Epigenetica, conversazione con Bruce Lipton
Intervista sui concetti di Epigenetica e DNA alla base
del bestseller LA BIOLOGIA DELLE CREDENZE – Come il pensiero influenza il DNA e
ogni cellula.
Durante il periodo in cui Bruce Lipton, Ph.D, lavorava
come ricercatore e professore alla scuola di medicina, fece una sorprendente
scoperta sui meccanismi biologici attraverso i quali le cellule ricevono ed
elaborano le informazioni: infatti, piuttosto che controllarci, i nostri geni
sono controllati, sono sotto il controllo di influenze ambientali al di fuori
delle cellule, inclusi i pensieri e le nostre credenze.
Questo prova che non siamo degli “automi genetici”
vittimizzati dalle eredità biologiche dei nostri antenati. Siamo, invece, i
co-creatori della nostra vita e della nostra biologia. Lipton descrive questa
nuova scienza, chiamata epigenetica, nel suo libro “The Biology of Belief:
Unleashing the Power of Consciousness, Matter and Miracles” (N.d.T.: Biologia
delle Credenze: Liberare il Potere della Consapevolezza, della Materia e dei
Miracoli) (2005: Mountain of Love/Elite Books). Pieno di citazioni e
riferimenti di altri scienziati che conducono, in tale campo, ricerche
all’avanguardia, questo libro potrebbe, letteralmente, cambiare la vostra vita
al suo livello più fondamentale.
Fino alla scoperta dell’epigenetica, si credeva che il
nucleo di una cellula, contenente il DNA, fosse il “cervello” della cellula
stessa, del tutto necessario per il suo funzionamento. Di fatto, come hanno
scoperto Lipton ed altri, le cellule possono vivere e funzionare molto bene
anche dopo che i loro nuclei siano stati asportati. Il vero “cervello” della
cellula è la sua membrana, che reagisce e risponde alle influenze esterne,
adattandosi dinamicamente ad un ambiente in perpetuo cambiamento. Che cosa
significa questo per noi, quali collezioni di cellule chiamati esseri umani?
Man mano che incrociamo le diverse influenze ambientali, siamo noi a suggerire
ai nostri geni cosa fare, di solito inconsciamente. I carboidrati ci fanno ingrassare?
Sì,se lo crediamo. Saremo amati, avremo successo nel lavoro, saremo ricchi? Se
ci crediamo, lo saremo.
Lipton ci mostra anche come Darwin avesse torto. La
competizione non è la base dell’evoluzione; non è la sopravvivenza del più
forte che ci permette di sopravvivere e prosperare. Al contrario, dice,
dovremmo leggere l’opera di Jean-Baptiste de Lamarck, che venne prima di Darwin
e dimostrò che la cooperazione e la comunità sono la base della sopravvivenza.
Immaginate se ciascuna dei vostri trilioni di cellule decidesse di farcela da
sé, di combattere per essere la regina della collina piuttosto che cooperare
con le cellule compagne. Per quanto sopravvivereste?
Bruce Lipton Ph.D. è un’autorità mondiale per quanto
concerne i legami tra scienza e comportamento. Biologo cellulare, ha insegnato
Biologia Cellulare presso la facoltà di Medicina dell’Università del Wisconsin
e si è dedicato in seguito a ricerche pionieristiche alla School of Medicine
della Stanford University.
È stato ospite di decine di programmi radiotelevisivi ed
è un conferenziere di primo piano. Le sue rivoluzionarie ricerche sulla
membrana cellulare hanno precorso la nuova scienza dell’epigenetica e hanno
fatto di Lipton una delle voci più note della nuova biologia.
L’Intervista
Barbara Stahura: La premessa di base della tua ricerca e
del tuo libro, The Biology of Belief, è che il DNA non controlla la nostra
biologia.
Bruce Lipton: Sì. Ho cominciato a studiare questo verso
la fine degli anni ’60. Da allora la scienza di frontiera ha iniziato a
rivelare tutte le cose che avevo osservato. I biologi che fanno ricerca
d’avanguardia sono a conoscenza di ciò che dico nel libro. Il pubblico, però,
non ne ha comprensione alcuna perché, o gli arriva in forma abbreviata, o
quello che gli viene venduto è la credenza che siamo controllati dai nostri
geni, sebbene ciò non sia sostenuto dalla scienza d’avanguardia. Tutto il mio
sforzo si è concentrato nel far giungere al mondo l’informazione d’avanguardia.
L’orientamento mentale del pubblico è stato programmato secondo la credenza che
siamo degli automi genetici, che i geni controllano la nostra vita, che ne
siamo vittime, e via di seguito. Il punto, però, è che la scienza di frontiera
– quella di cui parlo – si è stabilizzata da almeno 15 anni. È ora che sia
portata nel mondo perché è lì che viene usata.
BS: Questa scienza relativamente nuova sulla quale tu
scrivi viene chiamata epigenetica. Ci spiegheresti di che cosa si tratta?
BL: L’epigenetica è quella scienza che mostra che i geni
non si auto-controllano, ma sono controllati dall’ambiente. Si sa da circa 15
anni, e ora fa finalmente fa capolino da dietro l’angolo. Ti faccio un esempio.
La Società Americana per il Cancro ha recentemente pubblicato una statistica
che afferma che il 60 per cento dei tumori sono evitabili, cambiando stile di
vita e dieta. Quest’informazione proviene da un’organizzazione che ha cercato
per circa 50 anni i geni del cancro. E ora se ne viene fuori dicendo: è lo
stile di vita, non sono i geni. Ci siamo focalizzati sul cancro come se fosse
una questione genetica, ma solo il cinque per cento dei cancri ha una
connessione genetica. Il novantacinque per cento dei cancri in effetti non ha
nessuna connessione coi geni. La ragione (che ci fa dire che c’è una
connessione genetica) è che tale spiegazione è fisica, tangibile, perciò
preferiamo lavorare su di essa. E il 95 per cento che ha un cancro e non c’è
una connessione genetica? Non è facile fare esperimenti su qualcosa sulla quale
non puoi focalizzarti fisicamente.
BS: Così il determinismo genetico – l’idea che siamo
controllati dai nostri geni – è inevitabilmente incrinata, come dici nel libro.
BL: Sì.
BS: Hai scritto anche di Jean-Baptiste de Lamarck e della
sua teoria dell’evoluzione – che sopravviviamo attraverso la cooperazione,
piuttosto che la più recente idea darwiniana di competizione e sopravvivenza
dei più forti. Che tutti i nostri trilioni di cellule devono cooperare per
mantenere il nostro corpo in perfetto funzionamento, in quanto noi esseri umani
non possiamo sopravvivere senza grandissime quantità di cooperazione gli uni
con gli altri e con il nostro ambiente.
BL: Immediatamente, appena hai detto cooperazione, stavi
violando la teoria darwiniana, che è competizione e lotta. Di fatto, si tratta
di un’interpretazione erronea.
La nuova scienza ci dice che quella credenza è sbagliata.
La credenza di cui hai appena parlato, invece – la natura della cooperazione e
della comunità – è in effetti il principio basilare dell’evoluzione.Nel 1809
Lamarck ha scritto che i problemi che tormenteranno l’umanità verranno dal suo
separarsi dalla natura, e ciò condurrà alla distruzione della società. Aveva
ragione, perché la sua enfasi sull’evoluzione era che un organismo e l’ambiente
creano un’interazione cooperante. Se volete capire il destino di un organismo,
dovete capire la sua relazione con il suo ambiente.
Poi ha affermato che separarci dal nostro ambiente
significa assumere la nostra biologia e tagliarci fuori dalla nostra sorgente.
Aveva ragione.
E quando arrivi a capire la natura dell’epigenetica, la
sua teoria ora ha trovato sostanza. Senza alcun meccanismo che, all’inizio, le
desse un senso – e specialmente da quando abbiamo comprato il concetto dei biologi
neo-darwiniani che affermano che tutto è controllato geneticamente – Lamarck
sembrava stupido. Ma sai cosa? Aveva proprio ragione.
BS: La tua dimostrazione che il “cervello” della cellula
non è il DNA ma, bensì, la sua membrana è affascinante. Che significato ha
questa scoperta riguardo a ciò che pensiamo di noi stessi e della nostra vita,
dal momento che siamo proprio una comunità di cellule?
BL: Se due cellule si uniscono e stanno comunicando,
useranno i loro “cervelli” per farlo, giusto? E se dieci cellule si uniscono,
useranno i loro cervelli affinché la loro comunicazione reciproca abbia un
senso. Quando prendi un insieme di un trilione di cellule, come in un cervello
umano, queste opereranno ancora secondo il principio del cervello cellulare.
Beh, quando abbiamo comprato l’idea che i geni ed il nucleo formano il cervello
della cellula – che ci porta fuoristrada – e la applichi come fosse un
principio di neurologia o di neuro-scienza, ti sei già incamminato nella
direzione sbagliata. Non puoi arrivare da nessuna parte perché quello non è il
cervello della cellula.
I nostri principi su come funziona l’intelligenza sono
stati totalmente sviati. Ecco perché, dopo tanta neuro-scienza, se chiedi a
qualcuno: “come funziona, veramente, il cervello?” La risposta sarà:
“veramente, non lo sappiamo”.Il Progetto Genoma Umano dice che quel modello è
sbagliato. Pensavamo che ci volessero più di 100.000 geni per far funzionare un
essere umano. Il fatto che ce ne siano meno di 25.000 ha messo un bastone tra le
ruote dell’intero processo.
Come può esserci un tale esiguo numero di geni a formare
una cosa così complessa come un essere umano? La risposta è che ci vuole molto
di più dei soli geni a farlo funzionare – che è l’apporto dall’ambiente che può
alterare la lettura dei geni.
Ci sono 140.000 proteine in un corpo umano, e si credeva
che ciascuna richiedesse un gene separato per prodursi. Di colpo, trovi che ci
sono 25.000 geni e 140.000 proteine, e non ci siamo con i numeri.
L’epigenetica rivela qualcosa di così sorprendente che la
scienza stessa ha dei problemi a comprendere la forza di questo nuovo
significato, e suona così: con il controllo epigenetico, che significa il
controllo mediato dall’ambiente, un singolo gene può essere usato per creare
2000 o più proteine diverse dalla stessa matrice.
Il controllo epigenetico è come un lettore che può
leggere l’impronta originaria e ristrutturarla per produrne qualcosa di
diverso. Ed ecco come un singolo gene può essere usato per creare molti
prodotti proteici differenti. Non è stato il gene che ha prodotto ciascuna
proteina, è stato il controllo epigenetico che l’ha fatto, e questo è il
feedback diretto dall’ambiente. Ci allontana da quel meccanismo che dice che
siamo solo macchine.
BS: E ci dice invece che non siamo vittime. Siamo
co-creatori.
BL: Assolutamente.
BS: Per tanti l’idea che siano i nostri pensieri a creare
la realtà, che è quello su cui si basa la Scienza Religiosa e altre tradizioni
metafisiche e spirituali, è un’idea puramente spirituale. Ma la fisica
quantistica ha aggiunto all’idea, il fatto scientifico. E ora, il tuo lavoro e
quello di altri porta quel concetto a livello delle cellule. Che lo rende in
qualche modo più reale, più tangibile.
BL: Se si definisce lo spirito più o meno su questi
parametri si potrebbe ottenere una definizione del tipo “una forza motrice
invisibile.” Se definisco la natura della meccanica quantistica, è una forza
motrice invisibile. Di fatto afferma: “Sì, ci sono forze invisibili che
modellano la nostra esistenza”. Poiché la nostra biologia è tradizionalmente
basata su un concetto newtoniano e materialistico, la natura di quel sistema è
di considerare le forze invisibili come non rilevanti. Però, quello che la
meccanica quantistica ha stabilito è che le forze motrici invisibili sono
tutto. Perciò, se la nostra scienza non si adatta alla nuova fisica, sta di
fatto ostacolando il progresso in evoluzione. Quando si introducono nuove
forze, si deve dar loro nuovo credito, e quando lo si fa, i ricercatori
spirituali saltano su e dicono: lo sapevo! E i fisici quantistici saltano su e
dicono, lo sapevo! Stiamo sempre parlando della stessa cosa. Se lo
ammettessimo, l’opportunità di unione diventa così tangibile che è quasi
fisica. Sì, possiamo sentirla! Ora possiamo essere tutti d’accordo. Tu la
chiami come vuoi, io la chiamo come voglio. Ma siamo tutti governati da queste
forze invisibili.
BS: Ho letto una tua intervista nella quale hai
affermato, “piuttosto che esser vittime dei nostri geni, lo siamo stati delle
nostre percezioni.” Puoi aggiungere qualcosa su ciò che significa essere una
vittima delle nostre percezioni?
BL: In un certo senso, sappiamo attraverso lo studio
della membrana cellulare, attraverso lo studio dell’epigenetica, che questo è
fondamentale. L’epigenetica dice che i segnali ambientali influenzano
l’espressione genetica, e questi segnali ambientali talvolta sono diretti, e
tal’altra sono interpretazioni, quando per es.le percezioni diventano credenze.
Così, ho una credenza su qualcosa, che è una percezione, e aggiusto la mio
biologia a quella particolare credenza. Come col cancro terminale, se credo a
quello che i medici mi dicono, lo loro diventa una vera e propria predizione.
Se dicono che ho il cancro terminale e sono d’accordo, allora essenzialmente
morirò quando, a detta loro, accadrà. Quali sono le persone che non lo fanno? I
casi di “remissione spontanea.” Almeno una persona, scommetto, non ha
“comprato” quella diagnosi. E la sola ragione per la quale ne sono usciti è che
avevano un altro sistema di credenze completamente diverso, e quindi sono stati
capaci di cambiarlo.
BS: Come possiamo cambiare le nostre percezioni o
credenze fino a quel punto?
BL: La prima cosa è acquisire le nuove percezioni di come
funziona la vita. Lasciare andare o riconsiderare le percezioni con le quali ci
siamo formati, che, inevitabilmente, sono vittimizzanti: sono fragile,
l’ambiente mi può attaccare, lo zucchero fa male. Queste sono credenze
acquisite. Ma la questione è, sono veramente vere? Sono vere se questo è ciò
che credi, dal momento che la percezione governa la biologia. Se sono
programmato dalla percezione che lo zucchero è dannoso alla mia biologia e lo
mangio, allora essendone a conoscenza intossico il mio sistema con la credenza,
non con lo zucchero. La maggior parte di queste percezioni si manifestano come
credenze limitanti o auto-sabotanti su quello che possiamo o non possiamo fare.
Come l’auto-guarigione.
La tendenza è, no, non ti puoi guarire da solo, devi
andare da qualcun altro che ti guarirà. Santo cielo! Dopo parecchi miliardi di
anni di evoluzione, il sistema fu progettato per auto-guarirsi. Per quanti
milioni di anni gli esseri umani hanno fatto senza medici? Perché abbiamo
bisogno di così tanti medici ora? Perché la percezione è che siamo deboli e
fragili, ed abbiamo bisogno del loro aiuto. Bene, questa è una percezione.
Quando eliminiamo questa percezione ed iniziamo ad
immettere nuove percezioni, allora cambiamo la risposta della nostra biologia
al mondo che ci circonda. Man mano che cambiamo le nostre percezioni, cambiamo
le nostre risposte. Le percezioni con le quali operi – ti danno sostegno o te
lo tolgono? Ti rendono più forte o più debole? Queste percezioni sono nel
subconscio, che controlla il 95 per cento della nostra vita. E, quando lo fa,
lo fa senza che noi ce ne accorgiamo. Non vediamo di fatto i programmi che sono
automatici. Funzionano perché il conscio è occupato, ed i programmi automatici
ne prendono il posto.
Quando il conscio è occupato a fare qualcosa, non sta
osservando se stesso. Ci sono due fattori che ci aiutano a capire questo. Uno,
la mente cosciente opera con un processore da 40 bit, che significa che può
interpretare ed elaborare 40 bit di stimoli nervosi – un bit è uno stimolo
nervoso – al secondo. Il che significa che entrano 40 stimoli al secondo e la
mente cosciente li discerne e li capisce. La mente subconscia in quello stesso
secondo sta elaborando 40 milioni di bit. Da rilevare: se confronto
l’elaborazione della mente conscia con quella subconscia, la subconscia è un
milione di volte più potente nell’elaborare informazioni. Elemento numero due:
i neuroscienziati cognitivi dicono che il 5 per cento del nostro comportamento
giornaliero è controllato dalla nostra mente cosciente ed il 95 per cento dal
programma subconscio. Perciò nella nostra esistenza quotidiana, la mente
subconscia è la fonte più potente della nostra biologia. La mente subconscia è
un nastro registratore. Non c’è nessuno lì. È praticamente un congegno di
stimolo-risposta. Non c’è bisogno di esserne coscienti. Voi ve ne andate in
giro per il mondo, e farà quello che deve fare senza che dobbiate
pensarci.Quando la mente cosciente è occupata, non sta osservando il
subconscio.
Ed il subconscio è composto dai programmi fondamentali
che abbiamo ricevuto dagli altri nei primi sei anni. Mentre si vive la vita con
le nostre intenzioni e i desideri della mente cosciente, il 95 per cento del
comportamento viene dalla mente subconscia, che è stata programmata da altri.E
la maggior parte di tale programmazione è veramente limitante. Non ti puoi
guarire da solo, non sei abbastanza intelligente, non ti meriti le cose buone,
non sei bravo in disegno o quello che è. Queste affermazioni diventano
programmi subconsci, che si attivano quando non faccio attenzione. La mente
cosciente nella maggioranza è occupata a pensare al futuro o al passato. E se
il conscio è occupato in questo, nel momento presente, si è veramente guidati
dal subconscio. Il vostro cosciente è occupato a cercare di pensare: “Mi merito
un aumento e di certo dovrei salire di grado in questa ditta.” Mentre lo fate
di certo, state operando dal subconscio, e quello ha un programma che afferma
che non vi meritate le cose. Qual è allora l’espressione del vostro
comportamento? Il comportamento che è coerente con “Non mi merito.” Ciò
significa che farete degli errori o altro che renderanno legittimo che non vi
meritiate le cose. Non ve ne rendete conto perché non l’avete visto all’opera,
e diventate frustrati riguardo la vostra vita perché ci provate così tanto ad
avere successo e non andate mai da nessuna parte. E poi, ovviamente, la
tendenza è, non sei tu, è il mondo ad ostacolarti. La grande e bizzarra
sorpresa è che il mondo vi darà qualsiasi cosa. E’ il vostro stesso sé che è
d’intralcio.
BS: Come facciamo a vincere l’opposizione della nostra
programmazione subconscia?
BL: Diventane cosciente. Ci sono un paio di modi di
farlo. Il modo più antico è quello dell’attenzione Buddhista. Se sei cosciente
di essere qui in questo momento, mentre fai questo stupido errore, osservi
l’errore, e potresti rimediarlo. La consapevolezza, però, è una cosa molto
difficile da addestrare, ed è anche un processore da 40 bit che cerca di far
funzionare completamente il processore da 40 milioni di bit. Perciò, per la
maggior parte della gente è una procedura molto difficile perché le loro vite
sono così indaffarate e sono talmente occupati che non riescono a prendere atto
di ciò. L’altro modo è, puoi ritornarci dentro e riscrivere il programma, ma ci
sono due cose che devi fare: A) Identificare il programma, e B) Eseguire una procedura
per riscriverlo.
Quello che riflette è qualcosa alla quale la maggior
parte della gente non ha fatto attenzione e è da dove vengono la maggior parte
dei problemi. Pensano che possono semplicemente parlare alla mente subconscia e
che questo la migliorerà. Ma la mente subconscia è un nastro registratore.
Mettete un nastro nel vostro mangiacassette, accendetelo, e poi ditegli di
riprodurre qualcosa di diverso. Il fatto è, che lì, non c’è nessuno. Non farà
niente. Ed il potere del pensiero positivo – la maggior parte della gente dice,
il potere del pensiero positivo! Provalo! E quando non funziona si sentono
peggio perché non possono neanche fare quello. Perché non funziona? Perché se
il programma subconscio non è allineato con la direzione conscia, allora si ha
un programma che funziona su un processore di 40 milioni di bit 95 per cento
del tempo, che vi tira giù mentre voi impiegate il 5 per cento del vostro tempo
nella vostra immaginazione pensando pensieri positivi, mentre il vostro
subconscio sta conducendo lo spettacolo e sabotandovi proprio nel bel mezzo dei
vostri pensieri positivi.
Il pensiero positivo funziona solo se le credenze nel
subconscio sono in linea con esso, o se siete completamente attenti. Se siete
totalmente attenti ed usate quel desiderio di essere positivi e far funzionare
le cose, allora vi accorgerete quando il vostro subconscio sta facendo andare
un nastro e voi potete cancellarlo. Ma se non siete attenti e pensate solo
pensieri positivi, allora non state conducendo lo spettacolo. Da qui vengono i
conflitti. E, ovviamente, se voi foste così positivi nella vostra mente e
pensaste che state conducendo lo spettacolo e pensando che non funzioni,
ovviamente il mondo vi è contro. No, il mondo non vi è contro, sono i programmi
limitanti ed auto-sabotanti che acquisiamo in gioventù. Qui è dove dobbiamo
azzerarci.
Barbara Stahura
Tradotto in italiano da Macro Edizioni
Bruce Lipton, Steve Bhaerman
Evoluzione Spontanea
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