Che cos'e' la coscienza?
Nuove ricerche in fisica indagano la natura della
coscienza e il suo rapporto con il cervello
Scritto da: Luigi Maxmilian Caligiuri
Fisica dell'incredibile
Che cos'è la coscienza? Nuove ricerche in fisica indagano
la natura della coscienza e il suo rapporto con il cervello
La trattazione di problemi fondamentali come il
finalismo, il determinismo o il libero arbitrio ha da sempre posto, anche
soltanto dal punto di vista strettamente filosofico, una qualche definizione
del concetto di coscienza. Tutti i principali modelli filosofici si sono dovuti
cimentare, secondo approcci e livelli di approfondimento differenti, con tale
questione. Essa appare di tale fondamentale importanza che, a seconda che alla
coscienza sia stato associato di volta in volta un significato materiale o
spirituale, mortale o immortale, da questo derivasse una diversa concezione
dell’Universo e della realtà stessa.
La coscienza è un fenomeno complesso
Nella maggior parte degli studi sinora condotti al fine
di definire e comprendere la reale natura della coscienza (e, con essa, delle
funzioni mentali superiori tipiche della specie umana quali, ad esempio, la
logica, l’intuizione e la fantasia), la coscienza appare come un fenomeno
complesso il cui studio si pone in un ambito di intersezione tra il dominio
della filosofia, della psicologia, della medicina, della psichiatria ma anche e
soprattutto, potremmo oggi dire, della scienze esatte e, in particolar modo,
della fisica.
Senza dubbio possiamo affermare che la coscienza è un
fenomeno squisitamente soggettivo che costituisce una riserva inesauribile di
sensazioni, emozioni e di idee e d’altra parte rappresenta quell’entità
“strumentale” attraverso la quale il soggetto cosciente “costruisce” il proprio
mondo interiore interpretando la realtà “esteriore”. Invero, nella maggior
parte dei casi, le sensazioni sono il risultato di una stimolazione fisica
esterna (come, ad esempio, un flusso di fotoni nel caso della sensazione
luminosa, o la vibrazione di un mezzo elastico nel caso della sensazione
sonora, etc.). È proprio l’insieme di queste sensazioni, che, risultando
statisticamente compatibili per tutti gli esseri umani, determina la nostra “immagine”
(la nostra “realtà”) del mondo esterno, tramite l’azione mediatrice della
coscienza.
Alcune situazioni specifiche rivelano la capacità della
coscienza di interagire con l’ambiente esterno: si pensi al caso della
misurazione quantistica (in cui, secondo l’interpretazione correntemente
accettata, il libro arbitrio dell’osservatore nella progettazione e
realizzazione di un esperimento di misura ne influenza in maniera irreversibile
l’esito) ma anche alla generazione artificiale di sensazioni “irreali” ovvero
non associate a un’effettiva esistenza di cause nel mondo “esterno” (quali, ad
esempio, quelle associate alla allucinazioni prodotte dall’uso di droghe,
ovvero determinate dall’estasi mistica, o dall’intuizione artistica, etc.). La
coscienza, inoltre, è caratterizzata dalla possibilità di manifestarsi in una
moltitudine di stati, corrispondenti a un livello più o meno “elevato” di
interazione con l’ambiente esterno al soggetto.
La coscienza è solo una manifestazione della corteccia
cerebrale?
Tutte queste evidenze suggeriscono che la coscienza non
possa essere considerata come una “semplice” manifestazione della corteccia
cerebrale ma che essa sia caratterizzata da un’esistenza propria, probabilmente
afferente a un livello più profondo della realtà e in grado di interagire con
la materia. Ciò indica che la coscienza potrebbe avere essa stessa una
connotazione materiale, ma di quale tipo di materia possa trattarsi e a quale
dinamica essa risponda è una domanda tutt’altro che semplice a cui rispondere.
Senza dubbio, in quest’ultimo caso, essa dovrebbe essere
costituita da una forma di materia avente caratteristiche spazio-temporali
specifiche, del tutto differenti da quelle tipiche della materia che conosciamo
(del resto, in fisica, l’ipotesi dell’esistenza di materia di tipo non
barionico non è nuova, basti considerare l’idea della materia oscura introdotta
per rendere conto della velocità di espansione dell’Universo derivante dalle
osservazioni astronomiche) e probabilmente non appartenente allo spazio-tempo
descritto dalle teorie fisiche comunemente accettate.
Ma come avverrebbe dunque l’interazione tra tale livello
della realtà, contenente la coscienza, e la materia ordinaria di cui è fatto il
nostro cervello? L’ipotesi più ragionevole è che questa possa manifestarsi in
corrispondenza all’interfaccia tra questi due livelli di realtà ad opera,
verosimilmente, della corteccia cerebrale e del sistema nervoso. Secondo questa
visione, dunque, le strutture nervose superiori agirebbero in maniera simile a
uno strumento rivelatore (un analizzatore di spettro o un dispositivo similare)
in grado di decomporre un segnale nelle sue componenti di frequenza
evidenziandone così la sua reale composizione, nello stesso modo come un prisma
scompone la luce bianca nei diversi colori dello spettro.
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Conoscenza 59:
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Nuove scienze, Medicina non Convenzionale, Consapevolezza