giovedì 28 marzo 2019

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Argento colloidale: prezioso alleato per la salute



Argento colloidale: prezioso alleato per salute e bellezza

Alimentazione e Salute


Che cos'è l'argento colloidale, la sua storia e come si riconosce? Scopri insieme a noi tutto quello che non sapevi sull'argento colloidale

di Gino Riccardo Navarra - 27/03/2019

L'argento colloidale è una sostanza molto antica utilizzata da diversi secoli come rimedio terapeutico per molte malattie. Le sue proprietà consistono in una grande forza battericida, antifungina, antivirale e nella capacità di riattivare il metabolismo dei tessuti. In campo estetico e cosmetico si configura come un vero toccasana per la salute e la bellezza della cute.

Fin dagli inizi del novecento l’argento colloidale è stato utilizzato, come precursore degli antibiotici, ed ha la peculiarità di essere efficace contro molte infezioni, virus, i batteri, i funghi  e i parassiti. In seguito fu soppiantato dagli antibiotici di sintesi immessi in commercio dalle aziende farmaceutiche. Dopo l’introduzione degli antibiotici  l’argento colloidale è caduto in disuso a causa dei suoi costi di produzione, che a quei tempi erano molto esosi.

Prima di ciò era consuetudine utilizzare l’argento colloidale per i problemi di salute, proprio come si fa coi farmaci e le medicine allopatiche. Veniva utilizzato in iniezione, assunto oralmente, utilizzato per gargarismi, per lavaggi ed irrigazioni vaginali e veniva applicato esternamente per curare infezioni, piaghe, ustioni, ferite o semplicemente per disinfettare la pelle e alcuni strumenti.

Nonostante le sue eccezionali proprietà, l’argento colloidale fu dimenticato per molti anni finchè, agli inizi degli anni ‘70, il Dr. Carl Moyer, Presidente del Washington Department  of Surgery, ricevette un contributo per sviluppare  nuovi trattamenti per gli ustionati. Il Dr. Moyer, fece lunghe sperimentazioni che portarono alla ri-scoperta delle infinite proprietà dell’Argento Colloidale notando che era in grado anche di bloccare gli enzimi che consentivano la sopravvivenza degli agenti patogeni. Da allora iniziarono diversi studi anche in campo dermatologico che dimostrarono la sua validità nella terapia di dermatiti, ustioni, verruche , ferite, acne, eczemi.

Un altro noto pioniere dell’Argento colloidale fu il Professor Becker che ebbe il pregio di descrivere le varie e diverse forme di  utilizzo di questa preziosa sostanza utile anche per bronchiti, affezioni delle vie respiratorie, riniti, tonsilliti, otiti, blefariti, congiuntiviti, infezioni vaginali, candidosi  e tante altre patologie di origine batterica e virale.

Come si riconosce il vero argento colloidale?

Attualmente sono disponibili sul mercato diversi tipi di sostanze tutte chiamate, spesso impropriamente,  “argento colloidale”, in realtà, è importante utilizzare una sostanza che rappresenti davvero ciò che è il “Vero Argento Colloidale”. Esso si differenzia notevolmente da altri tipi che generalmente rientrano tra le “soluzioni di argento ionico” oppure “argento proteinato”. La scelta di un prodotto qualitativamente valido è fondamentale per il raggiungimento del risultato cercato!

La caratteristica qualitativa più importante che dovrà essere ricercata, è la dimensione delle particelle, infatti più  sono fini, maggiore sarà l’efficacia antibatterica.

Il “vero argento colloidale”  è una “dispersione” quindi non si presenta mai trasparente come l’acqua (in questo caso è certamente argento ionico) ma avrà una colorazione trasparente sul giallo paglierino.

Un altro fattore importante da considerare è la concentrazione in ppm (parti per milione); La concentrazione ottimale, per il vero argento colloidale, si attesta tra i  10 e 20 ppm, andare oltre significa rischiare di perdere l’efficacia in quanto le particelle tenderebbero all’aggregazione e quindi si avrebbe una sensibile  riduzione dei benefici.

Oggi pochissimi sono i prodotti in commercio che hanno particelle inferiori ad 1 nm e la particella di argento più piccola mai prodotta, della misura di appena 0,6213 nm (nanometri) è prodotta in Italia dall’azienda Santè Naturels.

La differenza fra Argento ionico e argento colloidale

I prodotti di VERO Argento Colloidale sono, purtroppo, i meno diffusi, a causa dell'elevata complessità di produzione e del conseguente elevato costo di produzione.

Poche  aziende sono in grado o hanno i mezzi e le risorse economiche per  produrli visto che la strumentazione idonea necessaria per produrre il vero argento colloidale rappresenta un investimento importante. 

Esistono in commercio molti preparati di Argento Ionico che è caratterizzato da una prevalenza di componente ionica (ioni). Gli ioni di argento introdotti, si combinano subito in pochissimi secondi con gli ioni cloruro presenti nel nostro organismo formando il cloruro di argento che è un composto insolubile senza alcuna efficacia battericida. Il vero argento colloidale deve avere una prevalenza di particelle (oltre il 50%) rispetto alla componente ionica.

Vi sono dei piccoli accorgimenti utili, alla portata di chiunque per sapere se abbiamo sbagliato acquisto. Se la sostanza si presenta incolore e trasparente come l’acqua avremmo la quasi certezza che sia Argento ionico, se aggiungendo un pizzico di comune sale da cucina in un bicchiere in vetro trasparente ponendolo davanti ad una fonte luminosa, si sviluppa una nube biancastra all’interno del liquido, allora, sicuramente siamo in presenza di Argento Ionico . Se invece agitando il flacone si rende visibile una schiuma , probabilmente siamo in presenza di “argento proteinato”.

Quindi concludendo, il vero argento colloidale è trasparente con una colorazione ambrata gialla paglierina (tipo il tè), non fa schiuma se agitato e non presenta evidenti nuvole bianche se gli si aggiunge del comune sale da cucina.

Utilizzo dell’argento colloidale

Attualmente, un regolamento comunitario, non fa rientrare, fra gli ingredienti ammessi nei prodotti alimentari, questa sostanza che quindi, pur non essendo affatto tossica può essere commercializzata (in Europa) solo per utilizzo esterno.(Approfondimenti sulla normativa vigente in Italia) .

Questa regolamentazione non esiste in gran parte del resto del mondo e in molti paesi il vero argento colloidale viene consigliato anche per uso interno e a scopi terapeutici. In questo caso non esiste una vera e propria posologia di assunzione in quanto spesso dipende dalla problematica che si vuole risolvere, tuttavia un utilizzo variabile e standard può essere tra 1 e 4 mL al giorno (puro, non disciolto in acqua e trattenuto sotto la lingua un minuto prima di deglutire) preferibilmente a stomaco vuoto e contestualmente bevendo molta acqua anche durante l’arco della giornata.

Argento colloidale per la bellezza della pelle

Il vero argento colloidale, come tutti gli altri colloidali (Rame, Oro, zinco, silicio etc.) può essere utilizzato per uso esterno per combattere tutte le affezioni della pelle con un’ottima azione battericida, antivirale, antifungina e disinfettante. Ha dimostrato ottimi risultati per problemi come: herpes, eczemi, psoriasi, ragadi, pruriti, arrossamenti, dermatomicosi e molto altro. Anche in campo cosmetico per la bellezza del viso e decolté ha effetti ringiovanenti e antirughe: infatti nebulizzato sulla cute, riattiva il metabolismo dei tessuti, attenuando i primi segni  di cedimento con un effetto beauty immediato e duraturo.

 Maggiori informazioni sull’utilizzo dell'argento colloidale possono essere trovate sul libro:

Il grande libro dell'Argento Colloidale per la salute delle persone, degli animali e delle piante — Libro >> http://bit.ly/2Yvg7Jr
Ha effetti antibiotici, inibisce le infezioni, rinforza il sistema immunitario
Josef Pies, Uwe Reinelt
Nuova Edizione ampliata e aggiornata >> http://bit.ly/2Yvg7Jr

Importanti punti affrontati nel libro:

Che cos'è l'argento colloidale?
Da quando lo si conosce?
Come agisce?
Come lo si usa?
Come lo si dosa?
Come viene prodotto?
Dove lo si può acquistare?
A quali criteri di qualità attenersi?
L'argento colloidale è indicato anche per gli animali?
Lo si può usare anche per le piante?
Quali sono i suoi effetti collaterali?
Perché tutta questa agitazione? La valutazione delle autorità sanitarie
È possibile sviluppare resistenza all'argento colloidale?
Polvere e fili d'argento
Domande frequenti

Gino Riccardo Navarra

Diplomato alla BCM di Milano in Massaggio Emo-linfatico "Dante Menarini".Ha frequentato corsi privati di Anatomia, Igiene, Cosmetologia, Dietologia, Dermatologia.   Consulente Rath. Diploma base di “Medicina Cellulare” presso Alleanz Rath.

Argento Colloidale - 10 ppm >> http://bit.ly/2Yyz8uH
Argento Colloidale Vero: Antibiotico naturale - Antibatterico - Antifungino Antinfiammatorio - Antiparassitario - Decongestionante delle mucose

lunedì 25 marzo 2019

Probiotici e prebiotici: i batteri che ci proteggono




Probiotici e prebiotici: i batteri che ci proteggono


Medicina Non Convenzionale


I batteri buoni che ci aiutano a mantenere una vita sana. La storia dei prebiotici e probiotici e di come ci aiutano a mantenere una buona flora intestinale

di Andrea Giulia Pollini - 22/03/2019

Per capire la differenza e l’importanza dei probiotici e prebiotici è importante prima di tutto capire che all’interno del nostro intestino vivono più di 500 specie di batteri. Questi costituiscono la nostra flora intestinale.

I probiotici sono microrganismi vivi e vitali che se somministrati in adeguate quantità, conferiscono benefici all’organismo. Il termine probiotico deriva dal greco "pro-bios" che significa “a favore della vita”. I probiotici sono contenuti in determinati integratori o alimenti e in numero sufficiente per esercitare un effetto positivo sulla salute dell’organismo, rafforzando in particolare l'ecosistema intestinale.

I prebiotici invece, sono sostanze non digeribili contenute in natura in alcuni alimenti, principalmente fibre idrosolubili, e promuovono la crescita, nel colon, di una o più specie batteriche utili allo sviluppo della microflora probiotica. I prebiotici sono presenti in molti integratori di fermenti lattici, ma anche in diversi cibi come aglio, cipolla, fagioli e miele, banane e porri.

La particolarità dei prebiotici è che sono letteralmente il nutrimento dei batteri probiotici.

La storia dei batteri buoni

Nel libro I nostri amici batteri, Anne Katharina Zschocke parla di Alfred Nißle, medico igienista di Friburgo, dal 1912 libero docente e in seguito cattedratico presso l’Istituto di igiene dell’Università di Friburgo in Breslavia.

Alfred, un giorno, preparando le lezioni di microbiologia e mescolando i batteri di E. coli con quelli del Tifo scoprì che le loro interazioni erano diverse a seconda delle feci da cui provenivano. Citando direttamente Anne Katharina Zschocke, approfondiamo il tema:

«Alcuni batteri di E. coli erano in grado di spodestare del tutto i bat­teri del tifo presenti sulla capsula di coltura da lui allestita82. Nißle ne aveva ricavato alcune colture pure e aveva redatto un “indice dei batteri coliformi” che si basava sul rapporto fra i due ceppi batterici e rifletteva questa proprietà. In base alle sue osservazioni, i soggetti nel cui intestino erano presenti quei colibatteri erano al riparo dalle malattie intestinali. Infine, a partire dai colibacilli che secondo l’indice possedevano il più elevato “valore antagonistico”, il ricercatore aveva sintetizzato un farmaco grazie al quale nel 1917 avrebbe introdotto un nuovo principio terapeutico in medicina: la “coliterapia anta­gonistica” (vedi p. 259)83. Aveva somministrato ai malati gli E. coli estratti da quelle feci sotto forma di capsule, riuscendo a guarire molti pazienti che soffrivano da anni di diarrea e anche altri con gravi sintomi acuti».

Alfred Nißle è considerato il fondatore della terapia probiotica, anche se questo termine è stato coniato solo in un’epoca successiva. Il batteriologo tedesco aveva dimostrato che i batteri guariscono le malattie. Purtroppo il suo approccio terapeutico si era sviluppato in un’epoca contrassegnata da un diverso orientamento scientifico-culturale, in cui di lì a poco avrebbe avuto inizio la “marcia trionfale” degli antibiotici.

Ripristinare il nostro microbioma intestinale: perché?

Mantenere un microbioma intestinale sano è molto importante, e per ottenerlo bisogna vivere una vita sana, partendo da quello che mangiamo. Il nostro mantra dovrebbe essere: “fa’ che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo”. Gli alimenti prebiotici e probiotici rientrano nei cosiddetti “cibi funzionali”. I cibi funzionali sono quelle sostanze che hanno la capacità, dimostrata su basi scientifiche, di determinare un miglioramento nello stato di salute o una prevenzione nei confronti di condizioni patologiche. Sono tutti carboidrati non digeribili che agiscono con due meccanismi: da una parte regolano la digestione degli zuccheri e dei lipidi introdotti con la dieta, e dall’altra richiamano l’acqua nel colon e idratano il materiale intestinale migliorando le funzioni dell’intestino.

Dobbiamo assumerli perché:

contrastano l’azione di eventuali organismi patogeni,
facilitano la proliferazione e la differenziazione delle cellule delle mucose epiteliali,
favoriscono la sintesi di sostanze fondamentali,
regolano la motilità intestinale.
Ancora una volta sappiamo che esistono microbi buoni che sono fondamentali per vivere una vita sana. Quindi adattando uno degli slogan più famosi del mondo, possiamo concludere con un bel motto: «Hasta il microbioma sano siempre, probiotici e prebiotici o muerte».

eBook - I Nostri Amici Batteri - EPUB >> http://bit.ly/2YlkyGz
Guarisci naturalmente con la terapia del microbioma
Anne Katharina Zschocke

Descrizione libro

La guarigione naturale con i batteri produce risultati sorprendenti e suscita l'entusiasmo di molte persone.

Fino a oggi i batteri sono stati perlopiù associati alle malattie. In realtà, senza di loro non c’è salute.

Intolleranze, sindrome dell’intestino irritabile, infiammazioni, disturbi gastrici, sovrappeso, diabete, arteriosclerosi, depressione, ADHD, malattie della pelle e molto altro ancora vengono oggi ricondotti a disturbi che riguardano la relazione fra batteri e organismo umano: ripristinando la loro sottile interazione è possibile guarire tutte queste malattie.

Sulla base della sua pluriennale esperienza Anne Katharina Zschocke - già autrice di La Rivoluzione dei Microrganismi Effettivi e I Batteri Intestinali - presenta in questo libro una nuova ed esaustiva terapia del microbioma, spiega i presupposti e l’evoluzione delle terapie batteriche e antimicrobiche, illustra il microbioma umano e descrive gli antichi procedimenti curativi e tutte le moderne e diffuse terapie microbiologiche.

Il libro è corredato di istruzioni pratiche, suggerimenti e descrizioni di casi clinici per la cura di malattie fisiche e psichiche, per una migliore qualità della vita e un più alto livello di prevenzione della malattia.

Sulla base della sua pluriennale esperienza, l'Autrice, nota pioniera di una medicina olistica fondata sui batteri:

illustra, in modo chiaro e comprensibile, che cos'è il microbioma umano;
presenta una nuova ed esaustiva terapia del microbioma;
spiega i presupposti e l'evoluzione delle terapie batteriche e antimicrobiche;
descrive gli antichi procedimenti curativi e tutte le moderne e diffuse terapie microbiologiche


martedì 19 marzo 2019

Febbre, dolore e infiammazione




Febbre, dolore e infiammazione

come evitare FANS, paracetamolo e aspirina e utilizzare con successo le Medicine Non Convenzionali


Medicina Non Convenzionale

prima parte

La febbre nel neonato e nel bambino e l’uso della Tachipirina. Perché i bambini sono più soggetti a febbre? Come possiamo combatterla senza compromettere l'organismo dei nostri figli?

di  Domenico Battaglia - 13/03/2019

Tratto dall’articolo Febbre, dolore e infiammazione: come evitare FANS, paracetamolo e aspirina e utilizzare con successo le Medicine Non Convenzionali di Domenico Battaglia, apparso su Scienza e Conoscenza 62.

Quando la febbre si presenta in un neonato nelle prime settimane di vita, è bene dedicare molta attenzione a questi eventi. I neonati possono essere maggiormente soggetti a infezioni specialmente se hanno subito manovre meccaniche durante il parto, o manovre chirurgiche, o in generale un’importante medicalizzazione del parto. In questi casi specialmente, ma più in generale sempre, l’allattamento al seno svolge un ruolo fondamentale nella prevenzione delle infezioni nei neonati. I bambini allattati al seno sono protetti da molti agenti patogeni e hanno un minor rischio di sviluppare febbri nei primi mesi di vita.

La barriera emato-encefalica è ancora permeabile nelle prime 6-8 settimane di vita: per tale motivo la febbre nei bambini molto piccoli necessita un alto livello di attenzione, in quanto risulta più facile, agli agenti patogeni eventualmente presenti, accedere al sistema nervoso aumentando la probabilità di infiammazioni delle meningi (foglietti protettivi del sistema nervoso).

Naturalmente il medesimo grado di attenzione che si mantiene per le febbri cosiddette “spontanee” andrebbe tenuto per quegli episodi febbrili che vengono indotti a seguito dell'inoculo di sostanze esterne, come per esempio nel caso delle vaccinazioni pediatriche svolte nel periodo delle prime 6-8 settimane di vita.

Infatti in questi casi ancora maggiore deve essere l'attenzione rivolta nei confronti di un eventuale episodio febbrile, sintomo evidente di una reazione immunologica in corso, la cui eventuale soppressione mediante farmaci deve essere attentamente ponderata da parte del medico curante.

Paracetamolo, FANS, aspirina: i falsi amici
Spesso, però, accade che anche in queste occasioni, vengano somministrate sostanze farmacologiche come FANS o Paracetamolo (Acetaminofene) per sopprimere gli eventi febbrili, come anche nel caso di sindromi simil influenzali o dolorifiche, spesso senza che ve ne sia urgenza e soprattutto senza avere esplorato fino in fondo le cause della patologia.

Questi farmaci appartengono alla categoria dei cosiddetti farmaci da banco, quindi fruibili senza prescrizione medica, e dunque massicciamente presenti nelle case di molti cittadini, magari sotto varie forme e denominazioni commerciali non immediatamente riconducibili alla formulazione chimica del prodotto. Questo aspetto può rendere l'uso di questi farmaci così comune da banalizzarne pericolosamente gli eventuali effetti collaterali, specie in situazioni di accumulo per somministrazione sovrapposta di farmaci con formulazioni simili fra loro o che ne dovessero contenere porzioni nella loro composizione chimica finale (1).

Cito da L'Annuario dei Farmaci di Roberto Gava(Ed. Piccin): «Alle dosi terapeutiche, i più comuni effetti del paracetamolo sono: alterazioni ematologiche, vertigini, sonnolenza, difficoltà di accomodazione, secchezza orale, nausea, vomito, […] fenomeni allergici (glossite, orticaria, prurito, arrossamento cutaneo, porpora trombocitopenica, broncospasmo) […] Il paracetamolo possiede anche un’elevata tossicità acuta dose-dipendente. I danni sono principalmente epatici […] con ittero ed emorragie, ma si può avere anche la progressione verso l’encefalopatia, il coma e la morte. […] Ci possono essere pure insufficienza renale con necrosi tubulare acuta, aritmie cardiache, agranulocitosi, anemia emolitica, pancitopenia […].

L’effetto epatotossico è esplicato da un metabolita del paracetamolo (l’N-acetil-p-benzochinone) che viene neutralizzato da un sistema epatico glutatione-dipendente. Dopo che le scorte intraepatotocitarie di glutatione si sono esaurite, il metabolita si lega con le proteine del citosol epatocitario (circa 10 ore dopo l’assunzione del farmaco) e svolge la sua azione epatotossica».La terapia per contrastare l'eventuale tossicità prevede la somministrazione (entro le 10 ore) di acetilcisteina endovena, metionina per bocca o, meglio, glutatione per via parenterale (im o ev) (3).

Ancora più recentemente è stato dimostrato un effetto di tossicità a livello del sistema nervoso centrale non solamente secondario alla tossicità epatica, ma diretto.

La soppressione delle febbri con antipiretici, che siano indotte da tossi-infezioni o vaccinazioni, interferisce con il normale sviluppo immunologico e del cervello, portando a disturbi dello sviluppo neurologico in alcuni individui geneticamente e immunologicamente predisposti.

Gli effetti si possono verificare in utero o in età molto precoce, quando il sistema immunitario è in rapido sviluppo (2). Recenti studi confermano, nel caso di un uso non controllato del paracetamolo in gravidanza, un aumento del rischio di criptorchidismo, asma, nascita pretermine per il nascituro, nonché flebotrombosi ed embolia polmonare per la gestante (8). L'uso di FANS in gravidanza è stato correlato con un aumentato rischio di ritardo della crescita intrauterina, ipertensione polmonare persistente del nascituro, ridotta perfusione renale del feto con conseguente riduzione del volume del liquido amniotico (Oligoidramnios), oltre a un rischio maggiore di aborto spontaneo e malformazioni congenite a livello cardiaco, diaframmatico, gastrico o della parete addominale (ernia ombelicale) (8).

Nelle pubblicità proposte attraverso i mass media, sono molto in voga tutta una serie di messaggi riguardanti i FANS che mirano a far acquistare confezioni cosiddette “convenienza”, che spesso triplicano il contenuto di compresse o bustine, pensate per il consumo collettivo di tutta la famiglia. In questo modo si induce una possibile auto-prescrizione incontrollata che può facilmente portare a sovradosaggi pericolosi per la salute.

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seconda parte

Ancora oggi l'acido acetil salicilico (Aspirina®), appartenente alla categoria degli Acidi Carbossilici, è il farmaco più famoso presso i consumatori appartenente a questa categoria (FANS). Noto e amato soprattutto per i molteplici usi previsti, come ci fa notare la pubblicità sul sito della casa produttrice, viene comunemente utilizzato a cuore leggero per “curare” la febbre, l'infiammazione ed il dolore.

L’acido acetil salicilico una volta era comunemente usato per sopprimere la febbre anche in età pediatrica, fino a quando non è stato collegato alla sindrome di Reye, una malattia che si manifesta con un’infiammazione acuta del cervello e del fegato, spesso con esiti fatali. Motivo per cui, specie in età pediatrica, si è iniziato a somministrare al suo posto l’acetaminofene (o paracetamolo), che a sua volta può essere, come abbiamo visto, la causa principale dell’insufficienza epatica in casi di sovradosaggio, nel bambino come nell'adulto.

Inoltre la gastrolesività, specialmente in pazienti con una storia di ulcera gastrico-duodenale o che risultino positivi alla presenza dell'Helicobacter Pilorii, è un ulteriore situazione che deve fare riflettere riguardo alla diffusione e utilizzo, specie in termini di autoprescrizione da parte del consumatore, di prodotti come l'acido acetil salicilico.

Più spesso i farmaci antiinfiammatori non steroidei (FANS) vengono assunti per sedare le sindromi dolorifiche con svariate etiopatogenesi, come antiinfiammatori e come antiaggreganti piastrinici. Fra questi troviamo i derivati dell'acido acetico (Indometacina, Diclofenac, Ketorolac etc.), i derivati dell'acido propionico (Ibuprofene, Naprossene, Ketoprofene etc.), i derivati dell'acido Enolico (Piroxicam, Meloxicam etc.).

Un altro prodotto molto conosciuto ed al contempo usato senza grandi precauzioni è il Nimesulide (attualmente ritirato dal commercio in vari paesi per tossicità epatica).

Più recentemente sono stati immessi sul mercato i cosiddetti inibitori selettivi delle COX-2 (cicloossigenasi 2: enzima responsabile del processo infiammatorio) che si prefiguravano come una grande rivoluzione nel trattamento del dolore e dei processi flogistici, anche perché promettevano un'assenza di gastrolesività rispetto alle precedenti formulazioni. Dopo l'immissione in commercio questi farmaci hanno invece dimostrato una gastrolesività quasi paragonabile ai precedenti prodotti e la comparsa di effetti collaterali gravi a livello cardiovascolare, anche con esiti fatali. Per questi motivi sono stati ritirati dal commercio.

Le sindromi febbrili, infiammatorie e dolorose dunque, eccetto in casi selezionati con la guida del medico di fiducia, dovrebbero essere assecondate nel loro decorso piuttosto che soppresse. Ciò non sempre è possibile da realizzare con la farmacologia di sintesi, specialmente se si vogliono ridurre i rischi di tossicità insiti nel farmaco stesso, o di insorgenza degli effetti collaterali, o se per esempio si hanno delle intolleranze ai principi attivi o ai loro adiuvanti.

In questi casi è possibile optare per strategie terapeutiche con un minor impatto tossicologico, ma che comunque portano l'organismo verso il processo della guarigione.

Tachipirina, Paracetamolo e altri Farmaci per Abbassare la Febbre: Sì o No? - Libro >> http://bit.ly/2Ty3uOf
Stefano Montanari, Antonietta Gatti

Scienza e Conoscenza - n. 62 - Rivista >> https://goo.gl/L8cGc8
Rivista trimestrale di Scienza Indipendente
Autori Vari

lunedì 11 marzo 2019

Che cosa e' veramente la febbre?



Che cosa e' veramente la febbre?

Medicina Non Convenzionale


Abbiamo sempre considerato la febbre come una malattia da combattere, scopriamo finalmente che cos'è veramente la febbre e da cosa è scatenata

Redazione Scienza e Conoscenza - 08/03/2019

Estratto dal libro Tachipirina, Paracetamolo e altri Farmaci per Abbassare la Febbre: Sì o No? Di Stefano Montanari, Antonietta Gatti

Probabilmente non esiste nessuno che nel corso della vita non abbia avuto esperienza di alterazioni in rialzo della temperatura: la febbre o, per chi vuole parlare difficile, la piressia.

Il fenomeno, di natura molto complessa e su cui non ci addentreremo se non al volo, è dovuto all’azione dei cosiddetti pirogeni (bella parola derivata dal greco “generatori di fuoco”).Questi possono essere divisi in due grandi categorie: i pirogeni endogeni e i pirogeni esogeni. I primi sono sostanze contenute in un tipo di globuli bianchi chiamati granulociti che vengono prodotte quando ci sia la presenza d’infezioni o di certi fenomeni legati al cancro; i secondi sono proteine estranee all’organismo e particelle solide particolarmente piccole (nanoparticelle) e, comunque, minuscole entità che non appartengono all’organismo tra cui batteri vivi o morti. Le febbri più comuni, certo non le sole, sono proprio quelle che vengono da un attacco da parte di batteri vivi o di virus tra quelli con cui noi non riusciamo a convivere pacificamente.

Sì, perché con la maggior parte di essi noi, come, del resto, tutti gli esseri viventi, abbiamo stabilito una sorta di patto di non belligeranza e di mutua convivenza e, insomma, non ci diamo fastidio l’un l’altro. A scanso d’incomprensioni, esistono batteri e virus che convivono tranquillamente con certi animali e che, invece, provocano malattie gravissime in altri.

Un esempio è il virus chiamato SV40 che convive senza problemi con certe scimmie e che, invece, è cancerogeno nell’uomo che pure delle scimmie è parente stretto. Se nel grandissimo numero di queste entità la maggior parte di loro è innocua - e, anzi, ci sono non pochi batteri che noi ospitiamo nei nostri organi, l’intestino in particolare, che sono indispensabili alla nostra vita - con alcuni non andiamo proprio d’accordo, e questo con grande dispiacere prima di tutto per loro perché, una volta che sono penetrati nel nostro corpo, vengono combattuti. Idem per i virus, particelle piccolissime, di norma invisibili al microscopio ottico e visibili solo a quello elettronico, fatte di proteine e acidi nucleici.

Se i batteri sono sconfitti, muoiono (i virus non sono propriamente esseri viventi), mentre se stravincono uccidono chi, pur del tutto controvoglia, li ospita. L’ovvia conseguenza è che, morto l’ospite, muoiono pure loro. Insomma, come capita anche in altri campi della vita comune, una convivenza serena è interesse di tutti. Però a volte c’è la guerra. Così arrivano gl’invasori, l’ipotalamo sposta in alto la sua soglia di “normalità” termica da mantenere e il sangue mobilita un esercito fatto di globuli bianchi. Si tratta dei monociti, i globuli bianchi più grossi che abbiamo, con un diametro che può arrivare a 18 micron (come abbiamo già detto, un micron è un millesimo di millimetro), che si “militarizzano” diventando macrofagi, cioè cellule specializzate di cui abbiamo accennato in precedenza la cui funzione principale è la cosiddetta fagocitosi, vale a dire la capacità d’inglobare gl’invasori, siano essi virus, batteri o piccole particelle estranee. Fatto questo, se ne vanno a morire con il loro contenuto di “prigioniero catturato”. La sorte è quella di subire una specie di dissoluzione che finisce con l’eliminazione naturale dei suoi prodotti da parte dell’organismo.

Nel corso della loro attività i macrofagi producono delle sostanze proteiche chiamate citochine.

Le citochine sono piccole proteine che si legano alla membrana cellulare comunicando alla cellula un’istruzione che può essere lo stimolo a crescere o a differenziarsi o a morire. Queste inducono diversi effetti e, tra loro, l’innalzamento della temperatura di cui sono responsabili alcune prostaglandine, sostanze di natura acida prodotte dalla maggior parte delle membrane cellulari, che vanno a modificare la termoregolazione. L’organismo mette in atto anche meccanismi apparentemente semplici come i brividi che altro non sono se non rapide contrazioni muscolari che, come fossero un’azione sportiva, innalzano la temperatura. Un altro espediente che l’organismo usa è quello della vasocostrizione periferica: i vasi sanguigni di mani e piedi vengono ridotti di calibro in modo da convogliare il sangue in zone centrali dove è indispensabile per i fenomeni di contrasto agli invasori. È così che, pur avendo una temperatura corporea alta, si sente freddo alle mani e ai piedi.

L’innalzamento della temperatura è un fenomeno indispensabile che, in maniera quanto mai complessa e raffinata, l’organismo mette in atto per potersi opporre all’invasione di ospiti non certo graditi. Di fatto tutti i farmaci febbrifughi, e il paracetamolo fra loro, inibiscono la formazione di una quantità di sostanze di difesa, opponendosi così all’innalzamento della temperatura. Il che significa inevitabilmente rendere più difficile l’azione che l’organismo saggiamente organizza e, in definitiva, ostacolare la guarigione.

Ma l’organismo, per quanto opera mirabile, non è perfetto o, almeno, non lo è se noi lo consideriamo dal nostro punto di vista personale e decisamente egoistico. Mentre la Natura ha un piano infallibile per ucciderci, lasciando così spazio alla nuova vita, noi, pur coscienti dell’inevitabilità della sorte che ci toccherà, non abbiamo nessuna intenzione di morire e nemmeno di ammalarci. Ma, se proprio ci ammaleremo, non vogliamo subire l’incomodo dei sintomi della malattia.

I sintomi sono alterazioni della percezione che il soggetto ha dello stato che per lui è quello di benessere. Dunque, qualcosa di soggettivo diverso da quelli che sono i segni clinici che, a loro volta, sono aspetti oggettivamente anormali riscontrabili nel paziente (facendo attenzione a che cosa consideriamo “normale”). E, allora, magari non proprio in modo saggio, cerchiamo qualche mezzo capace di restituirci la percezione che ci piace e forse il mezzo più frequentato è proprio quello di sopprimere la febbre.

Vero è che a volte l’organismo esagera con le sue azioni di contrasto agli invasori e la guerra rischia di comportare effetti che possono rivelarsi deleteri per l’organismo che ospita quella guerra. Uno di quelli è il raggiungimento di una temperatura corporea eccessiva che può essere certamente utile ai fini della guerra in corso ma che può avere effetti deleteri addirittura irreparabili come provocare condizioni quali, ad esempio, l’epilessia o l’autismo. È in questi casi che si ricorre razionalmente ad un farmaco come il paracetamolo, principio attivo che ritarda sì la guarigione dalla malattia che ha provocato la temperatura eccessiva ma che previene effetti collaterali potenzialmente catastrofici.

5. Gli acidi nucleici sono composti chimici la cui acidità è piuttosto debole formati da grosse molecole presenti nel nucleo cellulare di tutti gli organismi viventi. Si tratta di sostanze importantissime per quanto riguarda l’informazione genetica e la sua trasmissione di generazione in generazione. Rivestono pure grande importanza nella sintesi delle proteine...

Tachipirina, Paracetamolo e altri Farmaci per Abbassare la Febbre: Sì o No? - Libro >> http://bit.ly/2Ty3uOf
Stefano Montanari, Antonietta Gatti

martedì 5 marzo 2019

La risonanza fisica



La risonanza fisica

Fisica dell'incredibile


Cos'è la risonanza fisica? Scopriamo insieme perché il ponte di Takoma situato negli Stati Uniti d’America crollò. Quale spiegazione fisica ci fu dietro al crollo?

di Antonella Ravizza - 04/02/2019

Avete mai sentito parlare del crollo del ponte di Takoma, negli Stati Uniti d’America, avvenuto il 7 novembre 1940? Il ponte, sotto l’azione di un vento a 70 km/h, incominciò a vibrare e a oscillare fino a quando la torsione del piano stradale lo fece rompere e crollare.

Cerchiamo di capire cosa è successo e perché, cioè quale fenomeno fisico c’è alla base del crollo. Si chiama risonanza fisica e in genere provoca un aumento significativo dell’ampiezza delle oscillazioni, con conseguente accumulo di parecchia energia all’interno del sistema sollecitato.

I ponti in particolare tendono ad essere estesi molto di più in una dimensione rispetto alle altre, quindi sono particolarmente sensibili alle oscillazioni trasversali e di torsione. Per questo bisogna prestare molta attenzione allo studio della risposta in frequenza di queste strutture ed è fondamentale porre in atto accorgimenti costruttivi tali da smorzare le risonanze pericolose.

La risonanza fisica si verifica quando un sistema oscillante forzato è sottoposto a sollecitazione periodica di frequenza pari all'oscillazione propria del sistema stesso. La risonanza caratterizza tutti i sistemi che abbiano inerzia ed elasticità. La frequenza propria in un moto armonico è l'inverso del periodo: T= 2  ω= 2 .

Il fenomeno è studiato da tantissimi anni, infatti già nel 1665 il fisico e matematico Christian Huygens vide che posizionando uno a fianco all’altro due pendoli sulla stessa parete, essi tendevano a sintonizzare il loro movimento oscillatorio, si dice che uno fa risuonare l’altro alla propria frequenza. Questo succede perché un sistema interagisce con una forza periodica esterna che trasmette energia ad un corpo che si muove di moto armonico.

Così succede per esempio ad un bambino su un’altalena. Chiamiamo eccitatore colui che spinge l’altalena e risonatore l’insieme del bambino e dell’altalena. Il valore che deve avere la spinta dipende dalle caratteristiche del risonatore. Se l’eccitatore e il risonatore sono in sincronismo, con una spinta di una certa intensità, l’altalena raggiungerà un’altezza maggiore ad ogni spinta; ma se si accumula troppa energia, la risonanza può distruggere tutto il sistema.

Negli oscillatori reali, smorzati dalla forza di attrito viscoso dell’aria, la massima ampiezza delle oscillazioni indotte al sistema si ottiene quando la frequenza di oscillazione è di poco inferiore alla frequenza propria. Se un corpo è in grado di vibrare con una certa frequenza, quando viene investito da un'onda della stessa frequenza, inizia a vibrare, ma tutti gli altri no.

Allora, cosa ha fatto crollare il ponte? Il vento non era particolarmente forte ma aveva una frequenza molto simile alla frequenza a cui il ponte oscilla naturalmente attorno alla sua posizione di equilibrio. Questa frequenza dipende dalle caratteristiche fisiche del ponte. L'energia del moto armonico che si ottiene si può conservare o può diminuire progressivamente in presenza di forze dissipative come l'attrito o la resistenza del mezzo. In quest'ultimo caso il moto armonico è detto smorzato. Se un qualsiasi oggetto è sottoposto ad una forza esterna periodica di pulsazione ω', quando la pulsazione della forza si avvicina alla pulsazione propria del sistema oscillante, l'energia del sistema aumenta tantissimo, facendo aumentare l'ampiezza delle oscillazioni.

Allora che cosa è successo al ponte? Il vento soffiava con raffiche vicine alla frequenza propria del ponte, facendolo andare in risonanza. Le oscillazioni del ponte continuarono ad aumentare fino a farlo crollare. Naturalmente un ponte, come tutte le altre costruzioni, dovrebbe essere progettato in modo da evitare che una risonanza sia eccitata in condizioni operative, perché essa espone la struttura a rischio di danneggiamento e, nel peggiore dei casi, la rende instabile.

Il fenomeno della risonanza è molto importante anche nella musica, dove ha effetti positivi; per esempio quando vibra la corda di un violino si pone in risonanza il sistema formato dal violino, dall'aria contenuta al suo interno e si ottiene un suono molto intenso che la corda da sola non avrebbe potuto produrre. Il fenomeno si può osservare molto bene anche utilizzando un diapason, strumento che produce onde ad una frequenza fissa. Prendendo per esempio un diapason che produce onde di 440 Hz, corrispondenti alla nota musicale LA, e posizionandolo vicino ad un altro diapason silenzioso, sentiremo che dopo pochissimo tempo anche il secondo diapason incomincerà a vibrare.

Sembra strano ma anche gli oggetti, a modo loro, sanno comunicare: questo rende ancora più affascinante lo studio del mondo che ci circonda e dei fenomeni naturali che lo governano!

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Dai quanti all'Universo a 26 dimensioni
Antonella Ravizza

lunedì 4 marzo 2019

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L'universo un gigantesco ologramma 2



L'universo potrebbe essere un gigantesco ologramma 2

Seconda parte

Fisica dell'incredibile


Secondo una teoria che prende il nome di principio olografico, l’universo sarebbe simile ad un gigantesco ologramma

di Fausto Bersani Greggio

Tre ricercatori bolognesi, Giulio Pozzi, Gian Franco Missiroli e Pier Giorgio Merli, utilizzarono un dispositivo (intensificatore di immagine) così sensibile da poter visualizzare la traccia di un singolo elettrone alla volta. L’esperimento, pubblicato nel 1976, riuscì a mettere in evidenza, nello stesso tempo, le tracce dei singoli elettroni e la formazione, su uno schermo posto dietro le fenditure, di frange di interferenza a partire dall’accumulo di queste tracce, un risultato previsto dalla meccanica quantistica, ma mai sperimentato prima a questo livello di precisione, peraltro ritenuto dai più irraggiungibile.

Qualora una delle due fenditure venisse chiusa, si passa da una figura di interferenza ad una di diffrazione, che, seppur strutturalmente diversa, conferma anche in questo caso un comportamento ondulatorio della materia.

Una versione moderna (2008) di tale esperimento è stata realizzata da Giulio Pozzi, e Stefano Frabboni e Gian Carlo Gazzadi (Università di Modena), con fenditure della dimensione di alcune decine di nanometri (miliardesimi di metro), risultato che sarebbe stato totalmente fuori dalla portata delle tecnologie degli anni ’70/’80.

In particolare si può dimostrare che l’entropia è aumentata a causa di un maggiore grado di imprevedibilità e di disordine del sistema. Il disordine ha molte più configurazioni dei pochi stati che chiamiamo “ordinati”, e pertanto risulta più imprevedibile.

Un risultato significativo che è emerso dai miei calcoli è legato al fatto che tale variazione di entropia dipende dalla superficie totale delle due fenditure, inizialmente entrambe aperte.

Il sistema di fatto “ricorda” lo stato iniziale e ci permette di verificare che, anche se l’impostazione dell’esperimento è cambiata, l’informazione iniziale si è conservata.

Ancora una volta emerge un risultato relativo all’entropia la quale dipende da una superficie bidimensionale che, in qualche modo, nasconde un volume: nella fattispecie lo spazio tridimensionale che si trova tra le fenditure e lo schermo. In sostanza si ripresenta un principio olografico in ambito quantistico.

La tridimensionalità non è l'unica caratteristica interessante degli ologrammi: se l'ologramma di una mela viene tagliato a metà e poi illuminato da un laser, si scopre che ciascuna metà contiene ancora l'intera immagine della mela. Anche continuando a dividere le due metà, vedremo che ogni minuscolo frammento di pellicola conterrà in sé (-gramma) sempre una versione più piccola, ma intatta, di tutte le informazioni dell’intera (olo-) immagine. Si riscontra pertanto una proprietà di self – similarità della figura ottenuta.

E’ interessante notare che tale proprietà è tipica dei frattali. In una mia altra pubblicazione, sempre su questa rivista [2], dimostrai che, partendo dalle immagini bidimensionali delle mappe dell’universo neonato inviate dal satellite Planck, le micro perturbazioni termiche presenti ad un’epoca di circa 380000 anni dopo il big bang, mostravano la stessa dimensione frattale delle strutture cosmiche che si sarebbero poi andate a formare nello spazio tridimensionale.

Spingendoci oltre, possiamo notare come queste stesse strutture formate da ammassi e superammassi di galassie mostrino un’impressionante somiglianza con la conformazione delle cellule cerebrali di un uomo, al punto da apparire quasi indistinguibili.

Il cervello umano contiene oltre 10^11 neuroni, stesso ordine di grandezza del numero di galassie stimato nell’universo osservabile. Molti di tali neuroni hanno migliaia di connessioni con altri neuroni esattamente come avviene per le galassie a livello cosmologico con una serie di filamenti di collegamento, tenendo comunque presente che un ammasso galattico è circa 10^28volte più grande del soma (parte centrale) di un neurone.

Una sorta di principio olistico in cui sembra che, sia a livello microscopico che a livello macroscopico, ogni frammento dell’universo abbia in sé l’immagine del “tutto”, in buona sostanza come se tutto facesse parte di un unico grande ologramma in cui tutto compenetra tutto.

Sebbene la natura umana cerchi di categorizzare, classificare e suddividere i vari fenomeni, ogni suddivisione risulterebbe necessariamente artificiale e tutta la natura non sarebbe altro che una immensa rete ininterrotta di informazioni. La grandissima mente di Leonardo Da Vinci diceva:

“Il genio sta nella consapevolezza di capire che tutto è collegato a tutto”.


Bibliografia



Il segreto dell'Universo >> http://bit.ly/2IGjCZu
Mente e materia nella scienza del terzo millennio
Fabrizio Coppola