mercoledì 29 novembre 2023

Dilemma su coscienza e cervello olografico

Il dilemma sulla coscienza e il cervello olografico

Neuroscienze e Cervello

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Che cos'è la coscienza? Che rapporto c'è tra mente e cervello? È possibile parlare di processi quantistici e olografici della mente? Ce ne parla Alberto Lori, giornalista e divulgatori scientifico, nel suo ebook Coscienza Quantica.

Alberto Lori - 28/11/2023

Tratto dal libro Coscienza Quantica di Alberto Lori

Che la coscienza sia un fenomeno complesso di difficile soluzione sul piano strettamente scientifico non lo scopro certo io. È materia di studio che richiede l’interdisciplinarietà di diversi settori di ricerca, dalla filosofia alla psicologia, dalla medicina alla psichiatria, ma anche di una scienza esatta come la fisica.

Senza dubbio è un fenomeno soggettivo che ognuno può interpretare come vuole, ma che non può in alcun modo essere negato, poiché è davvero una riserva inesauribile di sensazioni, emozioni, intuizioni, ispirazioni, attraverso cui, ciascuno è in grado di discernere il bene dal male, il vero dal falso, ma soprattutto ciascuno, grazie ad essa, trova in sé la potenzialità per costruirsi una realtà scevra dai condizionamenti, dalle credenze limitanti, dai pregiudizi, dalle manipolazioni vere e presunte di chi controlla i nostri modelli mentali.

In ogni caso, sono troppe le evidenze grazie alle quali la coscienza non può essere considerata come una “semplice” manifestazione della neocorteccia cerebrale. Anzi, quelle stesse evidenze dimostrano come essa, lo afferma il fisico Luigi Maxmilian Caligiuri, «sia caratterizzata da un’esistenza propria, con tutta probabilità attinente a un livello più profondo di realtà, e sia in grado di interagire con la materia. Ciò è indicativo di come la coscienza potrebbe avere essa stessa una connotazione materiale, ma di quale tipo di materia possa trattarsi e a quale dinamica essa risponda sono interrogativi tutt’altro che semplici cui rispondere».

Sulla natura della coscienza: Eccles e Dobbs

Nonostante ciò sono molti i ricercatori che hanno tentato di dare una risposta alla natura della coscienza. Per essi, a cominciare dal neurofisiologo John Eccles (1903-1997), coscienza e mente sono la stessa cosa, in ogni caso differenziata dal cervello. In altre parole, abbiamo la mente, una struttura fisica ancora sconosciuta, e il cervello che ha il compito di garantire ed eseguire le attività fisiologiche necessarie alla vita dell’organismo cosciente.

Nel 1967 il matematico inglese A. Dobbs ha proposto un modello fisico della mente secondo cui la materia pensante sarebbe costituita da un sistema complesso composto di unità quantistiche elementari denominate “psitroni”, ovvero particelle, simili ai tachioni, aventi massa propria immaginaria e, di conseguenza, caratterizzati da una velocità superiore a quella della luce nel vuoto.

La coscienza secondo Roberto Assagioli

Lo psicologo transpersonale italiano, Roberto Assagioli [fondatore della Psicosintesi: 1888-1974; N.d.A.], fa ricorso all’archetipo uovo per rappresentare l’essere umano come un microcosmo.

Nella sua Psicosintesi, Assagioli vede la psiche umana come una figura ovoidale galleggiante nel grande mare dell’inconscio collettivo. Il cerchio tratteggiato al centro della figura rappresenta il campo di consapevolezza. Tutto ciò che non appartiene al campo, secondo Assagioli, è il subconscio e ancor più in basso l’inconscio profondo. È l’oceano tumultuoso nel quale sono immersi gli impulsi primari, le nostre abitudini, gli automatismi, i programmi autobloccanti, i problemi irrisolti. È la sede da cui originano spesso i nostri pensieri e stati d’animo negativi. C’è poi tutta una zona superiore al campo dell’Ego, che è dominio del super conscio, il livello dal quale provengono creatività, genialità, intuizioni, illuminazioni. «È qui che risiedono allo stato potenziale», dice Assagioli, «le energie superiori dello Spirito».

Se osserviamo bene la figura ovoidale, ci sono altri due punti degni di considerazione. Il puntino al centro del campo di consapevolezza rappresenta l’Io cosciente, autoconsapevole della propria individualità. L’Io cosciente, tuttavia, è soltanto un pallido riflesso dell’Io universale, la Coscienza primaria, l’Osservatore del Tutto, la vera essenza del nostro essere. Assagioli la descrive come una stella sulla punta dell’uovo, a metà sommersa nell’ovoide psichico individuale e metà partecipe del “Campo di coscienza universale” o “Inconscio collettivo”, dove esiste tutto ciò è stato, è e sarà.

La coscienza per Antonio Damasio

Per Antonio Damasio (1944), brillante neuroscienziato portoghese, la coscienza è un particolare stato della mente in cui vi è consapevolezza dell’esistenza propria e dell’ambiente circostante. La conoscenza del proprio esistere è determinata dal lavoro di concerto di aspetti diversi del Sé che Damasio definisce Proto-Sè (alla cui base sono le emozioni, sulle quali a loro volta si sviluppano i sentimenti), il Sé nucleare (è ciò che fornisce all’organismo il senso del qui e ora), il Sé autobiografico (livello di coscienza che richiede l’uso del linguaggio giacché solo grazie ad esso è possibile formulare la propria storia personale, fatta di ricordi, rimpianti, speranze). Il Sé, pur nelle sue diverse estensioni, è in ogni caso una manifestazione del corpo e in questo caso va riconosciuto a Damasio il merito di avere introdotto il corpo nella discussione scientifica sulla coscienza.

L'ipotesi olografica di Karl Pribram

Di grande fascino è poi stata la teoria olografica di Karl Pribram (1919-2015): secondo lo psichiatra austriaco, il cervello funziona in maniera olografica grazie alla presenza di cellule specializzate. Pribram ipotizzò nel 1960 che le informazioni non risiedessero nei neuroni o in reti neurali, ma nell’intreccio degli impulsi elettrici cerebrali lungo la superficie del cervello. L’esempio che fa è quello dell’ologramma creato allo stesso modo dall’intreccio dei raggi laser.

Una spiegazione agevole se si considera sia la mole d’informazioni che un cervello umano è in grado di immagazzinare, sino a dieci miliardi; sia che gli ologrammi in un centimetro cubo riescono a riporre miliardi di informazioni grazie a delle minime variazioni degli angoli di intersezione dei laser. Abbastanza agevole anche perché il modo in cui la mente è capace di richiamare istantaneamente sensazioni e ricordi per associazioni la fa sembrare molto simile a un sistema di correlazione incrociato. Agevole anche perché la mente è un grande elaboratore, decodificatore e codificatore di frequenze in immagini.

L'ordine implicato di Bohm

L’idea dell’ologramma, in ogni caso, non era nuova. Secondo il fisico americano David Bohm (1917-1992), la realtà stessa della nostra vita quotidiana è una sorta d’illusione. Sotto di essa vi è un altro livello di realtà, più vasto e profondo, che dà origine a tutti gli oggetti e alle apparenze del nostro mondo fisico, in modo molto simile a quello con il quale una porzione di pellicola olografica dà origine a un ologramma.

Bohm definisce il livello di realtà più profondo ordine implicato, nel senso di celato, mentre chiama ordine esplicato, nel senso di svelato, il nostro livello di esistenza. L’universo e la coscienza sono considerati da Bohm come un unicum indiviso, un ologramma, nel quale la registrazione fotografica degli oggetti reali contiene in ogni sua parte l’informazione relativa all’intero oggetto.

La forma e la struttura dell’oggetto sono inviluppate in ogni porzione della lastra fotografica e quando queste sono sviluppate forniscono un’immagine tridimensionale dell’intero oggetto. Queste due realtà si fondono l’una nell’altra, interagendo. Il cervello umano le rappresenta entrambe. L’ordine esplicato è costituito dai neuroni. L’ordine implicato è costituito dalla coscienza.

Scopri il libro di Alberto Lori

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Un percorso quantistico di sviluppo evolutivo

Alberto Lori

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venerdì 24 novembre 2023

Il suono come radice dell'Universo


Il suono come radice dell'Universo: dalle stringhe alla sapienza vedica

Scienza e Fisica Quantistica

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Le antiche tradizioni orientali e la scienza moderna mostrano come la vibrazione e il suono siano strutture primordiali alla base dell’Universo

Antonio Morandi - 23/11/2023

È intuitivo comprendere come la realtà sia permeata di vibrazioni e di suoni, e la moderna fisica non solo ci conferma scientificamente questa intuizione, ma dice anche che la realtà è intrinsecamente formata da vibrazioni. Secondo la Teoria delle Stringhe ad esempio, è lo stato vibrazionale di una stringa che determina le proprietà della materia. La Teoria delle Stringhe assume che le forze fondamentali della natura possano essere considerate come delle corde, stringhe appunto, monodimensionali vibranti. Esse hanno una dimensione infinitamente piccola, a livello della Costante di Planck (10-35 metri), si propagano nello spazio e interagiscono fra loro costituendo la rete della realtà. Infatti a un livello dimensionale maggiore della Costante di Planck esse appaiono come normali particelle, con massa, carica ed altre proprietà che però sono determinate allo stato vibrazionale della Stringa. Secondo la Teoria delle Stringhe la materia è vibrazione.

Questa visione era già presente ed incredibilmente chiara nell’antichità. In ogni sistema di conoscenza tradizionale infatti, il suono, la parola, la vibrazione vengono considerati la radice della creazione e il sostentamento dell’Universo.

Secondo la concezione vedica l’Universo è formato da cinque elementi o stati della materia che derivano dallo squilibrio primordiale nella forma del suono OM. Il suono è l’energia primordiale che si organizza nelle forme della realtà concreta.

Dalla tensione uniforme degli opposti, una simmetria assoluta, si genera una “rottura” che da luogo a un meccanismo oscillatorio caratterizzato da 3 distinti momenti: propulsione, resistenza e punto di equilibrio, rispettivamente chiamati in sanscrito Rajas, Tamas e Sattva. Questi, attraverso una cascata di eventi, generano i cosiddetti cinque elementi o Panca Mahabhuta che costituiscono tutta la realtà. Sono Akasa (etere), Vayu (aria), Tejas (Fuoco), Jala (Acqua) e Prthvi (Terra) in ordine crescente di densità. In realtà i Panca Mahabhuta sono differenti stati di movimento, di onde che esprimono la loro diversità attraverso “proprietà” caratterizzanti associate alle possibilità percettive umane. In poche parole sono stati vibrazionali della materia in risonanza con i nostri sensi, per cui sono percepibili.

La sequenza a densità incrementale dei Panca Mahabhuta racchiude in sé un elemento di primaria importanza: ogni elemento più denso, poichè derivante dal precedente meno denso, ne contiene le proprietà. È evidente quindi come Akasa (etere) sia presente e determinante in tutti i Panca Mahabhuta.

È importante considerare che il termine Akasa (etere) non corrisponde al vuoto ma al substrato onnipresente che consente agli altri elementi di esistere. È il contenitore che permette alla vibrazione primordiale di esistere e generare l’universo. Quindi così come Akasa (etere), il suono, inteso come vibrazione, definisce e attraversa tutti gli stati della materia determinandone le caratteristiche. È interessante considerare che il sistema uditivo è il primo dei cinque organi di senso a svilupparsi durante la vita fetale e ad iniziare a mediare il contatto con l’esterno. È ragionevole pensare che anche gli altri sensi si sviluppino sulla base delle informazioni uditive. Il suono non è quindi connesso con l’aria come intuitivamente viene da pensare, ma con la struttura stessa della materia.

Continua la lettura su Scienza e Conoscenza 66:

Scienza e Conoscenza n. 66 >> http://bit.ly/2PLGBoi

Rivista - Settembre 2018

Nuove scienze, Medicina Integrata, Coscienza

www.macrolibrarsi.it/libri/__scienza-e-conoscenza-n-66-settembre-2018.php?pn=1567


lunedì 13 novembre 2023

La sonoluminescenza


La sonoluminescenza: un fenomeno fisico affascinante

Scienza e Fisica Quantistica

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È possibile che una luce rimanga accesa senza corrente? Fantascienza o fisica? Scopriamo insieme il fenomeno fisico della sonoluminescenza

Antonella Ravizza - 25/10/2023

Non vi è mai capitato di vedere deboli flash di luce che durano anche per qualche ora, senza alcuna alimentazione di corrente? A me è capitato recentemente con delle lucine per gli addobbi natalizi, con una particolare forma di stella, e ciò mi ha spinto a cercare di capire quale misterioso fenomeno fisico ci fosse alla base: lucine accese senza corrente!?! Non mi sembrava possibile, ma due lucine di una fila di circa 20, restavano accese per qualche ora dopo aver tolto la corrente. Segue una possibile spiegazione.

Che cos'è la sonoluminescenza

Già dai primi anni trenta del XX secolo si osservò un fenomeno molto particolare e interessante che fu battezzato sonoluminescenza, ma solo dal 1988 si incominciò a studiarlo con ricerche mirate. Il termine deriva dalla fusione di due parole latine: sonus e lumen, che appunto significano suono e luce.

 

Il fenomeno può verificarsi con una piccola bolla di gas immersa in un liquido che, collassando velocemente, emette luce (detta sonoluminescenza a bolla singola SLBS) oppure con più bolle (sonoluminescenza a bolle multiple SLBM). Più precisamente, quando una bolla di gas viene eccitata dalla propagazione di ultrasuoni, può trasformare una frazione di energia sonora in luce. Gli ultrasuoni, quando passano in un liquido, provocano la formazione, la crescita e il collasso di microscopiche bolle. Le loro oscillazioni possono provocare notevoli temperature e pressioni, simili a quelle che si osservano nelle esplosioni. Per una certa gamma di valori di alcuni parametri fisici, come la temperatura del bagno o l’ampiezza di oscillazione della pressione, o la quantità di gas sciolto nel liquido o il raggio della bolla, si verifica una emissione di radiazione elettromagnetica che cade nella banda del visibile e dell’ultravioletto.

Quello che noi osserviamo è l'emissione di un flash di luce; e tutto questo si ripete regolarmente alla frequenza acustica di eccitazione (anche 25 mila volte al secondo) e anche per tempi molto lunghi, di diverse ore. Ciò che appare ad occhio nudo, nel laboratorio oscurato, è un puntino luminoso di colore bluastro al centro del piccolo risonatore di vetro (è stato definito "stella in un bicchiere"). È bene precisare che gli ultrasuoni sono onde meccaniche sonore con frequenza di vibrazione superiori a quelle mediamente udibili dall’orecchio umano. La frequenza di riferimento è 20kHz. L’ultrasuono è ciò che è al di là del suono udibile.

Osservazioni e prove sperimentali

Le prime osservazioni del fenomeno della sonoluminescenza risalgono al 1933 con l’osservazione di una lastra fotografica annebbiata dall’immersione in un liquido che era stato agitato dagli ultrasuoni. Un anno dopo all’università di Colonia riuscirono a riprodurre una luce nell’acqua, molto debole ma visibile, usando appunto gli ultrasuoni. I due studiosi cercarono di dare una spiegazione al fenomeno osservato, immaginando che fosse un fenomeno di tipo elettrico, causato dal moto delle bolle, ma non approfondirono l’argomento a causa dello scarso interesse generale. Le SLBM sono difficili da studiare, perché emettono luce per pochi nanosecondi (un tempo brevissimo) e sono in continuo movimento.

Nel 1988 si iniziò ad applicare la teoria allo studio del moto acustico in una singola bolla. Una SLBS è più facile da studiare perché è stazionaria, può essere stabile e incandescente per diversi minuti, quindi è possibile studiare non solo la bolla, ma anche la luce emessa. Il fenomeno, comunque, non è ancora molto noto e intorno ad esso si sono formate molte teorie che non riescono però a spiegare in modo completo le proprietà della sonoluminescenza. Ad esempio la teoria dell’onda d’urto è basata sul fatto che la bolla resti sferica. In questo caso la luce potrebbe essere prodotta da due diversi meccanismi: le alte temperature causate dal riscaldamento adiabatico della bolla provocano la formazione del plasma e la ricombinazione delle molecole provoca l’emissione luminosa oppure le alte temperature provocano una produzione di un plasma relativamente freddo che emette luce per un processo chiamato Bremsstrahlung (a causa delle collisioni tra elettroni produce uno spettro molto vasto).

La teoria della formazione di jet è in opposizione alla precedente: la bolla, mentre collassa, non resta sferica e deformandosi produce al suo interno un cilindro di acqua detto jet che può viaggiare anche a 2500 km/h producendo, al momento della sua uscita dalla bolla, emissione di radiazione elettromagnetica anche nello spettro visibile (luminescenza). La teoria della solidificazione ad alte pressioni è simile alla teoria delle onde d’urto, mentre la teoria dell’emissione indotta da collisione è totalmente nuova: quando due molecole del gas contenuto nella bolla collidono o si avvicinano, inducono un cambiamento nei dipoli di entrambi; sono la formazione e il rilassamento di questi dipoli a causare l’emissione della luce. C’è chi suppone invece che la luminescenza possa essere un fenomeno di vuoto quantistico e c’è chi parla anche di fenomeni di fusione nucleare. In effetti, così come la temperatura superficiale del Sole (meno di 6000° C) nasconderebbe temperature molto superiori presenti nel suo nucleo, si potrebbe pensare che le temperature previste per le bolle della sonoluminescenza ne caratterizzassero solo un guscio periferico: nel loro nucleo si sarebbero potute registrare temperature sufficienti a promuovere, in presenza delle giuste specie chimiche, processi di fusione nucleare. A questo punto mi chiedo: ma le mie lucine di Natale, si saranno veramente accese per il fenomeno della sonoluminescenza?

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Dai quanti all'Universo a 26 dimensioni

Antonella Ravizza

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