martedì 7 novembre 2017

L'effetto Sagnac nega la relativita' di Einstein?




L'effetto Sagnac nega la relativita' di Einstein? Cosa sarà mai?

di Antonella Ravizza

Scienza e Fisica Quantistica


L’effetto Sagnac nega la relatività di Einstein? Cosa sarà mai?

L’effetto Sagnac è un fenomeno molto particolare scoperto circa un secolo fa, precisamente nel 1913 dal fisico francese Georges Sagnac, eppure ancora ai giorni nostri è al centro di un acceso dibattito.

Che cos'è l'effetto Sagnac e come si manifesta

Consideriamo un osservatore fermo in una posizione sulla terra. Se il nostro osservatore potesse inviare due segnali luminosi intorno alla terra stessa, facendo compiere ai due raggi un giro completo lungo un parallelo di riferimento, muovendosi in due direzioni opposte, uno verso est e uno verso ovest, per l’effetto Sagnac l’osservatore vedrebbe ritornare i segnali nella sua posizione in due momenti diversi. È un’asimmetria della velocità della luce, incontrata quando i segnali luminosi percorrono la circonferenza di un disco in rotazione in verso contrario. Una probabile spiegazione sarebbe che i segnali si siano mossi a velocità diverse, percorrendo lo stesso spazio in tempi differenti.

Si manifesta in un apparato chiamato interferometro ad anello. Dividendo un singolo raggio di luce in due raggi identici ed indirizzandoli sulle due traiettorie opposte lungo l’anello, attraverso l’utilizzo di alcuni specchi o di fibre ottiche per guidare la luce, è possibile far muovere un segnale in senso concorde o discorde al verso di rotazione dell’anello e si nota che i due raggi ritornano sfasati l’uno rispetto all’altro. Ad un ritardo temporale corrisponde un ritardo di fase rilevato da un interferometro montato sulla piattaforma; il ritardo mette in evidenza i caratteri contradditori dell’effetto, perché il fenomeno sembrerebbe discordarsi dalla relatività ristretta. Per spiegare quello che appare è necessario ridefinire il tempo sulla piattaforma per salvaguardare la costanza della velocità della luce su di essa.

L'etere esiste?

In realtà l’effetto Sagnac non si manifesta solo quando in un fenomeno stiamo parlando di rotazione, ma è molto più generale. Esistono due dispositivi che sfruttano l’effetto Sagnac: il girolaser (utilizzato dagli aerei per determinare eventuali spostamenti dell’assetto della navigazione) e il GPS (utilizzato per la localizzazione topografica). Stranamente i teorici si occuparono molto poco di questo effetto, come se non ponesse grandi problemi concettuali; per esempio Einstein non ne volle mai parlare.  Il fisico Langevin nel 1921 ne parlò dicendo: “Mostrerò come la teoria della relatività generale spieghi in modo quantitativo i risultati dell'esperimento di Sagnac”, e in effetti mostrò che un’applicazione della meccanica galileiana spiega le affermazioni di Sagnac. Sagnac interpretò lo spostamento delle frange a seguito della rotazione della piattaforma come una diretta manifestazione dell’etere luminifero e concluse che la piattaforma fosse soggetta ad un “vento d’etere”, diretto sempre in verso opposto a quello di rotazione, che ritarda i segnali inviati nello stesso verso di rotazione, e che anticipa i segnali inviati in verso opposto. Dai calcoli svolti ci rendiamo conto che nel sistema accelerato la luce sembra non propagarsi a velocità costante, ma a velocità diverse a seconda che si propaghi nello stesso verso o in senso opposto a quello di rotazione della piattaforma, infatti percorre distanze uguali in tempi diversi.

Questo sembrerebbe contraddire anche il secondo postulato della relatività ristretta. Se considerassimo la velocità della luce “di andata e ritorno”, allora troveremmo che in effetti la velocità della luce è costante in tutti i sistemi di riferimento inerziali (come affermato nel principio di relativita di Einstein). In particolare, l’esperimento di Sagnac produce quest’effetto perchè consideriamo raggi che si propagano lungo un percorso senza tornare indietro; in caso contrario i due ritardi accumulati si eliminerebbero a vicenda. Secondo Sagnac un’ipotesi plausibile potrebbe essere che l’etere effettivamente esista, anche se con il termine etere non intendiamo lo storico etere luminifero, ipotetico mezzo che permea tutto lo spazio in maniera omogenea ed isotropa, e che costituisce il supporto meccanico alla propagazione delle onde elettromagnetiche, ma intendiamo, per estensione, la geometria stessa dello spazio.


Un’altra doverosa osservazione è che cambiando il sistema di riferimento, prendendo cioè un sistema di riferimento inerziale esterno al sistema rotante, i due raggi di luce si muovono alla stessa velocità e nello stesso tempo, quindi non ci sono stranezze di comportamento. Si nota come il cambiamento del sistema di riferimento può portare a risultati diversi. Effettivamente sono necessari altri studi sul fenomeno: tuttora sono pubblicati articoli di ricerca scientifica sull’argomento.

venerdì 3 novembre 2017

Le quattro grandi intuizioni del dottor Max Gerson




Le quattro grandi intuizioni del dottor Max Gerson

Scritto da: Kathryn Alexander

Cancro: le cure alternative



Le quattro grandi intuizioni del dottor Max Gerson

Tratto dal libro Il medoto Gerson

La filosofia incarnata dall’opera del dottor Gerson nel quadro dei successi e delle pratiche della medicina del suo tempo ci offre un punto d’appoggio per proseguire il suo cammino. È edificante vedere come la tecnologia moderna sia in grado di appoggiare e corroborare gran parte dei suoi studi. La filosofia alla base del suo approccio si appoggiava su quattro elementi.

• Ristabilire il metabolismo ossidativo. Il passo fondamentale consisteva nel riportare il potassio (K+) all’interno delle cellule, a scapito della presenza di sodio (Na+) in esse. Gerson riconobbe che era il potassio a giocare il ruolo cruciale nella gestione dell’ossidazione, della produzione di energia (ATP) e di conseguenza nel metabolismo di tutta la cellula. Lo stato del potassio influenza ogni singola cellula di ogni sistema dell’organismo, sistema immunitario compreso. Dato che ristabilire il metabolismo era uno dei passi principali verso la guarigione, questo aspetto divenne uno dei principali obiettivi della terapia.

• Avviare e sostenere l’infiammazione terapeutica. Il meccanismo assicurava la digestione parenterale del tessuto neoplastico. Si tratta di un importantissimo fattore per valutare i progressi ottenuti che, una volta avviato, indica la crescita della resistenza dell’organismo e il calo della resistenza (del tumore).

• Attivare il fegato per eliminare il tessuto neoplastico e le tossine in circolo. Di importanza cruciale era la capacit. del fegato di disintossicare l’organismo. Il dottor Gerson stabil. che, se la velocità con cui le cellule espellono le tossine supera quella con cui il fegato riesce a eliminarle dall’organismo, allora il paziente può andare incontro a un peggioramento delle sue condizioni e di quelle del fegato. Diventa allora un punto fondamentale della terapia riuscire a valutare la capacità del fegato di smaltire le tossine, in modo da assicurarsi un’eliminazione senza rischi e alla velocit. richiesta dalla malattia cronica.

• Rigenerare i tessuti (struttura e funzione). Gerson constatò che, per completare la cura, era essenziale dedicare un periodo alla rigenerazione dei tessuti. Aveva osservato infatti che anche quando l’organismo si è liberato di tutte le masse tumorali e il paziente si sente “pulito”, senza un adeguato periodo dedicato alla rigenerazione i rischi di recidiva sono molto alti.

Scopri il libro di Kathryn Alexander sul Metodo Gerson

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Manuale per la cura del paziente con protocolli terapeutici
Kathryn Alexander


giovedì 2 novembre 2017

Si possono davvero sentire i pensieri degli altri?




Si possono davvero sentire i pensieri degli altri?

Trasmettere il pensiero: lo spiega la fisica quantistica

Scritto da: Carmen Di Muro

Psicologia Quantistica



Si possono davvero sentire i pensieri degli altri? Trasmettere il pensiero: lo spiega la fisica quantistica

Gentile dottoressa Di Muro, da tempo attendevo una rubrica che chiarisse alcune mie curiosità circa la natura energetica delle cose e che non si occupasse esclusivamente di spiegare i vari malesseri psicologici. Finalmente sono nel luogo giusto e questa sezione di psicologia quantistica mi rende davvero felice. A questo scopo le chiedo: si possono davvero sentire i pensieri degli altri? Possiamo cogliere il mondo attraverso i soli apparati sensoriali o in noi c’è un potere molto più grande di cui siamo completamente ignari?
Aspettando una sua risposta, la ringrazio di cuore.
A.N.

Gent.ma A.,

molto spesso crediamo che le dinamiche insite nel pensiero umano possano essere spiegate esclusivamente dalle varie discipline specialistiche che si dedicano all’analisi e alla conoscenza dei suoi processi e delle sue attività specifiche. Ma seppure le attuali scienze cognitive hanno fatto passi da gigante, ancora molto buio regna in merito all’enorme potenziale, trasformativo ed agente, racchiuso all’interno di ogni individualità. Il più delle volte, non siamo consapevoli degli scambi energetici che avvengono tra noi e il mondo esterno. La nostra attenzione rivolta alla concretezza delle cose rischia, infatti, di farci perdere di vista l’esistenza di altre informazioni. Eppure tutto è contenuto in noi e noi non siamo separati dal mondo fisico che ci circonda, ma siamo inseriti in un’unità spazio-temporale, in un campo energetico organizzato che “inventa” la materia. Nella profondità delle nostra carne noi siamo “quanti di energia” che in un movimento armonioso si legano con le frequenze informate presenti nel campo gravitazionale di cui siamo parte.

I nostri apparati sensoriali sono specializzati nella captazione di determinate frequenze esterne e trasformano in impulsi neurali le sole frequenze vibratorie che riescono a cogliere. Ecco perché molto ancora ci sfugge. Ma ciò che non vediamo non è detto che non esista. Non a caso molte manifestazioni della coscienza ancora inspiegabili vengono etichettate come “fenomeni PSI” e relegate nell’ambito di quelle discipline che non trovano dimostrazione a livello empirico.

Infatti oggigiorno lo studio del pensiero procede sulla base di dati oggettivi e misurabili. La maggior parte degli studiosi conviene sulla considerazione che i nostri processi intellettivi siano da attribuire all’attivazione di ampie aree neurali e di unità di elaborazione specializzate del nostro cervello e che il pensiero sia definibile semplicemente come un’estensione della percezione e della memoria. Tuttavia questa definizione, seppure accettata e condivisa dalla comunità scientifica, non rende merito al pensiero e alla sua complessità, ma soprattutto appare difettiva nella spiegazione di quei fenomeni che ognuno di noi sperimenta nel corso della propria esperienza quotidiana.

Quante volte ci capita di pensare ad una persona e dopo un pò vederla comparire dinanzi ai nostri occhi?
Pensare ad un amico e ricevere una sua telefonata?
Pensare ad un evento o una situazione e vederla realizzata concretamente?
Quante volte ci capitano queste assurde e sconosciute dinamiche?

La trasmissione del pensiero, ciò che la Parapsicologia annovera sotto il nome di Telepatia è parte di ogni essere umano, è parte e fondamento della nostra sensibilità e del potere immenso che risiede nella nostra unicità. Pensiamo per esempio a due gocce di pioggia: esse, essendo composte dallo stesso elemento ovvero l’acqua, si legheranno immediatamente dando vita alla formazione di una goccia più grande. Ciò non capita, quando, al contrario, troviamo due elementi che differiscono per composizione, come una goccia di olio ed una di acqua. Essi non si legheranno immediatamente, in quanto la propria composizione negherà il legame o lo permetterà in modo del tutto diverso.

Stessa dinamica vale per i pensieri. Quando posseggono in sé la stessa intensità vibratoria si legheranno immediatamente, al contrario quando questi avranno vibrazioni differenti, l’accordo invece diventerà difficoltoso. Nel momento in cui noi siamo centrati su pensieri che sono polarizzati sul versante positivo o negativo entreremo in risonanza con persone che producono in misura uguale alla nostra, pensieri della stessa qualità ed intensità vibrazionale. Ci accorderemo ad altre volontà pensanti, a prescindere dal luogo, poiché il nostro pensiero in movimento si propaga velocemente nell’intero campo vibrazionale andando a sintonizzarsi con onde della stessa polarità. Stesso vale per le situazioni e gli eventi che ci accadono. Tra le infinite possibilità insite nel Campo Unificato che tutto informa, quella che risulterà in maggiore risonanza con noi, collasserà nel materico, assumendo con il tempo manifestazione concreta.

Il fenomeno della telepatia, della cosiddetta trasmissione del pensiero, è un processo naturale, perché nel momento in cui la nostra energia profonda è centrata su una vibrazione piuttosto che su un'altra, richiamerà a sé vibrazioni simili che entreranno subito in risonanza con quest’ultima. Ed ecco che a livello manifesto penseremo a una persona e questa ci chiamerà, la incontreremo per caso dopo averla pensata o vivremo situazioni che avevamo già sperimentato a livello ideatorio ed immaginativo.

Approfondisci questi temi nel libro Essere è Amore. Dal Pensiero alla Materia.

Essere è Amore - Libro
Dal pensiero alla materia - Viaggio scientifico nella pura essenza
Carmen Di Muro