giovedì 2 aprile 2015

Che cos'è lo stato vibrazionale?

Che cos'è lo stato vibrazionale?

Descritto come orgasmo energetico, corrente elettrica, vibrazione all’unisono di tutti i chakra, allo stato vibrazionale vengono riconosciuti numerosi benefici fisici, emozionali-psichici ed esistenziali

di Lucilla Perego - 30/03/2015



Che cos'è lo stato vibrazionale?

Dalle tradizioni spirituali più antiche, alle più recenti scuole di ricerca sul sottile, fino alle medicine orientali o non convenzionali, arrivano a noi visioni secondo le quali siamo dotati di vortici di energia vitale, detti chakra, che mantengono il collegamento tra le varie parti del nostro corpo fisico, con la parte emozionale, psichica e vitale di noi stessi (1).

I chakra e il corpo energetico

Molti sono gli studi e le applicazioni sui chakra e tanti sono i manuali con esercizi, attraverso i quali ciascuno di noi può sperimentare in proprio la percezione di questi vortici di energia e il benefico effetto sulla nostra salute che otteniamo quando pratichiamo esercizi per mantenere attivi i chakra.
Dall’auto-percezione dei chakra si può derivare l’esperienza dell’esistenza di un reticolo di connessioni energetiche, che avvolge, compenetra il corpo fisico, ma più sottile, eterico, flessibile di quello fisico e che costituisce un corpo a se stante, con un suo comportamento e sue proprietà.
Il corpo energetico è visibile a pochi ma percepibile dai molti che applicano esercizi di ginnastica energetica dei propri chakra.

Gli esercizi OLVE

Uno di questi esercizi si chiama Oscillazione Longitudinale Volontaria di Energia – OLVE, termine proposto da Nanci Trivellato nel suo articolo Measurable Attributes of the Vibrational State Technique (2).
Col termine OLVE si indica un esercizio in cui il soggetto si sintonizza sul proprio corpo energetico, raccoglie le sue energie nell’alto della testa (o ai piedi se preferisce) e con il comando della volontà mobilizza queste energie dalla testa fino ai piedi (o viceversa se è partito dai piedi), passando per tutte le parti del corpo, per tutti gli organi, ed entrando nel profondo fino a energizzare le singole cellule, e poi le connessioni energetiche via via più sottili. Il movimento deve essere rettilineo e scorrere lungo l’asse della norma colonna vertebrale.
Già nel Kriya Yoga, lo yoghi si esercita dirigendo la propria energia vitale mentalmente in su e in giù attorno ai sei centri spinali(3), riconoscendo a questa pratica qualità benefiche e favorenti l’evoluzione.
Gli studi condotti sull’OLVE, permettono di applicare i moderni criteri di analisi e indagine a queste conoscenze antiche, aprendone la comprensione al pubblico in generale e non solo ad iniziati. Oggi, soprattutto nella cultura occidentale, le persone vogliono conoscere i meccanismi, capire ciò che fanno e comprenderne le finalità. Per questo, uno studio sistematico, organizzato ci può fornire un ponte tra l’esperienza personale percettiva delle energie mobilizzate e il desiderio scientifico di comprendere la natura del fenomeno indipendentemente dal soggetto che lo vive.

Lo Stato Vibrazionale

L’OLVE è anche una tecnica per raggiungere lo Stato Vibrazionale, termine con il quale si indica un fenomeno energetico sperimentato spontaneamente da persone che ottengono esperienze extracorporee in cui, nella fase di rientro o uscita dal corpo, descrivono una intensa vibrazione non fisica, tipica e riconoscibile.
Descritto come orgasmo energetico, corrente elettrica, vibrazione all’unisono di tutti i chakra, allo SV vengono riconosciuti numerosi benefici fisici, emozionali-psichici ed esistenziali: accelerazione del metabolismo, sblocchi digestivi, recupero rapido dello stress e della stanchezza, maggiore equilibrio emozionale e chiarezza di idee, stimolo delle percezioni sottili ed energetiche, vitalizzazione del corpo energetico, aumento della calma interiore e della serenità intima.
Lo Stato Vibrazionale è riscontrato indipendentemente dalla tecnica per produrlo, tuttavia, le ricerche condotte indicano che una buona tecnica, semplice e sistematica, come l’OLVE, può avvicinare anche le persone più comuni a sperimentare l’esistenza del corpo energetico e a stimolare il raggiungimento del proprio personale Stato Vibrazionale.

Quindi, dalle esperienze personali a uno studio sistematico, ma non finisce qui: è già iniziata una fase di ricerca oggettiva del comportamento energetico prodotto dalla OLVE e in particolare dello Stato Vibrazionale.

Wagner Alegretti, con il suo articolo A Research Approach to the Vibrational State via the Study of Brain Activity (3) presenta i primi dati di una ricerca che sta conducendo con la Risonanza Magnetica Funzionale, per analizzare gli effetti che lo Stato Vibrazionale può avere sul cervello. I primi dati mostrano immagini di particolare attività elettrica negli emisferi cerebrali a seguito dell’applicazione degli esercizi di mobilizzazione di energia e di raggiungimento dello stato energetico conosciuto come stato vibrazionale (4).

Queste ricerche sull’OLVE e sullo Stato Vibrazionale verranno presentate al 1º Congresso Internazionale di Studi sulla Coscienzia che si terrà dal 22 al 24 Maggio 2015 ad Estremoz – Portogallo (http://concienciologia.org), un momento internazionale di dibattito e confronto tra le diverse teorie e studi su che cosa è la coscienza.

Note Bibliografiche

(1)    Cyndi Dale, Il Corpo sottile. La Grande Enciclopedia dell’Anatomia Energetica, Ed. MACRO.
(2)    Nanci Trivellato, Measurable Attributes of the Vibrational State Technique, Journal of Conscientiology, Vol. 11, N. 42, October 2008.
(3)    Paramahansa Yogananda, Autobiografia di uno Yogi, Astrolabio 3ª Edi. 1971.
(4)    Wagner Alegretti, A Research Approach to the Vibrational State via the Study of Brain Activity, Journal of Conscientiology, Vol. 11, N. 42, October 2008.


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Epigenetica, conversazione con Bruce Lipton

Epigenetica, conversazione con Bruce Lipton

Intervista sui concetti di Epigenetica e DNA alla base del bestseller LA BIOLOGIA DELLE CREDENZE – Come il pensiero influenza il DNA e ogni cellula.

Durante il periodo in cui Bruce Lipton, Ph.D, lavorava come ricercatore e professore alla scuola di medicina, fece una sorprendente scoperta sui meccanismi biologici attraverso i quali le cellule ricevono ed elaborano le informazioni: infatti, piuttosto che controllarci, i nostri geni sono controllati, sono sotto il controllo di influenze ambientali al di fuori delle cellule, inclusi i pensieri e le nostre credenze.

Questo prova che non siamo degli “automi genetici” vittimizzati dalle eredità biologiche dei nostri antenati. Siamo, invece, i co-creatori della nostra vita e della nostra biologia. Lipton descrive questa nuova scienza, chiamata epigenetica, nel suo libro “The Biology of Belief: Unleashing the Power of Consciousness, Matter and Miracles” (N.d.T.: Biologia delle Credenze: Liberare il Potere della Consapevolezza, della Materia e dei Miracoli) (2005: Mountain of Love/Elite Books). Pieno di citazioni e riferimenti di altri scienziati che conducono, in tale campo, ricerche all’avanguardia, questo libro potrebbe, letteralmente, cambiare la vostra vita al suo livello più fondamentale.

Fino alla scoperta dell’epigenetica, si credeva che il nucleo di una cellula, contenente il DNA, fosse il “cervello” della cellula stessa, del tutto necessario per il suo funzionamento. Di fatto, come hanno scoperto Lipton ed altri, le cellule possono vivere e funzionare molto bene anche dopo che i loro nuclei siano stati asportati. Il vero “cervello” della cellula è la sua membrana, che reagisce e risponde alle influenze esterne, adattandosi dinamicamente ad un ambiente in perpetuo cambiamento. Che cosa significa questo per noi, quali collezioni di cellule chiamati esseri umani? Man mano che incrociamo le diverse influenze ambientali, siamo noi a suggerire ai nostri geni cosa fare, di solito inconsciamente. I carboidrati ci fanno ingrassare? Sì,se lo crediamo. Saremo amati, avremo successo nel lavoro, saremo ricchi? Se ci crediamo, lo saremo.

Lipton ci mostra anche come Darwin avesse torto. La competizione non è la base dell’evoluzione; non è la sopravvivenza del più forte che ci permette di sopravvivere e prosperare. Al contrario, dice, dovremmo leggere l’opera di Jean-Baptiste de Lamarck, che venne prima di Darwin e dimostrò che la cooperazione e la comunità sono la base della sopravvivenza. Immaginate se ciascuna dei vostri trilioni di cellule decidesse di farcela da sé, di combattere per essere la regina della collina piuttosto che cooperare con le cellule compagne. Per quanto sopravvivereste?

Bruce Lipton Ph.D. è un’autorità mondiale per quanto concerne i legami tra scienza e comportamento. Biologo cellulare, ha insegnato Biologia Cellulare presso la facoltà di Medicina dell’Università del Wisconsin e si è dedicato in seguito a ricerche pionieristiche alla School of Medicine della Stanford University.

È stato ospite di decine di programmi radiotelevisivi ed è un conferenziere di primo piano. Le sue rivoluzionarie ricerche sulla membrana cellulare hanno precorso la nuova scienza dell’epigenetica e hanno fatto di Lipton una delle voci più note della nuova biologia.

L’Intervista

Barbara Stahura: La premessa di base della tua ricerca e del tuo libro, The Biology of Belief, è che il DNA non controlla la nostra biologia.

Bruce Lipton: Sì. Ho cominciato a studiare questo verso la fine degli anni ’60. Da allora la scienza di frontiera ha iniziato a rivelare tutte le cose che avevo osservato. I biologi che fanno ricerca d’avanguardia sono a conoscenza di ciò che dico nel libro. Il pubblico, però, non ne ha comprensione alcuna perché, o gli arriva in forma abbreviata, o quello che gli viene venduto è la credenza che siamo controllati dai nostri geni, sebbene ciò non sia sostenuto dalla scienza d’avanguardia. Tutto il mio sforzo si è concentrato nel far giungere al mondo l’informazione d’avanguardia. L’orientamento mentale del pubblico è stato programmato secondo la credenza che siamo degli automi genetici, che i geni controllano la nostra vita, che ne siamo vittime, e via di seguito. Il punto, però, è che la scienza di frontiera – quella di cui parlo – si è stabilizzata da almeno 15 anni. È ora che sia portata nel mondo perché è lì che viene usata.

BS: Questa scienza relativamente nuova sulla quale tu scrivi viene chiamata epigenetica. Ci spiegheresti di che cosa si tratta?

BL: L’epigenetica è quella scienza che mostra che i geni non si auto-controllano, ma sono controllati dall’ambiente. Si sa da circa 15 anni, e ora fa finalmente fa capolino da dietro l’angolo. Ti faccio un esempio. La Società Americana per il Cancro ha recentemente pubblicato una statistica che afferma che il 60 per cento dei tumori sono evitabili, cambiando stile di vita e dieta. Quest’informazione proviene da un’organizzazione che ha cercato per circa 50 anni i geni del cancro. E ora se ne viene fuori dicendo: è lo stile di vita, non sono i geni. Ci siamo focalizzati sul cancro come se fosse una questione genetica, ma solo il cinque per cento dei cancri ha una connessione genetica. Il novantacinque per cento dei cancri in effetti non ha nessuna connessione coi geni. La ragione (che ci fa dire che c’è una connessione genetica) è che tale spiegazione è fisica, tangibile, perciò preferiamo lavorare su di essa. E il 95 per cento che ha un cancro e non c’è una connessione genetica? Non è facile fare esperimenti su qualcosa sulla quale non puoi focalizzarti fisicamente.

BS: Così il determinismo genetico – l’idea che siamo controllati dai nostri geni – è inevitabilmente incrinata, come dici nel libro.

BL: Sì.

BS: Hai scritto anche di Jean-Baptiste de Lamarck e della sua teoria dell’evoluzione – che sopravviviamo attraverso la cooperazione, piuttosto che la più recente idea darwiniana di competizione e sopravvivenza dei più forti. Che tutti i nostri trilioni di cellule devono cooperare per mantenere il nostro corpo in perfetto funzionamento, in quanto noi esseri umani non possiamo sopravvivere senza grandissime quantità di cooperazione gli uni con gli altri e con il nostro ambiente.

BL: Immediatamente, appena hai detto cooperazione, stavi violando la teoria darwiniana, che è competizione e lotta. Di fatto, si tratta di un’interpretazione erronea.

La nuova scienza ci dice che quella credenza è sbagliata. La credenza di cui hai appena parlato, invece – la natura della cooperazione e della comunità – è in effetti il principio basilare dell’evoluzione.Nel 1809 Lamarck ha scritto che i problemi che tormenteranno l’umanità verranno dal suo separarsi dalla natura, e ciò condurrà alla distruzione della società. Aveva ragione, perché la sua enfasi sull’evoluzione era che un organismo e l’ambiente creano un’interazione cooperante. Se volete capire il destino di un organismo, dovete capire la sua relazione con il suo ambiente.

Poi ha affermato che separarci dal nostro ambiente significa assumere la nostra biologia e tagliarci fuori dalla nostra sorgente. Aveva ragione.

E quando arrivi a capire la natura dell’epigenetica, la sua teoria ora ha trovato sostanza. Senza alcun meccanismo che, all’inizio, le desse un senso – e specialmente da quando abbiamo comprato il concetto dei biologi neo-darwiniani che affermano che tutto è controllato geneticamente – Lamarck sembrava stupido. Ma sai cosa? Aveva proprio ragione.

BS: La tua dimostrazione che il “cervello” della cellula non è il DNA ma, bensì, la sua membrana è affascinante. Che significato ha questa scoperta riguardo a ciò che pensiamo di noi stessi e della nostra vita, dal momento che siamo proprio una comunità di cellule?

BL: Se due cellule si uniscono e stanno comunicando, useranno i loro “cervelli” per farlo, giusto? E se dieci cellule si uniscono, useranno i loro cervelli affinché la loro comunicazione reciproca abbia un senso. Quando prendi un insieme di un trilione di cellule, come in un cervello umano, queste opereranno ancora secondo il principio del cervello cellulare. Beh, quando abbiamo comprato l’idea che i geni ed il nucleo formano il cervello della cellula – che ci porta fuoristrada – e la applichi come fosse un principio di neurologia o di neuro-scienza, ti sei già incamminato nella direzione sbagliata. Non puoi arrivare da nessuna parte perché quello non è il cervello della cellula.

I nostri principi su come funziona l’intelligenza sono stati totalmente sviati. Ecco perché, dopo tanta neuro-scienza, se chiedi a qualcuno: “come funziona, veramente, il cervello?” La risposta sarà: “veramente, non lo sappiamo”.Il Progetto Genoma Umano dice che quel modello è sbagliato. Pensavamo che ci volessero più di 100.000 geni per far funzionare un essere umano. Il fatto che ce ne siano meno di 25.000 ha messo un bastone tra le ruote dell’intero processo.

Come può esserci un tale esiguo numero di geni a formare una cosa così complessa come un essere umano? La risposta è che ci vuole molto di più dei soli geni a farlo funzionare – che è l’apporto dall’ambiente che può alterare la lettura dei geni.

Ci sono 140.000 proteine in un corpo umano, e si credeva che ciascuna richiedesse un gene separato per prodursi. Di colpo, trovi che ci sono 25.000 geni e 140.000 proteine, e non ci siamo con i numeri.

L’epigenetica rivela qualcosa di così sorprendente che la scienza stessa ha dei problemi a comprendere la forza di questo nuovo significato, e suona così: con il controllo epigenetico, che significa il controllo mediato dall’ambiente, un singolo gene può essere usato per creare 2000 o più proteine diverse dalla stessa matrice.
Il controllo epigenetico è come un lettore che può leggere l’impronta originaria e ristrutturarla per produrne qualcosa di diverso. Ed ecco come un singolo gene può essere usato per creare molti prodotti proteici differenti. Non è stato il gene che ha prodotto ciascuna proteina, è stato il controllo epigenetico che l’ha fatto, e questo è il feedback diretto dall’ambiente. Ci allontana da quel meccanismo che dice che siamo solo macchine.

BS: E ci dice invece che non siamo vittime. Siamo co-creatori.

BL: Assolutamente.

BS: Per tanti l’idea che siano i nostri pensieri a creare la realtà, che è quello su cui si basa la Scienza Religiosa e altre tradizioni metafisiche e spirituali, è un’idea puramente spirituale. Ma la fisica quantistica ha aggiunto all’idea, il fatto scientifico. E ora, il tuo lavoro e quello di altri porta quel concetto a livello delle cellule. Che lo rende in qualche modo più reale, più tangibile.

BL: Se si definisce lo spirito più o meno su questi parametri si potrebbe ottenere una definizione del tipo “una forza motrice invisibile.” Se definisco la natura della meccanica quantistica, è una forza motrice invisibile. Di fatto afferma: “Sì, ci sono forze invisibili che modellano la nostra esistenza”. Poiché la nostra biologia è tradizionalmente basata su un concetto newtoniano e materialistico, la natura di quel sistema è di considerare le forze invisibili come non rilevanti. Però, quello che la meccanica quantistica ha stabilito è che le forze motrici invisibili sono tutto. Perciò, se la nostra scienza non si adatta alla nuova fisica, sta di fatto ostacolando il progresso in evoluzione. Quando si introducono nuove forze, si deve dar loro nuovo credito, e quando lo si fa, i ricercatori spirituali saltano su e dicono: lo sapevo! E i fisici quantistici saltano su e dicono, lo sapevo! Stiamo sempre parlando della stessa cosa. Se lo ammettessimo, l’opportunità di unione diventa così tangibile che è quasi fisica. Sì, possiamo sentirla! Ora possiamo essere tutti d’accordo. Tu la chiami come vuoi, io la chiamo come voglio. Ma siamo tutti governati da queste forze invisibili.

BS: Ho letto una tua intervista nella quale hai affermato, “piuttosto che esser vittime dei nostri geni, lo siamo stati delle nostre percezioni.” Puoi aggiungere qualcosa su ciò che significa essere una vittima delle nostre percezioni?

BL: In un certo senso, sappiamo attraverso lo studio della membrana cellulare, attraverso lo studio dell’epigenetica, che questo è fondamentale. L’epigenetica dice che i segnali ambientali influenzano l’espressione genetica, e questi segnali ambientali talvolta sono diretti, e tal’altra sono interpretazioni, quando per es.le percezioni diventano credenze. Così, ho una credenza su qualcosa, che è una percezione, e aggiusto la mio biologia a quella particolare credenza. Come col cancro terminale, se credo a quello che i medici mi dicono, lo loro diventa una vera e propria predizione. Se dicono che ho il cancro terminale e sono d’accordo, allora essenzialmente morirò quando, a detta loro, accadrà. Quali sono le persone che non lo fanno? I casi di “remissione spontanea.” Almeno una persona, scommetto, non ha “comprato” quella diagnosi. E la sola ragione per la quale ne sono usciti è che avevano un altro sistema di credenze completamente diverso, e quindi sono stati capaci di cambiarlo.

BS: Come possiamo cambiare le nostre percezioni o credenze fino a quel punto?

BL: La prima cosa è acquisire le nuove percezioni di come funziona la vita. Lasciare andare o riconsiderare le percezioni con le quali ci siamo formati, che, inevitabilmente, sono vittimizzanti: sono fragile, l’ambiente mi può attaccare, lo zucchero fa male. Queste sono credenze acquisite. Ma la questione è, sono veramente vere? Sono vere se questo è ciò che credi, dal momento che la percezione governa la biologia. Se sono programmato dalla percezione che lo zucchero è dannoso alla mia biologia e lo mangio, allora essendone a conoscenza intossico il mio sistema con la credenza, non con lo zucchero. La maggior parte di queste percezioni si manifestano come credenze limitanti o auto-sabotanti su quello che possiamo o non possiamo fare. Come l’auto-guarigione.

La tendenza è, no, non ti puoi guarire da solo, devi andare da qualcun altro che ti guarirà. Santo cielo! Dopo parecchi miliardi di anni di evoluzione, il sistema fu progettato per auto-guarirsi. Per quanti milioni di anni gli esseri umani hanno fatto senza medici? Perché abbiamo bisogno di così tanti medici ora? Perché la percezione è che siamo deboli e fragili, ed abbiamo bisogno del loro aiuto. Bene, questa è una percezione.

Quando eliminiamo questa percezione ed iniziamo ad immettere nuove percezioni, allora cambiamo la risposta della nostra biologia al mondo che ci circonda. Man mano che cambiamo le nostre percezioni, cambiamo le nostre risposte. Le percezioni con le quali operi – ti danno sostegno o te lo tolgono? Ti rendono più forte o più debole? Queste percezioni sono nel subconscio, che controlla il 95 per cento della nostra vita. E, quando lo fa, lo fa senza che noi ce ne accorgiamo. Non vediamo di fatto i programmi che sono automatici. Funzionano perché il conscio è occupato, ed i programmi automatici ne prendono il posto.

Quando il conscio è occupato a fare qualcosa, non sta osservando se stesso. Ci sono due fattori che ci aiutano a capire questo. Uno, la mente cosciente opera con un processore da 40 bit, che significa che può interpretare ed elaborare 40 bit di stimoli nervosi – un bit è uno stimolo nervoso – al secondo. Il che significa che entrano 40 stimoli al secondo e la mente cosciente li discerne e li capisce. La mente subconscia in quello stesso secondo sta elaborando 40 milioni di bit. Da rilevare: se confronto l’elaborazione della mente conscia con quella subconscia, la subconscia è un milione di volte più potente nell’elaborare informazioni. Elemento numero due: i neuroscienziati cognitivi dicono che il 5 per cento del nostro comportamento giornaliero è controllato dalla nostra mente cosciente ed il 95 per cento dal programma subconscio. Perciò nella nostra esistenza quotidiana, la mente subconscia è la fonte più potente della nostra biologia. La mente subconscia è un nastro registratore. Non c’è nessuno lì. È praticamente un congegno di stimolo-risposta. Non c’è bisogno di esserne coscienti. Voi ve ne andate in giro per il mondo, e farà quello che deve fare senza che dobbiate pensarci.Quando la mente cosciente è occupata, non sta osservando il subconscio.

Ed il subconscio è composto dai programmi fondamentali che abbiamo ricevuto dagli altri nei primi sei anni. Mentre si vive la vita con le nostre intenzioni e i desideri della mente cosciente, il 95 per cento del comportamento viene dalla mente subconscia, che è stata programmata da altri.E la maggior parte di tale programmazione è veramente limitante. Non ti puoi guarire da solo, non sei abbastanza intelligente, non ti meriti le cose buone, non sei bravo in disegno o quello che è. Queste affermazioni diventano programmi subconsci, che si attivano quando non faccio attenzione. La mente cosciente nella maggioranza è occupata a pensare al futuro o al passato. E se il conscio è occupato in questo, nel momento presente, si è veramente guidati dal subconscio. Il vostro cosciente è occupato a cercare di pensare: “Mi merito un aumento e di certo dovrei salire di grado in questa ditta.” Mentre lo fate di certo, state operando dal subconscio, e quello ha un programma che afferma che non vi meritate le cose. Qual è allora l’espressione del vostro comportamento? Il comportamento che è coerente con “Non mi merito.” Ciò significa che farete degli errori o altro che renderanno legittimo che non vi meritiate le cose. Non ve ne rendete conto perché non l’avete visto all’opera, e diventate frustrati riguardo la vostra vita perché ci provate così tanto ad avere successo e non andate mai da nessuna parte. E poi, ovviamente, la tendenza è, non sei tu, è il mondo ad ostacolarti. La grande e bizzarra sorpresa è che il mondo vi darà qualsiasi cosa. E’ il vostro stesso sé che è d’intralcio.

BS: Come facciamo a vincere l’opposizione della nostra programmazione subconscia?

BL: Diventane cosciente. Ci sono un paio di modi di farlo. Il modo più antico è quello dell’attenzione Buddhista. Se sei cosciente di essere qui in questo momento, mentre fai questo stupido errore, osservi l’errore, e potresti rimediarlo. La consapevolezza, però, è una cosa molto difficile da addestrare, ed è anche un processore da 40 bit che cerca di far funzionare completamente il processore da 40 milioni di bit. Perciò, per la maggior parte della gente è una procedura molto difficile perché le loro vite sono così indaffarate e sono talmente occupati che non riescono a prendere atto di ciò. L’altro modo è, puoi ritornarci dentro e riscrivere il programma, ma ci sono due cose che devi fare: A) Identificare il programma, e B) Eseguire una procedura per riscriverlo.

Quello che riflette è qualcosa alla quale la maggior parte della gente non ha fatto attenzione e è da dove vengono la maggior parte dei problemi. Pensano che possono semplicemente parlare alla mente subconscia e che questo la migliorerà. Ma la mente subconscia è un nastro registratore. Mettete un nastro nel vostro mangiacassette, accendetelo, e poi ditegli di riprodurre qualcosa di diverso. Il fatto è, che lì, non c’è nessuno. Non farà niente. Ed il potere del pensiero positivo – la maggior parte della gente dice, il potere del pensiero positivo! Provalo! E quando non funziona si sentono peggio perché non possono neanche fare quello. Perché non funziona? Perché se il programma subconscio non è allineato con la direzione conscia, allora si ha un programma che funziona su un processore di 40 milioni di bit 95 per cento del tempo, che vi tira giù mentre voi impiegate il 5 per cento del vostro tempo nella vostra immaginazione pensando pensieri positivi, mentre il vostro subconscio sta conducendo lo spettacolo e sabotandovi proprio nel bel mezzo dei vostri pensieri positivi.

Il pensiero positivo funziona solo se le credenze nel subconscio sono in linea con esso, o se siete completamente attenti. Se siete totalmente attenti ed usate quel desiderio di essere positivi e far funzionare le cose, allora vi accorgerete quando il vostro subconscio sta facendo andare un nastro e voi potete cancellarlo. Ma se non siete attenti e pensate solo pensieri positivi, allora non state conducendo lo spettacolo. Da qui vengono i conflitti. E, ovviamente, se voi foste così positivi nella vostra mente e pensaste che state conducendo lo spettacolo e pensando che non funzioni, ovviamente il mondo vi è contro. No, il mondo non vi è contro, sono i programmi limitanti ed auto-sabotanti che acquisiamo in gioventù. Qui è dove dobbiamo azzerarci.

Barbara Stahura

Tradotto in italiano da Macro Edizioni

Bruce Lipton, Steve Bhaerman
Evoluzione Spontanea
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mercoledì 1 aprile 2015

Due buoni motivi per diventare vegetariani

Due buoni motivi per diventare vegetariani

Non mangiando carne si preservano le risorse del pianeta e la salute personale

di Mariateresa Maresca - 28/03/2015



Due buoni motivi per diventare vegetariani

Il numero delle persone vegetariane in Italia in questi ultimi anni è cresciuto in maniera costante. Se si chiede a un vegetariano perché abbia fatto questa scelta, le risposte sono varie: motivi etici, motivi ambientali, motivi di salute del proprio organismo o del pianeta, motivi sociali.
Tutte motivazioni giuste. Un'analisi delle conseguenze del mangiare carne li vede tutti implicati. Infliggere sofferenza inutile a un animale è un atto grave di incoscienza da parte dell’uomo che dovrebbe essere il custode della natura e del pianeta. Ma in questa analisi viene coinvolta la nostra terra in molti modi: andiamo a vederli.

1) L'allevamento intensivo distrugge il pianeta

L’allevamento dei bovini comporta uno sfruttamento della terra al punto che dopo anni il suolo diventa sterile. Per gli allevamenti intensivi inoltre è necessaria moltissima acqua, e spesso, come in Cina, le riserve finiscono e si va a chiedere alle nazioni vicine come all’Europa. Si finisce per impoverirsi del bene più prezioso per crescere bovini che non possono sfamare con saggezza tutti. Per crescere un bovino ci vuole un quantitativo di cereali che potrebbe nutrire 20 persone; alla fine del processo di crescita dal bovino si ricava 5 volte in meno il cibo che darebbero quei cereali. Una statistica fatta qualche anno fa dichiara che se solo tutta la Gran Bretagna fosse vegetariana si potrebbe risolvere la fame nel mondo utilizzando l’enorme quantità di cereali che consumano i bovini per le popolazioni indigenti. Spesso per creare pascoli si abbattono alberi, e tanti: questo fa equivalere una bistecca alla perdita di alberi, in questo momento più preziosi che mai , infatti la foresta amazzonica , il polmone della terra, è quasi esaurita, e questo provoca danni all’equilibrio del pianeta incalcolabili.


2) Mangiare carne fa male alla salute

Dal punto di vista strettamente umano e medico, studiando un po’ di anatomia comparata, possiamo notare che i molari dell’uomo sono piatti come quelli dei ruminanti e non affilati come quelli dei carnivori, inoltre l’apparato digestivo è simile agli erbivori: lo stomaco è come una borsa, per prolungare la sosta del cibo ingerito, e l’intestino è davvero lungo, circa 11 metri, per permettere l’assorbimento delle sostanze vitali. Dando uno sguardo all’apparato digerente dei carnivori troviamo uno stomaco dritto e stretto e un intestino breve, questo permette alle fibre carnee di non ristagnare per giorni, infatti i processi putrefattivi della carne generano gas tossici e molecole dannose per il fegato. Insomma a quanto pare, la natura ha fatto l’uomo somigliante a un erbivoro e non a un carnivoro. Manca inoltre un enzima utile a metabolizzare alcuni elementi che vengono dalla carne. Negli ultimi anni la cosa si è complicata notevolmente in quanto gli animali vengono nutriti con polvere d’ossa che li fa ammalare (essendo loro vegetariani). Inoltre gli antibiotici, i cortisonici e le farine ogm che si danno agli animali restano nelle fibre delle carni che arrivano sulle nostre tavole. Molti studi pubblicati da riviste eminenti dichiarano che il consumo di carne favorisce i tumori all’intestino, problemi di ipercolesterolemia e ipertensione, acidosi del sangue e dei tessuti.
Resta un ultimo punto da chiarire: le famose proteine nobili. In realtà, in natura sono presenti in molte altre fonti e non necessariamente nella carne, così come il ferro e l’acido folico.

Nella mia lunga esperienza di medico, ho notato che una buona dieta vegetariana dà meno carenze di questi elementi rispetto una dieta convenzionale. Passare dal consumo abituale di carne a una alimentazione vegetariana comporta una buona educazione alimentare e una corretta informazione affinché l’organismo abbia più energia vitale, si ammali di meno e viva più a lungo. Il mito che la carne sia l’unico alimento indispensabile per la vita va sfatato, questo permette a chi voglia cambiare di fare una scelta consapevole e serena.
In conclusione si può vivere in buona salute senza mangiare carne, si aiuta il pianeta, e si contribuisce a scoraggiare questo mercato di puro profitto che danneggia la terra e le creature che non hanno cibo sufficiente.

Per chiarire ancor meglio questi concetti, ecco alcune righe tratte dal libro Ecocidio di Jeremy Rifkin: "L'alimentazione carnivora ha provocato ogni sorta di scempio. Danni irreparabili all'ambiente, distruzione di ecosistemi millenari, estinzione di animali, sfruttamento dei lavoratori, eccessi moralmente e socialmente scandalosi che significano privazione per altri uomini ed altri esseri viventi.
La storia della "civiltà umana" è contraddistinta da una continua sequela di guerre, scatenate inizialmente dal più elementare bisogno alimentare, per passare poi alla più abominevole sete di potere e alla semplice e grossolana avidità. Se le popolazioni indoeuropee con le loro inarrestabili migrazioni hanno invaso l'Europa e parte dell'Asia, diffondendo ovunque il consumo della carne - inizialmente limitato al solo consumo rituale - e la considerazione del bestiame come vero e proprio capitale, la diffusione della pratica carnivora ha contribuito pesantemente a scatenare ogni sorta di conflitto, dalla piccola razzia di animali tra tribù, alla guerra di espansione per procurarsi nuovi pascoli per il bestiame”.

               
T. Colin Campbell
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Distribuito da: Macrovideo
Data pubblicazione: Marzo 2014
Durata: 210 minuti
Tipo: DVD
Contenuti speciali: Intervista esclusiva a T. Colin Campbell
Sottotitoli: Italiano
Lingue: Italiano, Inglese
Audio: Dolby Digital 2.0
Video: PAL 16/9