martedì 31 gennaio 2023

La musica è iscritta nel nostro DNA


La musica è iscritta nel nostro DNA

Scienza e Fisica Quantistica

>> http://bit.ly/2PLGBoi

Come e perché l’uomo primitivo, a un certo punto, sentì l’esigenza di inventare e adottare un linguaggio nuovo che non parlasse più con parole e gesti, ma con suoni? Difficile trovare risposte certe e testimonianze documentabili. Non abbiamo prove su quale possa essere stato il Big Bang della musica.

Dario Giardi - 30/01/2023

Plausibilmente il primo suono è nato cercando di imitare le voci della natura. Ma cosa ha spinto l’uomo in questa ricerca?

Secondo Herbert Spencer, che affronta la questione in un saggio del 1858, intitolato The Origin and Function of Music, tutto nasce da un’esigenza emotiva. L’uomo ha pensato di esprimere le proprie emozioni usando un linguaggio diverso dalle parole; un linguaggio che potesse comunicare sentimenti forti, che le parole non sarebbero riuscite a esprimere con la stessa efficacia. Secondo questa visione la musica nasce, quindi, come sfogo psichico.

Darwin non accettò mai questa tesi. Nel suo capolavoro del 1871, L’origine dell’uomo e la Selezione Sessuale, sottolinea come la capacità di creare un linguaggio musicale non sia prerogativa dell’uomo. Basta osservare il mondo animale per rendersi conto di come sia insita in tutti gli esseri viventi e il più delle volte legata funzionalmente alla competizione sessuale, alla possibilità dell’individuo di essere scelto dal partner. Darwin, in pratica, afferma che la musica non è, come per Spencer, un’elaborazione culturale tarda, ma una pratica molto più remota, radicata e distribuita nel mondo vivente. In effetti, se osserviamo gli uccelli che cantano senza possedere il linguaggio, allora è plausibile pensare che anche i progenitori dell’uomo, prima di acquisire il potere di esprimersi amore reciproco in un linguaggio articolato, tentassero di affascinarsi con il ritmo e con suoni.

In questo dibattito difficile non schierarsi con Darwin. La musica, d’altronde, è iscritta nel nostro DNA e non solo. Il suono stesso è all’origine delle cose. Secondo la meccanica quantistica, la materia non è mai inerte, ma è costantemente in uno stato di moto, di vibrazione continua. Il fisico austriaco Fritjof Capra diceva: “Ciascuna particella canta perennemente la sua canzone“. Tutto ciò che compone la realtà, vibra. Anche oggetti inanimati e densi come le pietre che ci appaiono materia solida, di fatto, sono forme di energia che vibrano, seppure a frequenze molto lente. Tutto nell’Universo è energia in vibrazione e quindi suono.

Questo articolo è tratto dal libro Viaggio tra le note di Dario Giardi

www.macrolibrarsi.it/autori/_dario-giardi.php?pn=1567

 

Sei interessato alla musica e al suono? Leggi anche:

 

Scienza e Conoscenza n. 66 >> http://bit.ly/2PLGBoi

Rivista - Settembre 2018

Nuove scienze, Medicina Integrata, Coscienza

www.macrolibrarsi.it/libri/__scienza-e-conoscenza-n-66-settembre-2018.php?pn=1567


lunedì 30 gennaio 2023

Il controllo mentale collettivo è possibile?


Il controllo mentale collettivo è possibile?

È già in atto? Marco Pizzuti ci racconta la sua inquietante "Evoluzione non autorizzata"

Consapevolezza e Spiritualità

>> https://goo.gl/QbKsWF

Ecco la seconda parte dell'intervista a Marco Pizzuti sul suo ultimo libro "Evoluzione non autorizzata".

Redazione - Scienza e Conoscenza - 28/01/2023

Sono oggi disponibili tecnologie che permettono il controllo mentale collettivo? È veramente possibile governare il cervello umano?

I centri di ricerca più avanzati già dispongono della tecnologia per il controllo e la manipolazione mentale sia individuale che collettiva. Non ha ancora un alto grado di efficienza ma la raggiungerà a breve e possiamo ragionevolmente presumere che la ricerca militare sia almeno 20 anni avanti ai risultati raggiunti nei laboratori civili. In pratica è stato scoperto che il cervello umano funziona come un computer biologico che può essere letto, programmato e manipolato artificialmente mediante la ricetrasmissione di informazioni costituite da particolari impulsi elettrici delle onde elettromagnetiche.

Solo per dare un assaggio ai nostri lettori, ci spieghi brevemente che cos’è Brainet?

Brainet è un’interfaccia neurale che consente di collegare insieme il cervello di diversi esseri umani per creare una mente alveare più potente di quella dei singoli individui che ne fanno parte. Si tratta insomma della tecnologia per la creazione di una super mente biologica artificiale in cui può essere rinchiusa l’umanità intera. Vi ricordate il celebre film Matrix del 1999 in cui gli esseri umani venivano allevati artificialmente dalle macchine che ne sfruttavano l’energia vitale come se fossero delle batterie elettriche? Nella prima versione del film i cervelli umani venivano usati come processori biologici da collegare a una mente virtuale collettiva (Matrix) ed è esattamente ciò che oggi può fare Brainet.

Che cosa sono i biochip?

Fin da piccolo, sono stato abituato a vedere i computer e gli esseri viventi come due cose completamente opposte e distinte tra loro. Le nuove scoperte hanno invece evidenziato che il miglior materiale per archiviare informazioni e elaborare dati è proprio il DNA utilizzato da madre natura per dare vita alle sue creature. Ciò significa che le cellule sono computer biologici hi tech e per questo motivo, anche i computer e i robot più avanzati del mondo vengono costruiti con filamenti di DNA che li rendono incredibilmente simili a noi. Tale somiglianza diverrà una copia perfetta degli esseri viventi non appena la tecnologia dei biochip avrà compiuto ulteriori progressi.

Abbiamo davvero a disposizione la tecnologia per creare macchine intelligenti che possono sostituire gli uomini?

Lo tsunami tecnologico in arrivo sta per avere un impatto devastante sulla nostra società poiché non esiste ancora nessuno strumento di controllo legislativo in grado di porvi un argine.

Le grandi multinazionali stanno lavorando in fretta e nella massima discrezione per automatizzare la produzione di beni e servizi prima che le masse possano accorgersi delle loro vere intenzioni su scala globale. La nuova generazione di robot industriali ha ormai un costo molto inferiore a quello di un lavoratore cinese o indiano e i colossi come Amazon hanno già robotizzato quasi tutto il loro sistema di vendita e di consegna.

Il passo che resta per raggiungere la completa indipendenza dal lavoro umano è molto breve e non si tratta di un risultato che riguarda una singola azienda, ma del trend generale del processo produttivo di beni e servizi. Ciò significa che diversamente da quanto già visto nel corso della storia moderna, i posti di lavoro persi a causa delle nuove tecnologie non torneranno mai più. Le case automobilistiche stanno per invadere il mercato con auto robot che si autopilotano e appena saranno in commercio vedremo restringersi e poi scomparire del tutto, intere categorie di lavoratori come gli autisti dei taxi, dei camion e dei mezzi pubblici. La distruzione dei posti di lavoro è già iniziata nel massimo riserbo e non riguarda solo i lavori manuali perché i progressi compiuti nel campo dell’intelligenza artificiale consentono per la prima volta di rimpiazzare anche i mestieri dei colletti bianchi. Nonostante sia poco noto, già oggi la metà degli articoli dei quotidiani online di medie dimensioni viene pubblicato da software intelligenti, mentre grandi studi legali internazionali stanno sostituendo interi staff di avvocati con professionisti virtuali che in meno di un secondo possono consultare migliaia di leggi e di sentenze emesse in tutti gli stati del mondo.

Le prime professioni che vedremo sparire sono i call center, poiché i nuovi operatori virtuali sono in grado di rispondere alle chiamate con una naturalezza, una competenza e un costo talmente basso da risultare irraggiungibili dai propri colleghi in carne ed ossa. Nessun settore lavorativo può considerarsi al riparo poiché nel 2015, in America è stata inaugurata anche una catena di ristoranti low cost completamente robotizzata e priva di personale umano: i clienti devono semplicemente digitare il loro menù e aspettare che si apra uno sportello per la consegna delle pietanze selezionate.

Medici, avvocati, assicuratori, bancari, commercialisti, venditori, operatori di borsa, operai, autisti, piloti, ristoratori e ogni altra categoria di mestiere è destinata ad essere sostituita dai robot e dall’intelligenza artificiale. Ciò che sta per accadere insomma, coglierà tutti di sorpresa e avrà un impatto sociale epocale.

È già possibile manipolare il DNA umano per selezionare individui con particolari caratteristiche?

Ovviamente sì, quello che è già stato fatto sugli animali geneticamente modificati può essere ripetuto sull’uomo. Gli unici ostacoli a questo tipo di sperimentazione non sono di ordine tecnico ma di tipo etico-legislativo e l’industria sa come aggirarli con il pretesto di correggere i difetti e i danni del nostro genoma. Inoltre, sono le stesse coppie di aspiranti genitori che ricorrono alla procreazione assistita a chiedere sempre più spesso ai medici di poter avere un figlio con determinate caratteristiche genetiche (ad esempio un alto quoziente intelligente o una notevole prestanza fisica).

Quali sono i poteri, le élites, che stanno finanziando e spingendo queste ricerche?

Dietro tutte queste ricerche ci sono le multinazionali leader nel settore della genetica e dell’informatica che aspirano a brevettare e a diventare proprietarie esclusive di tali tecnologie. Tuttavia non si tratta solo di una questione economica: i tecnocrati dell’élite finanziaria globale sono in preda a un delirio di onnipotenza e pensano di avere il diritto di imporre il tipo di ordine sociale e di evoluzione della specie a loro più congeniale. In pratica stiamo entrando nell’era dell’eugenetica 2.0 che trasformerà le vecchie generazioni di umani in una specie in via di estinzione.

Continua la lettura di questo articolo su Scienza e Conoscenza 59:


Scienza e Conoscenza - n. 59 - Rivista Cartacea >> https://goo.gl/QbKsWF

Nuove scienze, Medicina non Convenzionale, Consapevolezza

www.macrolibrarsi.it/libri/__scienza-e-conoscenza-n-59-rivista-cartacea.php?pn=1567


mercoledì 25 gennaio 2023

La relatività generale spiegata in modo semplice


La relatività generale spiegata in modo semplice

Scienza e Fisica Quantistica

>> http://bit.ly/2wsEevy

Fin dall’inizio dello studio della relatività non fu chiaro se e come fosse possibile introdurre l’attrazione gravitazionale nella relatività ristretta. Einstein si chiese allora se non si potesse ampliare il primo principio della relatività ristretta, secondo il quale le leggi fisiche hanno la stessa forma in tutti i sistemi di riferimento inerziali e sviluppò la relatività generale, che completa e supera la relatività ristretta.

Antonella Ravizza - 24/01/2023

Dalla relatività ristretta alla relatività generale

Nessun esperimento che si possa effettuare in un ambiente chiuso, in uno spazio ristretto e in un tempo breve (ad esempio su un ascensore), fa capire a chi sta al suo interno se si trova in un ascensore in caduta libera (in presenza di un campo gravitazionale) o in un’astronave soggetta a forza totale nulla (cioè all’interno di un mezzo di trasporto che sta accelerando in modo costante). È importante che il tempo di durata sia breve, perché se l’esperimento durasse abbastanza a lungo si registrerebbe l’impatto dell’ascensore con il terreno e si capirebbe che non ci si trovava su un’astronave. Lo stesso effetto può essere ottenuto in una stazione spaziale che ruoti attorno al proprio asse: le persone che vivono dentro la stazione spaziale sentono una forza-peso fittizia, dovuta alla forza centrifuga apparente e percepiscono come verticale la direzione che punta verso l’asse di rotazione.

Analizzando questi esperimenti ideali Einstein formulò il principio di equivalenza, uno dei principi fondamentali della teoria della relatività generale. In base a questo principio, in una zona limitata dello spazio-tempo è sempre possibile scegliere un sistema di riferimento in modo da simulare l’esistenza di un dato campo gravitazionale uniforme o, al contrario, in modo da eliminare l’effetto di una forza gravitazionale costante.

Secondo Einstein tutto quello che avviene in un sistema di riferimento inerziale accade anche in un sistema di riferimento accelerato; Einstein enunciò quindi il principio di relatività generale: le leggi della fisica hanno la stessa forma in tutti i sistemi di riferimento (non si riferisce più solo ai sistemi di riferimento inerziali come nella relatività ristretta). A questo punto anche l’assioma della costanza della velocità della luce deve essere abbandonato: se in un sistema di riferimento inerziale (ad esempio un’astronave non accelerata) la luce si propaga in linea retta, in un sistema di riferimento accelerato rispetto al primo (ad esempio un’astronave con i motori accesi) la traiettoria della luce risulta curva. Questo significa che la velocità vettoriale della luce cambia in ogni punto, perché è tangente alla curva.

Nuovi approcci allo spazio-tempo

Einstein introdusse anche altre idee fondamentali: la presenza di massa curva lo spazio-tempo e i corpi soggetti alla gravità sono come particelle libere che si muovono seguendo le geodetiche (curve di minima lunghezza) dello spazio-tempo. Per millenni l’unico spazio studiato è lo spazio euclideo, secondo cui esiste ed è unica la parallela condotta da un punto esterno ad una retta. Nei primi decenni dell’Ottocento si scoprì che è possibile costruire nuove teorie geometriche in uno spazio curvo non euclideo. Secondo Einstein la presenza di masse incurva lo spazio-tempo, ma la sua geometria varia da zona a zona: le parti più vicine alle masse si incurvano di più. Le masse si muovono e dicono allo spazio-tempo come incurvarsi, ma lo spazio-tempo dice alle masse come muoversi.

Questo ci fa capire quanto sia complesso e meraviglioso l’universo in cui viviamo, al punto che lo stesso Einstein diceva così: “Trovi sorprendente che io pensi alla comprensibilità del mondo (nella misura in cui ci sia lecito parlarne) come a un miracolo o a un eterno mistero. A priori, tutto sommato, ci si potrebbe aspettare un mondo caotico del tutto inafferrabile da parte del pensiero. Ci si potrebbe (forse addirittura si dovrebbe) attendere che il mondo si manifesti come soggetto alle leggi solo a condizione che noi operiamo un intervento ordinatore. Questo tipo di ordinamento sarebbe simile all'ordine alfabetico delle parole di una lingua. Al contrario, il tipo d'ordine che, per esempio, è stato creato dalla teoria della gravitazione di Newton è di carattere completamente diverso: anche se gli assiomi della teoria sono posti dall'uomo, il successo di una tale impresa presuppone un alto grado d'ordine nel mondo oggettivo, che non era affatto giustificato prevedere a priori. È qui che compare il sentimento del "miracoloso", che cresce sempre più con lo sviluppo della nostra conoscenza”.

Leggi altri articoli di Fisica quantistica spiegata in modo semplice

 

20 Domande per Capire la Fisica — Libro >> http://bit.ly/2wsEevy

Dai quanti all'universo a 26 dimensioni

Antonella Ravizza

www.macrolibrarsi.it/libri/__20-domande-per-capire-la-fisica-libro.php?pn=1567


martedì 17 gennaio 2023

Perché ad Einstein non piaceva la fisica quantistica?

 

Perche' ad Einstein non piaceva la fisica quantistica? Il paradosso EPR

Scienza e Fisica Quantistica

>> https://bit.ly/385xUAh

Nel 1935 Einstein e due suoi colleghi, Podolsky e Rosen, descrissero un esperimento passato alla storia della fisica come paradosso EPR: di cosa si tratta?

Antonella Ravizza - 16/01/2023

Verso l’inizio del 1900 le teorie di Albert Einstein non si conciliavano molto con le implicazioni della nascente fisica quantistica, a tal punto che nella conferenza di Solvay del 1927, dedicata a importanti problemi aperti riguardanti elettroni e fotoni, Einstein propose alcuni esperimenti per rilevare alcune inesattezze nella teoria quantistica. Le sue obiezioni furono in seguito confutate da Bohr e il “povero” Einstein, pur accettando la delusione, continuò ad approfondire l’argomento.

Il paradosso EPR

Nel 1935 Einstein e due suoi colleghi, Podolsky e Rosen, descrissero un esperimento passato alla storia della fisica come paradosso EPR. Einstein rifiutava la teoria quantistica perché questa sostiene che solo dopo aver misurato il valore della proprietà di una particella, la particella stessa acquista realtà fisica, invece prima della misura va considerata come una sovrapposizione di stati. Sono note le frasi che ripeteva spesso: “Mi piace pensare che la luna stia lì anche se non la sto guardando” e “Dio non gioca a dadi” e ancora: “Se, senza disturbare in alcun modo un sistema, possiamo predire con certezza il valore di una quantità fisica, allora esiste un elemento di realtà fisica corrispondente a questa quantità fisica”.

Secondo Einstein, infatti, se una proprietà fisica di un oggetto può essere vista anche senza che l’oggetto sia osservato, allora la proprietà stessa non può essere stata creata dall’osservazione, ma deve essere una realtà fisica anche prima dell’osservazione.

Secondo Einstein l’entanglement poteva essere usato per trovare un'incoerenza nella teoria quantistica. Ricordiamo che cos’è l’entanglement: è un fenomeno quantistico in cui ogni stato quantico di un insieme di due o più sistemi fisici dipende dallo stato di ciascun sistema.

Chiariamo il concetto con un esempio: consideriamo un raggio di luce, composto da un flusso di fotoni. La direzione del campo elettrico della luce è detta la sua direzione di polarizzazione. La direzione di polarizzazione di un fotone può formare qualsiasi angolo, ad esempio “verticale” o “orizzontale”. È possibile generare una coppia di fotoni entangled se, per esempio, un cristallo viene irradiato da un laser. In questo caso un singolo fotone può dividersi per formarne due. Ciascun fotone prodotto in questa maniera avrà sempre una polarizzazione ortogonale a quella dell’altro: ad esempio, se un fotone ha polarizzazione verticale, allora l’altro dovrà avere polarizzazione orizzontale (questo per la conservazione del momento angolare: il momento angolare del sistema prima della divisione deve essere uguale al momento angolare del sistema dopo la divisione). Quindi, se due persone ricevono ciascuno uno dei due fotoni entangled e ne misurano la polarizzazione, scoprono che quella del fotone ricevuto dall’altra persona sarà ortogonale a quella del proprio. Sembrerebbe esserci un’apparente connessione fra le particelle, che prescinde dalla loro distanza. Questo vuol dire che la misura della proprietà è dipendente dal tipo di osservazione effettuata sull’altra particella entangled: c’è una connessione istantanea fra le particelle.

Consideriamo ora due fotoni entangled, uno dei quali inviato a un osservatore donna, e l’altro all’osservatore uomo. I due osservatori possono anche essere lontani fra loro, ma i due fotoni entangled devono avere polarizzazioni ortogonali. Quindi quando la donna misura la polarizzazione del suo fotone e la trova, diciamo, verticale, sappiamo istantaneamente che il fotone dell’uomo avrà polarizzazione orizzontale – anche se l’uomo non l’ha ancora misurata! La teoria quantistica però ci dice che prima che l’uomo misuri il suo fotone, questo non può avere valore preciso per la sua polarizzazione, ma si trova in una sovrapposizione di stati. Solo nel momento in cui l’uomo lo misura diventa fisicamente vero.

Come si può allora sapere il risultato prima della misura? Secondo la teoria quantistica, la misurazione della polarizzazione verticale della donna fa collassare istantaneamente entrambi i fotoni, così il fotone dell’uomo risulterà polarizzato orizzontalmente.

Einstein e la teoria di Bell

Tuttavia Einstein sosteneva che queste comunicazioni istantanee del valore della polarizzazione fra i due fotoni non potevano essere in accordo con la relatività, perché niente può viaggiare più veloce della luce. Einstein credeva quindi che l’unico modo per uscire da questo paradosso fosse di assumere che il fotone dell’uomo possedesse alcune proprietà fisse che sono nascoste alla nostra vista, chiamate variabili nascoste, e come lui tutte le particelle. In questo modo non sono richieste comunicazioni più veloci della velocità della luce, perché la proprietà della particella è fissata quando la particella stessa è creata. Nel 1964 John Bell sviluppò un teorema per dimostrare l’azione a distanza. Si arrivò alla seguente conclusione: ciò che succede a una particella influenza immediatamente le altre. Einstein, come al solito, aveva influenzato la fisica del futuro!

 

eBook - L'ABC della Fisica >> https://bit.ly/385xUAh

Dai quanti all'Universo a 26 dimensioni

Antonella Ravizza

www.macrolibrarsi.it/ebooks/ebook-l-abc-della-fisica-pdf.php?pn=1567

 

20 Domande per Capire la Fisica — Libro

Dai quanti all'universo a 26 dimensioni

Antonella Ravizza

www.macrolibrarsi.it/libri/__20-domande-per-capire-la-fisica-libro.php?pn=1567


giovedì 5 gennaio 2023

Che cos'è la Non Località?


Che cos'è la Non Località?

Scienza e Fisica Quantistica

>> https://bit.ly/3Gi5ikG

Scopriamo insieme una delle stranezze più affascinanti della fisica quantistica, la non località, in una rassegna critica: dal teorema di Bell all’esperimento di Aspect, agli approcci non-locali del tessuto quantistico

Davide Fiscaletti - 04/01/2023

La meccanica quantistica può essere considerata la teoria fondamentale della scienza moderna che più ha contribuito a modificare la nostra comprensione dell’universo. Per quanto riguarda la geometria del mondo fisico, si può dire che la teoria quantistica introduce prospettive molto più ampie di quelle offerte da ogni teoria fisica precedente. In particolare, l’elemento più sorprendente ed intrigante che emerge dal formalismo quantistico sta nel fatto che le particelle subatomiche sono in grado di comunicare tra di loro informazioni in modo istantaneo, in altri termini sono connesse in modo non-locale.

Riguardo al fenomeno della non-località, tutto è iniziato a partire dalla pubblicazione nel 1935 da parte di Einstein, Podolski e Rosen, di un famoso articolo dal titolo La descrizione quantistica della realtà può considerarsi completa? in cui è stato sviluppato quello che è poi stato chiamato il paradosso, o meglio, argomento EPR (dalle iniziali dei tre autori). Consideriamo due particelle A e B che hanno condiviso una particolare esperienza di accoppiamento alla loro nascita e che poi vengono allontanate e portate in estremi opposti dell’universo; allora, in base al formalismo della meccanica quantistica, se ad un certo istante effettuiamo una misura sulla particella A, è possibile conoscere istantaneamente lo stato della particella B, a prescindere dalla distanza che c’è tra di esse.

Il paradosso EPR era, in realtà, una critica di Einstein all’idea che la meccanica quantistica sia una teoria completa nel descrivere la natura. I fisici hanno cercato di spiegare questo fenomeno assumendo che ci sia una sorta di "messaggero" che parte dalla particella A per raggiungere la particella B e informarla di assumere un certo comportamento. Ma l’informazione arriva istantaneamente e quindi l’idea di un ipotetico messaggero non solo non funziona, ma sembra avere poco senso.

Le correlazioni non-locali tra particelle subatomiche che caratterizzano esperimenti di tipo EPR risultano essere inspiegabili e incomprensibili all’interno di uno schema classico. Fenomeni di questo tipo hanno tuttavia trovato una loro compiuta spiegazione e formalizzazione in un noto teorema dimostrato nel 1964 dal fisico irlandese John Stewart Bell (che è considerato da molti esperti nel campo dei fondamenti concettuali della meccanica quantistica come il più importante recente contributo alla scienza): “Quando due particelle sono emesse in direzioni opposte e le proprietà di una di esse sono attualizzate da una misurazione, le proprietà dell’altra particella – anche esse misurate – saranno correlate indipendentemente dalla distanza che le separa”. La dimostrazione del teorema di Bell implica che un’esperienza avvenuta nel passato tra due particelle subatomiche crea tra di esse una forma di "connessione" per cui il comportamento di ciascuna delle due condiziona in modo diretto ed istantaneo il comportamento dell’altra a prescindere dalla distanza che c’è tra di esse.

Ai giorni nostri, non è stata trovata ancora alcuna contro-argomentazione significativa in grado di mettere in discussione la validità del teorema di Bell. Tutti gli esperimenti effettuati finora – e particolarmente significativi sono, in questo senso, gli esperimenti di Alain Aspect (1981) al laboratorio di ottica di Orsay, di Yanhua Shih (2001) dell’Università del Maryland e di Nicolas Gisin (2003) dell’Università di Ginevra – hanno confermato il risultato ottenuto da Bell, vale a dire che la non località deve essere considerata una caratteristica fondamentale e irrinunciabile del mondo microscopico, che le particelle subatomiche sono capaci di comunicare istantaneamente a prescindere dalla loro distanza.

D’altra parte, nell’interpretazione di Copenaghen della meccanica quantistica la non-località emerge di fatto come un ospite inatteso nascosto dietro l’interpretazione puramente probabilistica della funzione d’onda e il meccanismo di "casualità" ad essa associato. Tuttavia, se si tiene conto dei risultati sperimentali sopra menzionati (nonché di risultati simili ottenuti da altri autori), bisogna ammettere che la non-località costituisce la carta di visita fondamentale della geometria del mondo quantistico e, di conseguenza, dovrebbe essere introdotta fin dall’inizio, come principio fondamentale, all’interno di ogni teoria volta a descrivere l’arena dei processi quantistici. I risultati sperimentali suggeriscono che la non-località deve essere considerata la proprietà essenziale che sta alla base del comportamento delle particelle subatomiche e della geometria del mondo quantistico. In questo articolo, ci proponiamo di sviluppare una rassegna critica degli approcci non-locali presenti nella letteratura volti a descrivere l’arena dei processi quantistici, il cosiddetto "tessuto spazio-temporale" della fisica quantistica.

La geometria non-locale nell’approccio del potenziale quantico di Bohm

L’idea del potenziale quantico, introdotta originariamente da David Bohm negli anni '50, può essere considerata la via più semplice e naturale per introdurre la non-località nel mondo quantistico. Nell’ambito dell’interpretazione di Bohm della meccanica quantistica, il potenziale quantico informa ogni particella dove andare, come se dietro alla realtà fenomenica spazio-temporale fatta di materia ed energia, esistesse un piano nascosto che la guida e la unisce a tutte le altre particelle in un’unica simbiosi cosmica. L’espressione matematica del potenziale quantico indica che l’azione di questo potenziale è di tipo spazio, vale a dire crea sulle particelle un’azione istantanea, proprio quella richiesta per comprendere i processi di tipo EPR.

Il potenziale quantico contiene un’informazione globale sui processi fisici, che può essere definita come "informazione attiva", contestuale al sistema sotto osservazione e al suo ambiente, la quale non è "esterna" allo spazio-tempo, ma piuttosto è un’informazione geometrica "intessuta" nello spazio-tempo. A questo proposito, possiamo dire che l’evoluzione dello stato di un sistema quantistico modifica l’informazione attiva globale e questa influisce a sua volta sullo stato del sistema quantistico ridisegnando la geometria non-locale dei processi. In questo quadro geometrodinamico possiamo anche dire che il potenziale quantico rappresenta le proprietà geometriche dello spazio dalle quali la forza quantistica, e quindi il comportamento delle particelle quantistiche, derivano.

La maggior parte delle interpretazioni della fisica quantistica tendono a derivare la non-località da situazioni locali usando concetti continui come spazio-tempo o ambiente, correndo il rischio di incorrere in paradossi simili, per così dire, a quelli che caratterizzano le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie.

Il linguaggio ondulatorio e l’interpretazione statistica possono funzionare soltanto quando si ha a che fare con un gran numero di processi virtuali di creazione/distruzione di particelle. Per esempio, lo stato fondamentale dell’atomo di idrogeno può essere visto come una sorta di media su molte interazioni virtuali tra il campo elettrico nucleare e l’elettrone orbitante. La teoria quantistica dei campi è la figlia più matura della meccanica quantistica e fornisce la sintassi più generale che conosciamo per descrivere le forze. La meccanica quantistica può essere considerata una buona approssimazione della teoria quantistica dei campi per sistemi a bassa energia quando il numero dei quanti in considerazione è conservato.

Vediamo allora di comprendere quale tipo di lettura della meccanica quantistica è fissata dalla teoria quantistica dei campi. Dalla teoria quantistica dei campi sappiamo che il mondo fisico è una rete di transizioni energetiche e che il nostro linguaggio basato su onde e particelle è un linguaggio approssimato. Seguendo la terminologia di Penrose, la struttura della meccanica quantistica è data dagli operatori di evoluzione e dai processi di creazione o distruzione di particelle. Alla luce della teoria quantistica dei campi, il mondo fisico è descritto da una rete di vertici di interazioni dove alcune proprietà (posizione spazio-temporale, impulso, spin, ecc…) sono create e distrutte. La misura di tali proprietà è tutto ciò che conosciamo del mondo fisico da un punto di vista operazionale. Ogni altra costruzione in fisica, come la nozione stessa di spazio-tempo continuo o gli operatori associati alle variabili fisiche che descrivono l’evoluzione, ha il ruolo di connettere in modo causale le proprietà misurate.

Come ha mostrato in modo preciso Licata nel suo recente articolo Transaction and non-locality and quantum field theory, l’interpretazione della meccanica quantistica che forse si addice di più al linguaggio della teoria quantistica dei campi è la teoria transazionale, rilettura geometrodinamica realistica dei processi quantistici originariamente proposta da Cramer in alcuni articoli degli anni ’80 e poi estesa recentemente in un approccio più fondamentale da Ruth Kastner (nonché da Chiatti e Licata in ambito cosmologico). In questo approccio, ciascuna particella risponde a tutte le sue future possibilità. A un livello fondamentale soltanto le transazioni tra opportuni "modi" del campo hanno luogo, e la funzione d’onda semplicemente contiene un’informazione statistica riguardo a un gran numero di transizioni elementari. Nell’ambito dell’interpretazione transazionale possibilista suggerita dalla Kastner, lo spazio-tempo non è una sostanza pre-esistente, ma piuttosto emerge come un insieme di attualizzate transazioni risultanti in trasferimenti di energia da un emettitore a un assorbitore. Le transazioni sono oggetti che in qualche maniera trascendono la struttura spazio-temporale, in altre parole in questo quadro sono l’espressione della natura non-locale dei processi quantistici.

Alla luce del linguaggio transazionale, il vuoto dei processi quantistici può essere immaginato non solo come lo stato di minima energia, ma anche come la rete di tutte le possibili transazioni dei modi di campo in una "totalità indivisa", e deve essere considerato come uno stato radicalmente non-locale. Nell’approccio transazionale sviluppato da Chiatti e Licata, l’arena fondamentale dell’universo è un vuoto quantistico arcaico, atemporale, non-locale in cui le uniche "cose" realmente esistenti nel mondo fisico sono gli eventi di creazione e distruzione (o, in altre parole, di manifestazione e de-manifestazione) di certe qualità. In questo approccio, il vuoto è la fabbrica da cui tutte le strutture fisiche emergono attraverso processi di riduzione e tali strutture influenzano a loro volta l’attività del vuoto, in un feedback quantistico. In questo approccio, il teorema di Bell non solo individua i limiti delle teorie a variabili nascoste, ma fornisce la porta di una teoria in grado di spiegare la non-località come un effetto residuale che emerge, in particolari condizioni, dalle manifestazioni del vuoto primordiale atemporale. La non-località dei processi quantistici di laboratorio appare in ultima analisi come un caso particolare della totalità atemporale associata al vuoto primordiale.

Gli approcci non-locali in gravità quantistica

L’idea di una struttura di relazioni sottesa alle forme osservabili di materia e di energia e allo spazio-tempo è stata definita da J. A. Wheeler "schiuma quantistica" dello spazio-tempo, proprio con l’intento di evocare l’erosione delle nozioni tradizionali lungo la discesa verso la scala di Planck tipica della gravità quantistica. A questo proposito, le varie versioni della teorie della stringhe che, pur non disponendo di un principio unificatore, hanno avuto un certo successo nel superare alcuni impasse della fisica delle particelle, comportano che la struttura spazio-temporale sia il risultato dell’interazione tra configurazioni vibrazionali in p dimensioni chiamati p-brane (dove p=10 nella versione più accreditata). In particolare, nella versione matriciale della cosiddetta teoria M le brane derivano da un background non-locale il quale permette di ottenere una meccanica quantistica analoga a quella di Bohm.

In realtà, la maggior parte delle versioni delle stringhe sono costruite su uno spazio-tempo piatto minkowskiano, mentre una corretta teoria autenticamente relativistica (nel senso della relatività generale), dovrebbe essere indipendente dal background, ossia non presupporre alcuna metrica. Ci sono diverse teorie che possiedono questi requisiti. Una di queste è, per esempio, la teoria dei twistors di Penrose. Per usare le stesse parole di Penrose, “un twistor è un oggetto simile a un giano bifronte, unitario ma con una faccia rivolta verso la meccanica quantistica e l’altra verso la relatività generale”. La struttura dei twistors permette di rendere conto in modo preciso della dinamica intrinsecamente non-locale dello spazio-tempo.

Inoltre, alla luce di alcuni importanti approcci introdotti per unificare relatività generale e meccanica quantistica, il background spazio-temporale dei fenomeni risulta essere soggetto a fluttuazioni quantistiche e, in particolare, emerge da una rete non-locale di celle elementari alla scala di Planck. A questo proposito, una teoria molto elegante che ha i giusti requisiti relativistici è la "loop quantum gravity" (gravità quantistica ad anelli) di Rovelli e Smolin. I loops sono linee di campo chiuse che non dipendono dal sistema di riferimento e forniscono quindi la base per una descrizione relazionale dello spazio-tempo nello spirito di Mach-Leibniz. La gravità quantistica ad anelli prevede che gli operatori associati ad area, angolo, lunghezza e volume risultano avere uno spettro discreto alla scala di Planck e, sulla base di alcuni risultati recenti ottenuti da Gambini dell’università di Montevideo e Pullin dell’università della Louisiana, introduce un quadro olografico nella forma di incertezza nella determinazione di volumi che cresce in modo radiale.

Inoltre, riguardo al carattere olografico del tessuto quantistico fondamentale alla scala di Planck, un modello recente molto rilevante è quello di Jack Ng dell’università della North Carolina, in cui la struttura del background dei processi, vale a dire della schiuma spazio-temporale è determinata dall’accuratezza con cui viene misurata la sua geometria. Nel modello di Ng, come conseguenza del carattere olografico, i gradi di libertà della schiuma spazio-temporale, alla scala di Planck, devono essere considerati infinitamente correlati, con il risultato che la localizzazione di un evento perde il suo significato invariante. In altre parole, la schiuma spazio-temporale dà luogo a una non-località fondamentale. In questo approccio, sono proprio le caratteristiche non-locali della schiuma spazio-temporale che consentono di includere la gravitazione nella teoria.

È infine importante menzionare che, nell’ambito di una teoria nota come Quantum Graphity, in cui la geometria e la gravità emergono da una rete di grafi di spin, Caravelli e Markopoulou del Perimeter Institute of Theoretical Physics di Waterloo hanno recentemente suggerito un modello esplicito di schiuma quantistica, uno spazio-tempo quantistico con legami spaziali non-locali. Gli stati quantistici che descrivono questo background non-locale dipendono da due parametri: la grandezza minima del legame e la loro densità rispetto a questa lunghezza.

Conclusioni

Alla luce dei risultati della fisica quantistica e, in particolare, di alcuni rilevanti approcci elaborati recentemente (sia in ambito non-relativistico sia di teoria quantistica dei campi sia di gravitazione quantistica), a un livello fondamentale i comportamenti delle interazioni possono essere visti come la conseguenza di una geometria ricca e complessa, la cui proprietà fondamentale sembra essere la non-località. Questa geometria permea le strutture profonde dello spazio-tempo, in modo tale che gli stessi fenomeni fisici sono per così dire immersi in una sorta di tessuto geometrico, ed è precisamente dalla dinamica non-locale inerente a esso che emergono le diverse forme di materia e le varie forze che le muovono come altrettanti effetti possibili delle fluttuazioni quantistiche, in parte effimere e aleatorie, e delle diverse entità che condizionano la geometria quantica del mondo fisico alla scala fondamentale. Sulla base degli approcci non-locali illustrati in questo articolo, emerge la prospettiva che, così come non possono esistere delle particelle materiali (i fermioni), né delle particelle messaggere (i bosoni) senza interazioni, nello stesso modo le interazioni non potrebbero aver luogo senza la geometria non-locale sottostante che "tesse" lo spazio-tempo (o le diverse forme dello spazio-tempo) e propaga l’azione delle forze fondamentali attraverso il mondo microscopico e l’intero universo.

I rapporti tra l’explicate order della struttura spazio-temporale e le teorie che indagano la struttura fine della schiuma quantistica ci offre così la possibilità di un’interessante riflessione di carattere epistemologico e cognitivo. L’intera storia della fisica può essere considerata come un progressivo raffinamento dei modelli di spazio-tempo, da quello assoluto di Newton alle geometrie che caratterizzano le varie geometrodinamiche quantistiche e relativistiche. L’analisi svolta in questo articolo mostra che la non-località può essere considerata la carta di visita fondamentale della fisica quantistica, sia in ambito non-relativistico di prima quantizzazione, sia in teoria quantistica dei campi per arrivare infine alla gravitazione quantistica. Emerge la prospettiva di una struttura fondamentalmente non-locale in cui la geometria e la dinamica coesistono e dalla quale si codeterminano continuamente.

Bibliografia

A. Aspect, J. Dalibard e G. Roger, “Experimental tests of Bell’s inequalities using time-varying analyzers” Physical Review Letters 49, 25, 1804-1807 (1982).

J. S. Bell, “On the Einstein-Podolski-Rosen paradox”, Physics 1, 3, 195-200 (1965).

D. Bohm, “A suggested interpretation of the quantum theory in terms of hidden variables, parts I and II”, Physical Review 85, 2, 166–193 (1952).

D. Bohm and B. J. Hiley, The undivided universe: an ontological interpretation of quantum theory, Routledge, London (1993).

F. Caravelli and F. Markopoulou, “Disordered locality and Lorentz dispersion relations”, arXiv:1201.3206v3 [gr-qc] (2012).

R. W. Carroll, Fluctuations, Information, Gravity and the Quantum Potential, Springer, Dordrecht (2006).

J. G. Cramer, “Generalized absorber theory and the Einstein–Podolsky–Rosen paradox”, Physical Review D 22, 362–376 (1980).

J. G. Cramer, “The arrow of electromagnetic time and the generalized absorber theory”, Foundations of Physics 13, 887–902 (1983).

J. G. Cramer, “The transactional interpretation of quantum mechanics”, Reviews of Modern Physics 58, 647–88 (1986).

J. G. Cramer, “An overview of the transactional interpretation”, International Journal of Theoretical Physics 27, 227 (1988).

D. Fiscaletti, I fondamenti nella meccanica quantistica. Un’analisi critica dell’interpretazione ortodossa, della teoria di Bohm e della teoria GRW, CLEUP, Padova (2003).

D. Fiscaletti, I gatti di Schrödinger. Meccanica quantistica e visione del mondo, Muzzio Editore, Roma (2007).

D. Fiscaletti, “The geometrodynamic nature of the quantum potential”, Ukrainian Journal of Physics 57, 5, 560-572 (2012).

D. Fiscaletti, “The quantum entropy as an ultimate visiting card of de Broglie-Bohm theory”, Ukrainian Journal of Physics 57, 9, 946-963 (2012).

D. Fiscaletti, “Bohm e l’entropia quantistica”, Scienza e Conoscenza 43, 68-73 (2013).

R. Gambini and J. Pullin, “Holography in Spherically Symmetric Loop Quantum Gravity”, arXiv:0708.0250 [gr-qc].

S. A. Huggett and K. P. Todd, An Introduction to Twistor Theory, Cambridge University Press, Cambridge (1994).

I. Licata, “Vision of oneness. Space-time geometry and quantum physics”, in Vision of oneness, I. Licata and A. Sakaji editors, Aracne Editrice, Roma (2011).

I. Licata and L. Chiatti, “The archaic universe: big bang,

cosmological term and the quantum origin of time in projective cosmology”,  International Journal of Theoretical Physics 48, 4, 1003-1018 (2009).

I. Licata and L. Chiatti, “Archaic universe and cosmological model:

"big-bang" as nucleation by vacuum”, International Journal of Theoretical Physics 49, 10, 2379-2402 (2010).

I. Licata, “Transaction and non-locality in quantum field theory”, European Physical Journal (2013).

Y. J. Ng, “Holographic Foam, Dark Energy and Infinite Statistics”,  Physics Letters B 657, 10-14 (2007).

Y. Jack Ng, “Spacetime foam: from entropy and holography to infinite statistics and non-locality”, Entropy, 10, 441-461 (2008).

Y. Jack Ng, “Holographic quantum foam”, arXiv:1001.0411v1 [gr-qc] (2010).

Y. Jack Ng, “Various facets of spacetime foam”, arXiv:1102.4109.v1 [gr-qc] (2011).

C. Rovelli, Quantum Gravity, Cambridge University Press, Cambridge (2007).

V. I. Sbitnev, “Bohmian split of the Schrödinger equation onto two equations describing evolution of real functions”, Kvantovaya Magiya 5, 1, 1101-1111 (2008). URL http://quantmagic.narod.ru/volumes/VOL512008/p1101.html.

V. I. Sbitnev, “Bohmian trajectories and the path integral paradigm. Complexified lagrangian mechanics”, International Journal of Bifurcation and Chaos 19, 7, 2335-2346 (2009); e-print arXiv:0808.1245v1 [quant-ph] (2008).

F. Shojai and A. Shojai, “Understanding quantum theory in terms of geometry”, e-print arXiv:gr-qc/0404102 v1 (2004).

 

Universo Iperconnesso >> https://bit.ly/3Gi5ikG

Dalla non-località a una visione unificantedi spazio, materia, mente e vita

Davide Fiscaletti

www.macrolibrarsi.it/ebooks/ebook-universo-iperconnesso-pdf.php?pn=1567