sabato 31 dicembre 2022

Cos'è la Sincronicità?


Cos'è la Sincronicità?

Scienza e Fisica Quantistica

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La sincronicità ha varie forme, in generale è nota per connettere un particolare stato d’animo di una persona con un evento simultaneo ricco di significato e con una funzione di guida per la vita di quella persona.

Redazione - Scienza e Conoscenza - 30/12/2022

Ma è anche un fenomeno in grado di coinvolgere una grande collettività di individui, e se ben compreso e vissuto nella sua giusta luce, può essere il principale elemento trasformativo dell’umanità. Che cosa ne pensavano Jung e Pauli? Lo racconta Massimo Teodorani nel suo Sincronicità

A cura redazione della collana Scienza e Conoscenza

Jung e le sincronicità

Molti vedono queste coincidenze significative come una forza trascendentale che agisce come una “colla cosmica” in grado di legare tra loro eventi apparentemente casuali in un disegno coerente e carico di significato. La sincronicità consiste di due fattori tra loro concatenati: a) un’immagine inconscia entra nella coscienza direttamente oppure indirettamente sotto forma di simbolo, in forma di sogno, idea o premonizione, b) una situazione obiettiva – che si verifica realmente nella realtà di tutti i giorni – coincide con il contenuto di cui sopra. Secondo Jung bisogna accettare che due accadimenti, specie quelli dove l’osservatore può intravedere un profondo messaggio simbolico, non sono connessi causalmente, ma piuttosto presentano un significato comune. Si tratta di eventi simultanei caratterizzati non da un principio causativo, ma da un principio puramente creativo e arcano.

Jung scrive:

La sincronicità avviene come coincidenza di eventi nello spazio e nel tempo come qualcosa che va ben oltre il puro caso; si tratta di una peculiare interdipendenza di eventi obiettivi tra loro oppure di eventi obiettivi sincronici con lo stato soggettivo dell’osservatore.

Le sincronicità dunque non possono essere spiegate con le comuni leggi fondate sulla razionalità che si basano sul principio di causalità e vengono situate sia nel tempo che nello spazio, eppure sono esse stesse la manifestazione di leggi che rivelano un mondo di simboli, forme e connessioni che trascendono ogni divisione tra il mentale e il materiale.

Distanziandosi ben presto da Freud, Jung fece delle sincronicità il culmine delle sue ricerche. Sperimentò come nella realtà di tutti i giorni potessero avere luogo delle coincidenze non causali. Proprio la non-causalità di questi accadimenti assume un valore esclusivo per il messaggio profondo che viene trasmesso alle persone che le vivono. Si tratta di esperienze altamente trasformative, il cui scopo è quello di permettere a chi le vive di tracciare un cammino chiaro nel proprio destino. Secondo Jung l’unico modo per percepire e accorgersi di queste esperienze è quello di lasciare abbassare il livello di coscienza razionale per lasciare spazio al potere dell’intuizione, che scaturisce direttamente dal subconscio.

L’aspetto più interessante del pensiero e della esperienza di Jung con la sua psicoanalisi del profondo, è che il suo scopo non era affatto quello di fare filosofia, bensì di parlare di scienza, ecco perché si senti incoraggiato dagli sviluppi della fisica modera del tempo. La meccanica quantistica dimostrava che a certi livelli – nel regno delle particelle elementari – il ruolo dell’osservatore si fonde con quello dell’oggetto osservato, e ciò non è altro che il meccanismo della sincronicità quando lo stato psichico di un individuo coincide con un evento esterno simultaneo. Non a caso Jung ebbe contatti molto stretti con Albert Einstein, padre della relatività, e con Wolfgang Pauli, uno dei padri della meccanica quantistica, entrambi premi Nobel per la Fisica.

Pauli e le sincronicità

Molto tempo dopo gli incontri con Einstein, il destino di Jung si incrociò dunque con quello di Pauli, non per puro caso. Fu essa stessa una sincronicità densa di significato, nata da due uomini che per vie diverse avevano vissuto indipendentemente il fenomeno della sincronicità e che ora avevano bisogno l’uno dell’altro.

Nella fisica di Pauli il concetto di sincronicità emerge profondamente. Lo scienziato si era infatti accorto che a certi livelli la materia cessa di operare in un regno di causalità, ma esiste come se fosse un vero e proprio mandala che riflette in maniera sincronica e creativa l’esistenza di un disegno superiore. Agli inizi Pauli non capiva per quale ragione esistessero certi princìpi a-causali che governano il mondo, ma cominciò a ricavarne più luce proprio nel periodo della sua terapia trascorsa con Jung e in seguito nel corso della sua lunga collaborazione con il grande psicologo del profondo. In sostanza Pauli – pur non essendo mai riuscito a raggiungere concretamente il suo sogno di unificazione tra psiche e materia – aveva comunque compreso che ci sono aspetti della materia che fanno pensare al fatto che alla base di tutta l’impalcatura dell’universo esista una grande dimensione psichica, in tutto e per tutto coincidente con quell’inconscio collettivo che Jung aveva scoperto.

Di tutte le scoperte che Pauli effettuò in Fisica sicuramente la più nota e importante – che gli valse nel 1945 il premio Nobel per la Fisica – è il “Principio di Esclusione”. Questo principio – che è uno dei pilastri della fisica quantistica – stabilisce che due elettroni non possono occupare lo stesso orbitale atomico a meno che non abbiano spin (ro­tazione) con verso opposto.

Possiamo immaginare il principio di esclusione come una danza antisimmetrica: l’esclusione tra particelle uguali non è in alcun modo il risultato di una forza, dal momento che non sussiste il principio di causa-effetto come normalmente avviene nella fisica classica (ad esempio nei princìpi della dinamica classica), ma è il risultato del movimento astratto delle particelle prese nel loro insieme. Non esiste in questo fenomeno un principio causativo, ma esiste una reale sincronicità che unisce simultaneamente tutte le particelle in una indissolubile interconnessione. Fu proprio osservando la a-causalità di questa danza che iniziò a farsi strada il concetto di sincronicità in Fisica. È un disegno globale di natura astratta che tiene insieme armoniosamente il mondo come lo vediamo e lo conosciamo. A questo punto non resta che ammettere che la danza degli elettroni sia la manifestazione di una forma globale e dalle caratteristiche non-locali (ovvero istantanee). Si tratta di una reale manifestazione di sincronicità che avviene tra le particelle nella loro danza e il “regista” invisibile che dirige la danza. C’è chi ci vede un analogo della sincronicità umana studiata da Jung: in questo caso sarebbe lo stato psichico e l’attitudine creativa di Dio a essere in sincrono con le particelle quantiche che rappresentando la vera impalcatura del mondo, co-creano assieme a Dio. Anche noi uomini ne siamo parte, ma ce ne accorgiamo solo di rado.

Sincronicità — Libro >> https://bit.ly/3WXOcPC

Il legame tra Fisica e Psiche da Pauli e Jung a Chopra

Massimo Teodorani

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giovedì 15 dicembre 2022

Musica per meditazione e stati non ordinari


Musica per la meditazione e stati non ordinari di coscienza: frequenze binaurali e canti armonici

Consapevolezza e Spiritualità

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Le “Binaural Beats” sono state scoperte nel 1839 dal tedesco H. W. Dove, anche se poi entrarono realmente in uso soltanto in seguito alla sperimentazione diretta sul cervello grazie al Dottor Gerald Oster al Mount Sinai School of Medicine di New York, nel 1973.

Dario Giardi - 14/12/2022

Per capire bene cosa sono iniziamo col dire che nel cervello umano, quando è in stato di rilassamento, (ossia quando non è totalmente vigile e cosciente), sono state rilevate frequenze che vanno al di sotto dei 20 Hertz. Quando ad esempio il cervello si trova in stato Alpha (stato tipico del dormiveglia e della meditazione leggera) gli Hz nel cervello vanno da 8 a 14. Con le onde Theta invece (Fase di meditazione profonda o Sogni, fase REM), andiamo dai 4 agli 8 Hz. Mentre con le onde Delta (tipiche di chi sta dormendo profondamente) siamo sotto ai 4 Hz.

Delta

da 0,5 a 4 Hz: Sonno profondo e senza sogni.

Theta

da 4 a 8 Hz: Meditazione profonda, Trance, sogni, fase REM.

Alpha

da 8 a 14 Hz: Rilassamento vigile, Meditazione leggera, dormiveglia.

Beta

da 14 a 39 Hz: Stato vigile e di concentrazione, (più si sale più si va verso stati di ansia).

Gamma

sopra i 40 Hz: Agitazione, Paura, Attività cerebrale elevata.

Ascoltando delle frequenze a 7 Hz faciliteremo di conseguenza il nostro cervello nel favorire la meditazione stessa e le esperienze oniriche. Il problema però è che l’orecchio umano è impossibilitato a percepire queste frequenze visto che il range udibile va dai 20 ai 20.000 Hz. Allora come meditare con una frequenza di, per esempio, 7 Hz, se in maniera naturale non possiamo sentirla? Per questo entrano in gioco le frequenze binaurali: si creano due suoni con frequenze distinte, entrambe udibili dall’orecchio umano, lasciando però fra una frequenza e l’altra un margine rappresentato proprio dalla frequenza binaurale che si vuole riprodurre. Se volessimo creare una binaurale a 7 Hz potremmo ascoltare attraverso gli auricolari un suono di 300 Hz nell’orecchio sinistro e magari 307 in quello destro. Fra 300 e 307 c’è un margine di 7 Hz. In questo modo l’orecchio percepirà entrambi i suoni (perché non sono inferiori ai 20 Hz) ma, essendo il distacco fra una frequenza e l’altra molto breve, il cervello verrà “ingannato” e sentirà proprio la frequenza che a noi serve. Le binaurali non sono altro che dei toni che riescono a essere percepiti dal cervello quando due suoni con frequenze e differenze inferiori a una certa vengono ascoltati separatamente.

I canti armonici

Altra tecnica che utilizza i suoni per indurre stati alterati di coscienza e facilitare la meditazione, è quella dei canti armonici. È conosciuta e utilizzata da moltissime tradizioni antiche dell’Asia, dell’Europa, dell’Africa e persino del Nord e Sud America. Essi vengono detti anche Ipertonici (in inglese Overtones), per la loro capacità di consentire a una singola voce di eseguire più suoni (note) simultaneamente seguendo la progressione degli armonici.

In particolare, questi canti si focalizzano sul terzo armonico. È a questo, infatti, che viene associato un processo di profonda trasformazione, dove a una base totalmente terrena e stabile (la fondamentale/tonica o primo armonico che ritroviamo anche nel secondo armonico anche se un’ottava sopra) viene a sovrapporsi l’elemento “alto” animico e spirituale. È il terzo armonico che produce un intervallo di quinta giusta cambiando effettivamente la "qualità" del suono rispetto ai primi due armonici che si identificano ancora con la fondamentale, la tonica. Il legame fisico, grossolano, che è fortemente espresso dalla tonica, con il terzo armonico viene a spezzarsi in favore di una connessione a un qualcosa che è fuori di noi, all'esterno, ad un livello più sottile, ad una vibrazione più alta.

L'intervallo di quinta e la straordinaria personalità di Gustavo Rol

L’importanza dell’intervallo di quinta è stata riconosciuta e studiata da Rudolf Steiner che nella sua opera L'essenza della musica vedeva in esso lo strumento per sperimentare un’uscita nell’universo. Ma non fu il solo…

“Ho scoperto una tremenda legge che lega il colore verde, la quinta musicale e il calore. Ho perduto la gioia di vivere. La potenza mi fa paura. Non scriverò più nulla”. Sicuramente una frase molto d’effetto, che permane nella curiosità di tutti gli esoterici, ma anche dei fisici. A pronunciarla fu Gustavo Rol. Sensitivo, veggente, persona riservata e sincera, uomo incredibile, fuori dal tempo, apparentemente dotato di poteri, viveva una vita riservata, sempre alla ricerca della pura conoscenza. Di lui, nel 1942, s’interesso perfino il Duce in persona che lo invito a Villa Torlonia, dove preconizzo la sconfitta nella guerra. Anche Hitler lo voleva conoscere, e invio i suoi a cercarlo con l’ordine di condurlo a Berlino. Per ben tre volte gli uomini del Duce lo nascosero e lo sottrassero alle SS. Charles De Gaulle dichiarava di sentirsi poco sicuro con Rol in giro, capace com’era di sondare nei meandri delle menti altrui e di scoprire così anche i più delicati segreti di Stato. Anche in America s’interessarono a lui. Walt Disney volle incontrarlo e Kennedy, nel suo unico viaggio in Italia da presidente, venne appositamente a Torino per conoscerlo.

Lo stesso Albert Einstein volle incontrare personalmente Gustavo Rol. Quando Rol scoprì di possedere questo straordinario potere, lo attribuì a tre elementi particolari, sui quali si concentrava per far si che la materia si muovesse nella direzione da lui voluta. I punti focali a cui si riferiva erano: il colore verde, la quinta musicale e il calore.

Questo articolo è tratto dal libro Viaggio tra le note di Dario Giardi

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approfondimento binaural beats
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lunedì 21 novembre 2022

David Bohm. La fisica dell'infinito


David Bohm. La fisica dell'infinito

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David Bohm nacque nel 1917 in Pensilvania, USA, da genitori ebrei, e morì nel 1992 a Londra. Dopo essersi brillantemente laureato in fisica con una specializzazione in meccanica quantistica, esercitò la sua attività come fisico teorico nelle più importanti università americane, come Berkeley e Princeton. Per via delle sue simpatie comuniste fu soggetto alla persecuzione del governo americano fino a essere indotto a emigrare, prima in Brasile, poi in Israele e infine in Gran Bretagna, dove rimase per tutto il resto della sua vita.

di Massimo Teodorani - 18/11/2022

Nella seconda parte della sua vita egli arriverà a ripudiare il comunismo per abbracciare, soprattutto dopo l'incontro con il pensatore indiano Jiddu Krishnamurti, una filosofia di vita e di studio tutta impregnata di misticismo.

La sua transizione dal comunismo al misticismo seguì di pari passo l'evoluzione delle sue ricerche in fisica, che passarono da un razionalismo spinto a un approccio molto più intuitivo di volta in volta che egli passava da uno studio di problemi circoscritti come la fisica dei plasmi e la teoria quantistica classica a uno studio dell'universo nella sua globalità.

David Bohm è stato sicuramente il più rivoluzionario tra i fisici teorici e anche il primo e forse l'unico tra i fisici ad aver sviscerato il massimo del suo sapere sull'intima struttura dell'universo usando soprattutto un modo intuitivo e filosofico di approccio ai problemi. Passò prima per i canali convenzionali della fisica, dove tutto il relativo sapere si esplica solo attraverso trattazioni matematiche.

Ben presto egli si accorse, avventurandosi nel regno della teoria quantistica, che quella realtà fisica che crediamo meccanicistica e funzionante a orologeria diventa un paradosso quando si passa dal mondo ordinario a quello del mondo subatomico.

Iniziò allora a cambiare metodologia di pensiero in maniera tale da trasformare la fisica in una filosofia dal sapore Platoniano e fortemente intrisa di misticismo, seppur mai svincolata da un suo proposito primario di derivarne una fisica completamente nuova.

David Bohm tra fisica, filosofia e spiritulità

Se nulla è scollegato, tutto è un continuum e la realtà è illusoria, che ne rimane della dimensione solida e oggettiva? Illusione, come sostengono le antiche dottrine orientali. Anche la meditazione sul significato della coscienza assume importanti modificazioni, per passare da una precedente condizione di prodotto del pensiero, a una più attuale posizione di creazione dell’illusione di solidità.

Anche sul fronte della medicina si annoverano influenze decisive: se il corpo è un “prodotto” olografico della coscienza, se ne deduce l’importanza di un approccio energo-vibrazionale a scopo preventivo-curativo, riducendo di conseguenza, ma non escludendo, la sfera d’azione della medicina allopatica.


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La fisica dell'infinito

Massimo Teodorani

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domenica 20 novembre 2022

La teoria dell'iperspazio


La teoria dell'iperspazio, di Michio Kaku

Scienza e Fisica Quantistica

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Michio Kaku è uno dei più eminenti fisici teorici attualmente viventi e si occupa del campo più avanzato della fisica teorica contemporanea: l'universo delle superstringhe.

Massimo Teodorani - 14/11/2022

Non si pensi però ad un arcigno e complicato professore, anzi, il suo motto è: Take it easy!

Infatti uno dei suoi meriti è facilitare la comprensione di una materia che se può non sembrare per tutti ha però la forza di trasformare un' intera visione del cosmo. M. Kaku lo fa un po' giocando e un po' lasciandosi stupire come un poeta. Si percepisce bene questa sua qualità nel libro >>>Il Cosmo di Einstein dove riporta, tra gli altri, con piglio divertito, questo aneddoto del suo beneamato e compianto collega, da cui ha ereditato il sogno di una teoria unica.

Un giorno, fu chiesta a Einstein la formula del suo successo, e la risposta fu: «x+y+z dove x sta per lavoro, y per gioco…».

«E z?». Gli chiese il suo interlocutore sollecitando la lunga pausa di silenzio.

«Tenere la bocca chiusa!».

Scienza e Conoscenza, grazie alla collaborazione dell'astrofisico Massimo Teodorani, ha intervistato M.Kaku sottraendolo un poco dal suo impegno di conferenziere mondiale in cui si trovava impegnato per celebrare il centenario di Einstein. Le tematiche della conversazione riguardano la teoria delle superstringhe, la struttura dell'universo e il modo in cui le possibili intelligenze viventi in questo vasto universo si rapportano con esso.

Massimo Teodorani: Puoi spiegarci in che modo la teoria delle superstringhe rappresenta una rivoluzione nel panorama della fisica teorica contemporanea, in confronto alla relatività e alla meccanica quantistica? In che modo essa riesce a unificare tutte le forze della fisica?

Micho Kaku: Esistono quattro forze che regolano l'universo. La forza gravitazionale è descritta dalla relatività, che offre una spiegazione del mondo su vasta scala, per esempio dei buchi neri e dell'universo in espansione.

Le altre tre forze (la forza elettromagnetica e le forze nucleari debole e forte) sono descritte dalla teoria dei quanti (la teoria del molto piccolo, come la fisica sub-atomica). È notevole che tutte le conoscenze fisiche, alla fin fine, sono contenute in queste due teorie: relatività e teoria quantistica. Questo è il risultato più importante della fisica del ventesimo secolo. Tuttavia, queste due teorie sono molto diverse, ed è un mistero il fatto che non sia possibile combinarle facilmente in una teoria unificata.

Per mezzo secolo, i più importanti fisici del mondo hanno cercato di unificare queste due grandi teorie, fallendo. Finora, l'unica teoria che è riuscita nell'intento è quella delle stringhe.

Per migliaia di anni, dai tempi degli antichi greci, gli scienziati hanno pensato che la materia consistesse di particelle minuscole. La teoria delle stringhe è diversa. Si basa sulla semplice idea che ciascuna delle centinaia di particelle subatomiche che osserviamo in natura si manifesti come vibrazioni di una corda, la quale assomiglia a un elastico molto sottile. Ciascuna vibrazione corrisponde a una particella subatomica. La stringa, muovendosi, costringe lo spazio-tempo circostante ad arrotolarsi, come Einstein aveva predetto. In tal modo, otteniamo una splendida unificazione della teoria dei quanti e della relatività. È l'unica teoria che possa vantare un simile risultato.

Cos'è la “M-brane theory”, e in che modo essa espande la teoria fondamentale delle superstringhe?

La teoria delle stringhe si basa su corde sottili che vibrano in un iperspazio a dieci dimensioni (il nostro mondo familiare possiede solo quattro dimensioni: tre dello spazio e una del tempo).

Ma la cosa strana è che esistono cinque teorie delle stringhe, il che sembra eccessivo. Secondo Einstein, le leggi dell'universo dovevano essere uniche, quindi cinque universi auto-consistenti sembrano troppi. Ma nella “M-theory” postuliamo che l'universo abbia undici dimensioni e contenga membrane (come una sfera). L'importanza della M-theory sta nel fatto che può spiegare perché esistono cinque diverse teorie della stringhe. Se prendiamo una sfera e la tagliamo lungo l'equatore, otteniamo un anello. Quindi, eliminando una dimensione, una sfera diventa un anello (stringa circolare).

Similmente, è possibile dimostrare che esistono cinque modi per sezionare o ridurre una sfera a undici dimensioni in un anello a dieci dimensioni. Per cui, tutte e cinque le teorie delle stringhe sono manifestazioni dello stesso oggetto. La M-theory è una versione più avanzata della teoria delle stringhe, ma è la stessa teoria. Sebbene la teoria delle stringhe sia abbastanza definita, finora conosciamo poco della struttura complessiva della M-theory vera e propria. Quest'ultima è ancora un mistero.

Quali sono gli esperimenti più interessanti in programma per dimostrare la teoria delle superstringhe, anche indirettamente?

La teoria delle stringhe non può essere provata direttamente, perché è una teoria dell'universo. Ogni soluzione corrisponde a un universo intero. Quindi, per verificare completamente la teoria, bisogna creare un universo in miniatura in laboratorio, il che è impossibile. Tuttavia, sono possibili delle prove indirette. Quando, per es. l'acceleratore di particelle Large Hadron Collider entrerà in funzione al CERN, in Svizzera, e speriamo di riuscire a produrre nuove strane particelle previste dalla teoria delle superstringhe, chiamate “sparticelle” o super particelle.

Inoltre, nel 2011 verrà lanciato un nuovo, potente satellite chiamato “LISA” (Laser Interferometry Space Antenna), che potrebbe riuscire a cogliere l'onda d'urto dell'istante della creazione. Esso consiste di tre satelliti spaziali, collegati da fasci laser, che compongono nello spazio un triangolo di cinque milioni di chilometri di diametro. Esso potrebbe catturare qualsiasi onda gravitazionale dell'istante originario del big bang che ancora fluttui nell'universo. Ciò permetterà di confrontare i dati sperimentali con le previsioni della teoria delle stringhe.

Sono in corso altri esperimenti per verificare le sottili deviazioni della teoria newtoniana della gravità, secondo la quale la forza di gravità diminuisce con l'inverso del quadrato della distanza. Se la gravità diminuisse con l'inverso del cubo della distanza, avremmo una prova diretta di una quinta dimensione (infatti, la gravità si dissiperebbe in questa dimensione superiore).

Infine, speriamo che la scoperta della materia oscura possa offrire contributi alla teoria delle stringhe, perché la materia oscura potrebbe essere fatta di vibrazioni superiori delle stringhe.

In che modo la teoria delle stringhe espande e/o conferma i nostri attuali modelli cosmologici, e come vengono descritte la materia oscura e l'energia oscura nell'ambito di questa teoria?

La materia oscura rappresenta il ventitré per cento dell'universo (per contrasto, gli atomi sono solo il quattro per cento). Questa materia oscura è invisibile e costituisce la maggior parte della materia nell'universo, avvolgendo le galassie in un alone invisibile. È possibile che la materia oscura sia composta di sparticelle, super particelle o vibrazioni superiori delle stringhe. Alcune sparticelle hanno carica neutra, possiedono massa e obbediscono precisamente alle proprietà della materia oscura. Oggi, in qualsiasi momento uno scienziato potrebbe annunciare di aver catturato in laboratorio una particella di materia oscura. In tal modo, potremmo avere una prova indiretta della teoria delle stringhe, studiando o perfino catturando materia oscura in laboratorio.

L'energia oscura, invece, rappresenta il settantré per cento dell'universo. È l'energia del vuoto. Ora come ora, nessuno sa da dove viene questa energia. Sono state fatte molte ipotesi, incluse quelle dei teorici delle stringhe, ma per il momento nessuna teoria è stata accettata dalla comunità scientifica. È ancora un mistero per tutti.

La teoria delle stringhe richiede necessariamente un universo multidimensionale. Quanto sono grandi queste dimensioni rispetto ai tre assi X, Y e Z del nostro dominio spaziale?

In natura non vediamo queste dimensioni superiori. Il fumo, per esempio, riempie una stanza, ma non scivola misteriosamente in un'altra dimensione, sparendo dal nostro universo.

Nella teoria delle stringhe a dieci dimensioni, si pensava che sei delle dieci dimensioni fossero arrotolate o intrecciate in una piccola sfera. Ma da quando è comparsa la M-theory, alcuni pensano che il nostro universo sia una specie di membrana che galleggi in un iperspazio a undici dimensioni. Alcune di queste sette nuove dimensioni possono essere molto grandi, anche infinite. Per cui, nella M-theory, alcune di queste dimensioni non devono essere piccole. Sfortunatamente, siamo bloccati nella nostra membrana e non possiamo saltare nell'iperspazio. Siamo come mosche sulla carta moschicida: non possiamo saltare in una dimensione più vasta. Ma poiché la gravità può muoversi tra gli universi, se misuriamo la forza di gravità a piccole distanze, potremmo riuscire a scoprire che la gravità si dilegua dal nostro universo verso una dimensione superiore. Oggi, in tutto il mondo, si stanno facendo molti esperimenti per verificare questa idea.

Puoi spiegarci qual è il rapporto tra una natura multidimensionale - come il modello a undici dimensioni predetto dalla M-brane theory - e l'idea del cosiddetto “multiverso”? Qual è la differenza tra gli universi paralleli e le dimensioni di ordine superiore, e come si relazionano tra loro?

Oggi, la teoria che meglio spiega gli ultimi dati satellitari si chiama inflazione. Essa si basa sull'idea che il nostro universo un tempo conobbe un'espansione rapidissima. Ma l'inflazione sostiene anche che se questo è successo una volta, può succedere ancora. Cioè: i big bang accadono continuamente, anche mentre stai leggendo questo articolo. Se così fosse, gli universi (come bolle di sapone) potrebbero dividersi in due bolle di sapone più piccole. Di fatto, bolle di sapone minuscole possono spuntare o formarsi in qualsiasi momento. Questa è la teoria più realistica degli universi paralleli. Questo viene chiamato multiverso.

Ma in che modo avviene questa inflazione? Per rispondere, abbiamo bisogno di una teoria più basilare dell'inflazione, che potrebbe essere quella delle stringhe. In quest'ultima, tali universi potrebbero essere simili a bolle di sapone che galleggiano nell'iperspazio a undici dimensioni. La maggior parte di questi universi paralleli sono probabilmente morti e consistono di una nebbia senza vita di particelle subatomiche, obbedienti a diverse leggi della fisica. Ma taluni di questi universi potrebbero anche assomigliare molto al nostro.

Come cambia il concetto di campo in fisica quando si passa dalla relatività tradizionale e la meccanica quantistica alla teoria delle superstringhe? E cosa accade alla legge di conservazione dell'energia?

Tutta la fisica, oggi come oggi, è definita in termini di campi. Questi ultimi vennero introdotti da Michael Faraday nel XIX sec. Pensa alle linee del campo magnetico che permeano tutto lo spazio, come la tela di un ragno. A ogni punto dello spazio e del tempo assegniamo una serie di numeri che viene chiamata campo.

L'elettricità, il magnetismo, la gravità e le forze nucleari sono tutte formulate nel linguaggio dei campi. Tuttavia, quando la teoria delle stringhe venne formulata per la prima volta, nel 1968, essa consisteva di un miscuglio di teorie prive di relazioni. Era tutto molto confuso. Ciò che volevo era una teoria di campo delle stringhe, che potesse esprimere la teoria delle stringhe tramite un'equazione lunga un pollice. Grazie a K. Kikkawa, siamo riusciti a riformulare tutta la teoria delle stringhe nel linguaggio dei campi. La nostra equazione è lunga solo un pollice. La nostra teoria di campo delle stringhe è ora una riformulazione riconosciuta di tutta la teoria della stringhe.

Ma oggi, con la comparsa della M-theory, sappiamo che oltre alle stringhe devono esserci le membrane, e forse abbiamo bisogno di una nuova teoria di campo per esprimere tutta la M-theory espressa da un'equazione lunga un pollice. Finora, nessuno è riuscito a farlo.

Dal punto di vista epistemologico, la teoria delle stringhe viene considerata una sorta di teoria olistica o una versione allargata di una teoria riduzionista?

Il riduzionismo cerca di ridurre l'universo alle sue componenti minime, fondamentali. L'olismo cerca di vedere l'universo nella sua interezza.

Da questo punto di vista, le origini della teoria delle stringhe sono ironiche. Nel 1968 venne scoperta per caso, mentre si cercava di spiegare le particelle sub-atomiche osservate frantumando gli atomi, un procedimento tipicamente riduzionista. Ma quando i fisici vollero spiegare le particelle risultanti da tale frantumazione degli atomi, scoprirono centinaia di particelle sub-atomiche. Sembrava che il metodo riduzionista stesse entrando in crisi.

Oggi, molti fisici ritengono che questa giungla di particelle possa essere espressa attraverso la teoria delle stringhe. Ma poiché la teoria delle stringhe include automaticamente la teoria einsteiniana della relatività, essa fornisce una descrizione dell'universo intero, il che è un concetto olistico. Quindi, anche se le origini della teoria delle stringhe sono riduzioniste, le sue conclusioni sono olistiche. Anziché descrivere soltanto particelle minuscole, ha finito con il descrivere l'universo.

Qual è il ruolo dell'osservatore nella teoria delle superstringhe, se assumiamo che una conferma sperimentale di una simile teoria sia possibile? Come opera il principio di indeterminazione quantistica in tale caso?

La teoria delle stringhe è una teoria quantistica. Rispetta tutti i principi della teoria quantistica postulati nel 1925. Dunque, segue il principio di indeterminazione. Con ciò, vogliamo dire che devono esserci piccole fluttuazioni nella fisica newtoniana o einsteiniana che la rendono “confusa” e indeterminata. Per questo, non possiamo sapere con esattezza la posizione e la velocità di un elettrone. Non possiamo conoscere esattamente nemmeno la natura dello spazio-tempo, a causa di queste piccole fluttuazioni.

Dunque, intorno allo spazio-tempo devono esistere piccole fluttuazioni che lo rendono leggermente incerto.

Di solito, le fluttuazioni quantistiche sono piccole, come nell'atomo. Ma i fisici rimasero scioccati quando scoprirono che nella gravità queste fluttuazioni diventano infinite, rendendo inutile una teoria quantistica della gravità. Fu una tragedia. I fisici spesero decenni interi nel tentativo di eliminare questi infiniti, senza riuscirci. Solo nella teoria delle stringhe queste fluttuazioni possono essere tenute sotto controllo. Di fatto, finora questa è l'unica teoria che abbia questa notevole caratteristica.

Cosa pensi, come fisico teorico, del progetto SETI? Credi che dal punto di vista scientifico sia meglio cercare civiltà extraterrestri presumibilmente antropomorfe usando il SETI standard (“Microwave Observing Project  e Optical SETI”) o altre metodologie come: a) la ricerca astronomica di un eccesso infrarosso generato da civiltà di Tipo II che siano riuscite a costruire “sfere di Dyson” intorno al loro sistema stellare, e forse anche grandi “arche di Dyson” in (relativamente) lento viaggio da una stella all'altra; b) civiltà di Tipo III presumibilmente in grado di compiere veloci visite in tutta la galassia, incluso il nostro pianeta?

Credo che sia praticamente certo che nello spazio esistano civiltà avanzate. Ci sono cento miliardi di galassie visibili dai nostri telescopi, ognuna con circa cento miliardi di stelle. Quindi, esistono centomila miliardi di stelle nell'universo visibile, e ritengo probabile che esseri intelligenti vivano in alcune di esse.

In ogni caso, raggiungere la Terra da una stella lontana richiede una tecnologia avanzata, probabilmente di Tipo III (una civiltà che detiene il controllo di un'intera galassia). Una tale civiltà sarebbe più progredita di noi di centinaia di migliaia, se non di milioni di anni. Si può calcolare che in una civiltà di Tipo III si raggiungano le energie in cui predomina la teoria delle stringhe. Quindi, una civiltà del genere potrebbe essere in grado di sondare direttamente, o persino manipolare, la teoria delle stringhe. In ogni caso, noi siamo una civiltà di Tipo 0 (cioè, deriviamo la nostra energia da piante morte, come il petrolio e il carbone), quindi energie del genere possiamo solo sognarle.

Tuttavia, il progetto SETI finora non ha scoperto niente. La mia opinione è questa: se stai camminando in una strada di campagna e vedi un formicaio, non ti chini a dire alle formiche: «Vi porto ciondoli e collanine. Vi porto l'energia nucleare. Vi porto la biotecnologia. Conducetemi dal vostro capo». Piuttosto, le calpesti e basta.

Allo stesso modo, è piuttosto presuntuoso ritenere che civiltà di Tipo III desiderino contattare noi, civiltà di Tipo 0, per trasmetterci la loro tecnologia avanzata. È più probabile che siamo troppo primitivi per essere interessanti (in realtà, il rischio maggiore non è che essi ci invadano, ma che facciano “piazza pulita” del nostro formicaio, per costruire qualche autostrada interstellare, senza nemmeno comprendere di aver cancellato una civiltà primitiva di Tipo 0).

Come può essere che una tecnologia aliena super-evoluta, in grado di padroneggiare “l'energia di punto zero”, possa creare la cosiddetta “warpdrive”? Puoi spiegarci in che modo una civiltà aliena in grado di imbrigliare l'energia di Planck possa manipolare lo spazio e il tempo?

Secondo la teoria di Einstein, se riesci ad accumulare abbastanza energia negativa (una forma esotica di energia che è stata prodotta in laboratorio), è possibile creare un “wormhole”, un cunicolo in grado di collegare due punti distanti nello spazio e nel tempo, come nei film di fantascienza. Al livello dell'energia di Planck, l'energia propria della teoria delle stringhe, sono possibili enormi distorsioni dello spazio-tempo, sufficienti a una civiltà evoluta per curvare la struttura dello spazio e del tempo. Anche se tutto ciò è solo un'ipotesi, usando la teoria di Einstein si può riuscire a spezzare la struttura dello spazio-tempo, e quindi a usare wormhole per creare macchine del tempo e come metodo di “iper-propulsione”.

C'è un problema: le correzioni quantistiche possono sigillare il wormhole non appena ci entri, oppure le radiazioni possono ucciderti. Per risolvere questi problemi, c'è bisogno di una teoria quantistica della gravità, come la teoria delle stringhe. Ma in questo momento la teoria delle stringhe non è ancora abbastanza sviluppata per offrire una risposta a tali questioni.

Cos'è la “Creazione” per un fisico teorico? Un concetto filosofico e/o religioso, o un possibile nuovo concetto scientifico?

Nel pensiero giudaico-cristiano c'è stato un momento di Genesi, in cui l'universo è stato creato. Nel buddismo invece non c'è creazione, ma solo Nirvana, che è fuori dal tempo, senza inizio né fine. Per cui, abbiamo una contraddizione. O l'universo ha un inizio o non ce l'ha; non esiste via di mezzo.

Al contrario, nella fisica si sta facendo strada una nuova idea, che unisce queste due concezioni in modo soddisfacente. Oggi crediamo (ma non possiamo ancora dimostrarlo) che la Genesi stia accadendo a ogni istante nell'oceano atemporale di un Nirvana iperspaziale a undici dimensioni. Come bolle di sapone che continuamente si dividono in altre bolle di sapone, crediamo che il nostro universo stia galleggiando in un iperspazio a undici dimensioni, insieme a un numero infinito di universi paralleli.

Dove è la “Mente di Dio”, secondo la versione “M-brane ” della teoria delle superstringhe? E qual è, secondo te, la religione che oggi si avvicina di più a tutto ciò?

Nella teoria delle stringhe, le particelle subatomiche corrispondono alle note della corda vibrante. La fisica non è che l'armonia di queste corde vibranti. La chimica consiste nelle melodie che si possono suonare su tali corde. L'universo è una sinfonia di corde, e la mente di Dio, su cui Einstein ha scritto tanto eloquentemente, corrisponderebbe alla musica cosmica che risuona in un iperspazio a undici dimensioni.

Qual è la “formula” più semplice per descrivere un fisico innovativo, oggi? Che consiglio daresti ai giovani che vogliono intraprendere una carriera in fisica?

Oggi, per essere un fisico, devi avere la passione per le idee più avanzate e rivoluzionarie, oltre a essere disposto a fare sacrifici per realizzare il tuo sogno. Ma poiché la teoria delle stringhe non è completa, le giovani menti hanno molto spazio per offrire contributi significativi. Forse, un giovane che stia leggendo questo articolo ne trarrà ispirazione per completare il sogno einsteiniano di una teoria del tutto.

Su Michio Kaku

Dr. Michio Kaku è il co-fondatore della Teoria del Campo delle Stringhe, e l'autore di bestsellers a livello internazionale (vedi sotto), ultimo l'acclamato: >> Fisica dell'impossibile.

Il Dr. Kaku detiene anche la Cattedra Henry Semat per la fisica teoretica all'Università di New York.

Il suo sito - MKaku.org - è una comunità dove è possibile soffermarsi e condividere sui Forum o incontrarsi nella chat room. Qui inoltre si possono leggere gli ultimi articoli di Michio Kaku, saperne di più su i suoi libri e le sue interviste e ascoltare il suo radio show settimanale: Explorations in Science e altri programmi media


Iperspazio - Hyperspace — Libro >> https://bit.ly/3hZHutr

Un viaggio scientifico attraverso gli universi paralleli, le distorsioni del tempo e la decima dimensione

Michio Kaku

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eBook - Bohm

La fisica dell'infinito

Massimo Teodorani

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sabato 19 novembre 2022

Benveniste e la memoria dell'acqua


Benveniste: lo scienziato della memoria dell'acqua

Memoria dell'Acqua

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Nel mio articolo precedente ho cercato d’illustrare quanto meglio al lettore un quadro, il più dettagliato possibile, di Rudolf Steiner, discutendone i princìpi metodologici, gli elaborati intellettuali e le implicazioni applicative. Ma Steiner non era solo questo, o meglio, non riduceva unicamente a queste coordinate speculative l’ampiezza della propria divulgazione: si occupò, tra fine Ottocento e inizio Novecento, di una materia al tempo assai innovativa, quella della Biodinamica. Nelle sue ipotesi paventò la possibilità di “dinamizzare” (tecnicismo settoriale, esplicativo nella medicina omeopatica) l’acqua tramite una semplice procedura di vorticizzazione, in primis, in caduta, poi.

Emanuele Cangini - 07/11/2022

Memoria dell'acqua: una scoperta quasi casuale

Campo di ricerca, quello della memoria dell’acqua, che accomuna Steiner a Jacques Benveniste (1935-2004), allergologo e scienziato, direttore presso l’Istituto nazionale francese per la salute e la ricerca medica (INSERM). La scoperta di un agente allergenico scatenante (il PAF) gli propose i favori della candidatura al Nobel, non fosse altro per ciò che di più avverso lo stava attendendo: una ricercatrice sua collaboratrice incappò in un errore di calcolo in relazione alla diluizione di un composto allergenico il quale, in via ipotetica, avrebbe dovuto favorire una reazione leucocitica. Nonostante l’assenza quasi totale di allergeni nell’acqua, la reazione avvenne indistintamente e con intensità di molto superiore a quelle solitamente sperimentate nelle concentrazioni maggiori.

Benveniste, inizialmente infastidito dall’esito insolito della procedura, propose a Elisabeth Davenas, ricercatrice di fama non indifferente, di ripetere l’esperimento con le stesse condizioni parametriche (diluizione sbagliata): i risultati del “novello” esperimento dichiararono inequivocabilmente la medesima identità dei risultati prodotti.

Forse l’alba di una nuova era, quella che si preannunciò: di lì in poi, il processo continuativo di diluizioni sempre più piccole, tendenti allo zero, produsse con continuità risultati in coerenza. Trampolino di lancio per Benveniste che nel quadriennio 1985-1989 diresse esperimenti con diluizioni progressivamente minori, valutandone la reazione su anticorpi E con acqua dinamicizzata.

La pubblicazione su «Nature» e le accuse di falsificazione dei dati

I risultati del suddetto processo vennero esaminati da cinque istituti laboratoristici siti in Canada, Francia, Italia e Israele, i quali ne confermarono a pieno titolo la bontà dei responsi. Diversi scienziati, tredici per l’esattezza, decisero di pubblicare all’unisono i propri studi sulla rivista «Nature», e tale prodigioso spiegamento di convergenze intellettuali non poteva certamente risultare inosservato, non fosse altro per l’innovativo meccanismo curativo che vedeva nell’acqua “informata” un potenziale e pericoloso sostituto dei farmaci allopatici. Ovviamente la falange accademica non rimase in silenzio e, a tal punto indignata, per mezzo di un comitato valutativo di controllo accusò Benveniste di ciarlataneria e di pesante, maldestra, manipolazione dei responsi sperimentali. Accusa grave, pesante, la quale gettò nello sconforto più totale lo scienziato francese, tanto da spingerlo a rassegnare le dimissioni come membro dell’INSERM: come spesso accade, non tutti i mali vengono per nuocere, come si suol dire.

La DigiBio, istituto di ricerca privato, venne interpellato come interlocutore preferenziale con l’obiettivo di approfondire gli studi pregressi di Benveniste, finalizzati allo sviluppo delle intuizioni dello scienziato in riferimento alla modalità di comunicazione delle cellule all’interno delle molecole. Paradigma senza dubbio inedito che contraddiceva, al contempo, tanto la consolidata legge di Avogadro quanto la collaudata teoria di Descartes: garante la prima, della uniformità dei volumi molari di gas diversi, ben si confaceva alla seconda, la quale sanciva nella similarità e nell’incontro fortuito, le uniche condizioni possibili per l’attuarsi di una procedura di scambio informazionale tra molecole. Quanto “dimostrato” da Benveniste confutava implacabilmente le conclusioni della scienza ufficiale, aprendo un sipario innovativo sulle proprietà informazionali e frequenziali dell’acqua, sino ad allora ritenute inconcepibili. Riprendendo le ricerche di Albert Popp, Benveniste riuscì a dimostrare la capacità di comunicazione intermolecolare attraverso frequenze ben precise.

L’era della “memoria dell’acqua”

Nasceva l’era della “memoria dell’acqua”, che vedeva tra i propri fautori non più solo l’isolato Benveniste ma anche medici del calibro di Luc Montaigner, premio Nobel nel 2008.

Non dimentichiamoci l’appoggio teoretico anche di Emilio del Giudice e di Giuliano Preparata, Masaru Emoto e Massimo Citro il quale, secondo la cronaca, vanta il primato di essere stato il primo a condurre esperimenti di realizzato trasferimento informazionale da un farmaco all’acqua (TFF, Trasferimento Farmacologico Frequenziale).


Scienza e Conoscenza n. 75 - Gennaio - Marzo 2021 — Rivista >> https://bit.ly/3iWBmyp

Nuove scienze, Medicina Integrata

www.macrolibrarsi.it/libri/__scienza-e-conoscenza-n-75.php?pn=1567


Che cos'è la medicina quantistica


Che cos'è la medicina quantistica: intervista a Piergiorio Spaggiari

Medicina Quantistica e Bioenergetica

>> https://bit.ly/3ELvwfW

Piergiorgio Spaggiari, fisico e medico, già docente universitario e ricercatore del CNR, nonché già direttore generale di importanti aziende ospedaliere della regione Lombardia (Istituto Ortopedico Gaetano Pini di Milano, Azienda Ospedaliera Valtellina Val Chiavenna, Azienda Ospedaliera della provincia di Lodi, Azienda Ospedaliera di Cremona).

Redazione - Scienza e Conoscenza - 12/11/2022

Nell’agosto del 2001 il prof. Spaggiari viene invitato in Cina, dove tiene una serie di relazioni e conferenze magistrali: Il Primo Ospedale  del Popolo lo nomina “Professore honoris causa” nel proprio staff di Primari. Analogamente, nell’ottobre 2007, mentre è direttore Generale a Lodi, Spaggiari viene insignito della Laurea Honoris Causa dell’Università di Odessa: a motivo delle sue ricerche, sperimentazioni e risultati nell’impegno di campi elettromagnetici ultra deboli per la terapia di alcune patologie. È un luminare e un divulgatore di fama internazionale sui nuovi paradigmi della medicina.

Lo abbiamo incontrato telefonicamente per farci spiegare i meccanismi e gli aspetti biofisici del corpo umano che vanno a integrare la visione biochimica alla base della medicina tradizionale, aprendo prospettive di diagnosi e di cura sempre più complete, integrate e olistiche.

Le sensazionali scoperte della fisica quantistica stanno lentamente facendosi spazio nella cultura umana occidentale e nei suoi vari ambiti scientifici e applicazioni. Anche la medicina è stata interessata da questo fenomeno. Se dovesse farci una panoramica generale come si potrebbe riassumere questa rivoluzione in atto?

A partire dalla scoperta della Risonanza Magnetica Nucleare, oggi è dimostrato che immergendo un corpo umano all'interno di un campo magnetico ottenuto dalla somma di un campo magnetico permanente ed un campo magnetico variabile, le cellule dell'organismo ubbidiscono alle sollecitazioni del campo magnetico generato.

Il comportamento è analogo per tutti gli esseri viventi: vegetali, animali, uomo e donna. Si tratta di una grandissima scoperta, in quanto prima si riteneva che la medicina fosse unicamente basata su reazioni di tipo biochimico mentre così si è dimostrato che le cellule sono soggette anche a reazioni di tipo biofisico.

Per capire bene di cosa si tratta desidero fare un'analisi semantica della terminologia "Risonanza Magnetica Nucleare”.

Il termine "Nucleare": è relativo allo studio del comportamento del nucleo di idrogeno, ci si può chiedere per quale motivo l’idrogeno. La spiegazione è che, siccome il nostro organismo è fatto di acqua e l’acqua è presente in tutti gli apparati del corpo umano, l’idrogeno è presente anche nella cellula e fuori dalla cellula.

Il termine “Magnetico”: è relativo alla presenza del campo elettromagnetico generato (somma di un campo elettromagnetico permanente ed uno variabile)

Il Termine “Risonanza”: indica che le cellule risuonano, obbediscono a sollecitazioni di campo elettromagnetico esterno.

La Risonanza magnetica Nucleare è lo strumento più importante, nella diagnostica, in quanto ci permette di avere immagini meravigliose sull’apparato scheletrico, sulle parti molli, sugli apparati vascolari, sul sistema nervoso e sul cervello e tutto ciò attraverso sollecitazioni e variazioni di campi elettromagnetici.

Partendo dalla Risonanza Magnetica Nucleare e dal suo funzionamento, che lei ci ha così ben spiegato, si arriva anche a comprendere i meccanismi e le basi scientifiche di alcune medicine non convenzionali, come ad esempio l'omeopatia?

La dimostrazione che noi abbiamo fatto sulla risonanza magnetica nucleare può aprire la mente per farci comprendere e giustificare alcuni fenomeni delle medicine non convenzionali che non riuscivamo a capire fino in fondo.

Mi spiegherò con un esempio: il farmaco omeopatico è ottenuto dalla diluizione in acqua di sostanze chimiche al di là del numero di Avogadro, che come tutti sanno è una legge fondamentale della chimica, che dimostra che al di sopra di tale limite non esiste più presenza nell’acqua della sostanza di partenza. Quindi sembrerebbe che il prodotto omeopatico così ottenuto, non contenendo più nessuna sostanza, come dice qualche importantissimo farmacologo italiano,  sia acqua fresca.

Ci si può domandare quindi quale può essere l’effetto curativo di un prodotto omeopatico. Ricorrerò alla scoperta di Einstein che ha dimostrato che qualunque sostanza che ha massa, ha anche energia; ovvero esiste il principio di dualità tra massa ed energia; ecco qual è la spiegazione, nella sostanza omeopatica non abbiamo più la presenza della massa di partenza ma nell’acqua (al di là del numero di Avogadro) è rimasta l’energia sottesa a quella massa, e quindi i domini di coerenza dell’acqua sono stati influenzati da quell’energia che è rimasta in memoria nella struttura dell’acqua. Il rimedio omeopatico andrà ad influenzare l’organo che oscillerà alla stessa frequenza del rimedio, per Bio-risonanza.

Abbiamo parlato di risonanza, di frequenza, di energia: si sta affacciando sulla scena della medicina una nuova visione dell'essere umano?

La cosa nuova che scaturisce da tutto quello che abbiamo detto sino ad ora è che ogni organo del corpo umano risuona su una precisa gamma di frequenza.

I concetti che abbiamo espresso ci permettono di affermare che ogni organo al di là delle differenze strutturali, anatomiche, fisiologiche e patologiche, è in grado di risuonare quando viene sollecitato da campi elettromagnetici esterni.   In altri paesi questi aspetti di medicina quantistica o di Bio-risonanza, si stanno sviluppando in ambito accademico e sono già riconosciuti dai sistemi sanitari di quei paesi, come la Germania, l’Inghilterra ed altri ancora. Nel nostro paese questi aspetti suscitano ancora diffidenza nell’ambito sanitario, nonostante siano sempre più attive nuove opportunità e nuove tendenze.

Oltre alla risonanza magnetica nucleare, ci sono altri strumenti diagnostici e terapeutici che lei utilizza nel suo lavoro e che sfruttano i principi della biofisica?

Assolutamente si, per quanto riguarda la terapia, io utilizzo una macchina di Risonanza Ciclotronica che è stata sviluppata da alcuni fisici italiani e che si basa su una legge di un fisico russo, Liboff, li quale ha scoperto un principio che permette alla cellula dell’organismo umano di riassorbire ioni che la cellula stessa può perdere quando le cellule vengono immerse in un campo magnetico permanente ultra debole al quale viene sommato un campo magnetico variabile la cui frequenza è pari alla frequenza di rotazione dello ione che deve essere riassorbito. L’intensità dei campi è una intensità molto bassa dell’ordine di grandezza del campo elettromagnetico terrestre.

Un apparecchio sia diagnostico che terapeutico talvolta utilizzato dai medici non convenzionali è quello dell'EAV (elettroagopuntura di Voll). Esso rappresenta una sintesi eccellente tra conoscenze delle medicine tradizionali orientali e tecnologia occidentale. Si tratta di una apparecchiatura efficace secondo lei?

Si tratta di un'apparecchiatura molto utilizzata in diversi paesi e anche in Italia, ma che funziona in base a meccanismi un po' diversi rispetto a quelli sopra citati: si tratta di fornire energia o sottrarla ai punti dell’agopuntura tradizionale cinese e in altri punti individuati dallo stesso Voll, al fine di curare determinate patologie. Così come sono stati dimostrati gli effetti positivi dell'agopuntura lo sono quelli dell'elettroagopuntura.

L'interazione tra membrane cellulari e campi magnetici ELF (extremely low frequency) è assodata in biofisica. Quali sono le sue conseguenze più rilevanti in medicina?

I campi elettromagnetici in cui siamo ormai siamo costantemente immersi ci fanno ammalare?

Come abbiamo detto gli esseri umani sono circuiti risonanti e quindi possono risuonare su campi elettromagnetici che possono comportare effetti negativi oppure possono risuonare su campi elettromagnetici favorevoli e quindi con effetti positivi.

È indubbio che campi elettromagnetici di frequenze molto elevate quali i campi elettromagnetici di emittenti radiofoniche, televisive, ripetitori, telefonini, sistemi di trasmissione elettrica ad alta tensione, possono influire negativamente sulla salute degli esseri viventi e quindi è consigliabile avere particolare attenzione a non essere soggetti ad intensità di campo così elevate per tempi relativamente lunghi.

Oggi i telefoni cellulari funzionano anche in galleria o in miniere, possiamo immaginare cosa possono fare al nostro cervello questi campi che oltrepassano le montagne quando li teniamo serrati al nostro orecchio. D'altra parte è vero che di certa tecnologia non possiamo più fare a meno: lo strumento che abbiamo a disposizione per difenderci dagli effetti negativi dei campi elettromagnetici è la conoscenza e la consapevolezza.

Quello che possiamo fare è mettere in campo tutte le strategie che abbiamo per difenderci: ovvero utilizzare il vivavoce o gli auricolari per il telefonino, non mettere a disposizione dei bambini i telefoni cellulari, evitare i collegamenti wireless, fare sì che la nostra casa e i luoghi di lavoro siano ambienti sani e privi di inquinamento elettromagnetico.


La Forza del Cervello Quantico — Libro >> https://bit.ly/3ELvwfW

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giovedì 3 novembre 2022

Uomo e frequenze quantiche


Uomo e frequenze quantiche

l'impatto delle dinamiche vibrazionali sulla realtà

Consapevolezza e Spiritualità

>> https://bit.ly/3DUjoIS

Immaginiamo il nostro corpo come una ricetrasmittente che emette messaggi e che, allo stesso tempo, riceve informazioni da parte dell’ambiente. Il trarre informazioni non è un processo statico, ma in continuo movimento e trasformazione, in quanto durante il passaggio le frequenze in entrata si andranno ad accordare inscindibilmente con quelle contenute nel ricevitore.

Carmen Di Muro - 29/10/2022

A questo inglobamento vibrazionale corrisponderà una risposta consequenziale, poiché le oscillazioni che risuoneranno su quelle della fonte di emittenza andranno ad incrementare, in positivo o in negativo, il carico energetico presente nel ricevente, favorendo che questo, a sua volta, come risposta, emetta frequenze ampliate in virtù di ciò che ha intercettato.

L’importanza della frequenza attirata

[…] Nel momento in cui facciamo il pieno di energia di polarità negativa, diventerà inevitabile, sintonizzarsi ed attirare questo tipo di frequenza presente in tutto ciò che ci circonda. […] Compiutamente questo significa, bloccarsi per aver dato accesso a frequenze disarmoniche che invece di innalzarci, abbasseranno gradatamente la nostra vibrazione, la cui ampiezza andrà a toccare tutto ciò con cui entrerà in contatto, compreso il nostro corpo fisico che, con il tempo, manifesterà lo scompenso energetico. Questo processo si realizza a prescindere dal luogo in cui siamo, e non necessità della nostra presenza effettiva (comunicazione non locale), poiché risuoniamo con queste frequenze attraverso la nostra sfera immateriale: quella dei sentimenti, dei pensieri e degli stati d’animo. Quando entriamo a contatto con basse frequenze vibratorie, ciò che avvertiremo a livello di primo malessere sarà uno stato d’animo e un’emozione disturbante. Essa, in quel momento, veicola il messaggio circa l’energia che ci sta toccando, o ancor meglio, ci informa che basse frequenze provenienti dall’esterno si stanno accordando alle nostre. […]

Come agiscono le dinamiche vibrazionali del mondo quantistico?

La scienza stessa ci mostra che ad ogni forma emotiva corrisponde un rimaneggiamento della conformazione corporea, ovvero […] ad ogni emozione sperimentata in risposta a situazioni significative o particolarmente stressanti, corrisponde anche una ridistribuzione dell’energia nervosa sui diversi organi del corpo, stimolandoli di più o di meno. Ciò significa che c’è un’attivazione periferica, ma una sensibilizzazione d’organo che è centrale.  […] Le complesse dinamiche vibrazionali del mondo quantistico, si ripercuotono non soltanto sul nostro corpo fisico, nella regolazione neuronale, ormonale, sanguinea e cellulare, ma vanno a riverberarsi su tutta la realtà esterna, poiché la nostra energia parlerà il linguaggio del polo sul quale è accordata, attirando e dando vita a tutta una serie di eventi non funzionali al nostro benessere.

La responsabilità della scelta

Il circolo del benessere e del malessere è qualcosa che si plasma e si negozia in ogni attimo della vita, in quanto in noi c’è la possibilità di scelta. Scelta intesa come consapevolezza nel capire i segnali sottili che il nostro corpo o l’ambiente ci indicano a livello frequenziale. […] La realtà in cui viviamo, non è frutto di circostanze indipendenti da noi, ma al contrario ognuno è responsabile, attraverso il controllo delle sue potenti energie interiori, nel creare le circostanze potenzianti o depotenzianti per percorrere quel cammino che ci conduce verso la felicità.

[…] Voltarsi alle frequenze dell’amore è la chiave di ogni grande rivoluzione. E il primo passo consiste nel mettersi in cammino sul sentiero della guarigione decidendo di incontrare l’anima, passo a cui seguono altri passi verso diramazioni e strade essenziali da battere per ritrovarla. […] Solo passando, scoprendo e respirando questi luoghi possiamo mobilitare tutte le forze presenti in noi, le quali risuonando all’unisono verso lo stesso obiettivo, risvegliano il gigante assopito dell’anima permettendoci di abbracciarla.

Questo articolo è un Estratto dal libro

“ANIMA QUANTICA. NUOVI ORIZZONTI DELLA PSICHE E DELLA GUARIGIONE”

Anima Quantica — Libro >> https://bit.ly/3DUjoIS

Nuovi orizzonti della psiche e della guarigione

Carmen Di Muro

www.macrolibrarsi.it/libri/__anima-quantica-libro.php?pn=1567


giovedì 20 ottobre 2022

Il significato dei numeri


Il significato dei numeri

Consapevolezza e fisica quantistica

>> https://bit.ly/3s7ljDo

Qualche tempo fa ho letto un interessantissimo libro su Nikola Tesla in cui si parlava dell’ossessione di questo grande scienziato per il numero 3. Questa  particolare ossessione lo portava, per esempio, a ripetere le azioni tre volte o in multipli di tre, e addirittura a chiedere che la stanza di albergo dove soggiornava avesse il numero divisibile per 3 o fosse il 3 stesso. Infine lo portò a vivere gli ultimi anni della sua vita al 33° piano di un hotel, dove poi morì!

Romina Alessandri - 15/10/2022

Dopo questa scoperta mi sono chiesta diverse volte: “perché una mente illuminata come quella di questo instancabile inventore dava tanta importanza ai numeri, e in particolare al numero 3? Pur non avendo, ancora oggi, una risposta definitiva, da quel giorno, non ho mai smesso di farmi delle domande sui numeri e sul loro eventuale significato.

Il numero 41 di Scienza e Conoscenza forse è un po’ il frutto di questa curiosità, della voglia di capire il significato dei numeri e soprattutto la loro influenza sul nostro quotidiano, sulla terra e su tutto il cosmo. Raccogliendo gli articoli che compongono questa rivista ci siamo resi conto, in redazione, che i numeri vanno ben al di là della matematica e della scienza esatta, tanto che (per usare un termine coniato da Sabrina Mugnos nel suo articolo) potremmo parlare di mate-magica.

Grazie a questo minuzioso lavoro di raccolta articoli, è iniziato il nostro viaggio di conoscenza che ci ha portato ad analizzare le sequenze numeriche come assunti base di tutte le forme più perfette in natura, dai fiocchi di neve al nostro codice genetico, dall’assetto del fogliame delle piante alla natura frattale del fegato umano, arrivando fino alla configurazione dell’intero universo. Se tutto ciò che c’è, di più perfetto nel cosmo, può essere ricondotto a un ordine numerico che svela l’armonia di ogni sistema vivente, possiamo ancora affermare che i numeri non hanno un significato o un’influenza diretta nella nostra vita?

Se siete già stupiti di queste affermazioni preparatevi al peggio.. Infatti la nostra indagine si spinge molto oltre! Dall’intervento della geologa Sabrina Mugnos, sui numeri magici in natura, la sequenza di Fibonacci, il Phi (numero aureo) e la geometria frattale passeremo infatti alla numerologia pitagorica applicata al quotidiano di Rita Maria Faccia per poi addentrarci nei numeri che compongono le distanze e le grandezze dell’Universo con l’astrofisico Corrado Ruscica, saltando poi, a piedi pari, nelle scoperte estreme di Grigori Grabovoi sul potere di guarigione di alcune sequenze numeriche.

Arrivati poi, senza fiato, alla parte finale di questo nuovo numero 41,  troveremo una sezione tutta dedicata alla Medicina Non Convenzionale in cui ospitiamo le risposte ai quesiti dei nostri amati lettori da parte del dott. Valesi, l’interessante approfondimento sull’argento colloidale e il suo utilizzo in alternativa ai normali antibiotici del dott. Graziani ed infine due articoli d’avanguardia: la medicina dell’informazione per le malattie autoimmuni del dott. Baldari e la Terapia chelante per i metalli pesanti della dott.ssa Fiamma Ferraro.

Cari lettori mi auguro che anche questa volta riusciremo a sorprendervi, incuriosirvi ed appassionarvi in questo viaggio di scoperta che, numero dopo numero, svela gli affascinanti segreti, nascosti nella brevissima, seppur meravigliosa, parola VITA.

Scienza e Conoscenza - N. 41 — Rivista >> https://bit.ly/3s7ljDo

Nuove scienze e antica saggezza per svelare i misteri della vita

www.macrolibrarsi.it/ebooks/ebook-scienza-e-conoscenza-n-41.php?pn=1567


Cosa sono i numeri primi?

Cos’hanno in comune 9991, 68399 e 37? Il fatto di essere numeri, certamente, unito a quello di terminare, tutti, con entità numeriche dispari. Altro li collega, un aspetto davvero singolare, già noto peraltro ai filosofi dell’antica Grecia: la condizione di numeri primi, questo il collante.

Emanuele Cangini - 19/10/2022

«Numero naturale maggiore di 1 divisibile solamente per se stesso e per 1», definizione descrittiva che non lascia spazio a dubbi o esitazioni di carattere interpretativo: solamente il 2 rientra come numero pari nell’insieme dei succitati numeri primi. Facile intuirne la motivazione: essendo qualsivoglia numero pari maggiore di 2, sempre divisibile per 2 appunto, e non solamente per se stesso e per 1 come definizione impone.

Tracce di numeri primi antecedenti alla Grecia antica si possono riscontrare in taluni documenti egizi: famoso è il papiro di Rhind, nel quale le “espansioni” delle frazioni egizie (una frazione egizia, in matematica, è definita come frazione scritta secondo modalità di somma di frazioni unitarie) risultano essere formulazioni rappresentative differenti di numeri composti e numeri primi.

Da Euclide alla Congettura dei numeri primi

Risulta essere il matematico e filosofo Euclide però, il primo ad aprire ufficialmente il sipario su questo argomento affascinante e complesso: nel suo Elementi, enuncia diversi teoremi di importanza cruciale, tra i quali, appunto, la dimostrazione dell’infinità dell’insieme dei numeri primi. Il Crivello di Eratostene (algoritmo di calcolo utilizzato ancora oggi da diversi programmi per computer) risulta essere il più semplice sistema di calcolo di numeri primi, pur rivelandosi al contempo intrinsecamente laborioso e tortuoso inerentemente alla complessità di computo.

Famosissima è la Congettura dei numeri primi, problema posto per la prima volta da Euclide che tutt’ora rimane irrisolto: si asserisce che esistano infiniti numeri primi tali che, aggiunti di 2, diano come risultano sempre un numero primo. Questa supposizione ritenuta vera dalla maggior parte dei matematici analisti, è il frutto di una valutazione sulla base di un’evidenza numerica, il prodotto altresì di ipotesi euristiche, non il risultato di una vera e propria dimostrazione in senso stretto. Per definizione ne risulta che, due numeri primi separati dalla quantità numerica 2, vengano definiti “gemelli”.

La “non” solitudine dei numeri primi

Di recente, precisamente nel 2013, pare sia stata formulata una versione “debole” della congettura poc’anzi esposta, la quale stabilisce un limite finito e fissato alla distanza tra numeri primi gemelli, con buona pace degli “afezionados” del romanzo La solitudine dei numeri primi. Secondo un manipolo di appassionati ricercatori, tra i quali ricordiamo Dan Goldston (San Jose state University), Cem Yildirim (Università di Istanbul) e Janos Pintz (Accademia delle scienze ungherese), i numeri primi non risulterebbero essere affetti dalla, seppur romantica, “solitudine” alla quale il romanzo, prima, e il film, poi, amerebbero relegarli.

I ricercatori hanno dimostrato che esiste una “infinità di numeri primi per i quali quell’intervallo è piccolo rispetto alla media degli intervalli precedenti”. In un secondo momento hanno sempre dimostrato che “assumendo come valida una particolare ipotesi, deve esistere un numero infinito di coppie di primi che differiscono di non più di 16”.

Tale formulazione si è rivelata, essa stessa, una congettura priva di dimostrazione. Yitang Zhang, dell’Università di Durham, pare aver definito una dimostrazione che permette di stabilire un “limite” alla distanza posizionale fra primi gemelli, pur meno “stringente” di 16. Il limite stabilito è dell’ordine di 70.000, valore visibilmente grande. Ciononostante, il risultato tradisce le sue stesse premesse: poiché trattasi di un valore fissato e finito, è certamente migliore della media stabilita dalla ricerca precedente di Goldston, Pintz e Yildrim, la quale si riferiva a una media progressivamente crescente.

Insomma, si può legittimamente pensare che il bersaglio ancora non è stato colpito, ma si è ridotto sensibilmente il campo d’indagine. L’antico culto di Ela, tenebrosa scienza del disordine e disciplina della distruzione, fu arte oscura che si prefiggeva lo scopo di porre fine a tutti i mondi e ricondurre l’universo all’informe caos primordiale: i suoi adepti veneravano la Dea madre Ela, essa stessa partorita dal caos. Questa tetra idolatria protrasse nel tempo i propri influssi e vide nella sinistra presenza di Olimpiade, moglie del re di Macedonia Filippo II, la sacerdotessa più devota e la celebrante più impenetrabile. Come i numeri primi conservano tutt’ora i propri misteri non svelati, così gli antichi culti mitraici rimangono celati all’interno dello scrigno arcano dei propri enigmi. Avvicinarsi a loro senza poterli decifrare mai. Nell’Egitto, nella Grecia, fino ai giorni nostri.

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Storie di Scienza e di Scienziati come non li avete mai visti

Emanuele Cangini

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mercoledì 19 ottobre 2022

Il tuo cervello si può evolvere...

 

Il tuo cervello si può evolvere... ecco come!

Neuroscienze e Cervello

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Stiamo parlando di anatomia cerebrale ed evoluzione. Per decenni le neuroscienze hanno cercato di capire se il cervello avesse un genere. Se quindi il sistema nervoso centrale di uomini e donne presentasse delle differenze significative, responsabili delle caratteristiche che siamo abituati a considerare più “femminili” o più “maschili”. Joe Dispenza, biochimico e chiropratico di fama internazionale, presenta un’indagine interessante nel suo Evolvi il tuo Cervello. Un libro unico nel suo genere, scritto in primis non tanto per scienziati ed esperti in materia, ma per tutti coloro che desiderano cambiare la propria vita.

Redazione - Scienza e Conoscenza - 14/10/2022

Stiamo parlando di anatomia cerebrale ed evoluzione. Per decenni le neuroscienze hanno cercato di capire se il cervello avesse un genere. Se quindi il sistema nervoso centrale di uomini e donne presentasse delle differenze significative, responsabili delle caratteristiche che siamo abituati a considerare più “femminili” o più “maschili”. Joe Dispenza, biochimico e chiropratico di fama internazionale, presenta un’indagine interessante nel suo Evolvi il tuo Cervello. Un libro unico nel suo genere, scritto in primis non tanto per scienziati ed esperti in materia, ma per tutti coloro che desiderano cambiare la propria vita.

Cervello maschile e femminile a confronto

Numerosi studi hanno dimostrato che generalmente il cervello maschile è più grande di quello femminile di oltre 100 centimetri cubici, pressappoco la dimensione di un piccolo limone. Ma questa differenza ha degli effetti cognitivi diretti? Non necessariamente! Malgrado esista ancora una differenza del volume cerebrale legata al genere, dopo aver tenuto conto delle dimensioni del corpo, gli studi scientifici attribuiscono una certa parte della variazione alla taglia fisica di un individuo. In uno studio molto specifico basato sulla MRI, che ha concesso pari attenzione ai parametri dimensionali sia del cervello che del corpo, Michael Peters e colleghi dell’Università di Guelph, nello Stato di Ontario in Canada, hanno dimostrato che la differenza del volume cerebrale tra i sessi diminuiva dei due terzi se si includeva l’altezza come covariante aggiuntiva.

I lobi cerebrali

Le differenze nel volume cerebrale tra i sessi sono distribuite molto uniformemente tra tutti i principali lobi del cervello. Le proporzioni dei quattro lobi principali della neocorteccia sono simili. In entrambi i sessi, il lobo frontale comprende all’incirca il 38% della neocorteccia (si va dal 36 al 43% ); il lobo parietale, il 25% (dal 21 al 28 %); il lobo temporale il 22 % (dal 19 al 24 %); e il lobo occipitale comprende all’incirca il 9% (dal 7 al 12%) della neocorteccia. Questo significa che nel volume cerebrale complessivo non c’è alcuna specifica regione cerebrale che contribuisca a una percentuale aggiuntiva, e sarà difficile trovare una differenza funzionale tra i sessi ricollegabile alle differenze. In parole povere, se dovessimo osservare il cervello di due individui, uno maschio e l’altro femmina, non saremmo in grado di distinguerli, se non per la differenza di dimensione, perché il cervello maschile e quello femminile possiedono entrambi proporzioni simili.

Il corpo calloso

In termini di differenza tra maschi e femmine, la struttura del cervello che ha probabilmente attratto la maggiore attenzione nel corso degli anni è il corpo calloso, il fascio di materia bianca che connette l’emisfero destro con il sinistro. Ebbene alcune ricerche all’inizio sembravano indicare che esso potesse essere più grande nelle donne rispetto che negli uomini. Quando ciò fu suggerito, all’inizio degli anni Ottanta, molti scienziati ipotizzarono che la grandezza maggiore di questo fascio nelle donne indicasse che le femmine possedevano un grado superiore di comunicazione tra i due emisferi. Quest’idea sembrava sostenere il mito che nelle donne il lato destro, emozionale, del cervello, e quello sinistro, analitico, fossero più connessi e integrati tra loro.

Oggi è risaputo che il corpo calloso NON è più grande nelle donne che negli uomini, ma in realtà è pressappoco del 10 % più grande negli uomini che nelle donne, probabilmente perché gli uomini hanno un cervello più grande a causa delle maggiori dimensioni del loro corpo. Non esiste alcuna prova anatomica sostanziale dell’esistenza di un collegamento funzionale maggiore tra gli emisferi (come vorrebbe lo stereotipo) né negli uomini né nelle donne. La fonte di questo mito si può ritrovare nel fatto che il corpo calloso effettivamente giustifica una percentuale totale di materia bianca significativamente maggiore nelle donne (2,4 % contro il 2,2 % negli uomini). Questo potrebbe semplicemente significare che le donne sono in grado di elaborare i due tipi di pensiero (emozionale e analitico) tra i due emisferi del cervello molto più velocemente dell’uomo. Se la distribuzione più ampia della sostanza totalmente grassa chiamata mielina, o materia bianca, nel corpo calloso femminile giustifica effettivamente una trasmissione neurologica più veloce tra gli emisferi cerebrali, può spiegare perché gli uomini rimangano spesso sconcertati osservando la capacità che le donne possiedono di risolvere i problemi!

Evolvi il Tuo Cervello — Libro >> https://bit.ly/3ivUrGT

Riprogramma la tua vita, cambia il tuo destino

Joe Dispenza

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martedì 11 ottobre 2022

La mente supera la medicina

La mente supera la medicina: la dimostrazione scientifica che il corpo puo' guarire da solo

Medicina Integrata

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Nel libro La mente supera la medicina la dottoressa Lissa Rankin parte raccontandoci la sua storia: quella di una ragazza, figlia di un medico, che al momento di andare al college si iscrive alla facoltà di medicina e diventa lei stessa dottore. Alle fine di questo percorso Lissa si ritrova a praticare una medicina che non riconosce come “sua” e che spesso non le permette di curare profondamente le persone come vorrebbe; due matrimoni falliti alle spalle e una serie di patologie croniche, la costringono ad assumere ogni giorno farmaci di sintesi.

Marianna Gualazzi - 10/10/2022

Proprio quando si trova costretta a raccogliere i pezzi di una vita che non aveva vissuto ma dalla quale si era lasciata vivere, Lissa Rankin ha una sorta di epifania e intravede dentro di sé uno spiraglio di luce che illumina un cammino e un destino ben precisi. "Tutti i traumi – scrive Lissa – che avevo vissuto durante quella che chiamo la mia Tempesta Perfetta, fessurarono l’armatura che stavo indossando.

Il mio corpo mi sussurrava da più di un decennio, ma lo avevo ignorato sino a quando, per ottenere la mia attenzione, non aveva cominciato a urlare. Una volta prestato ascolto ad esso e alla mia Luce Pilota Interiore, imparai cose di me che prima non conoscevo. Acquisii chiarezza su cosa probabilmente mi stava facendo ammalare, su cosa dovevo cambiare!".

Guarire se stessi in sei passi

Ma il libro della dottoressa Lissa Rankin non è solo la sua personale storia di "caduta e rinascita". È un testo scritto da un medico che ha tutti i crismi di una ricerca scientifica documentata da ricchi riferimenti bibliografici a fonti autorevoli, studi, ricerche.

La dottoressa inizia parlando in maniera approfondita dell'effetto placebo e nocebo, in particolare si sofferma sul primo guardandolo da un punto di vista differente, spesso tralasciato dalla medicina "ufficiale". Lissa spulcia i dati delle ricerche mediche traendo la conclusione che l'effetto placebo, ovvero il credere di aver assunto un medicinale quando invece si tratta di una pallina di zucchero, abbia una parte determinante nel processo di guarigione, dimostrando come la mente possa andare a incidere sulle risposte biochimiche del corpo.

La dottoressa si sofferma poi sul potere delle cure amorevoli nei processi di guarigione, sulle guarigioni inspiegabili da malattie considerate incurabili o croniche, sugli effetti che lo stress e la felicità hanno sulla nostra condizione di salute: il tutto sempre da un punto di vista medico scientifico, ma di scorrevole e piacevole lettura.

Alla fine del suo percorso di vita e di ricerca la dottoressa Lissa Rankin riesce a realizzare se stessa e a guarire, trovando la propria strada. Guidata dalla sua Luce Pilota Interiore mette a punto un metodo per "Guarire se stessi in sei passi" che insegna alle persone di cui si prende amorevolmente cura, lavorando all'interno di uno studio medico olistico che ha saputo riconoscere le doti di cui è portatrice.

Il metodo è descritto alla fine del libro ed è davvero una utilissima guida per iniziare a prendersi cura in prima persona della propria salute e più in generale di se stessi e della propria vita.

I sei passi proposti dalla dottoressa Rankin sono:

credi di guarire: la maggior parte delle persone pensa che certe malattie siano incurabili, terminali o croniche. E se invece queste convinzioni fossero semplicemente false?

trovare il giusto sostegno: benché la mente abbia il potere di guarire il corpo, è preferibile non fare da soli questo viaggio. Trova la giusta squadra di persone per la tavola rotonda della tua guarigione: metti insieme esperti di diverse discipline accomunati però dallo stesso sentire, che abbiamo capacità professionali indiscusse e doti amorevoli di cura sostegno e supporto;

ascolta il tuo corpo e il tuo intuito: la Luce Pilota Interiore, il saggio guaritore presente dentro di te, è il migliore amico del tuo corpo e sa esattamente di cosa ha bisogno quest'ultimo;

diagnostica le vere cause della tua malattia: se hai sintomi che il medico non riesce a diagnosticare spesso è perché sono il risultato della ripetuta attivazione della reazione di stress, senza un adeguato contrappeso della reazione di rilassamento. La medicina convenzionale non dispone semplicemente di una diagnosi per questo tipo di sintomi;

scriviti la prescrizione: affinché un corpo indebolito non incorra sempre nelle stesse malattia, devi, devi e devi affrontare le cause ultime che in primo luogo ti hanno reso vulnerabile alla malattia;

lascia andare l'attaccamento ai risultati: la verità è che la cura potrebbe anche non accadere. E non sarebbe colpa tua.

La mente supera la medicina è un libro da leggere perché scardina le più radicate convinzioni sul rapporto salute-corpo, dimostrando come le relazioni che coltiviamo, il lavoro che facciamo, il modo in cui esprimiamo la nostra creatività, viviamo la nostra sessualità, creiamo la nostra felicità sono altrettanto importanti rispetto alle scelte sullo stile di vita e la cura del corpo per garantirci una lunga vita in salute.

La Mente Supera la Medicina — Libro >> https://bit.ly/3RTaTSj

Mind over medicine - La prova scientifica che si può guarire da soli

Lissa Rankin

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venerdì 30 settembre 2022

A cosa serve la fisica quantistica?


A cosa serve la fisica quantistica nel quotidiano?

Scienza e Fisica Quantistica

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Bizzarro, illogico, surreale: sono questi alcuni degli aggettivi utilizzati dai fisici per descrivere ciò che accade nella dimensione subatomica. Dimensione che non smette mai di stupire e sorprendere, anche perché i metodi utilizzati per studiare la materia macroscopica qui risultano inutili

Gioacchino Pagliaro - 29/09/2022

Si resta effettivamente stupiti quando ci si avvicina per la prima volta alle descrizioni della materia subatomica, poi, pian piano, nonostante il susseguirsi di shock, la mente si apre a una modalità profondamente differente da quella a cui siamo abituati. Ma vediamo alcuni di questi aspetti sorprendenti di cui i fisici sono protagonisti mentre osservano i processi subatomici.

Le caratteristiche della materia subatomica

Il primo aspetto consiste nel fatto che i cosiddetti costituenti solidi dell’atomo sono al loro interno spazi privi di materia. La solidità svanisce e questi spazi vuoti sono in realtà contraddistinti da frequenze e informazioni che costituiscono campi energetici e mentali appartenenti a un campo sovraordinato. Ciò ha implicato la deduzione che ogni forma materiale nella sua essenza sia costituita da campi energetici e da informazioni.

Il secondo aspetto sorprendente è che a livello subatomico la materia si presenta come un fenomeno temporaneo, nel senso che esiste in un certo momento e poi scompare. Per essere più precisi, come hanno dimostrato gli esperimenti, la materia esiste come tendenza, possibilità o probabilità, questo perché nei quanti non vi sono entità materiali assolute.

Il terzo aspetto riguarda la nuova descrizione della dimensione subatomica nel suo complesso. I campi energetici dotati di informazione e intelligenza sono descritti come un grande campo energetico unificato fatto di intrecci, connessioni e interazioni caratterizzato dalla non località, in cui tutto è interrelato interdipendente e indivisibile. È la Mente Universale, è ciò che il fisico Amit Goswami chiama il livello Mentale Sovraordinato in cui tutto, visibile e invisibile, è parte di esso. È l’origine, la fine e la rinascita di ogni entità e di ogni forma. È ciò che in questo articolo chiamerò Mente.

Il quarto aspetto riguarda un dato ancora più sorprendente, poiché si è scoperto che quando si osservano le particelle queste osservazioni, rilevazioni, misurazioni influiscono sul loro comportamento e addirittura lo modificano. Accade infatti che quando un osservatore, cercando un elettrone, porta l’attenzione su un punto qualunque del campo quantistico dell’energia, questo compare realmente lì dove lo sta cercando. E se distoglie lo sguardo, la materia subatomica scompare per tornare energia. L’osservazione a livello subatomico svolge un'azione creatrice ancora più potente di quella evidenziata dal paradigma della complessità applicato nello studio dei fenomeni biologici, psichici e sociali.

Tale paradigma sostiene che non può esistere un osservatore neutrale in grado di descrivere fenomeni oggettivamente dati, preesistenti all’osservazione, e che ogni teoria usata dall’osservatore contribuisce alla creazione di una percezione/rappresentazione del fenomeno attraverso i suoi presupposti e la sua autoreferenzialità. Ma se le teorie producono rappresentazioni che percepiamo come realtà oggettive nel mondo macroscopico, ciò che emerge dagli studi sulla dimensione subatomica è ancora più inaspettato, sconvolgente e al tempo stesso affascinante: la capacità creativa della mente di agire sugli eventi e di influenzare la materia (A. Goswami, 2013).

La mente può dominare la materia?

Questi aspetti, derivanti da importanti esperimenti di laboratorio, dimostrati attraverso formule matematiche e studi, portano a sostenere che sia possibile un dominio della mente sulla materia, infatti nella dimensione subatomica la mente esercita un effetto creando anche realtà materiali. La mente non solo interagisce con la dimensione particellare, può anche diventare temporaneamente materia, poiché la materia è solo una forma più densa dell’energia della mente

Ma tutto questo è ascrivibile solo al livello sub atomico? Pare proprio di no, visto che a livello molecolare e perfino cellulare ci sono numerosi esperimenti e diverse teorie che sostengono l’esistenza di comunicazioni e azioni non locali (Pagliaro, 2008).

E a livello umano cosa accade? La mente umana è in grado di svolgere un'azione creatrice nella realtà macroscopica? La risposta che stordisce piacevolmente pare orientarsi verso un sì.

L’uomo è costituito da energia, corpo e mente. Dove la mente non è solo la mente biografica, la coscienza e il corpo (che esistono nella dimensione spazio temporale), ma pure il livello mentale sovraordinato (che esiste al di fuori della dimensione spazio temporale) che, in quanto eterna ed infinita, li sostiene. Corpo, mente individuale ed energia sono l’espressione di diversi livelli di densità della mente sovraordinata. La materia, pur essendo energia espressa nella forma grossolana, è energia molto densa, ed è dotata di un campo energetico. Attraverso questi campi vibrazionali tutte le entità sono interrelate in un grande campo energetico, caratterizzato da frequenze, il quale scambia in continuazione informazioni tra l’interno e l’esterno e viceversa, tra il naturale e lo spirituale. Nell’organismo umano le cellule, attraverso l’energia/informazione e la mente di cui sono dotate e di cui è dotato l’intero organismo, trasmettono informazione all’interno del corpo attraverso una rete elettromagnetica e veicolano informazioni verso l’esterno e dall’esterno.

Un ruolo molto importante in queste comunicazioni è svolto dai sistemi di credenze, dalle convinzioni, dagli atteggiamenti mentali, dai pensieri e dalle emozioni che, attraverso i campi elettromagnetici di cui dispongono, influenzano le cellule e comunicano con loro. Siamo un network di informazioni interconnesso e interdipendente con il campo di energia/intelligenza/informazione sovraordinato della Mente.

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