martedì 29 novembre 2016

Musica e coscienza: campo di coerenza collettivo




Musica e coscienza: quando la musica crea un campo di coerenza collettivo

di Fabio Bottaini - 28/11/2016



Musica e coscienza: quando la musica crea un campo di coerenza collettivo

Quando si crea musica, possiamo farlo in 2 modi:

la possiamo pensare, provare, verificare, correggere ed infine decidere, una volta soddisfatti, che il lavoro è giunto a compimento;
oppure la improvvisiamo, cioè la creiamo sul momento, componendo in maniera istantanea.

Per riuscire ad improvvisare, il musicista/compositore non solo deve possedere un bagaglio tecnico/teorico, ma deve avere la capacità di calarsi nel flusso creativo e non farsi “paralizzare” dal proprio spirito critico: non c’è spazio per la riflessione, non si può tornare indietro e correggere un eventuale nota che “non piace”.
Quando si esegue musica dal vivo possiamo quindi attenerci ad una partitura oppure possiamo improvvisare.


Che cos'è l'improvvisazione in musica

L’improvvisazione può essere vincolata da parametri armonici, melodici o ritmici oppure può essere totalmente libera. Quando si improvvisa in assoluta libertà, si suona in maniera diretta e immediata quello che si percepisce intuitivamente nel “qui ed ora”, senza attingere alla memoria cosciente e si può accedere a un particolare stato di coscienza non ordinario, una vera e propria estasi (ex-stasis = uscire dal corpo inteso come dimensione fisicamente statica) in cui si instaura un contatto speciale, una sorta di fusione con il proprio strumento e con l’ambiente circostante, compresi eventuali ascoltatori.


Musica e coscienza

Utilizzando varie tecniche, il musicista e gli ascoltatori possono essere preparati per raggiungere uno stato di rilassamento profondo in cui è stato dimostrato, con strumenti come il Brain Olotester, che si arriva ad uno straordinario aumento della coerenza tra le onde elettroencefalografiche dei presenti, con punte vicine al 90%. Esiste quindi la possibilità di attivare un “campo di coscienza collettivo” e lo strumento musicale può diventare la “stampante sonora” di questa coscienza collettiva: la musica che “viene fuori”, Ecto Musica (dal greco ektós = fuori o da fuori) è creata contemporaneamente da tutti i partecipanti. La musica viene quindi creata anche da chi ascolta.
È chiaro che questo può avvenire solo quando il musicista improvvisa totalmente libero da qualsiasi vincolo: altrimenti gli ascoltatori, seppur “preparati”, possono solo seguire, e non certamente creare, la musica “pensata” dal musicista.


Ecto musica e terapia

Questo nuovo approccio all’esecuzione musicale ha notevoli potenzialità terapeutiche. Nella cosiddetta “musicoterapia di terreno” (Léon Bence – Max Méreaux) si afferma che: "la musica creata da un autore sia “la sua terapia”… e se la sua musica è terapeutica per se stesso, lo deve essere anche per i tipi umani a lui simili". Infatti, tale metodologia prevede che, nel programmare la musica per un determinato paziente, venga selezionato il compositore che meglio corrisponde alle caratteristiche caratteriali, costituzionali, diatetiche del paziente stesso.

E nell’incontro di Ecto Musica, chi ascolta diventa lui stesso compositore insieme a chi suona, con tutti i benefici che ne derivano.

Ti interessano la musica e il suono? Questa rivista fa per te!

Leggi altri articoli sulla musica e sul suono:

Scienza e Conoscenza - n. 57 - Rivista Cartacea >> http://goo.gl/IXUJQs
Nuove scienze, Medicina non Convenzionale, Consapevolezza
Autori Vari


martedì 22 novembre 2016

Siamo al 90% fatti di microbi: il microbiota




Siamo al 90% fatti di microbi: scopriamo che cos'e' il microbiota

di Roberto Robba - 21/11/2016


Siamo al 90% fatti di microbi: scopriamo che cos'è il microbiota

Eh sì, tenetevi forte! In base al numero di cellule, siamo al 90% composti da microbi e solo per il 10% da cellule umane, con buona pace dei maniaci dell’igiene a tutti i costi. Uno dei campi di ricerca più interessante di questo nuovo millennio, è proprio capire come si comporta questo 90% di microrganismi e come interagisce col restante 10 % delle nostre cellule.

Che cos'è il microbiota

Col termine microbiota infatti si intende la popolazione di batteri, funghi, virus e protisti che convivono con noi. Questa popolazione multivariegata e multistrutturata, è dotata di una propria autonomia anche se è in diretta e costante interazione con il nostro cervello. Ma mentre un tempo si pensava che fosse il cervello “nervoso” ad avere gerarchicamente il comando sul Microbiota, oggi non si è più sicuri di questo, tanto che l’appellativo di “primo cervello” è conteso tra queste due entità.

Già nel 1994, un incredibile esperimento della Oxford University aveva messo in luce come i ratti, che normalmente stanno molto lontani dai gatti, loro predatori naturali, modificavano completamente il loro comportamento quando venivano infettati dal Toxoplasma Gondii, agente della Toxoplasmosi. Questo protista ha come obiettivo quello di raggiungere il gatto, nel cui intestino riesce a riprodursi. Tutti gli altri animali, uomo compreso, sono ospiti intermedi. Quando il Toxoplasma è all’interno dei ratti, questi vanno a soggiornare dove è presente l’urina del gatto, portando i roditori ad un comportamento chiaramente suicida. Può un microrganismo cambiare così tanto il comportamento dell’ospite?

La risposta ce la da un altro studio canadese del 2011, che ha analizzato due ceppi di topi, uno con comportamento estroverso e l’altro timido. Portando via completamente il microbiota intestinale da entrambi e scambiandolo, il comportamento si invertiva. Gli estroversi diventavano introversi e viceversa.

Dal microbiota al microbioma

Questo porta a farsi tante domande, visto anche il fatto che questi microrganismi esistono da molto tempo prima degli esseri umani. Una di queste è: “Ma chi siamo noi veramente?” Tanto più che è ormai acquisito che il microbiota scambia in continuazione parti di materiale genetico, i cosiddetti trasposoni, con le nostre cellule. Fatto questo che ci costringe anche a rivedere il concetto di “patrimonio genetico”, che non va più considerato come quello presente esclusivamente all’interno delle nostre cellule, bensì come la somma di questo più quello del microbiota, detto microbioma.

Dei ricercatori americani hanno coniato quindi un nuovo termine per definire l’essere umano: noi saremmo degli “Olonti”, da Holos inteso come complesso di più parti. Praticamente dei Licheni, cioè esseri composti dall’unione di più organismi in simbiosi.

Una simbiosi molto stretta secondo la ricercatrice Margulis, che afferma che i mitocondri delle nostre cellule erano originariamente dei batteri arcaici che in virtù della loro capacità di utilizzare l’ossigeno sono stati cooptati dalle cellule più grandi.

I batteri sono già nel liquido amniotico

E non è tutto. Si è sempre pensato che durante la gravidanza l’ambiente amniotico fosse sterile e che il bambino venisse in contatto con i primi ceppi di microrganismi durante il passaggio nel canale vaginale. Recenti studi dimostrano invece che il bambino comincia a formare il suo microbiota già all’interno dell’amnios, e che questo origina dal microbiota orale della madre. Tutto ciò è molto interessante, perché fa capire come fisiologicamente, in determinate situazioni, i batteri possano spostarsi nel nostro corpo senza che il sistema immunitario intervenga. Il che dimostra che esiste un “accordo” col cervello per far sì che questo avvenga. Una visione integrata completamente nuova del rapporto tra noi e questi microrganismi.

Tale microbiota orale, che interviene in patologie quali carie, parodontiti, faringiti etc., agisce quindi anch’esso sotto l’influenza del cervello. Ma di questo parleremo in un prossimo articolo…

Microbiologia >> https://goo.gl/esLXhX
Batteri: metabolismo e genetica. Protozoi, funghi, virus, viroidi e prioni. La flora microbica umana. Lotta antimicrobica
Cristina Praglia


venerdì 11 novembre 2016

Sinusite: curala con il miele di Manuka



Sinusite: curala con il miele di Manuka

di Detlef Mix - 10/11/2016



Sinusite: curala con il miele di Manuka

Per debellare una sinusite cronica, eseguite un lavaggio nasale con miele di Manuka MGO250+.
Potrete far precedere l’operazione da un’irrigazione con soluzione salina, dopodiché po trete versare il miele in un recipiente per lavaggi nasali e scioglierlo in acqua calda in rapporto 1:10 o a concentrazione maggiore. Mentre tenete chiusa una narice e ritardate con la lingua il deflusso nella faringe, lasciate che la miscela fluisca da una narice all’altra. Tenete la testa in modo da assi curarvi che la preziosa soluzione possa penetrare nei seni paranasali per esercitare la sua azione direttamente sulle mucose e non defluisca all’esterno inutilizzata.


Usi del Manuka in caso di rinosinusite forte

Eventualmente, nella fase iniziale e in caso di infezione molto forte si potrà utilizzare un miele MGO400+, che rimane efficace anche quando la concentrazione è molto diluita. In seguito potrete instillare in profondità il miele di Manuka puro, soprattutto durante la notte, eventualmente spingendolo nelle aperture delle cavità paranasali con un baston cino di ovatta più lungo del normale. Inalate profondamente respirando in modo mirato con il naso.
Se l’applicazione è eseguita in posizione supina, il miele arriverà e resterà più a lungo nel sito in cui deve agire.
Alcuni pazienti lamentano bruciore durante o dopo il trattamento. Questo dipende probabilmente dal fatto che la mucosa infiammata è in parte esposta o lesionata. Con l’avanzare del processo di guarigione la situazione dovrebbe migliorare. Forse all’inizio è più opportuno usare un miele meno concentrato: il mio consiglio è sperimentare.


Il miele di manuka è sempre più richiesto per le sue straordinarie proprietà terapeutiche!
Scoprile tutte in questo libro

Il naturopata Detlef Mix da molti anni promuove l’utilizzo di questo prodotto naturale per scopi terapeutici e in quest’opera ci presenta:

la storia dell’arbusto del manuka e del miele che ne deriva
le proprietà antibiotiche di questo prezioso alimento e del principio attivo che lo distingue dagli altri mieli, il metilgliossale, che è contenuto in grandi quantità solo nel miele di manuka
i dati scientifici del suo uso terapeutico e i vantaggi per la nostra salute
come utilizzare praticamente questo miele per curare le principali patologie della vita di tutti i giorni, dalle ferite alle scottature, dalle bronchite alla depressione, dalla colite alle infezioni da candida, dal mal di gola a diversi tipi di herpes e a molte altre malattie ancora
le esperienze delle persone che si sono curate utilizzando il miele di manuka.
Nell’ultima parte del libro l’autore presenta le proprietà curative di altri prodotti naturali: propoli, polline, pappa reale, tè verde, aloe vera e cannella.

Con un utilissimo prontuario terapeutico a base di miele di manuka per molte patologie ordinate alfabeticamente e facilmente consultabili.

Il primo libro interamente dedicato al miele di manuka e alle sue eccezionali proprietà curative.


 Indice

Introduzione

Dolce come il miele
Una pianta straordinaria

Storia
Diffusione
Particolarità bio-ecologiche
Un probiotico “a banda larga”

Il miele inibisce i microbi
Il fattore acqua
L’acidità non giova
Lo stress della pianta aiuta
Raccolta e ulteriori ricerche
Differenze
Il miele di Manuka nell’uso clinico

Il miele di Manuka in Gran Bretagna
Il paziente responsabile
Un rimedio poliedrico e adattabile
Un miracolo alla Baia della Pienezza
Anche in veterinaria
Gli impieghi quotidiani

Impiego esterno

Ferite
Ustioni
Eczemi e neurodermiti
Micosi
Malattie degli occhi
Orzaiolo
Impiego interno

Igiene orale
Infiammazioni a gola, seni paranasali ed esofago
Inserto speciale - Miele di Manuka, il terminator del biofilm
Tenaci parassiti
Dove falliscono gli antibiotici

Usi pratici in caso di rinosinusite
Disturbi gastrointestinali
Usi pratici nei disturbi gastrici e intestinali
Diverticolite, morbo di Crohn, colite ulcerosa
Reni e vescica
Lieviti
Testimonianze

Dolce rimedio anche per gli animali
Prodotti che aiutano l’azione del miele

Propoli
Polline
Pappa reale
Tè verde
Aloe vera
Cannella
Impieghi dalla A alla Z

L'autore

Appendice

Nota finale

Indice analitico

Indirizzi


L'articolo è tratto dal libro

Detlef Mix
Il Miele di Manuka >> https://goo.gl/6fUskR
E le sue straordinarie proprietà curative naturali
Macro Edizioni


lunedì 7 novembre 2016

Come funziona il cervello?




Come funziona il cervello?

di La redazione S&C - 07/11/2016



Come funziona il cervello?

Come possiamo affrontare lo studio del cervello umano?

Ciò è possibile grazie allo sviluppo di tecniche e strumentazioni non invasive che hanno consentito agli scienziati di monitorarlo. Il primo di questi apparecchi è stato l’elettroencefalografo (EEG), basato sulla comprensione delle proprietà elettriche del tessuto vivente. Il primo impiego dell’EEG su esseri umani è avvenuto nel 1924.
L'elettroencefalografo (EEG)

Nel corso del Ventesimo secolo i tracciati EEG sono state impiegati sia come strumento diagnostico che per la ricerca.
Un EEG funziona perché i neuroni nel cervello attivandosi generano piccole cariche elettriche, e quando gruppi di neuroni si accendono insieme, creano un’“onda” elettrica che può essere rilevata e registrata. I dati vengono generati applicando gli elettrodi dell’EEG (spesso inseriti in una cuffia, una rete, o una fascia) sulla testa e monitorando i picchi e gli avvallamenti dell’elettricità generata nel cervello. (Per poter essere analizzato il segnale viene amplificato).
L’EEG può monitorare l’attività cerebrale individuando quale parte del cervello è coinvolta in un “evento cognitivo”: attraverso il tipo di onda cerebrale (alfa, beta, teta e delta, ciascuna corrispondente a una distinta gamma di frequenza e al corrispettivo livello di attività cerebrale, il che rende cruciale l’EEG per gli studi sul sonno), e attraverso l’attività anomala (come nell’epilessia, disturbo che produce schemi di picchi ravvicinati nell’attività elettrica del cervello). Certi elettroencefalografi sofisticati possono campionare in modo non in vasivo sessantotto canali di dati ogni quattro millisecondi o anche meno, e registrare eventi elettrici della durata di un millisecondo.
I neuroscienziati cognitivi hanno scoperto che l’EEG può essere uno strumento estremamente utile per monitorare le funzioni
cerebrali come l’attenzione, le risposte emozionali, il modo in cui tratteniamo le informazioni e così via.
E in un eccitante sviluppo per chi di noi fa ricerca fuori dall’ambiente del laboratorio, gli elettroencefalografi stano diventando sempre più piccoli e più portatili, e alcuni assomigliano addirittura agli auricolari che si usano per i videogame al computer.
Altri strumenti di indagine del cervello

Tuttavia, i tracciati EEG indicano l’attività elettrica solo a una profondità superficiale, e molte funzioni critiche nel cervello hanno luogo a profondità molto maggiori. Per esplorarle, erano necessari altri strumenti. Negli ultimi cinquant’anni la RM (la buona vecchia risonanza magnetica), la tomografia a emissione di positroni (PET) e la tomografia computerizzata a emissione disingolo fotone (SPECT) sono state impiegate per produrre immagini dell’attività profonda del cervello monitorando i cambiamenti nel flusso sanguigno o nell’attività metabolica.
Ma mentre l’EEG si affida soltanto ai campi magnetici e alle onde radio, la PET e la SPECT impiegano isotopi radioattivi iniettati, il che ne limita l’utilità. Una nuova risposta è arrivata negli anni Novanta con la risonanza magnetica funzionale per immagini, o RMF.
La risonanza magnetica funzionale (RMF): cosa ci dice del cervello?

A seconda del compito che dev’essere svolto, aree diverse del cervello si attivano in momenti diversi. Una maggiore attività richiede più ossigeno, e questo provoca un incremento del flusso sanguigno in quelle aree cerebrali. Come i loro fratelli più anziani, le macchine per la RMF impiegano potenti campi magnetici per allineare i protoni degli atomi di idrogeno nel sangue, per poi rompere l’allineamento mediante l’uso di onde radio. Una RMF cerca le differenze nei segnali provenienti dagli atomi di idrogeno per distinguere tra diversi tipi di materia. Riallineandosi, i protoni emettono segnali diversi per il sangue ossigenato e per quello non ossigenato, e sono quei segnali a essere rilevati dall’apparecchio. Quando un soggetto intraprende un’attività, come stringere una mano o guardare una certa immagine, la RMF misura la percentuale di sangue ossigenato e non ossigenato, oppure il contrasto dipendente dal livello di ossigeno (BOLD) in diverse aree del cervello in quel dato momento.
Il computer della macchina quindi utilizza un sofisticato algoritmo per interpretare i dati ricevuti e rappresentarli nella forma di infinitesime unità tridimensionali dette voxel. Colori diversi vengono usati per indicare l’intensità dell’energia in quella particolare area, con il rosso che indica l’attività più intensa, e il porpora o il nero un’attività bassa o nulla. Quanto più brillante è il colore, tanto maggiore è l’attività in quella particolare regione del cervello, motivo
per cui si dice che un’area del cervello attivata “si accende”.
Negli ultimi vent’anni la RM è diventata il metodo preferito per misurare la funzione cerebrale, utilizzato da scienziati cognitivi, neurologi, neurobiologi, psicologi, neuroeconomisti e altri.

Tratto da:
Wallace J. Nichols
Blue Mind - Mente e Acqua
Il legame nascosto tra l'acqua e la nostra mente


venerdì 4 novembre 2016

Scienza e Conoscenza - n. 58 - Rivista



Scienza e Conoscenza - n. 58 - Rivista

Nuove scienze, Medicina non Convenzionale, Consapevolezza

Autori Vari



“La matematica è - ed è sempre stata - la spiegazione di se stessa.”
Gerolamo Cardano

L’uomo è sempre stato affascinato dalla matematica, tanto che i primi ad usarla sembrano essere stati gli Egizi, nel periodo classico compreso fra il 600 e il 300 a.C, mentre l’uso di forme geometriche e l’impiego di numeri risale a molto tempo prima.

Che cos'è che affascina l’uomo della matematica? Sicuramente essa permette di conoscere il nostro mondo e di investigare la natura come nessun’altra disciplina.

Il famoso matematico francese Cédric Villani nel suo romanzo “Il teorema vivente” ha saputo spiegare egregiamente questa passione irrefrenabile per i numeri, i simboli e le equazioni che sono alla base di tutti i sistemi viventi. Ogni forma di vita e ogni oggetto nell’Universo è governato da una legge matematica: dalle leggi gravitazionali che dominano le stelle fino ad arrivare al piccolissimo atomo.

Non è un caso che la parola geometria derivi da geo (terra) metria (misura) e, parlando di geometria, forse quella frattale è il più grande testimone delle cose spettacolari che avvengono in natura.

Già Leonardo nei suoi studi sulla natura frattale affermava:

“tutti i rami degli alberi in ogni grado della loro altezza giunti insieme sono equali alla grossezza del loro pedale”. Tutte le ramificazioni dell’acque in ogni grado di loro lunghezza, essendo d’equal moto, sono equali alla grossezza del loro principio”.

La frattalità o auto-somiglianza in natura è molto comune e diffusa: pensiamo a un abete in cui è facile notare come, ogni singolo rametto riproduca in scala ridotta il proprio ramo e in miniatura l’albero nella sua grandezza.

Anche nel nostro corpo abbiamo sistemi frattali incredibili: il sistema vascolare e quello linfatico, nonché quello neuronale; ci avevi mai pensato?

Tornando poi alla matematica, non possiamo dimenticare il numero perfetto o Phi (sezione aurea), che è il numero più incredibile in natura: 1,618.

Piante, animali e persino gli uomini hanno misure che rispettano il rapporto di phi a uno.

L’ onnipresenza di phi in natura va molto al di là delle coincidenze, per questo i primi scienziati l’hanno chiamata proporzione divina. Per esempio il rapporto tra l’altezza di una persona e la distanza da terra dell’ombelico è 1,618 e lo stesso rapporto di proporzione si trova in grandissime opere d’arte e composizioni musicali (per esempio nella quinta sinfonia di Beethoven).

Ebbene se fino ad oggi vi siete chiesti a cosa possa servire la matematica ora sapete che la matematica non “serve”, la matematica è tutto ciò che serve, cioè sottostà a qualsiasi cosa osserviamo e viviamo ogni giorno. Ecco perché Scienza e Conoscenza ha scelto di dedicare un numero intero a questi argomenti, approfondendo poi i punti d’incontro fra la matematica la medicina e biologia fino ad arrivare ai calcoli misteriosi nelle piramidi d’Egitto.

Buona lettura!

 Indice
LE MERAVIGLIE DELLA MATEMATICA

La Matematica di Dio: le geometrie sacre
Giovanni Vota

Dalla matematica di Leonardo alla teoria della complessità
Davide Fiscaletti

Nel micro come nel macro
Stefano Barone

Informazione, computazione e realtà nell'Uni-verso Superluminale
Luigi Maxmilian Caligiuri

MEDICINA NON CONVENZIONALE

Il Metodo Di Bella e le prove scientifiche
Giuseppe Di Bella

La medicina Low Dose (a basso dosaggio)
a cura della Redazione

Quando due geni s’incontrano...
Intervista al dottor Stagnaro a cura di Simone Caramel

L’acqua: la sostanza più straordinaria dell’Universo
Rocco Palmisano

Nuove scoperte: la quarta fase dell’acqua
Intervista a Gerald H. Pollack

FOCUS SUL DIABETE

I valori fondamentali del cibo: il piccolo influenza il grande
Francesca Rifici

Diabete: un’epidemia che può essere fermata
Domenico Battaglia

Il Diabete è iscritto nei nostri geni?
A cura della Redazione

MISTERI ARCHEOLOGICI

Dalle piramidi alle stelle: i misteri dell’Egitto
Piero Ragone


Lunghezza di Planck, Geometria Sacra e l’Ordine Universale

Matematica e Dio: quando le geometrie diventano sacre

“La geometria è musica solidificata”
Pitagora

Che cosa crea la bellezza e l'armonia che noi percepiamo nella Natura? Un albero che cresce, un'onda che si infrange su una spiaggia, una conchiglia, una galassia possono avere qualcosa in comune che ci può spiegare perché ci affascinano tanto? E perché troviamo ugualmente bellezza e fascino da secoli in opere come la Grande Piramide a Giza, il Partenone di Fidia o la Gioconda di Leonardo da Vinci? L'armonia della natura e di alcuni dei più grandi manufatti umani (o, almeno, presunti tali) da dove origina?

Per rispondere a queste domande, dobbiamo fare un viaggio nelle profondità del nostro Universo, nella più moderna fisica e nell'antico sapere della Geometria Sacra.

Partiamo dalla fisica quantistica. Uno dei fenomeni più sconcertanti derivanti dalla matematica della fisica quantistica è l'entanglement, fenomeno che mandò in crisi Albert Einstein stesso.

Infatti Albert Einstein aveva dimostrato che materia ed informazione non possono viaggiare a velocità maggiore della luce. Questo significa che se noi mandiamo un messaggio a qualcuno che dista da noi un anno luce (ovvero vive su un pianeta che per raggiungerlo ci vuole un anno viaggiando alla velocità della luce) questo lo riceverà non prima di un anno.

L'entanglement invece dimostra che sono possibili fenomeni che avvengono indipendentemente dalla distanza o dal tempo. Per esempio, posso prendere due particelle diverse una che punta in alto e l'altra in basso e poi le collego (entangled) in modo tale che se giro una, gira anche l'altra. Inoltre una la tengo qui e l'altra la mando sul pianeta di prima, ovvero ad un anno luce da qui.

La domanda spontanea è: se giro la prima, la seconda dopo quanto tempo gira? Secondo la fisica relativistica non prima di un anno. Ed invece gira nello stesso preciso istante in cui giro la prima! Questo Albert Einstein non lo accettò e difatti sviluppo il famoso Paradosso EPR (Einstein-Podolsy e Rosen dai tre fisici che lo formularono) per il quale la fisica quantistica non era corretta perché se valeva l'entanglement veniva meno il principio di causalità.

È stato ampiamente dimostrato che è vero, e non solo: è uno dei principi alla base dei computer quantistici.

Non solo, l'entanglement funziona anche nel tempo, ovvero posso prendere due particelle una che è qui oggi, l'altra che è nel passato o nel futuro, e cambiando quella di oggi cambio istantaneamente quella nel passato o nel futuro! Anche questo è stato dimostrato sperimentalmente.

Il crollo delle certezze acquisite in materia

Il fatto che l'entanglement esista ha conseguenze importantissime e travolgenti. Se l'entanglement mandò in crisi Alber Einstein, esaltò invece un altro grande genio assoluto: Karl Gustav Jung. Karl Gustav Jung era amico di Wolfgang Pauli, uno dei padri fondatori della fisica quantistica e Premio Nobel per la fisica, e quando comprese l'entanglement affermò che allora abbiamo un inconscio collettivo e che la natura prevede comportamenti sincronici.

Infatti l'entanglement implica che nell'universo vige un principio di non località attraverso il quale avvengono fenomeni come se in varia misura ogni cosa è in diretto e istantaneo collegamento con ogni altra indipendentemente dallo spazio fisico o dal tempo che li separa.

Questo ha permesso anche di sperimentare il teletrasporto di particelle (sì alla Star Trek…).

L'entanglement ha una fondamentale conseguenza ovvero che l'universo è olografico.

Che cosa è un ologramma? È una immagine tridimensionale con alcune peculiarità. Se io prendo ad esempio una fotografia normale, questa è a due dimensioni e se la rompo in pezzettini… per riavere la foto devo re-incollare tutti i pezzetti. Se invece ho una immagine olografica, questa è in tre dimensioni, e se la rompo in pezzettini… ogni pezzettino ha ancora tutta l'immagine originale pressoché identica (c'è comunque del “rumore” che li rovina un poco). Diversamente dalle normali fotografie, ogni singolo pezzettino di un ologramma contiene tutte le informazioni possedute dall'intero ologramma.

Questo è ciò che hanno sempre detto gli esoteristi di ogni era: “Come sopra – cosi sotto, come sotto – cosi sopra. Come dentro – cosi fuori, come fuori – cosi dentro. Come nel grande – cosi nel piccolo” che è anche una delle Leggi cosmiche di Thot, il dio egizio della saggezza = Hermes Trismegistos , “il tre volte grande Hermes” dei greci.

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giovedì 3 novembre 2016

Il Cuore dell'uomo e' uno strumento Musicale




Il Cuore dell'uomo e' uno strumento Musicale

di Sergio D'Alesio - 27/10/2016



Il Cuore dell’uomo è uno strumento Musicale

Conversazioni tra il giornalista-scrittore Sergio d'Alesio e il compositore Capitanata nel giardino di Eranos

In una sua precisa dichiarazione Carl Gustav Jung pone l’accento sul ruolo della musica. Al riguardo si legge: “La musica non proviene dalla parte cosciente dell’anima e non si indirizza al cosciente, ma la sua forza emerge dall’inconscio ed agisce sull’inconscio. Se il vissuto di ognuno di noi influenza il suo gusto (così come la storia della musica intesa come evoluzione della nostra civiltà), allora questi parametri sono del tutto inutili perché individualistici. Forse una base la può gettare la musicoterapia, in quanto a prescindere dal gusto, la musica interagisce con la parte ancora misteriosa della nostra mente, ed è in grado di portarla in superficie, abbattendo l’impianto logico, razionale, e in tal modo provoca piacere”. Lei è d’accordo con questa prospettiva?

A ben vedere, l’ora della nevrosi e della psicosi insorge nel momento in cui l’uomo non è più capace di attuare un cambiamento, una trasformazione, una evoluzione. Allora occorre scoprire delle contromisure adeguate e porvi rimedio. Ancora una volta è la natura stessa dell’uomo a stendere la sua mano benevola…

Osho diceva: “È come se, nel cuore dell’uomo, ci fosse uno strumento musicale che contiene in sé una musica sublime. È addormentato, ma pur sempre presente: aspetta solo il momento giusto per battere, esprimersi, suonare e danzare. Ed è attraverso l’amore che quel momento arriva. Un uomo privo d’amore, non saprà mai quale musica ha portato nel suo cuore. Solo attraverso tal nobile sentimento le note si risvegliano, prendono vita e, cosa ben più importante, si trasformano da potenziali in reali. Questa profonda emozione è l’agente catalizzatore di un processo del tutto naturale. Quando la tua musica interiore inizia a fluire, allora si tratta di amore. All’improvviso ti senti in un’armonia profonda. Non sei più uno strumento scordato, sei accordato. Non sei più un caos, diventi un cosmo. E la vita stessa indossa una veste nuova, acquisendo la qualità della gioia. In realtà dobbiamo scendere sempre più in profondità nell’amore ed un giorno ci imbatteremo nella musica interiore. È solo da quel giorno che la tua esistenza terrena cambia volto ed inizia veramente la vita”.

Ascoltare la musica in modo terapeutico significa saper individuare le zone del tuo organismo maggiormente sensibili alla musica. C’è chi predilige il suono del flauto o del sitar indiano. Altri si rilassano ascoltando una grande orchestra classica o il tocco delicato del pianoforte. Il corpo, come un diapason, risponde ad un suono con un altro suono formando così un doppio suono, quello dell’armonia e della risposta vibratoria del corpo stesso. Ciò produce un avvenimento molto importante che taluni chiamano l’Ascolto di Sé. Immagini e fantasia aggirano i processi difensivi dell’inconscio, superano le resistenze presenti in ogni processo terapeutico e producono quel cambiamento che consente di rielaborare il proprio vissuto. Non esiste più la mente egocentrica che “pensa di ascoltare la musica” per dare beneficio al corpo. La vera simbiosi è trovare l’unione fra mente-e-corpo in una profonda dimensione spirituale, Una volta varcata quella soglia, la musica stessa diventa la protagonista della tua vita per molte stagioni a venire...

Estratto dal libro “Il potere curativo della musica – Vol. II”.

Il Potere Curativo della Musica - Vol.2 - Libro + CD >> https://goo.gl/cojp34
Allegato il CD di Capitanata "Eranos: Concerto di Grand Piano per l'Anima" - 432 Hz Natural Music
Capitanata, Sergio D'Alesio


mercoledì 2 novembre 2016

Ginnastica posturale per bambini ed adolescenti




Ginnastica posturale per bambini ed adolescenti: quando serve?

di Antonio Di Chiara - 31/10/2016



Ginnastica posturale per bambini ed adolescenti: quando serve?

La volta scorsa abbiamo considerato il fatto di come le problematiche posturali non fossero causate solo da un fattore legato all’età ma anche da uno stile di vita errato o da atteggiamenti posturali scorretti, tenuti nel corso di molti anni. Questa volta proviamo a rispondere ad un altro quesito: la ginnastica posturale può essere consigliata e adatta a bambini e adolescenti?

Postura, bambini e valgismo

Anche in questo caso cercherò di rispondere sulla base dell’esperienza che mi sono creato in anni di insegnamento in strutture sportive. Uno dei problemi che mi si è presentato in maniera ripetitiva nel corso degli anni, è il valgismo nei bambini/ragazzi. Cos’è il valgismo? Il valgismo non è altro che quella particolare conformazione degli arti inferiori che molte persone conoscono comunemente come “gambe a X”. Questa problematica è molto comune nei bambini e ragazzi che devono ancora strutturarsi posturalmente ed è causata dalla debolezza delle articolazioni inferiori interessate. Spesso e volentieri il tutto si sistema con il passare del tempo e dell’età, altre volte no. Si decide spesso di intervenire con una operazione chirurgica nei casi più gravi o con l’applicazione all’interno delle scarpe di un plantare appositamente studiato. In questo contesto la ginnastica posturale può fare qualcosa? Assolutamente sì. Esistono esercizi propiocettivi a corpo libero studiati appositamente proprio per andare a plasmare e modificare la base del piede, soprattutto nella zona dell’arco plantare il cui “sfondamento” o la sua parziale formazione, è causa del cosiddetto piede piatto e conseguentemente del valgismo. Questo concetto, molto importante, vale per tutti, sia per i bambini che per gli adulti e sarà oggetto di ulteriore approfondimento nei successivi articoli.

Sport e postura: i consigli giusti per i ragazzi

Di contro, c’è da dire che questi esercizi, rispetto all’esuberanza di un adolescente, possono risultare noiosi o monotoni ed è per questo che oltre ad un avvicinamento ludico in questa materia, che sarà compito dell’educatore posturale o del fisioterapista di turno, preferisco sicuramente consigliare una attività sportiva che possa aiutare i ragazzi in tal senso. Gli sport che ho notato che hanno le caratteristiche per adempiere a questa funzione, alternativa alla classica ginnastica posturale, sono il pattinaggio artistico, sia a rotelle che su ghiaccio, e la danza, sia classica che moderna le cui movenze sollecitano correttamente l’appoggio del piede e di conseguenza il miglioramento della postura stessa. Una buona sinergia tra un medico ortopedico aperto a queste idee ed un buon educatore posturale o fisioterapista, rappresenterebbero un’ottima sinergia per la soluzione definitiva dei problemi legati alla postura.

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Esercizi e consigli per conquistare una postura corretta
E. De Col