L'Olismo Informazionale
Numerose scoperte e lavori scientifici nei più disparati
campi quali, ad esempio, la fisica, la biologia, le neuroscienze, nonché
recentissime e diverse evidenze sperimentali di rilievo, lasciano emergere
nuove prospettive sulla concezione della realtà...
di Carlo Donadio - 18/11/2013
L'Olismo Informazionale
Numerose scoperte e lavori scientifici nei più disparati
campi quali, ad esempio, la fisica, la biologia, le neuroscienze, nonché
recentissime e diverse evidenze sperimentali di rilievo, lasciano emergere
nuove ed interessanti prospettive sulla concezione stessa della realtà. Seppur
spesso distanti e talvolta in contrasto con una visione classi-ca e
marcatamente riduzionista, il loro ap-profondimento, e la relativa integrazione
tra di esse, inducono a spostare la direzione di ricerca verso una visione
olistica, ovvero dallo studio delle proprietà delle singole componenti a quello
delle interazioni tra di esse. Quello che si propone è una chiave di lettura
“informazionale” in senso computazionale e cibernetico applicabile su diverse
scale e in diversi settori di indagine scientifica, fondata su criteri rigorosi
e verificabili ma che richiede una revisione concettuale rispetto a quanto già
ampiamente conclamato senza però smentirlo completamente ma, addirittura,
estendendolo.
Memoria dell’acqua e olografia
Punto di partenza di questo percorso sono le scoperte
relative alla cosiddetta “memoria dell’acqua”, ovvero quella particolarissima
proprietà, in dote alle strutture (cluster) che questa molecola tende a formare
spontaneamente nella sua fase liquida, di riuscire ritenere e propagare il
contenuto “informazionale” di altre molecole seppur altamente diluite in essa.
È l’approccio utilizzato nelle preparazioni omeopatiche.
Molto si è dibattuto in merito, talvolta con toni
decisamente animati, ma l’impegno nella ricerca ha portato a risultati di
notevole impatto. Da semplici molecole di soluto si è giunti a riscontrare
sperimentalmente la possibilità di replica di un’intera sequenza di DNA senza
alcun processo di polimerasi, come dimostrato nel recente lavoro di Luc
Montagnier.
Altra tecnica volta a sfruttare questa proprietà è il
Trasferimento Farmacologico Frequenziale, abbreviato TFF, scoperto e messo a
punto dal Dr. Massimo Citro per scopi terapeutici. Il procedimento consiste,
per grandi linee, nell’irradiare con un segnale elettromagnetico un principio
attivo posto all’ingresso di un amplificatore a larga banda che lo ripropone in
uscita applicandolo ad una soluzione fisiologica o ad acqua semplice a seconda
delle modalità di somministrazione.
I casi clinici trattati con i fluidi così “informati”
manifestano feedback analoghi a quelli dei farmaci di partenza ma con assenza
di effetti collaterali imputabili alla na-tura originariamente molecolare.
Il principio di azione fondamentale più accreditato per
spiegare questo fenomeno è quello dei “domini di coerenza”, un particolare
effetto definibile nell’ambito dalla teoria quantistica dei campi proposto da
due fisici italiani, Emilio Del Giudice e Giuliano Preparata. In condizioni di
coerenza quantica, gli atomi, e di conseguenza le molecole, di un dato insieme
oscillano in fase tra di loro in uno stato di minima energia ed elevata
organizzazione sincronica, ovvero bassa entropia.
Con questi presupposti gli effetti molecolari
microscopici si manifestano su scala macroscopica e diventano “palpabili”.
Conseguentemente se si verifica un’iterazione tra poche molecole di soluto ed i
relativi cluster di acqua che le accolgono, in condizioni di coerenza gli
effetti tendono a propagarsi per risonanza a tutto il dominio interessato e in
maniera apprezzabilmente stabile.
Similmente si ottiene lo stesso risultato se l’acqua, o
una soluzione ad essa affine, viene esposta ad un segnale, un campo, contenete
informazione. Essa si imprime nei cluster coerenti e si propaga attraverso di
loro.
Facendo un’analogia è come se in un coro di svariati
componenti, alcune voci, o al minimo solo una, intonassero una determinata nota
ed il resto del gruppo la ricalcasse andando a formare una singola voce ma
decisamente più corposa. L’incoerenza, invece, è paragonabile al
chiacchiericcio disarmonico di una folla: ognuno parla per se e globalmente si
ode solo brusio senza alcun significato.
Assodate le modalità di questo fenomeno fisico, ovvero il
come ciò sia possibile, risulta estremamente interessante spostare
l’orientamento di ricerca verso il cosa
sia effettivamente “memorizzato” in questo processo da un punto di vista
qualitativo. Definirla semplicemente informazione è risposta estremamente vaga
ma, usufruendo di conoscenze già consolidate, è possibile avanzare ipotesi ben
più precise.
Analizzando gli indizi a disposizione, con riferimento a
quanto già citato, troviamo che il fenomeno si verifica nelle particolare
condizioni in cui:
- l’acqua è in
uno stato di coerenza
- vi è la presenza
di un campo elet-tromagnetico fisso (a bassa frequen-za in alcuni casi)
Facendo attenzione non stiamo descrivendo altro che un
fenomeno di olografia, ovvero di memorizzazione di un’informazione in un mezzo,
o meglio un “supporto”, coerente, l’acqua in questo caso, unitamente ad un
segnale di riferimento che, sommato ad un altro segnale specifico a seconda del
caso, forma un ologramma.
Esaminando più in dettaglio questa ipotesi, ricordiamo
che l’olografia è un fenomeno che consente di ricostruire immagini
tridimensionali a partire da una lastra bidimensionale sulla quale è stata
impressa un figura di interferenza formata appunto dalla somma dei segnali a
cui viene esposta.
Un’interessante caratteristica degli ologrammi e quella
di riuscire a ricostruire l’informazione originale completa anche da una sua
frazione concretizzando il concetto che “in ogni singola parte vi è l’immagine
dell’intero insieme”.
Supponendo attendibile questa conclusione, si può
affermare che nei domini di coerenza è possibile memorizzare figure di
interferenza olografiche capaci di rappresentare informazioni complesse.
A sorprendere è che questo sofisticato meccanismo è
assolutamente naturale e spontaneo, una prerogativa intrinseca delle
aggregazioni atomiche/molecolari e per di più attuata con il minimo dispendio
energetico.
È dunque fertile spunto di riflessione constatare che gli
organismi viventi sono costituiti per la maggioranza di acqua e che la
frequenza di risonanza del campo magnetico terrestre (risonanza di Shumann) si
attesti proprio su quei valori di oscillazione talvolta usati in laboratorio
per riprodurre il fenomeno (7~8 Hz). Valori compatibili, inoltre, con le
frequenze delle onde celebrali umane in banda ALFA.
In altri termini si potrebbe dire che, in base a queste constatazioni,
sul nostro pianeta la vita esiste e si sviluppa perché in queste condizioni
l’informazione biologica ha potuto attecchire in maniera estremamente prolifica
producendo evoluzione e biodiversità in uno scenario di armonia tra ambiente ed
organismi dove ogni singolo elemento è compartecipe della globalità.
Morfogenesi ed Evoluzione dei Sistemi
Come già accennato, un’informazione codificata
olograficamente, in genere, è in grado di esprimersi in maniera tridimensionale
nello spazio.
Il caso specifico dell’acqua non fa eccezione e, a
dimostrarlo, entro limiti plausibili rispetto a quanto già esposto, potrebbero
essere i risultati delle ricerche di Masaru Emoto che hanno messo in evidenza
il rapporto tra la peculiare cristallizzazione dell’acqua a basse temperature e
la qualità dell’informazione a cui essa viene esposta, ovvero informata,
attraverso diversi metodi. Emerge che le geometrie dei cristalli sono tanto più
belle ed armoniose quanto più il contenuto informativo di esposizione è
positivo, ad esempio amore, pace, gioia, ecc; viceversa si riscontrano
geometrie disarmoniche e caotiche nel caso di contenuti negativi e sgradevoli
quali rabbia, odio, paura e così via.
Questo tipo di sperimentazione è stato fortemente
criticato dalla comunità scientifica che lo ha classificato privo di qualsiasi
fondamento.
Mi permetto di dissentire, almeno parzialmente.
La mia attenzione si focalizza sull’esposizione
dell’acqua a pensieri ed emozioni umane, ovvero dove vi è un’interazione, sia
essa diretta che indiretta, con la coscienza che, come vedremo in seguito, è
oggettivamente assimilabile ad un entità di natura informazionale. Altre
metodiche sarebbero da approfondire per essere considerate attendibili ma in
generale, a mio avviso, possono esserlo quelle in cui viene veicolato un
contenuto ondulatorio, ovvero onde celebrali, sonore o luminose, e quindi
compatibili con la codifica olografica.
Emoto ha anche realizzato evidenze sperimentali insieme a
Citro, riscontrando l’effettiva differenza di cristallizzazione tra campioni
diversi realizzati con la metodologia TFF.
Altra indicazione estremamente interessante è quella che
deriva dal già citato lavoro di Montagnier. Il DNA replicato non viene a
formarsi dal nulla, ma viene ricomposto avendo a disposizione i soli elementi
costituenti della molecola nell’ambiente di destinazione. L’informazione
trasmessa dalla molecola originale non fa altro che da stampo informazionale
sul quale vanno a ricollocarsi le basi nella opportuna sequenza. Si parla di
una precisione media del 98% che tutto fa pensare fuorché al caso. Piuttosto
viene da associare quanto descritto ad un fenomeno di risonanza morfica.
È l’informazione che induce la forma di un entità fisica,
la sua geometria e la sua evoluzione nello spazio tridimensionale. In maniera
complementare la materia veicola informazione in base alla propria
configurazione molecolare specifica.
Informazione e materia appaiono quindi come livelli
diversi, ma non mutualmente esclusivi, della stessa realtà.
Effetti simili, oserei a questo punto dire analoghi,
furono riscontrati nei numerosi esperimenti di cimatica di Hans Jenny che
dimostrano le proprietà geometriche sia bidimensionali che tridimensionali
delle onde sonore con risultati decisamente interessanti. Esempio notevole è la
resa geometrica strumentalmente rilevata della sillaba sanscrita “OM” che risulta sorprendentemente simile alla
stessa rappresentazione del rispettivo mandala tramandato da gene-razioni nelle
culture orientali.
All’evidenza pare quindi
si possa concludere che l’informazione, opportunamente codificata, è
intrinsecamente morfogenetica.
La morfogenesi dei sistemi viventi è ancora una questione
ampiamente aperta e dibattuta nell’ambito delle scienze biologiche.
Comprendere il meccanismo di questo fenomeno è una sfida
avvincente per studiosi e scienziati.
Alla luce delle considerazioni esposte in questa sede si
cercherà di proporre una possibile soluzione basata su principi fisici che
possono produrre conseguenze a livello biologico.
Il primo è la sintropia, un principio introdotto dal
matematico italiano Luigi Fantappié per descrivere la tendenza
all’autoorganizzazione dei sistemi in maniera simmetrica ed opposta
all’entropia, ovvero l’indice, o meglio lo stato, di disordine di un sistema
chiuso nel quale si svolgono trasformazioni termodinamiche.
I sistemi biologici sono fortemente regolati dalla
sintropia nella loro evoluzione, tendono, cioè, a “prendere forma” in maniera
altamente organizzata mantenendo la propria autocoerenza attraverso la dissipazione
di calore ove necessario. In termini meno tecnici, è come se un organismo
possedesse, a priori del suo sviluppo, un progetto, una finalità, o
retrocausalità che dir si voglia, in opposizione al concetto di causalità,
affine, invece, all’entropia.
Queste due tendenze sono in effetti complementari tra di
loro e, in natura, si compensano quasi simmetricamente in un equilibrio di
supercausalità con un leggero vantaggio per la sin-tropia.
È proprio questo “tiro alla fune” il motore
dell’evoluzione spontanea di un sistema.
Altro concetto chiave è quello dell’entropia
informazionale.
Introdotto da Claude Shannon, padre della Teoria
dell’Informazione, indica la quantità di incertezza dell’informazione contenuta
in un sistema cibernetico, sia esso elaborativo, trasmissivo o di memoria, ed
ha un espressione formalmente analoga a quella del disordine termodinamico ed,
a livello quantistico, cioè su scale in cui l’energia è definibile unicamente
in maniera discreta, è sostanzialmente equivalente.
Più è alto il livello di entropia in una entità
informazionale, meno sarà definibile l’informazione in esso contenuta. Oltre un
certo livello entropico il disordine è talmente elevato da non con-sentire una
lettura qualitativamente affidabile. In un simile stato l’informazione è si
presente, ma priva di significato, indefinibile.
Per meglio chiarire il concetto, consideriamo,
idealmente, un sistema chiuso contenente una quantità elevata, ma finita, di
informazione in una porzione di spazio estremamente limitata, ma non nulla,
corrispondente all’estensione del sistema stesso.
In queste condizioni, essendo l’entropia altissima, il
sistema, per poter esprimersi pienamente, o quantomeno mantenere una propria
identità rispetto all’informazione che contiene, può comportarsi secondo due
linee guida:
- espansione
- dissipazione
del calore verso l’esterno con perdita di informazione
Espandendosi il sistema tende a svilupparsi in base al
progetto che lo caratterizza imprimendo forma ed organizzazione alla materia
che lo costituisce; dissipando calore, invece, mantiene costante il livello di
entropia sotto una certa soglia per consentire la stabilità e la coerenza
dell’informazione stessa seppur, in alcuni casi, perdendone una parte di essa.
L’equilibrio tra questi due fattori determina l’implicita
spinta evolutiva dei sistemi. In quelli biologici che tendono ad assorbire
nutrimento, seppur in maniera regolata, questa strategia combinata garantisce
un flusso continuo di informazioni tale da poter arricchire o leggermente
modificare questo andamento progressivo influendo sulla diversità tra più
sistemi simili ed il loro stesso sviluppo.
Consideriamo, invece, un sistema sì chiuso ma anche
isolato. In questo caso esso può esclusivamente espandersi essendo impossibile
scambiare calore con l’esterno.
L’universo nella sua totalità può essere assimilato ad un
sistema chiuso, isolato e, come ampiamente dimostrato, in espansione e, per di
più, con tendenza inflazionaria.
Trattando di entropia, si è spesso considerata l’ipotesi,
seppur a lunga scadenza, di morte termodinamica dell’universo allo stato in cui
tutti i possibili processi chimico-fisici fossero avvenuti raggiungendo un
livello di saturazione del disordine, il massimo possibile su scala cosmica.
Ricordiamo che questa teoria, quasi una congettura, è
stata formulata nel XIX° secolo, un’epoca in cui prevaleva una visione
stazionaria dell’universo quanto mai obsoleta e priva di fondamento allo stato
attuale delle conoscenze.
Riassumendo, si ritiene plausibile che l’evoluzione dei
sistemi sia regolata dall’equilibrio tra entropia e sintropia, disordine ed
ordine, causalità è finalità, supercausalità appunto, in cui i singoli elementi
sono strettamente interdipendenti. Sistemi di questo tipo sono definiti
dinamici e sono caratterizzati, nella loro trattazione matematica, da un
“oggetto” denominato attrattore.
Un attrattore viene definito come “un insieme a cui tende
un sistema dinamico dopo un tempo sufficientemente lungo”. In maniera
equivalente lo si può definire come lo stato finale complessivo a cui tende un
sistema.
Dal punto di vista geometrico, seppur in senso
strettamente virtuale, un attrattore può essere di varie tipologie, anche con
strutture complesse di natura frattale. In questo caso viene definito come
attrattore strano.
Ricordiamo che una geometria frattale è definita matematicamente,
attraverso funzioni ricorsive, in dimensioni non intere, fratte appunto,
esprimibile sia in due che in tre dimensioni dando luogo ad immagini e forme di
particolare complessità dotate di una proprietà chiamata auto similarità,
ovvero in cui ogni dettaglio, indipendentemente dalla scala di riferimento,
risulta simile a tutto l’insieme.
In Natura, e non solo, molti oggetti ed eventi sono
assimilabili a configurazioni frattali e vengono studiati con precisione
attraverso questo approccio, dalla crescita dei vegetali all’analisi
d’andamento dei mercati finanziari.
Frattali ed ologrammi hanno proprietà estremamente
simili, sostanzialmente ortogonali, nel senso che i primi godono di auto
similarità in senso di estensione, i secondi in senso di codifica a mezzo di
interferenza.
Estremamente interessante è il modello chiamato ad
Attrattore Strano Olografico, ASO, proposto da Claudio Messori in un lavoro di
notevole pregio che tratta dello sviluppo dei sistemi biologici includendo
anche i relativi sottosistemi. Integrando queste proprietà ed affrontandone uno
studio approfondito perviene alla definizione di questa tipologia di attrattori
“dimensionati come frattali e configurati come ologrammi”.
Sintetizzando possiamo evidenziare che:
-
un’informazione di matrice olografica è esprimibile geometricamente in
maniera frattale
- i sistemi si
evolvono tendendo ad un attrattore, ovvero ad uno stato finale
- la spinta di
evoluzione viene impressa dal meccanismo di equilibrio tra entropia e
sin-tropia definibile come supercausalità
Informazione e Materia, Mente e Corpo
Affrontiamo adesso un argomento estremamente complesso e
delicato, ma quanto mai centrale.
Gli studi e le speculazioni sulla natura della coscienza
hanno riscosso grande interesse da parte di studiosi operanti nelle più
disparate branche.
Delineare un modello definitivo per un fenomeno di questa
portata sembra ancora un traguardo lontano.
Alcuni di quelli elaborati finora, molti dei quali
fondati su principi di meccanica quantistica, trovano una ragionevole
collocazione in quanto già sinora esposto.
Senza effettuare una carrellata pienamente esaustiva su
di esse, attività già svolta da molti autori e che esula dagli scopi del
presente lavoro, si cercherà di sintetizzare ed integrare, in maniera coerente,
le caratteristiche salienti con particolare riferimento ai lavori di Bohm,
Cramer, King, Vitiello.
Il quadro che ne emerge, tenendo conto dei vari aspetti
sui quali di volta in volta si è accentuata l’enfasi, è quella di una coscienza
avente caratteristiche di una entità informazionale che segue le leggi della
meccanica quantistica in stretto rapporto con l’entità biologica ad essa
correlata. In altre parole una Mente costituita da processi elaborativi
estremamente complessi ed interfacciata profondamente al sistema nervoso, al
cervello biologico, al Corpo.
La coscienza, così come suggerito dai suddetti modelli,
ha proprietà olografiche, sintropiche, dissipative, transazionali in senso
quantistico, di libero arbitrio supercausale e nessuna di esse esclude
necessariamente le altre. Sono aspetti diversi della medesima tematica.
Come già illustrato, l’informazione, sotto forma di
energia vibratoria, e la materia sono aspetti diversi e complementari di una
stessa realtà, sia essa puramente fisica o, in senso esteso, biologica. Si è
anche evidenziato come l’informazione sia intrinsecamente morfogenetica.
Può dunque una Coscienza, una Mente, plasmare ed interagire
direttamente con il Corpo? Che relazioni sono possibili e plausibili tra lo
stato di salute di una persona ed il suo stato psico-emotivo?
La connessione tra le due condizioni è evidente.
Benessere fisico e psichico vanno di pari passo allo stesso modo del malessere.
Il Corpo esprime, talvolta con precisione sconcertante, i disagi e le
conflittualità interiori attraverso la patologia proprio come se vi fosse una
“mappa” a corrispondenze biunivoche con la Mente.
La Mente, per induzione morfica, proietta se stessa sul
Corpo ma anche il Corpo può essere utilizzato come strumento per interagire con
la Mente
Questi principi sono alla base delle terapie a carattere
psicosomatico, tuttora in via di evoluzione, le quali si muovono proprio nella
direzione concettuale di un approccio olistico tra Mente e Corpo, tra
l’Informazione e la Materia ad esso associata.
Sviluppi correnti e future applicazioni
In quanto sinora esposto abbiamo, seppur molto
sinteticamente, messo in evidenza i presupposti teorici per impostare un nuovo
paradigma di indagine scientifica.
Per paradigma va inteso un tipo di approccio concettuale,
non metodologico.
È forse, quindi, nella questione concettuale, di visione,
che bisogna ricercare il motivo della crisi nella ricerca scientifica, pur
rimanendo validi i principi fondamentali del Metodo Galileano. Da modificare è
la sua applicazione in una determinata ottica che progressivamente tenderà ad
evolvere dal riduzionismo verso l’olismo, ovvero dallo studio delle singole
parti a quello delle proprietà di interazione tra di esse includendovi sia gli
aspetti materiali che immateriali.
Molti sono i fronti su cui si sta svolgendo questa
transizione.
In fisica teorica e matematica vi è sempre maggior
interesse ed applicazione dei principi olografici attraverso i quali si
riescono a oltrepassare i limiti stringenti degli approcci classici. Doveroso
citare lavori in merito come quelli di Susskind o addirittura Verlinde in cui
la gravità viene resa come proprietà emergente per effetto olografico e non
come interazione fondamentale.
È risaputo che uno dei grandi sogni degli studiosi e
quello di unificare le forze della natura in un modello semplice e coerente
che, probabilmente, magari già esiste tra le righe di quanto già scoperto, ma
non viene all’attenzione proprio per limiti concettuali.
Sempre in fisica di estremo interesse è l’attività di
ricerca del gruppo QUIT presso l’Università di Pavia guidato dal Prof. D’ariano
che sta fornendo notevoli contributi allo sviluppo delle teorie quanto-informazionali.
In medicina ed in neuroscienze vanno sempre più
evidenziandosi le relazioni psicosomatiche delle patologie e le relative cure
attraverso sistemi terapeutici integrati in cui omeopatia e psicoterapia, anche
transpersonale, vengono usati in maniera sinergica sia per il benessere del
paziente che per la sua evoluzione soggettiva anche in senso spirituale, dove
la spiritualità va intesa come dimensione umana e non esoterica o strettamente
religiosa.
Per le malattie degenerative, quali il cancro, la sclerosi
multipla, le demenze, l’applicazione di una tecnologia sufficientemente evoluta
in senso informazionale potrebbe abbattere notevolmente i costi terapeutici e
migliorare, se non addirittura risanare completamente, la qualità di vita del
paziente senza inutili rischi di effetti collaterali derivati da molecole
eccessivamente impegnative da smaltire per l’organismo, se non addirittura
altamente tossiche.
Anche la filosofia si è evoluta abbracciando con sempre
maggior interesse una visione integrale dell’uomo, immerso, ma non disgiunto,
dal cosmo che abita. Anzi, come gioioso tassello di un mosaico magnifico ed
irripetibile.
Conclusioni
Con questo articolo si è voluto quindi lanciare lo spunto
verso un orizzonte ancora non completamente esplorato ma estremamente
promettente. Una proposta di revisione concettuale fondata sul rigore
scientifico seppur apparentemente visionario agli occhi dei più
tradizionalisti.
L’esoticità di alcune teorie può facilmente provocare
sgomento ed insofferenza ma andrebbero, proprio per deontologia scientifica,
valutate attentamente anche se implicano di dover riformare profondamente le
basi già acquisite.
Nella storia questo processo sei è verificato già più
volte e in questi anni stiamo assistendo appunto ad un cambio di guardia,
l’inizio di un nuovo ciclo di conoscenza che, se opportunamente gestito, potrà
portare reali benefici al genere umano.
Quest’ultimo, però, non potrà esimersi dalla profonda
scelta di condotta morale schermandosi dietro cavilli tecnologici. Una reale
visone olistica non può escludere il valore dell’armonia tra ogni parte del
tutto, sia esso un singolo individuo che l’intero cosmo.
L’evoluzione umana implica inevitabilmente una presa di
responsabilità globale che va maturata con l’impegno corale ed
interdisciplinare della ricerca verso un grande fine comune mettendo da parte,
quando necessario, l’orgoglio dei singoli.
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“Entropy (information theory)”,
http://en.wikipedia.org/wiki/Entropy_(information_theory)
Enrico Cheli
Olismo - La Scienza del Futuro >>>
http://goo.gl/hd2L3Z
Verso una civiltà ecologica, pacifica e consapevole
Editore: Xenia Edizioni
Data pubblicazione: Aprile 2010
Formato: Libro - Pag 252 - 13,5x20,5