venerdì 5 gennaio 2018

Differenza tra arteriosclerosi e aterosclerosi




Qual e' la differenza tra arteriosclerosi e aterosclerosi?

Scritto da: Davide Terranova | Medicina Non Convenzionale



Qual è la differenza tra arteriosclerosi e aterosclerosi?

Per i più avvezzi alla terminologia medica, precisiamo che, esistono due termini molto simili e spesso confondenti: arteriosclerosi e aterosclerosi. Per arteriosclerosi si intende una generica condizione patologica, ma fisiologicamente quasi inevitabile dopo una certa età, del tessuto vascolare costituente le arterie, che dopo anni vita, per una serie di ragioni, perde in parte la naturale elasticità. Tanto è vero che nei soggetti maggiori di 65 anni, sono tollerati valori pressori sistolici lievemente superiori ai valori considerati normali (pressione sistolica massima uguale o inferiore a 140 mmHg, pressione diastolica minima, inferiore uguale a 90 mmHg).

Per aterosclerosi invece, si intende una malattia delle arterie caratterizzata dalla presenza di formazioni giallastre nella parete del lume vascolare, chiamate placche ateromasiche.

Per arrivare a comprendere i fini meccanismi molecolari che sono alla base dell’aterosclerosi, ci sono volute decine di anni, numerose teorie, ipotesi e studi. Posso accettare che la maggior parte delle persone, la gente comune, non ne sappia ancora nulla. Inammissibile non conoscere, per chi si occupa di salute, che ad esempio il colesterolo non è affatto il diretto responsabile della malattia ma uno degli “inconsapevoli” partecipanti.

L’aterosclerosi dunque, ossia la formazione di placche (ateromi) che protrudono nel lume delle arterie, è (quasi sempre) la causa di ictus cerebrale e infarto cardiaco. L’aterosclerosi, soprattutto nel mondo occidentale (ma oramai diffusa in tutto il pianeta) è presenta in quasi tutti noi, già nella prima decade di vita. Le prime alterazioni quasi invisibili, sono costituite da lesioni lineari lungo il lume delle arterie di medio e grosso calibro, chiamate strie lipidiche. Lo so, sorprende che un bambino di 8 anni possa avere già segni di questa malattia, ma purtroppo questo è un dato confermato.

Posto questo, lo sforzo nel mondo scientifico è inteso a comprendere, ovviamente come si forma, ma soprattutto come sia possibile limitare la sua evoluzione, che per milioni di persone all’anno nel mondo si manifesta nei suoi epifenomeni: infarto cardiaco, morte improvvisa ed ictus cerebrale.

Affinché questa malattia si verifichi sono necessarie due condizioni:

la prima condizione è una iniziale infiammazione del rivestimento interno (endotelio) dell’arteria, chiamata disfunzione endoteliale, che la rende vulnerabile di subire la “seconda condizione”;
la seconda condizione è la presenza in circolo di un elevato numero di molecole chiamate lipoproteine LDL, che si insinuano nello spessore dell’arteria (anatomicamente si chiama spessore intimale della arteria), generando l’infiammazione locale che darà origine alla placca.

Ad oggi questa è la teoria più accreditata sulla genesi della aterosclerosi.

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giovedì 4 gennaio 2018

Il fenomeno della polarita'




Il fenomeno della polarita': dall'Universo alle nostre emozioni

Scritto da: Carmen Di Muro | Psicologia Quantistica



Il fenomeno della polarità: dall'Universo alle nostre emozioni

Tutti i fenomeni dell’universo si possono analizzare in termini di positivo e negativo, come per l’ambiente così per l’essere umano, in una complementarietà costante tra entità di carica opposta (+/-). Abbiamo per esempio il bene e il male, le emozioni positive e negative, il buio e la luce, la malattia e la salute, il giorno e la notte, l’amore e l’odio. L’azione di queste due forze è perenne e  in interazione reciproca.

Il fenomeno della polarità lo riscontriamo in tutta la materia, da quella più semplice fino ai fenomeni cosmici più complessi. Ed oggi la scienza di frontiera ci aiuta sempre meglio a chiarirne le leggi sottili. Pensiamo all’atomo, costituente minimo degli elementi che ci circondano, il cui nucleo è costituito da due poli, il protone a carica positiva e l’elettrone a carica negativa. Lo stesso principio della polarità può essere riscontrato a livello biologico nella cellula sia animale che vegetale dove il nucleo è caricato positivamente mentre il citoplasma, sostanza compresa tra la membrana plasmatica e la membrana nucleare, è caricato negativamente. Questa differenza di potenziale elettrico determina la vitalità delle cellule.


Tutte le manifestazioni presenti nel reale vengono generate dall’interazione dinamica tra positivo e negativo, producendo il continuo cambiamento esistente nella conformazione dell’universo stesso.

Noi, come esseri umani, essendo composti a livello particellare da questo bipolarismo di fondo, riusciamo ad accordarci con l’energia dell’universo, degli eventi  e delle persone sulla base dell’attrazione della stessa frequenza. Ma se il nostro corpo denso è sì composto da entrambe le cariche energetiche, in virtù della cui presenza avviene l’accordo, dobbiamo invece comprendere che, al contrario, la nostra coscienza è potenza, un Tutto armonico, un flusso atemporale e aspaziale che va al di là del regno duale, ma che in sé compenetra, custodisce e fluisce con ogni cosa.

Questo è l’elemento di base profondo essenziale che non soltanto permette di scambiare informazioni, ma di regolare le interazioni reciproche tra entrambe le polarità da cui si determina la costruzione e lo sviluppo della realtà stessa. Quando si è in uno stato di centratura l’essere umano riesce a modulare armonicamente il bilanciamento delle due polarità. Al contrario, quando si smarrisce la via profonda, quella che rimanda alla nostra energia di base, le informazioni esterne di polarità negativa, non di rado, prendono il sopravvento danneggiando le nostre componenti profonde ed attirano carica dello stesso polo che aumenta la sua intensità. Questo, a livello concreto, si traduce nella produzione di emozioni, pensieri, disfunzioni corporee ed eventi che rispecchiano la carica dominate a cui ci siamo ancorati.

Tutto ciò non è dovuto al caso, ma si realizza attimo dopo attimo attraverso dinamiche non sempre consapevoli che guidano il nostro procedere verso scelte che condurranno all’amplificazione della stessa polarità. Il segreto? Centrarsi, trovando il giusto equilibrio, la carica neutra. Ciò avviene grazie alla chiarificazione cosciente di quale traiettoria energetica si stia seguendo in un determinato momento di vita.

E la chiave è nel cuore. Esso è capace di indirizzarci in questo percorso permettendoci di effettuare il discernimento consapevole delle informazioni in entrata.

Per approfondire il tema leggi Anima Quantica. Nuovi orizzonti della Psiche e della Guarigione.

Rubrica di psicologia quantistica: scrivi alla dottoressa Di Muro
Carmen Di Muro, psicologa e psicoterapeuta, risponde alle domande dei lettori.

Per inviare la tua domanda a Carmen Di Muro scrivi via mail a

mercoledì 3 gennaio 2018

Sensibilita' Chimica Multipla




Che cos'e' la Sensibilita' Chimica Multipla

intervista alla dottoressa Maria Grazia Bruccheri

Scritto da: Marianna Gualazzi

Medicina Non Convenzionale



Che cos'è la Sensibilità Chimica Multipla: intervista alla dottoressa Maria Grazia Bruccheri

Immaginate che il vostro profumo preferito, quello che siete abituati da anni a mettere sulla pelle e che è diventato il custode di tanti ricordi di vita, diventi ad un tratto il vostro peggior nemico: respirare l’amata fragranza scatena mal di testa, nausea, vomito, spasmi e dolori articolari tanto che non riuscite neppure ad uscire dalla stanza e ad allontanarvi dalla sorgente odorosa che ha scatenato lo shock. Questo è ciò che accade ai pazienti affetti da Sensibilità Chimica Multipla, una patologia misconosciuta che colpisce dal 3 al 9 per cento della popolazione, con effetti invalidanti sulla salute e la vite dei malati. Per capire meglio di cosa si tratta ne abbiamo parlato con la dottoressa Maria Grazia Bruccheri, genetista esperta in MCS.

Che cos’è la Sensibilità Chimica Multipla e quali sono i dati di incidenza di questa patologia nel nostro Paese?

La Sensibilità Chimica Multipla (MCS) è una patologia nota ormai da decenni a livello internazionale, in Italia se ne parla ormai da un decennio, dal 2010 circa ad oggi.

È una condizione molto seria e grave, possiamo definirla come un’alterazione del metabolismo su base prevalentemente ambientale. Si tratta di una sindrome, questo significa che la patologia colpisce più organi e apparati, dovuta a una base, una predisposizione, genetica: le persone affette da MCS hanno alcuni geni che non funzionano bene, ovvero presentano delle mutazioni che alterano le funzioni metaboliche. Si tratta di persone incapaci di smaltire tutto ciò che viene dall’ambiente esterno, compresi talvolta i farmaci, le vitamine, gli alimenti, oltre che metalli pesanti e sostanze chimiche di varia natura. Quest’incapacità di smaltimento comporta un accumulo di metaboliti tossici e quindi delle tossicità. Oltre a questo aspetto c’è un altro problema metabolico coinvolto nella MCS che riguarda i radicali liberi: questi soggetti hanno una maggiore predisposizione genetica a formare radicali liberi e hanno un’incapacità genetica a smantellarli. Un eccesso di radicali liberi porta a infiammazioni croniche e stress ossidativo, con tutto ciò che ne deriva, ovvero infiammazioni in più organi e apparati. È una patologia cronica, e se non trattata evolve nel modo più infausto. Nonostante ci siano queste predisposizioni genetiche, la MCS è una patologia ambientale in quanto è scatenata dal fatto che la persona vive o lavora in un contesto ambientale fortemente inquinato: le predisposizioni genetiche da sole non scatenerebbero la patologia. Nella storia di questi pazienti troviamo di fronte o a un’intossicazione acuta data da una particolare molecola, un avvelenamento, oppure più spesso ci troviamo di fronte a esposizioni croniche di piccolissime dosi di sostanze chimiche, penso ad esempio alla candeggina – la maggior parte dei pazienti sono delle donne e il rapporto uomo/donna in questa patologia è di 1 a 9. Anche l’esposizione cronica a piccolissime dosi può, quindi, determinare un accumulo tossico e il manifestarsi della malattia intorno ai 20, 30 o 40 anni, ma troviamo sempre più spesso casi anche in ambito pediatrico: tutto dipende dalla concentrazione esterna di sostanze tossiche e dal metabolismo basale.

La cosa più interessante emersa negli ultimi studi è che l’ambiente risulta essere molto più incisivo dell’aspetto genetico costituzionale, in quanto l’ambiente riesce a bloccare l’espressione del DNA: è quello che si chiama epigenetica ed è quello che cerchiamo di studiare negli ultimi anni. Il danno più grave che l’ambiente fa in questi pazienti non è tanto l’effetto tossico, quanto l’inibizione dell’espressione del DNA, con ulteriore peggioramento del quadro genetico iniziale che può portare alla totale incapacità, da parte del soggetto, di smaltire le sostanze estranee. In questi casi si possono avere reazioni per qualunque cosa, fossero anche quegli alimenti che fino a poco tempo prima erano bel tollerati.

Riguardo alla statistica di incidenza, in Italia non c’è un dato unico, ci sono dati diversi raccolti da diverse associazioni, ma siamo in mancanza di un registro nazionale dei pazienti. Per quel che riguarda la letteratura internazionale, da questa sappiamo che la prevalenza della patologia nella popolazione oscilla dal 3 al 9 per cento. Teniamo presente che siamo di fronte a una prevalenza davvero molto alta nella popolazione, maggiore anche a quella del diabete. È una malattia molto diffusa e non una malattia rara, come era stata inizialmente classificata: è rara la diagnosi perché non si conosce, molti colleghi ignorano la sua esistenza anche perché è stata presentata male negli anni passati. Ma si tratta di una patologia molto complessa: ripeto, su base genetica ma soprattutto su base ambientale e quindi epigenetica.

Come avviene la diagnosi e quali sono ad oggi i trattamenti possibili?

Quello che si sa e si scopre sull’MCS avviene anche grazie alla collaborazione e al confronto continuo con i pazienti: purtroppo non esistono dei protocolli internazionali di diagnosi e di terapia. Per quel che riguarda i protocolli terapeutici non c’è un protocollo unico, così come non c’è un farmaco o un marcatore di patologia.

Per quel che riguarda la diagnosi, sono sempre percorsi individuali: non troverà mai un paziente affetto da Sensibilità Chimica Multipla con sintomatologia uguale ad un altro paziente. Ci sono aspetti generici comuni, ma la sintomatologia è sempre personale e anche il modo di trattarla è individuale, in quando il metabolismo e veramente complesso e dipende da milioni e milioni di geni alterati su base genetica ed epigenetica.

Tutto ciò che noi definiamo esami di routine (esami del sangue, ecografie, ecc,) soprattutto nella fase iniziale della patologia non danno alcun tipo di risultato e sono perfettamente normali. Quello che va ricercato e studiato in questi pazienti è lo stress, inteso come stress ossidativo, e formazione radicali liberi, a questo possiamo associare lo studio della farmacocinetica e da qui possiamo partire per avere i primi dati che riescono a oggettivare la presenza di un danno funzionale in questi pazienti.

Questi pazienti sono inoltre accomunati da delle carenze: di vitamina D – si riscontra pressoché nel 100% dei pazienti – vitamine E, C, B. Da un lato abbiamo quindi una situazione che porta a un eccesso di sostanze tossiche nel corpo – basta fare un mineralogramma del capello per riscontrare l’eccesso di metalli pesanti – e parallelamente riscontriamo in tutti questi pazienti carenze importanti di oligoelementi, ovvero di metalli buoni, utili alla nostra biochimica (magnesio, cromo, manganese), e carenze di aminoacidi: tutto questo altera il metabolismo e porta a una sintomatologia sindromica.

A livello di sintomi non abbiamo solo la sintomatologia respiratoria, che in ogni caso non ha nulla a che vedere con le allergie – in questo senso il termine Sensibilità è molto fuorviante perché ci fa pensare a una allergia: una persona con MCS può anche avere allergie a farmaci ed alimenti, ma si tratta di una co-morbilità in quanto, come abbiamo detto, l’MCS è un problema metabolico, l’organismo non ce la fa a smaltire quella determinata sostanza e tende ad accumulare metaboliti tossici.

L’MCS colpisce qualunque organo e qualunque apparato, classicamente la persona con questa patologia ha, al primo contatto con la sostanza che non tollera, un disturbo respiratorio – la dispnea o fame d’aria – seguito da un dolore al petto e una tachicardia, in quanto scatta un meccanismo di allerta del sistema nervoso autonomo. Si ha confusione mentale e la persona non riesce ad agire, è come bloccata e non è neppure in grado di spostarsi dall’ambiente in cui sta male. Si possono poi avere disturbi intestinali importanti: crampi, nausea, vomito, diarrea, stipsi. Abbiamo anche segni di stanchezza cronica, vescica neurologica, stanchezza muscolare, rigidità, crampi, perdita di memoria a breve termine, alterazione del tono dell’umore. La sintomatologia è infinita…

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