La medicina è una sola: scienza e serendipity
Medicina Non Convenzionale
Il dottor Stefano Fais ci propone un'interessante
riflessione sul vero senso della ricerca scientifica in medicina
Stefano Fais - 02/08/2019
Questo articolo è tratto da Scienza e Conoscenza 69.
Come scienziato non mi interessa attribuire grande
importanza a termini quali non convenzionale, integrata, alternativa quando
sono riferiti alla medicina. Per me, nella scienza, la cosa realmente
importante è mantenere un approccio alla procedura sperimentale aperto, privo
di chiusure aprioristiche e dogmatiche tale per cui ciò che a prima vista
potrebbe apparire come un errore, o qualcosa di insignificante, potrebbe rivelarsi
una grande scoperta se solo siamo capaci di cambiare l’angolazione, la
prospettiva, da cui osserviamo il fenomeno in esame.
Quando si parla di serendipity ci si riferisce alla
scoperta di qualcosa mentre si stava cercando qualcos’altro. L’esempio classico,
in questi casi, è quello relativo alla penicillina.
Fleming stava studiando lo Staphylococcus influenzae
quando una delle sue piastrine di coltura si contaminò e su di essa si sviluppò
un’area ben delimitata priva di batteri: il resto della storia lo conosciamo
tutti. Nel 2008 il «Financial Time» ha pubblicato un articolo provocatorio sul
ruolo della serendipity nel futuro della medicina. In realtà la serendipity ha
avuto un ruolo chiave nella scoperta di un’am-pia gamma di farmaci psicotropi,
tra cui l’anilina viola, il dietilamide dell’acido lisergico, il meprobamato,
la clorpromazina e l’imipramina.
Quando un ricercatore fa una scoperta mediata dalla
serendipità deve prestare un alto livello di attenzione a tutto ciò che sta
accadendo attorno a lui, a trecentosessanta gradi. Ma questo non basta: per
scoprire qualcosa che sia veramente nuovo e fuori dagli schemi occorre
mantenere una mente sufficientemente sganciata dalle tradizionali
infrastrutture cognitive e culturali che normalmente rendono estremamente
focalizzata su un particolare punto di arrivo – spesso predefinito – l’attività
di ricerca.
Io credo che un ricercatore in medicina debba mantenere
lo sguardo curioso e innocente di un bambino.
Max Planck disse che la scienza non progredisce perché
gli scienziati cambiano idea, ma piuttosto perché gli scienziati attaccati a
opinioni errate muoiono e vengono rimpiazzati. Otto Warburg ha usato le stesse
parole per commentare il fatto che le sue idee – non mainstream sulla genesi
del cancro – faticassero a essere accettate. Personalmente ritengo che le
ricerche non mainstream nella scienza vadano incoraggiate e che abbiano avuto –
e possano avere – un ruolo fondamentale nello sviluppo della medicina. In
questa rubrica che terrò su Scienza e Conoscenza in ogni numero, parleremo sia
delle scoperte che sono passate inosservate anche se ricche di prospettiva –
una tra tutte il ruolo della vitamina C nella cura dei tumori – sia delle più
recenti ricerche guidate da un approccio non mainstream, come ad esempio la
scoperta che farmaci antiacidi possono avere un ruolo chiave nelle nuove
strategie antitumorali e l’importanza dell’acqua e di antiossidanti nel
mitigare l’invecchiamento. Vi aspetto in ogni numero per grandi novità!
Stefano Fais si è laureato in Medicina e Chirurgia nel
1981. Per circa 15 anni ha condiviso l’attività di medico con l’attività di
ricerca e nel 1994 ha deciso di dedicarsi completamente ad essa. È attualmente
Direttore del Reparto Farmaci Anti-Tumorali dell’Istituto Superiore di Sanità.
È autore di più di 200 fra lavori scientifici, monografie e libri ed è nventore
di 10 brevetti.
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Scienza e Conoscenza n. 69 - Luglio/Settembre 2019 -
Rivista >> http://bit.ly/2LzQgg5
Nuove scienze, Medicina Integrata