lunedì 31 marzo 2014

Il miele di fiori di Manuka: uno dei più potenti antibatterici naturali al mondo

Il miele di fiori di Manuka: uno dei più potenti antibatterici naturali al mondo

L'efficacia del miele di fiori di Manuka su diversi tipi di batteri

di Costantino Mazzanobile - 28/03/2014



Il miele di fiori di Manuka: uno dei più potenti antibatterici naturali al mondo

Che cos’è il Miele di Manuka?

I cespugli di Manuka si ricoprono ogni anno di fiori bianchi per quattro settimane. Durante l'estate, i versanti delle montagne e delle valli ricoperti di cespugli di Manuka appaiono come innevate. Durante queste quattro settimane le api sono estremamente occupate nella raccolta del nettare dai fiori di Manuka.

Se per anni tutti i mieli sono stati riconosciuti per i loro effetti benefici, studi clinici hanno confermato la presenza di un agente antibatterico nel Miele di Manuka che lo contraddistingue da tutti gli altri. Il Miele di Manuka viene raccolto dalle piante appartenenti alla famiglia del Leptospermum, che conferiscono al miele un’alta percentuale di metilgliossale, il principio attivo naturale, conosciuto come MGO.

É stato scientificamente provato che l’MGO è alla base dell’attività antibiotica del miele di manuka, apportando al nostro organismo numerosi benefici. Il Miele di Manuka è l’unico con un’alta carica antibatterica e attività antibiotica, conosciuto per i suoi effetti benefici.

Dal gusto ricco, questo miele così particolare proviene dalle coste della Nuova Zelanda, dai cespugli che crescono nelle aree remote ed incontaminate da 80 milioni di anni.

Come reazione alle sfide dell'isolamento, i cespugli di Manuka hanno cominciato a produrre composti dalle proprietà antibatteriche, anti fungine ed antibiotiche che hanno potenziato la salute di uccelli ed insetti che si nutrivano dei loro fiori e del nettare. Questi impollinatori prosperavano ed i cespugli di Manuka continuavano a fiorire.

L’efficacia del Miele di Manuka è supportato da studi scientifici?
Il Miele di Manuka è stato utilizzato da millenni da varie generazioni, ma la sua scoperta e consumo mondiale viene fatto risalire a pochi decenni. Il Miele di Manuka sta entrando a far parte della medicina alternativa grazie alle attività benefiche e antimicrobiotiche.

Studi recenti condotti dall’Università di Sydney sulle Biotecnologie Molecolari e Microbiche e dall’Università di Dresda dal professor Thomas Henle, hanno dimostrato che il miele di manuka uccide tutti i tipi di batteri, inclusi quelli antibiotico resistenti. Ciò grazie al principio attivo, l’MGO. Una maggiore percentuale di MGO corrisponde a una più alta carica antibatterica.

Perché è salutare consumare il Miele di Manuka?

Non è fantastico sapere che un prodotto naturale abbia un sapore così buono e, in più, apporta numerosi effetti benefici alla nostra salute? Qui ne elenchiamo solo alcuni:
• l’effetto probiotico aiuta a mantenere l’apparato digestivo sano e favorisce la crescita dei batteri    buoni;
• aiuta a rinforzare il sistema immunitario;
• grazie all’alto contenuto di antiossidanti, aiuta a contrastare i radicali liberi;
• dà sollievo alle vie respiratorie contro infezioni, tosse, febbre e mal di gola.

Sapevi che il Miele di Manuka è efficace anche per uso topico?
• nel trattamento sintomatico di lievi ferite, scottature, eczema, psioriasi e irritazioni;
• nel trattamento di problemi cutanei, come ferite, graffi, lividi, tagli, abrasioni;
• può essere associato a trattamenti per cicatrici, dermatiti e piccole ustioni (anche solari).
Prove cliniche hanno dimostrato come il miele di manuka possa favorire il processo di riparazione cutanea, come ferite e ulcere cutanee, che non hanno ricevuto benefici a seguito di trattamenti standard!

Consigli d’uso

1-2 cucchiai di miele (10g) al giorno, per ricevere tutti i benefici del miele. In alternativa, consumare il miele di manuka come un normale dolcificante nei cereali, in cucina per varie ricette, secondo le proprie preferenze e gusti.


Miele di Manuka MGO 30+ >> http://goo.gl/SrFlzJ
Disponibile in confezione da 250 gr e da 500 gr
Produttore: Manuka Health



venerdì 28 marzo 2014

Tsunami Surfing

Tsunami Surfing

Come vincere le Sfide della Crisi con il proprio Lavoro

di Riccardo Ferrari, Andrea Migliavacca



È possibile – oggi, in Italia – cavalcare lo tsunami della precarietà e della crisi,
vincendo la paura, l’inerzia e la competizione?

Si è possibile, e questo libro ti spiega come

Accrescere le competenze e gestire al meglio le motivazioni è sempre più indispensabile in un mercato del lavoro sconvolto dalla globalizzazione e dalla tecnologia.

Il libro contiene 45 storie di italiani che hanno affrontato l’onda di piena della tremenda crisi che viviamo e hanno cambiato in meglio la propria condizione, rimettendosi in gioco, acquisendo nuove capacità e nuove conoscenze. Non è dunque solo un manuale di sopravvivenza, ma una vera e propria guida strategica per cogliere le opportunità che i tempi di crisi comunque offrono.

Nelle storie riportate nel libro, il lettore di ogni età – lavoratore, disoccupato, precario, ma anche universitario – rinverrà spunti di riflessione e analisi spesso inedite e, soprattutto, potrà confrontare la propria situazione con quella di altri e uscire dall’isolamento e dalla routine che spesso impediscono di immaginare un futuro diverso, di ricercare nuove possibilità e di anticipare/superare gli eventi negativi.

Dalla Quarta di Copertina

Sul mondo del lavoro si è abbattuto un vero e proprio tsunami. La tecnologia e la globalizzazione hanno prodotto un mix inedito di fattori che influenzano la vita di tutti. Per ciascuno di noi ciò significa, come mai prima d'ora, dover accrescere le competenze, gestire al meglio le motivazioni, conoscere le dinamiche del mercato.

Il libro di Ferrari e Migliavacca è un manuale di sopravvivenza nato dai diari di guerra di chi ha raccolto la sfida. Più di 40 storie mostrano come sia possibile affrontare la crisi rimettendosi in gioco, acquisendo nuove capacità, cavalcando l'onda inarrestabile nata dalla decisione di miriadi di persone che vogliono stare meglio e si sacrificano per farlo.

Che sia studente, lavoratore o imprenditore, occupato o no, il lettore troverà spunti di riflessione, analisi, consigli, idee e dati utili per immaginare un futuro diverso.


Prefazione del libro "Tsunami Surfing"

Antonio Polito ti presenta il nuovo libro di Riccardo Ferrari Andrea Migliavacca

Dipende tutto dal punto di vista.

«Ciò che nei paesi dell'emisfero nord dal 2008 si chiama crisi, con tutta probabilità è un nuovo assetto del mondo, un nuovo equilibrio che sta stabilendosi sulla base dello Tsunami che viene da sud.
Un'onda con cui non è possibile non fare i conti».

Concludono così la loro fantastica cavalcata tra i continenti, i lavori, le idee, i libri, le passioni, i due autori di questo aureo libretto, appropriatamente titolato "Tsunami Surfing. Come vincere le sfide della crisi con il proprio lavoro"

Riccardo Ferrari e Andrea Migliavacca, anche grazie alla esperienza professionale e alla proiezione globale che in loro ha stimolato, vedono ciò che in Italia, nel nostro dibattito pubblico spesso provinciale e nella migliore delle ipotesi eurocentrico, non riusciamo mai a vedere: vedono il lato del pianeta illuminato dal sole, in questa epocale trasformazione in atto.

Hanno capito che lo Tsunami «nasce dalla possibilità offerta ai singoli di accedere a migliori condizioni sanitarie, più elevati livelli educativi, uso intensivo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione».

E' il fenomeno descritto come individual empowerment, e cioè quel processo di crescita del potere individuale che nel giro di 15-20 anni – prevedono i «Global trend 2030» – sarà caratterizzato da una riduzione netta della povertà e da una crescita enorme della classe media globale

«Per la prima volta la maggioranza della popolazione mondiale non sarà impoverita, e la classe media sarà il più importante settore sociale ed economico nella maggior parte dei paesi del mondo».

Viste le cose da questo punto di vista, di chi è la crisi?
Chi è il debole, in questo frangente? Si chiedono i due autori.

«Sono le economie avanzate, dove non si è più in grado di creare lavoro, o quelle emergenti che finalmente possono accedere a condizioni di vita migliori?».

Ecco una buona domanda, che dovremmo porci più spesso.

La risposta dovrebbe farci comprendere appieno perché ciò che sta accadendo nel mondo è definito uno Tsunami, viene cioè paragonato a un fenomeno naturale di enorme portata, irreversibile, e sul quale non si può esercitare nessuna forma di controllo dall'alto, non si può indirizzarlo da un'altra parte del mondo, cosicché non ci venga a disturbare mentre ce ne stiamo in panciolle sulla spiaggia attendendo fiduciosi l'età della pensione e insegnando ai nostri figli a fare lo stesso.

L'unica possibilità che abbiamo è cavalcare quest'onda inarrestabile «nata dalla decisione di miriadi di persone che vogliono stare meglio e si sacrificano per farlo». Ciò che possiamo e dobbiamo fare è capire che cosa è e come va trattato il nostro capitale umano in questo nuovo mondo, come possiamo sfruttarne al massimo i benefici e le novità.

Il libro che state per leggere è questo:

un lavoro sul nostro lavoro.

Un tentativo di rispondere, in modo informato, con una vasta bibliografia, una ricchissima aneddotica fatta di storie vere, personali, di uomini e donne in carne ed ossa viste, ascoltate e conosciute, alla domanda che tutti ci dovremmo fare ogni sera, uscendo dal lavoro e spegnendo il computer: «Dopo questa giornata, sono migliore o peggiore? Sono riuscito a creare valore per me mentre creavo valore per gli altri? Ho fatto crescere il mio capitale umano mentre lo impiegavo per accrescere la ricchezza della nostra economia?».

Leggete questo sorprendente libro e datevi una risposta.

Antonio Polito


Indice

Prefazione di Antonio Polito

Introduzione

Tsunami

Primavera e Autunno
Popolazione e ricchezza
L'epoca dello Tsunami
La Sfida
Creare valore per sè e per gli altri

Scambi di valore
La scoperta dell'uomo
Oltre la conoscenza
Valore, valori, prezzi
Volatilità
Abilità

Sapere e saper fare
Esperienza: una relazione con le cose nel tempo
Le sfide dell'abilità
Il mercato delle conoscenze
Relazioni

Il lavoro è relazione
Conoscere e trattare le persone
Le sfide delle relazioni
Networking
Motivazioni

Spendersi per chi e per che cosa
Conoscere e trattare sé stessi
Le sfide delle motivazioni
Prendere il timone
Investire in umanità

L'investimento iniziale
Educazione e cultura
Io sono mio
Ascesa e caduta
Trafficare i talenti

Scelte
La bussola e il vento
Industriosità
Industriosi e imprenditori
Sulla Cresta

Crisi e opportunità
Un'onda esponenziale
Abbondanza
Dalla parte dell'onda
Cittadini globali
Dal lavoro all'azione
Bibliografia


Riccardo Ferrari, Andrea Migliavacca
Tsunami Surfing - Libro >> http://goo.gl/NLL1kv
Come vincere le Sfide della Crisi con il proprio Lavoro
Editore: Anteprima
Data pubblicazione: Marzo 2014
Formato: Libro - Pag 326 - 14x21 cm




giovedì 27 marzo 2014

Aloe Vera: la regina delle piante medicinali

Aloe Vera: la regina delle piante medicinali

Come utilizzare l'estratto puro di aloe vera per manterene il corpo in salute e curare tanti disturbi

di Alice Beringer - 25/03/2014



Aloe Vera: la regina delle piante medicinali

Al mondo esistono più di 250 tipi di Aloe. Di questi solo l’Aloe Vera (Aloe Barbadensis Miller), grazie alla sua composizione biochimica, possiede le migliori caratteristiche come pianta officinale. Già gli antichi Greci conoscevano numerose ricette per la sua applicazione e le nostre nonne la chiamavano semplicemente «la pianta del primo soccorso».

L’Aloe si può difatti considerare una piccola “farmacia” casalinga: il succo guarisce tagli e ustioni, protegge contro le punture di zanzara e le scottature solari, aiuta nella cura dell’acne oppure contro la caduta dei capelli ed è efficace contro i disturbi di stomaco, se si è mangiato troppo oppure troppo pesantemente.

L’Aloe è un rimedio miracoloso contro molti disturbi e malattie, che non produce effetti collaterali. I nostri antenati necessitavano dell’intera pianta per poter estrarre il succo curativo dalle sue foglie. Per fortuna noi possiamo comperarlo od ordinarlo in farmacia.
A seconda della malattia il succo è adatto per l’uso interno ed esterno allo stato puro, senza aggiunte chimiche.

Cosa contiene l'Aloe Vera

L’Aloe Vera Research Institute [L’Istituto di ricerca sull’Aloe Vera; N.d.T.] negli USA ha studiato, negli anni e in maniera approfondita, la composizione chimica della pianta.

Oltre alla vitamina A, C ed E essa contiene soprattutto un’alta percentuale di vari amminoacidi, così importanti per la formazione delle proteine e per il quadro proteico. Alcuni di loro devono essere somministrati attraverso l’alimentazione, anche se in parte vengono prodotti dal nostro organismo. A questo gruppo appartiene l’amminoacido lisina, che l’Aloe vera contiene in alta concentrazione, come anche l’arginina e la metionina.

Ecco di seguito di amminoacidi contenuti nell’Aloe Vera, così importanti per la nostra salute:
• Alanina
• Arginina
• Acido aspartico
• Acido glutammico
• Glicina
• Istidina
• Lisina
• Metionina
• Prolina
• Serina
• Tirosina

Anche la composizione minerale è interessante:
• Calcio 18,6 mg/l
• Carbonato di potassio 31,4 mg/l
• Ferro 44,0 mg/l
• Manganese 4,5 mg/l
• Magnesio 3,1 mg/l
• Sodio 12,7 mg/l
• Zinco 1,7 mg/l

L’Aloe contiene proprio quelle sostanze che si dimostrano essere importantissime per il buon funzionamento del sistema immunitario, in quanto lo rafforzano.

Aloe Vera per il rafforzamento del sistema immunitario e del corpo
Molto tempo prima dello sviluppo sintetico degli antibiotici era già noto l’effetto antibatterico dell’Aloe Vera che faceva di lei la pianta medicinale per eccellenza contro tutti i tipi di infiammazione. Questa conoscenza cadde in seguito nell’oblio.

Tutti i processi infiammatori, a partire dal foruncoletto alla nefrite, rappresentano la parte principale delle malattie nelle quali incorriamo abitualmente. Se si cura solo la sintomatologia, anziché intervenire sulla causa, anche queste malattie possono avere un decorso lungo e difficile. Nelle infiammazioni è perciò fondamentale rafforzare le funzioni fisiologiche dell’organismo, in modo da evitare conseguenze e danni di vasta portata.

L’Aloe si adatta egregiamente allo svolgimento di questo lavoro: nell’uso estemo funge da antibiotico, uccidendo i batteri; tramite l’assunzione orale rafforza il sistema immunitario del corpo.

Nel nostro corpo vi sono delle immunocellule alle quali compete la difesa contro sostanze estranee nel nostro organismo (antigeni), nonché l’eliminazione di cellule degenerate. Questo sistema di controllo così complicato è in grado di funzionare solo se le cellule di difesa sono veramente integre. Ogni squilibrio è subito avvertito, perché si diventa più predisposti a infezioni di tipo batterico o virale. Per fare un esempio: ammalarsi di influenza o di qualche disturbo intestinale sarà più facile. Soltanto quando la condizione enzimatica è perfetta, il nostro corpo può produrre abbastanza anticorpi, in quanto gli enzimi regolano la funzione cellulare.

È qui che si rivela l’efficacia dell’Aloe Vera. L’Aloe dà una mano alla regolare costruzione degli enzimi, mobilita la loro attività, rafforzando in questo modo il sistema immunitario. Ricordatevi che ogni farmaco sintetico provoca nel nostro organismo un’intossicazione più o meno grave, disturbando di conseguenza il quadro enzimatico. Ciò si manifesta con i cosiddetti effetti collaterali. L’Aloe viceversa non intossica in alcun modo l’organismo; al contrario, lo sostiene direttamente alle fondamenta della nostra salute e cioè nell’attività degli enzimi.

Curare la Cistite in modo naturale: con l'Aloe
A causa di un raffreddamento della vescica si possono insediare germi sulla sua mucosa e provocare un’infiammazione. A questa malattia sono esposte di più le donne rispetto agli uomini, perché i germi possono penetrare con maggiore facilità all’interno della vescica grazie all’uretere più corto. L’infiammazione si contraddistingue dalla forte pressione urinaria, accompagnata spesso da febbre. La malattia si dovrebbe risolvere entro due settimane.

Si consiglia, oltre a tenere ben coperto e al caldo il basso ventre, l’assunzione di 1 cucchiaino di succo d’Aloe per 3 volte al giorno, possibilmente diluito in acqua calda oppure nel tè.

Cosa si può curare con l'Aloe Vera?

Con l'Aloe Vera è possibile curare: abrasioni, acciacchi di vecchiaia, acne, acne rosacea, actinomicosi, alitosi, allergia alle fragole, alopecia, anemia, aritmia, arteriosclerosi, artrite urica (gotta), ascesso, ascesso delle ghiandole sudoripare, asma, carenza di acido gastrico, catarro del cavo orale, cateratta, cheratite, cistite, colesterolo, congiuntivite, cura della pelle, depurazione del sangue, dermomicosi, distonia neurovegetativa, disturbi del seno frontale, disturbi gastrici, disturbi mestruali, doppie punte, eczema, eczema da contatto, eczema seborroico, ematoma, emeralopia, emorroidi, eritema nodoso,erpes, ferite, ferite da taglio, foruncoli, gastrite, geloni, giradito, glicemia, infiammazione dell’ano, ipertensione, mal di denti, mastite, meteorismo, micosi del piede, neurodermatite, orticaria, orzaiolo, piaghe da decubito, psoriasi, rinite, afforzamento della funzionalità renale, rughe, scottatura solare, stipsi, tonsillite, ulcera duodenale, ustioni, vene varicose, vesciche.

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Ricetta: Produrre in casa un'ottimo succo di Aloe

Nel caso in cui diffidiate dell’uso di prodotti d’Aloe già confezionati, ecco qui alcune indicazioni utili per la produzione del succo curativo a casa.

• Procuratevi presso il vostro giardiniere una pianta d’Aloe Vera di almeno due anni. L’età ideale sarebbe di quattro anni.

• La pianta dovrebbe essere collocata nel vostro appartamento in un posto soleggiato. Durante l’estate può stare sul balcone.

• Al momento dell’utilizzo tagliate con un coltello ben affilato una delle foglie inferiori. Incidete la foglia sul suo lato inferiore e spremete il succo.

• Il miglior modo di conservazione è nel vetro scuro (vetro bruno).

• Il succo non utilizzato è da riporre in frigorifero, dove si conserva per alcune settimane.

• Per l’applicazione di cataplasmi si utilizza la polpa della foglia intera, separando la stessa dalla dura scorza esterna. La polpa va riposta in un contenitore e ridotta in crema con un passaverdure.

• Anche questa crema può essere conservata per più settimane in frigorifero, posta in un contenitore di vetro scuro.

Come tutti i farmaci anche l’Aloe Vera è da assumere esclusivamente nei dosaggi prescritti e per non più di due mesi. In caso contrario la sua forza terapeutica perderà efficacia e può addirittura produrre l’effetto opposto.
 

Questo articolo è tratto dalla rivista:

Scienza e Conoscenza - N. 47 - Rivista >> http://goo.gl/nllqqM
Nuove scienze, Medicina non Convenzionale, Consapevolezza
Editore: Scienza e Conoscenza - Editore
Data pubblicazione: Febbraio 2014



mercoledì 26 marzo 2014

Dove nasce la coscienza?

Dove nasce la coscienza?

Gli studi del neuroscienziato Antonio Damasio dimostrano come la nascita del Sé e della Coscienza si situino in primo luogo a livello corporeo

di Laura Pieroni - 24/03/2014



Dove nasce la coscienza?

La coscienza è uno dei temi che da sempre ha intrigato l’uomo. Dalla filosofia alla psicologia, alle più recenti scoperte delle neuroscienze si è cercato di comprendere e districare il mistero di questa capacità, che nelle sue forme più articolate ci caratterizza e ci rende unici nel panorama dell’evoluzione. Lo studio della coscienza, proprio per le sue qualità distintive e per la difficoltà di individuare metodologie di ricerca adatte, ha sofferto per lungo tempo dell’idea che si trattasse di qualcosa di speciale, non riconducibile alla realtà del corpo, alla nostra materialità intesa come meraviglioso insieme di funzioni e vita, come se questo fosse troppo poco per spiegare la facoltà di sentirci presenti a noi stessi, vivi, e capaci di una riflessione sul mondo e su noi stessi. Ancora oggi incorriamo nell’errore di considerare la mente e il corpo come entità separate, di natura completamente diversa, attribuendo al corpo un ruolo quasi di secondo ordine rispetto alle funzioni che attribuiamo alla mente, e lasciando che il nostro sé, tutto ciò che riconosciamo come noi stessi diverso dal mondo esterno, si localizzi in misteriosi processi mentali potenzialmente indipendenti dal corpo. Uno dei meriti principali di Damasio, che con il suo libro Il sé viene alla mente ci offre una panoramica sorprendentemente ampia della nascita del sé e della coscienza, è suggerire e in parte dimostrare come il corpo, invece di essere un semplice effettore della mente, ne sia il creatore.

Il corpo che crea la mente

Mentre leggevo mi sono stupita della semplicità di una riflessione che ho fatto e che nella mia mente si è tradotta in un’immagine: quella di un corpo umano e della sua innervazione, milioni e milioni di neuroni che innervano ogni più piccolo tratto della nostra pelle, dei nostri organi e dei nostri muscoli, ne ricevono e recapitano informazioni, traducono in segnali bioelettrici il freddo, il caldo, la pressione, le tensione, il movimento, l’acidità, l’ossigenazione. Il cervello nel corpo e il corpo nel cervello, senza soluzione di continuità. Damasio infatti, avvalendosi di una visione evolutiva, ci mostra come il sistema nervoso si sia evoluto per coordinare l’attività di miliardi di esseri viventi: le cellule del nostro corpo. Un sistema dal funzionamento incredibilmente complesso, la cui omeostasi si attesta in un intervallo estremamente ristretto e la cui variazione produce le sensazioni che vanno dal piacere al dolore con l’obiettivo di preservare la vita.

Immaginiamo per un attimo il numero impressionante d’informazioni enterocettive e propriocettive che viaggiano da ogni distretto del nostro corpo, i visceri, la pelle, i muscoli, percorrendo strade diverse che s’incontrano nel tronco encefalico, dove per la prima volta si crea una rappresentazione integrata dello status interno del nostro corpo e dove per Damasio si crea il primo abbozzo del sé, quello che lui definisce Proto-Sé, mediato non da un’immagine corporea, ma dai sentimenti primordiali associati ad essa. Una gamma che va dal dolore al piacere, dalla sensazione di tensione a quella di rilassamento; il primordio della sensazione delle emozioni. Queste informazioni permettono al corpo di essere sentito, sentito ad esempio dolorosamente o piacevolmente teso in alcune parti rispetto ad altre, sentito vivo in generale. Questo porta per Damasio a una prima bozza di soggettività, ancora lontanissima dall’essere Sé, ma che del Sé è il primo mattone, senza il quale non potrebbe emergere la condizione di coscienza.

Il ruolo delle emozioni

È quindi già evidente come per l’Autore sia centrale il ruolo delle emozioni nella costruzione del Sé. Sentire rabbia, paura, tristezza, felicità, disgusto, sorpresa, vuol dire interpretare le complesse reazioni del corpo a queste emozioni che innescano schemi precisi di attivazioni corporee. Quando incontriamo un oggetto potenzialmente pericoloso s’attivano determinate aree del nostro cervello, che danno luogo a una cascata di eventi corporei, e la conseguente variazione di stato fisico la percepiamo come sensazione di paura. Insomma noi, più che provare emozioni, sentiamo gli effetti delle emozioni grazie al corpo. Invece di “ho paura” sarebbe quindi più corretto dire “sento paura”, con oltretutto l’indubbio vantaggio di non identificarci nella paura. Coerentemente con quanto afferma Damasio ho potuto sperimentare quanto, in momenti di forte paura in cui la reazione spontanea è quella d’immobilizzarsi e “affogare” nella paura, il movimento o una stimolazione corporea siano di grande aiuto per uscire da quello stato. Il cambiamento di sensazioni prodotte da un nuovo assetto fisico consente di sbloccare quella condizione e uscire dalla paura.

La corteccia dell’insula è la struttura cerebrale che Damasio identifica come il luogo dove le informazioni sul corpo vengono elaborate per produrre i sentimenti delle emozioni in relazione all’interazione dell’individuo con il mondo. La percezione del mondo mediata da vista, tatto, udito, gusto, olfatto, si colora sempre di un’emozione più o meno conscia, più o meno intensa, e si integra con la sensazione di quella emozione. Una volta percepito un determinato oggetto ci è possibile anche ricordarlo, grazie all’attività della corteccia e probabilmente degli stessi neuroni coinvolti nella sua percezione. Ma il ricordo non si ferma alle caratteristiche cognitive, bensì è possibile ricordare insieme all’oggetto/evento anche la sua colorazione emotiva, determinata dalla sensazione che ne abbiamo provato. Nasce così il Sè Nucleare, dall’interazione tra il mondo e l’individuo, tra la rappresentazione di esso e l’effetto che ci fa, ciò che ci permette di discriminare ciò che sono io da ciò che è il mondo. Un sé indispensabile alla coscienza, ma che non necessita di essa per esistere. Un dispiegamento di rappresentazioni, immagini, suoni, odori, e sentimenti associati, che non necessariamente passano per lo stato cosciente, ma che in ogni caso possono essere registrati ed elaborati dalla corteccia cerebrale.

Il Sé Autobiografico

Quando il sé viene alla mente? Quando particolari funzioni cognitive, come il linguaggio, l’attenzione sia selettiva che diffusa, la pianificazione, l’immaginazione, la previsione, il ragionamento, il giudizio, la volontà, s’aggiungono alle funzioni primarie e permettono alla persona di aggiungere al Sé Nucleare quello che Damasio chiama il Sé Autobiografico: l’insieme di rappresentazioni, integrate nello spazio e nel tempo, del passato (ricordi), del presente (percezioni) e del futuro (immaginazioni e previsioni elaborate dalle precedenti) che condividono la prospettiva della persona che sta ricordando, percependo, immaginando, e di cui essa ha un continuo sentire.

Le emozioni diventano così i marcatori del valore biologico nell’interazione con il mondo. Sentire ciò che ci piace e ciò che non ci piace, conoscere cosa ci provoca dolore, paura, felicità, immaginare l’effetto che ci potrebbe fare una determinata situazione, essere insomma a contatto con il nostro corpo, ci permette di scegliere le azioni più appropriate al nostro benessere. Infatti, sebbene non sia possibile bloccare o controllare le emozioni, la modulazione delle sensazioni che ci evocano è possibile, e l’allenamento a riconoscerle nelle loro sfumature è essenziale per il nostro benessere.

Cos’è quindi la coscienza per Damasio? È un particolare stato della mente, in cui vi è conoscenza della propria esistenza e dell’esistenza dell’ambiente circostante. La conoscenza della propria esistenza è determinata dal lavoro di concerto del Proto-Sé, del Sé Nucleare e del Sé Autobiografico; è narrazione e sentimento, che insieme producono quel particolare stato che non ha luogo né area, ma che si manifesta come sinfonia di un’orchestra di numerosissimi elementi, il cui direttore è il Sé manifestazione del corpo.

Chi è Antonio Damasio

António Rosa Damásio (Lisbona, 25 febbraio 1944) è un neurologo, neuroscienziato, psicologo e saggista portoghese.
Ha compiuto importanti studi sulle basi neuronali della cognizione e del comportamento.
Tra le sue più importanti scoperte vanno menzionate: l'identificazione delle attività e dei percorsi corticali e sotto-corticali nel riconoscimento di volti e oggetti; l'identificazione delle aree neuronali implicate nei processi emotivi; la dimostrazione che le emozioni sono implicate nel prendere decisioni; l'identificazione delle regioni limbiche e del tronco cerebrale come possibili aree cerebrali aventi un ruolo nell'Alzheimer.


Questo articolo è tratto dalla rivista

Scienza e Conoscenza - N. 45 >> http://goo.gl/AIyLTJ
Nuove scienze, Medicina non Convenzionale, Consapevolezza
Editore: Scienza e Conoscenza - Editore
Data pubblicazione: Luglio 2013




martedì 25 marzo 2014

Io Sono Me - I 7 Specchi Esseni

Io Sono Me - I 7 Specchi Esseni

Tecnologia di Liberazione Emozionale

di Arcangelo Miranda



Negli anni 90 Gregg Braden ha riscoperto i Sette Specchi Esseni, che ora sono interpretati da Arcangelo Miranda, nel modo più corretto e al contempo incredibile. L'analisi parte dall'interpretazione emozionale, fino a comprendere gli aspetti spirituali e sociologici del comportamento umano, una vera rivelazione, forse la più importante che si possa reperire sulle emozioni.

Ad esempio, con il Terzo Specchio potrai renderti conto del perché le religioni sono state capaci di farci innamorare e inseguire entità inesistenti quali le divinità, gli angeli e cose del genere: esse sono state capaci di annullare il senso di te e tu te lo sei andato a cercare altrove.

Per non parlare del Quinto Specchio, nel quale scoprirai come il meccanismo dell'attaccamento crei la necessità di vedere all'esterno di noi le autorità precostituite; crediamo che esista un dio solo nella misura in cui consideriamo i nostri genitori tali invece che esseri spirituali e nella stessa misura noi NON ci consideriamo DIO.

Un'altra grande opera di Arcangelo Miranda.

Questo è, probabilmente, uno degli strumenti più efficaci in assoluto per recuperare la propria autodeterminazione emozionale. Basato sulla tecnologia dei 7 Specchi Esseni, ne migliora la comprensione rispetto alle precedenti analisi. Ti aiuta nella comprensione dei problemi dell'avere.

Con IO SONO ME ci addentriamo in quello che è il territorio più oscuro dell'essere umano, cioè la sua sfera emozionale.

Circa 2500 anni fa, nell'India del nord, una donna, la regina Maya, era in viaggio verso la casa paterna in quanto, per tradizione del tempo, doveva dare alla luce un figlio. Narra la leggenda che ella partorì in un boschetto dando alla luce

Gautama Siddharta, colui che assumerà il nome di Buddha che significa "risvegliato" o "illuminato".

Quale figlio di re, egli viveva negli agi e nei fasti del Palazzo Reale senza avere modo di osservare la sofferenza dell'uomo in quanto il padre aveva espressamente ordinato che egli avesse contatti solo con persone giovani, fiorenti ed in ottima salute ma un giorno, Gautama uscì dal palazzo reale e potè osservare con i suoi occhi il mondo"reale", fatto di sofferenze derivanti da morte, malattie e vecchiaia. Egli decise, allora, che avrebbe trovato a tutti i costi un modo per poter uscire dalla sofferenza del mondo da poter insegnare agli altri e, abbandonata la sua casa e la sua famiglia, iniziò la sua ricerca che lo portò a trentacinque anni, in meditazione sotto un albero, a raggiungere lo stato di "risveglio" in cui la mente si ferma e l'individuo raggiunge la pace dei sensi.

In questo libro Arcangelo Miranda rivelerà tutti gli atteggiamenti che portarono Siddharta a vincere la sofferenza liberandosi delle emozioni: ci parlerà del modo di recuperare quella libertà emozionale che era presente all'inizio della nostra avventura sulla terra ma che abbiamo perso dopo la nostra "caduta"

* Nuova edizione riveduta e corretta


Dalla Quarta di Copertina

Gli Esseni forse identificarono meglio di chiunque altro il ruolo dei rapporti umani riuscendo a dividerli in 7 categorie. 7 misteri corrispondenti ai vari tipi di rapporto che qualunque individuo avrebbe sperimentato nel corso della sua vita di relazione con chiunque avesse mai incontrato.

Essi chiamarono queste sette categorie "specchi" probabilmente per farci ricordare che in ogni istante della nostra vita di relazione, la nostra realtà interiore ci viene mostrata dall'esterno come uno specchio.

Grazie alle potenti e semplici informazioni contenute in questo illuminante libro, riuscirai ad osservare "dal di fuori" i tuoi comportamenti, perchè è proprio nel momento riflesso che noi abbiamo la possibilità di osservare la nostra parte oscura per modificarla fino ad annullarla: è solo così che possiamo, un po' alla volta, divenire ciò che davvero sentiamo essere dentro.

Ogni volta che determiniamo emozioni negative, la nostra sfera emozionale diviene più pesante e il nostro scopo in quanto essere spirituale è deviato e perdiamo il contatto con la voce guida, quella del nostro IO SONO.

Libera la tua coscienza, riprendi il possesso della tua Guida Interiore e quindi della tua vita: con questo potente libro tu puoi sperimentare immediatamente la libertà emozionale.

Usa subito la tecnologia essena contenuta in questo libro


Tutto è Perfetto - Estratto dal Libro "Io Sono Me"

La frase tutto è perfetto ha creato una quantità di danni inenarrabili nel settore cosiddetto spirituale ed è divenuta vessillo di individui depressi e irresponsabili.

Dire che il mondo è perfetto e non agire è da imbecilli e porta come conseguenza il fatto che non serve fare nulla poiché le cose vanno già bene così; ma in un universo, se non c'è un continuo apporto di energia tale da produrre un lavoro in grado di far cambiare le cose, non ci può essere riconoscimento progressivo del sé.

La frase tutto è perfetto è propria di un individuo che ha maturato dentro sé il vedere le cose senza alcun giudizio emozionale. La compassione non è coinvolgimento emozionale, ma è sempre una spinta ad agire per trasformare le cose disarmoniche in armoniche.

Ciò che è veramente perfetto è il meccanismo con cui accadono le cose e quindi di come ci ritroviamo il futuro; l'abilità dell'individuo sta nel fatto di riuscire a spezzare le catene di quegli eventi che gli massacrano la vita.

Ammettiamo che, per liberarti da una situazione, fuggissi via da una persona idiota: la perfezione della vita ti farà ottenere la stessa identica e precisa quantità di idiozia-specchio sotto altre forme e da altri terminali, siano essi persone, eventi, luoghi, tempi o cose.

Ciò significa che, entrando dal panettiere, giudicheresti il suo comportamento idiota rispetto a un qualcosa che, in quel momento, le forze equilibratrici della vita ti ripresenterebbero innanzi agli occhi in risposta alla quantità di idiozia che tu giudichi.

Questa discussione ci porta all'aberrazione più potente, quella del giudizio, rappresentata dall'Apostolo Giuda nella storiella simbolica chiamata Vangelo.

Esiste una innumerevole serie di filosofie che pongono attenzione sulla questione del 12: i 12 apostoli, le 12 fatiche d'Ercole, le 12 costellazioni, le 12 tribù d'Israele e così via; perché questo 12 è così ricorrente?

Per comprendere questa cosa possiamo far riferimento ad una scena del mito cristico, quella in cui il personaggio, inventato a fini letterari col nome di Gesù, tra la moltitudine della folla sceglie 12 personaggi ai quali, ad un certo punto del percorso, dice "dove IO vado, voi non potete venire".

Chi sono i 12? Essi rappresentano le 12 aberrazioni fondamentali, quelle che rendono un essere spirituale un umano prigioniero della materia. La scelta dei 12 significa che, se si lavora su quelle 12 aberrazioni fondamentali, tutta la folla delle miriadi di aberrazioni conseguenti viene meno.

E proprio in questo modo lavora una Scuola di Illuminazione che tende all'ascensione.

Un individuo che esprime il suo Sé materiale senza lavorare sulle 12 aberrazioni fondamentali, morirà con il corpo fisico, ma avendo terminato la sua missione materiale, non avrà necessità di rinascere su questo piano ed è quindi libero dal ciclo delle nascite e delle morti.

Diversamente, se mentre si è in vita e si realizza il sé materiale si riescono a sradicare anche le aberrazioni fondamentali, ecco che l'individuo non ha più necessità di morire e può ascendere nella dimensione superiore, trasformando il suo corpo fisico in quello di luce. Questa impresa è davvero così titanica che è appunto chiamata le 12 fatiche d'Ercole.

Ma torniamo ai nostri simbolici 12 apostoli: il personaggio di Giuda rappresenta il Giudizio, Tommaso l'inevitabilità della morte, Pietro la dualità (colui che porta rancore verso l'altro sesso) e così via.

Qual è il più importante degli apostoli e quindi l'aberrazione fondamentale su cui lavorare?

È il giudizio, quella relativa al nome Giuda.

Infatti tutte le filosofie dicono di non giudicare e da qui, come abbiamo detto all'inizio, nascono i problemi di apatia.

La mancanza di giudizio di "Tutto è perfetto" si riferisce all'abilità dell'individuo di essere sereni pur non essendo felici innanzi ad una contrarietà (Gesù pianse alla morte dell'amico Lazzaro) e proprio la mancanza di felicità diviene la spinta ad aggiustare le cose.

La mancanza di giudizio è l'abilità a rimanere in uno stato come se le cose fossero perfette e non perché lo siano: questo è star di fronte alle cose e vederle nella loro vera natura, senza essere risucchiati nei vortici emozionali della faccenda. Ciò non significa non agire, come erroneamente crede la maggior parte delle persone depresse che riempiono il settore spirituale.

Molti mi dicono che la realtà è un sogno che possiamo cambiare quando vogliamo, ma nessuno si rende conto, causa l'aberrazione del salvatore, che se non mettiamo lì un punto di operatività, le cose non cambiano, poiché è solo l'emozione di una esperienza diversa che fa cambiare il nostro punto di vista sulle cose.

Questa stupida e vana speranza che le cose cambino da sole sottende l'attività maligna del salvatore secondo cui le cose, se siamo buoni e onesti, arriveranno da sole: questo non è possibile perché l'universo non funziona sulle speranze, ma sul lavoro e richiede energia per i cambiamenti.

Si potrebbe dire che l'assioma dell'universo fisico sia che chi di speranza vive, disperato muore; ciò significa che gli inattivi e gli speranzosi credono che questo sia un sogno e non si rendono conto che è un incubo.


Indice

Presentazione dell'Editore

Prefazione
Introduzione

Parte 1 - Analisi

1. Gli antichi erano primitivi?
2. Cosa sta per accadere?

Parte 2 - Il Meccanismo

3. Lo scopo dell'esistenza
4. Avere o essere
5. Circuiti: stai recitando una parte
6. Emozioni desiderabili e indesiderabili
7. Il doppio ruolo del Cuore e la PNEI

Parte 3 - Lo strumento

8. AVPR1a: il gene della generosità
9. Entanglement: tutto è unito
10. Ridefinire il Sé con i 7 Specchi Esseni
10.1 Il Primo Specchio Esseno dei rapporti umani
10.2 Il Secondo Specchio Esseno dei rapporti umani
10.3 Il Terzo Specchio Esseno dei rapporti umani
10.4 Il Quarto Specchio Esseno dei rapporti umani
10.5 Il Quinto Specchio Esseno dei rapporti umani
10.6 Il Sesto Specchio Esseno dei rapporti umani
10.7 Il Settimo Specchio Esseno dei rapporti umani
11. I 5 (+1) Riti Tibetani del Ringiovanimento

Parte 4 - Conclusione

Epilogo: Tutto è perfetto

Caro Arcangelo

Altri libri dello stesso autore


Arcangelo Miranda
Io Sono Me - I 7 Specchi Esseni - Libro >> http://goo.gl/uLsxpD
Tecnologia di Liberazione Emozionale
Editore: Io Sono Edizioni
Data pubblicazione: Febbraio 2014
Formato: Libro - Pag 216 - 17x24



venerdì 21 marzo 2014

La Mente supera la Medicina

La Mente supera la Medicina

La prova scientifica che si può guarire da soli

di Lissa Rankin



Un libro rivoluzionario che cambierà la storia della medicina

La prova scientifica che si può guarire da soli

Esistono prove secondo cui puoi guarire il tuo corpo semplicemente cambiando modo di pensare e sentire. Esistono prove secondo cui puoi ammalarti se hai pensieri non sani.
E non è solo una questione di testa. È qualcosa di fisiologico.

Si può davvero guarire il corpo semplicemente cambiando modo di pensare e sentire? È vero che esistono prove secondo cui è più facile ammalarsi se non si hanno pensieri sani e positivi? È solo una questione di testa, o c'è qualcosa di fisiologico? Come avviene?

In questo straordinario libro, l’esperto medico Lissa Ranking ti spiega esattamente in che modo pensieri ed emozioni negativi possono trasformarsi in malattie e in che modo invece pensieri ed emozioni buoni possono favorire l’autoguarigione del corpo.

Ma c’è dell’altro.

Esistono prove secondo cui i medici possono favorire la tua guarigione,
non tanto per il trattamento che prescrivono, quando per l’autorità che attribuisci loro.

In questo libro Lissa Rankin ci dimostra che:

una bella sorpresa può giovare alla tua salute più dell'eliminazione delle sigarette;
qualcosa che ritenevi assolutamente irrilevante per il tuo benessere può donarti sette anni di vita;
una sola cosa divertente può ridurre drasticamente il numero di visite mediche di cui hai bisogno;
un cambiamento positivo nel tuo atteggiamento può farti vivere dieci anni di più;
un'abitudine lavorativa può accrescere il tuo rischio di morire;
un'attività piacevole, che forse non hai mai collegato alla salute, può ridurre drasticamente i rischi di patologia cardiaca, infarto e cancro al seno;
il modo in cui il medico si rapporta al paziente e crea con esso un rapporto costruttivoe di fiducia, influenza fortemente le possibilità di guarigione del malato.
Questi sono solo alcuni dei fatti scientificamente verificabili che Lissa presenta in queste pagine e che stanno radicalmente cambiato il mondo della medicina convenzionale.

"La Mente supera la Medicina" è diviso in 3 parti:

Parte Uno – Lissa dimostra come la mente ha il potere di alterare fisiologicamente il corpo attraverso la potente combinazione tra credenze positive e cure amorevoli da parte dei medici;

Parte Due – L’autrice ci mostra in che modo la mente può alterare la fisiologia corporea, partendo da scelte di vita quali le relazioni che scegliamo di alimentare, la vita sessuale, il lavoro, le scelte economiche, la creatività, l’essere ottimisti o pessimisti, la felicità, il modo in cui si passa il tempo libero;

Parte Tre - L’autrice introduce un modello radicalmente nuovo di benessere da lei creato e in cui guida all’autoguarigione tramite sei passi

“Non esiste una malattia del corpo che prescinda dalla mente”
Socrate


Introduzione del Libro "La Mente supera la Medicina"

«Non esiste una malattia del corpo
che prescinda dalla mente»
Socrate

Cosa penseresti se ti dicessi che prenderti cura del corpo è la cosa meno importante che puoi fare per la tua salute? Che per essere davvero sani sono più importanti altri fattori? Che la chiave della salute non consiste soltanto nel mangiare in modo nutriente, fare esercizio fisico quotidiano, mantenere un peso equilibrato, dormire otto ore, assumere vitamine, bilanciare gli ormoni o farsi visitare spesso dal medico?

È ovvio che questi sono tutti elementi importanti – se vogliamo anche decisivi – per godere di buona salute.

Ma se ci fosse qualcos’altro di ancora più importante?

Se tu potessi guarire il tuo corpo semplicemente cambiando modo di pensare e sentire?

So che sembra un’affermazione radicale, soprattutto sulla bocca di un medico. Ma credimi: la prima volta che ho letto le ricerche scientifiche in cui veniva ipotizzata questa conclusione, ero scettica quanto te. È fuor di dubbio, pensavo, che la salute del corpo umano sia qualcosa di molto più complesso del semplice ritenersi sani o malati.

O no?

Qualche anno fa, dopo dodici anni di formazione medica convenzionale e otto anni di pratica clinica, avevo ormai fatto miei i principi della medicina convenzionale, da me venerati come la Bibbia. Mi rifiutavo di credere a tutto ciò che non potevo testare con prove cliniche randomizzate e controllate. Per di più, essendo mio padre un medico tradizionale che irrideva tutto ciò che aveva il minimo sentore di new age, ero quanto mai cocciuta, prevenuta e cinica.

Nella medicina che ero stata educata a praticare non c’era posto per l’idea che potessimo guarirci o ammalarci tramite il potere dei pensieri e delle emozioni. Certo, i miei professori dicevano che le malattie prive di spiegazione biochimica stavano tutte «nella testa del paziente», ma chi presentava tali malattie veniva subito mandato dallo psichiatra, scuotendo il capo e distogliendo gli occhi.

Non meraviglia che l’idea secondo cui la mente abbia il potere di guarire il corpo sembri una minaccia a molti medici affermati.

Dopo tutto, passiamo un decennio ad apprendere quegli strumenti che dovrebbero permetterci di diventare padroni del corpo altrui. Vogliamo credere che il tempo, i soldi e l’energia spesi nel trasformarci in medici non siano stati sprecati. Abbiamo un investimento, professionale ed emotivo, nell’idea che se qualcosa si rompe a livello fisico, occorre fare affidamento sulla nostra competenza.

In quanto medici, ci piace credere di conoscere il tuo corpo meglio di te.
Tutta la struttura della medicina si basa su questo postulato.

La maggior parte della gente è felice di accettare questo paradigma. L’alternativa – avere più potere sul proprio corpo di quanto in genere si pensi – rimette la responsabilità sulle spalle di ognuno, e per molte persone questo è troppo.

È di gran lunga più facile dare tutta la responsabilità, riporre ogni speranza su qualcuno più saggio, più intelligente e con maggiore esperienza, capace di “aggiustarci”.

E se invece ci sbagliassimo tutti? Se negando il fatto che il corpo sia naturalmente equipaggiato per guarirsi attraverso la mente stessimo in realtà sabotando noi stessi?

In quanto scienziati, non possiamo fare a meno di osservare cose che la scienza semplicemente non riesce a spiegare. Anche i medici più prevenuti vedono migliorare pazienti che, in base a tutte le conoscenze scientifiche, dovrebbero invece peggiorare. È di fronte a casi del genere che siamo costretti a mettere in discussione le nostre più salde convinzioni sulla medicina moderna, cominciando a chiederci se in ballo non ci sia qualcosa di mistico.

In generale, i medici non parlano di simili possibilità davanti ai pazienti, ma ne bisbigliano tra loro nelle stanze riservate degli ospedali e all’università. Se sei curioso e fai attenzione – come me – udrai storie tali da lasciare interdetti.

Sentirai parlare di una donna il cui tumore, durante la radioterapia, si è ristretto fino a scomparire. Solo in un secondo momento i medici si sono accorti che il macchinario per le radiazioni era fuori uso. Lei non aveva ricevuto alcuna radiazione, però credeva di sì. E altrettanto credevano i suoi medici.

Sentirai parlare di una donna che aveva avuto un attacco di cuore, seguito da un intervento di bypass, a sua volta seguito da uno stato di shock che secondo i medici avrebbe potuto generare insufficienza renale, nel caso non fosse stato curato. I medici avevano proposto la dialisi, che lei rifiutò, perché non voleva ulteriori interventi invasivi. Per nove giorni i suoi reni non produssero urine, ma al decimo la minzione ritornò e due settimane dopo, senza alcuna cura, lei era tornata al lavoro, con i reni che funzionavano meglio di prima.

Sentirai parlare di un uomo che aveva avuto un attacco di cuore e rifiutò la chirurgia: le sue arterie coronariche, “irrimediabilmente” occluse, si riaprirono dopo aver cambiato dieta e iniziato un programma di ginnastica, yoga, meditazione e terapia.

Un’altra paziente era ricoverata in terapia intensiva e i suoi organi si stavano spegnendo per un linfoma al quarto stadio. Ebbe un’esperienza di pre-morte, si fuse con l’amore puro e incondizionato, e seppe subito che se avesse scelto di non passare all’altra sponda, il suo tumore sarebbe svanito. Meno di un mese dopo, i suoi linfonodi vennero sottoposti a biopsia e non si riscontrò alcuna traccia di tumore.

Un’altra donna si era rotta il collo. Dopo che i raggi X all’ospedale confermarono la rottura del collo in due punti, rifiutò l’intervento medico e ricorse a un guaritore spirituale, nonostante le veementi obiezioni del dottore. Un mese dopo, senza alcun intervento medico, stava facendo jogging.

Un’altra storia è quella di un protocollo di ricerca per un farmaco chemioterapico, chiamato Epoh, che stava dando modesti risultati positivi, a parte un caso. Che succedeva in quell’unico caso? L’oncologo ne parlava prima con i pazienti, ma invertiva il nome del farmaco. Invece di iniettargli l’Epoh, diceva loro che iniettava Hope [“speranza” in inglese, N.d.T.].

Poiché scrivo un blog abbastanza seguito, con una tribù di fedeli lettori sparsi in tutto il mondo, ascolto storie come questa tutti i giorni.

Condividendole con i miei lettori, ho cominciato a riceverne di ancora più incredibili. Una donna con il morbo di Lou Gehrig andò a farsi vedere dal guaritore Giovanni di Dio: poco dopo, il suo neurologo ne certificò la guarigione. Un uomo paralizzato era andato in pellegrinaggio a Lourdes e ne era tornato camminando. Una donna con cancro alle ovaie al quarto stadio “sapeva” che non sarebbe morta, per cui, dopo aver raccolto il sostegno di coloro che l’amavano, è ancora viva dopo dieci anni. Un uomo cui era stata diagnosticata l’occlusione delle arterie coronariche in seguito a un attacco di cuore si sentì dire che gli restava un anno di vita, se non avesse subìto un intervento al cuore. Dopo aver rifiutato tale intervento, visse altri venti anni e morì all’età di novantadue anni (non per una patologia cardiaca).

Leggendo queste storie, non potevo fare a meno di sentire una voce dentro di me.

Non era possibile che tutte queste persone fossero bugiarde. Però, se non stavano mentendo, l’unica spiegazione era che esisteva qualcosa che andava oltre ciò che avevo imparato nella medicina convenzionale.

Questo mi diede da pensare. Sappiamo che talvolta si verificano guarigioni spontanee e inspiegabili. Tutti i dottori ne hanno osservato qualcuna. Di solito, in questi casi si torna al proprio lavoro con un’alzata di spalle, non senza una sottile frustrazione per non essere riusciti a spiegare tale remissione.

Ma in fondo alla mia mente, mi chiedevo ogni volta se non fosse possibile acquisire qualche controllo su questo processo.

Se a una persona accade “l’impossibile”, non c’è nulla che possiamo imparare da lei?
Vi sono delle analogie tra pazienti con la stessa fortuna? Esistono modi per ottimizzare le possibilità di remissione spontanea, soprattutto quando la medicina standard non offre cure efficaci?
E cosa possono fare – se qualcosa possono fare – i medici per agevolare questo processo?

Non potevo fare a meno di chiedermi se, evitando persino di considerare la possibilità che i pazienti avessero un qualche controllo sulla propria guarigione, non fossi un medico irresponsabile che stava violando il sacro giuramento di Ippocrate. Di certo, se fossi stata un buon medico, avrei aperto la mia mente a tutte le possibili cure per i miei pazienti.

Ma le storie bizzarre che si udivano nelle stanze dei medici o viaggiavano in Rete non erano abbastanza per convincermi. Poiché ero una scienziata per formazione e una scettica per natura, volevo prove solide e razionali, ma i miei primi tentativi furono tutti frustrati.

Feci del mio meglio per approfondire le voci che giravano.
Cominciai a chiedere alle persone che mi raccontavano le loro storie di dimostrarle.

Erano in grado di produrre vetrini al microscopio? Potevo parlare con il tecnico addetto al macchinario delle radiazioni? Potevo vedere le cartelle cliniche?

Nella maggior parte dei casi, ricevetti dei dinieghi.

Quando chiedevo cartelle o studi medici, quasi tutti battevano in ritirata: «È successo troppo tempo fa», «Uno studio è stato condotto, ma non saprei darle riferimenti», «Il mio medico è andato in pensione, quindi non posso mettervi in contatto», «Hanno buttato le mie cartelle cliniche» ecc.

Anche i casi di autoguarigione di cui ricordavo vagamente di essere stata testimone nei primi anni della mia pratica sembravano irrecuperabili. Non avevo preso appunti, non riuscivo a ricordare nomi, non sapevo come contattare quelle persone: in breve, continuavo a girare a vuoto.

Tuttavia, più domande facevo online, più continuavo a ricevere storie.

Quando cominciai a fare la ficcanaso con i miei amici medici, tutti avevano qualche storia sbalorditiva di inspiegabili guarigioni spontanee e di pazienti che erano guariti da patologie “incurabili”, facendo fare una grama figura agli autori delle diagnosi “terminali”. Nemmeno i miei amici, però, potevano fornirmi prove.

A questo punto ero, più che intrigata, ossessionata dall’argomento.
La mia curiosità mi portò a investigare più a fondo.

Dopo centinaia di e-mail e decine di interviste, cominciai a credere che a questi pazienti fosse accaduto qualcosa di reale, tanto che le loro storie si erano trasformate in leggende sui libri di spiritualità e in Internet. Anche se esiste sempre la tentazione di liquidare come ridicole le storie di autoguarigione dei pazienti, se sei un medico che ha davvero a cuore la salute altrui, non puoi ignorare ciò che arriva al tuo orecchio.

E più storie senti, più cominci a chiederti di cosa è capace il corpo.

La maggior parte dei medici, se solo li allontani un attimo dalle orecchie dei colleghi più critici e severi, ammetterà questo: alla fin fine, nel processo di guarigione è all’opera qualcosa a metà tra misticismo e psicologia, e il terreno comune tra i due campi è la nostra vasta e potente mente. Ben pochi, però, sono pronti a dichiararlo ad alta voce, per timore di essere etichettati come ciarlatani.

Da decenni, l’esistenza dei legami corpo/ mente viene sostenuta dai pionieri della medicina. Nonostante ciò, questa idea fatica a farsi largo nella comunità medica convenzionale.

All’epoca della mia laurea, medici famosi come Bernie Siegel, Christiane Northrup, Larry Dossey, Rachel Naomi Remen e Deepak Chopra avevano già esplorato il tema dei rapporti corpo/mente, per cui si potrebbe pensare che i loro insegnamenti abbiano fatto parte della mia formazione medica. Proprio per niente. Non seppi nulla della loro opera fino a molti anni dopo aver terminato la scuola di medicina.

Prima di effettuare le mie personali ricerche, non avevo mai letto i loro libri.
Quando lo feci, provai rabbia.

Come era stato possibile che non avessi saputo nulla di questi medici dal cuore e della mente così aperti? E perché non era richiesta la loro lettura agli studenti di medicina e agli internisti del primo anno?

Continuando a investigare, cominciai a entusiasmarmi, finché la mia passione non si trasformò in un vero e proprio scopo di vita che mi ha assorbito per molti anni.

Cominciai a leggere tutti i testi di medicina sul rapporto corpo/mente che potevo trovare. Iniziai a mettere i risultati delle mie ricerche sul blog, su Twitter e su Facebook, fatto che accrebbe ulteriormente il numero delle storie (da un punto di vista medico etichettabili soltanto come “miracoli”) che mi venivano mandate. Ero come ipnotizzata.

Le testimonianze crescevano a vista d’occhio. Tuttavia, nulla di ciò che stavo udendo poteva considerarsi “scienza”. Desideravo ardentemente le prove secondo cui questi racconti non erano fandonie.

Pertanto, continuai a investigare, cercando di restare aperta e imparando sempre più cose sul modo in cui la mente poteva influenzare il corpo.

Una parte di me era aperta all’idea dei legami corpo/mente. Intuitivamente, la cosa aveva un senso.

Un’altra parte, però, faceva molta resistenza. Credere a quanto stavo ascoltando significava mettere in dubbio gran parte di ciò che mi era stato insegnato sia da mio padre (un medico molto convenzionale) che dai miei professori.

Uno dei primi libri che studiai, un testo di storia dei legami corpo/mente/medicina, opera della professoressa di Harvard Anne Harrington, The Cure Within, mi fece letteralmente girare la testa. Nel libro, l’autrice si riferisce al fenomeno corpo/mente come a «corpi che si comportano male», intendendo con ciò che talvolta i corpi non si comportano «come dovrebbero», fatto che lei poteva spiegarsi solo con i poteri della mente.

Come esempi di «corpi che si comportano male», Harrington riportava casi di bambini cresciuti in istituti assistenziali, i cui bisogni materiali erano stati soddisfatti, ma che presentavano ritardi nello sviluppo e problemi mentali, perché non erano stati abbastanza amati. La studiosa citava anche duecento casi di cecità riguardanti donne cambogiane costrette dai khmer rossi ad assistere alla tortura e al massacro dei propri cari. Benché le analisi mediche non trovassero alcun problema nei loro occhi, esse sostenevano di «aver pianto fino a perdere la vista».

Chiaramente, c’era sotto qualcosa. La curiosità mi spinse a scavare più a fondo, nel tentativo di capire come si verificassero questi fenomeni.

Che prove abbiamo per sostenere che il potere della mente può trasformare il corpo?
Quali forze fisiologiche potrebbero spiegare tali fenomeni?

E come potremmo usare a nostro vantaggio questi poteri di guarigione?

Se avessi saputo rispondere a queste domande, avrei potuto cominciare a capire non solo le storie sbalorditive che la gente mi stava raccontando, ma anche lo scopo della mia vita e la mia funzione di guaritrice.

All’epoca in cui studiavo i rapporti corpo/mente, il mio posto nel mondo della medicina non mi era chiaro.

Dopo venti anni di medicina, avevo perso le speranze sul nostro fallimentare sistema di assistenza sanitaria, che mi costringeva a smaltire quaranta pazienti al giorno, spesso in sette frettolosi minuti, senza il minimo tempo per conversare o stabilire un vero contatto.

Diedi quasi le dimissioni quando una paziente di vecchia data mi fece sapere di volermi confessare un delicato problema di salute che finora mi aveva nascosto. Sottolineò che aveva fatto le prove di questa confessione con suo marito per giorni e giorni, ma quando era arrivato il momento di aprirsi con me, io apparentemente non avevo mai staccato la mano dalla maniglia della porta. Mi disse che avevo i capelli scompigliati e l’abito sporco, come se avessi passato tutta la notte a partorire neonati (cosa che probabilmente era avvenuta). Benché sapesse che dovevo essere stanca, continuava a supplicarmi di prenderla per un braccio, sedermi accanto a lei e stabilire quella connessione emotiva necessaria per aiutarla ad aprirsi sul suo problema. Ma lei disse che i miei occhi erano distratti.

Ero un robot troppo occupato per lasciare andare la maniglia.

Quando lessi quella lettera, mi si chiuse lo stomaco, provai un tuffo al cuore e capii all’istante che la medicina praticata in quel modo non era ciò che mi aveva spinto verso di essa. Mi ero accostata alla medicina nello stesso modo in cui altre persone sentono la vocazione a farsi prete, non per sfornare prescrizioni ed esami clinici a getto continuo. Io volevo essere una guaritrice.

Quello che mi aveva portato alla medicina era stato il desiderio di toccare i cuori, stringere le mani, alleviare le sofferenze, favorire la guarigione ogni volta che fosse stato possibile e mitigare la solitudine e la disperazione quando la cura fosse stata impossibile.

Se perdevo quello, perdevo tutto.

Ogni giorno in più passato da medico diminuiva la mia autostima. Sapevo quale tipo di medicina la mia anima desiderava praticare, ma mi sentivo incapace di esigere il tipo di connessione medico/paziente che anelavo, oltre che schiacciata da aziende sanitarie e farmaceutiche, avvocati delle assicurazioni, politici e altri fattori che minacciavano di estendere il solco tra me e i pazienti.

Rispetto al medico che sognavo di essere ai tempi dei miei idealistici studi, mi sentivo un’imbrogliona, una traditrice e una ciarlatana da quattro soldi. Ma che alternative avevo? In famiglia, ero l’unica che portava denaro, pagando i debiti della mia scuola di medicina e della laurea di mio marito, e finanziando il mutuo e il fondo per la scuola di mia figlia appena nata. Lasciare il lavoro era fuori discussione.

Poi il mio cane morì, mio fratello più giovane (che fino a quel momento era stato sano come un pesce) ebbe un’insufficienza epatica come raro effetto collaterale di un comune antibiotico e il mio adorato papà morì per un tumore al cervello.
Il tutto in due settimane.

Fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Senza alcun piano di riserva o rete di sicurezza, abbandonai la medicina con il proposito di non guardarmi più indietro. Vendetti la casa, liquidai il piano pensionistico e mi trasferii con la famiglia in campagna per condurre una vita semplice. Bollai il mio passato medico come un errore madornale e mi reinventai scrittrice e artista a tempo pieno.

In quel periodo persi contatto con lo scopo della mia vita su questa Terra. Trascorsi alcuni anni a scrivere libri e un blog, oltre che a fare l’artista, ma nulla mi attraeva con la stessa forza che un tempo aveva avuto la medicina. Nella mia anima, qualcosa ancora anelava a servire gli altri. Pittura e scrittura sembravano troppo solitarie e narcisiste, come se stessi assecondando attività artistiche che da un lato mi piacevano, ma dall’altro mi allontanavano dalla mia vocazione.

Per mesi non dormii quasi, e quando riuscivo a farlo, sognavo di aiutare pazienti seduta accanto al loro letto, senza l’occhio sull’orologio o la mano sulla maniglia. Mi risvegliavo con le lacrime agli occhi, come se stessi piangendo la scomparsa di un pezzo della mia anima.

Nel 2009 cominciai a scrivere sul mio blog quello che mi mancava della medicina, ciò che mi piaceva e mi aveva inizialmente portato verso di essa.

Scrissi che la consideravo una pratica spirituale che, al pari dello yoga o della meditazione, non si arrivava mai a padroneggiare sino in fondo. Scrissi che la relazione medico/paziente, se trattata con la dovuta riverenza, era sacra e che desideravo recuperarla. Scrissi che la medicina mi aveva ferito e che a mia volta avevo ferito gli altri, senza volerlo.

Pazienti e guaritori di tutti i tipi cominciarono a mandarmi email e a postare commenti sul blog, raccontandomi le loro storie. Qualcosa si accese in me: intravidi la possibilità di dare un aiuto.

La tribù di persone che avevo attirato cominciava a guarire me.

All’incirca in questo periodo cominciarono anche ad arrivare da tutto il mondo storie di pazienti guariti da malattie “incurabili” o “terminali”. Nonostante la mia resistenza a farmi risucchiare dal mondo della medicina, mi ritrovai presa dalle discussioni sul mio blog.

Non stavo cercando una via per tornare a essa. Per i primi anni, quando i segni dell’universo cominciarono a riportarmi verso la vocazione di guaritrice, scuotevo la testa e scappavo in direzione opposta.

Ma le vocazioni sono una cosa buffa.

Non sei tu a scegliere la vocazione, è lei a chiamare te.
E se puoi dimetterti da una professione, non puoi dimetterti dalla vocazione.

Una serendipità dopo l’altra mi portò su una via ignota e non prevista, come se gli uccelli stessero disseminando le briciole verso il mio Santo Graal.

I libri cadevano dagli scaffali. Sul mio cammino apparivano medici con messaggi per me. I membri della mia comunità online mi inviavano articoli. Visioni improvvise affioravano come film alla mia mente, mentre facevo ricerche. Sogni spuntavano. Insegnanti chiamavano.

Cominciai a risvegliarmi dall’anestesia profonda che la formazione medica e gli anni di pratica avevano causato in me, e in modo piuttosto incerto iniziai a intravedere la luce.

Una domanda portava a un’altra, e prima che me ne rendessi conto, mi ritrovai immersa fino al collo in articoli di giornale per capire cosa succedeva al corpo quando la mente era sana e perché ci ammalavamo quando la mente era malata. Capii che non avevo bisogno di ordinare test di laboratorio, prescrivere farmaci o praticare operazioni chirurgiche per essere utile come medico. Potevo essere ancora più utile se avessi scoperto il modo in cui la gente curava se stessa.

Ciò che venne dopo fu una full immersion nei vangeli della medicina moderna, la letteratura medica a revisione paritaria, alla ricerca di prove scientifiche del fatto che ognuno può guarire se stesso. Consultai riviste come il «New England Journal of Medicine» e il «Journal of the American Medical Association», e quello che scoprii cambiò la mia vita per sempre, come spero cambierà anche la tua e quella dei tuoi cari.

Questo libro è la cronaca della scoperta e la condivisione di quelle informazioni che hanno cambiato la mia idea su come la medicina andrebbe trasmessa e ricevuta.

Una volta venuta a conoscenza di queste informazioni, sapevo che non avrei mai più potuto nascondere la testa sotto la sabbia.

Esistono dati scientifici a sostegno delle storie apparentemente miracolose di autoguarigione che si sentono in giro? Certo che sì. Esistono prove secondo cui puoi trasformare la fisiologia del corpo semplicemente cambiando mentalità. Esistono prove secondo cui puoi ammalarti se hai pensieri non sani. E non è solo una questione di testa. È qualcosa di fisiologico.

Come avviene? Niente paura.

Ti spiegherò esattamente in che modo pensieri ed emozioni insalubri possono trasformarsi in malattie e in che modo pensieri ed emozioni sani possono favorire l’autoguarigione del corpo.

Ma c’è dell’altro. Esistono prove secondo cui i medici possono favorire la tua guarigione, non tanto per il trattamento che prescrivono, quanto per l’autorità che gli attribuisci.

Esistono prove secondo cui una bella sorpresa può giovare alla tua salute più dell’eliminazione delle sigarette, qualcosa che ritenevi assolutamente irrilevante per il tuo benessere può donarti sette anni di vita, una sola cosa divertente può ridurre drasticamente il numero di visite mediche di cui hai bisogno, un cambiamento positivo nel tuo atteggiamento può farti vivere dieci anni di più, un’abitudine lavorativa può accrescere il tuo rischio di morire, un’attività piacevole che forse non hai mai collegato alla salute può ridurre drasticamente i rischi di patologia cardiaca, infarto e cancro al seno.

Questi sono solo alcuni dei fatti scientificamente verificabili che condivido in questo libro e che hanno radicalmente cambiato il modo in cui concepisco la medicina.

Questo libro è diviso in tre parti.

Nella Prima Parte sostengo che la mente ha il potere di alterare fisiologicamente il corpo attraverso la potente combinazione tra credenze positive e cure amorevoli da parte dei medici.
Nella Seconda Parte mostrerò in che modo la mente può alterare la fisiologia corporea, partendo da scelte di vita quali le relazioni che scegliamo di alimentare, la vita sessuale, il lavoro, le scelte economiche, la creatività, l’essere ottimisti o pessimisti, la felicità, il modo in cui si passa il tempo libero. Ti insegnerò anche uno strumento prezioso che potrai usare ovunque e che potrebbe persino salvarti la vita.
Tutto questo ti preparerà alla Terza Parte, dove introduco un modello radicalmente nuovo di benessere da me creato, in cui guido all’autoguarigione tramite sei passi. Alla fine di questo libro, avrai stilato la tua diagnosi, scritto la tua prescrizione e sviluppato un chiaro piano di azione finalizzato a fare miracoli col tuo corpo.
Tieni a mente che i miei suggerimenti non sono solo per i malati, ma anche per chi è sano e vuole prevenire la malattia.

Non voglio che aspetti che il corpo cominci a urlare attraverso qualche malattia mortale. Piuttosto, desidero insegnarti ad ascoltare i suoi sussurri: questi ultimi sono le pietre miliari sul tuo cammino verso la salute, perché ti allontanano da ciò che ti predispone alla malattia, spingendoti verso ciò che in base a prove scientifiche sappiamo migliorare la salute e prolungare la vita.

Quello che sto per rivelarti potrebbe sorprenderti e anche, forse, spaventarti. Per cortesia: fai un favore al tuo corpo e, leggendo questo libro, astieniti dal giudizio, apri la mente e sii pronto a cambiare le tue idee sul corpo e la salute. Quello che sto per condividere potrebbe scuotere le tue certezze, spingerti fuori dalla tua zona di sicurezza e portarti a chiedere se non mi sto inventando qualcosa. Ti giuro di no.

In tutto il libro, faccio ogni sforzo per sostenere con riferimenti scientifici quelle che potrebbero sembrare affermazioni incredibili.

Poiché so che quanto sto per insegnare inarcherà più di un sopracciglio, ho scritto il libro per chi è scettico come lo ero io.

L’ho concepito come se una giuria di colleghi medici stesse giudicando le mie tesi. Eppure, non sto cercando di convincere loro. Certo, spero che ascoltino, perché in tal modo la medicina moderna, così come la conosciamo, cambierebbe per sempre.

In realtà, sto scrivendo questo libro per te, ovvero per ogni persona che sia mai stata malata, che abbia mai amato un malato o che desideri prevenire una malattia. Tu sei colui che desidero aiutare, perché in fondo al cuore desidero porre termine alle tue sofferenze e aiutarti ad avere una vita lunga, bella e sana. Questa missione è ciò che, prima di ogni altra cosa, mi ha avvicinato alla medicina.

Mentre leggi, ti chiedo semplicemente di restare con me.

Dammi la possibilità di espandere la tua mente così come è avvenuto per la mia. Lasciami guarire i tuoi pensieri, affinché io possa guarire anche il tuo corpo. E datti il permesso di abbandonare nozioni su salute e medicina che ormai hanno fatto il loro tempo.

Il futuro della medicina dipende da noi.

Vieni, dammi la mano e cominciamo il viaggio.


Hanno detto del libro

"Preparatevi a mutare completamente paradigma su medicina, salute e guarigione".
Lynne McTaggart, scrittrice di fama internazionale

"Ora la consapevolezza, la mente e lo spirito sono tornati al centro della medicina".
Larry Dossey, medico, autore e conferenziere


Indice

Hanno detto del libro
Prefazione
Introduzione

Prima Parte – Credi di Essere Sano

Capitolo 1 – La scioccante verità riguardo le tue convinzioni sulla salute
Capitolo 2 – Un modo sicuro per ammalarsi e non guarire mai
Capitolo 3 – Il fattore di guarigione che può fare la differenza

Seconda Parte – Cura la Mente

Capitolo 4 – Ridefinire il concetto di salute
Capitolo 5 – La solitudine avvelena il corpo
Capitolo 6 – Morire di lavoro
Capitolo 7 – La felicità è medicina preventiva
Capitolo 8 – Come controbilanciare la reazione di stress

Terza Parte – Scrivi la Prescrizione

Capitolo 9 – Un autotrattamento radicale
Capitolo 10 – Guarire se stessi in sei passi

Appendice A – Otto consigli per stare nel corpo
Appendice B – L'autodiagnosi di Lissa
Appendice C – La Prescrizione di Lissa

Ringraziamenti
Sull'Autrice


Lissa Rankin
La Mente supera la Medicina - Libro >> http://goo.gl/dzuq2X
La prova scientifica che si può guarire da soli
Editore: Macro Edizioni
Data pubblicazione: Marzo 2014
Formato: Libro - Pag 304 - 13.5x20.5 cm