lunedì 23 agosto 2021

La medicina della Luce


La medicina della Luce

Medicina Quantistica e Bioenergetica

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Ritrovare una dimensione della cura in cui il paziente è il protagonista

Redazione - Scienza e Conoscenza - 20/08/2021

Articolo del dott. Gaetano Conforto - tratto da Scienza e Conoscenza n. 77

Un incontro quantistico

Nel lontano 2002 tenevo una conferenza a Forlì dove spiegavo le basi della fisica quantistica applicate alla coscienza e alla medicina. Solo una persona ne era affascinata, senza minimamente criticarmi, l’editore Giorgio Gustavo Rosso.

Da quella sera, dopo alcuni incontri, mi ha stimolato a scrivere le mie esperienze mediche di frontiera. Il risultato fu il libro Medicina della Luce dove ho cercato di unificare gli studi ufficiali di medicina con una visione quantistica del mondo in grado di spiegare fenomeni come la visione a distanza, la telepatia, la visione di altre dimensioni, il parlare con l’intelligenza interiore, la consapevolezza dell’esistenza di un Essere superiore che comprende tutto e in grado di farci spostare le montagne con un po’ di fede, l’effetto della preghiera, del perdono, della gratitudine, la consapevolezza della vita eterna e, l’aspetto più importante, amare se stessi e gli altri.

Cos’è la Medicina della Luce?

La Medicina Funzionale e la Medicina basata sullo Stile di Vita si avvicinano molto a questo aspetto olistico sebbene non comprendono le poderose basi ed applicazioni di fisica quantistica.

Comunque, l’idea centrale è che le malattie croniche possono essere prevenute e curate fino alla totale scomparsa dei sintomi. Sappiamo che la luce (quella visibile ne è una minima parte) è una entità, che si manifesta in varie forme con varie frequenze. Trasporta energia, informazioni e, con l’effetto osservatore, salute e abbondanza, malattia e povertà. È eterna, si evolve, comunica con se stessa, con l’universo e con le creature che plasma (universi celesti, il pianeta terra con la sua enorme varietà di esseri in equilibrio e in evoluzione). Nella Genesi il primo atto creativo, dopo la terra, è stato quello della luce!

Le origini della Medicina della Luce

Il mio interesse nella fisica quantistica è cominciato dopo aver capito che le varie ricerche e studi ufficiali di specializzazione che avevo percorso come medico (vedi la biografia) non portavano alla guarigione del paziente, ma solo ad una cura dagli effetti temporanei.

Il ruolo della persona che stava male era sempre passivo (come lo è nella medicina allopatica) e non cambiava i parametri biologici alterati che egli stesso, inconsciamente, aveva squilibrato. Pregando il mio Boss (è così che chiamo il mio Padre Celeste con cui parlo dall’età di tre anni) ho chiesto quale strategia terapeutica potesse esserci per eliminare le cause delle afflizioni (siano esse le mie che quelle dei miei pazienti). Non passò molto che mi imbattei in un testo di uno psicoanalista californiano “Quantum Consciousness” e da lì mi si è aperto un mondo che intuivo essere “vero”.

Dopo aver approfondito e amalgamato le mie esperienze e quelle dell’autore (Stephen Wolinsky), ho “inventato “la TQE (Terapia Quantistica Emozionale), non prima di aver divorato tutti i libri di fisica quantistica che potevo leggere.

Finalmente il paziente riusciva ad essere primo attore nel suo atto di guarigione guidato dal te-rapeuta.

Le basi della Medicina della Luce con cenni di fisica quantistica

Tutto ciò che esiste in natura (visibile e non visibile) è costituito da un tessuto profondo fatto di particelle subatomiche le cui funzioni sono in parte sotto il controllo della grande intelligenza Universale e in parte sotto il controllo della nostra coscienza. Queste intelligenze, comunicanti fra loro in modo istantaneo (Entanglement), costituiscono il regno quantistico, immerso in un’altra dimensione, molto più ampia, detta regno non-locale (è quello spirituale, in grado di creare dal “nulla” la materia).

I costituenti della luce, i fotoni (piccoli pacchetti di energia di radiazione elettromagnetica), come pure le particelle subatomiche, hanno una natura dualistica e molto importante: potenzialmente sono sia materia osservabile che onde non visibili. L’esperimento della doppia fessura “smaschera” questo dualismo. Ma affinché ciò avvenga necessita la presenza di un osservatore.

Esperimento della doppia fessura

L’osservatore, con la sua coscienza, può fare collassare lo stato di onda (di probabilità, e quindi di “invisibilità”) e “creare” la particella visibile, con una posizione ben precisa nello spazio, manifestata come malattia o salute. Nella Medicina della Luce questo effetto è estremamente importante.

Il nostro corpo, costituito da un ammasso indicibile di particelle subatomiche, immerse in un oceano di energia ed informazione eterno (corpo quantico-non locale), viene regolato dalla Coscienza Universale, per cui le strutture atomiche, molecolari e cellulari sono funzionanti in modo perfetto, se lasciate regolare da questa intelligenza divina. Inoltre hanno una comunicazione olistica, cioè sanno cosa accade nel corpo quantico, si scambiano informazioni alla velocità della luce, ricevono inputs da tutte le creature dell’universo, influenzano gli altri esseri che li circondano oltre ad agire laddove porta la nostra attenzione ed intenzione.

Perché ci ammaliamo?

L’essere umano che non ha preso ancora coscienza di se stesso e del suo potenziale, si concentra solo sulla sua esperienza sensoriale prendendola come unica dimostrazione della sua vita e perdendosi un mondo infinito di possibilità, inclusa quella di evolvere: si sente separato da tutti e da tutto, brama il possesso per paura di perderlo, è schiavo delle proprie esperienze sensoriali, illudendosi di raggiungere la sua completezza senza nemmeno sapere chi sia veramente.

Quando il nostro terreno quantico viene inquinato al di là delle nostre capacità di omeostasi, si instaura uno squilibrio che si manifesterà come sintomo e malattia. Ma è il nostro stato di coscienza e di ignoranza ad aver provocato ogni problema e ad aver creato il “collasso” delle tante possibilità di salute o malattie.

[continua...]

CONTINUA LA LETTURA DI QUESTO ARTICOLO SU SCIENZA E CONOSCENZA N. 77

Scienza e Conoscenza n. 77 - Luglio-Settembre 2021 - Rivista >> https://bit.ly/2U9EjDF

Nuove scienze, Medicina Integrata

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mercoledì 11 agosto 2021

La luce come fonte di vita


La luce come fonte di vita - Intervista al Prof. Korotkov

Scienza e Fisica Quantistica

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La rivoluzionaria ricerca di un fisico che spiega la luce come prima manifestazione di ogni forma di vita

Romina Alessandri - 09/08/2021

Intervista al Prof. Konstantin Korotkov – a cura di Romina Alessandri tratta da Scienza e Conoscenza n. 77

È un piacere per me poterla intervistare Prof. Korotkov, soprattutto in questo numero di Scienza e Conoscenza, dedicato alla LUCE e alle sue declinazioni in medicina e fisica. Su questo tema lei viene definito un “pioniere”: che tipo di ricerche ha fatto sulla luce?

Tutto il mio lavoro nella scienza ‒ più di 45 anni ‒ è legato alla luce. Mi sono laureato come fisico quantistico, in seguito ho lavorato con laser, luci LCD e la nostra tecnologia ‒ Gas Discharge Visualization (GDV - oggi Bio-Well) ‒ è il modo di registrare la luce emessa da diversi soggetti, compresi gli esseri umani.

L’ultimo numero della nostra rivista (n.76) era dedicato ai poteri della mente e della coscienza. A quali conclusioni è giunto nei suoi lunghi studi della coscienza?

Per oltre 40 anni ho fatto ricerche sui processi della coscienza e ora abbiamo molti approcci diversi per studiarla. La coscienza è una capacità che possiedono tutte le forme di vita di formare rappresentazioni astratte del mondo materiale esterno: in forma più semplice, la coscienza è la capacità di un soggetto di reagire alle informazioni ambientali e cambiare il suo comportamento in accordo con queste informazioni.

Tutti i soggetti biologici hanno coscienza, ma i livelli di coscienza tra loro sono diversi. Ho approfondito molto questo argomento nei miei libri. La coscienza è un fenomeno cosmico, è onnipresente, non ha confini, e insieme alla coscienza individuale si parla di coscienza collettiva come parte di un Campo Informato.

Esiste la possibilità di misurare scientificamente la coscienza?

Per introdurre la coscienza nel quadro scientifico abbiamo bisogno prima di tutto di sviluppare una teoria del suo funzionamento, che sarebbe in grado di spiegare diversi livelli di coscienza e prevedere alcuni nuovi fenomeni, come la guarigione a distanza, i medium e le esperienze fuori dal corpo. Ora le più promettenti sembrano essere le teorie basate sull’elettrodinamica quantistica.

Dobbiamo accettare la coscienza come un effetto del sistema, che non dipende da una particolare parte del corpo, anche se potente come il cervello, ma dal sistema nel suo insieme. Possiamo attribuire un certo livello di coscienza ad ogni cellula del corpo o all’organo particolare, ma per raggiungere un alto livello di coscienza abbiamo bisogno dell’attività coordinata di tutte le cellule, di tutti gli organi.

L’elettrodinamica quantistica opera con la nozione di un sistema, composto da molti elementi, per questo può essere applicata alla costruzione della teoria della coscienza. Si possono trovare molti articoli pubblicati su questo argomento e, senza essere un matematico, è assolutamente impossibile capirne l’importanza e il significato. I lettori interessati possono fare riferimento ai lavori di Mari Jibu, Kunio Yasue, Emilio Del Giudice, Giuseppe Vitiello e altri importanti teorici.

Ti interessa l'argomento? Continua la lettura su Scienza e Conoscenza n. 77 e scoprirai:

Il significato dell'Aura e la sua lettura da parte della fisica quantistica

Gli studi sulla coscienza e sulla sua persistenza dopo la morte

La luce e l'energia emessa da tutti gli esseri viventi e gli studi di Korotkov

I macchinari e la tecnologia di oggi per studiare il biocampo e la bioenergia emessa dagli esseri viventi

L'utilizzo in medicina degli strumenti di lettura del biocampo

NON PERDERE SCIENZA E CONOSCENZA N. 77

Scienza e Conoscenza n. 77 - Luglio-Settembre 2021 - Rivista >> https://bit.ly/2U9EjDF

Nuove scienze, Medicina Integrata

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giovedì 5 agosto 2021

La stretta relazione fra denti e salute


La stretta relazione fra denti e salute globale dell'individuo

Medicina Integrata

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Sono sempre più i pazienti che scelgono odontoiatri con un approccio globale alla salute e che scelgono l'uso di materiali biocompatibili che non intossicano l'organismo.

Redazione - Scienza e Conoscenza - 04/08/2021

La cura dei denti e della bocca ha a che fare con la salute globale dell’individuo!

Con questa affermazione nasce l’Implantosofia Ceramica: la nuova scienza per la cura dei denti, l'evoluzione dell'implantologia dentale che permette di evitare l'uso dei metalli e che analizza ogni organo collegato ai singoli denti.

«I nostri denti sono collegati con il resto del corpo attraverso vie umorali, neurologiche e meridiani energetici. Per questo ho dato impulso a una nuova scienza, l’implantosofia ceramica»: a spiegarlo è il dottor Franco Giancola teramano con un retaggio di studi in nord Europa, odontoiatra e implantologo, esperto di omeopatia, medicina rigenerativa e medicina tradizionale cinese, autore.

L'allergia ai metalli è un fattore ampiamente documentato, un'allergia al metallo in bocca può causare sanguinamento delle gengive, parodontite e infiammazione, può contribuire allo sviluppo di un ascesso e portare a trattamenti dentali lunghi, scomodi e persino dolorosi fino ad arrivare all'insorgenza di disturbi non ben definiti.

Spesso questi pazienti presentano Fibromialgia, Allergie cutanee, Sindrome da Stanchezza Cronica, Malattia Autoimmuni o semplicemente Infiammazioni Croniche locali che portano alla perdita dell’impianto. L'Implantosofia permette di riabilitare, con impianti in ceramica, anche pazienti con patologie sistemiche ed invalidanti quali osteoporosi, diabete e cardiopatie, senza alcun effetto collaterale. Oltre al risultato in “benessere e salute” da non sottovalutare l'effetto estetico con denti bianchi non soggetti a usura o cambiamento di pigmentazione.

«Il dente è un organo all’interno di un organismo complesso e il nostro obiettivo è curare una malattia, non solo la sua conseguenza - prosegue Giancola - Avere questa visione olistica ci porta non solo a curare, ad esempio, la carie come cavità nel dente da pulire e tappare, ma come malattia evitando che colpisca nuovamente la persona. Occorre dunque conoscere il paziente nella sua interezza, conoscere le sue abitudini alimentari, gli stili di vita, eventuali patologie sistemiche, per poter prevenire oltre che curare le patologie orali.

L’odontoiatria olistica intende la prevenzione e la cura orale come qualcosa che comprende non solo la bocca, ma tutta la persona». Una carie, un ascesso, un dente devitalizzato o un impianto in metallo hanno ripercussioni negative, a volte invalidanti, sull’organo, vertebra o ghiandola corrispondenti. La persistenza di tossine e batteri attorno ai denti rappresenta una spina irritativa che l’organismo tende a limitare attraverso un impegno del sistema immunitario.

Quando le difese del corpo non riescono a contrastare l’aggressione, compaiono patologie anche in distretti lontani. Il collegamento dente-organo è bidirezionale: la malattia del dente può avere una ripercussione sull’organo corrispondente e una patologia d’organo può evidenziarsi sul dente collegato.

È molto importante che il dentista sappia riconoscere il campo di disturbo e risolverlo. Non si può più pensare di considerare chi si rivolge a noi solo come una bocca o un dente su cui lavorare.

Pensare che l’odontoiatria debba solo ripulire carie e tappare buchi è riduttivo e riduzionista”.

Il vissuto del paziente è il percorso terapeutico

«L’implantosofia ceramica e’ una scienza non-lineare che non vede solo una mandibola da “trapanare” e un impianto da “avvitare” - aggiunge Giancola - Purtroppo attualmente l’odontoiatria istituzionale deriva da un retaggio culturale odontotecnico. L’implantologo tradizionale si preoccupa della quantità di osso disponibile per inserire un impianto in titanio che dovrà servire da ancoraggio per la protesi, sempre in metallo.

Tutto lo sforzo del professionista è indirizzato alla tenuta temporanea e locale del manufatto, dimenticando il paziente. La riabilitazione della bocca è basata sull’utilizzo prevalente di strutture metalliche. L’implantologia analizza invece il perché della perdita del dente e ricostruisce scrupolosamente il vissuto del paziente. Vengono analizzate le predisposizioni genetiche, gli stili di vita e le eventuali disfunzioni o patologie sistemiche.

Esistono correlazioni energetiche e umorali bidirezionali tra organi e denti che l’implantosofo ricerca per stabilire un percorso terapeutico piu’ congruo».

«Oggi anche nell’implantologia dentale si possono imboccare strade nuove e più salubri» spiega ancora il dottor Giancola. «Occorre un approccio bio-logico, cioè biocompatibile e basato sulla più che logica asserzione che occorre garantire la salute complessiva del paziente. La persona deve avere un buon terreno, va migliorato il metabolismo osseo, occorre assicurarsi che abbia adeguati livelli di vitamina D, anche somministrando integratori. Poi va preparato dal punto vista immunologico, magari con l’utilizzo di antibiotici naturali, come gli estratti ai semi di pompelmo e la propoli.

La tecnica chirurgica deve essere meno traumatica possibile e in questa nuova scienza il paziente viene responsabilizzato e partecipa in modo proattivo nella diagnosi corretta del problema, nelle scelte terapeutiche e nella gratificazione dei risultati ottenuti. Nel predisporre un percorso terapeutico viene sempre tutelato il paziente, rispettati i tessuti e scelti i materiali più idonei. Operativamente si predilige una chirurgia minimamente invasiva con tecnica flapless, piezochirurgia e terapia rigenerativa autologa. Tutto ciò per ridurre i disagi post-intervento, velocizzare i tempi di guarigione ed evitare il dolore.

Nell’approccio al paziente il medico tiene sempre in mente le 5 "r": ricercare, riequilibrare, risanare, rigenerare e riabilitare. Nello studio e nella terapia vengono, inoltre, coinvolte tutte le branche mediche naturali quali omeopatia, agopuntura, medicina quantistica, ozonoterapia, ossigenoterapia iperbarica, nutraceutica, psicocibernetica e medicina rigenerativa autologa».

La Medicina Rigenerativa

Il sangue è fonte di vita e possiede numerose capacità di autoguarigione. Viene prelevata una modica quantità di sangue venoso dal paziente, versato in alcune provette, centrifugato e il prodotto ricavato (ricco in piastrine, fattori di crescita e cellule staminali) viene utilizzato in varie preparazioni topiche per velocizzare e migliorare la guarigione dei tessuti danneggiati.

Numerosi sono i vantaggi per i pazienti: interventi meno traumatici, recupero post-operatorio più rapido, possibilità di rigenerare tessuti danneggiati visto che le piastrine hanno la capacità di ricrearsi in tessuto o osso laddove inserito, dolori e gonfiori notevolmente ridotti, protezione dalle infezioni, nessun rischio di rigetto, migliore osteointegrazione degli impianti e rivitalizzazione dei tessuti connettivi con aspetto del viso più giovane e luminoso”.

Meglio la bio-ceramica del titanio!

Il titanio che viene oggi usato ancora in modo importante in odontoiatria è stato definito “killer silente”

Giancola: “Lo studio del dott. Kurt E. Muller di Isny in Germania, pubblicato su Neuroendocrinology Letters nel 2006, ha dimostrato che, contrariamente a quanto si riteneva nella comunità medica, il titanio non è biologicamente inerte e potrebbe anzi essere concausa di patologie immunologiche e neurologiche come la Sindrome da Stanchezza Cronica (CFS), la Sensibilità Chimica Multipla (MCS), sintomi dermatologici e altri.

Inoltre i denti curati con il titanio diventano dei veri e propri ricettori e amplificatori dei campi magnetici amplificando i segnali e l'elettosmog. Credo che sia imperativa la scelta di impianti in ceramica! La Zirconia è altamente biocompatibile, esteticamente eccellente e non nuoce alla salute.

La Zirconia (Ossido di Zirconio) è una Ceramica High Tech, realizzata con polvere purissima attraverso processi controllati e tecnologie svizzere all’avanguardia. Gli impianti in Zirconia sono molto resistenti e durevoli nel tempo. I tessuti amano la Zirconia pertanto l’osso e la gengiva aderiscono intimamente all’impianto senza alcuna reazione infiammatoria né sanguinamento. La carica batterica sulla superficie della Zirconia è molto bassa e le perimplantiti sono estremamente rare. L’evidenza clinica mostra che l’impianto in Bio-Ceramica è inoltre ideale per i pazienti cardiopatici, diabetici, allergici o affetti da malattie autoimmuni”.

L'importanza della relazione tra medico e paziente

«Con questo approccio il paziente diventa co-attore del processo di guarigione, si prende in carico e condivide le responsabilità - e sempre Giancola - Viene riscoperto un sano rapporto medico-paziente e ogni scelta ponderata. L’impianto deve essere “accettato” prima di essere posizionato e il sorriso ritrovato una gratificazione».

«La diagnosi inizia con un colloquio per valutare le aspettative e conoscere il paziente. Viene successivamente eseguita una visita odontoiatrica accurata, fatte delle foto e prese delle impronte. Successivamente vengono prescritte delle indagini diagnostiche ed eventuali esami di laboratorio. Solo dopo uno studio accurato si propone un percorso terapeutico analitico che verrà discusso con il paziente. La terapia si inizia solo se il paziente ha superato le eventuali perplessità e condivide le scelte».

«Nella mia trentennale esperienza di chirurgia implantare ho avuto modo di valutare gli esiti in funzione dei vari approcci terapeutici - prosegue il dottor Giancola - Tutti i pazienti che hanno un percorso “implantosofico” hanno avuto sempre dei risultati positivi. In quei pochi casi di insuccessi locali (perdita dell’impianto) non è stato visto come un fallimento ma come una scelta da rivedere.

Utilizzando tecniche minivasive, materiali altamente biocompatibili e la medicina rigenerative (fattori di crescita piastrinici e cellule staminali proprie) non si provoca alcun danno. Ogni intervento è sempre migliorativo.

L’odontoiatra deve tornare a essere medico, avere una visione globale e non nuocere alla salute. E il paziente deve capire che non può delegare tutto l’esito delle sue cure al suo dentista ma essere partecipe nel percorso terapeutico».

SI RINGRAZIA IL DOTT. FRANCO GIANCOLA

Il dott. Franco Giancola è nato a Penna S. Andrea, Teramo nel 1963. Ha vissuto molti anni in Belgio dove ha studiato presso la Scuola Europea di Mol e proseguito gli studi presso l’Université Libre di Bruxelles (Belgio). Si è laureato in Medicina e Chirurgia e ha conseguito l’abilitazione all’Odontoiatria presso l’Università degli Studi di Perugia nel luglio 1991. Nel 1998 ha conseguito il Diploma in Medicina Omeopatica Hahnemanniana presso la S.I.M.O.H. di Roma e nel 2008 ha ottenuto il Master di II livello in “Integrazione tra Medicina Tradizionale Cinese e Medicina Occidentale”. Attualmente vive e svolge la sua attività in Italia esercitando la libera professione di medico ed odontoiatra presso cliniche e studi privati. Profondamente appassionato di medicina naturale e implantologia, il dott. Franco Giancola è specializzato in Implantologia Ceramica e Chirurgia Rigenerativa Autologa. È in continua formazione e partecipa a numerosi studi nel nord Europa per individuare le migliori e più innovative tecniche in campo Odontoiatrico e Rigenerativo. Esercita attività di Odontoiatria Biologica ed Implantologia Metal-Free in Zirconia. Adopera rimedi omepatici e protocollo Bio-Immunologico per qualsiasi intervento odontoiatrico. Attualmente è presidente dell'Associazione Italiana Implantologia Ceramica e Odontoiatria Olistica, dirigente di diverse strutture sanitarie in Italia, consulente di professionisti odontoiatrici e membro di un team di ricerca per lo studio di implantologia ceramica e medicina rigenerativa.

Il Dottor Franco Giancola opera al C.E.I.C. c/o Domus Medica, Strada Genghe di Atto, 101 Acquaviva - Repubblica di San Marino tel. 0549 963742 - 329 1836700 - www.ceic.eu

 

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Nadine Artemis

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