mercoledì 30 maggio 2018

Stop all'ansia con lo yoga-nidra




Stop all'ansia con lo yoga del sonno (yoga-nidra)

Terapie e trattamenti olistici      

Il libro Prevenire e Guarire con lo Yoga (Macro Edizioni, 2018) insegna gli esercizi e le posizioni che prevengono, alleviano e curano oltre 40 tra i maggiori disturbi che ci affliggono: oggi impariamo una posizione semplice ed efficace per calmare la mente e placare i pensieri ansiosi

Redazione Scienza e Conoscenza - 30/05/2018

Tratto da Prevenire e Guarire con lo Yoga (Macro Edizioni, 2018)

Distendersi a terra dal lato destro, con il braccio destro leggermente piegato sotto la testa e la gamba destra distesa. Piegare la gamba sinistra poggiando il ginocchio sinistro a terra, davanti al ginocchio destro, con il piede sinistro dietro «agganciato» al polpaccio destro. Il braccio sinistro è disteso sul fianco e la mano riposa sull’anca. Tenere gli occhi chiusi. Cambiare poi lentamente di lato e riprendere la stessa posizione stendendosi sul lato sinistro del corpo. Visualizzare ora i muscoli della schiena, dalla nuca alla piega dei glutei, e immaginare che respirino in modo naturale. Lasciarli rilassare al massimo e rilassarsi fino a raggiungere uno stato di pre-sonno. Restare così per 5 minuti.

Atteggiamento mentale

Tenendo la mente rilassata, con la coscienza in uno stato limite tra il sonno e la veglia, lasciare scivolare il pensiero, centimetro dopo centimetro, su tutti i muscoli del viso, per decontrarli. Cominciare dalla fronte, le sopracciglia e l’arcata sopraccigliare, le palpebre, le tempie, il naso, gli zigomi e le guance. Aprire le labbra e la bocca per distendere la mascella inferiore; lasciare la lingua morbida dentro la bocca. Eliminando tutti i pensieri parassiti, dirigere ora l’attenzione all’ingresso delle narici, per seguire i respiri in entrata e in uscita. L’inspirazione permette di restare aperti, mentre l’espirazione aiuta a rilasciare le tensioni psichiche. Restare così per circa 5 minuti. Uscire lentamente da questa posizione per distendersi sulla schiena nella posizione del cadavere (shavasana), con i talloni appena separati, le braccia lungo il corpo, il palmo delle mani verso il cielo e la testa in asse con la colonna vertebrale. Portare il mento verso la gola per evitare di inarcare eccessivamente la nuca. Mantenere il viso rilassato e gli occhi chiusi. Praticare da 5 a 10 respirazioni complete.

Benefici

Praticato in modo regolare e se possibile tutti i giorni, questo esercizio di yoga-nidra aiuterà le persone ansiose, qualunque sia il loro livello di ansia, a ritrovare un migliore equilibrio nervoso. Lo stato di coscienza, al limite tra il sonno e la veglia, consente un primo approccio alla psiche. Quest’ultimo potrà progressivamente approfondirsi se la persona (affetta da nevrosi lieve) desidera affrontare i propri conflitti. Questa analisi della propria natura profonda non può effettuarsi in tempi rapidi. Richiede un notevole investimento personale e molta pazienza. Le persone dal temperamento più nevrotico rifiuteranno in genere tutto ciò. Si addormenteranno ogni volta oppure proveranno, durante il rilassamento, un malessere tale da dover interrompere questo confronto silenzioso con se stesse. Stimolando la circolazione dell’energia sottile (prana), le respirazioni complete concluderanno questo esercizio di rilassamento unificando armoniosamente corpo e spirito.

Sai che grazie ad una pratica regolare dello yoga disturbi e malattie come asma, gastrite, ipertensione arteriosa, colite, ansia e tanti altri, possono essere trattati con successo?

Questa guida propone, in maniera chiara ed efficace di prevenire e in alcuni casi addirittura guarire più di 40 disturbi di cui tutti noi soffriamo o abbiamo sofferto almeno una volta nella nostra vita grazie alla pratica regolare dello yoga.

Un'opera unica nel suo genere, un manuale che è frutto di più di 25 anni di lavoro e studio presso il Centro di Ricerca e Trattamento Yogico di Jaïpur, in India.

Il testo è accompagnato da 1000 disegni di posizioni yogiche, chiari ed esplicativi, che permettono di riconoscere subito le varie tecniche e posizioni.

Non aspettarti il classico manuale sullo yoga, questo libro è molto di più.

Basato sull'esperienza diretta del Centro di Ricerca e Trattamento Yogico di Jaïpur, ospedale indiano in cui gli insegnamenti dell'Ayurveda e l'Hatha Yoga sono usati per curare i pazienti, questo testo suddiviso per disturbi ti offrirà una visione d'insieme di come prevenirli e guarirli, non solo con posizioni yoga, ma anche con pratiche di pulizia e abitudini salutari.

Un libro adatto sicuramente a insegnanti di yoga e terapeuti, ma anche agli appassionati e ai praticanti con un po' di dimestichezza nello yoga; e perchè no anche a medici curiosi di scoprire l'efficacia di una tecnica millenaria di cui ci sono ormai migliaia di testimonianze sull'efficacia.

Scopri insieme all'autrice Christine Campagnac-Morette come prevenire sia meglio che curare grazie ai moltissimi esercizi, le posture, le respirazioni e le tecniche di concentrazione.

Ognuno di noi può e deve assumersi la responsabilità del proprio benessere psico-fisico ed essere l'artefice della propria salute e forma fisica.

Prevenire e Guarire con lo Yoga - Libro
Scopri gli esercizi e le posizioni che prevengono, alleviano e curano oltre 40 tra i maggiori disturbi che ci affliggono
Christine Campagnac-Morette

martedì 29 maggio 2018

Dinamiche quantiche dell'amore: perche' ci innamoriamo




La dinamiche quantiche dell'amore: perche' ci innamoriamo?

Psicologia Quantistica

L'amore è una questione di alchimia: prima di tutto ormonale. Avvicinarsi all’amore con un’ottica scientifica non spegne la sua meraviglia, ma al contrario ci consente di mettere in luce i processi vibrazionali che vivificano e muovono le sue dinamiche. Perché oltre agli ormoni l'amore muove anche l'energia, un'energia altamente organizzata e trasformativa

Carmen Di Muro - 28/05/2018

Psicologi e psicanalisti hanno da sempre sottolineato che attrazione e innamoramento si verificano quando siamo predisposti. Può trattarsi di particolari età della vita, come l’adolescenza, contraddistinta da cambiamenti psicofisici marcati, o di momenti in cui, probabilmente, la necessità di cambiare rende l’individuo ricettivo all’incontro con l’altro. Per esempio, nella fase della pubertà un ruolo importante è espletato dall’alta concentrazione di ormoni sessuali tra questi, in particolare, del “Luteinizing Hormone-Relasing Hormone” o LH-RH che viene prodotto dall’ipotalamo e da qui trasferito all’ipofisi. Nell’ipofisi, l’LH-RH stimola la produzione di altre sostanze, quali il “Luteinizing Hormone” o LH e il “Follicle Stimulating Hormone” o FSH, che regolano la sintesi di estrogeni e progesterone nelle ovaie e di testosterone nei testicoli. Ci sono notevoli evidenze che l’LH-RH possa agire direttamente sulle aree limbiche e corticali, dando informazioni su corteggiamento e comportamento sessuale. Infatti, è interessante notare che individui con ipofisi che funziona meno vivono l’innamoramento con più difficoltà e presentano una riduzione del desiderio.

Il mistero dell'innamoramento

In ogni caso prescindendo dai meccanismi ormonali, certi momenti dell’esistenza o certi particolari stati potrebbero corrispondere ad una configurazione biochimica particolare, che renderebbe l’individuo più suscettibile all’incontro. Si può ipotizzare che la predisposizione, a livello biochimico, possa essere ricondotta ad alterazioni dei livelli normali di alcuni neurotrasmettitori, come la serotonina, la noradrenalina o la dopamina che rendono alcune aree cerebrali più “responsive”, magari sotto l’influenza di cambiamenti di situazioni vitali particolari. Una volta che siamo predisposti e la “fascina di legna” è ben approntata, è facile che prenda fuoco e si scateni l’innamoramento. Ma cosa sappiamo di questa fase? Cos’è che accende la miccia? L’innamoramento appare come la più misteriosa tra le dimensioni umane, un’esperienza straordinaria e a volte sconcertante che non può essere colta appieno se non partendo dai meccanismi sottili e le interazioni di campo che sottendono i processi chimici ed ormonali del nostro corpo, che ne sono l’effetto, ma non la causa.

Avvicinarsi all’amore con un’ottica scientifica non spegnerà la sua meraviglia, ma al contrario ci consente di mettere in luce i processi vibrazionali che vivificano e muovono le sue dinamiche. L’amore è frequenza altamente organizzata che genera coerenza tra i vari stati emotivi del nostro cuore, nonché un campo elettromagnetico capace di riorganizzare tutti i processi fisiologici del nostro corpo. Questo dovrebbe darci il senso circa l’esistenza di processi frequenziali che sottendono il manifesto, che si realizzano a partire dalle sintonie vibratorie tra i nostri sentimenti e quelli di un altro individuo che risuona sul nostro medesimo campo di informazione.

Amore ed energia

Nel momento in cui si entra in relazione con una persona si crea un continuum energetico che permette il passaggio e l’inglobamento dell’energia della stessa polarità. Quando si è legati profondamente ad un altro essere significa, infatti, che ci si è posti in sintonia perfetta sulle sue frequenze vibratorie. Ciò si traduce in uno scambio costante di informazioni da una fonte all’altra, concretizzandosi in quelle manifestazioni consuete quanto inspiegabili che l’amore produce come l’avvertire la stessa cosa, avere gli stessi pensieri contemporaneamente o gli stessi timori. Quando i nostri stati emotivi sono liberi dai condizionamenti, dalle paure e dai lacci del passato, il loro flusso armonico non potrà che generare un campo coerente attorno a noi capace di richiamare lo stesso tipo di informazione che viaggia sulla sua stessa intensità, concretizzandosi nella ricezione di una particolare caratteristica dell’altro ci colpisce inspiegabilmente: può trattarsi dell’ intonazione della voce, di un leggero sfiorarsi, di un odore particolare, di un bacio, o di una peculiarità che cattura la nostra vista. Quante volte abbiamo sognato il partner ideale, ma il nostro cuore è andato oltre quell’immagine che ci eravamo creati? Se riguardiamo alle nostre esperienze sentimentali sicuramente noteremo che la scelta dell’altro era in perfetta sintonia al periodo esistenziale che stavamo vivendo emotivamente su più fronti.

Capire “il perché ci innamoriamo” rimane ad oggi uno di quegli interrogativi tra i più complessi che muovono la natura umana, ma ciò non significa che ampliare lo sguardo verso la consapevolezza dell’esistenza di dinamiche quantiche che si agitano in noi e fuori di noi, non possa aiutarci a ricostruire una spiegazione profonda capace di farci ricomprendere quegli affascinanti percorsi che l’amore segue, nel bene e nel male, indirizzandoci e segnando indelebilmente la nostra esperienza di vita.

Anima Quantica - Libro
Nuovi orizzonti della psiche e della guarigione
Carmen Di Muro

venerdì 25 maggio 2018

Segreto dei centenari e' questione di credenze




Il segreto dei centenari: la lunga vita e' una questione di credenze      

Qual è il segreto della lunga vita dei centenari? Si tratta di genetica o quello che conta sono gli atteggiamenti mentali e le credenze? Scoprilo in un libro straordinario: un viaggio affascinante nella mente degli ultracentenari di tutto il Pianeta

Redazione Scienza e Conoscenza - 25/05/2018

Tratto dal libro Nella Mente dei Centenari (Macro Edizioni, 2018).

Resilienza, perseveranza, creatività e flessibilità sono tutte qualità che ho riscontrato in ogni centenario che ho esaminato, viaggiando tra le culture dei cinque continenti. Per fortuna è possibile impararle senza affidarsi al proprio corredo genetico o alla propria storia familiare. Non è possibile isolare i geni che identificano la mente di un centenario, ma possiamo apprendere i comportamenti che contribuiscono alla longevità passando da una mentalità condizionata dal passaggio del tempo a una improntata all’impegno nello spazio. In cosa consiste la sfida esistenziale che vi sto proponendo? Dobbiamo staccarci dall’ipnotico concetto di tempo in cui le cose ci succedono in sequenza e prestare attenzione al modo in cui possiamo succedere nel nostro spazio tralasciando il preciso ordine degli eventi.

Cercherò di rendere più chiara la questione con qualche esempio. È lunedì mattina, e la vostra auto non ne vuole sapere di partire. Chiamate un taxi che vi porti a lavoro, e ci mette quarantacinque minuti per arrivare. Quando arrivate in ufficio vi rendete conto di aver dimenticato di scrivere un’importante e-mail a un cliente. Gli eventi turbolenti che formano questa specie di “sequenza” non chiedono altro se non di essere collegati tra loro usando i fili cognitivi che esistono solo e soltanto nella vostra mente: ma che orribile inizio di settimana! Imponiamo una sequenza al tempo per dare un senso allo spazio che percorriamo.
Ma, dato che leghiamo le sequenze agli eventi della nostra dimensione spazio-tempo per mezzo dei fili cognitivi, possiamo allo stesso modo liberarle facendo appello alle qualità che accomunano i centenari: creatività per reinterpretare attribuzioni negative, flessibilità per considerare altre opzioni, perseveranza per sopportare le turbolenze e resilienza per adottare nuovi atteggiamenti e approcci.

Lasciate che chiarisca ulteriormente. Anche se abbiamo bisogno di tessere i fili cognitivi per dare un senso al nostro mondo, quando affrontiamo una serie di circostanze simili a quelle descritte tendiamo a imporre una sequenza a eventi che risultano in realtà slegati tra loro, creando un rapporto causa-effetto falso. L’auto che non parte e l’essersi dimenticati di rispondere a un’e-mail non sono in alcun modo correlati da un rapporto di causalità; tuttavia, imbrigliando i due eventi con i fili cognitivi, potreste arrivare alla conclusione che tutto andrà storto per il resto della giornata. Al contrario, schiantarsi con l’auto perché i freni sono in cattive condizioni o perdere una coincidenza perché il volo ha accumulato ritardo sono esempi di rapporto causa-effetto esterno.

Anche se da entrambe le serie di eventi potete concludere che non sarà una bella giornata, nel primo caso il rapporto di causalità viene creato da voi (gli imprevisti stanno succedendo perché è una brutta giornata), mentre nell’altro è completamente dimostrabile. Verso la fine del capitolo vi spiegherò come fare vostre le qualità dei centenari che vi possono liberare dai deleteri effetti derivanti dalla creazione di relazioni causa-effetto false. Per ora cercate semplicemente di ricordare che le sequenze esistono solamente nella vostra mente, e iniziate a fare caso a quante delle conclusioni che traete sugli eventi della vostra vita si basano sul mero fatto che avete imparato a raggruppare e connettere artificialmente le vostre esperienze.

Approfondisci su:

Nella Mente dei Centenari - Libro
I pensieri, le abitudini e le scelte che assicurano salute, longevità e successo
Mario Martinez

mercoledì 23 maggio 2018

Mangiare e non distrarsi: il segreto per dimagrire




Mangiare e non distrarsi: il segreto per dimagrire

Alimentazione e Salute



Hai mai pensato che una sana e corretta alimentazione dipende non solo dalla qualità del cibo che consumiamo, ma anche dalla modalità con cui lo facciamo? Scorpiamo allora perché, se vogliamo rimetterci in forma, è importante spegnere la tv e il cellulare mentre mangiamo e rifuggire dal desk-eating

Claudio Lombardo - 23/05/2018

Le modalità con cui si consumano gli alimenti rappresentano fattori importanti quanto la loro scelta. Anche dal punto di vista sulla (larga) storia dell’uomo possiamo sostenere che è riduttivo confinare tutta la questione alimentare solo in cosa mangiavano i nostri antenati – componendo così quel puzzle alimentare che prevede quali tipi di cibi siano più propensi alla nostra genetica – senza tener presente come, tali cibi, venivano consumati dall’uomo primitivo.

Una certa ovvietà derivante dalla logica (e avvalora, oggi, da studi scientifici) ci suggerisce l’assenza di eccessive distrazioni della TV o del cellulare. Prediligere alcuni cibi allineati alla nostra genetica è importante quanto i comportamenti utilizzati nel loro consumo.

Le modalità del consumo alimentare

Il modo in cui si consuma il cibo è anch’essa pratica collaudata dal punto di vista evoluzionistico, ovvero di tutta la storia che ci ha preceduto come essere umani. Numerose sostanze circolanti influenzano l’assunzione di cibo attraverso azioni sull’ipotalamo (e viceversa); si tratta di veri e propri ormoni che sono prodotti nel cervello, dalle cellule del tessuto adiposo, dal sistema gastrointestinale e dal pancreas. Qualsiasi cambiamento del comportamento alimentare si traduce in un cambiamento del comportamento in generale.

Per fare un esempio, uno dei più potenti distrattori dell’azione alimentare mai costruiti dall’uomo è sicuramente la televisione. Una non recentissima meta-analisi ha definitivamente confermato l’associazione tra esposizione video e obesità nei bambini, già da tempo riportata anche nel nostro paese. Il desk-eating è un termine riferito all’abitudine all’assunzione di cibo mentre si gioca o si lavora, davanti al computer o sulla scrivania di lavoro o di studio. Così, gli interventi in questo campo (dimagrimento) risultano limitare comportamenti sedentari, indirizzando alla riduzione dell’utilizzo di TV, computer e videogiochi. Mangiare rimanendo alla tastiera, infatti, ci rende molto più propensi a cedere a uno spuntino in più durante la giornata.

Pubblicità ingannevoli e globalizzanti

La maggior parte degli spot accomuna il cibo con il piacere e l’induzione al consumo si manifesta principalmente mostrando dinamiche legate ai bisogni primari in contesti di svago e felicità. In alcuni casi l’alimento è addirittura proposto come soluzione a stati d’animo negativi. Inoltre, le abitudini dietetiche differiscono tra i vari Paesi, ma le tendenze temporali mostrano che queste differenze si stanno affievolendo. I Paesi mediterranei sono stati in passato caratterizzati da un elevato consumo di alimenti vegetali, oli vegetali e pesce, ma queste tradizioni stanno scomparendo, soprattutto tra i più giovani. Va considerato, anche in questo contesto, che la spinta commerciale all’acquisto e all’assunzione di alimenti attraverso la TV è notevole.

Sarebbe necessario a questo punto domandarci, come variano le nostre condizioni di “quiete” quando siamo seduti a tavola davanti alla televisione? Cosa avviene nel nostro cervello – e in tutto il resto del corpo – e quali mutamenti psicologici, endocrini e neuro-chimici avvengano nel momento in cui si intensificano i fattori di distrazione e aumentano gli ormoni dello stress in seguito all’esposizione a notizie catastrofiche? Ma, soprattutto, come questa modifica incide sulla percezione che abbiamo del cibo?

Dimmi quando mangi e ti dirò quanta TV guardi

Esiste una correlazione tra la quantità di cibo consumato e l’interferenza di alcuni apparati – come la TV o il computer – e, secondo uno studio di Harvey Anderson, un ricercatore dell’Università di Toronto (Canada), la spiegazione principale è che il segnale di sazietà che arriva al cervello viene bloccato dall’attenzione concentrata sui programmi televisivi. Un altro studio su Applied Cognitive Psychology afferma che: «può essere che la televisione renda più difficile la comprensione dei segnali d’intercettazione: più difficile da identificare la quantità di cibo ingerito, più difficile il consolidamento dei ricordi riguardanti l’assunzione del cibo» (Duane, Tiggemann, 2002).
In definitiva, la televisione, come il computer o il cellulare, ci distraggono da quei processi naturali che il nostro organismo ha bisogno per valutare, controllare e gestire il corretto introito calorico.  


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martedì 22 maggio 2018

Che cos'e' la Naturopatia?




Che cos'e' la Naturopatia?

Sentiamo spesso parlare di Naturopatia: ma sappiamo bene che cos'è la pratica naturopatica e quando ci può essere d'aiuto?
E come fare per trovare un bravo operatore? Ne parliamo con Alessandro Salomoni, naturopata ed erborista

Emanuele Cangini - 21/05/2018

Un biker ardito e audace, un esperto degustatore e amante di vini, un attento, sensibile e rigoroso naturopata. Colpiscono subito di lui l’innata affabilità e la spiccata genuinità, qualità queste che denotano senza ombra di dubbio un carattere aperto, sincero, diretto e schietto. Sì, schietto, proprio come quella terra di Romagna in cui abita e di cui sa rendersi fedele interprete: terra di ospitalità, storie e di Passator Cortese.
Ho il piacere d’intervistare Alessandro Salomoni, titolare di una nota erboristeria cesenate, che ci racconta la sua personale visione dell’universo naturopatico. Cinque domande per mettere a fuoco insieme ad Ale, così lo chiamano gli amici, quelle che sono le verità alla base di queste pratiche di medicina alternativa, nate negli Stati Uniti nel secolo XIX.

Se tu dovessi fornire, a un ipotetico interlocutore totalmente ignaro, una personale definizione di Naturopatia, quali parole utilizzeresti?

La naturopatia è quella scienza che tramite l’utilizzo di tecniche naturali, come fitoterapia, aromaterapia, tecniche di massaggio, tecniche di rilassamento, respirazione, per finire con consigli salutistici alimentari, aiuta la persona a trovare il giusto equilibro psico-fisico in maniera da affrontare i disagi della vita quotidiana con maggior energia e rinnovata consapevolezza.

Da quanto tempo ti occupi di Naturopatia? A cosa devi i tuoi esordi in questo campo?

Praticamente già dalla tenera età: so che può sembrare una battuta, ma sono nato in una famiglia che si occupa di fitoterapia. Mio padre è stato uno dei primi importatori e distributori di prodotti omeopatici e fitoterapici in Italia, quindi sono cresciuto sentendo tutti i giorni parlare di piante e rimedi naturali. Ho cominciato a consigliare personalmente i prodotti naturali dopo essermi diplomato come perito chimico e ho preso, nel 1995, il diploma in scienze erboristiche aprendo poi la mia attuale erboristeria (a Cesena) nel 1998. Ovviamente la formazione non è finita lì… nel 2002 ho conseguito il diploma in Naturopatia presso l’Istituto di medicina psicosomatica RIZA, con specializzazione in Iridologia e tecniche antistress, e ancora oggi questo percorso di crescita continua, poiché sono in procinto di laurearmi in Biologia della nutrizione.

Quali le differenze tra il tuo ruolo di esperto naturopata e quello di proprietario esercente di un’erboristeria? Quali le similitudini?

Le due cose sono strettamente collegate, tutti i giorni offro consulenze naturopatiche gratuite ai miei clienti, ed è grazie alla formazione e al continuo aggiornamento che i clienti sono sempre in aumento. Anche per quel che riguarda la scelta del personale ho puntato molto sulla preparazione, tant’è che le mie commesse sono tutte laureate in tecniche erboristiche.

Ho la sensazione che, da qualche decennio, la Naturopatia sia diventata un ingranaggio più o meno consapevole della macchina consumistica: paventabile il rischio di un suo smarrimento nei meandri della mercificazione? Se sì, come cercare di contenerne gli effetti e, semmai, invertirne il declino?

Questo, ahimè, sta succedendo realmente! Hanno aperto scuole di naturopatia in ogni dove con lo scopo unico di fare lucro, ma la formazione lascia molto a desiderare e questo poi si ripercuote sul cliente finale.
Da anni, per di più, si attende un riconoscimento da parte dello Stato della figura del naturopata che, se avvenisse, davvero lo agevolerebbe indiscutibilmente nell’esercizio delle sue funzioni, conferendogli paletti solidi grazie alla stesura di regole ben scritte. Alcuni dei miei colleghi non hanno ancora capito di non essere medici e il loro compito non è quello di curare o fare diagnosi ma, piuttosto, fornire supporto al cliente con le tecniche a loro conoscenza al fine di migliorargli lo stile di vita e permettergli, così, di affrontare i disagi quotidiani con maggiore efficacia.
Altra cosa da fare sarebbe quella di istituire un albo nazionale nel quale, solo i naturopati riconosciuti e con una certa qualificazione, siano legittimati a iscriversi, in maniera tale che il cliente possa essere in grado di sapere se il professionista al quale si sta rivolgendo è veramente formato o, al contrario, si è improvvisato naturopata da un giorno all’altro.

Il termine Naturopatia venne coniato nel 1895 da tal John Scheel: tradotto dall’inglese si legge secondo il sintagma “sentiero della Natura”. Faccio “l’avvocato del diavolo”: cosa potrebbe contestare a questa premessa un accanito oppositore?

Che il sentiero della natura, proprio in virtù delle cose asserite poco sopra, a causa della errata abitudine di talune figure di prestarsi a ruoli che non competono loro, rischia davvero di essere frainteso o, ancor peggio, compromesso irrimediabilmente proprio attraverso quella disciplina che, per coerenza e vocazione, dovrebbe al contrario maggiormente tutelarlo.
Un vero paradosso insomma.
Per questo caldeggio sempre i clienti e lettori ad informarsi correttamente ed esaustivamente in ordine al professionista con il quale si intende interagire.
L’interesse è sempre vicendevole: per il cliente, ottenere sicurezza , assistenza e qualità, per il professionista, perfezionare, riscattare e nobilitare l’immagine di una intera categoria.

Emanuele Cangini nasce a Modena, dove frequenta una scuola ai indirizzo tecnico e a seguire l'Università presso la facoltà di Ingegneria Meccanica.
È curatore e revisore di testi per Macro Edizioni, e per la rivista Scienza e Conoscenza nonchè giornalista divulgativo e critico letterario, relatore e conferenziere.
Accanito lettore, da sempre rivolge i propri interessi verso diverse discipline tra le quali, in primis, astronomia, astrofisica e astrologia.

Introduzione alla Naturopatia - Libro
Filosofia, storia, discipline e professione - Nuova edizione riveduta e aggiornata
Catia Trevisani

lunedì 21 maggio 2018

Cosa accade nel corpo quando si ama?




Cosa accade nel corpo quando si ama?

Psicologia Quantistica
      


Chi ha avuto la gioia di conoscere l’amore, ricorda molto bene il cuore che accelera, il respiro affannoso, le pupille dilatate necessarie per segnalare interesse e attrazione, tutti sintomi scatenati dall’adrenalina... ma cosa accade al corpo quando il sentimento amoroso si stabilizza nel tempo? Scopriamo quali sono gli effetti di un amore duraturo sul nostro cervello

di Carmen Di Muro - 19/05/2018


Diceva Voltaire che “l’amore è di tutte le passioni la più forte perché attacca contemporaneamente la testa, il cuore e il corpo”.

Che cos’è l’amore? E soprattutto cosa accade nel nostro corpo quando si ama? L’amore è vibrazione, un organismo vivente e come tale va continuamente alimentato e nutrito, perché possa svilupparsi in maniera armonica, perché non si arresti e ristagni, dando luogo a veri e propri disturbi sia fisici che psichici. E come ogni organismo ha le sue tappe di sviluppo e le sue epoche, tutte necessarie e gratificanti se ben vissute. Per arrivare a vivere pienamente l’amore, occorre tempo, bisogna attendere che i meccanismi coinvolti si attivino e disattivino in modo equilibrato. Non si può pensare di amare veramente se il sentimento non è abbastanza radicato, se non siamo realmente centrati in questa sottile vibrazione facendoci accompagnare ad ogni passo della nostra vita. Il cammino dell’amore è segnato da tappe ben precise, in cui sono coinvolti sia i sistemi che regolano le emozioni primordiali, sia quelli connessi a funzioni superiori, che una volta attivate possono assisterci e guidarci alla fase successiva del percorso.

I "sintomi" dell'amore

Chi ha avuto la gioia di conoscere l’amore, ricorda molto bene il cuore che accelera, il respiro affannoso, le pupille dilatate necessarie per segnalare interesse e attrazione, tutti sintomi scatenati dall’adrenalina. Come dimenticare il sudore alle mani, la bocca secca per l’emozione provocata dalla noradrenalina e quel senso di benessere che si prova quando si è vicini alla persona che si ama (Fisher, 1998). Un benessere che emerge se l’ipofisi viene sollecitata a produrre endorfine, le molecole responsabili dell’effetto euforizzante dell’amore, che ci fa dimenticare di mangiare, ci toglie il sonno e non ci fa avvertire la fatica. L’amore a volte si manifesta anche attraverso la passione scatenata dall’eccesso di dopamina, che ordina al cervello di desiderare, ordine che si manifesta a livello cosciente sotto forma di comportamenti passionali scatenati da un eccesso di adrenalina, la molecola dell’agitazione prodotta dall’ipofisi, che scatena la bufera, che rischia di compromettere l’equilibrio psicologico, se non interviene la serotonina, il neurotrasmettitore che può contribuire a riequilibrare il tono dell’umore.

L’aspetto interessante di questa tempesta biochimica è che mentre la passione iniziale, coinvolge le aree cerebrali collegate alla gratificazione e agli istinti, i sentimenti sollecitati da un sentire duraturo e stabile attivano le aree del cervello che sono sede delle emozioni. Ciò ci fa comprendere perché i sentimenti connessi all’amore cambiano nel tempo per effetto dei processi neurobiologici.

Quindi, le emozioni sono funzioni biologiche del cervello che comprendono una sensazione fisica, cioè ciò che proviamo a livello corporeo, il cui fine è di segnalare il nostro stato emozionale e una componente psichica, che consiste nella consapevolezza di ciò che stiamo provando. Sono, quindi, questi oscuri persuasori, che ci inviano messaggi subliminali senza che possiamo averne coscienza immediata, che ci fanno comprendere di essere meravigliosamente e perdutamente innamorati.

Conoscere i meccanismi che regolano quelle misteriose entità, rinchiuse nell’impalpabile e profondo segreto del nostro animo, non significa rinunciare alla magia e al mistero di uno dei più importanti sentimenti, ma al contrario, vestirlo di quell’intelligenza capace di condividere emozioni.

Per info e contatti visita: carmendimuro.com


Per approfondire:

Anima Quantica - Libro
Nuovi orizzonti della psiche e della guarigione
Carmen Di Muro


un estratto dal libro "Anima Quantica" di Carmen Di Muro

Quando l'amore chiama, tu corri e lascialo fluire...

Quando la forza vibrante dell'amore chiama, bisogna alzarsi e mettersi in cammino verso il sentiero principale: quello dell'Anima. Una voce sottile, un sentire velato dal chiacchiericcio dirompente della mente, quella parte preriflessiva nei suoi automatismi che dialoga costantemente, sganciandoci dal senso di realtà, quello che ci rende compartecipi e presenti nel mondo. L'anima, il principio assoluto che pulsa all'interno della parte più minuscola del nostro essere, laddove è contenuta quell'informazione che si sedimenta attraverso l'esperienza che viviamo quotidianamente e che parla il linguaggio degli stati affettivi, di quell'energia che ci muove nel mondo e che scandisce il nostro procedere.

Un cammino verso la luce e i suoi colori, anche quando il cielo appare nero ed uggioso, privo di speranza, di futuro e cambiamento.

È lì che la sua forza propulsiva si fa tenace, come voce che si agita in fondo al petto seguendo i battiti del cuore, che scandiscono a loro volta l'energia del nostro corpo. Un correlato fisiologico che reagisce perpetuamente ai suoi sussulti. È questo che ci tiene in vita e rende l'esistenza un dono prezioso, il regalo più bello che ad ogni essere umano viene concesso in vista della sua missione, di quel talento innato trascritto nel dna che colora la vita di una luce calda ed accogliente, abbagliando quel sentiero personale a cui ognuno è chiamato per manifestarsi pienamente.

La nostra anima anela verso quella vibrazione altissima che è gioia e felicità di essere "Vita".

Gioia nel ritrovarsi nella pienezza e nella consapevolezza delle cose.

Molto spesso cediamo all'incedere degli eventi, riparandoci sotto il manto spesso delle nostre paure e delle ansie giornaliere, incastrati in uno stato di sofferenza continuo. Il vento sottile del nostro spirito urla a gran voce, chiede di fermarsi, ma soprattutto di ascoltarsi. Chiede che gli vengano rivolte delle domande specifiche affinché possa essere colmata quella voragine di senso che ci ha assorbito, rendendoci schiavi delle polveri pesanti della nostra esperienza.

Ci siamo mai fermati per un solo attimo a pensare se la strada percorsa sin oggi sia quella giusta? Se le scelte maturate siano state funzionali al nostro reale benessere?

L'anima è vibrazione di amore purissimo, essa vibra al ritmo della gioia. S'innalza e s'intona su questa frequenza, e intesse nel nostro cuore, il giusto palpito affinché si possa godere pienamente della salute. Essere sani, nella pienezza psico-fisica significa essere in ascolto della voce dell'anima che mostra sempre la direzione giusta da seguire anche quando le prove e le pene della vita si fanno più dure.

È questo il principio assoluto, un flusso di amore che ci collega direttamente alla fonte della vita, organizzandoci in reti di coscienza strutturate che comunicano con il resto del reale, attraverso un campo di "Intelligenza Divina ". Una scintilla potentissima attraverso cui possiamo dar manifestazione concreta alle cose, ma soprattutto alla gioia di poter essere abili artefici del futuro. Questa la miccia, l'anelito vitale che ci spinge e che è in connessione profonda con tutte le parti del nostro essere.

Con la mente, informazione immateriale che ha sede ed origine nel cervello materiale, ed è composta da credenze strutturate sin dalla nascita che il più delle volte ostacolano il nostro pieno sentire. E dal corpo che risponde biologicamente, modificandosi nella sua carne, attraverso l'energia dei pensieri e dei nostri stati d'animo.

Tutto è in connessione, un legame profondo tra dentro e fuori, tra vita, agire e sentire. Uno scambio di vibrazioni tra le nostre tre componenti di base: anima, psiche e corpo, che dialogano costantemente a livello quantico, in uno scambio reciproco e perpetuo di informazioni.

La sfera mentale, però, il più delle volte rimane bloccata in circoli di pensiero viziosi che provengono dal contesto socio-culturale di appartenenza e che sono in antitesi con il sentire del cuore. Quando padroneggia la voce e il controllo della mente, il nostro agire si sgancia completamente dal sentire dell'anima e prendono piede i problemi più disparati. La realtà a cui si dà costruzione non corrisponde ai bisogni profondi, ma diventa specchio soltanto dei condizionanti esterni, generando dentro di noi un senso di insoddisfazione e di infelicità.

A chi non capita di sentirsi così, non comprendendo il perché e il come si sia generato quello stato di profonda inquietudine. Una scheggia sommersa pungente, per cui non riusciamo a gioire pienamente anche quando tutto sembra andar nel verso giusto.

Manca sempre qualcosa, quella fessura che possa far sì che la chiave venga girata nella serratura. Manca la collaborazione tra la sfera mentale e il nostro cuore, la sede dei sentimenti e delle emozioni che a loro volta generano, per risonanza, relativi pensieri pesanti che ci imbrigliano, tanto da bloccarci nella nostra tensione evolutiva costante.

Il corpo diventa emanazione della nostra insoddisfazione, il luogo in cui si esprimono i vissuti della mente e dell'anima. Una discarica a cielo aperto di sentimenti negativi, rifiuti e veleni tossici per l'intero organismo.

Se queste tre forze univoche, si svincolano, accade che ognuna nel proprio, diviene padrona assoluta di se stessa, disturbando la nostra piena espressione di vita. Dalla lesione energetica della sfera profonda che non viene assecondata, si arriva alla lesione organica, frutto delle intense reazioni che avvengono nel nostro microcosmo cellulare, guidate da stati d'animo negativi da cui non riusciamo a depurarci. Essi sono espressione di una felicità apparente, condizionata dagli eventi e dalle persone intorno a noi, ma non dai bisogni e dalle pulsioni della propria anima.

Quando l'anima si slega dalle dinamiche della mente, tra loro non c'è più armonia, l'energia dell'una non si adatta più alle frequenze dell'altra, che venendo forzata si ripercuote ad ampio raggio sul corpo, il quale diviene sede del disagio concreto, ammalandosi o affaticandosi. L'anima è quindi la matrice assoluta che sottende la materia e le sue dinamiche complesse. Solo la giusta armonia tra questa, la mente e il corpo può fare la differenza nei termini di malattia o guarigione.

"Quando l'anima si ammala", diceva Platone, "essa consuma il corpo". Ed è proprio questa la verità fondamentale, per muovere i primi passi, verso la scoperta di una realtà vibrante e sconosciuta. La parte più intima di noi che ci mostra sempre la strada giusta da seguire, quella che pur scontrandosi con il giudizio e la volontà altrui non ci fa sbagliare direzione, ma ci conduce verso quella meta assolata che è l'avere fiducia nella vita stessa. Essa opera assai diversamente dalla mente razionale e non può essere silenziata o messa da parte, perché quando ciò accade l'uomo è costretto a vivere senza il principio della vita stessa, senza il suo senso di sé, sotto il velo del malessere e nella cecità interiore.

Per riconoscere ed assaporare i luoghi dell'anima, dobbiamo, quindi, necessariamente compiere un salto vibrazionale spingendoci nell'impalpabile universo delle leggi dell'invisibile che ci animano e solcano la strada verso la luce vibrante del cuore.

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Nuovi orizzonti della psiche e della guarigione
Carmen Di Muro

giovedì 17 maggio 2018

Cervello e linguaggio: apprendere una nuova lingua




Cervello e linguaggio: apprendere una nuova lingua lo modifica. L'esempio del Sanscrito

Neuroscienze e Cervello      

L’apprendimento di nuove lingue plasma il cervello e rimodula la percezione della realtà. Cosa accade al cervello quando la lingua imparata è quella degli Dei, ovvero l'antica lingua sanscrita? Ce ne parla il neurologo ed esperto di Ayurveda, dottor Antonio Morandi

di Antonio Morandi - 17/05/2018

L’apprendimento di una nuova lingua provoca dei cambiamenti sia a livello strutturale del cervello, che nell’elaborazione della percezione della realtà. Quest’ipotesi è stata confermata da molteplici studi. È stato infatti ampiamente dimostrato come, anche nell’adulto, l’apprendimento di lingue straniere sia accompagnato da un cambiamento strutturale delle regioni del cervello coinvolte nel linguaggio e a un aumento di volume della loro materia grigia. Questi cambiamenti sottendono ovviamente una variazione a livello microstrutturale e cioè dei neuroni, delle cellule gliali e delle loro connessioni sinaptiche. In particolare, è stato osservato che proprio l’ippocampo e aree del lobo temporale sinistro sono strutture che si sono rivelate importanti per l’apprendimento di una nuova lingua. Come già accennato, l’ippocampo è cruciale per la formazione delle memorie a breve ed a lungo termine, ma è anche noto come quella struttura principalmente affetta nella malattia di Alzheimer. A tal riguardo è interessante notare che le persone bilingue tendono ad avere un inizio ritardato della malattia di Alzheimer rispetto alle persone monolingue. Come se l’aumento di volume dell’ippocampo indotto dal bilinguismo svolgesse un ruolo protettivo, forse di buffer, nei confronti della neurodegenerazione.

Le diverse lingue manifestano le infinite capacità di adattamento del genere umano e presentano caratteristiche particolari, sia dal punto di vista strutturale che logico. Il modo di formare i vocaboli, le regole grammaticali e sintattiche costituiscono gli elementi fondanti di una lingua. Considerando la stretta relazione che esiste fra cervello e linguaggio, è ragionevole affermare che una lingua esprima nella sua struttura lo schema funzionale del sistema cognitivo cui appartiene. Quindi imparare una nuova lingua implicherebbe la possibilità di assimilare anche un diverso sistema di elaborazione del pensiero e quindi di percezione della realtà.

La lingua degli Dei: il Sanscrito

Fra le varie lingue esistenti al mondo, sono circa 7,000, ne esistono alcune con caratteristiche strutturali molto particolari, che più di altre possono influenzare la struttura cognitiva. Il Sanscrito è una di queste.

La struttura grammaticale del Sanscrito è così complessa e completa che è stata presa come riferimento dalla moderna informatica. Le 3959 regole definite dal grammatico Pāṇini anticipano infatti la moderna logica formale matematica e i metalinguaggi utilizzati per la progettazione dei linguaggi di programmazione dei computer.

La caratteristica principale che differenzia il Sanscrito dalle lingue moderne risiede nel fatto che le sue parole sono per la maggior parte costituite da radici verbali e non rappresentano oggetti ma le loro proprietà. Questa caratteristica porta a una mancanza di univocità fra parola ed oggetto, se non in pochissimi casi, come ad esempio per i numeri. La realtà descritta dal Sanscrito quindi è dinamica e non imprigionata nella staticità dell’oggetto. Ad esempio, una parola sanscrita per indicare un “albero” è vṛkṣa che letteralmente vuol dire “qualcosa che viene tagliato e cade”: appare ovvio che questa proprietà di cadere quando tagliato può essere applicata anche ad altre entità che non siano un albero. Le parole quindi cambiano in relazione alla proprietà che maggiormente rappresenta la funzione dell’oggetto considerato. Infatti, se vogliamo porre l’attenzione sul fatto che l’albero ha radici che traggono i nutrienti dal terreno, si userà la parola pādapa che significa “qualcosa che beve usando i piedi”.

Sulla base di questa logica, una parola sanscrita può essere coniata da chiunque sulla base delle proprietà di un oggetto, anche se sconosciuto. Le parole si formano secondo un algoritmo specifico chiamato vyākaraṇa che mette insieme morfemi indicanti proprietà semplici per formare aggregati complessi. Quindi il numero di parole che si possono formare in Sanscrito è virtualmente infinito.

L’aspetto peculiare del Sanscrito in pratica è che grammatica e semantica sono fusi in una entità coerente e non sono separate come nelle altre lingue.

Quanto detto è indice della complessità e diversità del modello cognitivo che corrisponde alla lingua Sanscrita, e che descrive un mondo interconnesso e in continuo cambiamento. Un mondo descritto attraverso la lingua Sanscrita acquista sicuramente dimensioni diverse, e infatti la scienza vedica descrive una realtà molto più vicina a quella descritta dalla moderna fisica quantistica a cui concettualmente si avvicina.

Antonio Morandi è Neurologo ed esperto di Ayurveda, Diplomato in India. È direttore di “Ayurvedic Point” Centro e Scuola di Ayurveda a Milano. Presidente di S.S.I.M.A. (Società Scientifica Italiana di Medicina Ayurvedica), autore di decine di articoli scientifici sull’Ayurveda pubblicati sulle più importanti riviste internazionali di settore. Ha ricevuto nel 2017 il Premio Internazionale IASTAM per la Ricerca in Ayurveda, primo europeo ad aver ricevuto questo riconoscimento.
Fa parte del comitato scientifico di Scienza e Conoscenza, la rivista trimestrale del Gruppo Macro che tratta di medicina integrata, medicina non convenzionale, scienza di frontiera, coscienza.

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Scienza e Conoscenza n. 64 - Rivista Cartacea
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lunedì 14 maggio 2018

Guarigione a distanza e fisica quantistica




Guarigione a distanza e fisica quantistica

Medicina Quantistica e Bioenergetica      

L’intenzionalità di guarigione e gli effetti terapeutici a distanza trovano spiegazione nell’entanglement quantistico e nella non-località: ecco spiegati i poteri straordinari della mente umana

Gioacchino Pagliaro - 14/05/2018

Lo scienziato Dean Radin, Direttore dell’Istituto di Scienze Noetiche e rinomato studioso di fama mondiale, per trent’anni ha studiato l’interazione mente materia in prestigiose Università come Princeton, Nevada e in importanti Centri di Ricerca della Silicon Valley. Con le sue ricerche scientifiche sostiene che le menti siano correlate quantisticamente con l’Universo e che la teoria dei quanti apporti un contributo determinante per la comprensione delle comunicazioni non locali, ovvero di quelle forme di comunicazione che avvengono in assenza di segnale, ovvero di tutte quelle forme di influenzamento mentale della realtà, al di fuori della concezione spazio temporale classica.

Radin utilizzando le teorie di Böhr, di De Broglie, di Schrödinger, di Bell e la teoria dell’entanglement, sostiene che la struttura fondamentale dell’Universo, dal Big Bang ad oggi, potrebbe essere costituita da un’enorme rete di particelle che rimangono in contatto le une con le altre a qualsiasi distanza, al di fuori della dimensione temporale in assenza di spostamento di energia e informazione. La realtà fisica potrebbe essere un vasto sistema quantistico che risponde a delle particolari interazioni. All’interno di questa prospettiva la mente coesiste in modo inseparabile con le menti delle altre persone ed entità, e con gli oggetti distanti. L’attenzione, la consapevolezza derivante dalle pratiche meditative e l’intenzione rappresentano il tramite migliore per interagire con questo sistema quantistico.

Per Radin queste teorie consentono una lettura delle interazioni mentali a distanza e tra mente e materia, non come misteriose o esoteriche capacità della mente, ma come specifiche forme di interazioni delle menti nella realtà dell’entanglement.

La letteratura scientifica sulla guarigione a distanza

Il tema delle guarigioni a distanza ha attirato e attira da alcuni decenni l’attenzione di ricercatori e di clinici i quali evidenziano l’esistenza del fenomeno, senza però riuscire a spiegarlo in modo esauriente. Infatti anche se oggi, rispetto al passato, si hanno conoscenze più approfondite e dettagliate su come guidare i gruppi per la guarigione a distanza e sul modo di utilizzare correttamente l’intenzione di guarigione, resta altrettanto vero che ancora molto resta da indagare in questo campo.

Le evidenze scientifiche relative sia ai fenomeni quantistici non-locali sia a forme di coerenza quantistica nei sistemi viventi offrono le premesse per una possibile chiave esplicativa dei meccanismi delle guarigioni a distanza o DHI (Distant Healing Therapies).

Con questo articolo – attraverso l’analisi di alcune recenti ricerche scientifiche di alto pregio – cercherò di evidenziare in questi fenomeni quei risultati, quei limiti e quegli errori che alcuni rigorosi studi hanno rilevato.

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Scienza e Conoscenza n. 64 - Rivista Cartacea
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venerdì 11 maggio 2018

Matrice Extracellulare: mare della salute




Matrice Extracellulare: il mare interno della nostra salute

Medicina Non Convenzionale
      

La Matrice Extracellulare è il mare in cui le nostre cellule sono immerse e attraverso le quali si scambiano le informazioni. Cosa accade quando questo mare è inquinato? E perché la Matrice si deteriora e invecchia? Scopriamo insieme le dinamiche dell'invecchiamento cellulare e come prevenirle

Federico Perinelli - 11/05/2018

Assodata la sua importanza a livello strutturale e di sostegno è importante sottolineare ed evidenziare anche altre funzioni. Immaginiamola come un “mare” nel quale sono immerse molecole e cellule grazie al quale avviene un continuo scambio di nutrienti, ormoni, segnali chimici, farmaci, sostanze di scarto e ahimè sostanze inquinanti tra una cellula e un’altra cellula. Tali scambi sono necessari per la loro crescita, il loro proliferarsi e la loro sopravvivenza. Quindi la comunicazione cellulare avviene e passa grazie alla matrice extracellulare.

Invecchiamento cellulare ed equilibrio acido-base

Dal momento che iniziamo a vivere progressivamente inizia anche l’invecchiamento della nostra MEC che inizia a perdere la sua integrità e funzionalità. Ciò che incrementa e aiuta il suo invecchiamento è in gran parte legato all’inquinamento cui siamo quotidianamente sottoposti, le errate abitudini alimentari e lo stress. Tutti fattori che tendono a innescare le infiammazioni croniche, le quali creano la condizione ottimale per l’attivazione delle metalloproteasi che degradano lentamente la matrice extracellulare. Anche se la degradazione è una risposta di protezione del nostro organismo, essa segna l’inizio del percorso di indebolimento sia strutturale che funzionale.

Tutto questo comporta un accumulo di sostanze tossiche nella matrice. È giusto ricordare che la qualità della nostra vita dipende in parte dalla sua purezza. Molte tossine e sostanze di scarto nella MEC comportano una malnutrizione cellulare, uno squilibrio acido-base e una conseguente cattiva comunicazione cellulare, la quale viene inevitabilmente disturbata, con tutti i potenziali rischi che comporta, andando così a velocizzare i processi di invecchiamento. Anche il trasporto di ormoni e di neurotrasmettitori diviene inefficiente e di conseguenza si verifica una diminuzione della sensibilità cellulare, che può determinare l’insorgenza di problemi metabolici.

Ho paragonato la matrice al “mare”. Ora per capire meglio quanto sia importante ciò che ho detto paragonate le nostre cellule ai pesci che vivono in questo mare. Qualsiasi pesce, anche se nato sano, se vive in acque inquinate è destinato a morte precoce e certa.

MEC in salute: come fare?

Come tuteliamo la nostra matrice extracellulare? Sicuramente è un’ottima iniziativa quella di recarsi presso uno specialista o dal proprio medico di famiglia senza avventurarsi verso “cure fai da te”: questi specialisti possono prescrivere dei protocolli di disintossicazione mirata.

Ecco i primi passi:

correggere la nostra alimentazione, prediligendo frutta e verdura di stagione e quando possibile cruda;
una buona attività fisica almeno 3 volte alla settimana, non fumare e non bere alcolici;
ricordiamoci anche di bere molta acqua che aiuta l’idratazione e il drenaggio tossinico;
una pratica molto importante che può contribuire a eliminare le sostanze inquinanti volatili (deboli) è la cura della respirazione, che è possibile approfondire e imparare in molte pratiche di meditazione, come ad esempio lo yoga. Questo perché l’attività respiratoria, mediante l’eliminazione di acqua e anidride carbonica, contribuisce a modulare l’equilibrio acido-base, eliminando le tossine acide di tipo volatile (deboli) – che sono quelle maggiormente prodotte dagli zuccheri e dalle proteine vegetali – e provocando un aumento del flusso sanguigno e una maggiore ossigenazione nei nostri tessuti.

A presto e buona salute.

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Utile per elevare il pH dell’acqua potabile e favorisce, con i suoi minerali (potassio, sodio, cloro, selenio, boro, molibdeno) ed i suoi oligoelementi il fisiologico equilibrio acido-basico.

mercoledì 9 maggio 2018

Che cos'e' la Matrice Extracellulare?




Che cos'e' la Matrice Extracellulare?

Medicina Non Convenzionale      

Ne sentiamo parlare sempre più spesso: la Matrice Extracellulare (MEC) svolge una funzione fondamentale nel mantenimento della salute. Ma di cosa si tratta?

Federico Perinelli - 09/05/2018

In biologia quando si parla di Matrice Extracellulare (MEC) ci si riferisce a tutto ciò che circonda le nostre cellule. Il nostro organismo è costituito da diversi tessuti. Ognuno di essi è composto da un network di cellule che sono tenute insieme in maniera diversa a secondo di quale tessuto prendiamo in esame. Una delle funzioni della MEC è proprio quella di svolgere un ruolo fondamentale nell’organizzazione di ogni tessuto.

È costituita principalmente da due classi di macromolecole, le quali sono prodotte localmente. Queste particolari molecole subiscono un turnover mediante il quale avviene una completa degradazione e una nuova sintesi. La prima classe delle macromolecole è rappresentata dai GAG o Glicosaminoglicani. L’acido ialuronico è un GAG che compare nella terza settimana dello sviluppo embrionale. I Glicosaminoglicani, tranne appunto l’acido ialuronico, sono catene polisaccaridiche unite in modo covalente a proteine a formare PROTEGLICANI. L’altra classe è costituita da PROTEINE FIBROSE come ad esempio elastina, collagene, fibronettina e laminina con funzioni sia strutturali che adesive. Il collagene è quella più abbondante che conferisce integrità, elasticità e stabilità.

Descrizione e funzione dei GAG

I GAG rappresentano < 10% del peso delle proteine fibrose, ma riempiono la maggior parte dello spazio extracellulare. La funzione principale dei GAG è di creare nello spazio tra una cellula e l’altra la giusta idratazione, andando a formare un “gel” di fondamentale importanza per il traffico di molecole, nutrienti,  ormoni e segnali chimici tra una cellula e l’altra. Un’altra importante funzione pone alcuni proteoglicani come componenti integrali nelle membrane cellulari con funzioni da co-recettori.

Descrizione e funzione delle proteine fibrose

Collageni: rappresentano le proteine più abbondanti che possiamo trovare nei mammiferi sono circa il 25% totale. Sono le componenti principali dei tessuti di pelle e osso. La loro principale funzione è di tipo strutturale ed adesiva.

Elastina: è la proteina per eccellenza che determina l’elasticità dei tessuti. Per capirci meglio questa particolare proteina nei tessuti come vasi sanguigni e i polmoni creano una rete di fibre elastiche che donano al tessuto l’elasticità necessaria per accorciarsi dopo uno stiramento.

Fibronettina e laminina: sono particolari proteine glicosilate che troviamo nella matrice extracellulare le quali concorrono a favorire l’ancoraggio delle cellule e ad organizzare la MEC. Sono coinvolte in questo importante processo perché la maggior parte delle cellule per crescere e proliferare, e molte volte anche per sopravvivere, devono aderire alla Matrice Extracellulare.


giovedì 3 maggio 2018

La Telepatia: fenomeno reale o suggestione?




La Telepatia: fenomeno reale o suggestione?

Ce lo spiega la fisica

Scienza e Fisica Quantistica        

La Telepatia è la possibilità di stabilire una comunicazione diretta, al di là della dimensione spaziale e temporale, tra due (o più) menti.
Si tratta di fenomeno reale o di suggestione? Ce lo spiega la fisica con la teoria di frontiera dell'universo superluminale

Luigi Maxmilian Caligiuri - 29/04/2018

Vi è qualcosa di particolarmente seducente nell’idea di possedere poteri straordinari, capaci di spingerci oltre le capacità che riteniamo proprie del genere umano. Nel mondo della fantascienza, tali prerogative sono proprie dei supereroi i cui poteri, per definizione, trascendono le leggi della Fisica: Superman è in grado di volare “più veloce della luce”, Spiderman possiede la forza e l’agilità del ragno. Alcuni di tali “superpoteri” ci affascinano particolarmente in quanto attengono a una sfera particolare della nostra umanità, quella che ci caratterizza nel profondo della nostra essenza di essere pensanti e coscienti, ovvero quella della mente e della coscienza. Ad esempio, nella saga degli X-men, uno dei personaggi più intriganti è, senza dubbio, il Professor X, alias Charles Francis Xavier, fondatore del gruppo e avente potenti capacità telepatiche tramite le quali è in grado di leggere, influenzare e controllare le menti e creare illusioni negli umani.

I fenomeni PSI o extra-sensoriali: di cosa si tratta?

La mente umana rappresenta senza dubbio uno dei più profondi misteri nell’Universo e sorge spontaneo quindi chiedere se sia possibile, anche soltanto in linea di principio, trascendere le normali capacità umane utilizzando i poteri ancora inesplorati della mente stessa. Tra tali capacità, comunemente indicate come fenomeni PSI (dall’omonima lettera dell’alfabeto greco, iniziale della parola Psiche), vengono generalmente incluse la telepatia, la psicocinesi, la visione a distanza (remote viewing), la “sensazione di essere osservati”, la chiaroveggenza. Tali capacità sono anche denominate “extra-sensoriali” al fine di sottolineare la loro caratteristica di manifestarsi oltre i limiti delle comuni capacità sensoriali umane attraverso un’interazione diretta, non meglio specificata, tra la mente umana e l’ambiente circostante (intendendo, con tale termine, anche l’influenza diretta su altre menti).

Tra i fenomeni PSI di maggiore fascino e interesse, non solo da un punto di vista squisitamente teorico ma anche in relazione alle possibili implicazioni di carattere sociale, etico e applicativo, un posto di assoluto rilievo occupa la telepatia ovvero la possibilità di stabilire una comunicazione diretta, al di là della dimensione spaziale e temporale, tra due (o più) menti.

Leggere la mente e controllare il pensiero: la telepatia

L’esperienza di comunicazione tra menti distanti dal punto di vista spazio-temporali è stata riportata così frequentemente nella storia dell’Uomo da indurre lo studioso inglese F.W.H. Myers a coniare, già nel 1882, il termine telepatia che letteralmente significa “sentire a distanza”. Vi è mai capitato, ad esempio, di rispondere al telefono indovinando, prima di rispondere, l’identità dell’interlocutore dall’altra parte dell’apparecchio oppure di ricevere una lettera o una email da un amico nel preciso istante in cui stavate pensando a lui?

A tutti noi è capitato di vivere, diverse volte nel corso della propria vita, esperienze di questo tipo; ma è possibile che si tratti sempre e soltanto di esperienze “pilotate” o di coincidenze male interpretate? In molti casi è proprio ciò che accade essendo tali esperienze possibilmente dovute a normali fattori di natura psicologica quali ad esempio la cosiddetta “memoria selettiva”, il ricordo alterato degli eventi, suggerimenti subliminali, etc. Fenomeni di percezione extra-sensoriale vengono riportati da millenni ma studiati soltanto alcuni secoli a questa parte: indipendentemente da quanto ci sembrino realiste tali esperienze, è ovvio che una valutazione basata esclusivamente sui racconti e le testimonianze non può essere ritenuta esaustiva di fini della realizzazione di una valutazione scientifica e rigorosa del fenomeno. In riferimento a tale tipologia di fenomeni, infatti, un elemento essenziale riguarda la ripetibilità dei risultati oggetto dei resoconti ovvero, in particolare, il loro numero e i risultati degli esperimenti di verifica dei resoconti stessi.

D’altra parte esiste una moltitudine di esperienze documentate in diverse culture ed epoche (anche e soprattutto, come vedremo a breve, attraverso tutta una serie di complessi esperimenti di laboratorio) che, in nessun modo, possono essere ricondotte all’ignoranza o all’assenza spirito critico o di rigore metodologico e che impone una seria e onesta analisi di tipo scientifico. In riferimento al concetto di telepatia è inoltre opportuno considerare quelli ad esso strettamente correlati di “controllo del pensiero” e “lettura della mente” che sottintendono, rispetto al primo, un ruolo attivo associato a una qualche forma di “intrusione” mentale peraltro teoricamente e concretamente realizzabili come vedremo nel seguito.

Scienza e Conoscenza n. 64 - Rivista Cartacea
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mercoledì 2 maggio 2018

Credenze religiose




Perche' abbiamo bisogno di credenze religiose?

Ce lo spiega la Teoria della Mente

Neuroscienze e Cervello

Perché abbiamo bisogno di credenze religiose? Ce lo spiega la Teoria della Mente

Se il “nastro” della vita della terra fosse riavvolto, probabilmente, per il caso, l’uomo non esisterebbe.
La stessa affermazione potrebbe essere valida per la religione, nel caso in cui l’uomo vivesse nuovamente la propria esistenza?
Cosa sono le credenze religiose?

Claudio Lombardo - 27/04/2018

L'equivoco stravagante è un'opera di Gioachino Rossini, in cui la trama e la fucina di logiche equivoche mettono a dura prova il pubblico odierno... ormai immerso in una micidiale combinazione di segreti e banalità.

Equivoci e ambiguità sono la mente di questo formidabile prodotto artistico in cui, durante la narrazione, con la previsione e l’interpretazione, l’utente è spinto ad attribuire un senso che va oltre quello dell’opera stessa.

L’ardita spontaneità e l’assurda speculazione

Se il “nastro” della vita della terra fosse riavvolto, probabilmente, per il caso, l’uomo non esisterebbe.
La stessa affermazione potrebbe essere valida per la religione, nel caso in cui l’uomo vivesse nuovamente la propria esistenza?
Cosa sono le credenze religiose?
Possiamo pensarle come un “non lo so” per antonomasia: un’ardita spontaneità ed un’assurda speculazione; quella che, in altri termini, si chiama “fede”.
Le credenze sul soprannaturale sono peculiarità delle religioni fin da tempi antichi:

a) l’idea che ci sia la vita dopo la morte; b) l’idea di un creatore che vede tutto e tutti; c) l’idea che esistano nel mondo entità che violano le leggi della fisica (angeli, anime ecc.).

Al di là di ogni adesione personale, la religione sembra rappresentare una necessità dell’uomo fin dal suo principio in cui ha rappresentato un’autentica cultura distintiva di un popolo con finalità di coesione.

«Ogni testo che pretenda di asserire un qualcosa di univoco è un universo abortito»
Umberto Eco


La Teoria della Mente come strumento evolutivo

Quando un individuo è in grado di comprendere che un determinato comportamento è guidato da credenze personali – e che tali credenze non sono un preciso riflesso della realtà – si afferma che, quell’individuo, possiede una Teoria della Mente (ToM): la capacità di vedere il mondo dal punto vista degli altri, la presa in carico di una prospettiva differente, non propria, appunto, altrui.  

La sopravvivenza può dipendere dalla capacità di cambiare il corso attuale delle azioni per rispondere a stimoli potenzialmente vantaggiosi o minacciosi (come l’incertezza).

Le origini della ToM possono risalire nel momento in cui l’uomo ha conquistato la posizione eretta. «Stando dritti si aveva la possibilità di vedere gli altri in viso e di mostrare a essi il proprio volto. Divenne, quindi, possibile decodificare emozioni, capire dalle espressioni mimiche cosa gli altri pensassero e si accingessero a fare (interpretare e prevedere); si potevano addirittura intuire gli stati d’animo e le intenzioni degli individui con i quali si avevano degli incontri, così che si disponeva della capacità di attaccare e difendersi o aiutare e cooperare a seconda delle situazioni» (Attili, 2015).

Bruner parla di strumentalismo evolutivo, ritenendo che «l’uomo sia in grado di utilizzare la propria intelligenza per creare e utilizzare attrezzi e strumenti o espedienti tecnici che lo pongono in grado di esprimere e ampliare le proprie facoltà» (Bruner, 1974). Per “strumenti”, non si fa riferimento solo a fonti materiali, bensì a veri e propri “arnesi” mentali, come le funzioni intellettive.

Religione e Teoria della mente (o mentalizzazione)

Un sottile diaframma separa l’esperienza religiosa dalla teoria della mente (o mentalizzazione), un acuto approccio fenomenologico: doppio, sfuggente, enigmatico, incerto in cui (riferendoci al cristianesimo) l’eroe mitologico della Sacra Bibbia (Gesù Cristo) amplificando le sue doti umane – come la capacità di lettura delle intenzioni e del pensiero – tentò di ristabilire l’ordine nel caos di relazioni umane.

Perché abbiamo bisogno di credenze religiose?

La credenza può avere lo scopo di interpretare e prevedere ciò che non conosciamo o non siamo in grado di comprendere. In altri termini riduce l’incertezza.
Credere ad una nuova vita dopo la morte riduce la tensione, poiché rende prevedibile tale fenomeno. Ancor più se abbiamo la facoltà di fare qualcosa in questa vita che influenzi la successiva. Nel complesso si tratta di una lettura dello stato mentale dell’”al di là”.
Altresì abbiamo anche una funzione sociale insita in queste credenze: la capacità di promuovere comportamenti altruistici e di coesione.
Tuttavia, tali credenze sono spesso monopolizzate da istituzioni, come la Chiesa, che creano regole e nuove interpretazioni, di epoca in epoca, attribuendo a Dio la responsabilità di certi eventi ma riservandosi il suo potere divino.

Conclusioni

Il riflesso delle nostre funzioni intellettive (“arnesi mentali”) è in grado di produrre meccanismi che consentono di portare il sistema-persona in uno stato di equilibrio. Nel caso precitato le credenze svolgono questo importante ruolo in vista dell’implosione di ogni senso: la morte; ovvero l’impossibilità di comprendere in modo razionale cosa ci sia “al di là”. Il problema non risiede nel credere a cose più o meno vere, dato che il concetto di utilità supera questa prospettiva, bensì monopolizzare le credenze religiose versandole in un crogiuolo dal quale, si spera, ne fuoriesca una sintesi superiore.

Tuttavia, quando la religione viene estremizzata è facile cadere vittime di univocità interpretative che monopolizzano atteggiamenti, emozioni e attitudini (cit. Hack) oppure il dover offrire in cambio qualcosa per ottenere altro (anima/corpo), come nel caso dell’opera di Rossini in cui Ernestina promette la “materia” al fidanzato Buralicchio e lo “spirito” al precettore Ermanno.

Bibliografia

Rossini, Gioacchino, et al. L'equivoco stravagante. Naxos, 2002.
Attili, Grazia. "L'evoluzione della Teoria della Mente." Rivista internazionale di Filosofia e Psicologia 6.2 (2015): 222-237.
Eco, Umberto. Interpretazione e sovrainterpretazione: un dibattito con Richard Rorty, Jonathan Culler e Christine Brooke-Rose. Giunti, 2012.
Bruner, Jerome S. 1974. Toward a Theory of Instruction. Cambridge, Massachusetts: Harvard University Press.
Girotto, Vittorio, Giorgio Vallortigara, and Telmo Pievani. Nati per credere: perché il nostro cervello sembra predisposto a fraintendere la teoria di Darwin. Torino: Codice, 2008.
Girotto, Vittorio, Telmo Pievani, and Giorgio Vallortigara. "Gli dèi hanno sete e, qualche volta, bevono: vincoli cognitivi e credenze religiose." Sistemi intelligenti 25.2 (2013): 387-396.

Scienza e Conoscenza n. 64 - Rivista Cartacea
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