giovedì 20 dicembre 2018

Bevo poca acqua, come reagisce il mio corpo?



Bevo poca acqua, come reagisce il mio corpo?

Medicina Non Convenzionale

Per tutti gli esseri umani è vitale bere acqua, è un atto fisiologico, ma lo stiamo facendo nel modo giusto? In questo estratto dal libro "Il Tuo Corpo Implora Acqua" di Fereydoon Batmanghelidj scopriamo cosa succede al nostro corpo quando non beviamo abbastanza

Redazione Scienza e Conoscenza - 19/12/2018

Estratto dal libro Il Tuo Corpo Implora Acqua di Fereydoon Batmanghelidj

Quando il corpo umano si sviluppò da specie che si erano formate nell’acqua, esso ereditò la stessa dipendenza dalle proprietà vitali dell’acqua stessa. Il ruolo dell’acqua nell’organismo delle specie viventi -razza umana inclusa – non è cambiato sin dalla creazione della vita nell’acqua marina e il suo successivo adattamento all’acqua dolce. Quando la vita  sulla terraferma divenne un obiettivo, fu necessaria  la  creazione  di  un  sistema  sempre  più  complesso  di  conservazione  dell’acqua  nel  corpo  per  lo  sviluppo  di  nuove  specie. Questo processo di  temporaneo adattamento a una disidratazione transitoria fu ereditato come un ben consolidato meccanismo nel corpo umano e costituisce ora l’infrastruttura di tutti i sistemi operativi nel corpo degli attuali esseri umani.

Carenza d'acqua

Per le prime specie che vivevano nell’acqua, l’avventura al di là dei confini conosciuti rappresentava un grande stress perché rischiavano di disidratarsi. Questo stress diede origine a una fisiologia dominante per la gestione di crisi da mancanza di acqua. Negli esseri umani “stressati”, si determina esattamente lo stesso cambiamento e la stessa fisiologia di gestione della crisi da carenza d’acqua.  Il processo comporta in primo luogo un netto razionamento delle “riserve” idriche del corpo; viene accertato che la quantità di acqua disponibile per gli immediati bisogni del corpo è limitata e la gestione delle riserve idriche disponibili nell’organismo viene affidata a un sistema complesso. Questo complicato processo di razionamento e di distribuzione dell’acqua rimane in funzione finché il corpo non riceve segnali inequivocabili che ha di nuovo accesso a una scorta d’acqua adeguata. Dato che ogni funzione del corpo controllata e stabilizzata dal flusso dell’acqua, la “gestione dell’acqua” è l’unico modo per essere sicuri che consistenti quantità di acqua e di sostanze nutritive che essa trasporta raggiungano per primi gli organi sommamente vitali che dovranno affrontare e trattare qualsiasi nuovo “stress”. Questo meccanismo divenne sempre più stabilizzato ai fini della sopravvivenza contro i nemici naturali e i predatori. È l’estremo sistema operativo per la sopravvivenza nelle situazioni “o lotti, o fuggi”.  È sempre lo stesso meccanismo nell’ambiente competitivo della vita moderna nella nostra società.

Come reagisce il nostro corpo alla carenza dell'acqua

Uno degli inevitabili processi nella fase di razionamento dell’acqua nel corpo è  la  spietatezza con  cui  alcune  funzioni sono controllate, in modo che un organo non riceva più della sua quota predeterminata di acqua. Ciò vale per tutti gli organi del corpo. All’interno di questo sistema di razionamento dell’acqua, la funzione cerebrale ha priorità assoluta su tutti gli altri sistemi.  Il cervello costituisce circa il 2% del peso totale del corpo, tuttavia riceve dal 18al 20% della circolazione sanguigna. Gli “addetti al razionamento” diventano sempre più attivi e mandano i loro segnali di allarme per mostrare che una particolare zona è a corto di acqua: proprio  come  il  radiatore  di  un’auto-mobile che emette vapore quando il circuito di raffreddamento non è adeguato allo sforzo della vettura.

Nelle società avanzate, pensare che tè, caffè, alcool e bibite siano piacevoli sostituti per il naturale bisogno di acqua del corpo sottoposto a uno stress quotidiano è un errore elementare, ma catastrofico. È vero che queste bevande contengono acqua, ma esse contengono anche elementi disidratanti (quindi diuretici). Esse fanno espellere non solo l’acqua in cui sono diluite ma  anche  altra acqua presa dalle riserve del corpo! I moderni stili di vita rendono spesso le persone dipendenti da ogni specie di bevande prodotte per scopi commerciali. I bambini non vengono educati a bere acqua e diventano dipendenti da bibite (gassate, con caffeina e dolcificanti) e succhi di frutta. Questa è un’auto- restrizione delle necessità di acqua del corpo. In linea generale, non è possibile bere bevande confezionate per rimpiazzare completamente l’acqua di cui abbiamo bisogno. Allo stesso tempo, una preferenza prolungata per il gusto di queste bibite riduce automaticamente l’impulso di bere acqua quando esse non sono disponibili, conducendo così alla disidratazione. Gli esperti di medicina ignorano le numerose funzioni chimiche dell’acqua nel corpo. Poiché la disidratazione può causare la perdita di alcune funzioni, i diversi sofisticati segnali mandati dagli operatori del programma di regolazione idrica del corpo, mentre perdura una forte disidratazione, sono stati interpretati come indicatori di malattie sconosciute. Questo è l’errore fondamentale che ha fuorviato la medicina clinica.

Esso ha impedito ai medici di riuscire ad adottare misure preventive o di fornire semplici cure idriche  e  fisiologiche  per  alcune  delle  principali  malattie umane. Al primo apparire di questi segnali, il corpo dovrebbe essere rifornito di acqua perché sia distribuita dai sistemi di razionamento. Invece ai medici è stato insegnato a far tacere questi segnali con prodotti chimici. Naturalmente, essi non comprendono il significato di questo errore grossolano. I vari segnali prodotti da questi “distributori  d’acqua”  sono  indicatori  di  una  sete  regionale e della siccità del corpo. Sul nascere, possono essere cancellati semplicemente con una maggiore assunzione di acqua, ma vengono impropriamente trattati con l’uso di prodotti chimici commerciali finché la patologia non diviene stabile e nascono le malattie. Questo errore persiste con l’uso sempre più frequente di prodotti  chimici  per  trattare  altri  sintomi  insorgenti,  le complicazioni della disidratazione diventano inevitabili e infine il paziente muore. L’ironia di tutto ciò è che i medici dicono che è morto per una malattia! L’errore  di  tacitare  i  diversi  segnali  di  scarsità  d’acqua con prodotti chimici è immediatamente nocivo per le cellule. Il segnale, ormai fissato, che produce disidratazione cronica può avere un impatto permanente di danno anche sui figli.

Sono lieto di sottoporre alla vostra attenzione questa scoperta nell’ambito della conoscenza medica che può evitare alle persone, in particolare agli anziani, di ammalarsi. In breve, la mia svolta paradigmatica nella scienza applicata all’uomo darà luogo a un approccio basato sulla fisiologia e semplificherà la pratica della medicina in tutto il mondo. Il risultato immediato di questo svolta paradigmatica andrà a vantaggio della salute della gente. Evidenzierà i sintomi della disidratazione in un’ottica nuova e inoltre ridurrà i costi della malattia.

Il Tuo Corpo Implora Acqua - Libro
Credi di essere malato? Ti sbagli, sei solo assetato! - Edizione Economica
Fereydoon Batmanghelidj

giovedì 13 dicembre 2018

Il tempo: come lo vede la fisica




Il tempo: come lo vede la fisica?

Scienza e Fisica Quantistica


In che dimensione si sviluppa il tempo? Come lo percepiamo? In questo articolo leggiamo insieme tutto ciò che non sapevamo su uno dei fenomeni più studiati di sempre: il tempo

Antonella Ravizza - 12/12/2018

Il tempo è quella dimensione in cui misuriamo il trascorrere degli eventi e comprende il passato (un ricordo rappresentato da una memoria del vissuto), il presente (una lettura del reale percepito) e il futuro (una previsione). È un concetto molto complesso, per questo è da sempre oggetto di studi e di discussioni, non solo scientifiche, ma anche filosofiche. Secondo la fisica, il trascorrere del tempo inizia al momento della nascita dell'Universo e il suo corso è determinato da tutti i cambiamenti di spazio e di materia regolati da leggi fisiche. Tutto quello che si muove nello spazio viene studiato anche in relazione al tempo, per esempio la terra ruota attorno al proprio asse e sulla propria orbita, e queste rotazioni permettono la distinzione tra giorno e notte, e quella tra primavera, estate, autunno e inverno, quindi in questo caso è evidente che il movimento è legato al tempo.

Come percepiamo il tempo?

Ne percepiamo il suo trascorrere solo grazie al cambiamento della realtà che ci circonda. Il tempo è quindi inteso come durata, per questo si usa parlare in fisica di intervallo di tempo, perché ha un inizio e una fine. Due diversi eventi possono definirsi simultanei quando avvengono contemporaneamente, o uno può essere successivo all'altro nel caso contrario. In fisica per misurarlo si usa l'unità del Sistema Internazionale, cioè il secondo, con i suoi multipli (il minuto, l'ora, il giorno, la settimana, il mese, l'anno, il lustro, il decennio, il secolo e il millennio). Lo strumento di misura è l'orologio o il cronometro. Adesso esistono degli orologi atomici che sono precisissimi. Gli orologi si basano sul confronto tra un movimento nello spazio e un movimento campione (meccanico o elettronico). A volte il tempo si usa anche come misuratore di distanze, per esempio si sente spesso parlare di “anno-luce” per indicare la distanza percorsa dalla luce in un anno, dal momento che la velocità della luce è nota ed è costante. Isaac Newton lo definisce come “senso di Dio”, che scorre sempre immutabile.

Ci vogliono ancora dei secoli prima che Einstein, nella sua teoria delle relatività, introduca il concetto di tempo non assoluto, che dipende dalla velocità (Einstein fa riferimento alla velocità delle luce c=300000 km/s) e che dipende dal riferimento spaziale preso in considerazione. Per questo, secondo Einstein, è preferibile parlare di spazio-tempo: l'aspetto cronologico e quello spaziale sono fortemente legati, inseparabili. Lo spazio-tempo viene modificato dai campi gravitazionali, che possono deflettere la luce e addirittura rallentare il tempo. Non solo, ma il tempo di un osservatore si ottiene da quello di un secondo osservatore moltiplicandolo per un fattore di conversione che dipende dalle velocità relative dei due osservatori stessi. Questo in pratica ci dice che se dalla Terra potessimo vedere un razzo mentre viaggia molto velocemente nello spazio, vedremmo l’equipaggio al suo interno muoversi al rallentatore.

Il paradosso dei gemelli

È noto a questo proposito il “paradosso dei gemelli”: un gemello parte per un viaggio nello spazio, su una navicella che si muove ad una velocità prossima alla velocità della luce, mentre il suo fratello gemello resta sulla Terra. Secondo le leggi della Relatività, al suo ritorno il gemello che era partito sarà più giovane del gemello rimasto a terra. Ma sempre secondo la Relatività tutti i sistemi di riferimento privi di accelerazione e di cambiamento di direzione e sottoposti allo stesso moto sono uguali. Quindi il paradosso è che secondo il gemello astronauta è la Terra a muoversi a una velocità prossima alla velocità della luce; allora ci chiediamo: per quale gemello è passato meno tempo? Chi dei due sarà più giovane dell'altro? Naturalmente c'è una soluzione al paradosso: dobbiamo considerare che il gemello sull'astronave ha fatto più cambiamenti di moto rispetto alla Terra (durante la partenza ha accelerato, ha invertito la marcia per tornare indietro, ha decelerato per potersi fermare). Sarà quindi il gemello sull'astronave a ritrovarsi più giovane al suo ritorno. Secondo la Fisica Moderna, il tempo è definito come la distanza tra gli eventi calcolata utilizzando delle coordinate spazio-temporali quadrimensionali. In fisica teorica si usa molto come unità di misura del tempo il tempo di Planck, cioè il  tempo che impiega un fotone che viaggia alla velocità della luce a percorrere la lunghezza di Planck, che è data dalla seguente relazione:  , dove ħ è la costante di Planck, G è la costante di gravitazione universale e c è la velocità della luce nel vuoto. Il tempo di Planck risuta uguale a circa 5,4 x 10 -44 secondi ed è la più piccola quantità di tempo misurabile.

La Meccanica Quantistica  rivoluziona l'idea di tempo che ci eravamo fatti. Anche il tempo non è continuo, ma quantizzato, anche se non possiamo dimostrarlo materialmente, perché il tempo di Planck, cioè l'intervallo minimo possibile, è così breve da essere al di là delle attuali possibilità sperimentali. Recentemente, peró, tra i  fisici emergenti dei nostri tempi, nasce l'idea che la fisica moderna si capisce meglio dimenticando il tempo: è più facile capire come funziona il mondo a livello fondamentale senza parlare di tempo, la teoria descrive come si muovono le cose una rispetto all'altra. Con la Meccanica Quantistica abbiamo capito che tutte le quantità fisiche sono imprecise e fluttuanti; anche il tempo non è più lineare, ma è come se fosse diviso in più parti dotate di spessore. Lo spazio e il tempo si frantumano in una specie di schiuma microscopica. Il noto fisico Carlo Rovelli parla di gravità quantistica a loop (LQG, loop quantum gravity). Questo non vuol dire che il tempo non ci sia nella vita quotidiana, naturalmente, ma che il concetto di tempo non è utile quando si studiano le strutture generali della materia.

“Tempo, non c’è tempo, sempre più in affanno, inseguo il nostro tempo vuoto di senso. Senso di vuoto”…forse Franco Battiato nel 2007 aveva già previsto tutto?

L'ordine del Tempo - Libro » http://bit.ly/2SKyPc7
Carlo Rovelli