articoli (pochi sanno che per pubblicare sulle riviste mediche si paga fior di quattrini), se si vuole fare carriera, non si deve scontentare chi ci mette i quattrini.

È altrettanto un fatto che l’arrivo di un farmaco (o di un vaccino) è preparato con tecniche di mercato del tutto identiche a quelle di qualunque altro prodotto e che i medici dal cui ambulatorio si esce con una ricetta fatta di tante voci sono i più coccolati da chi può aiutarli sia economicamente sia in termini di una visibilità che porta a fare carriera e, come effetto collaterale, denaro.

Insomma, tanti malati o presunti tali, significano tanti quattrini e, rapidamente, il sogno di Gadsen si sta avverando.

Vaccini: Sì o No? — Libro >> https://bit.ly/2SznWfa

#scienzaevaccini - In esclusiva per la prima volta le analisi e le foto di laboratorio con il microscopio elettronico delle sostanze presenti nei vaccini

Stefano Montanari, Antonietta Gatti

www.macrolibrarsi.it/libri/__vaccini-si-o-no-stefano-montanari-libro.php?pn=1567

 

Guarda il video del Dottor Montanari

https://www.youtube.com/watch?v=0iC0HHchvZU


martedì 20 ottobre 2020

Nikola Tesla e le sue invenzioni


Nikola Tesla e le sue invenzioni

Energia del Futuro

>> https://bit.ly/3ibyefX   

Genialità, stranezze e intemperanze di un ricercatore che con le sue invenzioni ha portato l'umanità nel futuro tecnologico che oggi conosciamo

Massimo Teodorani - 20/10/2020

Parlare delle invenzioni di Nikola Tesla (Smiljan, Croazia, 1856–1943) senza cercare di interrogarsi sulla sua mente sarebbe come parlare di un essere vivente di qualunque specie senza parlare del DNA che lo governa. E al contempo non basterebbero le pagine di questo articolo per elencare con completezza tutte le invenzioni di Tesla. Si trattava di una mente poliedrica, con moltissimi interessi, non solamente relativi alla scienza e alla tecnologia. Eppure il suo operato si estrinsecava praticamente sempre in invenzioni tecnologiche, tutte finalizzate all’utilizzo dell’energia, soprattutto in campo elettromagnetico, ma anche in campo meccanico.

L’obiettivo di Tesla non era quello di fare soldi, ma di donare al mondo forme di energia che semplificassero l’esistenza alla società e ne incrementassero il benessere. La sua premura per la sana conduzione della società umana nel suo insieme era tale che egli arrivò perfino a parlare di “eugenetica”: purtroppo questo aspetto fu totalmente mal interpretato da chi voleva vedere il male nelle sue parole, dove invece c’era un puro desiderio di protezione degli esseri umani dalla delinquenza e dalla criminalità.

Perché la scienza accademica non ha mai amato Tesla?

Il suo interesse per la scienza e la tecnologia era tale che Tesla, ad ogni sua nuova invenzione, desiderava condividere le sue scoperte attraverso dimostrazioni pratiche di fronte al pubblico. Era un modo pragmatico di fare divulgazione, e tutto questo aveva come unico scopo quello di appassionare e stimolare intellettualmente le persone. Purtroppo Tesla non comprendeva che solo una piccolissima parte del grande pubblico sarebbe stato in grado di recepire il suo pensiero in maniera corretta.

Questa eccessiva apertura di Tesla alla gente comune, anche con spettacolari e roboanti esperimenti pubblici, nonché attraverso articoli divulgativi spettacolarizzanti, non faceva che allontanarlo dal mondo accademico, il quale, pur riconoscendone l’ingegno applicativo, gli imputava la mancanza di una metodologia scientifica nella presentazione dei risultati.

E in questo il mondo accademico non aveva tutti i torti: Tesla non presentava mai tramite articoli tecnici la struttura fisico-matematica che stava alla base delle sue invenzioni, e quindi, non condividendo il suo operato coi colleghi, si poneva con gli stessi in una posizione completamente autarchica e conflittuale.

Lo scetticismo dei fisici e degli ingegneri di quel tempo, oltre che la palese invidia e cinismo di alcuni suoi competitori come ad esempio Thomas Edison, lo allontanarono ancora di più dalla scienza ufficiale, con cui avrebbe dovuto comunque confrontarsi dal momento che il metodo scientifico impone anche la condivisione dei dati con tutti i ricercatori, i quali devono essere messi in condizione di replicare a volontà gli stessi esperimenti al fine di confermarne o confutarne la validità.

Ma i detrattori di Tesla, sia del suo che del nostro tempo, sapevano comunque che, in mancanza o meno di pubblicazioni tecnico-matematiche che sostenessero il suo operato di fronte all’accademia, a differenza del caso dei tantissimi cialtroni che si riempiono dogmaticamente la bocca di chiacchiere e di speculazioni dal sapore pseudoscientifico, Tesla era uno che metteva sempre in pratica quello che affermava.

Le mille invenzioni di Nikola Tesla

E infatti egli agiva producendo una catena di innovazioni tecnologiche che non solo funzionavano, ma che hanno rappresentato un vero e proprio salto nel futuro per l’umanità. Il frutto di queste invenzioni si avverte ancora oggi. Ad esempio la tecnica delle correnti alternate ottenuta attraverso il famoso “motore a induzione” rappresenta l’unico modo possibile per trasmettere energia via cavo a grandissime distanze e senza perdite, ed è in uso tutt’oggi: se dall’alto della stazione spaziale ISS qualcuno ha il piacere di vedere la Terra così mirabilmente illuminata, questo lo dobbiamo esclusivamente a Tesla.

Lo stesso discorso vale per tanti altri marchingegni, come ad esempio il tubo catodico, la lampadina ad elevato rendimento, l’utilizzo dei raggi X per radiografia, i pannelli solari, l’iniettore elettrico, la porta logica, la turbina senza pale, l’oscillatore meccanico, la radio, il radar, l’aereo a decollo verticale, la robotica, i sistemi a radiocomando, i circuiti elettrici sintonizzati, per citarne solo una parte. Moltissime delle attuali applicazioni della tecnologia del tempo presente contengono in sé le basi poste proprio da Nikola Tesla.

Gli accademici di ieri e quelli di oggi, di fronte ad un caso peculiare come Tesla, rimangono proprio per questo interdetti: come è mai possibile che un inventore sia in grado di passare direttamente alla parte tecnico-pratica di un esperimento così mirabilmente senza aver fatto prima quasi nessun calcolo di fattibilità, ma solo dei semplici schizzi sui suoi appunti, di cui andava gelosissimo?

La scienza e l’ingegneria standard partono sempre da studi di fattibilità e da calcoli matematici preliminari che costituiscono un po’ una simulazione teorica di un dato esperimento, procedura che, oltre a permettere di controllarne il corretto funzionamento, consente anche ai vari ricercatori di confrontarsi tra loro tramite pubblicazioni tecniche, al fine di ottimizzare i risultati di una data scoperta.

Ma Tesla non desiderava condividere le sue scoperte con i colleghi e ciò potrebbe averne creato l’idea di esasperato egocentrismo e individualismo. Egli desiderava solamente che i suoi esperimenti funzionassero e che avessero un'immediata applicazione pratica, al puro e semplice beneficio di tutta l’umanità e non per ottenere il beneplacito di una ristretta cerchia accademica, a tratti ottusa.

Intanto i sistemi da lui messi in funzione andavano talmente bene da essere prodotti su scala industriale, riempiendo le tasche dei magnati che lo avevano finanziato e solo molto parzialmente o occasionalmente le sue. Tesla investiva praticamente tutti i fondi nelle sue ricerche, mentre a sé stesso non dedicava sostanzialmente nulla. Era un personaggio brillantissimo e arguto, ma al contempo poco incline alla vita di società. Aveva stranissime manie compulsive. Tutto questo lo rendeva molto singolare ed enigmatico. Ma cosa lo rendeva così?

Probabilmente la chiave del “mistero Tesla” risiedeva nella sua mente, del tutto inconsueta e per molti versi anomala. Aveva visioni delle sue scoperte tecnologiche già prima che esse fossero realizzate e queste visioni erano talmente chiare nella sua mente che egli non aveva nemmeno bisogno di metterle sulla carta in forma matematica, dal momento che dopo alcuni semplici schizzi passava immediatamente alla fase applicativa.

 

Tesla, Lampo di Genio — Libro >> https://bit.ly/3ibyefX  

La storia e le scoperte di un geniale scienziato

Massimo Teodorani

http://www.macrolibrarsi.it/libri/__tesla-lampo-di-genio-massimo-teodorani.php?pn=1567


giovedì 15 ottobre 2020

Tesla e l'energia del vuoto


Tesla e l'energia del vuoto

Scienza e Fisica

>> https://bit.ly/3ibyefX

Pur non avendo lasciato traccia di lavori tecnici con cui presentare modelli fisici autoconsistenti in materia di etere, Nikola Tesla si era lasciato andare a delle speculazioni il cui scopo era quello di tentare di spiegare in maniera non-quantitativa, o per lo meno di ipotizzare in prima battuta, quello che invece era apparso empiricamente nel corso delle sue esperimentazioni con i suoi trasmettitori e relative bobine.

Massimo Teodorani - 15/10/2020

Tratto da Tesla, lampo di genio di Massimo Teodorani, Macro Edizioni.

La premessa sopra, fa pensare che Tesla avesse intuito, a livello molto profondo, l’esistenza di un’altra energia in grado di sovrapporsi alla emissione di normali campi elettromagnetici.

Questa era la ragione per la quale lui denominava questa energia usando la definizione esotica di “onde di Tesla” o “energia radiante”, e per la quale lui era convinto di riuscire a trasmetterla ovunque nel mondo in maniera illimitata. L’emissione di potenza elettrica tramite il suo trasmettitore era dunque solo un mezzo per realizzare un fine: l’estrazione di energia dall’etere.

Gli accademici del suo tempo e soprattutto gli “scienziati canonici” del nostro tempo che hanno effettuato un’analisi a posteriori dell’operato di Tesla sviluppando una serie di calcoli sulla effettiva capacità del sistema di Tesla di trasmettere potenza elettrica senza fili, senza effettuare nemmeno un esperimento comparativo ma solo con calcoli a tavolino, hanno dedotto o creduto di dedurre che il sistema di trasmissione di Tesla non avrebbe mai potuto funzionare: energie troppo basse, dispersioni elevate, scarsa efficienza e impossibile realizzabilità. Questo il loro laconico responso. Non si può negare il fatto che i loro calcoli fossero corretti in sé.

Il problema è che i calcoli di questi “revisori” del lavoro di Tesla sono stati fatti solo ed esclusivamente sulla base dei concetti della fisica classica che in sostanza si fondano ancora sulle equazioni di Maxwell del campo elettromagnetico, ma senza tenere conto di un fattore chiave non ancora contemplato. In tal modo, quand’anche essi dovessero progettare un esperimento simile a quelli effettuati da Tesla lo farebbero in maniera del tutto parziale e cieca, ovvero evitando di finalizzare l’esperimento alla rilevazione dell’anomalia.

Ma era proprio quella anomalia a interessare Tesla, perché con grande spirito di osservazione aveva avuto modo di osservarla nel corso dei suoi esperimenti.

Gli esperimenti di Nikola Tesla non erano mirati a provare una teoria o a confutarne un’altra, ma erano mirati solo ed esclusivamente ad auscultare in maniera totale e disinteressata le forze della natura. Fu proprio la sua umiltà nei confronti delle leggi del cosmo che lo pose di fronte a possibilità inimmaginabili. Purtroppo la totale assenza di un modello matematico basato sui suoi, invece, più che concreti esperimenti, hanno reso le sue affermazioni in merito all’energia libera scaturita dall’etere altamente opinabili da parte dei benpensanti della fisica tradizionalista.

Anche volendo evitare le equazioni di Maxwell sull’elettromagnetismo classico, e utilizzando invece le equazioni di campo di Einstein, le asserzioni di Tesla non possono essere che confutate in base alla presunta accertata non-esistenza dell’etere. Per “etere” i fisici del tempo intendevano quel mezzo, di cui poi confutarono recisamente l’esistenza, attraverso il quale vibrerebbero le onde di un campo elettromagnetico. Ma l’etere che intendeva Tesla non aveva a che fare con il campo elettromagnetico bensì con le particelle virtuali del vuoto quantistico.

Tratto da Tesla, lampo di genio di Massimo Teodorani, Macro Edizioni.

 

Tesla, Lampo di Genio — Libro >> https://bit.ly/3ibyefX  

La storia e le scoperte di un geniale scienziato

Massimo Teodorani

http://www.macrolibrarsi.it/libri/__tesla-lampo-di-genio-massimo-teodorani.php?pn=1567


mercoledì 14 ottobre 2020

Nikola Tesla e Thomas Edison: chi era il miglior inventore?


Nikola Tesla e Thomas Edison: chi era il miglior inventore?

Scienza e Fisica Quantistica

>> https://bit.ly/3ibyefX

Alla scoperta dei lati segreti e delle curiosità di due grandi titani della scienza e delle loro invenzioni

Sara Raggini - 13/10/2020

Lo scienziato serbo americano Nikola Tesla è stato un brillante genio che ha avuto il merito di diffondere nel mondo moderno l’energia e i sistemi di comunicazione di massa.

Il suo eterno rivale è l’iconico Thomas Edison, inventore della lampadina, del fonografo e del cinetoscopio. I due titani si scontrano, negli anni ’80 dell’Ottocento, in quella che viene oggi definita “Guerra delle correnti”.

Quale sistema avrebbe illuminato il mondo: la corrente alternata di Tesla o la corrente continua di Edison? Il dibattito è aperto ancora oggi e numerosi scienziati stanno ancora discutendo su chi effettivamente sia l’inventore migliore.

Nikola Tesla: il più brillante

Tesla possedeva una memoria fotografica strabiliante; ciò significa che era in grado di richiamare alla memoria in modo preciso immagini e oggetti. Questo gli permetteva di immaginare gli oggetti in 3D e dunque di giungere alla realizzazione dei prototipi delle invenzioni in pochi passaggi.

Edison, al contrario, era un disegnatore e un pensatore.

Alla fine della carriera, Edison aveva collezionato ben 1.093 brevetti, Tesla ne raggiunge solo 300 (in queste considerazioni è necessario sottolineare anche lo staff di collaboratori di cui Edison usufruiva).

Edison: il più lungimirante

Nonostante sia Edison l’inventore ufficialmente riconosciuto della lampadina, del telegrafo e del cinetoscopio, numerosi erano gli scienziati che in quell’epoca lavoravano a progetti affini.

Edison aveva screditato il sistema a corrente alternata di Tesla, considerandolo poco pratico, mentre aveva fortemente sostenuto il suo pratico ma meno efficiente sistema a corrente diretta.

Le idee di Tesla erano dirompenti, ma non venivano accolte sul mercato perché poco fruibili.

Quali furono le invenzioni con maggiore impatto

Edison detiene un numero di brevetti elevatissimo, ma è necessario riconoscere che spesso era responsabile soltanto di avere l’idea del prototipo; la fase di progettazione e lavorazione era spesso affidata al suo team di collaboratori.

Le invenzioni di Tesla sono la spina dorsale della comunicazione di massa contemporanea, ma finirono nell’oscurità nel XX secolo, quando molte delle sue invenzioni andarono perse nella storia.

Il miglior carattere: Tesla o Edison?

All’apogeo della sua carriera, Tesla era carismatico, raffinato e spiritoso. Parlava ben 8 lingue ed era circondato dall’amicizia di numerosi personaggi noti, come Mark Twain e Rudyard Kipling.

Al contrario Edison era introverso e con pochi amici al suo fianco. Edison aveva anche un lato meschino, dimostrato spesso durante quella che venne definita come la Guerra delle Correnti. Nella disputa con Westinghouse, per dimostrare i pericoli della corrente alternata, arrivò a fulminare in pubblico un elefante.

Ed infine... il più fashion!

Tesla era alto, snello imponente con vistosi baffi e un impeccabile senso dello stile. Edison, invece, era poco curato: addirittura indossava scarpe di 2 numeri più grandi in modo da indossarle senza doversi fermare ad allacciarle!

 

Tesla, Lampo di Genio — Libro >> https://bit.ly/3ibyefX

La storia e le scoperte di un geniale scienziato

Massimo Teodorani

http://www.macrolibrarsi.it/libri/__tesla-lampo-di-genio-massimo-teodorani.php?pn=1567

 

lunedì 12 ottobre 2020


Riconoscere l'emozione terapeutica

Neuroscienze e Cervello

>> https://bit.ly/3ivUrGT

L’emozione terapeutica è un’emozione indotta dal nostro pensiero razionale capace di modificare la struttura del nostro cervello al fine di restituirci la stessa emozione in termini non più artificiosi ma autentici

Redazione Scienza e Conoscenza - 10/09/2020

Il seguente articolo è scritto da Flavia Petralia*

Con le neuroscienze, abbiamo imparato ad attribuire alle emozioni un ruolo determinante per quanto riguarda il processo di modifica della struttura cerebrale. Oggi conosciamo l’impatto che un’emozione può avere sulla codifica di un evento e sulle conseguenze legate alla qualità della nostra vita.

Volendo chiarire il concetto, potremmo descrivere una situazione vissuta come stressante che viene elaborata negativamente, fino a diventare una fobia. Possiamo portare un esempio che nell’arco di una vita può verificarsi, ma che ha dei risvolti totalmente diversi da individuo a individuo, come il cibo che accidentalmente va, per così dire, di traverso. Nella maggior parte dei casi, questo episodio si risolve in un brutto spavento, eppure, su determinati soggetti può causare un raro disturbo chiamato anginofobia, ovvero: “paura di soffocare”, con la conseguente modifica del proprio stile alimentare e una persistente sensazione d’ansia durante i pasti.

Questa fobia cambia radicalmente le abitudini di chi la subisce che sarà portato a condizionare ogni aspetto della propria vita in conseguenza a questo disturbo. Nell’evento traumatico, infatti, la nostra emozione corrispondente alla paura, ha giocato un ruolo determinante nella codifica di ciò che stava accadendo e ha scatenato un cambiamento dei nostri pensieri riguardo al cibo, trasformandolo da momento di piacere a condizione di pericolo.

Ma se a scatenare questo processo è stata un’emozione forte come la paura, un’altra emozione, di natura opposta potrebbe, dunque, ripristinare la normalità desiderata.

Riporto il caso di una ragazza affetta da questo disturbo che mentre mangiava ha sentito la sensazione del soffocamento (non reale, ma causato dalla fobia con cui conviveva da tempo). Presa dal panico, corse dallo zio sostenendo di stare soffocando. Lo zio iniziò a ridere e spiegò alla nipote che non era possibile soffocare e poter nel contempo parlare e respirare. La risata dello zio e il suo minimizzare l’evento, ha causato nella ragazza una reazione a specchio**, innescando in lei lo stesso divertimento dello zio. Da quel momento, il disturbo non si è più presentato.

È possibile dire che l’emozione della paura è stata sostituita con un più efficiente stato di scherno.

Le emozioni possono dunque innescare paure terrificanti ma, allo stesso modo, possono liberarcene.

Volendo semplificare il processo che nasce con l’emozione scatenante per arrivare alla fobia, potremmo ricorrere a questo schematico modello:

emozione scatenante

|

pensiero negativo conseguente

|

emozioni negative

|

modifica struttura cerebrale

|

fobia


Per ottenere un risultato in chiave positiva, dobbiamo modificare il processo:

 

pensiero indotto

|

emozione terapeutica

|

modifica struttura cerebrale

|

emozione autentica

 

L’emozione scatenante, come la paura, genera dunque una distorsione del nostro pensiero che crea emozioni negative capaci di modificare della nostra struttura cerebrale, generando così la fobia.

Eseguendo questo procedimento al contrario, useremo il pensiero indotto, per generare un’emozione positiva che giorno dopo giorno, creerà una modifica nella nostra struttura cerebrale restituendoci lo stato desiderato in termini di emozioni spontanee.

Riconoscere l’emozione terapeutica

L’aspetto chiave per iniziare questo procedimento di “ricostruzione” è dato dal riconoscimento dell’emozione terapeutica. È facile credere che se una fobia è stata causata da una forte paura, potremmo identificare nel suo opposto la possibile soluzione.

L’opposto della paura è rinomatamente il coraggio. In realtà l’individuazione dell’emozione terapeutica richiede un procedimento più complesso. Infatti, dobbiamo ricordare che la paura è stata la conseguenza ovvia del soffocamento, ma a creare la fobia non è stato l’inevitabile spavento, ma il nostro continuo pensiero riguardo alla possibilità che quell’evento possa verificarsi nuovamente.

Questa possibilità ha innescato una profonda sfiducia in noi stessi e nel comune atto della deglutizione. Detto ciò, è probabile che l’emozione terapeutica si possa individuare nella riconquista, attraverso il pensiero indotto, di una “profonda fiducia” verso noi stessi e verso quello che il nostro corpo è capace di fare anche senza il nostro razionale controllo.

Ad ogni stato emotivo, corrisponde un’azione coerente che si traduce in termini di cambiamento per la nostra qualità della vita.

Una volta riusciti ad individuare quali emozioni possono portarci il nostro beneficio personale, bisogna, quindi, imparare ad indurle attraverso il pensiero razionale e mantenerle nella nostra quotidianità fino alla percezione di un reale cambiamento.

L’emozione terapeutica è, dunque, un’emozione indotta dal nostro pensiero razionale capace di modificare la struttura del nostro cervello al fine di restituirci la stessa emozione in termini non più artificiosi ma autentici.

*Flavia Petralia

È una Life & Business Coach.

Laureata in comunicazione con un Master in Coaching Evolutivo, pubblica nel 2017: Yakamoz, romanzo di crescita personale in chiave fantasy e redige articoli di attualità per la testata giornalistica: La spia. Nel 2020 pubblica il magazine-book: Successo e Neurocoaching incentrato sul trait d’union filosofico, scientifico ed esperienziale.

**I Neuroni specchio scoperti dal neuroscienziato Giacomo Rizzolatti, sono una classe di neuroni che si attiva selettivamente generando, per empatia, una reazione uguale a quella del soggetto osservato.

 

Evolvi il tuo Cervello >> https://bit.ly/3ivUrGT

www.macrolibrarsi.it/libri/__evolvi_il_tuo_cervello.php?pn=1567

Autore: Joe Dispenza

 

 

martedì 6 ottobre 2020

Un utile supporto alle vaccinazioni


Un utile supporto alle vaccinazioni

Medicina Integrata

>> https://bit.ly/2SznWfa

Redazione Scienza e Conoscenza

Il seguente articolo è scritto da Andrea Maraschio, Farmacista, Diploma in Omeosinergia e metodiche complementari

La Scienza sta cambiando. Chiunque studi e ricerchi nell’ambito medico-farmaceutico, avverte delle variazioni in continuo divenire.

Avete mai sentito parlare di Evidence Based Medicine? Certo, ma probabilmente non di Real World Evidence (RWE) e Real World Data (RWD). Due nuovi termini descritti dalla Food & Drug Administration nel 2016, in riferimento ad un articolo del The New England Journal of Medicine dal titolo “Real-World Evidence - What is it and What Can It Tell Us?” (Sherman RE et al, 2016). RWE è l’evidenza clinica relativa all’uso e ai potenziali benefici o rischi di un prodotto medico derivata dall’analisi dei RWD. In breve, al fine di stabilire un corretto rapporto beneficio/rischio per tutti i farmaci, oggi non sono più sufficienti solo gli studi sperimentali RCT (gli studi randomizzati controllati, NdR), ma occorrono in aggiunta analisi sofisticate di una vasta serie di dati clinici raccolti in database Big Data derivanti da cartelle sanitarie elettroniche, registri ospedalieri di prodotti medici e delle malattie, risultati clinici di home therapy, fonti digitali che rilasciano informazioni sullo stato di salute quali dispositivi mobili.

Ciò accade in quanto le sperimentazioni controllate randomizzate presentano i propri limiti, i quali dovrebbero essere circoscritti dalle analisi RWE. Le limitazioni degli RCT riguardano principalmente le difficoltà di trasferire i risultati dei trial di migliaia di pazienti alla clinica medica quotidiana su vasta scala (la popolazione intera) e la presenza di comorbidità complesse nei pazienti.

L’incertezza però riguarda anche le RWE, poiché le fonti dei dati RWD non sono uniformi e facilmente accessibili e potrebbero risultare di non sufficiente attendibilità. Tra l’altro le analisi complesse di RWD equivarrebbero a studi osservazionali, ove si osservano dei dati ricavati e interpretati da computer con un’intelligenza artificiale che bypassa quella umana. Infatti, come sostengono A. Addis e L. De Fiore in un articolo del quotidiano sanità, «la RWE ripropone ancora una volta la ben nota contrapposizione tra RCT e studi osservazionali senza però che i nuovi scenari offrano soluzioni credibili ai limiti ben conosciuti dei diversi approcci» (Addis A e De Fiore L, 2017).

Il problema si evidenzia nel momento in cui la RWE, attraverso linee guida stilate dalla FDA, venga adoperata come strumento chiave delle decisioni normative e dei protocolli in medicina. In un contesto del genere si inseriscono i vaccini, la cui sicurezza post-marketing viene valutata attraverso analisi RWE, oltre che azioni attive e passive di farmacovigilanza con le schede di segnalazione spontanea. Dall’ultimo Rapporto Vaccini 2018 di AIFA sulla sorveglianza post-marketing in Italia le conclusioni decretano «un ottimo profilo beneficio/rischio delle vaccinazioni, con pochissimi eventi gravi e nessun decesso ritenuto almeno potenzialmente correlabile con la vaccinazione» (Marchione P et al, 2018).

Tale affermazione però non significa che il vaccino sia esente da rischi, ma in particolare che quest’ultimi risultino essere inferiori rispetto a quelli connessi con le malattie infettive che si cerca di prevenire. Infatti, il vaccino è a tutti gli effetti di legge un medicinale altamente complesso, poiché costituito da una parte biologica di componenti del virus o del batterio e da una non biologica di principi inerti e il paziente a cui lo si somministra può incorrere in manifestazioni sintomatologiche avverse parallele.

I principi inerti si chiamano così in quanto non responsabili dell’attività farmacologica del vaccino che dà l’immunità, ma di quella tecnologica che serve per la formulazione. L’aggettivo “inerti” però può essere fuorviante, visto che si tratti di detossificanti, conservanti, stabilizzanti e adiuvanti, tutte sostanze che una volta introdotte nell’organismo possono indurre in degli effetti spiacevoli.

Per fare degli esempi, tra i detossificanti vi è oggi la formaldeide, usata non più in qualità di conservante diretto, ma come chemiosterilizzante esclusivamente durante la preparazione delle fiale vaccinali, per essere poi allontanata dalla formulazione in un secondo momento, rimanendone in tracce (Gallo G et al, 2018). La formaldeide, infatti, è una sostanza troppo reattiva per fungere da conservante in qualsiasi formulazione: il suo meccanismo d’azione, tipico del gruppo delle aldeidi, è quello di avere una elevatissima reattività nei confronti dei gruppi funzionali tipici delle proteine, quali gruppi ossidrilici, carbossilici e soprattutto amminici, portando di fatto alla denaturazione delle proteine attraverso una forte reazione di cross-linking tra i gruppi funzionali all’interno delle proteine stesse. O ancora, al fine di preservare il vaccino da una contaminazione batterica elevata, si utilizzano spesso come sostanze conservanti anche vari antibiotici, tra i quali kanamicina, streptomicina, neomicina, gentamicina e polimixina B. Gli amminoglicosidi citati hanno un ampio spettro d’azione, ma la loro tossicità limita l’uso clinico alle gravi infezioni da Gram-negativi, essendo potenzialmente in grado di causare tossicità dose-dipendente vestibolare, cocleare e renale reversibile ed irreversibile. Le polimixine si sono dimostrate anche nefrotossiche e neurotossiche se somministrate per via sistemica, pertanto in genere se ne consiglia solamente l’uso topico cutaneo (Gentry EJ, 2014; Goodman&Gilman, 2015).

I dati del Rapporto Vaccini 2018 di AIFA indicano che sono state circa 18 milioni le dosi di vaccini somministrate nell’anno 2018, con 7267 segnalazioni valutabili di cui 5536 insorte nell’anno corrente (spontanee, di farmacovigilanza attiva e altro) con il 16.5% risultate gravi. Il tasso di segnalazione di sospetti eventi avversi supera i requisiti minimi richiesti dalla WHO (Organizzazione Mondiale della Sanità, NdR) per definire il sistema di vigilanza come efficiente, tuttavia il numero delle segnalazioni spontanee è ancora basso e potrebbe non riflettere la realtà con una sottostima dei rischi. Con tali considerazioni possiamo ipotizzare che la conoscenza del sistema di vigilanza dei farmaci sia ancora agli inizi, anche se con promettenti passi avanti.

Inoltre, i pazienti che ricevono la vaccinazione vengono controllati per i primi e successivi 30 minuti, in modo che si intervenga prontamente in caso di anafilassi, e per il restante tempo lasciati a sé stessi nonostante le evidenze dei rischi potenziali. In questo contesto è auspicabile un intervento di “prevenzione della prevenzione”, mediante rimedi che vadano a supportare l’organismo del paziente prima e dopo una vaccinazione.

L’associazione di azioni biologiche di supporto e mantenimento dell’omeostasi dei vari organi potenzialmente coinvolti dall’incontro con le componenti della formulazione di un vaccino è caratteristica dei rimedi Omeosinergici informati, grazie alle piccole dosi, ad una componente bio-organica tripartita a base di estratti fluidi e tinture madri di piante e ad una sofisticata e specifica componente informazionale veicolata. In particolar modo di quelli che favoriscono la fisiologia del MALT, dell’attività di drenaggio tossinico generale e specifico sia delle tossine cerebrali, sia di quelle originate da forme iterative immunologiche e comportamentali.

 

BIBLIOGRAFIA

Sherman RE et al. Real-World Evidence - What is it and What Can It Tell Us?. N Engl J Med 2016; 375: 2293-2297.

Addis A e De Fiore L. Real world evidence: cosa è una prova e qual è la realtà? Quotidiano sanità, 18 novembre 2017.

Marchione P et al. Rapporto Vaccini 2018 la sorveglianza postmarketing in Italia. AIFA, 2018.

 Gallo G et al. GUIDA ALLE CONTROINDICAZIONI ALLE VACCINAZIONI. Ministero della salute. Quinta edizione, 2018.

Gentry, EJ. Antibiotici ed antimicrobici. FOYE’S – Principi di chimica farmaceutica. s.1.: Piccin, 2014.

Chemioterapia delle malattie infettive. Goodman & Gilman Le basi farmacologiche della terapia Il manuale. Zanichelli, 2015.

 

Vaccini: Sì o No? — Libro >> https://bit.ly/2SznWfa

#scienzaevaccini - In esclusiva per la prima volta le analisi e le foto di laboratorio con il microscopio elettronico delle sostanze presenti nei vaccini

Stefano Montanari, Antonietta Gatti

www.macrolibrarsi.it/libri/__vaccini-si-o-no-stefano-montanari-libro.php?pn=1567