giovedì 25 agosto 2016

Buddha: grasso o magro?




Buddha: grasso o magro?

La vera immagine di Buddha non è quella che noi tutti conosciamo

di Sara Raggini - 18/08/2016



Buddha: grasso o magro?

Un uomo grasso, calvo, con una sacca sulla spalla o sulla pancia: la classica raffigurazione di Buddha. Eppure, questo non era il vero aspetto di Buddha.
Tutti gli storici concordano sull’esistenza di Buddha e nella sua identificazione con Siddharta Gautama, un uomo di famiglia nobile, vissuto nel VI secolo a.C. in India.


La giovinezza di Buddha

Nonostante il padre lo avesse fatto sposare all’età di 16 anni, Siddharta aveva un modo di vita molto diverso da quello della sua famiglia. Amava riflettere e meditare sin dall’infanzia, fino al punto in cui all’età di 29 anni decide di lasciare il palazzo dei genitori per sottoporsi ad una vita connessa con la natura. Vivendo sempre all’interno del ricco palazzo di famiglia, non aveva mai avuto modo di vedere gli aspetti negativi della vita: Siddharta rimane toccato, dopo la fuga, nel vedere in un villaggio un anziano malato e decrepito, così come rimane stupito nell’assistere a un corteo funebre.


La prima grande svolta

Incontrando un asceta che aveva deciso di rinunciare a tutto per raggiungere la serenità spirituale, decide di intraprendere la stessa via. Da questa decisione, la volontà di sottoporsi a numerose prove estreme quali vivere 7 anni in una foresta sottoponendosi numerose volte a digiuni al fine di raggiungere l’illuminazione. Non avendo raggiunto il suo obiettivo decide di isolarsi per trovare la liberazione; a 35 anni, vicino alla morte, si narra fosse ai piedi di un albero quando immerso nei suoi pensieri raggiunge l’illuminazione (il termine Buddha significa appunto illuminato).
La tradizionale raffigurazione di Buddha come fondatore del buddismo dunque, non corrisponde al personaggio di cui abbiamo appena narrato la vita: Siddharta infatti, prima di scappare dal palazzo era un giovane alto, biondo e magro. Dopo i numerosi anni di ritiri spirituali e digiuni era divenuto scheletrico.


La variante cinese di Buddha

L’uomo in carne rappresentato tradizionalmente è una variante cinese, che si ispira a Buddai, un monaco molto stravagante vissuto nel IX secolo d.C., così chiamato per la bisaccia che porta sulle spalle. Quest’ultima contiene riso, dolci e talvolta denari, con i quali sfamava poveri e bisognosi. Che questo monaco fosse veramente grasso non è certo, tuttavia l’adipe nel taoismo simboleggia felicità, mentre nella tradizione cinese è la sede dell’anima.


La variante giapponese di Buddha

In Giappone Budai ha preso il nome di Hotei e la sua statua è presente all’ingresso di numerosi templi zen, scuola frequentata anche dallo stesso.
Oggi Hotei è una delle sette divinità della Fortuna e rappresenta il dio dell’abbondanza e della buona salute.


Comprendere, conoscere la tradizione buddhista non deve significare, come spesso è avvenuto anche in anni recenti, smarrire la propria identità o le caratteristiche del pensiero occidentale.

Comprendere, conoscere l'altro è la premessa indispensabile per un futuro di pace e di tolleranza fra gli uomini, come ricordano queste parole di Rudolf Steiner:

«Che cosa avverrà quando i singoli devoti appartenenti ai diversi sistemi religiosi s'intenderanno e quando il cristiano dirà al buddhista: "Io credo al tuo Buddha come tu stesso credi in Lui"? cosa avverrà quando il buddhista dirà al cristiano: "Io sono in grado di comprendere il mistero del Golgota come lo comprendi tu"? che cosa avverrà nell'umanità quando un tale atteggiamento sarà generalizzato? Verrà la pace fra gli uomini, verrà il reciproco riconoscimento delle religioni. E questo deve venire.

Il movimento scientifìco-spirituale deve creare una reale reciproca comprensione delle religioni».


Con un saggio di Gabriele Burrini su «il Buddhismo e la scienza dello spirito»
Rudolf Steiner