mercoledì 29 novembre 2017

Vista ed emozioni




Vista ed emozioni: dimmi come vedi e ti diro' chi sei

Scritto da: Paola La Rosa

Medicina Non Convenzionale



Vista ed emozioni: dimmi come vedi e ti dirò chi sei

Questo articolo è tratto dal libro Prenditi cura della tua vista in modo naturale

Il nostro modo di vedere è da considerarsi la punta del nostro iceberg, la manifestazione visibile del nostro invisibile ed è sostenuto dalle nostre convinzioni profonde legate ai traumi e al vissuto del passato. Io, che non sono psicologa, per trauma intendo un evento improvviso e pesante che interrompe la mia “normalità” quando mai me lo sarei aspettato, né ho le risorse per comprenderlo e tanto meno per elaborarlo. Quando ciò accade è come se avvenisse un “corto circuito” energetico, il fluire dell’energia si blocca insieme a tutte le sensazioni del momento: emozioni, pensieri, immagini, rumori, odori ecc. Si crea una struttura densa, una specie di “bozzolo” e dal quale la natura ci consente di dissociarci per non rimanere a diretto contatto con la sofferenza, in attesa che acquisiamo le risorse necessarie per trovare soluzioni funzionali affinchè la nostra esistenza possa riprendere il suo corso.

La miopia

In senso generale possiamo dire che la miopia è sostenuta dalla paura, e in particolare la paura di non essere all’altezza, di sbagliare, di essere giudicati, di essere fragili, di non farcela, di essere visti nella propria inadeguatezza.

Questa paura spesso insorge nei primi anni della scuola e tende ad aumentare durante il percorso scolastico: a scuola vengono valutate le nostre prestazioni, veniamo giudicati, messi a confronto con gli altri bambini, a volte presi in giro, etichettati anche dagli insegnanti, e lo stress aumenta e anche la miopia aumenta.

Più raramente, ma accade, la miopia inizia in età adulta, magari all’università quando si devono soddisfare le aspettative della famiglia ed essere giudicati per le proprie prestazioni ed esaminati in materie che non ci piacciono.

L'astigmatismo

L’astigmatismo è sostenuto dalla difficoltà a operare delle scelte.
Gli astigmatici tendono ad adottare i valori degli altri piuttosto che seguire la loro vera natura; il loro primo impulso viene subito bloccato da ciò che è stato appreso.
Mescolano, a volte, l’energia contratta della paura del miope con l’energia estroversa della rabbia dell’ipermetrope.
Sono molto conflittuali.

La presbiopia

«Non voglio vedere di me ciò che non mi piace, i segni del tempo sul viso e sul corpo; sto invecchiando e questo mi priva di valore; preferisco rivolgere la mia attenzione ad altro da me, lontano».
Anche qui l’emozione principale è la rabbia, anche se in varie percentuali e a varie profondità possiamo trovare in ogni manifestazione visiva molte emozioni diverse e principalmente rabbia e paura.

Approfondisci questi temi sul libro di Paola La Rosa!

Quale collegamento c’è tra la vista, corpo e mente?

Esiste una relazione tra il nostro modo di vedere e i nostri aspetti energetici? Le esperienze passate, le nostre emozioni e il nostro carattere possono influenzare il modo in cui vediamo?
L’esperta optometrista Paola La Rosa risponde a tutte queste domande illustrandoci un approccio olistico rivolto al miglioramento visivo.

Prenditi Cura della tua Vista in Modo Naturale - Libro
Paola La Rosa

martedì 28 novembre 2017

Tempo: perche' quando stiamo bene vola e...




Tempo: perche' quando stiamo bene vola e quando soffriamo non passa mai?

Scritto da: Carmen Di Muro

Psicologia Quantistica


Tempo: perché quando stiamo bene vola e quando soffriamo non passa mai?

Esiste un tempo oggettivo come ordine misurabile del “divenire”, ovvero del movimento storico-cronologico, del ciclo naturale del giorno e della notte. Eppure se il tempo fisico è ciò che a livello percettivo viene scandito oggettivamente dal rintocco dei secondi sulla lancetta del grande orologio universale, il tempo come entità può essere definito sia come qualcosa di meramente assoluto, ossia un fluire eterno, sciolto dallo spazio ed esistente indipendentemente dalla sua misura volgare in ore, giorni e anni, sia come tempo relativo, che è invece soggettivo, interiore, non suscettibile d’essere oggettivato. Questi due concetti, apparentemente suddivisi, vanno di pari passo in quanto sono frutto della componente sensibile e interna di ogni essere umano.

Rubrica di psicologia quantistica: scrivi alla dottoressa Di Muro
Da oggi Carmen Di Muro, psicologa e psicoterapeuta, risponde alle domande dei lettori relative ai temi sopra illustrati.

Per inviare la tua domanda a Carmen Di Muro scrivi via mail a

Ma per quanto il tempo sia una realtà fisica, misurabile e oggettivabile, definito come una successione di istanti tutti uguali, indipendente dalla percezione umana e legato alla presenza di masse gravitazionali o alle relative velocità di movimento degli osservatori, nel mondo soggettivo dell’essere umano l’idea di tempo è strettamente correlata alle pulsioni ed ai moti del cuore. In che senso tutto questo?

Quando noi siamo in una determinata dimensione psico-emotiva, il trascorrere dei momenti, dei secondi, come pure delle ore, viene scandito dal ritmo incessante della nostra sfera interiore, il cui moto vibrazionale lento oppure veloce si accorda alla realtà gravitazionale che ci circonda. Se risuoniamo nella gioia, la percezione del tempo fisico sarà diversa rispetto al risuonare e accordarsi alla tristezza. Il tempo ci apparirà amplificato, dilatato, a volte fermo come se ogni secondo durasse molto di più rispetto a ciò che realmente è. Tutto questo implica che noi non riusciamo a coglierlo di per sé, ma lo sentiamo fluire come un soffio leggero senza la possibilità che questo possa essere afferrato o fermato. Il tempo passa e noi ci ritroviamo dentro questo tempo, in quanto per ogni essere umano il vero tempo è quello dell’anima che si trova in un determinato stato vibratorio piuttosto che in un altro.

Il tempo di due persone innamorate cambia nettamente rispetto al tempo di una persona che si trova in una situazione di solitudine o sofferenza. Nei primi c’è un accorciarsi fugace che fa sì che le ore si accavallino e che in un soffio il giorno si alterni alla notte. Il tempo invece di una persona sola, è lungo, amplificato, interminabile, scandito dal battere dei secondi sulla lancetta, in cui il vuoto manifesta sempre di più la sua portata. Quando la nostra energia di base si posiziona a livello di un determinato stato interno, anche l’esterno si accorderà in modo inscindibile a quanto in noi è contenuto e prodotto. Il tempo fisico risentirà in modo univoco di questo stato d’essere accorciandosi o allungandosi nettamente, in base ad innalzamento o abbassamento delle frequenze dei moti interiori.(…)

Per comprendere dettagliatamente questo processo approfondisci su Essere è Amore. Dal Pensiero alla Materia. Viaggio scientifico nella pura essenza.

Essere è Amore - Libro
Dal pensiero alla materia - Viaggio scientifico nella pura essenza
Carmen Di Muro

lunedì 27 novembre 2017

Campane tibetane e ipersensibilita' - 3



Campane tibetane e ipersensibilita' elettromagnetica - 3

terza parte

Scritto da: Francesca Brocchetta

Medicina Non Convenzionale



Campane tibetane e ipersensibilità elettromagnetica - terza parte

L'efficacia del massaggio è stata avvertita fin dai primi secondi di trattamento, con un insieme di sensazioni psicofisiche di benessere. Circa la metà del campione intervistato ha dichiarato una riduzione media dell’intensità dei sintomi più ricorrenti e invalidanti pari al 60% (in ordine di intensità sono stati rilevati: irritabilità, stanchezza, irrequietezza, problemi gastrointestinali, tensione muscolare, ansietà). E tra questi, il 39% ha comportato un azzeramento totale dell’intensità del sintomo. Dall’analisi dei questionari e dalla lettura dei polsi si evince come l’utilizzo delle frequenze abbia favorito il recupero degli equilibri del sistema, aprendo i collegamenti bloccati e ristabilendo una circolazione energetica normale ed un corretto equilibrio tra Yin e Yang.  Il dato più significativo è stato la riduzione delle contratture muscolari, riscontrata in tutti i volontari. Si tratta indubbiamente di un fattore decisivo nel ripristino del flusso energetico naturale corporeo.

A conclusione della ricerca, riporto le parole del Prof. Giuseppe Genovesi raccolte durante l’analisi dei polsi: «dopo il trattamento si evince un’apertura dei collegamenti bloccati e quindi il ristabilimento di una circolazione energetica normale. In tutti i pazienti analizzati si evidenzia, in generale, un recupero del collegamento tra i polsi e un’armonizzazione degli stessi. Le alterazioni degli equilibri tra Yin e Yang tendono a essere recuperate con evidente miglioramento del quadro clinico. In particolare il rene Yin, che è molto spesso carente proprio per motivi ambientali, viene quasi sempre recuperato, mentre il rene Yang rimane un po’ più resistente; tuttavia la carenza di Yin recuperata consente di ottenere un maggior equilibrio energetico».

Una sintesi conclusiva del Professor Giuseppe Genovesi

A validare l'approccio funzionale, ed estremamente versatile, del massaggio sonoro con le campane tibetane nel trattamento di disturbi psico-fisici di malattie ambientali, è intervenuto anche il Prof. Giuseppe Genovesi, endocrinologo-immunologo all'Università degli Studi La Sapienza di Roma. «L’obiettivo peculiare del massaggio sonoro», testimonia Genovesi, «è quello di indurre un effetto benefico sull’organismo attraverso la vibrazione e il suono prodotti dalla campana. Il metodo di valutazione della palpazione dei polsi, sebbene molto distante dalla medicina occidentale, ha dimostrato come il massaggio sonoro abbia favorito il recupero degli equilibri del sistema, aprendo i collegamenti bloccati e ristabilendo una circolazione energetica normale.

Se pensiamo ai risultati straordinari degli studi dei professori Carlo Ventura e Livio Giuliani che hanno dimostrato come campi magnetici pulsati a frequenza bassa, campi radioelettrici e la vibrazione sonora, siano in grado di modificare sostanzialmente il destino cellulare, compreso quello delle cellule staminali, risulta semplice comprendere che i presupposti scientifici dell’efficienza delle campane tibetane sulla salute umana siano reali e dovrebbero essere dimostrati attraverso nuove ricerche. Per verificare, ad esempio, l'effetto delle loro vibrazioni rispetto al riequilibrio del rapporto tra campo elettromagnetico e campo atomico/molecolare, e quindi rispetto alla possibilità di ristabilire una coerenza dell’acqua all'interno del nostro organismo, si potrebbe effettuare una risonanza magnetica su un campione esterno di acqua prima e dopo che questo venga sottoposto a trattamento vibrazionale con le campane.

Il principale effetto negativo che ha lo stress ossidativo, presente in maggiore misura nei pazienti affetti da EHS, è quello di ridurre la coerenza sull’acqua citoplasmatica, quindi una terapia che la ristabilisca, potrà agire per la coerenza biologica e il benessere dell'intero organismo. Un ulteriore contributo a questa ricerca potrebbe essere la valutazione ematochimica di parametri infiammatori prima e dopo un determinato trattamento su pazienti che abbiano parametri alterati sulla base di una valutazione preliminare. Una modalità semplice e per certi versi banale che utilizza un linguaggio più occidentale e quindi più comprensibile per chi, nel nostro ambiente, ha bisogno di un rigoroso metodo deduttivo-matematico. Insomma, le basi per fare ricerca ci sono: ponendo attenzione ai concetti della moderna fisica quantistica, distaccandosi dal mero dato analitico dello scienziato classico e ristabilendo un concetto olistico si giungerebbe ad una riconciliazione generale, che esca dalle logiche di interesse parziali, per lo più di natura economica, e rimetta al centro l'armonia complessiva dell'individuo, quel suono per l'appunto, della vibrazione fra Essere e Universo.»

Su Scienza e Conoscenza 62 trovi uno speciale sulle malattie ambientali:

Scienza e Conoscenza - n. 62 - Rivista >> https://goo.gl/L8cGc8
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