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sabato 22 dicembre 2018
giovedì 20 dicembre 2018
Bevo poca acqua, come reagisce il mio corpo?
Bevo poca acqua, come reagisce il mio corpo?
Medicina Non Convenzionale
Per tutti gli esseri umani è vitale bere acqua, è un atto
fisiologico, ma lo stiamo facendo nel modo giusto? In questo estratto dal libro
"Il Tuo Corpo Implora Acqua" di Fereydoon Batmanghelidj scopriamo
cosa succede al nostro corpo quando non beviamo abbastanza
Redazione Scienza e Conoscenza - 19/12/2018
Estratto dal libro Il Tuo Corpo Implora Acqua di
Fereydoon Batmanghelidj
Quando il corpo umano si sviluppò da specie che si erano
formate nell’acqua, esso ereditò la stessa dipendenza dalle proprietà vitali
dell’acqua stessa. Il ruolo dell’acqua nell’organismo delle specie viventi
-razza umana inclusa – non è cambiato sin dalla creazione della vita nell’acqua
marina e il suo successivo adattamento all’acqua dolce. Quando la vita sulla terraferma divenne un obiettivo, fu necessaria la
creazione di un
sistema sempre più
complesso di conservazione
dell’acqua nel corpo
per lo sviluppo
di nuove specie. Questo processo di temporaneo adattamento a una disidratazione
transitoria fu ereditato come un ben consolidato meccanismo nel corpo umano e
costituisce ora l’infrastruttura di tutti i sistemi operativi nel corpo degli
attuali esseri umani.
Carenza d'acqua
Per le prime specie che vivevano nell’acqua, l’avventura
al di là dei confini conosciuti rappresentava un grande stress perché
rischiavano di disidratarsi. Questo stress diede origine a una fisiologia
dominante per la gestione di crisi da mancanza di acqua. Negli esseri umani
“stressati”, si determina esattamente lo stesso cambiamento e la stessa
fisiologia di gestione della crisi da carenza d’acqua. Il processo comporta in primo luogo un netto
razionamento delle “riserve” idriche del corpo; viene accertato che la quantità
di acqua disponibile per gli immediati bisogni del corpo è limitata e la
gestione delle riserve idriche disponibili nell’organismo viene affidata a un
sistema complesso. Questo complicato processo di razionamento e di
distribuzione dell’acqua rimane in funzione finché il corpo non riceve segnali
inequivocabili che ha di nuovo accesso a una scorta d’acqua adeguata. Dato che
ogni funzione del corpo controllata e stabilizzata dal flusso dell’acqua, la
“gestione dell’acqua” è l’unico modo per essere sicuri che consistenti quantità
di acqua e di sostanze nutritive che essa trasporta raggiungano per primi gli
organi sommamente vitali che dovranno affrontare e trattare qualsiasi nuovo
“stress”. Questo meccanismo divenne sempre più stabilizzato ai fini della
sopravvivenza contro i nemici naturali e i predatori. È l’estremo sistema
operativo per la sopravvivenza nelle situazioni “o lotti, o fuggi”. È sempre lo stesso meccanismo nell’ambiente
competitivo della vita moderna nella nostra società.
Come reagisce il nostro corpo alla carenza dell'acqua
Uno degli inevitabili processi nella fase di razionamento
dell’acqua nel corpo è la spietatezza con cui
alcune funzioni sono controllate,
in modo che un organo non riceva più della sua quota predeterminata di acqua.
Ciò vale per tutti gli organi del corpo. All’interno di questo sistema di
razionamento dell’acqua, la funzione cerebrale ha priorità assoluta su tutti
gli altri sistemi. Il cervello
costituisce circa il 2% del peso totale del corpo, tuttavia riceve dal 18al 20%
della circolazione sanguigna. Gli “addetti al razionamento” diventano sempre
più attivi e mandano i loro segnali di allarme per mostrare che una particolare
zona è a corto di acqua: proprio come il
radiatore di un’auto-mobile che emette vapore quando il
circuito di raffreddamento non è adeguato allo sforzo della vettura.
Nelle società avanzate, pensare che tè, caffè, alcool e
bibite siano piacevoli sostituti per il naturale bisogno di acqua del corpo
sottoposto a uno stress quotidiano è un errore elementare, ma catastrofico. È
vero che queste bevande contengono acqua, ma esse contengono anche elementi
disidratanti (quindi diuretici). Esse fanno espellere non solo l’acqua in cui
sono diluite ma anche altra acqua presa dalle riserve del corpo! I
moderni stili di vita rendono spesso le persone dipendenti da ogni specie di
bevande prodotte per scopi commerciali. I bambini non vengono educati a bere
acqua e diventano dipendenti da bibite (gassate, con caffeina e dolcificanti) e
succhi di frutta. Questa è un’auto- restrizione delle necessità di acqua del
corpo. In linea generale, non è possibile bere bevande confezionate per
rimpiazzare completamente l’acqua di cui abbiamo bisogno. Allo stesso tempo,
una preferenza prolungata per il gusto di queste bibite riduce automaticamente
l’impulso di bere acqua quando esse non sono disponibili, conducendo così alla
disidratazione. Gli esperti di medicina ignorano le numerose funzioni chimiche
dell’acqua nel corpo. Poiché la disidratazione può causare la perdita di alcune
funzioni, i diversi sofisticati segnali mandati dagli operatori del programma
di regolazione idrica del corpo, mentre perdura una forte disidratazione, sono
stati interpretati come indicatori di malattie sconosciute. Questo è l’errore
fondamentale che ha fuorviato la medicina clinica.
Esso ha impedito ai medici di riuscire ad adottare misure
preventive o di fornire semplici cure idriche
e fisiologiche per
alcune delle principali
malattie umane. Al primo apparire di questi segnali, il corpo dovrebbe
essere rifornito di acqua perché sia distribuita dai sistemi di razionamento.
Invece ai medici è stato insegnato a far tacere questi segnali con prodotti
chimici. Naturalmente, essi non comprendono il significato di questo errore grossolano.
I vari segnali prodotti da questi “distributori
d’acqua” sono indicatori
di una sete
regionale e della siccità del corpo. Sul nascere, possono essere
cancellati semplicemente con una maggiore assunzione di acqua, ma vengono
impropriamente trattati con l’uso di prodotti chimici commerciali finché la
patologia non diviene stabile e nascono le malattie. Questo errore persiste con
l’uso sempre più frequente di prodotti
chimici per trattare
altri sintomi insorgenti,
le complicazioni della disidratazione diventano inevitabili e infine il
paziente muore. L’ironia di tutto ciò è che i medici dicono che è morto per una
malattia! L’errore di tacitare
i diversi segnali
di scarsità d’acqua con prodotti chimici è immediatamente
nocivo per le cellule. Il segnale, ormai fissato, che produce disidratazione
cronica può avere un impatto permanente di danno anche sui figli.
Sono lieto di sottoporre alla vostra attenzione questa
scoperta nell’ambito della conoscenza medica che può evitare alle persone, in
particolare agli anziani, di ammalarsi. In breve, la mia svolta paradigmatica
nella scienza applicata all’uomo darà luogo a un approccio basato sulla
fisiologia e semplificherà la pratica della medicina in tutto il mondo. Il
risultato immediato di questo svolta paradigmatica andrà a vantaggio della
salute della gente. Evidenzierà i sintomi della disidratazione in un’ottica
nuova e inoltre ridurrà i costi della malattia.
Il Tuo Corpo Implora Acqua - Libro
Credi di essere malato? Ti sbagli, sei solo assetato! -
Edizione Economica
Fereydoon Batmanghelidj
giovedì 13 dicembre 2018
Il tempo: come lo vede la fisica
Il tempo: come lo vede la fisica?
Scienza e Fisica Quantistica
In che dimensione si sviluppa il tempo? Come lo
percepiamo? In questo articolo leggiamo insieme tutto ciò che non sapevamo su
uno dei fenomeni più studiati di sempre: il tempo
Antonella Ravizza - 12/12/2018
Il tempo è quella dimensione in cui misuriamo il
trascorrere degli eventi e comprende il passato (un ricordo rappresentato da
una memoria del vissuto), il presente (una lettura del reale percepito) e il
futuro (una previsione). È un concetto molto complesso, per questo è da sempre
oggetto di studi e di discussioni, non solo scientifiche, ma anche filosofiche.
Secondo la fisica, il trascorrere del tempo inizia al momento della nascita
dell'Universo e il suo corso è determinato da tutti i cambiamenti di spazio e
di materia regolati da leggi fisiche. Tutto quello che si muove nello spazio
viene studiato anche in relazione al tempo, per esempio la terra ruota attorno
al proprio asse e sulla propria orbita, e queste rotazioni permettono la
distinzione tra giorno e notte, e quella tra primavera, estate, autunno e
inverno, quindi in questo caso è evidente che il movimento è legato al tempo.
Come percepiamo il tempo?
Ne percepiamo il suo trascorrere solo grazie al
cambiamento della realtà che ci circonda. Il tempo è quindi inteso come durata,
per questo si usa parlare in fisica di intervallo di tempo, perché ha un inizio
e una fine. Due diversi eventi possono definirsi simultanei quando avvengono
contemporaneamente, o uno può essere successivo all'altro nel caso contrario.
In fisica per misurarlo si usa l'unità del Sistema Internazionale, cioè il
secondo, con i suoi multipli (il minuto, l'ora, il giorno, la settimana, il
mese, l'anno, il lustro, il decennio, il secolo e il millennio). Lo strumento
di misura è l'orologio o il cronometro. Adesso esistono degli orologi atomici
che sono precisissimi. Gli orologi si basano sul confronto tra un movimento
nello spazio e un movimento campione (meccanico o elettronico). A volte il
tempo si usa anche come misuratore di distanze, per esempio si sente spesso
parlare di “anno-luce” per indicare la distanza percorsa dalla luce in un anno,
dal momento che la velocità della luce è nota ed è costante. Isaac Newton lo
definisce come “senso di Dio”, che scorre sempre immutabile.
Ci vogliono ancora dei secoli prima che Einstein, nella
sua teoria delle relatività, introduca il concetto di tempo non assoluto, che
dipende dalla velocità (Einstein fa riferimento alla velocità delle luce
c=300000 km/s) e che dipende dal riferimento spaziale preso in considerazione.
Per questo, secondo Einstein, è preferibile parlare di spazio-tempo: l'aspetto
cronologico e quello spaziale sono fortemente legati, inseparabili. Lo
spazio-tempo viene modificato dai campi gravitazionali, che possono deflettere
la luce e addirittura rallentare il tempo. Non solo, ma il tempo di un
osservatore si ottiene da quello di un secondo osservatore moltiplicandolo per
un fattore di conversione che dipende dalle velocità relative dei due osservatori
stessi. Questo in pratica ci dice che se dalla Terra potessimo vedere un razzo
mentre viaggia molto velocemente nello spazio, vedremmo l’equipaggio al suo
interno muoversi al rallentatore.
Il paradosso dei gemelli
È noto a questo proposito il “paradosso dei gemelli”: un
gemello parte per un viaggio nello spazio, su una navicella che si muove ad una
velocità prossima alla velocità della luce, mentre il suo fratello gemello
resta sulla Terra. Secondo le leggi della Relatività, al suo ritorno il gemello
che era partito sarà più giovane del gemello rimasto a terra. Ma sempre secondo
la Relatività tutti i sistemi di riferimento privi di accelerazione e di
cambiamento di direzione e sottoposti allo stesso moto sono uguali. Quindi il
paradosso è che secondo il gemello astronauta è la Terra a muoversi a una
velocità prossima alla velocità della luce; allora ci chiediamo: per quale
gemello è passato meno tempo? Chi dei due sarà più giovane dell'altro?
Naturalmente c'è una soluzione al paradosso: dobbiamo considerare che il
gemello sull'astronave ha fatto più cambiamenti di moto rispetto alla Terra
(durante la partenza ha accelerato, ha invertito la marcia per tornare
indietro, ha decelerato per potersi fermare). Sarà quindi il gemello
sull'astronave a ritrovarsi più giovane al suo ritorno. Secondo la Fisica
Moderna, il tempo è definito come la distanza tra gli eventi calcolata
utilizzando delle coordinate spazio-temporali quadrimensionali. In fisica
teorica si usa molto come unità di misura del tempo il tempo di Planck, cioè
il tempo che impiega un fotone che
viaggia alla velocità della luce a percorrere la lunghezza di Planck, che è
data dalla seguente relazione: , dove ħ
è la costante di Planck, G è la costante di gravitazione universale e c è la
velocità della luce nel vuoto. Il tempo di Planck risuta uguale a circa 5,4 x
10 -44 secondi ed è la più piccola quantità di tempo misurabile.
La Meccanica Quantistica
rivoluziona l'idea di tempo che ci eravamo fatti. Anche il tempo non è
continuo, ma quantizzato, anche se non possiamo dimostrarlo materialmente,
perché il tempo di Planck, cioè l'intervallo minimo possibile, è così breve da
essere al di là delle attuali possibilità sperimentali. Recentemente, peró, tra
i fisici emergenti dei nostri tempi,
nasce l'idea che la fisica moderna si capisce meglio dimenticando il tempo: è
più facile capire come funziona il mondo a livello fondamentale senza parlare
di tempo, la teoria descrive come si muovono le cose una rispetto all'altra.
Con la Meccanica Quantistica abbiamo capito che tutte le quantità fisiche sono
imprecise e fluttuanti; anche il tempo non è più lineare, ma è come se fosse
diviso in più parti dotate di spessore. Lo spazio e il tempo si frantumano in
una specie di schiuma microscopica. Il noto fisico Carlo Rovelli parla di
gravità quantistica a loop (LQG, loop quantum gravity). Questo non vuol dire
che il tempo non ci sia nella vita quotidiana, naturalmente, ma che il concetto
di tempo non è utile quando si studiano le strutture generali della materia.
“Tempo, non c’è tempo, sempre più in affanno, inseguo il
nostro tempo vuoto di senso. Senso di vuoto”…forse Franco Battiato nel 2007
aveva già previsto tutto?
L'ordine del Tempo - Libro » http://bit.ly/2SKyPc7
Carlo Rovelli
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