giovedì 30 aprile 2009

Mantra, linguaggio e guarigione

Mantra, linguaggio e guarigione compilato da Marco Stefanelli dal libro "Suono, Meditazione e Psicoterapia" Il suono e la meditazione nella trasformazione dei contenuti inconsci per l'evoluzione della coscienza Ed. Amadeux Network & Multimedia http://www.sublimen.com/ Stampa Lulu.com http://www.lulu.com/amadeux , Ilmiolibro.it (Gruppo Editoriale L'Espresso) http://ilmiolibro.kataweb.it/autore.asp?id=21323 [...] Le prime sillabe o parole pronunciate dall'essere umano sono state sicuramente di tipo onomatopeico, ovvero riproducevano suoni della Natura (il vento, il mare, il ruscello, la pioggia) e il linguaggio ha cominciato ad assumere gradualmente una certa forma e ritmo quando gli esseri umani hanno riconosciuto le proprie emozioni e sentito il bisogno di esprimerle. L'OM/AUM, nella tradizione sacra orientale, ha una funzione simile: rievocare il ritmo iniziale della creazione e creare armonia in se stessi. Il Mantra, il cui uso è largamente diffuso nella tradizione indiana, è uno strumento potente per mezzo del quale si intende ottenere il controllo mentale. La parola sanscrita Mantra, che originariamente indicava un inno vedico, dal punto di vista etimologico risulta dalla fusione del suffisso "tra", abitualmente usato per formare nomi di strumenti musicali, e dalla radice verbale "man" che può riferirsi all'atto del pensare. Si potrebbe dunque interpretare come: "strumento per pensare" o "strumento per la mente". Una diversa interpretazione, ricollegabile al tantrismo, sostiene che la parola deriverebbe da altri due termini ossia "manana" (sempre riferito al mentale) e "trana" (liberazione). Il Mantra per la cultura indiana è dunque uno strumento verbale a cui si attribuiscono straordinari poteri. "Una parola o una formula [che] rappresenta una presenza o una energia mentale; per suo tramite si produce qualcosa nella mente, in forma cristallizzata"(21). Pare che esistano circa settanta milioni di formule mantriche: quelle utili per superare un disagio, per avere successo, per assicurarsi una lunga vita, per proteggersi dai pericoli e dalle difficoltà, per infondere amore negli amanti poco sensibili ecc. Alcuni mantra dell'Atharva Veda avevano la funzione di espellere dal corpo i demoni della febbre o di altre malattie. Tra le parole di molti autorevoli testi si legge fra le righe che con l'utilizzo di un mantra appropriato tutto sembra divenire possibile e nessun indiano mostra dubbi nel collegare il mantra allo "Shabda Brahman" o "suono divino". Correttamente recitati e intonati divennero nell'antichità parte integrante della liturgia, ponendosi addirittura come strumento di comunicazione con la divinità prescelta (Istha Devata). Rivolgendosi invece al misticismo ebraico, troviamo la Cabala o Qabbalah ("tradizione", "ricezione", ma anche "parallelismo" o "corrispondenza") parola che indica in generale la mistica ebraica in tutte le sue forme. La Cabala è un insieme di corrispondenze che unificano i vari livelli della creazione, sia fisici che spirituali. Essa considera tutto il creato in uno "stato di corrispondenza" che permette di risalire alle cause spirituali dei fenomeni terreni, e viceversa. Il più antico libro della Cabala, il "Sefer Yetzirà", mette in corrispondenza le lettere dell' Alef-Beit con tutta una serie di entità spazio-temporali. Ogni lettera è alla radice di un mese, di un giorno della settimana, di un pianeta o di una costellazione, di parti e organi del corpo umano e dei loro corrispettivi spirituali. Tutto questo rientra nella concezione, tipica delle filosofie orientali, che per il nostro benessere e la nostra crescita spirituale è necessario nutrirci di suoni che riequilibrino le nostre cellule riproducendo al loro interno particolari suoni armonici. "Il suono originale, o la Parola, mette in vibrazione la materia di cui tutte le forme sono fatte e inizia quell'attività che caratterizza anche l'atomo della sostanza"(22). La mente crea e dà forma a idee, pensieri e concetti, emozioni e sentimenti infondono forza, la parola mette in moto queste entità dotate di vita propria, rendendole capaci di interagire con l'ambiente così che, attirando e respingendo magneticamente l'energia circostante, producono risultati materiali e tangibili. Tale è il potere della parola e l'importanza che riveste la comunicazione. I rapporti umani, nelle loro molteplici forme, sono il campo d'azione della comunicazione. E nella comunicazione è insito un magnifico potere creativo. Scrive Giovanni: "In principio era il Verbo (...) e il Verbo era Dio. (...) E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito del Padre, pieno di grazia e di Verità". Cristo disse: "Quello che entrerà nella vostra bocca non vi può contaminare, ciò che esce dalla vostra bocca vi contamina". Eraclito usa il termine Logos per indicare la verità, la legge generale del Cosmo, l'armonia alla quale obbediscono sia il mondo naturale che l'uomo. È legge divina, legge universale e principio naturale interno alla "Physis", secondo il quale tutte le cose nascono e muoiono. È l'unità sottostante all'apparente molteplicità del mondo naturale: "Ascoltando non me, ma il Logos, è saggio convenire che Tutto è Uno". La seconda accezione di Logos, che ha l'equivalente latino in Ratio, è la ragione umana, l'intelletto a tutti comune che spiega e comprende la legge universale. L'ultimo significato, il più comune, è "discorso, parola". Il Logos si esprime attraverso il Noùs, l'intelletto, senza il quale non avrebbe significato. Parola, ragione e realtà sono perciò strettamente collegati fra di loro, e per questo Eraclito usa lo stesso termine: il logos (parola) descrive attraverso il logos (la ragione umana) il logos (l'armonia dell'universo). Per Platone l'essenza è "Eidos" (idea), "l'essere che veramente è", l'intima natura delle cose fisiche. Il Logos, che per Platone corrisponde alla psiche (anima), deve portare a cogliere questa essenza del reale (che può essere colta solo nella dialettica). Secondo il suo maestro Socrate, la Mente divina ci ha dato il logos per fissarne i rapporti ed arrivare a conoscere. Nella visione "mate-mistica" di Pitagora, nel profondo legame fra musica, matematica e natura, il logos diventa equivalente di "harmonia mundi", una sintesi di linguaggio, razionalità e misticismo. Per Pitagora l'Universo "canta", e l'uomo è una nota dell'immensa sinfonia cosmica; colui che pensa in musica può accedere alle più alte vette della coscienza spirituale. In questa concezione è insita anche l'idea del grande potere magico-terapeutico del Logos inteso come "discorso musicale", poi fatta propria dagli Orfici, capace di trascendere il piano terreno e mettere in comunicazione le singole anime con il Nous. Giordano Bruno si occupò di manipolazione psicologica e sosteneva che qualsiasi essere, anche senza consapevolezza, appartiene a una rete intersoggettiva che fa capo ad un processo di "magia naturale". Lo psicanalista è il prototipo moderno del manipolatore bruniano e rappresenta nella società contemporanea una figura chiave, agendo a livello dei rapporti inter-soggettivi nel campo della sociologia o della psicologia. Il semiotico francese Michel Focault ha dimostrato come coloro che controllano le macchine del pensiero (ovverosia i mass-media) controllano anche le menti del popolo. Focault e Mcluhan hanno dimostrato come la libertà dipenda strettamente dalle psico-tecnologie. La scrittura diede il potere totale alle persone che sapevano controllarla. I letterati hanno usato l'alfabetismo per controllare l'analfabetismo. Una tipica organizzazione feudale come era la Chiesa cattolica in passato, limitava ad una specialissima classe di "hackers", i monaci, la possibilità di manipolare il codice scritto, per tutti gli altri la parola "discendeva dall'alto". Ai maghi e agli gnostici, capaci di accedere alla coscienza transpersonale, era riservato il rogo con la scusa dell'eresia. Quando Gutenberg inventò la stampa a caratteri mobili improvvisamente tolse alla Chiesa questo potere, dando la possibilità al sapere di cominciare a uscire fuori dai castelli dei duchi o dei cardinali. "Il mago si occupa oggi delle relazioni pubbliche, di propaganda, di indagini sociologiche e di mercato, di pubblicità, di informazione, contro-informazione, disinformazione"(23). Per affrontare i lavori sgraditi bisogna seguire alcune semplici regole: attenzione totale e non rimandare ciò che deve essere fatto, così si otterranno i migliori risultati nel minor tempo possibile. Siamo costantemente condizionati a ricercare l'eccitazione come se fosse la quinta essenza della vita, ciò che non è eccitante ci appare solo noioso e monotono. Se ci sentiamo vivi solo quando siamo euforici allora saremo condannati a sentirci depressi quando l'eccitazione svanisce. La legge della Natura stabilisce che ciò che sale deve inevitabilmente scendere, più saremo eccitati prima, più saremo depressi dopo e così via in una continua alternanza. Il mantra serve anche a tramutare i diversi sentimenti come le preoccupazioni, la paura, l'ansia, l'ira, l'impazienza o i desideri e a convertirli in qualcosa di più utile. Ci sono molte teorie relative al legame tra mantra e guarigione, ma con l'osservazione e la crescente comprensione individuale ogni soggetto acquisirà intuizioni uniche. Con la nostra mente limitata, che funziona soltanto su un piano spazio-temporale, non possiamo effettivamente abbracciare tutta la legge del Divino o la legge stessa della Natura, e neppure comprendere le cause complesse delle malattie. Cantando, o recitando i mantra, concentrandosi con la mente, rinforzando tale concentrazione con l'azione e governando la volontà, la purificazione e la guarigione avrà tuttavia luogo in maniera naturale dentro di noi. I mantra possono esercitare un effetto risanante, liberando le emozioni e determinando uno stato di calma e di profondo rilassamento, tanto in chi li canta, quanto in chi li ascolti. Con la mente rilassata, la fonte della malattia e le radici nascoste del conflitto possono emergere alla superficie, dove è possibile elaborarli. E' importante però sapere la motivazione, per quale motivo si vuole essere in salute, chiedersi come si intende impiegare il resto della propria vita nel caso che la salute venga ripristinata. In una parola, si deve essere concentrati sul proprio desiderio. Essere malati comporta talora dei vantaggi a cui il nostro ego non vuole rinunciare, anche se non lo ammettiamo a livello cosciente; rafforzando la nostra volontà e quella parte di noi che vuole stare bene, la polarità del desiderio mentale può essere sopraffatta, permettendo alla guarigione di verificarsi. A parte il bisogno di attenzione dell'Io, che tende a perpetuare il malessere, e la mancanza di umiltà, che indica un atteggiamento sbagliato, ci sono molti altri fattori che potrebbero interferire con le pratiche spirituali che mettiamo in atto per guarire. E' possibile che dobbiamo trarre dalla malattia una lezione spirituale e che quindi il risanamento non sia la cosa migliore per noi; oppure, è possibile che stiamo seguendo un'alimentazione scorretta, che siamo esposti a un ambiente tossico o che stiamo violando certe leggi della Natura a cui è soggetto il nostro corpo. Non dobbiamo però chiedere la guarigione e neppure dire a Dio come, quando o con quanta rapidità realizzarla. Non sappiamo infatti quale debito karmico debba essere ripagato, o quali lezioni debbano essere apprese grazie alla malattia. Risanare non è un'azione che occorre realizzare subito, o mai più, anche se così può valutare la percezione umana. La persona si dovrebbe abbandonare a Dio, alle forze curative del Cosmo, accertandosi di non avere nessuna opinione personale e di non formulare nessun giudizio. Soltanto appellandosi a tutta la compassione di cui si è capaci è possibile essere in grado di invocare in maniera diretta o di applicare il potere risanante del mantra. Il mantra può vincere qualsiasi ostacolo se la persona lo recita, o lo riceve come compenso di un debito karmico, con la fiducia nel perdono e la disponibilità a modificare la rotta della propria vita, dedicandola al servizio di Dio. Quando si cantano i Santi Nomi Divini, il lavoro che si compie diventa più facile e più gioioso, non è più un dovere sgradevole, perché il mantra costantemente presente nella mente riporta l'attenzione su Dio e sul pensiero che Dio si sta esprimendo attraverso la nostra mente e le nostre mani. Cantando o recitando, ad alta voce o in silenzio, si veicola la forza, il potere del mantra e questo potere sarà una benedizione dovunque si vada. [...] (21) Zimmer - Myhts (22) dal "Trattato di Magia Bianca" di A. Bailey (23) Petru Culianu, "Eros si Magie in Renastere" Bibliografia http://www.amadeux.it/sublimen/informazioni/bibliografia.html

mercoledì 29 aprile 2009

Meditazione: Testimonianze scientifiche

Meditazione: Testimonianze scientifiche compilato da Marco Stefanelli dal libro "Suono, Meditazione e Psicoterapia" Il suono e la meditazione nella trasformazione dei contenuti inconsci per l'evoluzione della coscienza Ed. Amadeux Network & Multimedia http://www.sublimen.com/ Stampa Lulu.com http://www.lulu.com/amadeux , Ilmiolibro.it (Gruppo Editoriale L'Espresso) http://ilmiolibro.kataweb.it/autore.asp?id=21323 [...] Durante la meditazione il soggetto raggiunge uno stato di rilassamento molto profondo, questo è rilevabile attraverso registrazioni delle attività fisiologiche e cerebrali. In questo stato avvengono una serie di modificazioni: la diminuzione del consumo di O2, dell'eliminazione di CO2, del ritmo e della gettata cardiaca insieme al ritmo e volume della respirazione, una notevole diminuzione del lattato ematico e della resistenza cutanea e le modificazioni dell' EEG con coerenza totale alpha sia intra che inter emisferica e coerenza delle onde theta. Questi indici suggeriscono l'esistenza di uno stato di coscienza diverso da quelli normalmente conosciuti come veglia, sonno e sogno. La sincronizzazione dei due emisferi e la presenza di onde theta sono due caratteristiche peculiari della meditazione: il primo aspetto indica che c'è una forte sinergia tra gli emisferi destro e sinistro e che i neuroni stanno lavorando in maniera sincronica; il secondo, tipico del sonno, sembra teoricamente incompatibile con la veglia del soggetto meditante. Gli studi svolti suggeriscono che la pratica meditativa sembra provocare una risposta integrata, o riflesso, che è mediata dal sistema nervoso centrale. Alcuni psicologi dell'Università di Washington affermano di avere prove attendibili che la meditazione incrementa il funzionamento dell'emisfero cerebrale destro. Gli effetti sembrano anche essere cumulativi. I meditatori più esperti ottengono risultati migliori sia dei meditatori principianti che del gruppo di controllo. "Per quanto ne sappiamo, questo è il primo studio sperimentale che connette la meditazione con l'emisfero non dominante" - hanno detto Robert Pagano e Lynn Frumkin dell'università di Washington - "La dimostrazione di questa connessione è coerente con l'aumento delle ricerche empiriche che associano l'emisfero destro alle tecniche di espansione della consapevolezza". "E' importante notare," dicono i ricercatori, "che i dati risultati dai non meditatori e dai meditatori inesperti... rientrano nei parametri normali. Sono i dati dei meditatori esperti che risultano al di sopra della media e che hanno prodotto differenze significative". Ricerche scientifiche sulla meditazione a distanza con sincronizzazione elettroencefalografica collettiva hanno provato scientificamente la sincronizzazione tra i cervelli di due gruppi di persone in meditazione a più di 200 Km. Affascinanti, rigorosi e innovativi sono stati alcuni esperimenti sul cervello compiuti alcuni anni fa dal medico e ricercatore italiano Federico Nitamo Montecucco e dai suoi collaboratori. Con uno strumento chiamato "Brain Olotester", da lui inventato insieme a William Giroldini, è possibile monitorare simultaneamente le onde cerebrali beta, alpha, theta e delta ed è anche possibile verificare in modalità sincrona come si rapportano tra loro le attività degli emisferi destro e sinistro del cervello. Uno speciale software è in grado di analizzare il livello di coerenza emisferica. Dagli esperimenti risultò che nello stato di veglia le persone avevano un basso livello di coerenza, cioè i miliardi di neuroni producono onde elettromagnetiche non coerenti tra loro. Queste onde, dice Montecucco, si comportano un po' come dei musicisti che fanno le prove con i loro relativi strumenti mentre si cimentano su un brano del loro spartito. Questo genera una cacofonia diffusa, fino a che non entra il direttore d'orchestra che catalizza l'attenzione e inizia a sincronizzare i tempi e i ritmi dell'intera orchestra. Gli ordini del direttore trasformano la cacofonia in armonia. Il livello di coerenza raggiunto in stati particolari come quello di meditazione è simile a quello dell'opera del direttore d'orchestra. Ma Nitamo Montecucco si è voluto spingere oltre, cercando di verificare se questa coerenza e sincronizzazione si potesse raggiungere con più persone nello stesso momento. Uno storico esperimento scientifico sulla sincronizzazione tra le onde elettroencefalografiche cerebrali di due gruppi di meditatori a più di 200 chilometri di distanza fu infatti sviluppato e condotto dal Dott. Nitamo Montecucco dell'Istituto Cyber Ricerche Olistiche del Villaggio Globale di Bagni di Lucca, in collaborazione con il Club di Budapest, e con il supporto tecnico scientifico del Dr. William Giroldini e del Dr. Alessandro Marraccini. L'esperimento - svolto in concomitanza con la Giornata della Meditazione/Preghiera Globale della Pace del 20 Maggio 2007, a cui hanno partecipato circa un milione di persone in 54 Paesi del mondo - è stato condotto con due elettroencefalografi computerizzati "Brain Olotester 412" sincronizzati tra loro al centesimo di secondo tramite dispositivi satellitari. I risultati hanno evidenziato una correlazione statistica altamente significativa tra i due gruppi, con una sincronizzazione media dello 0,64%, e con picchi massimi del 5,4%! Tali risultati rappresentano un risultato eclatante, al di sopra di ogni previsione scientifica, visto che la sincronizzazione statistica attesa sarebbe pari allo 0 %. Questi risultati testimoniano scientificamente l'esistenza di una profonda comunicazione neurofisiologica "non locale" tra individui, la possibilità che le persone possano connettersi a distanza grazie alla meditazione. L'esperimento dimostrerebbe l'esistenza di una "coscienza planetaria" che nella Giornata della Meditazione/Preghiera Globale della Pace connetteva 1.000.000 di persone tra loro superando i confini fisici, di razza, di cultura e di religione. Queste ricerche sono l'ultimo risultato di una ricerca, iniziata diciotto anni fa dal Dott. Nitamo Montecucco, sulla coerenza-sincronizzazione cerebrale, che ha portato importanti risultati nella comprensione dei meccanismi neuropsichici e psicosomatici delle malattie e della loro possibile guarigione. Queste ricerche hanno provato che esiste una comunicazione (elettromagnetica e anche non-locale) tra le aree del cervello e gli emisferi di una stessa persona, tra i cervelli di due persone vicine (madre-figlio, medico-paziente, amanti, ecc.), tra i cervelli di persone in meditazione a distanza. Cervelli di due persone legate da un qualche vincolo di amore o amicizia hanno mostrato un elevatissimo livello di coerenza. Quest'ultima ricerca ha concluso un ciclo di sperimentazioni che portano a rivedere completamente le basi delle neuroscienze applicate alla medicina psicosomatica e all'evoluzione umana sul nostro pianeta. Robert Keith Wallace fu il primo scienziato americano ad intraprendere l'indagine scientifica dello stato di coscienza nella pratica della cosiddetta "Meditazione Trascendentale" o "MT". La sua tesi di Ph.D., sostenuta nel 1970 alla scuola di Medicina dell'Università della California a Los Angeles, sugli effetti fisiologici della MT, costituisce una pietra miliare. In seguito, alla scuola di Medicina di Harvard, assieme a Herbert Benson, cardiologo e professore aggiunto di medicina, egli proseguì le sue indagini sulla potenziale applicazione della MT al campo della salute. Fu scelta la Meditazione Trascendentale come tecnica orientale di meditazione perché era praticata da molti americani che costituivano un gruppo abbastanza eterogeneo facilmente raggiungibile e che avevano appreso la tecnica in maniera omogenea. Inoltre, a differenza dei meditatori indiani e giapponesi, precedentemente osservati, coloro che praticavano la Meditazione Trascendentale erano esenti da speciali osservanze religiose, dietetiche o ritualistiche che potevano in parte essere delle variabili in sede di studio. Bujatti e Riederer (1976) riportano un eccezionale aumento del metabolita della serotonina 5-HIAA durante la meditazione ed osservavano che la serotonina era "l'ormone dell'appagamento e del riposo". Gli stessi ricercatori riportano un aumento nella serotonina nell'urina durante l'agopuntura. Davidson e Schwartz (1984) hanno fatti studi su diversi tipi di meditazione ed hanno concluso che forme di meditazione Zen che richiedono che la persona osservi il respiro o reciti un mantra in sincronia con il respiro sono particolarmente efficaci perché attenuano simultaneamente l'ansia cognitiva e quella somatica. Delmonte e Kenny (1987) considerano la meditazione come un complemento alla psicoterapia e ritengono che la meditazione possa ridurre i sintomi dell'ansia, dell'insonnia, dell'uso di droghe, migliorando anche l'autorealizzazione delle persone. Kuntz e altri (1985) presentano una struttura di integrazione di meditazione e psicoterapia mettendo in evidenza i vantaggi sinergetici della combinazione delle due pratiche. Presso la facoltà di Medicina dell'Università di California, San Francisco, il prof. Dean Ornish ha sviluppato una cura sperimentale con pazienti affetti da gravi disfunzioni cardiache, senza intervento chirurgico e senza medicamenti ma con uno stile di vita più sano, che comprende una dieta particolare, sostegno psicologico di gruppo e soprattutto pratiche di meditazione. La cura ha dato eccellenti risultati. Dato che le malattie di cuore uccidono più persone di tutte le altre cause di morte insieme, il lavoro del prof. Dean Ornish ha ricevuto forti riconoscimenti in tutto il mondo. Il programma di Ornish "Apri il tuo cuore" è il primo esperimento terapeutico che unisce modificazione dello stile di vita, dieta, esercizio, appoggio psicologico e meditazione come soluzione alle più gravi disfunzioni cardiache: mai prima una ricerca controllata aveva dimostrato che il blocco delle arterie e altri disturbi cardiaci potevano regredire senza medicine né chirurgia. Nell'ottobre 1990 sulla rivista tedesca Capital è uscito il resoconto di un convegno con la presenza di 597 fra dirigenti aziendali, politici ed economisti, che riporta anche l'intervento di Gerd Genken, consulente aziendale che ha sintetizzato alcune delle proposizioni del convegno che riportiamo: "La futura gestione aziendale non ha bisogno di nuove strategie ma di una coscienza migliore nell'individuo. La coscienza individuale sarà uno dei più forti fattori di successo perché aggiunge qualificazione alle strategie. Se la coscienza individuale è ristretta e sbagliata anche le migliori strategie falliscono. Ma se si vuole cambiare la propria coscienza occorre una sorta di grimaldello che apra la porta alle dinamiche interiori. Uno di questi strumenti è senz'altro la meditazione. La meditazione è la tecnica in grado di far vedere la propria mente e individuare la coscienza interiore. La meditazione diventerà negli anni '90 di diretta competenza dei dirigenti aziendali che vogliano qualificarsi per una gestione valida ed espansa dei problemi da affrontare nel mondo del lavoro". Come sapere se si sta realmente meditando? La psicologa Patricia Carrington Ph.D., esperta in gestione dello stress e meditazione, risponde con un'altra domanda paradossale: Come sapere se si sta sognando? La Carrington osserva che la passività apparente della meditazione non è affatto apatia, tuttavia frapporre alla meditazione il giudizio impedisce l'evolversi del processo... 'meglio godersi il momento con la massima consapevolezza e il massimo rispetto per se stessi' è il suo consiglio per chi medita... permettere a ricordi e desideri di galleggiare. 'Quando il passato e il futuro si uniscono in una piacevole sensazione di tranquillità, ecco, allora state meditando'. Chi inizia a meditare trova di solito difficile 'non fare nulla' perché è al di fuori dell'etica moderna legata alla produttività.. occorre tempo e pazienza. Jon Kabat-Zinn Ph.D., fondatore della Stress Reduction Clinique all'Università del Massachusetts, Medical Center in Worchester, nel suo recente libro 'Full Catastrophe living' (Vivere in piena catastrofe) descrive così gli inizi della meditazione: "E' come incontrare un vecchio amico dopo tanti anni. All'inizio c'è un po' di imbarazzo, non si sa bene chi si ha di fronte. Ma poi questo imbarazzo se ne va e il risultato è uno stato di benessere che ricarica molto più di un buon sonno. Dopo circa 20 minuti di meditazione, il consumo di ossigeno diminuisce di circa il 17%, cosa che normalmente avviene dopo otto ore di sonno". A livello terapeutico la meditazione aiuta a liberarsi dall'insonnia, dall'ansia cronica, dall'irritabilità, dalle tensioni muscolari, cura il mal di testa, la mancanza di fiducia in sé stessi e i blocchi alla creatività. Ricerche mediche hanno evidenziato che la meditazione può curare certi casi di sterilità, specialmente nelle donne in età più avanzata. Il cardiologo Herbert Benson di Harvard, attribuisce questi effetti benefici a quella che chiama 'la risposta di rilassamento' insita nella meditazione che si contrappone agli effetti dannosi della risposta allo stress 'lotta o fuggi'. Ma soprattutto, la meditazione rende consapevoli di quanto siamo dediti all'incessante attività mentale, insegnandoci che i pensieri possono essere semplicemente osservati, che non sono la realtà o la nostra identità, ci possiamo liberare dalla tirannia della mente. E la chiarezza e l'equilibrio mentale che ne conseguono ci accompagnano poi nelle nostre attività quotidiane. In un'epoca in cui molti di noi si giudicano da quello che fanno, da quanto guadagnano e da dove vivono, la meditazione è un modo molto pratico per prendere contatto con ciò che siamo veramente. Nel suo libro "Psicologia del ciclo della vita", il prof. Ferrini descrive la meditazione e i flussi psichici: "Osservando e meditando su di un oggetto possiamo entrare in contatto con il suo flusso psichico; se invece non vi poniamo attenzione, neppure lo percepiamo. L'attenzione, figlia prediletta dell'intelligenza, è un fenomeno straordinario, una sorta di laser psichico che, posandosi su qualcosa, ne illumina e ne evidenzia qualità recondite. All'attenzione segue la concentrazione, successiva alla concentrazione è la meditazione, dalla meditazione si può avere accesso al samadhi, che significa entrare in intimo contatto con qualcosa. Pensate quale specificità di linguaggio hanno messo a punto millenni or sono i saggi che hanno descritto i fenomeni della percezione: dharana (concentrazione), dhyana (meditazione), samadhi (assorbimento). Cosa significa concentrarsi? Il centro, anche nella geometria euclidea, è un punto. La mente deve diventare quel punto per ottenere dharana. Dhyana è il flusso ininterrotto di citta (l'insieme della coscienza) verso l'oggetto di contemplazione. In precedenza la mente può sfuggire spesso al controllo ed essere riportata indietro, ma nello stadio di dhyana la distrazione è pressoché annullata e la mente si focalizza senza interruzioni su di un unico punto, per un certo periodo di tempo. Gli oggetti rilasciano il loro contenuto psichico e il soggetto meditante riesce a coglierli nella loro natura più intima (samadhi). La meditazione è un mezzo potentissimo di approfondimento della conoscenza. In questa fase si ha dunque una realizzazione dell'oggetto sul quale si medita. A seconda di ciò su cui poniamo attenzione, abbiamo differenti tipi di contatto: alcuni straordinariamente appaganti, che fanno scaturire una gioia intensa e ci aiutano a scoprire l'inconscio superiore, che nulla ha a che fare con quello patologico, oggetto di studio di una certa psicologia e delle sue terapie. Ogni oggetto stimola l'apparato sensoriale, costituito dai cinque organi d'azione, pancakarma indriya (panca cinque, karma azione, indriya sensi): bocca, mani, piedi, ano e organi genitali. L'oggetto, attraverso onde energetiche, stimola gli organi dei sensi, che funzionano come trasduttori primari. Il trasduttore ha il compito di trasformare quell'energia (pratyaya) da una certa frequenza in un'altra trasmessa, attraverso i fasci nervosi, fino alle aree specializzate della corteccia cerebrale, che recepiscono ed elaborano le immagini mentali. A partire dal momento in cui stimola il trasduttore o karma indriya, il pratyaya diviene vritti e produce una modificazione del campo mentale, responsabile della continua agitazione del soggetto. La percezione sensoriale genera quindi le vritti. A questo punto si può cominciare a capire il meccanismo che precede i disturbi della personalità. Gli organi di senso (orecchie, pelle, occhi, lingua, naso) in quanto tali, hanno base organica, le facoltà sensoriali (panca jnana indriya: udito, tatto, vista, gusto e olfatto) ovviamente no: esse appartengono alla struttura psichica, la quale governa il sistema nervoso con i suoi neuroni e le complesse sinapsi, che possono dirsi strumenti di facoltà superiori, organi mentali. Esse necessitano di un substrato organico per essere operative ma talvolta, anche avendone a disposizione uno perfettamente sano, la loro funzione viene comunque meno, come nel caso di cecità o sordità isteriche. Le facoltà sensoriali e gli organi di senso, già di per sé strumenti di altissima tecnologia, sono sofisticate ma operano solo in presenza dell'atman. Non è tanto l'occhio che vede, né tutta la struttura nervosa tesa alla traduzione dell'esperienza visiva, né il nervo ottico con il suo collegamento alla parte posteriore del cervello, né la psiche che presiede l'intera operazione percettiva-cognitiva, bensì l'atman. La conferma è che quando essa fuoriesce dal corpo, tutto l'apparato cessa di operare". [...] Bibliografia http://www.amadeux.it/sublimen/informazioni/bibliografia.html

martedì 28 aprile 2009

Meditazione: I Mantra (parte 2)

Meditazione: I Mantra (parte 2) compilato da Marco Stefanelli dal libro "Suono, Meditazione e Psicoterapia" Il suono e la meditazione nella trasformazione dei contenuti inconsci per l'evoluzione della coscienza Ed. Amadeux Network & Multimedia http://www.sublimen.com Stampa Lulu.com http://www.lulu.com/amadeux , Ilmiolibro.it (Gruppo Editoriale L'Espresso) http://ilmiolibro.kataweb.it/autore.asp?id=21323 [...] Per quanto riguarda i grandi Mantra, cioè quelli di importanza storica e di provato potere, bisogna distinguere tra quelli personali e quelli impersonali. I primi si riferiscono all'aspetto personale della Divinità. Anche se Dio è presente in qualsiasi aspetto del mondo fenomenico, si è manifestato pure sulla Terra sotto diverse forme che ogni religione ha identificato secondo una determinata figura. Per i cristiani si è manifestato come Gesù Cristo 2000 anni fa, per gli induisti 5000 anni fa nella figura divina di Sri Krishna e per i buddhisti come il Buddha Compassionevole che ha rinunciato alle ricchezze per poter predicare l'armonia e l'unità tra tutte le genti. E' importante notare che qualsiasi figura, nelle varie religioni, non è mai venuta a predicare nuove verità o insegnamenti, ma a ricordarci che facciamo parte di un tutt'uno e il nostro scopo è quello di riunirci e di vivere in armonia con gli altri cercando di aiutare il prossimo. Nell'ambito delle religioni orientali le più importanti sono sicuramente l'induismo ed il buddhismo. Nell'induismo le figure più importanti sono Rama e Krishna. La parola Rama è formata dalla particella Ram che significa gioia, quindi Rama è colui che colma di durevole gioia, ripetendo questo mantra ricordiamo a noi stessi la fonte di gioia duratura nel profondo di noi. La figura di Rama è anche collegata ad una tradizione epica letteraria induista chiamata Ramayana in cui si narrano appunto le vicende del principe Rama che combatte per sconfiggere le guerre intestine del suo popolo e per riacquistare l'amore della sua sposa e il suo trono. E' molto facile identificarsi con questa figura perché anche noi, ogni giorno, a modo nostro, dobbiamo combattere le nostre guerre e affermare i nostri diritti. Nella tradizione induista esistono tre concetti: la creazione, la conservazione e la distruzione. Krishna significa colui che affascina tutti e ci attira a sé, ed è la figura più importante e rappresenta la conservazione dell'Universo. La letteratura vedica infatti raccomanda il Maha-mantra, il Mantra supremo: Hare-Krishna-Hare-Krishna Krishna-Krishna-Hare-Hare Hare-Rama-Hare-Rama Rama-Rama-Hare-Hare Krishna e Rama sono due nomi della stessa Persona Suprema, Hare è il vocativo di Hara o Hari che significa colui che ci rubò il cuore, ed è l'energia d'Amore di Dio. Secondo un tradizione indiana quando il Signore creò l'uomo decise di rubargli il cuore e di nascondersi nell'unico posto in cui l'uomo non avrebbe mai cercato e cioè nella propria coscienza. Con questo mantra cerchiamo di ricordare che spesso i problemi che vediamo dall'esterno, in realtà, sono dovuti ai "mostri" che si muovono dentro la nostra coscienza. Quando ripetiamo questo Mantra ricordiamo anche l'infinito ed eterno potere che conserva e protegge l'Universo. Quindi il Maha-mantra significa: "O Signore che attrai e dai piacere a tutti, o energia del Signore, Ti prego, concedimi il puro servizio devozionale di Amore". La Kali-santarana Upanishad spiega: "Queste sedici parole sono fatte apposta per contrastare i dannosi effetti dell'attuale età di discordia e di ansia". Il Narada-pancaratra aggiunge: "Tutti i mantra e tutti i metodi di realizzazione spirituale sono riassunti nel Maha-mantra Hare Krishna". Om Namo Bhagavate Vasudevaya è un mantra vedico che significa "Offro i miei omaggi alla Verità Suprema che discende come figlio di Vasudeva, Bhagavan Srì Krishna", si recita come ringraziamento prima della lettura dei testi sacri. Un verso del Rig Veda è anche uno dei mantra vedici più sacri, è detto Gayatri Mantra ed è rivolto a Surya, il dio solare nella forma di Savituh. Le ventiquattro sillabe che compongono il Gayatri Mantra sono: Om Bhur Bhuvah Svah Tat Savitur Varenyam Bargho Devasya Dhimahi Dhiyo Yo Nah Prachodayat Dalle ventiquattro sillabe di Gayatri emanarono le scritture più antiche conosciute dall'uomo: i "Veda". Gayatri è il simbolo della conoscenza spirituale nell'uomo. Questa conoscenza ha tre stadi: il momento in cui sorge, il momento in cui è pienamente manifesta e il momento in cui entra nella pace eterna. Il sole che sorge all'alba simboleggia la vita spirituale ed il sole che tramonta la sera simboleggia l'intera materia della conoscenza. Quando non vi è sole, ne luce, questo rappresenta la notte buia dell'Anima secondo la Bibbia, o Shivaratri per gli induisti, la notte buia di Shiva. Gayatri deve essere praticata all'alba. Dopo degli anni può essere ripetuto mentalmente, ma inizialmente deve essere ripetuto a voce alta. Essendo un mantra vedico, la sua ripetizione controllata da alcuni accenti, non è come ripetete altri mantra in sanscrito. Il Gayatri Mantra si distingue in modo unico nel settore del Sanatana Dharma. Fra gli innumerevoli Mantra che si trovano nelle scritture vediche, il Gayatri è il supremo. Manu dice che il Gayatri Mantra ci conduce verso la vetta dello splendore spirituale, verso la saggezza e la longevità. Salva chi lo canta e lo recita. Si sa che il suono stesso è Brahma. La combinazione delle parole è tale che la recitazione e la vibrazione prodotta dal canto del mantra, presuppone uno stato di mente, che favorisce la libertà interiore e la liberazione. Se tradotto letteralmente significa: "meditiamo sul luminoso ed adorabile Savità, che dirige la nostra intelligenza verso la realizzazione di tutti i nostri desideri, e che è il creatore di tutti i tre mondi". "Meditiamo sulla sua lucentezza in modo che possa illuminare il nostro intelletto". Molto brevemente significa: "Meditiamo sulla gloria del creatore di questo universo, che allontana tutti i peccati e le ignoranze. Possa illuminare il nostro intelletto". Il Gayatri Mantra trae la sua origine nel Rig Veda (III. 62. 10.) ma appare anche in altri Veda e varie altre scritture, come la Manu Samitha, il Sankhya Sutra, le Upanishad, ecc. Dettagli elaborati su questo Mantra, inclusi i suoi vari significati, si trovano nella Chandogya Upanishad (CAP. 13), e nella Taittiriya Aranyaka. Anche nella Devi Bhagavata, si trovano dei dettagli su questo Mantra con altri significati. I Sadhaka del Gayatri Mantra sanno che le 24 lettere di questo Mantra, rappresentano le 24 fasi o princìpi, che si presentano durante l'evolversi dell'uomo da Dio, e che ogni lettera significa una fase. Lo scopo di questo mantra è quello di trascendere i primi tre piani, quello fisico, mentale ed astrale. Ciò significa che io non esisto solo in questa forma fisica: ho un'esistenza duplice e triplice. Poi ci sono i tre piani più elevati o spirituali, seguiti dallo stato ultimo. Quando l'uomo è in grado di elevarsi, egli trascende ogni corpo fino ad arrivare al settimo piano. Comunque, quelle persone che non sono in grado di far fronte alle loro situazioni psichiche o emozionali, troveranno problematica questa trascendenza. Non tutti vogliono trascendere e anche quando uno lo desidera potrebbe non avere qualificato sé stesso. La trascendenza priva della illuminazione dei primi tre piani è una questione non molto pratica. Om-Namah-Shivaya è sempre un mantra indiano, è una supplica alla divinità Shiva che rappresenta il terzo aspetto, la distruzione. Invochiamo questo mantra per porre fine al nostro egoismo e al nostro senso di separazione; è importante perché indica anche una caratteristica del Signore che, pur amandoci, alle volte ci fa soffrire. Questa sofferenza non deve essere vista come una punizione, ma come un campanello d'allarme per indicare che non stiamo percorrendo il giusto cammino. Om-Mani-Padme-Hum è il più importante dei mantra buddhisti e impersonali, non fa riferimento alla figura divina ma sta ad indicare il Gioiello che è nel loto del cuore. E' una figura molto bella perché questo gioiello è il tesoro che è perennemente nascosto nel nostro cuore. Il cuore viene visto come il loto, figura ricorrente nel buddismo: ha la caratteristica di poter crescere anche in zone paludose senza che i suoi petali vengano sporcati e intaccati dal terreno fangoso. Il loto è il simbolo perfetto della purezza e testimonianza della purificazione dalle nostre colpe quando ripetiamo questo mantra. Per quanto riguarda l'aspetto impersonale, è stato definito con vari epiteti quali: l'Assoluto, il Vuoto, la Realtà Ultima, nell'induismo evidenziato con il termine "Brahman". Questi termini sono comunque inadeguati in quanto la concezione della parte impersonale della divinità è al di fuori del concetto causa-effetto, spazio-tempo ed è collegata alla "Teoria vibratoria" che sta alla base della creazione dell'Universo, formulata da saggi indiani millenni fa e poi ripresa ultimamente dalla fisica moderna, teoria secondo cui l'intero mondo fenomenico consiste di vibrazioni. Tutte le cose che noi vediamo nel mondo fenomenico in realtà sono energia che vibra, la vibrazione più bassa sarà la materia percepibile con i sensi, man mano che saliamo di livello, di vibrazione e quindi di energia abbiamo ciò che non viene percepito dai sensi, quindi le emozioni, lo stato mentale, l'anima. Il simbolo perfetto dell'aspetto impersonale della natura divina, cioè la vibrazione più sottile, è la sillaba OM (Amen in cristiano). Questo concetto viene ripreso sia nel Vangelo secondo Giovanni dove si dice in principio era il Verbo ed il Verbo era presso Dio ed il Verbo era Dio, sia nel Rig Veda, uno dei testi più antichi della tradizione induista dove si dice in principio era Brahman presso cui era il Verbo ed il Verbo era in verità Brahman. Si noti come due culture così distanti in realtà si basino sullo stesso principio. Questa figura impersonale, cioè l'OM, non può essere utilizzata da sola perché noi non possiamo rispecchiarci in qualcosa di impersonale che non riusciamo neanche a concepire con la nostra mente: E' meglio sempre fare riferimento a figure che hanno "camminato" sulla terra e quindi che ci possono ispirare, eventualmente si può aggiungere l' OM ad un mantra personale così da evidenziarne anche la natura impersonale. La parola Mantra è formata da due particelle: Man deriva da Manas che significa mente e Tra deriva da Trayati o Traya che significa liberare e proteggere, Tri significa attraverso. Il mantra serve quindi per liberare la mente dai pensieri tossici e le ansie del mondo materiale come se si attraversasse il mare simbolico e capriccioso della mente. Questa similitudine è molto azzeccata in quanto la mente assomiglia proprio al mare che in alcuni giorni è in burrasca mentre in altri è calmo. In questo mare riusciamo a vedere solo gli strati superficiali e non il profondo dove in realtà sono nascoste le cause dei nostri mali, le paure, l'ansia, la brama. Il mantra serve a controllare questi pensieri fortemente condizionanti. Di frequente i conflitti che ci rendono difficile concentrarsi sono alla base di gravi disturbi fisici e fin troppo spesso ci fanno sprofondare nella depressione. La maggior parte della gente non intravede alcun modo di cambiare la situazione e alla fine la accetta come un fatto inevitabile, ma in realtà è solo un condizionamento. Nel profondo di noi stessi abbiamo immense risorse che possiamo utilizzare per avere il controllo della nostra mente, senza intenderlo come un atteggiamento freddo e rigido. Molte persone, specialmente quelle molto istruite, pensano che un controllo impedirebbe il libero scorrere dei pensieri, eppure a nessuno viene in mente di mettere in discussione la necessità del controllo e della disciplina quando ci si deve impadronire di abilità di tipo fisico. Bisogna saper superare le barriere tra conscio ed inconscio attraverso un processo che i grandi mistici chiamano "calmare" o "fermare" la mente, cioè porre ogni processo mentale sotto il nostro completo controllo, anche a livelli mentali più profondi. Più la mente diventa calma e stabile, più riusciamo a realizzare, nella vita quotidiana, il nostro vero diritto alla sicurezza, alla gioia e ad acquistare quell'instancabile energia nell'operare per il benessere del prossimo. Quando siamo preoccupati, inquieti o mossi da un bisogno urgente di soddisfazione personale a spese del nostro prossimo, il mantra può trasformare queste emozioni in una fonte di forte potere e aiutarci a non agire e parlare impulsivamente: questo non significa reprimere le emozioni, bensì usarle, invece di farci usare da esse. Un'enorme quantità di energia vitale viene dispersa nell'oscillazione della mente tra ciò che ci è gradito e ciò che non lo è, quando siamo prigionieri di preferenze e avversioni, di opinioni ferme e abitudini rigide non possiamo agire al nostro meglio né conoscere una vera sicurezza. Viviamo alla mercé di circostanze esterne: se le cose vanno come diciamo allora siamo contenti, in caso contrario siamo depressi. E' difficile modificarsi, essere elastici e accettare qualunque cambiamento, ma possiamo provarci. Le persone che hanno sviluppato questa preziosa qualità sono in grado di riprendere la loro posizione ogni volta che la vita prova a farle cadere. Il prof. Ferrini, nel suo libro "Yoga e salute olistica", a proposito dei pensieri condizionanti, dice: "Non sono il cervello o la mente che pensano. Il cervello è lo strumento fisiologico attraverso cui la mente si manifesta, ma la fonte del pensiero è il purusha. Non è l'occhio che vede, ma siamo noi che vediamo; l'occhio è solo uno strumento, come lo sono gli occhiali ad esempio. Quando infatti l'atman diparte dal corpo, al momento della morte, l'occhio non vede più. Occhi, corde vocali, cervello, sistema nervoso centrale, sono tessuti fatti di atomi che non possiedono coscienza, la riflettono soltanto, come il rame del filo elettrico non è l'elettricità, ma il canale attraverso il duale essa scorre. I sensi, i nervi, l'intera e magnifica macchina che è il corpo umano sono strumenti dell'atman. Lo Yoga permette di imparare a ben utilizzarli, ma il suo scopo supremo è giungere alla conoscenza del sé. Yoga è educare corpo e mente ad abitudini di vita sobrie, salutari, virtuose. La sua pratica apre a capacità di meditazione profonda, che permettono di intervenire progressivamente sul proprio inconscio, purificando con impressioni positive gli accumuli di suggestioni negative patogene. Ciò è importante anche a livello preventivo, poiché tutto quel che ci accadrà nella vita sarà la conseguenza di ciò che è scivolato nell'inconscio. Dentro l'inconscio possono convivere pulsioni animalesche, come ad esempio il figlio che uccide la madre; si tratta di eventi tragici scaturiti da potenti pulsioni inconsce, da fantasmi e mostri che, agitandosi nella mente profonda, producono una turbata razionalità, la quale può originare crimini di ogni sorta. Intere società sono degenerate in questo modo. La scienza dello Yoga si prefigge di liberare la mente dalle suggestioni più grossolane e involute, trasformando e sublimando i contenuti psichici inferiori fino alla loro completa decontaminazione". E ancora "Per la salute del corpo è sufficiente che la mente non forzi indotti artificiosi, che blocchino il regolare svolgersi dei processi vitali: le ghiandole endocrine, il sistema immunitario, tutto funziona benissimo naturalmente purché non si introducano abitudini di vita sbagliate. Le malattie originano invero da squilibri psicologici e da avidya, mancanza o carenza di consapevolezza della natura spirituale del sé. La mente è in continuo subbuglio, non si "spegne" mai, nemmeno durante il sonno. Per non subirne la continua induzione coercitiva al soddisfacimento di desideri effimeri ed involutivi, primariamente sesso e denaro, che ingenerano sfinimento, depressione, malinconia, si rende necessaria la pratica applicazione del pensiero positivo. Dobbiamo trattare la mente come strumento, impararne la tecnologia, conoscerne il funzionamento attraverso la filosofia, dalla quale la psicologia prende sostanza. Dalle grandi verità dedotte dalla filosofia si traggono, infatti, quei principi che possiamo sperimentare con successo nel mondo. La comprensione e l'applicazione corretta di tali verità pongono le basi per una scienza psicologica risolutiva e per una sociologia utile al progetto organizzativo umano, ma per una salute veramente olistica non sono ancora sufficienti. Senza gli alberi, gli animali, il cinguettio degli uccellini in primavera, le piante, il sole, la luna, le stelle, il cielo, il mare ondoso, i fiumi con le loro correnti, il giorno e la notte che parlano della continuità dell'esistenza, saremmo condannati ad una profonda tristezza, perché per la nostra realizzazione abbiamo bisogno di collegarci armonicamente all'Universo di cui siamo parte. Le cinque dita di una mano nel punto in cui si saldano al palmo possono dare l'immagine dei cinque sensi che si collegano alla mente (manas). La mente si collega all'intelligenza (buddhi) e l'intelligenza all'anima (atman). Le esperienze fatte nel mondo ci parlano continuamente di questa infinita trama di connessioni ed interazioni che uniscono tra loro ogni cosa ed ogni essere. A volte questi legami e fili sottili non sono visibili, ma dobbiamo sempre ricordare la relatività delle nostre percezioni sensoriali. Basti pensare che quello che per alcuni è solido, per altri non lo è. Le nostre mani non possono penetrare il piano di un tavolo perché la nostra mente è programmata in modo tale da percepirlo come solido, ma le onde cosmiche possono attraversarlo e il neutrino passare attraverso i muri neanche accorgendosi di quella struttura solida. La salute olistica si ha quando individuo stabilisce una relazione armonica con tutti gli esseri, tra il mondo dentro e il mondo fuori, tra il micro e il macrocosmo, tra l'anima individuale e l'Assoluto. L'universo si muove secondo un preciso ordine, guidato da un'intelligenza superiore: non è un caso che le orbite degli astri esprimano formule matematiche; esiste un progetto, espressione di divina intelligenza, che regola il cosmo intero. Quando l'intelligenza individuale entra in conflitto con quella cosmica, sorge la malattia, la quale si manifesta prima di tutto sul piano psichico, somatizzandosi poi su quello fisico". [...] Bibliografia http://www.amadeux.it/sublimen/informazioni/bibliografia.html

lunedì 27 aprile 2009

Meditazione: I Mantra (parte 1)

Meditazione: I Mantra (parte 1) compilato da Marco Stefanelli dal libro "Suono, Meditazione e Psicoterapia" Il suono e la meditazione nella trasformazione dei contenuti inconsci per l'evoluzione della coscienza Ed. Amadeux Network & Multimedia http://www.sublimen.com Stampa Lulu.com http://www.lulu.com/amadeux , Ilmiolibro.it (Gruppo Editoriale L'Espresso) http://ilmiolibro.kataweb.it/autore.asp?id=21323 [...] Vac o Vak è l'elemento fondamentale di ogni formula mantrica, è sia un verbo (parlare) sia un sostantivo femminile; quest'ultimo, a sua volta, ha la doppia valenza di parola e di voce, ovvero del suono che la produce. Ogni parola contiene poi intrinsecamente un significato supremo (para), sottile (sukshma) e materiale (sthula). Pertanto, nel suo senso più elevato, Vac è il Verbo divino nella sua funzione creatrice e nello stesso tempo il suo effetto sottile e il suo effetto materiale. Nel momento in cui la divinità produce un movimento attraverso il verbo, questo diventa "para vac", la parola suprema. In seguito l'impulso creativo, sempre mediante il verbo, diventa parola sottile che avvia la creazione e, infine, entra nella realtà sotto forma di suono dell' "uovo cosmico" nel cui stadio più alto si trova il Brahaman. Da questo stato matrice si genera Shabda, il suono. Infine questo si manifesta nell'uomo mediante le lettere e il linguaggio parlato. Se avessimo la possibilità di udire il suono prodotto dalla forza creatrice, avremmo scoperto il nome archetipico di tutte le cose, ma il nostro orecchio fisico non ha tali capacità. Secondo le sacre scritture, oggi lo Yogi può giungere a questa meta ambita tramite l'approfondimento dello Yoga, che poi trasmette ai suoi discepoli. Il Mantra shastra cioè i mantra "rivelati", indicano attraverso i Bija Mantra (mantra 'semi'), i nomi archetipici delle cose. La tradizione vedica insegna che la totalità del mondo è nata dal "suono spirituale", per cui il Signore Supremo che porta a compimento la creazione servendosi di tale suono è detto Shabda Brahaman. Il percorso evolutivo procede dal sottile, o spirituale (ciò che non si riesce a vedere con gli occhi, cioè dal mondo non-manifesto), al materiale (ciò che Maya ci fa scorgere, il mondo manifesto). L'insegnamento vedico sostiene che ci sono anche tre stadi dell'emanazione del suono spirituale: il primo è il piano sottile (Para); il secondo fa ancora parte del piano sottile ma a un livello inferiore, ed è Pashyanti; il terzo, più vicino al piano materiale, ma non ancora distinto in esso, è Madhyama. Il suono articolato ha a sua volta due forme, una sottile e una materiale ed è dal suono articolato che le singole lettere, le sillabe e le frasi si sono manifestate. Un mantra è composto da lettere che, combinate in sillabe e parole della lingua sanscrita (emesse con la bocca) e dotate di un suono fisico (ascoltato con l'orecchio), danno forma e consistenza materiale al suono sacro (colto dallo spirito, dal Sé). Ogni elemento o categoria dell'universo ha il proprio suono archetipo. Ciò vale, per esempio, per i cinque elementi etere, aria, fuoco, acqua e terra, i cui suoni (Ham, Yam, Ram, Vam e Lam) possono già di per sé costituire dei mantra. Ma ciò che caratterizza normalmente i mantra mistici sono i suoni particolari di cui si serve la tecnica/disciplina (Sadhana) impiegata per mettersi in relazione con la divinità prescelta (Ishta Devata). Chiunque abbia conoscenza delle discipline spirituali indiane, avrà sentito parlare del Mantra-Japa. È una disciplina meditativa che permette, pronunziando sommessamente determinate sillabe sanscrite sacre, di mandare, per dirlo con un termine psicoacustico, in "risonanza" la mente che è la più acerrima nemica dell'Atman, l'Io superiore, l'anima individuale, il Sé che si deve realizzare per tornare a far parte del Tutto. La ripetizione di un canto, di una affermazione o di una preghiera, aiuta a creare una spirale di energia che attira tutti i nostri pensieri verso la sfera spirituale trasformandoli e purificandoli. In India questo genere di "preghiere cicliche" si chiama "Japa" e la lingua usata è il sanscrito. Il sanscrito, nato in un'epoca di profonda spiritualità, contiene nelle sue sillabe dei suoni che i grandi saggi dell'India ritenevano provenienti dai Mondi Spirituali. La mente tende ad allontanare l'individuo dall'Infinito, dandogli l'illusione di essere autosufficiente e spingendolo all'egotismo. Soltanto riuscendo a purificare e controllare la mente (Manas), l'Atman risale alla percezione più alta e di nuovo si avverte l'appartenenza ad un Tutto che è Spirito Divino. Lo stesso concetto altamente spirituale, seppur metaforizzato in termini più materiali, è ripreso dal Cristo. "Così come il corpo e le membra sono una cosa sola, così Io e il Padre mio siamo la stessa cosa". È il concetto di micro e macrocosmo, l'uno "dentro all'altro" e viceversa. Attraverso il mantra, la cui sillaba più potente è il famoso "OM" o "Aum", i maestri buddhisti più potenti riescono addirittura a scoprire le cause di un malore fisico e, intervenendo a livello energetico, riescono a curare malattie a volte anche in stadio avanzato o terminale. I suoni fondamentali del sanscrito o "Bijamantra", se pronunciati correttamente, sono in grado di effettuare degli enormi cambiamenti nell'ordine naturale delle cose o nella nostra natura. Gli antichi saggi vedici avevano il raro talento di dire moltissime cose in forma essenziale (sutra). OM ne è un esempio. Spesso la semplice sillaba OM viene usata con questo scopo. OM è infatti il mantra sommo, armonizzato com'è con la pura essenza di tutte le vibrazioni, esso stesso è Vibrazione Cosmica: creazione, conservazione, dissoluzione. OM (AUM). Ascoltare o intonare l'OM ci aiuta anche a rilassarci consapevolmente, assumendo una postura comoda ma controllata, rilassata ma vigile, che permetta al respiro di fluire liberamente e profondamente. La posizione migliore è quella a gambe incrociate del Loto nello Yoga, oppure sedere confortevolmente con la schiena dritta ma non rigida e il collo dritto con il mento appena abbassato. Il corpo, stressato da sforzi e tensioni, reagirà subito positivamente al suono dell'OM. La recitazione di OM può essere più o meno prolungata, ma è importante che termini con la vibrazione della M in tono più acuto del resto, anche se, come consonante labiale, prodotta a labbra chiuse. All'attacco si fanno vibrare il respiro e la lingua per mezzo della laringe e del palato come fossero una cassa di risonanza. Il suono di A è gutturale, e parte dal fondo della cavità della bocca. U si ottiene dal movimento in avanti della lingua, provocato dall'emissione della forza energetica dell'espirazione e finisce sulle labbra, che a questo punto si chiudono per dare luogo alla M. Se con la OM si vuole attivare il Prana, alle tre lettere corrispondono tre fasi respiratorie, addominale per la A, toracica per la U e clavicolare per la M. L'obiettivo finale, dopo la presa di coscienza del movimento del respiro e l'interiorizzazione del suono, è quello di un controllo della propria energia respiratoria. Il simbolo grafico della sillaba OM (AUM) è composto di tre tratti curvilinei, un semicerchio ed un punto. Indica i tre stati di coscienza: A = veglia (Jagrat) associato a Brahma e quindi alla Creazione, al guna Tamas e al corpo grossolano; U = sogno (Svapna) associato a Vishnu e quindi alla Conservazione, al guna Rajas e al corpo sottile; M = sonno profondo (Sushupti) associato a Shiva e quindi alla Dissoluzione, al guna Sattva e al corpo sottile; nonché alla Coscienza Suprema che li pervade e la Totalità indifferenziata della Trimurti (triplice forma) associata al Brahman e allo stato di Turya. Il semicerchio sotto il punto indica l'infinito ed accenna al fatto che il pensiero limitato non può comprendere la profondità e l'altezza del punto che rappresenta la Coscienza assoluta. La curva inferiore più grande simboleggia lo stato di veglia, la curva piccola simboleggia il sogno mentre la curva superiore rappresenta l'inconscio o sonno profondo. Nella genesi indù Dio, completo in se stesso, emette un pensiero creatore sottoforma di Suono primordiale (OM) che per potersi esprimere concretamente deve manifestarsi come Trimurti: Brahma, colui che genera; Vishnu, colui che espande e conserva; Shiva, colui che dissipa "l'illusione" che la materia sia l'unico aspetto dell'esistenza. La triade si esprime a livello sonoro con la combinazione di "Tonica di base", "Quinta" ed "Ottava superiore", che rappresentano la forma melodica del canto dell'OM. Il Mantra o Mantram (come viene chiamato in alcune regioni dell'India) è una potente e breve formula sonora spirituale che ha la capacità di trasformare ed elevare la coscienza. Non c'è nulla di ipnotico o di magico, è solo una questione di pratica e soprattutto di non scoraggiarsi se non si ottengono subito i risultati sperati. I Mantra vedici non servono per ottenere uno stato di ipnosi o auto-ipnosi, piuttosto servono per liberare (trayate) la mente (manas) dall'energia illudente. Il Mantra ha la funzione di dominare le funzioni mentali, soprattutto quelle automatiche ed inconsce, che sono i veri disturbi della personalità e sono molto più coatti di quelli che il soggetto individualmente sappia di avere. Quando pratichiamo il mantra stiamo richiamando il più grande potere che siamo in grado di concepire: possiamo chiamarlo Dio, Realtà Ultima o Sè interiore, qualunque nome gli attribuiamo, con il mantra stiamo richiamando la parte migliore che c'è in noi. E' una pratica che si riscontra sia nelle tradizioni occidentali, dove prende il nome di Nome Santo, sia nella tradizione induista che in quella buddhista, dove prende appunto il nome di Mantra. E' fondamentale che una volta scelto il mantra non lo si cambi, per non rischiare di fare come il contadino che per trovare l'acqua, scava innumerevoli buche in superficie senza risultato, mentre se avesse impiegato lo stesso tempo per scavarne una sola profonda l'avrebbe sicuramente trovata. Tutte le grandi tradizioni e culture hanno prodotto potenti formule spirituali per poter richiamare questa Realtà Ultima che, nella tradizione cattolica e in molte altre (soprattutto in quelle ortodosse), prende il nome appunto di Nome Santo o Nome Divino. Queste formule fanno parte di una più vasta serie di preghiere anche se il mantra non è una vera e propria preghiera; con la preghiera, infatti, noi chiediamo qualcosa, mentre con il mantra cerchiamo di avvicinarci al divino. Il mantra ha anche una funzione calmante a livello mentale ed è uno dei modi più semplici per manifestare la presenza del divino. Quando lo ripetiamo mentalmente (soprattutto nelle prime volte per chi non ha ancora sviluppato tecniche di meditazione) è molto importante non distogliere l'attenzione, dopo aver raggiunto un certo livello di pratica lo si potrà anche intonare. La funzione dei cosiddetti "suoni mantrici" consiste nel mettere in movimento energie ferme, bloccate o latenti e condurre la mente verso uno stato armonico. La ripetizione (Japa) di suoni mantrici, sia vocalizzata che mentale, agisce, tra l'altro, sugli emisferi cerebrali sincronizzandoli tra loro e attivando le zone connesse alla corteccia cerebrale. I suoni funzionano anche come degli "assorbenti" e dei "conservatori" di sensazioni vive, che emergono quando vengono evocate tramite il suono. Questa facoltà è tipica della forza del mantra. Possiamo quindi parlare dei mantra come di "parole-suono" che utilizzano gli archetipi del linguaggio in un senso diverso da quello dei linguaggi verbali moderni. I mantra riflettono un uso antico del linguaggio, e infatti provengono da antichi idiomi che posseggono chiavi particolari per attivare le emozioni, le energie e lo spirito dell'uomo, più che i sensi della logica e della razionalità. La ripetizione del mantra è una antica tecnica dinamica con la caratteristica di possedere un potere cumulabile, infatti più lo si ripete più esso affonda le proprie radici nella nostra coscienza, tanto che continueremo a ripeterlo mentalmente senza nemmeno rendercene conto. Per quanto riguarda la scelta del mantra, questa dipende sicuramente dalla società e quindi dalla cultura in cui si è cresciuti, se si è cattolici è possibile che si prediliga un mantra cattolico, è anche vero però che ci sono persone che, proprio per questo tipo di aspetto, sono refrattarie a determinati mantra; in questo caso si possono utilizzare delle formule che non presentano il nome implicito della divinità. Essendo i mantra delle formule, conviene utilizzarne alcuni tra quelli testati e di potere sicuro (non è utile crearne di propri) per invocare la divinità. [...] Bibliografia http://www.amadeux.it/sublimen/informazioni/bibliografia.html

venerdì 24 aprile 2009

Meditazione, Mantra, voce e visualizzazione (intro)

Meditazione, Mantra, voce e visualizzazione (intro) compilato da Marco Stefanelli dal libro "Suono, Meditazione e Psicoterapia" Il suono e la meditazione nella trasformazione dei contenuti inconsci per l'evoluzione della coscienza Ed. Amadeux Network & Multimedia http://www.sublimen.com/ Stampa Lulu.com http://www.lulu.com/amadeux , Ilmiolibro.it (Gruppo Editoriale L'Espresso) http://ilmiolibro.kataweb.it/autore.asp?id=21323 [...] La meditazione è la base indispensabile per ogni cammino di conoscenza per la vita stessa. Ogni tradizione, ogni filosofia e ogni cultura ne parlano da sempre. Ne esistono innumerevoli forme adatte per i vari percorsi e tipi di persone. Molti la praticano e molti ne sono intimoriti. Molti sono già dei meditatori eccellenti. Fine della Meditazione è l'unione o meglio la ri-unione dell'individuo con la fonte della vita, con la Mente Universale, con il Creatore, con il Tutto, comunque lo si voglia chiamare. E' importante considerare subito una distinzione che è fondamentale, cioè la motivazione, lo scopo della meditazione stessa. Da questa infatti dipendono i risultati che otterremo. La molla che ci spinge può essere di due tipi: cercare il controllo della nostra mente, il suo sviluppo e i suoi poteri, oppure cercare il giusto uso della mente per fini spirituali. Queste due motivazioni dipendono dalla dualità in cui si svolge tutta la nostra vita. Qui siamo posti di fronte alla scelta tra il potenziamento per il mondo materiale o per quello dello spirito. Gli esercizi possono essere gli stessi, ma la motivazione farà la differenza per i risultati che otterremo. La differenza nei risultati dipende dalla motivazione, da quale molla ci spinge, perché i miglioramenti ottenuti dalla nostra conoscenza e dal nostro potere sono forze neutrali che diventano positive o negative secondo l'uso che ne facciamo. Bisogna fare anche attenzione a motivazioni minate anche sottilmente, rivestite di apparente nobiltà. E' importante quindi interrogarci circa la vera molla che spinge. La risposta dovrebbe essere inequivocabilmente che desideriamo conoscere meglio le leggi della Natura e della vita, per vivere meglio e più consapevolmente per noi stessi, ma anche per aiutare ed ispirare gli altri ad imboccare questo percorso evolutivo. La meditazione esiste nel passato di tutti i popoli e rappresenta i diversi tentativi fatti dall'uomo per ritrovare la propria origine trascendente. La radice della meditazione è la stessa nelle diverse tradizioni, nonostante le differenze apparenti, ed è facile trovare tecniche analoghe in tutto il mondo. La concentrazione fa parte della fase meditativa iniziale ed è un allenamento dell'attenzione controllato volontariamente. E' come quando, per imparare ad andare in bicicletta, proviamo e riproviamo i diversi movimenti. La meditazione è quando ormai siamo padroni di tutti i movimenti, ci diamo una meta e ci dirigiamo verso di essa quasi automaticamente, senza sforzo e senza più pensare a cosa dobbiamo fare per pedalare e stare in equilibrio. Un'altra differenza è che la concentrazione può anche essere semplicemente utile nel quotidiano, mentre la meditazione ha un contenuto spirituale, più elevato, ma anche più impegnativo. Così le tecniche di concentrazione possono essere oggetto di studi e insegnamenti retribuiti, fare parte di corsi veri e propri per una maggiore efficienza e resa dell'individuo, mentre la vera meditazione fa parte di una sfera diversa, soggetta a leggi e regole diversi. La vera meditazione è quella volta ad un continuo miglioramento della nostra vita spirituale, con tutto l'impegno che questo comporta. E' quindi uno studio che segue percorsi particolari. L'origine della meditazione risale a circa 5.000 anni fa, ai Veda, antichi testi sapienziali indiani espressi in forma di narrazioni, miti e simboli, ed è una pratica fondamentale per mettersi in rapporto con la divinità. E' un percorso progressivo attraverso diversi livelli di assorbimento profondo (Samadhi), che richiede una purificazione di tutto l'essere e culmina in una elevazione illuminante, attraverso il potere evocativo della preghiera con cui l'uomo raggiunge la dimensione della trascendenza. Le tecniche meditative si possono raggruppare in tre categorie: • Meditazione mantrica, basata su ripetizioni di parole, frasi, canti, preghiere, invocazioni, lodi. • Meditazione visiva o visualizzazione meditativa, basata sulla visualizzazioni di divinità o dei loro simboli. • Meditazione contemplativa che fonde cuore e mente, basata su un concetto in grado di assorbire interamente l'attenzione del meditante. Da questa fusione dipende la veggenza più profonda. Secondo il Rig Veda, antico testo sacro dell'India, meditare significa sospendere le attività mentali fuorvianti per ritrovare l'uomo reale. Ciò elimina lo sforzo di apparire quello che non si è e ci riunisce con la nostra divinità interiore. Ma la meditazione, proposta nei Veda, viene definita successivamente, nelle Upanishad, antichi testi sacri nati come commento e conclusione dei Veda ed espressi in linguaggio diretto. Nelle Upanishad il divino è già dentro di noi, ed è chiara la distinzione tra "io psicofisico" e "io o sé spirituale". Solo questa conoscenza può portare l'uomo sulla strada della liberazione dal Karma, liberandolo da maschere, travisamenti, blocchi. La mente, impegnata in attività conoscitive devianti e condizionanti, travisa le cose e si perde in miriadi di parole e di concetti, invece di raggiungere l'essenza delle cose. Da qui nascono le contrapposizioni del dualismo e la continua fuga da noi stessi in uno sforzo di mistificazione che porta alla perdita della nostra vera identità, al senso di vuoto, ad angosce e paure. La via d'uscita da questa situazione di sofferenza è la meditazione, che sospende le attività mentali falsificanti e ci porta a ritrovare noi stessi e il divino dentro di noi, l'energia da cui nascono tutti i nostri poteri. Per reintegrarci con questa energia dobbiamo meditare sul suo splendore, integrarlo in noi, nei nostri pensieri, così da trasformarlo in illuminata visione della realtà. Questa conoscenza ci porta sulla strada della liberazione dai legami karmici. L'Io esteriore dell'essere umano è il prodotto della famiglia, dei condizionamenti, della eredità genetica, dell'ambiente, mentre il suo Sé spirituale è incontaminato e incondizionato. Il Sé individuale che è in noi è parte del Sé cosmico che tutto comprende, lì ha le sue radici. Dentro di noi, qui ed ora c'è la risposta alle domande: "Chi siamo?" e "da dove veniamo?". La verità può essere conosciuta attraverso una esperienza interiore, perché è dentro di noi. E in noi dobbiamo anche armonizzare la nostra parte maschile con quella femminile per ritrovare la nostra originaria unità, alla quale tutti tendiamo. Patanjali Secondo Patanjali la meditazione è solo una fase del percorso di illuminazione e liberazione dalla materia e dai condizionamenti. Patanjali è vissuto tra l'800 e il 300 a.C. (la data non è certa) ed ha fatto il primo tentativo di riassumere e sistematizzare gli insegnamenti Yoga. Egli è partito da una base filosofica che ci dà una classificazione delle strutture del mondo tanto materiale che spirituale. Non crede che la sola conoscenza metafisica possa portare l'uomo alla liberazione, ma ritiene necessarie anche una tecnica di ascesi e una di meditazione. Quindi è necessario arrivare a controllare e gestire l'attività mentale, e a questo si arriva attraverso una tecnica psico-fisiologica che possa sostituire al normale stato di coscienza uno stato di comprensione e di identificazione della realtà metafisica. In pratica, per liberarci dall'ignoranza, dagli errori nella conoscenza e dalle sofferenze che ne derivano, è necessario percorrere gli otto stadi del Raja Yoga, come descritto negli Yogasutra: requisiti morali, requisiti disciplinari, posizioni fisiche, controllo della respirazione, controllo delle emozioni, concentrazione, meditazione, controllo dell'attività mentale e raggiungimento dell'illuminazione. In pratica lo yogi si libera dagli ostacoli di questa vita per tornare alla condizione originaria che è divina. Nella spiritualità devozionale vaishnava del Bhakti-Yoga la pratica fondamentale consiste nell'essere continuamente consapevoli della presenza di Dio attraverso il canto dei suoi Santi Nomi. La cultura vaishnava è stata diffusa in occidente da Srila Bhaktivedanta Svami Prabhupada a partire dal 1966. In questa antichissima tradizione si fa risalire l'origine di ogni male, squilibrio o conflitto all'aver dimenticato la nostra natura spirituale originale e il nostro rapporto con il divino, quindi alla falsa identificazione con l'ego e con il corpo materiale. Nella meditazione vaishnava l'uomo cerca il suo miglioramento, rimanendo cosciente. Ne conseguono la rinuncia agli attaccamenti, ai condizionamenti e ai legami terreni approdando alla possibilità di contatto con il divino, che sopraggiunge spontaneamente, come una grazia: allora la distinzione fra conoscenza, conoscente e conosciuto non ha più rilevanza. Questa è una forma di meditazione che si basa sul servizio devozionale, che ha la funzione di concentrare il pensiero e poi di trascenderlo, verso una esperienza di unificazione o assorbimento. La meditazione vaishnava si compie ripetendo da soli o in gruppo il famoso Maha-mantra: Hare Krishna, Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare. Nel suo libro "Divinità Umanità e Natura" al capitolo "Tecnologia del Santo Nome", il prof. Marco Ferrini ha descritto molto bene il funzionamento della meditazione e della tecnologia sottile del mantra. Riportiamo un estratto: "Per millenni i saggi indiani hanno portato avanti studi profondi e vasti sul rapporti intrapsichici dell'essere umano, conseguendo una conoscenza e una specificità di linguaggio così alte, da permettere loro di sperimentare con successo livelli straordinari di coscienza e di descriverli compiutamente. Negli Yogasutra di Patanjali, antico trattato di psicologia del profondo e di realtà metafisica, viene descritto un tipo di meditazione denominato sabija samadhi (samadhi(14) con seme o tema). Esso comporta la visualizzazione e la presa di coscienza di un livello superiore di realtà ottenuto mediante la meditazione su di un mantra. Fin dai tempi prestorici delle Samhita vediche i mistici, i saggi e i teologi vaishnava hanno attribuito immenso valore alla realizzazione spirituale attraverso il suono sacro, Shabda-Brahman, rappresentato principalmente dalla recitazione e dalla meditazione sui Nomi divini; tale pratica è definita Nama-smarana e costituisce, in questa tradizione, l'essenza di tutte le attività religiose, nonché l'esercizio spirituale più significativo per il ricercatore spiritualista, il bhakta. Nella tradizione mistica vaishnava della Caitanya-sampradaya, il bija è costituito dal Maha-Mantra. Le esperienze a livello nama, cioè a livello della conoscenza verbale, a livello rupa(15) ed al livello rasika, il livello proprio delle emozioni e dei sentimenti, attivano delle vritti(16) che, a loro volta, innescano un ricordo costituito da emozioni e pensieri dai quali residua un'impressione nella memoria, una traccia duratura detta samskara. Questi samskara finiscono negli archivi della mente, a volte in forma cosciente, altre volte nell'inconscio. L'intrattenersi con concentrazione deliberata (dharana) nell'Hari-nama japa è il trattenersi nel campo mentale di una vritti. Sul piano cosciente la vritti crea una configurazione mentale che determina un complesso di samskara capace di bloccarne ogni altro di tipo indesiderabile e quindi anche ogni altra "vritti di ritorno"(17). La concentrazione sull'Hari-nama potrebbe definirsi concentrazione su una vritti che, in questo caso, essendo l'Hari-nama costituito di pura energia spirituale, manifestazione sonora di Dio, modifica positivamente la psiche in quanto la purifica in profondità ed ampiezza (tra i vari significati di prasadam spicca quello di 'grazia divina', ma anche quello di 'purificazione'. Il campo coscienziale creato da questa speciale vritti blocca l'affioramento sul piano mentale non solo delle vritti che scaturiscono direttamente dal sensorio in contatto col fenomenico esterno, ma anche da quelle "di ritorno" prodotte dai ricordi i quali, affiorando sia dalla memoria cosciente (smritaya)(18) che da quella inconscia (karmashaya), provocherebbero ulteriori vritti che costituirebbero un disturbo per la mente, in quanto modificazioni e quindi inopportune distrazioni rispetto al tentativo di concentrazione. Quest'ultima è ovviamente essenziale nella pratica del nama smarana. Ma come riuscire a capire quando la concentrazione e la meditazione hanno avuto successo? Quando vengono meno nella coscienza tutte le implicazioni con i condizionamenti dell'io storico nel paradigma spazio-temporale. Questo è un segno importante che demarca il passaggio dallo sforzo per la concentrazione alla meditazione sulla realtà trascendente, ovvero quel "guado coscienziale" che dalla dimensione egocentrica porta a quella teocentrica, dal monologo porta al dialogo con Dio. Riassumendo: il samadhi basato sul Nama-smarana potrebbe essere definito una "mono-vritti" dove la concentrazione ha come unico oggetto il Santo Nome, il bija-mantra o maha-mantra(19), che invade completamente, dominandoli e purificandoli, il campo della mente e della coscienza. Non si tratta di un'azione volta all'annullamento dell'ambito psichico e coscienziale, ma di una precisa opera di eliminazione di tutte quelle scorie che, intasando la mente, precludono alla coscienza di percepirsi così com'è. La coscienza dunque non si svuota, ma assume i caratteri del metafisico. Il termine sanscrito mantra significa 'ciò che protegge la mente'. La vibrazione sonora del mantra armonizza la mente e la protegge dal pensieri tossici. Quando si è smarriti, negativi, depressi o comunque emotivamente alterati, cantare o recitare il mantra con sincerità può modificare radicalmente lo stato di coscienza e produrre uno stato di serenità, gioia, visione e ispirazione. Il mantra è la forma sonora della verità (satyarupa) e, nella tradizione vaishnava, il maha-mantra rappresenta la forma sonora di Dio e possiede le Sue stesse potenze. Ogni sillaba è densa di energia spirituale e può trasformare l'energia psichica, da disecologica in ecologica. Dopo la purificazione del cristallo mentale, il campo della coscienza può attingere direttamente dal piano della Realtà e si popola di immagini, ricordi, visioni, suoni ed emozioni spirituali, così da consentire la consapevolezza della individualità ontologica o Nitya Svarupa". In merito alla tecnologia sottile, lo scienziato e ricercatore Gregg Braden, nei sui libri "L'effetto Isaia" e "La scienza perduta della preghiera", parla di una vera e propria tecnologia della preghiera capace di intervenire sulla realtà modificandola. Braden dice: "Alla fine degli anni '80, l'effetto della preghiera di massa e della meditazione fu documentato attraverso alcuni studi svolti nelle maggiori città, in cui il numero di crimini gravi diminuì notevolmente grazie a continue veglie per la pace, tenute da persone appositamente formate. Gli studi hanno escluso la possibilità di 'coincidenze' causate da cicli naturali, cambiamenti nelle politiche sociali, o imposizioni di legge. Quando uno stato di calma e di pace veniva a stabilirsi all'interno dei gruppi di sperimentazione, gli effetti dei loro sforzi venivano percepiti al di fuori delle stanze e degli edifici che quelle persone occupavano. Attraverso una rete invisibile, apparentemente capace di penetrare nei sistemi di credenze, nelle organizzazioni e nei vari strati sociali delle aree cittadine più decadenti, una scelta di pace fatta da pochi individui riusciva a toccare le vite di molti. I gruppi che svolgevano preghiera e meditazione provocarono un effetto diretto, osservabile e misurabile sul comportamento umano". Braden ha fatto molte ricerche sulla preghiera, non solo ricorrendo a testi profetici, specialmente di derivazione essena, ma anche recandosi nei santuari del Tibet, perché si dice che gli Esseni si fossero rifugiati in quella terra, e quindi qualcosa delle loro tradizioni sarebbe dovuto rimanere nei costumi degli antichi monasteri. Durante la visita in Tibet, gli fu rivelato che l'essenza della preghiera consisteva nel sentimento. Potevano anche non esserci parole nella preghiera efficace ed efficiente, ma se vi erano, quelle parole dovevano suscitare un sincero sentimento, un'emozione. Riprendendo i testi esseni, Braden trova che emozione, pensiero e sentimento sono le chiavi della tecnologia della preghiera e che all'interno di noi stessi dobbiamo sperimentare, sentire ciò che vogliamo realizzare all'esterno; e questo dobbiamo sentirlo nel corpo, nei pensieri e nei sentimenti. Possiamo dare solo ciò che abbiamo, possiamo espandere fuori di noi ciò che siamo. Ciò che vogliamo deve realizzarsi contemporaneamente nel pensiero, nel sentimento e nel corpo. Il pensiero e l'emozione, prima devono essere considerati separatamente e poi riuniti perché il pensiero deve essere il sistema di guida che indirizza le nostre emozioni. Il pensiero, anche sotto forma di immaginazione e visualizzazione, determina dove dirigere l'attenzione e l'emozione. L'emozione è l'energia che ci fa percorrere la direzione voluta, è "la fonte di potere". Per Braden, all'estremo esistono solo due emozioni: l'amore e la sua mancanza, spesso identificata con la paura. Il sentimento è l'unione di pensiero ed emozione, infatti per provare un sentimento dobbiamo avere un'idea e un'emozione. Ora, il sentimento, dice Braden, "è la chiave della preghiera, perché la creazione risponde al mondo del sentire umano". Gregg Braden nel suo libro "L'effetto Isaia" parla della tecnologia della preghiera e dice: "Alcuni studi recenti sugli effetti della preghiera danno nuove credibilità ad antiche affermazioni, secondo cui possiamo 'fare qualcosa' contro gli orrori del nostro mondo, sia presente che futuro. Gli studi forniscono un crescente corpus di prove del fatto che le preghiere focalizzate, specialmente se svolte su larga scala, hanno un effetto prevedibile e misurabile sulla qualità della vita nel momento in cui vengono pronunciate. Gli studi documentano variazioni statistiche, relative all'incidenza di particolari crimini e di incidenti automobilistici durante i momenti di preghiera, e mostrano l'esistenza di un rapporto diretto tra preghiere e statistiche. Durante il momento in cui si prega, le statistiche si abbassano. Quando si smette di pregare, le statistiche tornano ai livelli precedenti". Possiamo concludere dicendo che i nostri pensieri, i nostri stati d'animo, influenzano le persone che ci stanno vicino, quelle che incontriamo, ma anche la città in cui viviamo. E' praticamente impossibile non influenzare o non essere influenzati dall'ambiente, ricordiamoci che tutto ciò che esiste vibra. Quindi, per prima cosa diventa importante capire ed essere coscienti dei pensieri e delle emozioni rappresentati dai nostri sentimenti, perché talvolta si esprimono pensieri che sottendono emozioni diverse da quello che affermiamo, e finiamo così per realizzare effetti indesiderati, o facciamo in modo che la nostra preghiera non funzioni. I pensieri, in se stessi, possono veicolare delle aspettative, ma rimangono desideri potenziali e quindi inerti se non sono accompagnati dal potere dell'emozione. Spesso, però, l'emozione che accompagna un desiderio cammina in direzione inversa al nostro desiderio, ma noi non ne siamo coscienti. In sintesi, dobbiamo sentire che ciò che vogliamo si è già realizzato e che la nostra preghiera è stata esaudita nel momento stesso in cui l'abbiamo pronunciata. Ciò è stato comprovato anche a livello scientifico: infatti, si è scoperto che le nostre emozioni e sentimenti influenzano il DNA, che a sua volta influenza gli atomi e le molecole di quanto ci è vicino. [...] (14) Visualizzazíone di un certo livello di realtà metafisica. (15) Lett. 'forma', non solo grafica. (16) Lett. 'Modificazioni mentali', 'vibrazioni', 'vortici'. (17) Vibrazioni che partono dai ricordi e impressionano di nuovo la mente. (18) 'Ricordo'. Il termine si forma sulla radice sanscrita smri, 'ricordare', cui corrisponde etimologicamente l'italiano 'memoria'. (19) Il Mahamantra si compone di tre Nomi divini: Hara, Krishna e Rama, che indicano rispettivamente l'energia spirituale del Signore, il Suo fascino e la Sua beatitudine. Nel Mahamantra questi tre Nomi sono declinati al caso vocativo, ad espriamere lo spirito d'invocazione in cui dovrebbero essere recitati; ecco come si presentano: Hare Krishna Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare." Bibliografia http://www.amadeux.it/sublimen/informazioni/bibliografia.html

mercoledì 22 aprile 2009

Musicoterapia: Musica ed emozioni

Musicoterapia: Musica ed emozioni compilato da Marco Stefanelli dal libro "Suono, Meditazione e Psicoterapia" Il suono e la meditazione nella trasformazione dei contenuti inconsci per l'evoluzione della coscienza Ed. Amadeux Network & Multimedia http://www.sublimen.com/ Stampa Lulu.com http://www.lulu.com/amadeux , Ilmiolibro.it (Gruppo Editoriale L'Espresso) http://ilmiolibro.kataweb.it/autore.asp?id=21323 [...] Molto importante è la relazione tra musica ed emozioni. In questo processo viene coinvolta l'amigdala che riceve rapidi input direttamente dal talamo prima che ci sia una elaborazione da parte della corteccia. Nell'architettura del cervello l’amigdala(13) ha una posizione privilegiata in qualità di sentinella delle emozioni capace all’occorrenza di espropriare il resto del cervello dalle sue funzioni. L’amigdala funziona come un archivio della memoria emozionale ed è quindi depositaria del significato stesso degli eventi; la vita senza l’amigdala è un’esistenza privata di molti significati personali. Ciò spiega le risposte immediate e a volte imbarazzanti nei riguardi della musica: come per es. commuoversi ascoltando un brano. La corteccia invece impiega più tempo per reagire agli input musicali, richiamando alla memoria particolari ricordi legati alla musica ascoltata. L'amigdala ha strette connessioni anche con l'ipotalamo che valuta il comportamento emotivo e garantisce una rapida risposta agli stimoli in entrata, soprattutto per quelli importanti per la sopravvivenza. Il sistema nervoso autonomo, costituito da simpatico e parasimpatico, è uno dei maggiori componenti neurologici delle emozioni. Il simpatico attiva il corpo aumentando la frequenza cardiaca, stimolando la secrezione di adrenalina e di altri neurotrasmettitori e la trasformazione del glicogeno per produrre energia. Il parasimpatico invece è un inibitore che abbassa la frequenza cardiaca, stimola la digestione e la secrezione salivare. E' stato verificato che differenti tipi di musica possono stimolare sia il simpatico che il parasimpatico. Ascoltare musica sembra stimolare anche il rilascio di endorfine coinvolgendo il sistema limbico che contiene un gran numero di recettori per gli oppioidi endogeni. Questo risulta particolarmente importante in relazione alle terapie effettuate con suono e musica. Sappiamo infatti che la musica ha la caratteristica peculiare di transitare senza mediazioni dagli apparati uditivi del sistema limbico, che è il centro dove sorgono le risposte emotive, mentre il linguaggio verbale moderno agirebbe più che altro sui piani analitici e logici dell'emisfero sinistro. L'emozione è una energia più ancestrale e naturalmente "primitiva" come può esserlo l'onda del mare, paragonabile all'onda del "mare interiore" dell'uomo. Le emozioni rappresentano quindi un livello primordiale più vicino ai centri delle energie del profondo, proprio perché più "primitivo" e non razionale, ma non per questo non intelligente, anzi, depositario di una intelligenza non mediata ed intuitiva che spesso sorprende la razionalità. Caricare una parola di emozione e di significato equivale a renderla vicina alla musica e quindi di dotarla di potenzialità vibratoria in grado di far vibrare i Chakra e di armonizzare l'essere umano durante il movimento delle energie interiori. Le prime "emozioni" che raggiungono gli esseri viventi sono trasmesse da mezzi elastici, quali l'acqua del mare, il liquido amniotico ecc… e sono di tipo ritmo-sonico (musicale), come il battito del cuore materno. Con il suono e le vibrazioni, pertanto, siamo in grado di raggiungere le componenti emozionali più profonde. L'evoluzione degli esseri viventi ha determinato un progressivo aumento del livello di coscienza che è passata da una coscienza puramente emozionale, necessaria per la sopravvivenza e la perpetuazione della specie, sino a raggiungere la consapevolezza di sé, con una "psicologizzazione" delle emozioni medesime che sono gli archetipi più profondi della nostra personalità. Il corpo umano è un sistema concepito per vibrare; infatti udiamo, captiamo, inglobiamo non solamente attraverso le orecchie e il sistema neuro-cerebrale, ma anche per mezzo di un insieme di recettori sparsi un po' dovunque sul corpo: il corpo al suono, risponde con un altro suono. Il corpo si comporta come un diapason che messo accanto ad un altro diapason si mette a vibrare alla stessa frequenza. Il corpo umano in stato di riposo vibra ad una frequenza intorno agli 8 cicli al secondo, che è anche la frequenza delle onde cerebrali "Alpha" prodotte dal cervello in stato di rilassamento, come non a caso la frequenza fondamentale della vibrazione terrestre è la medesima. E' un tentativo perenne del corpo di aderire per mezzo del suono all'ordine e all'equilibrio dell'ambiente in cui vive. Dall'altro lato il corpo stesso è uno strumento che emette vibrazioni e suoni propri. Alcuni come i ritmi del respiro e del battito cardiaco sono udibili, e se disponessimo di un apparato uditivo adatto, potremmo perfino "sentire" la nostra armonia personale. Il corpo riceve musica, la trasforma interiormente in emozione e risponde con vibrazioni proprie, con una musica propria. La musica è il mezzo per intrattenere i giusti rapporti con la Natura, per conservare la coesione di un gruppo umano, per mantenere l'equilibrio psicofisico di ciascun membro della comunità e l'unione tra il corpo e lo spirito. Esiste un sottile scambio emotivo e fisico tra ascoltatore, esecutore e il resto del pubblico. Una delle caratteristiche dei concerti e delle esecuzioni dal vivo è che si ascolta sia con la propria energia che con quella collettiva. L'accumulo di attenzione da parte del pubblico crea un intenso campo energetico che può esercitare una forte influenza sia nella produzione dei suoni sia negli effetti sul corpo e sulla mente dei presenti. Gli effetti e le influenze della musica sono tanto più evidenti quanto più siamo disposti a fare esperienza, quanto più siamo abbandonati alla musica che stiamo sperimentando tanto più le sue energie agiscono su di noi. La musica è molto potente, ma la sua capacità di agire sul nostro essere e di vitalizzarci diminuisce in relazione ad eventuali tensioni, resistenze, chiusure mentali, pensieri critici, atteggiamenti analitici, impazienza, distrazioni ecc. Se invece offriamo alla musica un corpo e una psiche rilassati, una mente aperta, essa vi penetra rivitalizzando. Fare o ascoltare musica non è un semplice passatempo, bensì un atto di comunione (Yoga) tra le forze dell'Universo che influenzano lo stato fisico, psichico, morale e di coscienza dell'essere umano. Nella terapia sonora e musicale è determinante il livello di coscienza individuale che crea un'onda portante del suono. E' il livello di consapevolezza dell'individuo che produce un certo suono, ciò che verrà trasmesso alla persona ricevente a livello subliminale. Se sono collerico e produco un suono, la mia collera vi si imprimerà e verrà percepita a livello sottile da chi riceverà quel particolare suono modellato dalle emozioni e dai sentimenti. Quello che va oltre la frequenza sonora è lo scopo, il proposito e la volontà e coinvolge la persona in tutti i suoi aspetti, fisici, mentali, affettivi e spirituali. L'intenzione con cui vengono creati suoni e musica può creare effetti positivi e rinforzanti o negativi e debilitanti. Il prof. Marco Ferrini descrive così la musica e la consapevolezza dell'ascolto: "La musica può essere arte quando è fornita sottoforma di esperienza estetica, oppure può essere conoscenza quando è sottoforma di insegnamento. L'atteggiamento è quello di recepire con attenzione alta che colga anche ciò che non va, parlo quindi di attivare lo stato critico in cui si opera quell'importante discernimento fra ciò che è reale e non reale, corretto e non corretto, giusto o ingiusto. Bisogna riconoscere le stonature, gli errori, le strutture fallaci, sia in arte, sia nelle scienze, nella religione, in filosofia, in psicologia. Apertura al massimo ma anche con il massimo di attenzione perché chi ascolta sia consapevole non solo di ciò che sta ascoltando, ma anche di se stesso e dell'operazione che sta facendo ascoltando. Non si può essere addormentati, storditi, narcotizzati, sarebbe come lasciarsi andare ad uno stato di abbandono inferiore, pericoloso, che scivola nell'oblio. L'ascolto deve essere attento e rapito. Questa attenzione non compromette e non minaccia lo stato di rapimento, anzi lo salvaguarda dall'infiltrazione di condizionamenti, di virus che lo disturberebbero." Qui il prof. Ferrini descrive il rapporto tra musica ed emozioni: "[…]Conosco a livello di neuroscienza, di neuropsicologia, quali sono le strutture cerebrali che producono e provocano le emozioni. So, anche per esperienza e conoscenza dell'antica filosofia, psicologia e scienza dei Veda, che le emozioni appartengono ad una realtà superiore. Si chiamano Rasa ed è solo la loro distorsione che sperimentiamo attraverso il nostro sistema nervoso. Qualsiasi artista ci proponga un'opera d'arte, suscita in noi degli stati d'animo e la vera arte ha proprio lo scopo di portarci al livello più alto nel ritrovare quelle emozioni che sono vicine ai rasa, ovvero alle emozioni spirituali. E' chiaro che quelle emozioni, essendo appartenenti non a questo mondo, ma al mondo delle idee, direbbe Platone, sono fuori dal tempo e dallo spazio, quindi non si può dire che il pianto e il riso, la gioia e il dolore siano veramente in contraddizione, perché non esiste un prima e un dopo. La mia esperienza è: queste coppie di apparenti opposti non sono in contraddizione, su livello di esistenza trascendente: sono complementari nel produrre una gioia di tipo superiore. Ovvero: dolore e gioia cessano di essere opposti e vengono ad armonizzarsi su di un piano che li trascende entrambi. E' per questo che nei grandi artisti si passa dalla gioia al dolore, dal riso al pianto senza percepire un contrastante stato d'animo, ma un'ispirazione sempre crescente, perché a quel livello gli opposti servono l'uno all'altro per lanciarci sempre più in alto". Così invece descrive la carica emotiva delle onde psichiche nel suo libro "Psicologia del ciclo della vita": "La carica emotiva acquisita al momento della percezione e trasformata in vritti dagli organi di senso, non si arresta al piano mentale né all'ego riflesso, e neanche si ferma alla buddhi o intelletto, ma continua il viaggio e si deposita nell'inconscio, incidendo una traccia invisibile ma permanente, altamente operativa sul carattere (samskara). La corsa della vritti dunque non termina con il raggiungimento della buddhi. Quando una cosa l'abbiamo analizzata profondamente, ci sentiamo soddisfatti perché abbiamo assolto bene un compito, ma la carica emotiva di quella cosa finisce in una dimensione che non ha limiti fisici: l'inconscio. Questo termine richiamerà alla vostra memoria Freud, Jung ed altri psicologi occidentali più recenti, tuttavia, come spiegato in precedenza, la dimensione inconscia della psiche era già nota migliaia d'anni or sono ai saggi indiani col nome di karmashaya, il luogo dove si depositano emozioni, pensieri e percezioni, i quali, se opportunamente elaborati e compresi, non sono condizionanti per l'individuo. Nel karmashaya le impressioni o samskara si aggregano per analogia, secondo le loro particolari caratteristiche: paure con paure, rancori con rancori, frustrazioni con frustrazioni, atti di generosità con atti di generosità e via dicendo; singole cariche emotive tendono a strutturarsi assieme, a far corpo a sé, creando così neoplasie psichiche sovraccariche emotivamente. Di per sé un solo samskara non sarebbe sufficiente a turbare la volontà del soggetto, ma quando si sommano diventano potenti e talvolta aggressivi, lo destabilizzano e arrivano perfino a travolgerlo, creando una disintegrazione della personalità. Soggetti inibiti, affetti da turbamenti della personalità, rimangono come paralizzati tra il fare una cosa e il non farla e possono indugiare un tempo esasperatamente lungo, odiando sé stessi. Nel loro inconscio si sono create in questo caso tendenze (vasana) tra loro in conflitto, che generano complessi, frustrazioni e fobie strazianti. Il contenuto del karmashaya si manifesta sul piano della coscienza in diverse maniere; una delle principali è il sogno. L'esperienza onirica, a volte negativa e a volte positiva, è di notevole importanza ai fini dell'integrazione della personalità. I contenuti inconsci possono peraltro affiorare anche a seguito di uno spavento, di una grave crisi affettiva, di una perdita, di un lutto; meno spesso a causa di emozioni intensamente piacevoli". [...] (13) L’amigdala è un centro del sistema limbico del cervello. Il termine deriva dalla parola greca che significa mandorla. É un gruppo di strutture interconnesse, a forma appunto di mandorla, posto sopra il tronco cerebrale, vicino alla parte inferiore del sistema limbico. Bibliografia http://www.amadeux.it/sublimen/informazioni/bibliografia.html