mercoledì 6 novembre 2013

Deepak Chopra, chi è?

Deepak Chopra, chi è?

di Anonimo



Molti lo ritengono il padre della New Age, ma lui rifiuta il titolo. "Sono un esploratore, uno studente", dice. "E devo ancora decidere che cosa farò da grande". Intanto, a 53 anni, Deepak Chopra ha scritto 21 libri tradotti in 30 lingue, e venduto in tutto il mondo oltre quindici milioni di copie. 

Nato in India, laureato in endocrinologia negli Stati Uniti, oggi è il consulente di benessere di star come Madonna, Demi Moore e Liz Taylor. Chopra ha fatto rivivere l'ayurveda, la millenaria medicina indiana, riscoprendo la modernità del suo concetto fondamentale: l'indissolubile unità di mente, corpo e spirito. 

Nel 1995 ha fondato a La Jolla in California il Chopra Center of Well being, un centro benessere dove si applicano i suoi metodi, soprattutto meditazione, yoga e medicina indiana. Sguardo intenso, personalità magnetica, Chopra tiene seminari in tutto il mondo. 

Da dove possiamo cominciare, nella vita quotidiana, a costruire il nostro benessere? 

Ogni giorno tutti noi abbiamo un infinito numero di esperienze. Mangiamo, respiriamo, dormiamo, sperimentiamo sensazioni attraverso i cinque sensi, e siamo in contatto con il nostro mondo interiore: emozioni, desideri, pensieri. Dobbiamo fare in modo che tutte queste esperienze siano di qualità. Non è difficile. Il primo passo è diventare testimoni dei propri comportamenti, osservarli con distacco: così si raggiunge una maggiore consapevolezza e si può intervenire per migliorare le nostre esperienze. Poi dobbiamo fidarci del nostro corpo. Abbiamo dentro di noi una vera e propria farmacia: tranquillanti, anticorpi, sonniferi, predisposti sempre alla dose giusta per il momento giusto. Il segreto è smettere di interferire con questi processi. E amarsi seriamente. In questo modo potremo eliminare dalla vita la tossicità. 

Significa dover rinunciare ai piaceri della vita, stare sempre a dieta,non fumare e così via? 
Niente affatto, non c'è bisogno di diventare asceti. Il vero problema non è il piacere in sé ma la dipendenza. Siamo dipendenti da certi cibi, dalle droghe, dal sesso, dal lavoro. Questi comportamenti creano una specie di memoria cellulare, il corpo si aggancia alla prima esperienza piacevole della tazzina di caffè al mattino e abbiamo l'impressione di non poterne più fare a meno. Ma la continua ricerca di quel determinato piacere può danneggiarci, pensiamo a malattie come il cancro legate al fumo. In realtà ogni forma di assuefazione è un surrogato della ricerca dell'estasi, dell'esaltazione dello spirito. Abbiamo un bisogno spirituale inappagato e ci buttiamo sul cibo o sul sesso. La via d'uscita? La creatività ci può aiutare a creare nuove memorie, più sane e meno tossiche: meditare, ascoltare musica, farsi massaggiare. Lo spirito ci mette in comunicazione con un mondo di possibilità infinite, la mente invece è condizionata dal passato. Con la meditazione possiamo andare oltre la mente. 

E a proposito di dieta? Essere vegetariani è importante? 

In generale la dieta vegetariana è più sana, anche perché ormai la carne è quasi tutta contaminata da antibiotici e ormoni. Il vegetarianismo però deve essere una scelta spontanea e consapevole, non una costrizione, altrimenti diventa uno stress dannoso per il corpo. Ci siamo adattati nel corso di migliaia di anni al nostro ambiente e a un certo tipo di dieta: cambiare dall'oggi dal domani non va bene, soprattutto se questo modo di mangiare non ci piace. Il corpo percepisce immediatamente il nostro atteggiamento negativo. 

L'ayurveda è l'unica medicina al mondo che prevede tecniche specifiche per restare giovani. Ma qual è il segreto più importante? 

Non bisogna sentirsi pressati dal tempo che passa. Tra mente e corpo esiste una comunicazione fittissima e costante e i nostri processi biologici risentono della concezione che abbiamo del tempo: temiamo di invecchiare e invecchiamo. Invece, dobbiamo avere l'attenzione sull'eternità, e cercare di vivere sempre nel presente. L'universo ci ama Il nostro corpo si trasforma continuamente: ogni cinque settimane abbiamo una nuova pelle e lo scheletro si rinnova ogni tre mesi. Ma c'è una parte di noi che resta immutata, di qui viene generata tutta la nostra realtà. 

"E' il nostro sé più profondo, un luogo di grande saggezza" dice Massimo Giorgini che insegna meditazione del suono primordiale, una tecnica ideata da Deepak Chopra. "Con la meditazione entriamo in contatto con questa parte e ci disintossichiamo dagli stress emotivi della vita". 
Giorgini , laureato in fisica, spiega: "L'intuizione di Chopra è stata mettere in relazione l'antica tradizione vedica indiana con la scienza moderna. Oggi la fisica dice che tutto è energia perché gli atomi sono sostanzialmente vuoti, e che tutte le forze dell'universo provengono da un campo unificato. Una realtà che i rishi, gli antichi saggi indù, avevano già compreso". Il suono primordiale è un mantra, la vibrazione che l'universo esprimeva al momento della nostra nascita. Individuato con calcoli matematici, il mantra personale va recitato durante la meditazione e facilita il contatto con la nostra sorgente interiore. "Molti si aspettano di vivere esperienze particolari durante la meditazione ", continua Giorgini. "Spesso non accade nulla di straordinario. Ma gli effetti si vedono nella pratica: la vita cambia".


Esercizio 

Secondo Deepak Chopra non c'è nulla di meglio dello yoga per mantenersi sani e flessibili fino a tarda età. Oltre agli esercizi (chiamati asana) è importante il pranayama, cioè la respirazione. Questo esercizio di respirazione bilanciata serve per sincronizzare le funzioni del cervello destro (legato alla sfera dell'intuizione e della creatività) con quello sinistro della razionalità. Pochi minuti di respirazione al giorno vi daranno una mente più lucida e pronta e vi aiuteranno a migliorare la concentrazione. Attenzione: per fare questo esercizio ci vuole la massima tranquillità. Staccate il telefono e fate silenzio intorno a voi. 

· Sedetevi su una sedia comoda, tenendo la colonna vertebrale ben diritta. I piedi devono poggiare a terra. Chiudete gli occhi. 

· Ora appoggiate la mano destra nel modo indicato, con il pollice a fianco della narice destra, e il medio e l'anulare vicino a quella sinistra. 

· Chiudete la narice destra ed espirate dolcemente dalla sinistra. Poi inspirate dalla stessa narice. Importante: non forzate assolutamente la respirazione, che deve essere il più possibile sciolta e naturale. 

· Chiudete la narice sinistra con le altre due dita ed espirate dalla narice destra, poi inspirate dalla stessa parte. 

· Continuate così, alternando le narici, per cinque minuti. 
Poi abbassate il braccio e restate qualche minuto in posizione di riposo con gli occhi chiusi.


Libri Di Deepak Chopra 

Leggete:

 Benessere totale, La mia via al benessere, Il cammino verso l'amore, Le sette leggi spirituali del buon genitore, tutti di Sperling & Kupfer. Le sette leggi spirituali del successo è pubblicato da Armenia





Il Programma Mindfulness

Il Programma Mindfulness

Un metodo pratico e clinicamente testato per superare: stress, ansia, panico, depressione, dolore cronico... e altri problemi di salute

di Bob Stahl, Elisha Goldstein



Stress e dolore sono quasi inevitabili al giorno d’oggi, poiché fanno ormai parte della condizione umana.

Spesso possono renderci irritabili, tesi, sopraffatti e demotivati. La chiave per mantenere l’equilibrio consiste nel rispondere allo stress non tanto con la frustrazione e l’autocritica, quanto piuttosto con la consapevolezza della piena presenza mentale senza giudizio, riferita al corpo e alla mente.

Impossibile?
In realtà, è più facile di quanto sembri.

In poche settimane, potrete ridurre lo stress con Il Programma Mindfulness, un metodo clinicamente testato per alleviare lo stress, l'ansia, il panico, la depressione, il dolore cronico e una vasta gamma di problemi di salute.

Questo potente approccio viene insegnato nelle aule e cliniche di tutto il mondo e mostra come potete concentrarvi sul momento presente allo scopo di cambiare permanentemente la vostra modalità di gestione dello stress.

Con questo manuale, imparerete a sostituire le abitudini che generano il vostro stress con altre abitudini, basate sulla piena consapevolezza: un’abilità che porterete con voi per il resto della vostra vita.

 Il Programma Mindfulness
Un Metodo straordinario per alleviare lo stress

Prefazione di Jon Kabat Zinn
Postfazione di Saki Santorelli


Meditazione per l’ansia e lo stress


Autoindagine secondo la mindfulness

Si tratta di un’analisi sulla natura della propria mente e del proprio essere.

Nel contesto di questo libro, tale analisi si incentra sulle sensazioni fisiche , le emozioni e i pensieri che potrebbero contribuire allo stress e all’ansia.

Nella vostra vita quotidiana potreste essere così indaffarati da avere poco tempo per l’autoriflessione, o non averne affatto.
Tuttavia, quest’esplorazione è estremamente valida, poiché le paure spesso si nascondono sotto la superficie della consapevolezza.

Quando praticate l’autoindagine secondo la mindfulness portate consapevolezza e riconoscimento amorevoli in qualunque sensazione di stress o di ansietà fisica o mentale, lasciando semplicemente che seguano il loro corso.

Ciò significa restare in presenza di tali sensazioni
senza analizzarle, sopprimerle o incoraggiarle.

Sebbene ciò possa far paura di per sé, rendetevi conto che quando vi permettete di percepire e riconoscere in voi preoccupazioni, irritazioni, ricordi dolorosi e altri pensieri ed emozioni difficili, questo spesso li aiuta a dissiparsi.

Seguendo il flusso di ciò che accade, anziché spendere energie combattendolo o voltandogli le spalle, potete creare l’opportunità di acquisire una visione di ciò che sta alimentando le vostre preoccupazioni.

Quando cominciate a comprendere le cause soggiacenti alla vostra apprensione, compare un senso di libertà e di spaziosità.

In sintesi, questo è un processo mediante il quale si apprende ad avere fiducia e a restare alla presenza di sentimenti scomodi, anziché cercare di allontanarsene o di analizzarli.

Questo spesso porta a un notevole cambiamento; i vostri sentimenti vi mostreranno ripetutamente tutto ciò che dovete sapere su di essi, oltre a qualcosa che dovete sapere per il vostro benessere personale.


Pratica informale: RAIN

Fra poco, nel corso di questo capitolo, vi guideremo in una meditazione per l’autoindagine nell’ambito dello stress e dell’ansia. Nel frattempo potete usare l’acronimo RAIN per riferirvi a una pratica informale per effettuare l’autoindagine in stato di piena consapevolezza:

R = Ravvisa la presenza di una forte emozione
A = Acconsenti a tale presenza o riconoscila
I = Indaga il corpo, le emozioni e i pensieri
N = Non identificarti con qualunque cosa sia presente

RAIN è una pratica rivelatrice di autoindagine, che potete portare nella vostra vita quotidiana per aiutarvi a scoprire le radici più profonde di ciò che innesca in voi delle forti reazioni emotive.

Durante la prossima settimana date un riconoscimento a qualsiasi emozione forte e permettetene la presenza in voi. Indagate su ciò che sentite fisicamente, mentalmente ed emotivamente, per vedere dove vi porta.

L’ultimo elemento, quello della non identificazione, è molto utile perché aiuta a sgonfiare le storie prodotte dalla mente e a farvi comprendere che le emozioni forti sono soltanto un altro stato mentale passeggero fra i tanti, e non una definizione di chi voi siete.

È come andare al cinema, quando vi sedete a osservare gli attori mentre recitano un dramma.

Considerando la vostra storia come un fenomeno impermanente e non identificandovi con essa, comincerete ad allentare la presa sulle vostre trappole mentali personali.

Questo vi aiuterà a creare lo spazio di cui avete bisogno per convivere con le cose così come sono e per comprendere più a fondo cosa alimenta o scatena le vostre paure, la vostra rabbia e la vostra tristezza, e cosa si nasconde dietro di esse.

Inoltre, vi darà la libertà di inquadrare la situazione in modo diverso e di scegliere una risposta differente rispetto a quella che potrebbe esservi dettata dalla vostra storia.


Sintonizzarsi sulle emozioni

Sintonizzarsi sulle emozioni difficili può sembrare un gesto piuttosto alieno, visto che la nostra cultura spesso incoraggia la soppressione, la negazione o lo sradicamento del dolore.

Non è forse giunto il momento di cominciare a riconoscere queste parti di noi stessi anziché continuare a evitarle o a ignorarle?

Se impariamo a concepire queste sfide in termini di riti di passaggio, anziché scappare quando le incontriamo, ne ricaveremo l’opportunità di imparare e di crescere, e forse cambieremo perfino le circostanze che ci conducono allo stato di disagio.

Vi siete mai chiesti perché è stato dato il nome di “assicurazione sulla vita” a quella che in realtà è un’assicurazione sulla morte? Vi siete domandati perché l’“assicurazione sanitaria” si chiama così, visto che in realtà è un’assicurazione sulla malattia?

Sono domande che potrebbero sembrare stupide, ma servono a ricordarci l’enorme frequenza con cui i media e la nostra cultura deviano la nostra attenzione dagli argomenti difficili.

Siamo invasi da messaggi che indicano che dovremmo restare giovani, avere un corpo splendido e prendere medicine ogni volta che ci sentiamo ammalati, tristi o impauriti.

Sebbene assumere farmaci a volte possa essere indispensabile per la salute e il benessere, è importante anche coltivare la resilienza interiore nell’affrontare lo stress, il dolore e perfino la malattia.

Rivolgersi alle emozioni difficili e affrontare lo stress, l’ansia o il dolore non rappresenta un percorso facile.

Può apparire pericoloso, e potreste dover superare un senso di indisponibilità a farlo; ma che altro si può fare?

Come dice un vecchio detto: «Corri pure, tanto non ti puoi nascondere».

Probabilmente scoprirete che, quando non lo affrontate, il vostro dolore aumenta e finisce per diventare un fardello troppo pesante da portare.

In una sua raccolta di aforismi, Franz Kafka ne scrisse uno che recita: «Ci si può sottrarre all’atto di soffrire per il mondo, si ha il permesso di farlo e tutto questo corrisponde alla natura umana, ma forse quel diniego è proprio quella forma di sofferenza che si sarebbe potuto evitare». (1946, 158).


Bob Stahl, Elisha Goldstein
Il Programma Mindfulness - Libro >>> http://goo.gl/2g5c9K
Un metodo pratico e clinicamente testato per superare: stress, ansia, panico, depressione, dolore cronico... e altri problemi di salute
Editore: Essere Felici Edizioni
Data pubblicazione: Novembre 2013
Formato: Libro - Pag 290 - 17x24




martedì 29 ottobre 2013

ll sale fa bene!

ll sale fa bene!

Il sale marino naturale nella nostra salute: come e perché utilizzarlo per dare gusto alla nostra alimentazione e alla nostra vita

di Sabine Eck - 28/10/2013



ll sale fa bene!

Credo che pressoché tutti abbiamo sperimentato quella voglia “matta” o meglio “impulsiva”, che grandi e piccini, senza distinzione di età, o di strato sociale, o di livello di istruzione, sviluppano verso il cibo salato. Ognuno ovviamente ha il suo favorito: il bimbo di 8 mesi apre la bocca solo se la mamma mette “una montagna di parmigiano” sulla pappa; il bimbo di 20 mesi beve l’acqua del mare durante il bagno al mare col suo papà; il bambino già grandicello di 3 anni stravede per il prosciutto cotto; il ragazzo di 15 anni adora le lasagne, i tortellini e soprattutto i wurstel; o ancora la ragazza sui 18 continuamente a dieta gusta i semi salati di zucca (i brustolini) o i pistacchi tostati e salati; il maschio adulto in carriera ordina come contorno sempre le patatine fritte; o la signora che ha sperimentato ogni tipo e moda di dieta fa fuori un etto, o più, di prosciutto crudo; o la dietologa stessa che mangia un pacchetto intero formato famiglia di patatine (di nascosto, e ovviamente in un momento di black out mentale, cioè di debolezza come si suol dire); o il nonno che ruba fette di salame dal frigo, perchè sua moglie non sala mai nulla (perchè l’hanno detto in televisione…); o il macrobiotico che condisce il suo piatto con il gomasio in abbondanza, esclamando che fa bene al cervello, oppure con il tamari o il miso; e il vegetariano che non si fa scappare mai l’ultima oliva sul piatto…

E qui mi fermo, ma sono sicura che vi verranno in mente altri esempi visti e vissuti in prima persona.
Come mai questa fame di sale?
Indistinta per tutti, diversa solo nella tipologia del cibo.
L’unica eccezione è rappresentata forse solo dai “masochisti delle diete", che fanno tutto quel che gli si dice, mentre la vita gli scorre fra le mani fra ansie e frustrazioni (nota: per digerire bene il cibo bisogna goderselo, altrimenti non vengono emessi i preziosi succhi digestivi che dipendono dal sistema del Vagotono/Parasimpaticotono: sistema biologico che regola la salute e la rigenerazione del nostro organismo).

Acqua e sale: gli ingredienti del brodo primordiale

Facciamo subito un piccolo e velocissimo viaggio all'indietro: la vita inizia nel grande brodo/mare primordiale: acqua, sale, oligoelementi e pian piano arrivano le prime forme di vita sempre più complesse e articolate. Le cellule prima semplici ed "egoiste" (unico scopo di vita: moltiplicarsi) “scoprono” che insieme (in simbiosi) si diventa più grandi e più forti e si creano delle specie di “società di interessi simbiotiche” (organismi superiori, appunto), dove ognuno svolge il proprio compitino specializzato. I nostri mitocondri, ex batteri (oggi la fabbrica endocellulare dell'energia) sono uno stupendo esempio di questa fusione di interessi.
In memoria degli inizi rimangono comunque delle cellule totipotenti conosciute come le famose e ultra-nominate cellule staminali (gli scienziati e gli eruditi sull'argomento mi perdonino per la semplificazione fumettistica della santissima evoluzione).
Ed è così che giungiamo a quel sistema che ha due grandi principi sui piatti della bilancia: Simbiosi e Lotta: un sensibile e sottile equilibrio dinamico ed evolutivo. Azzarderei dire che finché prevale il principio della simbiosi, si genera evoluzione. E laddove prevale la lotta? Qui ognuno risponda per se stesso.

La culla marina dell'utero materno

Giunti qui vorrei ricordarvi che siamo tutti nati con il sale sulla bocca: anzi ci siamo fatti nove mesi in una culla marina nell’utero materno: il liquido amniotico corrisponde proprio al mare primordiale. Chi volesse approfondire, può immergersi nelle ricerche di Renè Quinton, illuminato scienziato francese, purtroppo “dimenticato” e del tutto taciuto, come purtroppo succede troppe volte…
Il primo alimento non è quindi il latte materno (dolce), ma il liquido amniotico (salato) e il sangue materno (pure salato), perché l’acqua nel nostro corpo è salata ovunque. Il bicchiere di acqua che bevete, una volta assorbito, entra nel pool-fisiologico: 0.9% di salinità, la salinità del mare primordiale secondo Quinton.
Se vi chiedo di scegliere di mangiare per un mese solo cibo dolce o solo cibo salato, cosa scegliereste? Sono sicura al 90% che scegliereste salato! Questo solo per indicarvi che il nostro “istinto” ci segnala in effetti la scelta giusta, perfino il super-goloso sente che senza sale non si vive. Ne sono testimoni simboliche alcune meravigliose favole sul sale, chiamato anche “oro bianco”: vere e proprie perle ì metaforiche di saggezza.

Se poi ancora vi chiedessi che cosa serve per sopravvivere nel deserto? Acqua certamente! Ma la seconda scelta per importanza è il sale, poi seguono gli zuccheri. Ed eccoci arrivati alla ricetta base di tutte le "bibite energetiche”, composte esattamente dalla “triade della sopravvivenza”: acqua-sale-glucidi, ovviamente pure usata in determinate situazioni per via endo-venosa in ospedale.
Elenco tutti questi aspetti-basici ampiamente conosciuti, ma a volte dimenticati, per ricordare che la vita dipende sempre e genialmente da questi tre protagonisti; soprattutto in situazioni di estremo sforzo. Ovviamente non si può vivere solo di questi tre “alleati”, ma senza di loro null’altro ha valore.
Detto tutto ciò, possiamo passare a qualche considerazione meno nota sul sale nella nostra alimentazione.

La "voglia di sale"

Peggiore è la nostra alimentazione, ricca di proteine animali (altamente acidificanti per il nostro metabolismo) e povera di vegetali naturali, stagionali e biologici, in associazione a scarso tempo (o addirittura mai) trascorso all’aperto (ufficio-scuola-vita moderna), più grande sarà la “voglia di sale”. Dobbiamo sapere che in situazioni di acidosi cronica il nostro corpo comincia a prendere delle precauzioni veramente intelligenti: lo stomaco (precisamente le sue cellule parietali situate nella parete gastrica) capta il sale (NaCl) e lo “smonta”: il Cloro (Cl) va nel pool dell’acido cloridrico (HCl) e quindi esce così dall’organismo attraverso l’intestino, tanto da rendere le feci acide (facilmente durante abusi di proteine animali, diarree da intossicazioni da farmaci o altro). Il Sodio (Na), invece, viene utilizzato per produrre Bicarbonato (NaHCO3) che viene invece immesso nella vena gastrica (in medicina è chiamata la “marea alcalina”): quindi entra nel corpo per fungere da efficiente anti-acido e non solo: ne sono “ghiotti” il pancreas, il fegato, e certe ghiandole intestinali per produrre i loro liquidi digestivi alcalini. Riassumendo in parole essenziali: il nostro stomaco è un “sistema geniale” che produce Bicarbonato per alcalinizzare (tamponare gli acidi) il nostro metabolismo al bisogno e su richiesta. E per fare questa operazione capta il Sale (NaCl) dal sangue. La reazione chimica che avviene nelle cellule parietali è questa: NaCl + H20 + CO2 = HCl + NaHCO3.

Si tratta di un sensibilissimo sistema di auto-regolazione e la “fame perenne di sale”, essendo materia prima, ne è la spia vivente: quando sentiamo questa insaziabile fame significa che stiamo mangiando davvero male.
Essendo tedesca ho avuto la grande fortuna di poter leggere gli studi dell’illuminato dottor. Friedrich F. Sander, che ha compreso e studiato questa importantissima funzione gastrica negli anni Cinquanta. La vergogna è che questa specifica e geniale funzione gastrica non viene insegnata agli studenti di medicina, nel senso che ogni paziente che ha una gastrite florida (iper-acida) non fa altro che auto-alcalinizzarsi; quindi la gastrite è un sintomo, una spia, un indicatore, una lampadina di allarme, chiamatelo come volete: ma segnala senza ombra di dubbio che il corpo è sotto grave stress biochimico e sta cercando di compensare. E l’unica terapia da fare sarebbe un attento esame dello stile di vita e dell'alimentazione per attuare consigli che guariscono il fenomeno. Invece, vengono prescritti gli antiacidi di turno e gli inibitori della pompa. Tutt’al più era meglio il cucchiaino di bicarbonato dei nonni (molto usato dopo stravizi alimentari domenicali). Mi crea molta tristezza che questa scoperta sia rimasta ignorata: se impediamo allo stomaco questo meccanismo di auto-alcalinizzazione e continuiamo con un pessimo stile alimentare, il metabolismo attinge ai minerali del nostro sistema osseo che rappresenta la grande riserva alcalina del nostro organismo. A voi le conclusioni.

Il sale nello svezzamento

Un importante aspetto da analizzare per crescere le nuove generazioni entro una cultura alimentare veramente sana e corretta è rappresentato dallo svezzamento pediatrico classico, che include purtroppo alcuni errori tragici: si “proibisce” di dare il sale ai bambini, ma si permette di dare il parmigiano e a 8 mesi (e spesso anche prima) il prosciutto cotto! Ricordiamo che il bambino conosce il sale già in pancia: diciamo che è il suo alleato di crescita e rappresenta una memoria biologica dell’intimo rapporto con la madre. Appena (ri)trova il sale fuori dal corpo vi si affeziona proprio in memoria del suo vissuto intrauterino, volendo rimanere nel linguaggio metaforico. Avete presente i bambini di pochi mesi che bevono l’acqua del mare, succhiano i portachiavi, giacche, ciabatte e così via di pelle (tutti conciati o prodotti col sale!). Ora capirete il perché. Le preziose verdure, invece, vengono somministrate dopo circa un’oretta di cottura (brodo vegetale) e poi frullate e aggiunte alla pappa. Il gusto è sempre tristemente uguale, e dopo poco, da un giorno all'altro, il bambino odierà questa preparazione.
Da vent'anni consiglio di aggiungre poco sale integrale sulle verdure cotte a vapore, al massimo due tipi di verdure insieme e un pochino di olio buono. Con questo sistema il bambino memorizza il sale con la verdura e non con formaggio e prosciutto (io lo chiamo “l’autostrada verso wurstel & co”). Appena possibile si propone il pinzimonio con verdure crude tagliate adeguatamente. Chi è interessato, trova dettagliate indicazioni sul sito ilpastonudo.it nella mia rubrica “Ali per la mente”.

Come imparare ad amare le verdure

Sono riuscita a far mangiare le verdure ad adulti accaniti carnivori spiegando loro questa trappola istintiva: basta condire bene le verdure con sale integrale, capperi, olive, volendo anche gomasio, semi tostati e salati (girasole) per scoprire il mondo meraviglioso dei vegetali e per uscire così finalmente dai raptus per affettati, formaggi, patatine, snack ultrasalati e simili invenzioni di chi di istinti e imprinting se ne intende alla perfezione (ovvero l'industria alimentare).

Perché sceglierlo integrale

Che il sale sia meglio integrale e non raffinato, quindi ricco di elementi e oligoelementi a mio avviso non andrebbe nemmeno più discusso. Andate a vedere le ricerche di Renè Quinton: ha guarito migliaia di bambini distrofici e segnati dalla povertà con infusioni di acqua marina (allo 0.9%). Il sito oceanplasma.org è pieno di documentazioni di questa mente irrequieta, amante della vita e instancabile ricercatore, e di altri medici studiosi delle virtù terapeutiche che derivano dritte dal mare, il quale contiene quasi tutti gli elementi della famosa “Tabella di Mendeleev” (escluso ovviamente quelli instabili) ed è da un pezzo che sappiamo quanto sono importanti elementi come, ad esempio, il Magnesio: il famoso Cloruro di Magnesio deriva dalla raffinazione del sale. Il mare contiene poi dei sali sulfurei, bromuri, iodio, cromo: la lista è lunghissima. Immaginate il sale marino naturale come una grande orchestra: ogni elemento è un musicista e la musica è bella e armoniosa perché tutti suonano insieme, in sinergia! Il concetto della presenza temporanea di questi “mattoni basilari” dell’evoluzione non è ancora studiata in dettaglio, ma con cuore e intuizione si può percepire la grandezza di questo principio. La vita procede per sinergia, collaborazione, autoregolazione, è esposta a bio-ritmi, stagioni, rapporti dinamici con l’ambiente; la vita è un ballo piuttosto che una marcia misurabile e imponibile.

Vi siete mai chiesti perchè la maggior parte delle persone ha un'immagine con il mare sullo sfondo del computer? Ma certo! È l’istinto verso le nostre origini: mare-mater-matrix: un primordiale richiamo verso “la culla della nostra esistenza” e della sua naturale, generosa e meravigliosa vitalità.

Questo articolo è tratto dalla rivista:
Scienza e Conoscenza - N. 44
Nuove scienze, Medicina non Convenzionale, Consapevolezza

Sabine Eck
Il Sale fa Bene - Guida alla salute n. 36 >>> http://goo.gl/MuNIwp
Salute, sapere, saggezze, storia e storie sul vero sale marino naturale
Editore: Andromeda Edizioni
Data pubblicazione: Luglio 2010
Formato: Libro - Pag 150 - 15x21