mercoledì 30 settembre 2020

L'etere dopo Tesla: l'ipotesi delle onde scalari


L'etere dopo Tesla: l'ipotesi delle onde scalari

Scienza e Fisica Quantistica

>> https://bit.ly/3ibyefX

Le scoperte del grande scienziato Nikola Tesla fanno parte della nostra vita quotidiana, basti pensare alla corrente alternata. Ma Tesla è rimasto nell'immaginario collettivo anche per le sue idee stravaganti e visionarie, come quelle sull'etere. Che fine ha fatto oggi l'ipotesi scientifica dell'etere?

Massimo Teodorani - 29/10/2020

Tratto dal libro Tesla lampo di genio.

Il lavoro di Tesla sull'etere è stato purtroppo strumentalizzato da innumerevoli gruppuscoli “new age” senza alcun costrutto scientifico, che hanno contribuito a screditare la sua opera. Ecco come l’opera di un genio entra nel dimenticatoio. Fino a che qualcun altro non ha il fegato di prendere in mano le sue teorie e ricomincia da dove Tesla si era fermato.

E infatti qualcuno ci sta provando tuttora, in modo particolare il fisico-matematico e ingegnere Thomas Bearden, il quale oltre a progettare tutta una serie di esperimenti per tentare l’estrazione della cosiddetta “energia libera”, ha elaborato un modello teorico che spiegherebbe l’energia scaturita dall’etere come la manifestazione di “onde scalari”. Definendo come “etere” tre cose indistintamente, il vuoto, lo spaziotempo e la carica elettrica senza massa, secondo Bearden le onde di Tesla non sarebbero altro che onde scalari in un flusso di cariche senza massa facenti parte della natura intrinseca dell’etere.

A differenza delle onde elettromagnetiche, la cui natura è vettoriale ovvero caratterizzate da un verso e una direzione oltre che da una intensità, le onde scalari rappresentano un campo di energia che non ha né direzione né verso. Le onde scalari, che rappresenterebbero un qualcosa che non esiste nello spazio ordinario, sarebbero onde che nascono dunque dal vuoto, un vuoto senza massa ma dotato di carica e inondato da particelle virtuali.

In questo contesto la carica assorbirebbe continuamente “energia virtuale” dal vuoto, la integrerebbe e poi la riemetterebbe come fotoni reali osservabili. In base a questo meccanismo le rapide scariche di potenziali elettrostatici che Tesla aveva registrato nei suoi esperimenti con il suo trasmettitore, non erano altro che gli effetti del risveglio dell’energia potenziale del vuoto una volta che fosse stato soggetto a stimoli esterni, proprio quelli che venivano dal trasmettitore quando veniva iniettata elettricità ad alto voltaggio nell’ambiente.

Secondo i calcoli e le idee di Bearden le onde scalari, che si propagherebbero longitudinalmente – e non trasversalmente come le onde elettromagnetiche – modulandosi lungo la direzione verso cui si propagano e cioè lungo l’asse del tempo, possiedono proprietà straordinarie che le ben conosciute onde vettoriali dell’elettromagnetismo non hanno. Esse possiederebbero gradi di libertà multi-dimensionali in cui muoversi, mentre la velocità della luce non sarebbe più una costante ma sarebbe solo una funzione dell’intensità del flusso di cariche, ovvero della magnitudine del potenziale elettrostatico che può essere prodotto da un vuoto senza materia ma carico elettricamente.

Gli studi di Bearden sulle onde scalari comportano calcoli molto complessi e una totale revisione della teoria sia classica che relativistica dell’elettromagnetismo che non esplorando abbastanza cosa si cela dietro la natura scalare delle forze elettriche, fornirebbe una spiegazione parziale della realtà ma non la spiegazione di tutta la realtà.

Bearden e altri ricercatori nel campo della fisica del “campo scalare” stanno tentando di sviscerare la matrice da cui emerge la realtà della materia e dell’energia, una realtà che ci direbbe che l’universo come lo conosciamo non sarebbe altro che creazione prodotta da particelle virtuali del vuoto messe in moto da qualche stimolo esterno. Il segreto starebbe allora nell’ideare strumenti in grado di innescare e poi imbrigliare certi potenziali elettrostatici, tramite i quali si otterrebbe una quantità di energia inimmaginabile e senza limiti.

Questa energia, quella che si esplica tramite le onde scalari, non sarebbe altro che il risultato di fluttuazioni della cosiddetta “energia di punto zero del vuoto” che altri fisici come Hal Puthoff e Berhardt Haish hanno studiato in un ambito più classicamente accademico. Del resto, dell’esistenza di quest’energia ne fu fornita prova già da tempo dal fisico olandese Hendrik Casimir con un famoso esperimento con cui si mostrò che ponendo due lastre molto vicine queste esperimentano una forza di attrazione causata da un vuoto non passivo.

Eppure i fisici contemporanei, che hanno dovuto prendere atto di certe inaspettate manifestazioni della natura, continuano a ignorare l’importanza del vuoto proprio perché sanno che le proprietà del vuoto possono far crollare completamente l’attuale edificio della fisica, non per il modo in cui esso è costruito in sé – dal momento che esso è rigorosamente fondato seppure con una madornale lacuna di base – ma per il fatto che si tratta di un “castello in aria” quasi completamente decontestualizzato dalla realtà più autentica del cosmo.

In poche parole, ciò che appare in natura non è esattamente ciò che è realmente, essendo la base del tutto situata in un “regno” che si trova fuori dal nostro normale dominio spaziotemporale e lontano dalle nostre normali percezioni sensoriali. Nel contesto della teoria del campo scalare, che comunque non ha ancora raggiunto livelli di formalizzazione matematica pari a quello della relatività, moltissimi fenomeni, definiti impossibili, possono accadere: velocità superiori a quella della luce, l’esistenza di altri universi e di altre dimensioni, fenomeni caratterizzati da non-località come già previsto mezzo secolo fa dagli studi quantistici del grande fisico britannico David Bohm e che comportano l’esistenza di un universo interconnesso nell’ambito di un grande “ordine implicato”, la possibilità di alterare lo stesso campo gravitazionale, e perfino i fenomeni paranormali e le manifestazioni di Ufo.

 

Tesla, Lampo di Genio — Libro >> https://bit.ly/3ibyefX

La storia e le scoperte di un geniale scienziato

Massimo Teodorani

www.macrolibrarsi.it/libri/__tesla-lampo-di-genio-massimo-teodorani.php?pn=1567

 

David Bohm — Libro

La fisica dell'infinito

Massimo Teodorani

www.macrolibrarsi.it/libri/__david-bohm-massimo-teodorani.php?pn=1567

 

lunedì 28 settembre 2020

Il Reiki in ospedale


Il Reiki in ospedale

Medicina Quantistica e Bioenergetica

>> https://bit.ly/3eE4ire

Allevia nausea, ansia, insonnia, depressione e aiuta la gestione degli effetti collaterali delle terapie oncologiche

Redazione Scienza e Conoscenza - 25/09/2020

Articolo di Gigliola Bruno, tratto da Scienza e Conoscenza n.73

Cos’è il Reiki? Più che spiegarlo lo si dovrebbe sperimentare, perché Reiki è innanzitutto un’esperienza.

Il Reiki è una disciplina di riequilibrio energetico il cui metodo più conosciuto e diffuso è quello tramandatoci dal giapponese Mikao Usui (1865-1926). Per trattare del Reiki si deve parlare innanzitutto del pensiero che vigeva nel contesto in cui è nato.

Secondo gli orientali, dietro all’aspetto materiale del corpo fisico, esiste una forza fondata su un complesso sistema energetico, senza il quale esso non potrebbe esistere. Tale sistema energetico è formato da tre diverse strutture principali:

 le Nadi, una specie di rete sottile di canali di collegamento la cui funzione è quella di convogliare l’Energia (chiamata anche ki in giapponese, prana in sanscrito, chi in cinese) attraverso il corpo;

l’Aura (campo energetico) costituita dai corpi sottili che sono degli strati di energia via via sempre meno densa la cui qualità può essere mantenuta mediante il riposo, il rilassamento, una giusta alimentazione e una buona respirazione;

infine ci sono i Chakra che assorbono o rilasciano energia da o verso l’ambiente esterno e, mediante le Nadi, la trasmettono ai vari organi del corpo. I chakra principali sono 7 e sono dislocati lungo la nostra colonna vertebrale, in punti specifici del nostro corpo e in corrispondenza di importanti centri nervosi e ghiandole vari organi del corpo. I chakra principali sono 7 e sono dislocati lungo la nostra colonna vertebrale, in punti specifici del nostro corpo e in corrispondenza di importanti centri nervosi e ghiandole.

Breve storia della medicina energetica

Per l’antica medicina orientale la malattia è causata da uno squilibrio energetico e, quindi, per converso, un’energia che fluisce in modo armonioso attraverso l’organismo è indice di una buona salute psicofisica.

Questo concetto venne in seguito condiviso, intorno al 500 a.C., anche dai pitagorici e, agli inizi del XII secolo, gli studiosi Boirac e Liebeault affermarono che gli esseri umani possiedono un’energia in grado di provocare un’interazione fra due individui, anche distanti tra loro.

Questo concetto venne poi ampiamente sostenuto e utilizzato da Mesmer nel XIX secolo.

Fu nel 1911 che cominciò a farsi strada la nozione di campo di energia umana. Utilizzando schermi e filtri colorati, il medico William Kilner descrisse l’aura come una nebbia luminosa che circonda il corpo e che è caratterizzata da tre zone distinte.

Le sue ricerche lo condussero ad affermare che l’aura varia da individuo a individuo, dipendendo da variabili quali l’età, il sesso, la capacità intellettiva e lo stato di salute. Poiché alcune malattie si evidenziano come irregolarità nell’aura, Kilner sviluppò un sistema di diagnosi basato sul colore, la struttura, il volume e l’aspetto generale di questo corpo etereo.

Nello stesso periodo, il dottor Wilhelm Reich, psicoanalista e discepolo di Sigmund Freud, si interessò a un’energia universale, da lui chiamata orgone. Studiò il rapporto esistente fra i disturbi nel flusso dell’orgone all’interno del corpo umano e la malattia psico-fisica e giunse alla conclusione che quando forti stati d’animo, come la rabbia, la frustrazione, la tristezza e persino il piacere, non vengono espressi, l’energia trattenuta nel corpo provoca una diminuzione del livello di vitalità. [Continua...]

Chi è Gigliola Bruno

Biologa, Professional Counselor ad indirizzo Gestaltico Integrato e Master Reiki. Vicepresidente e co- fondatrice dell’Associazione Culturale InterLudo che promuove attività formative, di studio, di ricerca, turistico-culturali, ricreative e di benessere al fine di ampliare la conoscenza mantenendo uno sguardo olistico sull’individuo, attraverso l’integrazione della dimensione fisica, emotiva, mentale e spirituale. Collaboratrice per un sito di divulgazione scientifica, ha pubblicato il libro Reiki e Counseling. La risonanza energetica nella relazione d’aiuto.

Per contatti:

risonanzaenergetica@gmail.com

Pagina Facebook: Associazione Culturale Interludo

Continua la lettura di questo articolo su Scienza e Conoscenza n.73

Scienza e Conoscenza n. 73 - Luglio/Settembre 2020 — Rivista >> https://bit.ly/3eE4ire

Nuove scienze, Medicina Integrata

Autori Vari

www.macrolibrarsi.it/libri/__scienza-conoscenza-n-73-luglio-settembre-2020.php?pn=1567

 

mercoledì 23 settembre 2020

Omeopatia e Nutriterapia contro il Covid-19


Omeopatia e Nutriterapia contro il Covid-19

Medicina Integrata

>> https://bit.ly/3eE4ire

Un approccio personalizzato come risposta alle malattie del nostro tempo: per prevenire, modulando epigeneticamente.

Redazione Scienza e Conoscenza - 22/09/2020

Articolo di Diego Tomassone tratto da Scienza e Conoscenza n. 73

Sul numero 72 di «Scienza e Conoscenza» ci siamo lasciati con la promessa che avrei illustrato la parte più “pratica” di questo approccio terapeutico, cosa che mi appresto a fare, sicuramente con un ulteriore valore aggiunto dato dalle ultime importanti esperienze.

Lo stesso maestro Hahnemann riconosceva l’importanza di una sana igiene di vita, ricordando come le buone “impressioni” siano fondamentali per rimanere in salute, e con buone impressioni si intendono cibo, acqua e aria, nonché le emozioni.

Lo stesso maestro, seppur ignaro delle conoscenze di biologia molecolare e di epigenetica attuali, aveva capito quanto l’ambiente svolga un ruolo importante nel “modulare” la nostra risposta: oggi sappiamo che un quarto del nostro fenotipo è dovuto al genoma, mentre i tre quarti sono dovuti al nostro epigenoma, ossia agli stimoli ambientali.

In questo contesto si inseriscono tutte le cure “preventive”: partendo dalle caratteristiche individuali e tenendo conto della totalità sintomatologica, si arriva a consigliare e prescrivere una cura sempre più personalizzata e precisa.

Omeoprofilassi nel trattamento del COVID-19

Gli esempi pratici potrebbero essere tantissimi, ma vista la recente esperienza, comune a tutti, dovuta all’epidemia da COVID-19, mi concentrerò sull’illustrare come la malattia da SARS-CoV2 è stata affrontata seguendo questo approccio terapeutico.

Inizio con il dire che purtroppo, seppur sia stata proposta una terapia ospedaliera, non è stato possibile accedervi e utilizzarla passando dal Servizio Sanitario Nazionale, seppur in altre nazioni come Cuba, India e Cina, approcci di questo tipo siano stati utilizzati e promossi a livello istituzionale.

È stato però possibile fornire come “opportunità”, quella che da sempre viene chiamata “omeoprofilassi”, ossia una profilassi in cui – raccolto un numero sufficiente di casi e avendo riscontrato nella maggioranza una certa varietà comune di sintomi – si prescrive a tutti un rimedio unitario, chiamato “genio epidemico”, con lo scopo di impedire ai soggetti di ammalarsi.

L’omeopatia unicista è diventata famosa proprio nella cura delle grandi epidemie, a partire da quelle di tifo e di colera del XIX secolo, per arrivare alle epidemie di spagnola, di Dengue, di Leptospirosi del secolo scorso. Personalmente, avendo visto e curato numero- se “polmoniti strane” nel periodo da dicembre 2019 a gennaio 2020, a fine febbraio ho deciso di consigliare ai miei pazienti quello che ho individuato essere il “genio epidemico COVID-19”, ossia un rimedio unitario alla potenza 30CH, abbinato a un “protocollo” nutriterapico finalizzato a potenziare e sostenere il sistema immunitario.

Stesso approccio è stato consigliato nella cura di coloro che hanno manifestato sintomi, fornendo il rimedio unitario abbinato alla nutriterapia a effetto immunomodulante, così da avere una rapida e precisa risposta del sistema immunitario, ed evitare la tempesta citochinica e la crisi respiratoria che portavano i pazienti in terapia intensiva.

Nei prossimi paragrafi vi spiegherò il rimedio e le sue potenzialità [continua..]

Chi è Diego Tomassone

Medico chirurgo, specialista in omeopatia hahnemanniana, nutrizionista clinico, master in malattie pediatriche complesse e in PNEI. Fa parte dell’ISDE Italia. Per contatti: dottoroh@gmail.com

Se vuoi leggere l'articolo completo acquista Scienza e Conoscenza n. 73

Scienza e Conoscenza n. 73 - Luglio/Settembre 2020 — Rivista >> https://bit.ly/3eE4ire

Nuove scienze, Medicina Integrata

Autori Vari

www.macrolibrarsi.it/libri/__scienza-conoscenza-n-73-luglio-settembre-2020.php?pn=1567

 

lunedì 14 settembre 2020

Acne: chiave di lettura dal punto di vista PNEI


Acne: una chiave di lettura dal punto di vista della PNEI

Medicina Integrata

>> https://bit.ly/3eE4ire

L’acne può presentarsi con pelle grassa, papule, pustole, noduli, cisti o comedoni: ma qual è il suo significato in chiave PNEI?

Antonio Del Sorbo - 12/09/2020

Questo articolo è tratto da Scienza e Conoscenza 73.

L’acne è un’infiammazione dell’unità pilosebacea, e può manifestarsi in qualsiasi fascia d’età, dal neonato all’adulto. Essendo più frequente tra gli adolescenti viene spesso ricordata con espressioni popolari come acne giovanile o sfogo di gioventù. Sulla cute dell’adolescente possono presentarsi svariate manifestazioni cutanee (papule, pustole, noduli, cisti, comedoni) dando luogo ad altrettante varianti cliniche (acne comedonica, acne papulopustolosa, acne nodulocistica). Esse possono a volte ripresentarsi per diversi mesi nonostante le visite mediche e le terapie appropriate.

Come si presenta l’acne?

Le aree maggiormente interessate sono i distretti cutanei più seborroici, in particolare il viso e il tronco. La cute dell’adolescente con acne si presenta untuosa e lucida soprattutto a livello del naso. Anche i capelli appaiono untuosi e hanno un caratteristico odore rancido. La seborrea si associa a ipercheratosi follicolare (l'inspessimento della cute che riveste il bulbo pilifero), mentre il Cutibacterium acnes, un batterio innocuo presente sulla pelle di tutti, libera dal sebo in eccesso acidi grassi ad azione irritante che alimentano l’infiammazione. La maggior parte dei farmaci antiacne serve a interrompere questo circolo vizioso.

Cutibacterium acnes è un batterio commensale gram positivo normalmente presente sulla pelle di chiunque, soprattutto su cute seborroica, e quindi fa parte del normale microbiota cutaneo, noto anche come dermobiota. In ambiente seborroico questo microrganismo secerne enzimi lipolitici, acidi grassi irritanti, citochine e tossine proinfiammatorie che contribuiscono alla flogosi (infiammazione) cutanea. Attualmente se ne conoscono diversi sottotipi e nel corso della storia è stato classificato con diversi nomi: Corynebacterium acnes, Propionibacterium acnes, e da qualche anno Cutibacterium acnes. Attualmente si tende a considerare questo batterio non come una causa dell’acne, ma come sua diretta conseguenza.

Nelle adolescenti l’acne può a volte associarsi a momentanei squilibri ormonali (iperandrogenismo) da approfondire con appositi esami (ecografia ovarica, dosaggio ormonale) e una visita endocrinologica. La terapia dell’acne prevede l’uso di farmaci per uso topico (nelle forme lievi) e sistemico (forme moderate e gravi) a seconda della variante clinica. Nella genesi dell’acne intervengono diversi altri fattori come quelli genetici (famiglie con acne), ormonali (ovaio policistico) ed emozionali. Infatti la parola emozione deriva dal latino: “ex-movere” che significa letteralmente “buttare fuori”.

La componente emozionale

Per indicare la componente emozionale viene spesso utilizzato il termine “stress”, espressione corretta ma troppo generica, anche perché dalla mattina alla sera siamo tutti più o meno sotto stress, eppure non sviluppiamo manifestazioni cutanee, tranne che in situazioni davvero eccezionali.

Se lo stress quotidiano fosse realmente la causa delle problematiche cutanee, ne saremmo affetti tutti, nessuno escluso. Saremmo tutti un atlante vivente di dermatologia.

Ma un conto è la vita frenetica di tutti i giorni alla quale in qualche modo riusciamo ad adattarci, e ben altra cosa sono quei cambiamenti cruciali della nostra vita in grado di mobilitare in via riflessa fiumi di citochine, neurormoni e neurotrasmettitori, in grado di agire sugli organi del corpo umano che possiedono i recettori per tali segnali...

Continua la lettura su:

Scienza e Conoscenza n. 73 - Luglio/Settembre 2020 — Rivista >> https://bit.ly/3eE4ire

Nuove scienze, Medicina Integrata

Autori Vari

www.macrolibrarsi.it/libri/__scienza-conoscenza-n-73-luglio-settembre-2020.php?pn=1567

 

lunedì 7 settembre 2020

Cervello e Cambiamento

Cervello e Cambiamento: intervista a Joe Dispenza

Neuroscienze e Cervello

>> https://bit.ly/3ivUrGT

In un'intervista esclusiva Joe Dispenza, autore del best seller Evolvi il tuo cervello, ci spiega il funzionamento di questo organo e la sua straordinaria plasticità

Elsa Nityama Masetti - 05/09/2020

Scienza e Conoscenza: Quali sono state le scoperte e ricerche nel campo delle neuroscienze che hanno dato sostegno alla tua intuizione della mente che da forma alla realtà?

Joe Dispenza: Tutto quello che ci compone, il “tu” e il “me” - i nostri pensieri, i sogni, le nostre memorie, le speranze, i sentimenti, le nostre fantasie segrete, i nostri timori, le abilità, le nostre abitudini, i dolori e le gioie - è inciso nel reticolo di lavoro vivente dei 100 miliardi di cellule del cervello. Se imparate oggi anche un solo bit d'informazioni, le minuscole cellule cerebrali creeranno nuovi collegamenti tra di esse e chi sei “tu” ne sarà alterato. Questo “tu” come essere senziente è immerso e realmente esiste nel web elettrico e interattivo del tessuto cellulare del cervello. Il modo in cui le nostre cellule nervose sono specificamente organizzate da ciò che impariamo, che ricordiamo, da ciò che sperimentiamo e che prevediamo, da ciò che temiamo, così come da ciò che pensiamo di noi stessi, ci definisce individualmente ed è riflesso nei nostri collegamenti neurologici interni. Siamo costantemente un “work in progress” [un processo in elaborazione, ndr].

Il cervello è l'organo del cambiamento. C'è un concetto nelle neuroscienze denominato neuroplasticità, che dimostra che il cervello altera se stesso ogni volta che impariamo qualcosa di nuovo. Inoltre cambia quando abbiamo una qualsiasi nuova esperienza. La nostra materia grigia - per funzionare al meglio nella vita - si riorganizza nel frattempo che scegliamo di modificare il nostro comportamento. In altre parole quando realmente cambiamo idea (change our mind in originale, ndr), il cervello cambia… e quando cambiamo il cervello, la mente cambia.

Ecco che cosa intendo. Secondo le neuroscienze, la mente è il cervello in azione. La mente è il cervello al lavoro. È il prodotto dell'attività del cervello quando è animato dalla vita. Ora con 100 miliardi di cellule nervose cablate insieme, diventa palese che possiamo produrre molti livelli diversi di mente. Per esempio, la mente che usiamo per fare il make-up è differente dallo stato mentale usato per guidare. Ugualmente, “mettiamo insieme” una mente diversa quando assumiamo il ruolo della vittima contrariamente a quando dimostriamo gioia. Tutto questo è così, perché abbastanza semplicemente possiamo indurre interi gruppi di cellule nervose ad attivarsi in modi molto diversi.

Non più di trenta o quaranta anni fa, c'era la credenza unanime nel campo delle neuroscienze che il cervello era hardwired, volendo significare che siamo nati con una determinata quantità di collegamenti neurologici e la finalità della vita era che ci saremo, crescendo, riorganizzati come i nostri genitori. Era una percezione accettata che questo organo fragile, denominato cervello, non potesse ottimizzare i relativi fissaggi (hardware).

Ma con l'avvento delle ultime tecnologie nel campo del linguaggio figurato funzionale (brain scans) risulta palese che è possibile far lavorare diversamente il nostro cervello (process mind). Di fatto, alcune delle ricerche dell'università del Wisconsin hanno dimostrato che qualcosa di semplice come l'attenzione - o concentrazione focalizzata - sia un'abilità, come il golf o il tennis. In altre parole, più vi esercitate nell'essere coscienti o attenti, più facilmente lo sarete in seguito.

Ora proprio qui giace il paradosso. Se possiamo davvero cambiare il cervello e la mente, allora chi è che attua il cambiamento? Il cervello non può cambiare se stesso. E' un organo come i reni e il fegato. Il cervello non è niente senza la vita. La mente non può cambiare il cervello perché è un prodotto del cervello stesso. Ricorda la mente è il cervello in azione. Chi allora sta attuando il cambiamento del cervello e della mente?

La risposta è quella parola che è stata evitata dalla scienza con tutte le sue forze. É la coscienza che usa il cervello e il corpo per produrre molti e diversi livelli della mente. Ed è solo quando siamo davvero consci e consapevoli che possiamo fare cambiamenti visibili riguardo a chi siamo e a come possiamo pilotare le nostre vite.

In aggiunta, le scansioni cerebrali hanno chiaramente provato che possiamo cambiare il cervello semplicemente pensando diversamente. Nel caso di un'attività come quella di suonare il piano gli stessi circuiti saranno creati da chi fa fisicamente l'azione così come da coloro che semplicemente si eserciteranno a riportare mentalmente alla memoria scale e accordi. Messa giù semplice, quando siamo veramente attenti e focalizzati il cervello non conosce la differenza tra ciò che accade nell'occhio delle nostra mente e quello che invece prende forma nel mondo.

A causa della misura del lobo frontale nel cervello umano, possiamo rendere i pensieri più reali di qualsiasi altra cosa. Questo è il privilegio di essere degli umani. E quando viene richiesto, come negli innumerevoli esperimenti e test effettuati, un training o una performance mentale, il cervello a livello sinaptico, mostra a tutti gli effetti di aver avuto l'esperienza. E con una pratica consistente il cervello e il corpo saranno fisicamente mutati nella realtà fisica senza aver mai fatto l'esperienza fisica stessa. Abbiamo creato l'hardware neurologico da usare nell'esperienza futura che ci attende.

Applicando questa comprensione al modello quantistico che afferma che la nostra mente soggettiva ha un effetto sul mondo oggettivo (la coscienza crea la realtà), possiamo cominciare ad esplorare l'idea che se il nostro cervello e il corpo evidenziano cambiamenti fisici per assomigliare all'esperienza che è già accaduta, quale risultato dei nostri sforzi mentali e prima che la manifestazione fisica della coscienza sia accorsa, allora teoricamente sarà l'esperienza a trovarci!

Un cervello che funziona in modo coerente è qualcosa “di più” dei due lobi - destro e sinistro - che funzionano in modo equilibrato? Che cosa e in che modo “di più”?

Il funzionamento degli emisferi destro(dx) e sinistro(sx) è stato ora ridefinito dalle neuroscienze. Una volta si diceva che la parte sinistra del cervello era quella logica, ragionante mentre quello destro era il cervello creativo, romantico, spaziale. In effetti proprio il cervello sx funziona secondo una serie di processori lineari d'informazioni, mentre il dx è come un processore parallelo, olistico. Recenti ricerche hanno dimostrato che la novità cognitiva appartiene al dx, mentre la routine cognitiva dipende dal sx, e questo è un bel modo di spiegare perché il cervello dx è “il grande creatore”.

L'arte consiste nel mantenere equilibrati entrambi gli aspetti. Alcune persone tendono ad essere dei grandi ricercatori di novità ma poi non le memorizzano nella routine, mentre alcuni sono così rigidi nella loro routine che non imparano niente di nuovo. In un certo senso, questo crea una disparità nel cervello, ma quando parliamo di coerenza del cervello, che è una delle mie passioni, il riferimento è la misurazione elettroencefalografica delle onde cerebrali.

Quando siamo sotto stress, arrabbiati, aggressivi, ansiosi, paurosi, quando soffriamo, emettiamo delle sostanze chimiche che disintegrano il sistema nervoso e anche il cervello, e quelle stesse sostanze fanno sì che il cervello diventi ossessivo. Siamo ossessionati dai nostri problemi e non riusciamo a smettere di pensarci.

Ebbene questi tipi di sostanze chimiche sono quelle che a breve termine permettono al leone di focalizzarsi sulla gazzella ferita e alla gazzella di focalizzarsi sul leone, e quel focus indiviso del corpo nell'ambiente in un certo determinato momento è la chimica che permette alla sopravvivenza di avere luogo. Gli essere umani, però, trattengono questo stress attivo più a lungo del necessario, perché possono attivare la risposta allo stress non soltanto reagendo all'ambiente ma anche semplicemente pensando a qualcosa di stressante, preparandosi nei suoi confronti, aspettandolo.

Continuiamo a prepararci per un evento che, di fatto, abbiamo già creato, inventato nella nostra mente e questa è chiamata ansia, disturbo da compulsione ossessiva, nevrosi, detta anche depressione. L'effetto a lungo termine di ciò provoca un cervello molto disintegrato e fa si che diventiamo eccessivamente analitici, e quindi, ossessionati.

Quando invece creiamo un'autentica coerenza cerebrale - e la ricerca negli USA dimostra che una persona quando inizia a rallentare il proprio cervello passando a uno stato meditativo, se lo fa correttamente e va oltre la sfera analitica, il suo focus diventa più aperto, più diffuso - consentiamo alla nostra mente di spostarsi dall'ossessione, diventando in un certo senso “privi di se” (selfless). Allora il cervello passa a quelli che sono chiamati modelli in sincronia di fase.

La chimica dello stress induce il cervello a rimanere in quello che è detto lo stato superiore delle onde Beta, uno stato super analitico, super precipitoso, super ansioso e la maggior parte delle persone vive in quella gamma di frequenza. In tale stato il cervello inizia a lavorare troppo velocemente e a precipitarsi nel tempo, valutando che cosa potrebbe succedere basandosi sul passato. Anticipa un evento futuro ma lo fa su queste basi e quindi continua a riciclarci in tale condizione discontinua.

Ma quando ci permettiamo di arrenderci, di rilassarci e iniziamo ad addestrarci in modo corretto nella meditazione, a essere presenti, il cervello comincia a spostarsi in quei modelli alfa sincronizzati che sono molto ordinati. Tutte le onde si muovono insieme e la coerenza che ne deriva permette a parti diverse del cervello di iniziare a comunicare in modo corretto come se la sinfonia diventasse sempre più armonica, il ritmo del cervello più organizzato. Ora così come ci si esercita a suonare il piano o a giocare a tennis ci si può esercitare anche in questo, e più lo si fa, più diventa familiare. È l'ordine creato che è così splendido nei modelli in sincronia di fase. Quella coerenza, quell'integrazione del cervello, improvvisamente invia un segnale estremamente coerente a tutto il sistema nervoso che attraversandolo reintegra tutti gli altri sistemi: il digestivo, l'immunitario, il circolatorio…

Scienza e Conoscenza: Alcuni affermano che un pensiero è solo un pensiero, non significa che sia la realtà. Da un altro punto di vista i pensieri sono reali, come cose. Secondo la tua esperienza quale delle due affermazioni è più vera?

Joe Dispenza: Io penso che la scienza stia cercando di ridefinire, specificare questa faccenda del pensiero e la parola che ora usa è co-scienza, giusto? E' quella cosa che sebbene così immateriale, lascia degli effetti nella mente, nel cervello, nella mente corporea. I pensieri nel cervello sono cose reali, perché qualunque sia la loro provenienza, e qualsiasi siano le teorie sull'origine degli stessi, è necessario prendere atto che il pensiero ha degli effetti misurabili sul corpo; in altre parole quando avete un pensiero producete sostanze chimiche, il vostro cervello rilascia o mette in circolo una serie di molecole, e in pochi istanti vi sentite esattamente nel modo in cui state pensando. Se si tratta di pensieri d'insicurezza vi sentirete insicuri, ora nell'istante in cui cominciate a sentirvi insicuri, dato che il cervello è in costante comunicazione con il corpo, cominciate a pensare proprio come vi sentite e vi sentite nel modo in cui pensate. Ecco l'effetto che il pensiero produce sul corpo.

Qualcosa si può dire anche sullo stesso effetto a distanza. In tutto il mondo sono stati fatti 2500 studi sul potere della preghiera, o come il pensiero può aiutare una persona a star meglio in altro luogo; ma non basta semplicemente un pensiero. Se prendete un gruppo di persone e chiedete loro d'inviare un'intenzione a un filamento di DNA in provetta perché si srotoli, queste persone possono avere un'intenzione chiara e concisa ma questo non influisce sul DNA. Non c'è alcun potere nell'intenzione da sola. Lo stesso se prendete un altro gruppo di persone dicendo loro di spostarsi in uno stato d'animo elevato, di provare amore, gioia e poi irradiare questo campo al di fuori… Di nuovo nel DNA non succede niente. Quando, però, combinate l'intenzione con la sensazione di uno stato d'animo elevato oppure con la percezione indotta dalla visione dello srotolarsi di tale DNA, il 25% a quel punto si srotola.

Tu intendi, dunque, un pensiero intenzionale elevato? E i pensieri non intenzionali?

Sì, parlo di un pensiero intenzionale conscio, che è la carica elettrica del campo quantistico, mentre il sentimento, la sensazione è la carica magnetica. Il modo come pensiamo e sentiamo crea il campo elettromagnetico che circonda il nostro corpo. Che dire invece dei nostri pensieri non intenzionali? Sono anche chiamati pensieri inconsci e sono cablati così rigidamente nel cervello perché continuiamo in modo inconsapevole e ripetitivo ad attivarli e collegarli. Quei pensieri hanno degli effetti altrettanto drastici nel campo quantistico perché, che ci crediamo o no, sono più facili da elaborare nel cervello e nella mente, e la loro ridondanza è trainata dalle stesse sensazioni ad essi collegate….cosa voglio dire con questo?

Quello che intendo è che una persona può avere tutte le buone intenzioni del mondo, desiderare una vita grandiosa, ma siccome ha memorizzato la sofferenza per 20, 40 anni, questa sofferenza inconscia è ciò che continua a creare gli stessi ostacoli ripetitivamente nella vita. Quindi l'arte del cambiamento richiede una sorta di addestramento in quel sistema di memorie automatiche, riorganizzandolo in modo da dissolvere quei programmi subconsci che continuano a guidarla verso lo stesso destino. E tali programmi sono basati sui suoi pensieri e sentimenti inconsci.

Quindi, se intendo bene, è necessaria una deprogrammazione che ci faccia saltar fuori da pianificazioni cerebrali su cui ci siamo inconsciamente allenati per anni e anni?

Nel mio lavoro il primo stadio del cambiamento è sempre disimparare o deprogrammare per poi reinventare. Non potete seminare un giardino se prima non strappate vie le piante dell'anno precedente, zappando, spezzando le zolle e poi fertilizzando. È necessario prima “fare spazio”. Insegno a disimparare, deprogrammando. I primi sei passi del mio metodo riguardano proprio il disimparare, perché questa è la parte difficile. Una volta che avete disimparato, avete una nuova visione del paesaggio, vedete un nuovo orizzonte.

Qual è la differenza, se c'è, tra l'essere in uno stato di autoipnosi, e permanere in una catena ripetitiva di pensieri? Suggerisci del lavoro, dei corsi di ipnosi o di pnl?

Possono essere utili sì, ma soltanto quando si è andati al di là della mente analitica, l'ipnosi non funziona se non si è andati oltre il pensiero analitico.

Tu dici che i pensieri ripetitivi sono come una sorta di auto-dialogo ipnotico, nel senso che sono io stesso che parlo con me stesso giusto? È una specie di trance…

La deprogrammazione richiede di spostarsi un uno stato di trance perché c'è molto dietro a quel pensiero analitico, a quella mente analitica, e lì che c'è tutta la “spazzatura” quindi l'unico modo per andare oltre questa sorta di barriera è quello di trasformare le onde cerebrali in quello stato sincronico di fase Alfa, ovvero uno stato molto vicino al sonno, anzi potete addormentarvi, senza neanche pensarci, il corpo scivola nel sonno…

Conosci il metodo di Vianna Stibal, il theta healing, in che modo, secondo le tue conoscenze, la sua efficacia si avvale delle onde cerebrali?

Sì, ne ho sentito parlare… Quando abbiamo dei programmi inconsci più volte ripetuti, essi prendono sede nel cervello subconscio. Quello che sto cercando di dire in realtà è che il corpo ha memorizzato quel comportamento e quella reazione emozionale meglio della mente conscia e quando il corpo sa meglio della mente è il corpo stesso che la dirige. A questo punto quindi noi sottostiamo agli effetti derivanti dal corpo che controlla il cervello, il nostro sentirci, il nostro feeling, controlla la sfera del pensiero e non viceversa. Il 90% di chi siamo entro l'età di 35anni si trova nei programmi subconsci.

Così una persona vuole cambiare e dice: «Bè, certo mi piacerebbe far questo, essere così, vorrei essere felice…». Di fatto, però, è il corpo che sta dirigendo tutto quanto, perché ha memorizzato la sofferenza, giusto? Per rimanere in questo esempio, quindi si tratta di entrare nel sistema operativo ed effettuare il cambiamento. E cosa vuol dire questo? Non si può comunque farlo con la mente conscia, innanzitutto perché la mente conscia rappresenta il 10% della mente e, in secondo luogo, quando il programma è in funzione non potete fermarlo con la mente conscia, sarebbe come se il vostro computer impazzisse e voi cominciaste a urlargli. Non avrebbe nessun effetto, dovete entrare nel sistema operativo.

Quando ci spostiamo dallo stato Beta allo stato Alfa passiamo semplicemente dalla mente conscia alla mente subconscia, oltrepassiamo quindi il muro della mente analitica, questo è un gran bel stato dell'essere perché è lì che l'integrazione ha luogo. Ora se permettiamo a noi stessi di continuare a rilassarci… Ora, ascolta bene le parole che uso, permettiamo al corpo di incominciare a tormentarsi ma mantenendo la mente cosciente sveglia. Adesso ci troviamo veramente su un terreno molto fertile, per questa ragione: se il corpo è diventato la mente, e se quindi il servo è diventato il padrone, sta guidando, dirigendo la mente. Se lasciamo che il corpo si addormenti e manteniamo sveglia la mente conscia, non saresti d'accordo nel dire che non ci sarebbe più nessun corpo-mente che oppone resistenza al cambiamento?

Abbiamo appena tolto il controllo a quella “cosa” che aveva memorizzato queste tendenze, queste caratteristiche, questi tratti, quindi il corpo non sta più opponendo resistenza perché è addormentato ed è questo il punto in cui può accadere nel corpo un cambiamento istantaneo perché se possiamo avere il pensiero come esperienza in questo stato, il corpo si riorganizzerà non soltanto come architettura neurologica ma comincia automaticamente a cambiare, quindi quella zona crepuscolare è molto sottile, molto ristretta, se la mancate ritornerete a dormire in un sonno profondo.

Allora l'arte di essere capaci di scivolare in quella porta, in quella zona, richiede molto tempo trascorso a imparare gli stadi dello spostamento attraverso queste fasi, prestando attenzione a come ci si sposta. I trascendentalisti negli Stati Uniti come Whitman e altri lo sapevano. Si sedevano su una sedia con delle sfere di acciaio in mano e si concedevano di entrare nello stato Alfa. Quando si spostavano nello stato Theta il corpo si addormentava e quindi la sfera cadeva, e loro si addestravano a rimanere svegli mentre il corpo si addormentava. Una volta che riuscite a far questo siete in una zona in cui non siete più un corpo, il corpo non c'è più e in quello stato siete completamente sgombri, liberi, potete fare delle cose straordinarie e il corpo risponderà spontaneamente. Gli stati profondi nei soggetti ipnotizzabili, sonnambuli, gli stati profondi dei soggetti che rispondono effettivamente all'ipnosi, questi soggetti hanno una zona Theta estremamente definita, sono molto programmabili in quello stato e questo è il motivo per cui manifestano dei cambiamenti immediati e in breve tempo.

Quindi lo spazio Theta è proprio subito prima di addormentarsi oppure subito prima di svegliarsi alla mattina…

Si scivola nello stato Theta in diversi momenti. Quando si hanno dei sogni lucidi oppure ci si può sentir russare o cose del genere. Allora la nostra coscienza è, per così dire, separata dalla densità del corpo. Ciò che rende facile perdere questo stato, mancarlo, sta nel fatto che il cortisolo e l'adrenalina, derivati dello stress, disintegrando il sistema nervoso, richiudendo quel piccolo intervallo theta. Infatti è lo stato Alfa che è cambiato, quindi il cervello non è più sincronizzato e dallo stato beta passa direttamente e molto velocemente nel delta, ma non rimane molto a lungo in questo stato delta perché il ciclo del riposo, e quindi della rigenerazione, non permette mai alla persona di scendere profondamente in quello stato delta per un autentico cambiamento. Gli schemi del sonno diventano disorientati, la chimica del cervello cambia, i livelli di serotonina e melatonina mutano e questa persona non riesce a dormire, a ristorarsi e se non riesce a ristorarsi non può essere in salute.

Ecco perché quando si fanno dei pisolini (parasonnellini) quando ci si siede e in 20 minuti ci si addormenta e ci si risveglia, poi ci sentiamo fantastici, ci sentiamo benissimo. In questi sonnellini si passa semplicemente da beta a alfa e poi a theta senza mai entrare veramente nel delta profondo oppure si entra nello stato delta profondo ma si risale immediatamente, ritornando attraverso tutti quegli stati perché magari non eravamo neanche sdraiati ma quasi seduti, in un modo in cui l'effetto cascata chimica del cervello alimenta i cambiamenti. Anche lavando i piatti, svolgendo attività quotidiane a volte, succede che il cervello inizia a spostarsi nello stato di trance alfa in sincronia di fase e se ci esercitiamo sempre di più con tale stato, Theta avviene man mano sempre più accessibile per noi.

Quando sei guarito, chi è stato il guaritore, tu o quell'ordine o intelligenza superiore - di cui parli nel tuo libro - oppure, per dirla alla rovescia, pensi di essere tu quell'ordine o intelligenza elevata?

(Ridendo) no, no io non lo sono… siamo tutti connessi a quell'ordine o intelligenza superiore, ma gli stati emozionali e le caratteristiche abituali che noi memorizziamo in quanto identità, in quanto ego, sono ciò che ci separa da quel flusso d'intelligenza, che di fatto ci attraversa. Man mano che iniziamo a toglierci le maschere emozionali ecco che tale intelligenza comincia a trapelare e a fluire attraverso di noi, e noi diventiamo più simili ad essa, più amorevoli, più gioiosi, più ricchi d'ispirazione, più creativi… Questi sono gli effetti collaterali. L'ho imparato nella mia guarigione personale poiché ho voluto andare incontro a tale ordine supremo, “creare spazio” per esso.

Mi ero rotto la schiena, potevo soltanto sedermi - al massimo guardare la televisione - e porre attenzione al modo in cui pensavo. E se credete che questa intelligenza-ordine sia reale, siete più avanti della maggior parte delle persone, dato che è invisibile, non la si può sperimentare con i sensi, quindi tendiamo a dimenticarcene. Io, però, avevo una preparazione specifica nel campo della salute e quindi sapevo che c'è qualcosa che dà la vita ed è risanante. Sapevo che potevo incontrarla, e che rabbia e paura sarebbero state d'impedimento a quell'arrendermi, abbandonarmi affinché fosse lei a compiere la guarigione. È a quel punto che ho notato dei cambiamenti nel mio corpo e ho cominciato a dire waooo oggi mi sento meglio… Adesso so che è stato quel potere, quell'intelligenza all'interno di ogni essere umano, ma dobbiamo andarle incontro.

La nostra volontà deve combaciare con la sua, la nostra mente con la sua mente e il nostro amore per la vita deve combaciare con il suo amore per la vita, e quando ci sforziamo di contattarla, riusciamo a eliminare i blocchi che ci impediscono di raggiungere quello stato elevato. Le situazioni che creiamo nella nostra vita fisicamente, emotivamente e mentalmente riguardano tutte l'essere in grado di imparare qualcosa e porci nuove domande. Se vi alzate alla mattina, odiando la giornata che vi viene incontro, convincendovi che niente va bene, colmi d'ingratitudine, ecco che creerete le circostanze adatte a sentire esattamente quella sensazione d'infelicità, ancora e ancora…

Nel tuo approccio sembra che l'essere e la personalità coincidano. È così?

L'essere e la personalità abitualmente coincidono… sebbene la mia esperienza mi dica che l'essere è semplicemente "l'io sono" e non io sono sicuro o insicuro, buono o cattivo… Lo stato ultimo, supremo della persona è "l'io sono", ma di solito l'essere viene sempre congiunto a qualcosa ad esempio, io sono nella sofferenza e questo è uno stato d'essere, l'io sono è definito come sofferente, insicuro, degno, indegno… Tuttavia nello stato supremo, ultimo dell'io sono, non c'è niente di congiunto ed è proprio lì che vogliamo arrivare, che stiamo cercando di arrivare.

 

Scienza e Conoscenza n. 73 - Luglio/Settembre 2020 — Rivista >> https://bit.ly/3eE4ire

Nuove scienze, Medicina Integrata

Autori Vari

www.macrolibrarsi.it/libri/__scienza-conoscenza-n-73-luglio-settembre-2020.php?pn=1567

 

Evolvi il tuo Cervello >> https://bit.ly/3ivUrGT

www.macrolibrarsi.it/libri/__evolvi_il_tuo_cervello.php?pn=1567

Autore: Joe Dispenza


venerdì 4 settembre 2020

Cos'e' la Matrice Extracellulare

Cos'e' la Matrice Extracellulare e perche' e' importante per la salute

Medicina Integrata

>> https://bit.ly/3eE4ire

La matrice extracellulare è oggi riconosciuta dalla medicina come via privilegiata per la cura di importanti patologie, cancro compreso

Redazione Scienza e Conoscenza

Questo articolo è tratto da Scienza e Conoscenza 73 ed è stato scritto dal dottor Fausto G. Bellabona*

La matrice extracellulare detta anche MEC o ECM è il tessuto posto letteralmente “in mezzo”, ossia che si frappone tra i diversi gruppi cellulari, assolvendo pienamente alla locuzione latina in medium virtus stat, inteso in questo caso come “questo tessuto che sta in mezzo alle cellule” (medium) “è il segreto della salute” (virtus).

La cellula, per evolversi in forme organizzate, ha dovuto creare un ambiente comune imitando in qualche modo il pianeta che ci ospita. Come la Terra (Gaia) produce un campo magnetico, influenzando la globalità dei sistemi viventi, così le linee di forza del nano-campo magnetico, prodotto da ogni singola cellula, danno vita, nel sommarsi, a una forza, un dominio di coerenza, comportante un determinato orientamento generale e variabile in clusters delle molecole d’acqua, le quali permettono l’assemblamento delle reti polimeriche che sono l’armatura strutturale della matrice, a loro volta costituite da acqua “nascosta”.

La struttura vivente trova quindi la sua attuale migliore espressione grazie a questo modello organizzativo a rete che produce continuamente se stesso per mezzo di campi morfogenetici, formando un confine impermanente rispetto all’ambiente circostante.

Com’è organizzata la Matrice Extracellulare

Vi sono tre condizioni di base sempre rispettate nell’organizzazione della MEC, senza le quali la vita strutturata sarebbe impossibile.

La prima condizione di base deve far sì che le molecole possano organizzarsi cambiando alcuni aspetti di tale organizzazione ed è la presenza di un ambiente nel quale sia attivo un campo magnetico coerente con gli obiettivi della cellula e del sistema cui la cellula appartiene. Le cellule producono campi elettromagnetici che originano principalmente dalla interazione tra mitocondri e microtubuli, ma anche tra l’ambiente intra ed extracellulare.

Tali campi elettromagnetici risentono in modo importante dell’interazione ambientale, tanto che è possibile affermare che si può sfruttare questo principio con vecchie (parlo delle tombe dei giganti in Sardegna e loro ipotizzati effetti sulla salute) e nuove applicazioni terapeutiche come la “ionorisonanza ciclotronica” (macchinario per terapia biofisica ideato da Getullo Talpo ed Emilio Del Giudice). Inserendo un sistema vivente all’interno di un campo magnetico, le sue cellule rispondono alle sollecitazioni esogene fornite dalle variazioni di tale campo, tanto da permettere, sulla base del principio di risonanza, di spostare le popolazioni ioniche dall’ambiente extracellulare a quello intracellulare e viceversa.

 

Nuovi sistemi terapeutici, come la “terapia di informazione biofisica bipolare” (il lettore può facilmente trovare in rete maggiori informazioni su questo strumento, N.d.R.) sfruttano lo stesso principio del campo magnetico applicato in modo sistemico o focalizzato: inviano un’informazione con la quale si intende manipolare, in inversione o amplificazione, il segnale prelevato dal paziente o addirittura operano direttamente con la luce, interagendo in modo pulsato e adattativo con le cellule e il loro campo informazionale. La ricerca mostra che è possibile sfruttare tale principio per informare le cellule con una velocità e una precisione almeno identica a quella farmacologica.

In natura praticamente ogni atomo risponde alle dinamiche magnetiche, ma uno fra tutti è dotato di un’intrinseca proprietà magnetica e della capacità di formare legami dando origine a una varietà infinita di composti organici: il carbonio. La presenza del carbonio, come atomo che risponde in modo regolare al campo magnetico di fondo, dovrebbe essere considerata la condizione di base accessoria alla prima perché la vita possa manifestarsi come noi la percepiamo.

La seconda condizione di base è quella che l’ambiente esterno sia “favorevole” ai fenomeni pre-vitali e vitali ed è la presenza di acqua. L’acqua è una molecola costituita da tre atomi, due di idrogeno a polarità elettropositiva e uno di ossigeno a polarità elettronegativa. Proprio grazie a questa caratteristica pronunciata polarità molecolare, l’acqua si organizza in strutture cristalline dinamiche sulla base degli ioni presenti nell’ambiente intra ed extracellulare.

La composizione ionica della MEC è un dato fondamentale dal punto di vista della salutogenesi. È ragionevole pensare che questa organizzazione nella MEC venga “orientata” dai microcampi magnetici prodotti dalla cellula e che la matrice si comporti, proprio grazie ai sali e alle proprietà degli ioni che li compongono, come un cristallo a densità e conformazione molecolare variabile in relazione all’input centrale, onde mantenere la coerenza quantistica specifica per la funzione richiesta...

Continua la lettura su:

Scienza e Conoscenza n. 73 - Luglio/Settembre 2020 — Rivista >> https://bit.ly/3eE4ire

Nuove scienze, Medicina Integrata

Autori Vari

www.macrolibrarsi.it/libri/__scienza-conoscenza-n-73-luglio-settembre-2020.php?pn=1567